A caccia di...cigni?

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con Kaime

13:53 Kaime:
 Il sole, sorto ormai sulla cittadina di Konohagakure no Sato, rispente nella casa del Dainin con una forza maggiore rispetto al suo villaggio di appartenenza, andando ad accarezzare l’intero villaggio, i monti raffiguranti i volti dei vari kage, la cascata, che lei conosce solo per voci, non avendo la ancora mai visitata, ed, in ultimo, la stanza della Ishiba, la quale ha lasciato appositamente i tendaggi aperti, così che si sarebbe svegliata di buon’ora la mattina odierna. La sua figura è posta sul letto, vestita da un semplice completo di intimo bianco, composto da reggiseno e culotte, il tutto nascosto al di sotto di setose lenzuola. Gli occhi, appena aperti, andrebbero a mettere a fuoco la sua nuova abitazione, la sua nuova, e temporanea, stanza, gentilmente offerta dal Nara, il quale da qualche giorno è assente e le chiese, in precedenza, di sorvegliar e gestir la sua dimora. Il bianco cagnolino è posto ai piedi del suo letto, acciambellato e con il musetto sotto le zampe anteriori, ancora nel mondo dei sogni, facendosi accarezzare e coccolare da Morfeo. Lentamente, dunque, per non svegliare il piccolo animale, andrebbe a sfilarsi dalle grinfie di quel talamo, andando a portar i nudi piedi al ligneo pavimento. Il suo incedere è lento, assonnato, e attento…attento a non far rumore, attento a, non conoscendo ancora alla perfezione la casa, a non imbattersi in eventuali mobili o decori che possano danneggiarsi o danneggiarla. La sua metà è la camera da bagno, dove, rapidamente, andrebbe a lavarsi faccia e denti e, dopo un’attenta pettinata, andrebbe a ritornare nella sua camera, per potersi vestire. Gli indumenti scelti oggi sono una camicia bianca, merlettata al colletto e lungo tutta la fascia dove sono presenti le asole dei bottoni e alle maniche, un pantalone nero, in cotone, che le andrebbe aderente all’altezza di glutei e fianchi, mentre, all’altezza delle caviglie, andrebbe ad allargarsi, quasi a zampa di elefante. Nulla viene indossato ai piedi, in modo che quella lignea pavimentazione non risenta della presenza di suole troppo dure o, ancor peggio, della presenza di tacchi che, nel loro impattare, andrebbe, quasi inesorabilmente, a graffiare il parquet. La porta verrebbe chiusa, in modo che il cagnolino non possa andar a scorrazzare in lungo ed in largo in quella casa che non è sua, ma con una delicatezza innata, in modo che la porta non possa esser lesa da un violento impatto ed il cucciolo non possa svegliarsi per il rumore. Il suo incedere sarebbe lento, ancheggiante, che la porterebbe a scendere quelle scale, sempre in legno, che la farebbero sorridere e farla parlar da sola…<sembra quasi la casa di un Senjuu…> direbbe, ridacchiando sotto i baffi da sola. La sua destinazione è l’ampio salotto, dove andrebbe, per la prima volta, ad allenare l’innata arte della propria dinastia. Per prima cosa però dovrà attivare il chakra, senza il quale ogni tentativo sarebbe nullo. La giovane Kaime, nel tentativo di richiamare il chakra, energia primordiale e fondamentale per l’utilizzo di qualsivoglia capacità magica, sia questa ninjutsu, genjutsu o fuuinjutsu, andrebbe a chiuder le palpebre, celando quelle ambrate iridi, quelle iridi che, se potessero, esprimerebbero tutte le emozioni che caratterizzano la psiche della ballerina…i suoi dubbi, la sua sofferenza, il suo morboso affetto nei confronti di Karitama, suo fratello e sua ispirazione di tutte le azioni che svolge lungo la giornata, lungo la sua vita. Il femmineo corpo andrebbe a rilassarsi, a cercare una pace interiore che mai, se non in questa pratica, riesce a trovar, tranne per quanto riguarda gli arti superiori, le cui estremità andrebbero a porsi all’altezza dello sterno nella rappresentazione del caprino sigillo. Le leve inferiori verrebbero, leggermente, divaricate; il respiro si farebbe regolare, melodioso, ritmico; la testa si abbasserebbe delicatamente e lentamente, a causa del rilassamento ed, infine, la mente si sgombrerebbe, si sgombrerebbe da tutte le preoccupazioni, da tutte le brame, da tutte le distrazioni o impulsi che potrebbero distoglierla dalla azione appena intrapresa. Per pura comodità la giovane andrebbe a rappresentare, mentalmente, una sua copia, quasi come fosse un riflesso di uno specchio, ma uno specchio ingiusto, in quanto, il riflesso parrebbe spento, inanimato, indefinito, distorto, manufatto…un contenitore vitreo completamente vuoto, o quasi. Solo e soltanto due forme andrebbero a distinguersi all’interno di quella immagine: una piccola rappresentazione dal femminil sesso, all’altezza dei seni nasali, dallo smeraldino colore, il color dell’erba bagnata, il color dello smeraldo, il color di un prato di Ame che, nutrito dalla pioggia, è sempre luminoso, radiosi, felice, una figura dal lungo manto, il quale ondeggerebbe dietro la sua sinuette, sinuette non dissimile a quella della Ishiba, dalle curve appena pronunciate e dalla sottile vita, dalla quale andrebbero ad estendersi due leve inferiori, lunghe ed affusolate. L’altra figura, invece, sarebbe quella di un ragazzo, dal violaceo colore, un colore non facilmente spiegabile, né, tantomeno, facile da ritrovar in natura, facile da ricollegare…è un viola che solo la ragazza sa cosa rappresenta, è un viola che accende il suo animo. Questo verrebbe rappresentato con una capigliatura spettinata, dalla media lunghezza e posta un corpo snello quanto elegante, ma non per questo debole, un corpo definito e tonico, corpo di una figura rappresentata all’altezza della bocca dello stomaco. Mediante la dovuta concentrazione queste due figure dovrebbe cominciar a muoversi, lentamente, l’uno verso l’altra, per poi, presi dal loro impulso, prender velocità, ricercando quel contatto con bramosia, desiderio…lussuria. Nel muoversi le due figure andrebbe a dar vita ad un evento…la femminea figura andrebbe a rilasciar, dietro di sé, una velata sfumatura verdastra, sinonimo di una spensierata condizione emotiva, mentale, mentre la sua parte maschile andrebbe a rilasciar alle sue spalle, in modo analogo, una fitta linea di denso fumo, sinonimo di potenza del corpo e dell’aggressività dell’impulso fisico. I due amanti dovrebbero continuar a correre fino a giungere all’altezza del plesso solare, ovvero poco sotto rispetto a dove la giovane tiene fermo il sigillo della capra, dove, dunque, riuscirebbero a congiungersi. Il lor contatto è basato su un semplice gesto: prender le mani del partner e cominciar, con questi, una leggera danza, un semplice movimento orario, il quale permetterebbe alle due figure di sfumar nel colore opposto, prendendo parte dell’altro e rendendolo proprio. Il ballo continuerebbe fino a quanto, ormai omogenei nel colore, non si unirebbero, infine, mediante un bacio, un tenero bacio che nulla ha a che fare con la sessualità, con la mera passione fisica, ma un bacio di amore, un bacio basato sul sincero sentimento che l’uno prova verso l’altra, un bacio che permetterebbe,, dunque, la composizione dell’energia in tutta la sua potenza, sancendo così quell’amore che due amanti, impossibilitati dalla distanza, qualsiasi questa sia, possono sancire almeno una volta nella loro vita. Un’ amore, un’ amore inscindibile, dal quale verrebbero a nascere centinaia, migliaia, milioni, o anche miliardi di filamenti dalla sfera stessa, filamenti i quali andrebbero a scorrere lungo il sistema circolatorio del chakra, attraverso il quale, la suddetta energia, andrebbe ad irrogare interamente la figura della kunoichi, rendendo così possibili, attraverso la fuoriuscita di chakra dagli tsubo, vie di fuga presenti sul femmineo corpo in trecentosessantun punti differenti, le più disparate tecniche ninja, o semplicemente azioni precedentemente impossibili per la ballerina. Or dunque la giovane si troverebbe ad aprir le palpebre, come un sipario che riapre all’atto successivo di uno spettacolo, con una lucentezza nello sguardo maggiorata rispetto al solito, se il tutto fosse stato svolto nel migliore dei modi. A questo punto andrebbe a riprendere il suo incedere, posizionandosi al centro della stanza, o meglio, al centro dello spazio più ampio di essa, dove avrà la possibilità di esprimere senza preoccupazioni il suo, minuto, potenziale. [se chakra on]

13:58 Kaime:
 Gli occhi ambrati andrebbero a controllare che tutto fosse al suo posto, prima di procedere con l’allenamento…i vari soprammobili, il pianoforte avesse il proteggi-tasti chiuso, il tavolino sarebbe perpendicolarmente disposto avanti il nero divano e le altre minuzie, controllando anche la perfetta distanza che intercorre tra la sua figura e i vari oggetti di mobilio. Un passo a destra e uno indietro e si fermerebbe, chiudendo gli occhi e respirando a fondo, riempendo i polmoni di aria benevola, provocandole anche un piccolo sbadiglio, reazione inconscia del corpo umano. L’arto superiore destro andrebbe ad elevarsi, così da portare in corrispondenza della testa, all’altezza degli occhi, la mano destra. Gli occhi, per quanto aperti, non andrebbero più a guardare vigili la suddetta parte del corpo, ma andrebbero invece a escludere tutti i fattori esterni e, mediante concentrazione, andrebbe a lavorare sulla sua sfera di chakra primordiale, posta all’altezza della bocca dello stomaco. Questa andrebbe ad spronata fino al massimo della sua capacità. Dalla sfera andrebbero a diramarsi infiniti filamenti di chakra, troppi per esser contati, i quali andrebbero a diffondersi all’interno del sistema circolatorio del chakra, cercando di irrorare l’intero corpo, ogni singola cellula, di quell’energia, energia che da poco ha imparato a controllare al meglio. Le cellule andrebbero a riempirsi di chakra, fino a divenirne sature, così, una volta completato questo passaggio, l’intera sua figura dovrebbe andare ad essere infusa di chakra, il tutto senza andar a stuzzicar tsubo alcuno. L’energia dovrebbe essere forte in quelle membra, in quelle ossa, in quei nervi, in ogni singola cellula del corpo, in ogni sua minuscola componente, superando la barriera conferita dalla membrana cellulare, tramutando quest’ultima in parete cellulare, donando così all’intero corpo la capacità di produrre e trasformarsi nella proteina della cellulosa, di cui è composta la carta di cui gli Ishiba vivono. Una volta svolto questo passaggio, la ragazza andrebbe a riempirsi leggermente i polmoni di aria, e, mettendo la bocca nella dovuta posizione, andrebbe ad emettere un flebile soffio diretto al palmo della mano destra, tenuta alta e con il palmo rivolto verso il cielo. Se il tutto fosse stato svolto nel migliore dei modi, un sottile e candido foglio di carta dovrebbe andar a distaccarsi dall’epidermide dell’estremità dell’arto. Ora resta solo in attesa di vedere come il tentativo si riveli nella sua reale forma. Se il tutto fosse stato svolto correttamente, quel delicato foglietto andrebbe a ricadere, leggero, sul palmo della Ishiba. L’energia presente nel piccolo frammento, lungo una decina di centimetri e larga cinque, andrebbe ad essere collegato alla mente e la volontà della kunoichi, la quale, grazie a questo legame, andrebbe ad imporre il proprio ordine mentale a quel foglietto, il quale, inizialmente, andrebbe solo a fremere, tremare alla ricerca di un movimento ancora mai indotto dalla ballerina in precedenza. Il tentativo sarebbe quello di crear l’origami di una farfalla, il più basilare tra le forme di scultura cartacea. Lentamente andrebbe a formarsi, da un angolo a quello diametralmente opposto, una piega, una piega però imperfetta che, una volta che il foglietto si fosse chiuso su se stesso, andrebbe a palesar la sua imperfezione, rendendo visibile la traiettoria errata della piega stessa, la quale andrebbe a lasciar la punta, in alto a sinistra, perfettamente dritta, mentre il foglio andrebbe a chiudersi un centimetro sotto di esso. Il primo movimento andrebbe ad essere già un fallimento, non nella sua interezza, ma un errore che per il suo clan sarebbe insopportabile ammettere e che, probabilmente, la renderebbe soggetto di scherno dai suoi conclannati. [chakra on 24/25][tentativo richiamo Ishibaku I]

14:03 Kaime:
 Gli occhi ambrati della genin andrebbero ad esser portati su quel foglietto, andandone a studiare la conformazione, per saper quale procedimento potesse portar al migliore dei risultati ma….è quello il metodo migliore. E’ una carta sottile, dalla fitta filigrana che andrebbe ad esser facilmente piegato e dispiegato non lasciando segno alcuno di pieghe precedenti. Per puro volere della danzatrice, il foglietto di carta andrebbe a riaprirsi, dispiegando le sue metà, riportando il foglio alla sua nativa forma, per, così, riprovare in un secondo tentativo. La giovane andrebbe a concentrarsi, raffigurando nella propria mente la sagoma del rettangolo che è adagiato sulla propria mano. Questo andrebbe ad esser immaginato che due linee…una che parte dall’angolo sud-est che dividerebbe a metà il foglietto, tangendo l’angolo a nord-ovest, mentre, una linea gemella speculare, andrebbe a dividere l’altra metà del foglietto. Immaginato il foglio, quasi captando questi impulsi, andrebbe, in rapida successione, a definir tali linee, imperfette, creando una piccola piega nel gradente della carta, ma almeno è un passo avanti. Gli occhi andrebbero a riaprirsi, essendo stati chiusi prima della fase di immaginazione, andando a controllare che, effettivamente, il foglietto ha eseguito a menadito i comandi mentali della rappresentazione di quel fare. Ciò comporterebbe la consapevolezza della genin riguardo a dover esser precisa, dettagliata, accurata e perfezionista nel suo fare, così andrebbe a richiudere gli occhi, convinta di aver trovato la chiave vincente per l’utilizzo di quella innata, quindi le palpebre andrebbero ad esser ancora richiuse, come il sipario di un bellissimo palcoscenico, così da poter continuare a dare quegli input al foglietto. [chakra on 23/25][Ishibaku I on]

14:08 Kaime:
 Occhi serrati e mente aperte, questa è la chiave della tecnica innata del clan, così continuerebbe, mantenendo sempre alta la concentrazione, il suo fare, l’elaborazione di uno degli origami più semplici da costruir. Il primo passaggio sarebbe stato svolto, e poco le servirebbe per rendere quelle pieghe universali, facendo flettere la carta, sempre lungo le stesse pieghe, verso il verso opposto, permettendo la perfetta piegatura anche sul retro del foglietto. Questo passaggio è utile, semplicemente, per avere una coerenza geometrica, in modo che, una volta finita l’architettura, questa non palesi imperfezioni o ‘tondità’ incoerenti. Il passaggio importante da eseguir ora è la formazione di nuove pieghe, verticali. Il foglietto, sempre impresso nella sua mente, andrebbe ad esser rappresentato con delle pieghe che, dal centro del loro lato, andrebbero a dividere il rettangolino perfettamente a metà, sia in lunghezza che in larghezza, facendo incidere l’epicentro delle due rette con quello delle rette oblique precedentemente fatte. Se il tutto fosse stato svolto con cura e dovizia, il foglietto dovrebbe, ormai, esser diviso in otto ‘spicchi’ e, dai movimenti che sente sull’epidermide della destrorsa, avvertirebbe che questo stia, effettivamente, procedendo con l’elaborazione della forma impartitagli. Anche questa volta andrebbe a svolgere la piegatura a negativo, permettendo così che anche il retro del foglietto fosse dotato delle suddette pieghe, per i motivi sopracitati. [chakra on 22/25][Ishibaku I on]

14:13 Kaime:
 Il secondo passaggio sarebbe, infine, stato svolto, così da poter pensar ai passaggi più complicato di quell’arte, le varie pieghe e spostamenti, che, con la loro natura, andrebbero a delineare le caratteristiche della forma voluta. Il foglietto, per il primo vero passaggio affinchè possa prender la forma di una farfalla, andrebbe ad esser lavorato in codesto modo: prendendo come punti di riferimento i punto mezzani delle basi maggiori, ove precedentemente è stata posta la piega, questi dovrebbero esser spinti verso l’interno, non piegando a metà il foglietto stesso, ma utilizzando il triangolo del quale rappresentano l’altezza. Se il tutto fosse stato svolto correttamente, la costruzione cartacea dovrebbe andar a formare il disegno di un infinito matematico, ma mancante di curve, andandosi in seguito a schiacciarsi e formar , visto dall’alto, di un triangolo, che nasconderebbe il lavoro appena svolto e il triangolo poggiato sul palmo della mano della Ishiba, che mai quanto in questo momento si è sentita parte integrante del proprio clan.[chakra on 21/25][Ishibaku I on]

14:18 Kaime:
 L’origami della farfalle, per convenzione, sono la costruzione più semplice e basilare, con la quale iniziando anche i novizi nella nobile arte dell’origami, arte antica, il cui nome deriva da due parole separate: oru, con il quale si intende l’abilità di piegare, o semplicemente il suddetto verbo, e da kami, parola che rappresenta, a seconda dell’ideogramma utilizzato, carta o divinità, ma questa assonanza non fu lasciata al caso, in quanto l’arte del piegare la carta venne paragonata alla capacità di un Dio di modificar, manovrar, piegar le volontà degli uomini e la loro indole. Il passaggio successivo, che la giovane andrebbe a svolgere nella sua mente, sarebbe quello di portar gli angoli esterni del triangolo formato verso la punta, con una conseguente piega, ma che naturalmente si forma ed è desiderata per la creazione del lepidottero cartaceo, così da poter, a negativo, intravedere le ali dispiegate di quest’ultimo, mentre le pieghe appena svolte andrebbero ad esser le ali inferiori, che in natura servono a queste bellissime creature per il volo, concedendo loro la capacità di equilibrio e la capacità di sorregger, con il loro sbattere, il peso delle ali principali, le quali invece hanno il compito di portar forza al volo, di sorreggere e di salire e scendere di quota, insieme al colpito di raccoglier velocità grazie alla loro aereodinamicità. [chakra on 20/25][Ishibaku I on]

14:25 Kaime:
 Ultimo passaggio da dover svolgere è quello di piegar, alle spalle dell’ultima piega, il triangolo negativo, facendo superare questo la linea orizzontale formata dalle ali principali, dalle quali andrebbe a palesarsi un piccolo e cartaceo triangolino, il quale, piegato alle spalle della figura, andrebbe a bloccar l’intera struttura ed, in un modo astratto, andrebbe a rappresentar la testa dell’insetto. Sulla mano tutti i passaggi verrebbero avvertiti, essendo l’epidermide sfiorata, a volte punzecchiata da una piega aguzza delle ali, ma ciò andrebbe a portare solo soddisfazione alla Ishiba. La costruzione dovrebbe essere, teoricamente, finita…così andrebbe a riaprire gli occhi, posando le ambrate iridi sulla sua opera, così da poterla valutare. La visuale andrebbe a mettersi a fuoco e quello che si palesa è un bellissimo origami, l’origami di…un cigno?! <m-ma…cosa?> direbbe la giovane spalancando gli occhi e dischiudendo le rosee e continuando nel suo dire…<ma io non so come si faccia…come?!> Direbbe, per avvicinar la costruzione agli occhi, andandone a osservar i dettagli, le ali, il collo, la coda, il becco…sbiancata, non per paura, ma per il puro esser disorientata da ciò che è accaduto. Il foglietto andrebbe ad esser ancora osservato, e così continuerebbe a fare…per chissà quanto tempo ancora[chakra on 19/25][Ishibaku I on][end]

Giocata di allenamento innata.
In mancanza del CC aspetto responso dal CV.