[Lavoro - Tatuatore] - Bianco e Nero.

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10:57 Kaori:
 Il ritorno a casa è stato piuttosto complicato. Mirako non è esattamente espansiva e Kaori deve andarci piano con lei se vuole riuscire a guadagnarsi se non la sua fiducia quanto meno l'interesse. Non hanno parlato molto durante il viaggio di ritorno e in silenzio si sono dirette verso casa di Kaori quasi con fare meccanico, ben sapendo che a tenerle legate non è altro che una specie di muto compromesso più che reale desiderio di stare l'una con l'altra. O meglio: Kaori vorrebbe da morire poter stare con la propria bambina ma Kouki al momento è prigioniera del controllo di Mirako. Giunte in casa Kaori è andata a preparare la stanza degli ospiti per lei cambiando le lenzuola e aprendo la finestra per dar aria alla camera, disponendo alcuni abiti che aveva tenuto in casa per lei nell'armadio. Mirako si è chiusa nella sua stanza senza degnarla di molte attenzioni portando Kaori a sospirare e chiudere la porta della sua camera dietro di sé. Ha messo a lavare il mantello sporco di cenere e polvere e, con le mani ancora macchiate di legno carbonizzato conficcato sotto le unghie, si è decisa a fare un bagno caldo. Il sole è tramontato, la sera è calata e la tensione lentamente scema portando la ragazza a rilassarsi un po' per volta ripensando a tutti gli eventi di quei giorni. L'addio di Raido, la chiacchierata con Fumiko, il tentativo di avvicinarsi a Kouki e... Azrael. Azrael che solo quella notte era stato accanto a lei, attorno a lei, stringendola forte a sé come se non volesse permetterle di fuggire dal suo abbraccio. Azrael che quella mattina si è diretto a Kusa come lei lasciandole quel biglietto che, di primo mattino, le ha strappato un tenero sorriso. Biglietto che ha preso con sé e sostituito con uno proprio lasciato sul suo cuscino in caso fosse tornato e non l'avesse trovata. "Sono andata a Kusa a mantenere una promessa. Se non mi trovi al tuo ritorno--beh, sai come raggiungermi, no?". A mollo nell'acqua si chiede se l'altro sia tornato a casa, se abbia visto il suo biglietto, se la stia pensando... E mancando un battito al solo pensiero si immerge sotto il livello dell'acqua col viso cercando di rimanere concentrata. Il pensiero del Nara offusca totalmente la sua capacità di giudizio andando persino a farle dimenticare per un attimo della figlia nella stanza accanto. Una figlia distrutta e devastata che ha perduto ogni sua più grande sicurezza con la sparizione di Raido dal suo fianco. Esce dalla vasca avvolgendo i capelli in un morbido asciugamano bianco per poterli liberare dell'acqua in eccesso e, asciugandosi il corpo s'infila una vestaglia di lucido tessuto viola con una trama floreale rosa a risalire il fianco. Il laccio è morbidamente stretto sul fianco sinistro, la relativa coscia è in parte scoperta, ma tutto sommato è perfettamente coperta. La tiene morbida sul corpo, non troppo stretta né larga e, lasciando i lunghi capelli umidi scivolare lungo la schiena si dirige in cucina per preparare un po' di tè caldo, meditando sulla possibilità di mandare una copia a casa di Azrael per informarlo del suo ritorno.

11:35 Azrael:
 Ci ha pensato tutto il giorno, dal momento esatto in cui ha lasciato il proprio letto, scrivendole quelle poche parole, mentre era a Kusa a sbrigare qualche faccenda personale a quando è rientrato nella propria abitazione, col preciso intento di rivederla ancora. A consentirgli di placare per qualche breve istante quel bisogno quasi morboso di averla accanto v'è quel sigillo, con cui scrutare stralci brevi di pensieri, senza farsi notare, senza proferir parola alcuna nell'altrui mente, solo per- sentirla. E quel bigliettino poggiato sul cuscino e ritrovato quando, giunto nella propria camera a cambiarsi, ha cercato la figura della Hyuga, accogliendo con un tenero sorriso quelle parole vergate sulla carta. Sa come raggiungerla, certo. Ma attende, si prende qualche minuto per fare una doccia, indossare abiti diversi da quelli tenuti tutto il giorno e prepararle qualcosa che sa, o almeno spera, le faccia piacere. Seduto sul letto e ricurvo in avanti, appena dopo essersi asciugato ed aver sistemato con cura capelli e barba, indossa dei pantaloni grigio fumo, che ricadono morbidamente lungo fianchi e gambe ed allaccia un paio di scarpe classiche nere in cuoio. Il torso viene coperto da una camicia bianca, nel cui taschino sistema un fazzoletto viola, perfettamente ripiegato a lasciar intravedere le iniziali "A. K." Del proprio nome adottivo. Imbraccia una valigetta in cui sono stati sistemati gli strumenti che usa per lavorare e poi chiude gli occhi, sospirando. Avvisarla o non avvisarla? Certo, non può piombare così in casa sua, sarebbe inquietante, inappropriato, anche spaventoso a tratti. E mentre sta lì a riflettere su quanto sbagliato sarebbe dislocarsi di fronte a lei, qualunque cosa stia facendo, le mani sarebbero già al petto, a formare il mezzo sigillo della capra. Il chakra starebbe già scorrendo dentro il Dainin e la mente già starebbe aprendo il contatto sul kanji che campeggia sullq nuca della ragazza. Si rilasserebbe nel tentativo di ricoprirsi interamente di energia, quella patina che va uniformemente a ricoprirgli tutto il corpo in ogni sua insenatura, coinvolgendo anche la valigetta. E sparirebbe, per riapparire nella casa della Hyuga, alle di lei spalle. Schiena poggiata contro lo stipite della porta della cucina, la voce decisa e divertita dall'idea di pregustarsi la reazione altrui < Tè nero con due zollette di zucchero per me, grazie. > E resterebbe fermo lì, le falangi strette al manico della valigetta di pelle nera, le iridi scure a scorrerle lungo il corpo, ad incupirsi nel vedere il suo "vestiario", i capelli umidi che le ricadono lungo la schiena. Inclinerebbe il capo sulla sinistra, incuriosito, affascinato da quella visione, non compie tentativo alcuno di nascondere la malizia che scintilla nel proprio sguardo come stelle nella più buia delle notti. [ Chakra ON | Dislocazione Istantanea ]

12:05 Kaori:
 Mette l'acqua a scaldare mentre prende dalla credenza una tazza e la pone accanto ai fornelli in attesa che l'acqua sia abbastanza calda. La bustina di tè presa dal cofanetto ricolmo di tisane e altre bustine di vario tipo e sapore giace nella tazza vuota mentre il silenzio riempie e permea la casa a due piani. La cucina è collegata al soggiorno tramite un passaggio ad arco privo di porta ma dagli stipiti delineati con intarsi delicati nella parete stessa e si presenta come una stanza dalla pavimentazione in legno chiaro ed un tappeto scuro ai piedi del lavello. Le credenze ripercorrono la parte superiore della parete più lunga mentre un frigo ed il forno accompagnano cassetti e mobili di legno più scuro. Un tavolo è ridossato alla parete con tre sedie disposte ai lati liberi ed un centrino ricamato ne decora la superficie al di sotto di un vaso con dei fiori. La luce della cucina è bianca è forte esattamente come quella accesa nel soggiorno ampio e luminoso. La stanza è piuttosto libera con un grande tavolo al centro e dei divani che ripercorrono le pareti beige. Un paio di mobili riempiono la parete adiacente a quella occupata da una grande vetrata che affaccia sul giardino e ospitano una serie di foto; Kaori bambina, Kaori ragazzina, Kaori col suo coprifronte. Vi sono anche un paio di scatti raffiguranti i suoi genitori: in uno v'è la coppia nel giorno delle nozze e nell'altra reggono una Kaori appena nata fra le loro braccia. Sembrano davvero felici. Il corridoio d'ingresso -sul quale s'affaccia il soggiorno- ospita poi le scale che conducono ai piani superiori ove sono le camere da letto e un secondo bagno simile al primo presente in fondo al corridoio del piano di sotto. Tutto sembra essere tranquillo e la ragazza si perde per un attimo ad osservare un punto imprecisato della parete di fronte a sé, non accorgendosi della presenza dell'altro alle sue spalle. E, d'improvviso, la voce di Azrael spezza il silenzio facendola sussultare. Di colpo si volta portando le iridi bianche sulla sua figura, illuminandosi automaticamente come se finalmente avesse ripreso a respirare dopo una giornata passata a trattenere il fiato. Ripercorre le forme della camicia bianca, la schiena poggiata contro l'arco d'ingresso della stanza, la valigetta ad occupare la sua mano, pensando che quella è la prima volta che l'altro mette piede in casa sua. E le piace. Sorride meccanicamente nel sentire quel suo dire distendendo le labbra verso l'esterno senza scoprire tuttavia la dentatura candida. < Prima o poi mi abituerò a vederti sbucare dal nulla alle mie spalle? > chiede, con fare leggero, recuperando una seconda tazza e scovando fra le varie bustine nella scatola quella al tè nero. Posa tutto sulla cucina e quindi si volta verso di lui muovendo un paio di passi in sua direzione. < Com'è andata a Kusa? > domanda a bassa voce portando le braccia attorno ai suoi fianchi, mollemente, senza stringere davvero, guardandolo dal basso della sua statura con una espressione serena sul viso.

12:40 Azrael:
 Resta lì fermo ad osservarla, a bearsi estasiato di quell'angelica visione che gli viene offertq come il più gratificante degli onori. La segue con lo sguardo mentre lei si volta, stupita da quell'ennesima apparizione del Nara alle di lei spalle. I ricordi della notte precedente ancora vividi nella memoria, la sensazione bruciante del sentire la sua pelle candida sotto le dita a fargli fremere ancora il petto e l'anima. Spinge le spalle contro la parete e, con un deciso colto di schiena, se ne distacca per potersi volgere frontalmente verso Kaori. La mano libera, la destra per la precisione, le percorrerebbe il busto, premendo leggermente sulla stoffa liscia e lucente fino a giungere al fianco, ove il pollice si premerebbe in delle piccole carezze più decise. Terrebbe gli occhi scuri fissi in quelle due perle brillanti, un leggero sorrivo a sfiorargli involontariamente le labbra, incurvandole al solo sentire l'altrui voce. < Spero proprio di no. Spero di sorprenderti così ogni volta come fosse la prima. > La voce bassa e calda, ridotta ad un mormorio indirizzato unicamente alle sue orecchie, come se avesse paura di svegliare qualcuno o di interrompere bruscamente quell'attimo di pace, quiete e quotidianità. Le iridi lascerebbero quelle della Hyuga per soffermarsi sulle sue labbra ed il loro ricordo lo porta a stringere la mancina attorno al manico della valigetta, tendendo i muscoli del braccio, mostrando palesi segni di difficoltà nel mantenere un minimo di autocontrollo. A forza si costringe a tornare con lo sguardo in quello di lei, prendendo fiato per risponderle < Tutto bene, ci sono andato per lasciare un saluto a Yukio, ricordargli che esisto ancora, quantomeno. Ma- avevo la mente altrove. > Inspirerebbe a fondo, le parole giungerebbero lente, misurate, frutto di una concentrazione quasi estrema nell'atto stesso di pronunciarle. < Tu, invece, cosa dovevi fare lì? È andato tutto bene? > Le domanderebbe, restando poi silente, nel tentativo di sgomberare la mente dal pressante pensiero di riassaporare quelle labbra, di interrompere ogni sua singola parola con un bacio. Non ha nemmeno idea che ci sia qualcuno in casa, quella dimora che si è preso la libertà di esplorare qualche notte prima in un sopralluogo che gli rendesse poi più semplice ogni tentativo di quella che è a tutti gli effetti un'effrazione, ma che pare far piacere ad entrambi. [ Chakra ON ]

13:33 Kaori:
 Si osservano in silenzio per alcuni istanti ed entrambi rievocano ricordi della notte precedente trascorsa assieme. Kaori può quasi sentire bruciare sulla sua pelle quelle chiazze violacee sul suo collo, i segni di quei baci che l'altro le ha lasciato in un impeto di passione e desiderio di sentirla sua. Lo vede avvicinarsi, portare la mano sul soffice tessuto della sua vestaglia fino a posarla sul suo fianco. Per poco non sente un brivido risalirle il corpo e si ritrova a sorridergli in un misto di tenerezza e abbandono. Si perde nel suo sguardo, si perde in quel lieve contatto fra loro sentendosi finalmente libera, finalmente completa dopo quella giornata così intensa e travolgente. Sorride divertita da quel suo tenero dire e va inspirando a fondo portando il capo a poggiarsi contro il suo petto, i capelli umidi che dovrebbero risultare freddi contro il suo corpo. < In effetti prima di abituarmi alle tue comparse casuali dovrei accettare l'idea che tu sia davvero tornato. > ammette con dolcezza stringendo appena le braccia attorno ai suoi fianchi, il viso tenuto ora alzato per cercare di nuovo i suoi occhi, pozzi scuri che scivolano lungo il di lei volto per soffermarsi sulle labbra. < Non è un sogno, vero? > mormora piano schiudendo le rosee, ripercorrendo i lineamenti del suo viso, quel volto che ha visto osservarla con desiderio, con dolcezza, con affetto, con giocosità. E quasi sente il bisogno di allungarsi sulle punte per cercare le sue labbra, per cercare quel contatto che per tutta la giornata ha anelato e desiderato, ma si trattiene, si contiene, incerta sul da farsi. Si trovano in una situazione instabile, incerta, fatta di sentimenti confusi ma intensi che li hanno travolti come ondate di lava bruciante senza avere un nome. Kaori non saprebbe dire cosa è Azrael per lei con una sola parola. Non saprebbe come definirlo e non saprebbe neppure come potrebbe essere definita lei a sua volta. Non sa cosa sono insieme, cosa sarebbe stato di loro e del loro rapporto un domani, ma sa che non vuole affrettare alcun ché con lui. E' appena tornato da tre anni di oblio e non ha idea di quanto possa sentirsi confuso o bisognoso di ritornare alla realtà. Vuole godersi il momento che stanno condividendo senza rischiare di spingere troppo o di mettergli fretta. Desidera vedere come quel... qualcosa fra loro possa maturare senza alcun tipo di pressione da parte propria. Per cui sorride, fra le sue braccia, andando ad annuire a quel suo primo dire circa la sua visita a Kusa. Teneramente arrossisce appena andando ad immaginare che tipo di pensiero possa averlo distratto durante il giorno. < Ah sì? Qualche spiacevole distrazione a occupare i tuoi pensieri? > ironizza a bassa voce inclinando il capo, giocosa, prima di trattenere il respiro per un istante nel sentire quella domanda. Tutto bene? Eh. Insomma. Espira Kaori con fare turbato andando ad abbassare il capo e sospirare poco dopo, sciogliendo la presa attorno ai suoi fianchi per tornare vicino ai fornelli. Spegne la fiamma versando l'acqua bollente nelle due tazze con le bustine in infusione. Adagia su di un vassoio le tazze ed il contenitore dello zucchero nonché un piattino con dei biscotti fatti un paio di giorni prima. < Vieni. Andiamo di là. > gli dice indicando il soggiorno adiacente con un cenno del capo, facendogli quindi strada verso il tavolo ove poggerebbe il vassoio. < Dovevo... cercare mia figlia. > ammette alla fine senza troppi giri di parole, tenendo lo sguardo basso sul tavolo dove si sta occupando di far molleggiare le bustine di tè nelle tazze. < Raido è sparito. L'ha lasciata sola e la sua fidanzata è venuta a cercarmi per chiedermi di prendermi cura di lei. Kouki è... fragile. > spiega mordendosi il labbro e quindi espirando ancora. < Adesso è di sopra. Ma-- è complicato. > deglutisce stancamente, calando le palpebre sulle iridi bianche.

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17:12 Azrael:
 Inspira a fondo il suo profumo, l'aria che pervade la cucina, il vapore dell'acqua che bolle. Tenta di sostenere quello sguardo, ma immerso nel calore di quell'abbraccio, non riesce a mantenere le iridi sul volto di Kaori. Le sposta, dirigendole in un punto vuoto del pavimento della cucina, fissando il legno chiaro come fosse tutto ciò che lo mqntiene ancorato alla propria sanità mentale. Cosa gli sta accadendo? Perché sta provando quell'incontrollato desiderio di poggiare le labbra su ogni angolo del suo viso? Perché non lo sta - semplicemente - facendo? Il pensiero di essere rifiutato non lo sfiora minimamente, tuttavia, qualche cosa lo sta bloccando. Il timore di interrompere quell'equolibrio sì, però. La paura di correre troppo, di farla fuggire, di ferirla nel lasciarsi andare a qualcosa che nemmeno comprende bene. Che non ha un nome o una forma. Ironico che la cosa lo stia davvero preoccupando dopo quel che hanno vissuto la notte appena passata. Le stringe semplicemente la mano sul fianco per risponderle, farle intendere che lui è lì, reale, per lei e con lei. Poi la lascia andare, scuotendo con decisione il capo a far uscire pensieri su cui non vuole soffermarsi "Che stai combinabdo, Azrael?" Penserebbe tra sé e sé, ma sarebbe perfettamente udibile anche per lei, ma quella domanda si impone nella propria mente fin troppo prepotentemente per essere evitata. Si volterebbe di fianco per lasciarla passare e la seguirebbe, benché sappia come muoversi all'interno dell'abitazione. < Hai davvero una bella casa. > Direbbe, lasciando una lieve risatina, quasi dispettosa, a lasciarle intendere che ha già esplorato quella zona. Poi si accomoderebbe nel soggiorno, permanendo in qualche attimo di silenzio per temporeggiare e riflettere sulle parole da dirle. Osserva il tè dar colore all'acqua bollente e vi si specchierebbe dentro, espirando di rassegnazione. < Mi spiace per quanto accaduto, capisco quanto possa essere difficile. Ma, ehi- > Solleverebbe la mancina, poggiando al tempo stesso la valigetta sul tavolo, acvanto al vassoio. La sinistra le sfiorerebbe il mento, a richiamare il suo sguardo < Siamo tutti complicati, chi più, chi meno. Eppure complicato non vuol dire impossibile, per quanto persino l'impossibile non lo è mai così tanto. > Terminerebbe in un sorriso, non azzarda altre domande per evitare d'essere invadente, ma è ovvio che è lì unicamente per ascoltarla e darle sostegno. [ Chakra ON ]

18:15 Kaori:
 La sua mano stringe il proprio fianco, lo sguardo scivola lontano dal suo lasciandola ad osservare un volto che non la sta osservando. Può avvertire in sé quella sorta di disagio, di conflitto che si sta svolgendo nel suo cuore e lo ritroverebbe quasi gemello del proprio. Entrambi stanno provando quella specie di ritrosia a sfiorarsi ancora più di quanto non sarebbe normale fare con qualcuno che si conosce da così poco tempo nonostante quella notte i due si siano amati e posseduti senza timore alcuno. Avverte il suo tentennamento, quella domanda che rivolge a se stesso e che le strappa un sorriso intenerito nel rendersi conto di quanto la situazione sia delicata fra loro. Tesa. La stessa tensione che avevano concordato di non voler provare l'uno per l'altra, adesso meno che il giorno precedente dopo quanto hanno condiviso. Kaori va quindi inspirando e porterebbe la mano al di sopra di quella di Azrael sul proprio fianco, l'altra a cercare il suo polso visto che la mano è occupata a reggere una valigetta. < Okay, tutto questo è molto strano. > principia la Hyuga con un tono morbido, gentile, atto a voler confortare il ragazzo mentre la chioma umida si asciuga man mano gonfiando appena i ciuffi di capelli attorno al suo viso. < Non voglio che le cose siano così... tese quando stiamo insieme. Voglio dire, è sciocco dopo—stanotte. > dice arrossendo appena, teneramente, sentendo il cuore accelerare nel suo petto al solo pensiero di ciò che i due hanno vissuto la sera precedente. < E' che—ti ho pensato tutto il giorno e appena ti ho visto non ho saputo come avrei dovuto salutarti. Cioè... > stringe piano la presa sulla sua mano, sul suo polso, abbassando timidamente lo sguardo mentre il cuore le si contrae nel petto senza far realmente male. < ...Non so spiegarlo. Io—tengo a te. Ma non riesco a capire cosa sta succedendo e non voglio rischiare di fare passi falsi. > ammette espirando timidamente, rialzando lo sguardo con un sorriso titubante sulle labbra. < Sai, è che è la prima volta che sento una cosa simile. > ridacchia teneramente rivelando quella verità, rendendosi conto di quanto mai Raido sia riuscito a farla realmente sentire così. Così libera, così persa, così se stessa. Ma questa sensazione viene messa momentaneamente da parte quando il pensiero torna a Kouki e Kaori si fa strada verso il soggiorno portando il té con sé. Ascolta il dire di Azrael volgendo verso lui lo sguardo quando sente il tono quasi ironico col quale ha parlato. Schiude le labbra rendendosi conto che, in effetti, il Nara è già stato lì la notte precedente quando le ha lasciato quel biglietto. < Deve sembrarti diversa a luci accese eh? > scherza a sua volta con tono calmo, leggermente teso per via del pensiero della Yakushi a premerle nel petto. < Oddio, dimmi che non hai guardato le foto ti prego. > aggiunge poi imbarazzata volgendo lo sguardo di colpo verso il mobile contenente le varie foto a testimoniare la sua crescita negli anni. E mentre il té colora l'acqua disperdendo in essa la propria essenza, la Hyuga spiega quanto accaduto quel giorno, per un certo senso, andando quindi a liberarsi di una parte del peso che le grava sul cuore. Azrael posa la sua valigetta e le alza il viso forzando un contatto visivo fra loro che la induce a perdersi nel nero dei suoi bellissimi occhi. Occhi antichi di anni, che han veduto il sangue ed il conflitto, la pace e la gloria. Occhi che sembrano essere giovani e vecchi al tempo stesso. Semplicemente, eterni. Kaori sospira annuendo e, quindi, va umettandosi le labbra e chiosare nuovamente. < Kouki è.. una bambina unica. E' nata da un esperimento di uno scenziato di Oto e soffre di doppia personalità. > Cerca di riassumere la sua storia renendola il più semplice possibile rispetto quanto non sia in realtà. < E' estremamente matura e intelligente ma è pur sempre una bambina vissuta per anni in laboratorio. Raido era il suo mondo. Il primo a trattarla bene, ad amarla. A prenderla con sé. Ed ora l'ha lasciata e lei sente di aver perso tutto. Di non potersi fidare di nessuno... Si sta sgretolando sotto i miei occhi. > stringe le labbra chiudendo gli occhi per un istante con fare stanco. < La sua seconda personalità, Mirako, ha preso il controllo di lei e non vuole che Kouki resti con me. E' qui solo perchè desidera ricercare il potere di Orochimaru per superarlo. L'ho convinta a seguirmi dicendole che qui a Konoha potrebbe trovare più informazioni su di lui essendo nato qui. Ma non so se riuscirò a raggiungere Kouki anche se è qui con me adesso. > Alza ora lo sguardo su Azrael espirando piano con fare abbattuto, quasi come se tema vederlo fuggire da un momento all'altro travolto da quella situazione così delicata e problematica. < Mi dispiace. Mi sa che la tua serata non prevedeva di avere a che fare con una situazione simile. > sorride mestamente scostando solo ora lo sguardo sulla valigetta in precedenza poggiata sul tavolo dal Nara. < Cosa c'è lì dentro? > domanda, incuriosita, alzando un sopracciglio alla volta del Dainin.

12:24 Azrael:
 La pelle freme sotto le sue dita, i muscoli si tendono prima del contatto e si rilassano quando questo avviene ed il volto li segue mutando in una dolce espressione di pura tenerezza. Un affetto così strano da vedere in quei pozzi scuri che raramente hanno veduto cose diverse da dolore, male, torture, malizia e negatività. Ora è un cielo notturno in cui scintilla il coinvolgimento emotivo che lo stravolge ogni volta che è con Kaori. Un motore i cui pistoni gli martellano violentemente e costantemente il petto, senzq fare alcun male, senza causargli rimorso alcuno. Incurva le labbra in un tenero sorriso al sentire le parole della Hyuga a cui non risponde sul momento, si limita ad accennare assenso col capo. La situazione è strana, sì. Eppure non crea fastidio, non v'è alcuna intenzione di distaccarsi dao suo tocco, dal suo dire, da ogni cosa che riguarda lei- loro. Silente riflette su ciò che sta ascoltando, seguendola nel soggiorno e prendebdo posto lì. Composto, misurato, controllato. Espira, tranquillo anche quando il discorsi si fa più spinoso, riguardando KoukiMirako e persino Raido. Avvolge le mani attorno la tazza, concentrqndosi sul calore che il tè sta diffondendo in infusione. La mente è sgombra da ogni pensiero, poiché neanche hanno tempo di formarsi, spinti direttamente alle labbra, per vibrare sulle corde vocali, prive d'ogni filtro < Sì, è strano. > Principia, sollevando la tazza, lasciandola a mezz'aria. Osserva il proprio riflesso in quel liquido scuro e- la ripone di nuovo sul tavolo. Solleverebbe lo sguardo in quello di lei, la mancina arqvviare i folti capelli corvini < Hai perfettamente ragione. La situazione tra noi non deve essere così tesa. > Sorriderebbe, gioviale e a tratti anche dispettoso, quasi. Quel tipico sguardo di quando Azrael ha qualcosa in mente. Si sospingerebbe, lento e sinuoso, verso di lei. Le iridi non si scosterebbero mai da quelle meravigliose perle, brillanti in quella distesa nivea < Anche io non ho pensato ad altro che a questo, a te. E, forse, è proprio questo il problema. > Arriverebbe da lei e si avvicinerebbe al di lei viso. Il cuore manca un battito ed il respiro si spezza in un lieve ansimo privo di qualsivoglia lussuria, ma carico comunque di un bruciante desiderio. Incatenarla a lui, pregarla di non andar via. < Forse sto- stiamo pensabdo troppo. > E lo farebbe, compirebbe quel che forse è un passo falso, troppo affrettato, ma che entrambi hanno voglia di compiere. Avanzerebbe per poggiare le labbra sulle sue. Leggere, sfiorandola appena in un lieve bacio, non più lungo di un istante. < A volte può valere la pena di lanciarsi giù da un burrone. > Sussurrerebbe a fior di labbra, ricordando quell'eterno attimo di sospensione nel lasciarsi cadere dalle Cascate dell'Epilogo, l'uno tra le braccia dell'altra. Poi lascerebbe un altro candido bacio, sollevando la mancina a scostarle una ciocca di capelli viola, ancora appena inumuditi, dietro l'orecchio. Controvoglia si scosterebbe, adesso, per proseguire in un argomento sicuramente più tortuoso, che lo riguarda da molto più vicino di quanto la Hyuga non potrebbe pensare. < Kouki e Mirako. > Ne ripeterebbe i nomi, come a soppesarli col giusto e dovuto riguardo. < Deve essere stato orribile essere abbandonata. Fatico a credere che ci sia stato un essere talmente meschino da lasciarla sola. > Un lungo sospiro lo interrompe, un brivido di rabbia e nervosismo a corrergli lungo tutta la spina dorsale, ma il viso è calmo, non tradisce quel desiderio di prendersi carico della situazione nella maniera più violenta possibile. Le palpebre a calare pesanti sulle iridi d'onice ed un pensiero a rivolgersi a Kaori. "Guarda." E le aprirebbe così i cancelli della propria mente, permettendole di esplorare a fondo il suo lato più intimo, più oscuro. Tenebre. Un sorriso dai denti affilati che passa da orecchio ad orecchio di un volto indistinto, senza dettagli se non due righe nere simili a lacrime che corrono dalle cavità oculari prive di bulbi. Yami. Quella vocina da sempre presente nel proprio animo, pronto a spingerlo a far del male a chiunque lo circondi. L'Ombra. Il Sadico. Non una doppia personalità, ma un recondito lato di sé, l'altra faccia della medaglia. La maschera che, in realtà, mostra il vero viso di Azrael. E lei potrebbe sentirlo, percepire la malvagità che alberga in quel sorriso inciso nella propria anima. "So cosa si prova..." Lascerebbe risuonare nel proprio cervello, titubante persino in quel pensiero, la vivida paura che - forse - è troppo. "Quando e se lo riterrai opportuno, posso parlarle?" Con quell'ultima domanda chiuderebbe a fatica quei cancelli con un sordo tonfo. Il fiato spezzato e pesante nel riaprire gli occhi. Stanco come se anche il solo mostrarle quella parte del proprio essere, quel lato che non gli è estraneo, ma rappresenta un Azrael privo di sentimento alcuno, gli sia costato fatica fisica. < È- la mia valigetta da lavoro. > Mormorerebbe, lo sforzo palpabile in quelle poche parole, oltre alla vana speranza che la cosa possa, in qualche modo, distogliere la sua attenzione da quanto appena accaduto. [ Chakra ON ]

12:25 Kaori:
 Si avvicinano a quel tavolo ove le tazze vengono disposte dinnanzi a loro. Kaori toglie il coperchio al contenitore dello zucchero e porta un paio di zollette nella tazza del suo ospite per poi fare la stessa cosa con la propria. Mescola il tutto lasciando che la bevanda venga bevuta quando ritenuto necessario mentre l'atmosfera si fa carica di una strana, deliziosa tensione. Da un lato il desiderio comune di ricercarsi ancora come la notte appena trascorsa, dall'altro il timore di star affrettando i tempi, di star annaspando in un pantano dal quale non sanno bene come liberarsi. Il timore di desiderare più di quanto non sarebbe sensato volere dopo così poco tempo trascorso assieme, almeno per quanto riguarda la Hyuga. Quello che è accaduto con Azrael non è il semplice ritrovarsi di due anime che avevano bisogno di perdersi in qualcun altro per una bellissima, meravigliosa notte, non è stato soltanto il realizzarsi di un desiderio della carne e del fisico; è stato l'aggrapparsi ad un'anima avvertita affine, ad una presenza sempre stata per lei rassicurante, quasi lenitiva per il tormento nel suo cuore. Il trovar riparo e rifugio in braccia che sanno farla sentire protetta e al tempo stesso invincibile, capace di qualunque cosa. Persino di amarlo come non ha mai amato Raido nelle lunghe notti trascorse assieme. Odia sentirsi bloccata con lui, soprattutto dopo aver assaggiato la sensazione di essere totalmente libera attorno al Nara e così cerca di calmarsi, di calmare entrambi, rivelando quanto non abbia fatto altro che pensare a lui per tutto il giorno. Ed è con dolce sorpresa che scopre quanto anche Azrael l'abbia pensata, quanto abbia aspettato di rivederla, di riprovare quella sensazione, di sentire la sua mano sulla sua pelle. E s'avvicina, incatena il proprio sguardo al suo perdendosi nelle iridi perla di lei come lei si perde nelle iridi nere di lui. Si cercano, si vogliono e nella piena consapevolezza di questa verità ogni tensione viene meno, scacciata dai caldi respiri di Azrael sul suo viso, dalla sua voce che come una magica litania va guidando la strada che porta alla fine a quel tanto atteso bacio. E Kaori chiude gli occhi, schiude le labbra, accogliendo quelle calde del Dainin sulle proprie, respirandolo, sentendosi come se dopo una giornata di fatiche e dolore solo ora sia davvero tornata a vivere. E' un bacio breve, leggero, intriso di una tenera sensualità che tuttavia dura solamente una frazione di secondo. Kaori sorride sulle labbra altrui sentendo quelle parole, quella frase che la porta a riaprire gli occhi per perdersi ancora nel suo sguardo, ansimando un'unica volta, con trasporto, sulle sue rosee. < Forse eravamo entrambi alla ricerca di uno schianto. > mormora con più serenità d'animo, ricambiando quel breve sfiorarsi di labbra e beandosi della sensazione della sua mano fra i suoi capelli umidi. E' la tenerezza di un momento che sa quasi di quotidianità e domesticità. E' la tenerezza di un attimo di vita normale che le riscalda il cuore aiutandola a proseguire con la conversazione, affrontando quello che invece è un argomento molto più complesso. Se Azrael vuole davvero far parte della sua vita, rimanerle accanto ora che è tornato, non può non sapere di questo lato della sua esistenza. Kouki. Mirako. Non scende nei dettagli, non racconta ogni cosa, si limita ad illustrargli gli eventi con fare sommario ma il più possibile chiaro, più per non passare tutta la notte a parlare del passato della piccola che per mancanza di fiducia. Tuttavia ciò che non si sarebbe aspettata da quella rivelazione è proprio la reazione di Azrael che, distaccandosi appena da lei, va mormorando i nomi delle personalità della bambina per poi ritrovarsi a fare una osservazione che porta Kaori a sospirare chiudendo gli occhi con fare colpevole. < Sono macchiata della stessa colpa. Quando partii dopo gli eventi del-- > si ferma, deglutendo, ricordando quell'esperienza terribile. < --laboratorio, la lasciai senza dirle nulla. Certo, avevo intenzione di tornare ma lei non lo sapeva. Si è sentita abbandonata. Me ne pento ogni giorno. > sospira colpevole passandosi una mano sugli occhi, stancamente. < Ma questa volta è diverso. Raido era... tutto per lei. Molto più di me. E—temo che lui non tornerà. > mormora liberandosi il viso dalla mano per poi inspirare a fondo e scuotere piano la testa, quasi con fare perso. E dunque, d'un tratto, avverte la voce di Azrael farsi largo nei suoi pensieri. Avverte quell'unica parola e Kaori si ritroverebbe a volgere verso lui lo sguardo. Le iridi bianche si punterebbero in quelle nere di lui e le parrebbe, quasi, di vedere oltre quei pozzi scuri quel cancello. Azrael chiude gli occhi e Kaori fa lo stesso, lasciandosi trasportare dalla sua guida. Sospesa, persa nella mente altrui Kaori osserva quel cancello aprirsi e quell'oscurità prender forma e consistenza attorno a sé. Buio, così buio. V'è un confine tenebroso oltre il quale non v'è luce né speranza ma solo... Abisso. E quel sorriso sottile, tagliente, che par quasi una crepa sinistra nell'oscurità di quel luogo. Un sorriso ampio, sadico, che esprime compiacimento e una brama di sangue dolorosamente palese. Ne osserva mentalmente gli occhi, quei fossi vuoti da cui si versano come lacrime nere. V'è qualcosa di—marcio in quella visione. Qualcosa di profondamente perverso che la porta a sentirsi come perduta. Osserva in silenzio, incapace di proferir verbo, muovendo mentalmente pochi passi per avvicinare quell'inferriata aperta oltre il quale si spalanca l'abisso. L'osserverebbe a labbra schiuse, piccola, quasi insignificante nella sua semplice presenza. E tenterebbe di levare piano una mano, di allungarla verso quella soglia oltre la quale v'è solo oscurità e morte. Le dita sottili mollemente distese nell'atto di voler saggiare la consistenza di quella tenebra densa e poi-- clack. Il cancello si richiude, il confine viene ripristinato e la mano di Kaori arretra titubante, non osa più, ritorna presente a se stessa, Azrael -il *suo* Azrael- dinnanzi a sé. Sente il cuore batterle incredibilmente forte nel petto, sente di aver trattenuto il respiro per tutto il tempo, di esser stata ricevente d'un segreto assai più prezioso e importante di qualunque altro. Azrael le ha letteralmente mostrato se stesso. Si è messo a nudo scoprendo qualcosa che Kaori non è ancora bene in grado di capire, di identificare. L'ombra che cova dentro ognuno di loro, forse. L'ombra che si oppone alla luce. La ragazza riapre gli occhi e vede la fatica nel volto dell'altro, quella stanchezza quasi fisica per averle concesso un simile... carico. E la ragazza soppesa la possibilità di concedere a Kouki di avvicinarsi a quell'ombra, a quel cancello. L'idea la irretisce per un istante, lei stessa è stata quasi portata a fuggire da quell'oscurità in un primo momento, ma poi la calma arriva. Azrael. E' Azrael. Per quanta oscurità possa avere in sé, per quanto—sinistro possa divenire il suo sorriso, è sempre Azrael e lei non ha paura. Annuisce piano, lentamente, non lasciando sfuggire lo sguardo da lui. < Sì. > chiosa sicura, senza lasciar vacillare in alcun modo la voce. < Forse puoi comprenderla più di quanto possa fare io. Ed è tutto ciò di cui ha bisogno. Comprensione... > continua lei muovendo un solo passo verso il suo corpo, sollevando una mano a sfiorare l'altrui viso esattamente come tentato di fare poco prima nella sua mente. Tenterebbe di sfiorare con la punta delle dita il suo volto, timidamente, saggiando la morbidezza della sua pelle, quel suo concreto esistere. < Grazie. > Un sussurro basso, morbido che vuole fargli capire che è finita, che può riposare ora. Non avrebbe posto alcuna domanda, non adesso. "Per avermelo mostrato." aggiunge nella sua mente con dolcezza, con riconoscenza, lasciando dunque cadere il discorso e portando la loro attenzione su quella valigetta posata in precedenza sul tavolo. Inarca un sopracciglio quando l'altro le risponde e si ritrova a pensare per un attimo a cosa possa riferirsi. Lavoro? Da ninja? Che strumenti potrebbero essere? E, soprattutto, perchè portarli da lei? E poi in qualche istante tutto si fa chiaro e ricorda quello che il ragazzo le ha detto il giorno precedente a casa sua. Un tatuatore. Le si illumina lo sguardo mentre, sorridendo, va osservandolo con candore. < Oh! > esclama, sorpresa. < Pennello e inchiostro? > chiede, inclinando il capo, voltandosi verso la valigetta per far scivolare una mano sulla superficie della stessa, ruotando appena il viso verso Azrael per sbattere dolce le ciglia. "Posso?" domanda, mentalmente, con la mano curiosa a soffermarsi sulle chiusure della valigia. E qui, se l'altro gliel'avesse concesso, sarebbe andata ad aprire lo strumento per osservare ciò che egli ha portato con sé.

11:59 Azrael:
 Nelle tenebre che albergano dentro di sé non v’è forma o luce alcuna, se non quel sadico sorriso, quei denti acuminati che si esibiscono in un’espressione di pura malvagità. Di certo tutt’altra espressione rispetto a quelle che Kaori ha sempre potuto vedere sul candido viso del Nara. All’avvicinarsi di quella timida mano le fauci si spalancano, sottili trame di saliva e sangue passano indistinte nella bocca in cui v’è l’Abisso più nero, putrefazione e morte compongono l’olezzo che fuoriesce da quella dentatura affilata che s’allarga come a volerla inghiottire ed è in quel momento che il Dainin non solo chiude quel cancello che mai nesssuno ha mai potuto raccontare di aver visto, ma lo serra e lo spranga con tutta la forza di volontà di cui dispone. Negli occhi neri, ora riaperti del giovane dai capelli corvini si può chiaramente leggere il timore, la fatica , ma anche la determinazione con cui ha intenzione di tenere lontana da quelle tenebre la ragazza. Forse non era lui quello che doveva prepararsi ad una serata non proprio canoica. Le labbra sono chiuse, serrate come ha fatto con l’ingresso della propria mente, la mascella ontratta in un’espressione dura ed affaticata, il petto smosso dal fiato rotto come se avesse appena terminato una corsa lunga kilometri e kilometri. Stanco sia mentalmente che fisicamente da quella gravosa confessione. E si preparerebbe a dirle nuovamente di allontanarsi da lui, fuggire il più lontano possibile prima di fuggire dall’ingorgo che minaccia di farla affogare dentro di lui, quel turbine di pura e nera oscurità. Tuttavia il contatto con la sua mano lo riporta alla realtà. Una realtà che la vede quasi più determinata di lui nello stargli accanto, nell’essere in quel posto ed in quel momento. Abbassa lo sguardo, rassegnato, ma con un flebile sorriso ad incurvargli le rosee. Felice, sereno e- leggero. < Dove la luce è più forte, l’ombra è più nera. > Mormora a mezza voce, prendendo solo una pausa per riprendere fiato e calmare l’incessante martellare del proprio cuore in petto < E viceversa. > Termina, rialzando ora lo sguardo per incontrare nuovamente le iridi perla di Kaori < Ma nessuna delle due può esistere senza l’altra, nessuno è pura luce o pure tenebre. Persino in me si è riacceso qualcosa dopo anni passati ad immergermi nell’Oscurità più profonda. Vorrei che anche Kouki capisse questo… e Mirako con lei. > La mancina passa stancamente sul volto ad imitare il gesto della ragazza, seppur con motivazioni diverse. < E devi capirlo anche tu. Non hai colpe, non l’hai abbandonata con l’intento di farle del male, ma a volte non possiamo scegliere di agire diversamente da come il fato ci costringe a fare. > Il tono è basso, leggeri sussurri che gli scivolano via dalle labbra per giungere alle sue orecchie ed alla sua anima, se sarà pronta a coglierne l’intimo significato. < Non è mai troppo tardi per tornare- no? > Un sorriso più largo si fa strada sul volto del Nara, che mostra una evidente quanto inusuale timidezza nellwe iridi scure, ma più brillanti ora. Come se le stesse chiedendo il permesso di far qualcosa, di restare con lei, di poter recuperare il tempo che ha perso. Come se la stesse pregando di non fermare il proprio battito, ora che lo ha con tanta semplicità riavviato. L’attenzione viene ora volta alla valigetta, il vero motivo per cui si è presentato effettivamente lì- o almeno quello ufficiale, perché non c’è nulla di più vero del fatto che si è presentato in quella dimora unicamente per poter respirare, prendersi quella necessaria ora d’aria dopo una giornata passata a polmoni vuoti e cuore fermo. Solo per stare con Kaori. Senza rispondere effettivamente a quella sua richiesta allunga la mano accanto a quella altrui, per guidarla verso l’apertura e rivelando l’interno della stessa. Incastonati in un morbido rinforzo di cuoio e gommapiuma vi sono una macchinetta per tatuaggi e vari contenitori in cui si celano inchiostri ed aghi, oltre ad un paio di guanti di lattice sterilizzati, fogli e carboncini. < Non avrai pensato a kunai, manette antichakra e fili di nylon, spero. > Abbozza una breve e giocosa risata in sua direzione, lasciando la lingua a far capolino dalle labbra per mostrargliela in una simpatica linguaccia, evidenziando il piccolo tringolino di carne mancante a renderla quasi biforcuta. < Allora, in cosa posso esserle utile? > Domanda infine, fingendo un tono più professionale, ma mantenendo comunque quell’aria di gioco e scherzo che, tra loro, non è mai mancata e che lo fa sentire leggero, rilassato- normale. [ Chakra ON ]

12:35 Kaori:
 Può quasi avvertire palpabile la tensione dell'altro. La fatica che si affaccia sul viso e negli occhi del Nara. Lo sforzo che gli ha richiesto il sigillare quel cancello che pochi-forse, han potuto vedere prima di lei. Eppure non fugge, non scappa. Rimane immobile per pochi attimi ricordando l'olezzo di sangue e morte che quel confine ha riversato su di lei, la vista di quelle lacrime scarlatte a gocciolar da fauci affilate. E quelle strisce buie a colar da quei fossi senz'occhi che le ricordano qualcosa... Un lampo nero che sfreccia dinnanzi la luna, una cometa pronta a schiantarsi contro il male. Un meraviglioso angelo della morte senza nome. Inspira a fondo, tuttavia, senza dire alcunché e sfiora il viso di Azrael con la delicatezza d'una amante affettuosa ma con la decisione di chi non ha paura. Ne sfiora il volto, lo carezza, e riflette nelle sue perle d'onice le proprie. Un contatto visivo destinato a sfumare quando Azrael abbassa lo sguardo quasi con rassegnazione, con stanchezza, mostrando semplicemente un sorriso a stento accennato. Sollevato. Kaori sorride a sua volta, onorata di esser stata ricevente di un simile segreto e non dice alcun ché; lascia che il Nara parli liberamente, senza interromperlo, mentre i capelli si asciugano man mano lungo la schiena e il suo corpo si fa più rilassato e tranquillo al fianco dell'altro. Non v'è più tensione né incertezza a frapporsi fra i due ma solo la semplice voglia di esser lì, l'uno dinnanzi all'altro. Insieme. Ha pensato a lui per tutto il giorno, a quanto le mancasse la sensazione di quei suoi occhi scuri su di lei, delle sue braccia attorno al corpo, di quel suo tenero sussurrarle di rimanere con lui prima di addormentarsi sul suo petto. Le sembra di sentirlo presente nella sua vita da sempre e al tempo stesso da troppo poco. Azrael è il principio e la fine, è l'Alpha e l'Omega e tutto ciò di cui Kaori sente di aver attualmente bisogno per non cadere. Ed avverte la mano di Azrael sfiorarle il viso con la medesima delicatezza mostrata poco prima, avverte il contatto con le sue dita inviarle brividi di fuoco per tutto il corpo. Come se da quel punto si fossero riverberate migliaia di scosse elettriche a ridarle la vita. Azrael comprende ciò che Kaori si è sentita costretta a fare e non la giudica per l'errore commesso. L'ascolta, la rincuora, e le dà nuova forza. Un qualcosa che Raido non ha saputo donarle, qualcosa che invero le ha negato con tutto se stesso. E Kaori schiude le labbra, sollevata a sua volta, distendendole appena verso gli estremi in un sorriso intenerito, affettuoso, che raggiunge persino gli occhi color perla. < Mi piacciono i ritorni. > sussurra a sua volta con candore, con innocenza, andando a lasciar andare il viso dell'altro per portare la mano a scivolare su quella che egli ha poggiata sul di lei viso. Abbandona il volto contro il suo palmo sorridendogli con dolcezza per un istante prima di ruotare il capo e lasciare un piccolo bacio sulla sua pelle, ingenuamente, respirando a pieni polmoni una boccata di pace e leggerezza. Una ventata di semplicità che le toglie dalle spalle il peso di una intera, interminabile giornata. Una ventata di felicità e naturalezza che le ridona il sorriso. E quindi si avvicina a quella misteriosa valigetta avvertendo la vicinanza delle mani di Azrael andare ad aprirla assieme a lei per mostrarle ciò che v'è dentro. Una macchinetta, degli aghi e vari colori. Il sorriso si fa quasi infantile sul suo volto, come se non si sarebbe aspettata davvero che Azrael avrebbe ricordato quella sua richiesta di volere un tatuaggio la sera precedente. < Uhm. No. No. > ridacchia lei reclinando il capo all'indietro così da poter guardare verso l'alto ed incontrare il viso del ragazzo al contrario, sopra di lei. < Sei un Nara, che io sappia dovresti avere modi migliori per immobilizzare le tue vittime. O sbaglio? > sorride divertita prima di riabbassare il capo e ruotare il corpo così da tornare ad esser frontale alla figura del Dainin. < Non è niente di complicato o di... spazioso. In verità è molto piccolo. > principia la giovane con semplicità. < Vorrei il simbolo dello yin e dello yang, qui. > L'arto superiore sinistro si alza e va circondando il petto ed il bicipite destro così che la punta delle dita della mancina vadano a sfiorare un punto dietro la spalla destra. < Per ricordarmi sempre che non v'è luce senza oscurità. Nè bene senza male. > sorride notando come, per assurdo, proprio pochi istanti prima i due abbiano affrontato quell'esatto discorso. E poi, forse ingenuamente, quel simbolo le fa venire in mente qualcosa di più. Bianco e nero che s'abbracciano, si cercano, senza fondersi, ma unendosi. Una ricerca eterna e continua all'interno di un sentiero già segnato dal fato e delineato dal limite costituito da quel cerchio che li racchiude. Specchiando le proprie iridi *bianche* in quelle *nere* di lui, le sembra quasi di rivedere in quel semplice disegno la storia della sua vita. Una eterna ricerca iniziata molti anni prima senza neppure saperlo. < Farà male? > domanda, alla fine, non per timore ma più per semplice curiosità non avendone mai fatti prima di allora.

16:15 Azrael:
 Quei tocchi gentili ed amorevoli sui volti di quelli che – a conti fatti – altro non sono che due anime affini che si sono saltuariamente incontrate, hanno un effetto lenitivo. Al Nara pare quasi un miracolo che il semplice essere sfiorato faccia saltare in questo modo al proprio cuore uno, due, infiniti battiti, prima che il muscolo riprenda a pulsare con ancor più decisione, che sciolga così naturalmente e spontaneamente ogni sua tensione, paura e timore. Altrettanto miracoloso gli pare che il basilare atto di sfiorarla possa così prepotentemente fargli desiderare di averne di più in una maniera così diversa da quella canonica. Non v’è nulla di carnale in quelle carezze, eppure l’intimità di una carezza, di un casto bacio sul proprio palmo gli lascia una sensazione di benessere e sollievo che neanche la più prolungata delle unioni gli ha mai dato. Persino con Mekura non si era sentito mai così libero e privo d’ogni peso, se non in qualche raro e fugace attimo. Istanti durati una notte, una notte sotto il cielo stellato nel paese del Vento, accoccolati e scaldati da una ciotola di ramen bollente. Momenti immersi, però, in un mare di problemi, trascorsi traumatici fatti di rabbia, frustrazione e tormento. Ed andava bene così per il Dainin la cui concezione della felicità non era altro che quella. Un tortuoso incedere su di una via impervia per giungere a quell’apice di serenità e poi ricadere nel baratro composto da insicurezze, incertezze, colpe e problemi. E adesso? Adesso v’è solo sincerità, chiarezza, onestà. Una strada dritta, piana e da percorrere mano ella mano con Kaori, tra le cui braccia e sotto il cui sguardo non avverte fatica nemmeno in quei momenti in cui le difficoltà si impongono inevitabilmente dinanzi e fra di loro, nel tentativo di bloccarli e di dividerli. Non è l’ennesima guerra o battaglia della propria vita alla fine della quale v’è solo un fugace attimo di ristoro. È il riposo del guerriero arrivato dopo tanti, troppi scontri. Con gli altri e co se stesso. Con Kenbosho, con Yami e con o stesso Azrael. E quella breve frase ad irrompere così dolcemente nel silenzio di quella stasi in cui si stanno accarezzando e confidando gli illumina lo sguardo che, per quanto nero pece, è più luminoso del Sole stesso, irradiato dall’indomabile affetto che lo circonda e lo avvolge. < Mi piace- stare con te. > Le confessa di rimando, flebile ed intimorito dalla pesantezza stessa di ciò che ha appena pronunciato, che però non lo ha affaticato, anzi, gli ha donato nuova vita ancora una volta. Non è stare con lei nel senso più affettivo del termine, non è un legame o un’etichetta a cui dar nome, come per tanti giorni, settimane e mesi poteva esserlo quello che ha ricercato con e da Mekura, mentre era di un altro. È il primordiale atto di essere con Kaori. Di esistere assieme a lei, di sostare lo sguardo nelle perle che le decorano il viso, nell’indugiare con le mani sul suo corpo. È condividere quella realtà insieme, uno accanto all’altro, senza che niente abbia importanza oltre a quello. Resta silente ed ammirato nel sentire le direttive riguardo quel tatuaggio. Le iridi scure seguono il movimento della di lei mano a tracciare quel punto immaginario sul proprio corpo. Lo sguardo stesso freme nel posarsi sulla sua figura, nel carezzarla dolcemente con l’incedere dei propri occhi come ha già fatto ed a breve dovrà rifare con le proprie mani. < Yin Yang… > Ripete il soggetto di quel disegno per lui così semplice a livello di realizzazione, ma così pregno di significato. Annuisce semplicemente, andando a ricercare i guanti di lattice per indossare solo quello alla propria destra, con cui manipola gli strumenti per prepararsi a quel dipinto che andrà ad imprimere sulla nivea tela che lei gli sta offrendo. < L’interdipendenza di bianco e nero, bene e male, luce ed ombra- > Chiosa nell’atto di scegliere e montare l’ago adatto ad un lavoro così piccolo e dai tratti esterni fini e definiti < Al giorno segue la notte e poi, di nuovo, il giorno. È un concetto- > Si arresta e la mancina, priva di guanto, si allungherebbe verso i capelli umidi per raccoglierli sommariamente e spostarli sulla spalla opposta a quella su cui dovrà operare. È lento in quel movimento, attento a sfiorarne appena la cute ogni volta che può coi soli polpastrelli, disegnando l’immaginaria linea che sta percorrendo con le sole unghie lungo la nuca, il collo ed, infine, la spalla. < -affascinante. > olo a questo punto andrebbe ad indossare il guanto anche a proteggere la mancina ed a scegliere i colori appropriati. Bianco e nero. < Oh- sì che farà male. Potrebbe essere davvero pericoloso e doloroso in verità. Potrà ferirti in più momenti, perché è difficile ed impegnativo far combaciare e convivere quelle due parti, sebbene sembra sia estremamente naturale che stiano insieme. > E no, non è del tatuaggio che sta parlando. Dietro ognuna di quelle parole, pronunciate con tono serio e basso, oltre che con una forte nota di dolcezza, si cela un altro avvertimento e la silente richiesta di riflettere attentamente se valga la pena oppure no. < La buona riuscita di un’opera dipende sempre da quanto ti fidi dell’artista. > Terminerebbe il proprio discorso, infine, riportandosi in posizione dritta, armato del proprio strumento da lavoro il cui ronzio ancora non si diffonde nell’aria. La osserverebbe ancora una volta, in totale venerazione, gonfiando il petto per tentare di scaricare la tensione che sta avvertendo all’idea di posare le proprie mani su di lei in un contatto che *sa* servirà solo ad aggravare la propria dipendenza nei confronti di Kaori, la sua dolce sofferenza. < Voltati. > Direbbe infine, la voce tremante d’emozione, quella sensazione che prova irrimediabilmente nel guardarla troppo a lungo, così tanto da farlo soffrire quasi fisicamente al solo distaccare le iridi dalla figura della Hyuga. C’è affetto misto ad ammirazione, come un semplice umano davanti alla propria divinità, oltre che rispetto e riguardo nei suoi confronti, lo stesso che ha provato la notte precedente nell’impedirsi anche solo di sfiorarla prima d’esser certo che entrambi volessero, con lo stesso trasporto, unirsi ed amarsi in quelle ore sospese nel tempo. [ Chakra ON ]

17:09 Kaori:
 E' come se il tempo si fosse cristallizzato. Rimangono immobili, silenti, l'uno dinnanzi all'altro in una frazione di secondo che sembra quasi sospeso nell'eterno. Il tè rimane caldo nelle tazze disposte sul tavolo, intoccato. Kouki è al piano di sopra, probabilmente addormentata, in silenzio. La casa è immersa nella quiete della notte con Asia tranquillamente acciambellata nella stanza di Kaori, ai piedi del letto, occupando gran parte del pavimento. Le mani dei due permangono levate verso l'alto a sfiorare i loro volti con quella delicatezza solita di chi maneggia qualcosa di fragile e prezioso: come un meraviglioso soprammobile di finissimo cristallo che potrebbe frantumarsi in miriadi di miliardi di pezzi se solo fosse stato stretto un po' più forte. Eppure nessuno dei due è di cristallo. Fragili, sì, immensamente. Ma resistenti. Entrambi lo sanno, nessuno dubita della forza e della resistenza altrui eppure non di meno si sfiorano soltanto come se un tocco appena più deciso possa distruggere o sporcare l'altro. Più i secondi passano più Kaori sente di avere per le mani un'anima preziosa. L'anima di un guerriero formidabile e temibile, di una leggenda nata e cresciuta nel tempo e le cui gesta sono note ovunque nel mondo. L'anima di un uomo che ha dentro sé tanta luce quanta oscurità e tanta dolcezza quanta autorità. Un uomo che è capace di trattarla come Regina e sua pari al tempo stesso. Un uomo affaticato, stanco di ciò che la vita gli ha messo sul cammino fino ad ora ma che, nonostante tutto, non crolla. Ancor combatte e mai s'arrende, tenendo sulle labbra quel sorriso lieve che nasconde il tormento d'una stanchezza profonda. Per la prima volta si rende conto, realmente, di quanto differente egli sia da Raido. No. Di quanto differente sia ciò che *lei* sente per lui. Raido aveva significato molto per lei ed era stato la sua ragione per diversi anni. Aveva creduto fosse la sua Luna, l'anima capace di completarla e che avrebbe potuto affiancare chiudendo un occhio su quegli sbagli che, continui, ha ripetuto nel tempo. Ma adesso, qui, piccola sotto lo sguardo di Azrael, Kaori realizza quanto si senta b e n e. Una sensazione logica e naturale che con Raido ha sentito assai di rado in pochi attimi di tenerezza. Il Nara è per lei non un obiettivo, ma la strada da percorrere. Non una fine ma una storia da scrivere giorno per giorno, a due mani, insieme. Azrael è la sua via, è sicurezza e perfezione e quasi prova timore nei riguardi di questo sentimento che le fa battere il cuore. Timore nel dover -ancora- dire a Mekura la verità, ciò che ha iniziato a provare per lui, ciò che gli ha donato e di cui non si sarebbe mai potuta pentire. La voce di Azrael la raggiunge flebile, bassa, come un soffio che carezza il suo udito portando la Hyuga a sentire il cuore mancare un battito ed il fiato rimanerle mozzo in gola. Trattiene il respiro schiudendo le labbra, osservandolo con dolce sorpresa, prima di ritrovarsi ad aprirsi in un sorriso intenerito e quindi sentire un calore genuino irradiarsi dal cuore. < Anche a me piace- stare con te. > ammette a sua volta con la voce calda, bassa, un sussurro intimidito ma sincero che esce spontaneo dalle sue labbra mentre abbraccia la consapevolezza di sentirsi così a suo agio al suo fianco, ora. Felice di poterci anche solo semplicemente parlare, anche se fosse venuto a bussare alla sua porta solo per chiedere un aggiornamento sugli eventi degli ultimi anni. Le piace la persona in sé di Azrael, quel ragazzo capace di farla ridere, riflettere e spaventare nel giro di uno schiocco di dita o del-- lancio da una cascata. Non le piace semplicemente l'idea di aver condiviso con lui qualcosa di così intimo e importante, è semplicemente il potergli stare accanto come persona. La considera una fortuna inestimabile. Annuisce piano nel lasciar ricadere la mano lungo il fianco, Kaori, quando sente la voce di Azrael parlare del simbolismo di quel marchio che vuole farsi apporre sulla pelle. Freme silente nel notare la dolcezza dello sguardo ch'egli lascia scivolare sulla sua pelle e quindi lo nota indossare quel guanto, selezionare i suoi strumenti, prima di volgersi verso di lei per andare a scostare i capelli dalla zona ove sarebbe andato ad operare. Avverte il contatto scostante e lieve delle sue dita sulla sua pelle e ad ogni tocco il cuore si immobilizza nel petto al ricordo della sensazione di quelle stesse mani che risalgono le forme del suo addome nudo, del seno pieno. Cerca di scacciar via il ricordo e distoglie timidamente lo sguardo sentendo il respiro mutare fra le sue stesse labbra che, all'istante, vengono serrate per impedire all'altro di accorgersene. Deglutisce silenziosamente cercando di distrarsi, ponendo quella semplice domanda la cui risposta, però, giunge piuttosto-ambigua. Kaori rialza lo sguardo ed osserva le iridi dell'altro lasciandosi cullare dalla nota di dolcezza nel suo tono, dalla voce che cerca quasi di metterla in guardia, di proteggerla da una strada dalla quale potrebbe non esserci più ritorno. Come se fosse ancora in tempo per tirarsi indietro. Sostiene il suo sguardo col proprio senza alcuna traccia di un sorriso o di timidezza, decisa e determinata nel suo sguardo mentre, inspirando a fondo, va alzando di poco la testa con fierezza. < Non ho paura del dolore. > dice con voce bassa ma sicura, stabile, guardando l'altro in volto, ignorando totalmente il probabile dissenso che l'altro potrebbe esternare in risposta al suo dire, lui che del dolore ha fatto la propria arte. < Non, soprattutto, quando vale la pena di sopportarne un po'. > continua stringendosi nelle spalle, ritrovandosi a sorridere solo a quel punto nell'udire quelle ultime parole da parte di Azrael. < Allora preparati a dar vita al lavoro della tua vita. > chiosa con dolcezza, teneramente, a volergli far intendere quanto profondamente si fidi di lui. Quanto realmente creda in lui, nei suoi occhi brillanti, nelle piccole dimostrazioni che le ha offerto nel tempo. Ha creduto in lei quando altro non era che una povera piccola deshi sconosciuta e si è ricordato di lei una volta tornato dall'Inferno. Si è ricordato di ogni più piccola cosa, di ogni promessa, ogni battuta. E l'ha amata come Kaori non è stata amata mai donandole un tenero buongiorno, ogni suo pensiero. Ed ora eccolo qui, a donarle il suo più grande segreto, a donarle la sua arte. La Hyuga non vacilla, non si tira indietro. Ha fede in lui. E attende impaziente, *bisognosa*, il momento in cui la sua mano sarebbe andata a posarsi sulla sua spalla, la sua pelle, fino a quando quella parola non arriva come un pugno allo stomaco. < Nh..! > Rievoca ricordi spiacevoli, una situazione umiliante, dolorosa, e ancor più doloroso arriva il confronto fra il tono dolce e premuroso che il Nara adotta con lei e quello sfuggevole e quasi viscido di un Raido che non ha trovato di meglio da dire in risposta al suo amore. < ... > "Voltati" la voce dell'Oboro risuona nella sua mente nitida come se fosse appena giunta al suo orecchio. Voltati così da non mostrarmi i tuoi occhi speranzosi, voltati così da non dover vedere sul tuo volto l'effetto che il mio egoismo ti fa. Voltati perchè non posso leggere nei tuoi occhi quel tuo sciocco amore mentre cerco da te solamente mera soddisfazione. Nella sua mente, come un flash indesiderato, si staglia l'immagine di quella notte. Una casa buia, la luce del solo camino a delineare le sagome di due corpi sul pavimento. Una Kaori dal kimono aperto sul suo corpo, slacciato e largo sulla pelle, ed un Raido che pronuncia quel termine con il chiaro intento di voler semplicemente prendere altro da lei. Ma lei non ci sta. E col suo "No." il flash viene scacciato via e lo sguardo della Hyuga s'abbassa mentre, a labbra strette, si volta stringendo l'inferiore fra i denti a capo chino. Dona ad Azrael le spalle deglutendo con la bocca riarsa, l'imbarazzo ad assalirla e la mancina ad abbassar la vestaglia di modo tale da lasciar scoperta la spalla destra pur senza privarsi della veste di dosso. Rimane coi capelli umidi raccolti su una spalla e l'altra nuda, scoperta lungo l'intera scapola sotto lo sguardo del Nara con la speranza che l'altro non abbia sentito, non abbia visto quel momento così umiliante e triste della sua vita.

11:18 Azrael:
 È in una casa, è sera ed il tempo scorre, il vapore si alza dalle tazze ricolme di tè fumante, la dimora immersa nel silenzio interrotto unicamente dalle loro voci, dai loro respiri e dal lontano russare di Asia e d il respirare di Kouki al piano superiore, ma quel che percepisce il Nara è totalmente diverso. Gli pare di galleggiare nell’Etere, nello spazio siderale e freddo, buio e statico. Non un rumore a diffondersi all’interno di quel vuoto assoluto. Non v’è altro che pace e silenzio e quella bolla di puro benessere i cui confini sono tracciati dai loro confini, fusi in un abbraccio e persi nell’immensità dell’Universo stesso. Galassie e supernove a far loro da sfondo, fin troppo piccole ed insignificanti rispetto alla profondità ed all’immensità di ciò che Kaori gli fa provare con anche solo un – apparentemente superfluo – battito di ciglia. Una semplice carezza, quella confessione reciproca ed all’interno del cuore del Dainin si irradia un calore ed una luce che farebbe impallidire il Sole stesso, bench* sia la stella più luminescente a loro conosciuta, e farebbe apparire il Cosmo stesso un po’ più minuto. Freme nel petto il desiderio di baciarla ancora e ancora e ancora, imprimendo il sapore e la consistenza delle labbra della Hyuga nella propria memoria, nella propria anima per l’eternità per non dimenticarla finché il proprio cuore avrà la forza di emettere anche un solo battito. Finché avrà vita e fiato. E potrebbe giurare sulla propria stessa esistenza la veridicità di quelle parole. Gli piace stare con lei, prendersi senza fatica un posticino nella vita di Kaori ed, al tempo stesso, farle spazio nella propria. Senza difficoltà o particolari patemi d’animo, ma semplicemente- lasciandosi e lasciandola scorrere così come sembra tracciato dal Destino. Ora sarebbe il momento di cessare le proprie elucubrazioni e di sgomberare la mente per concentrarsi, tenere la mano ferma e dipingere su quella candida tela la propria arte come fosse una delle opere più importanti che abbia mai avuto l’onore di imprimere su qualcuno, per quanto – unicamente parlando di realizzazione tecnica – sia un disegno semplice. Tanto basilare quanto antico e pregno di significato da ricercare sia nelle tradizioni da cui ha avuto origine secoli or sono, sia nella storia del Nara e della Hyuga, in quegli occhi d’onice incatenati a quelli di perla. A questo starebbe pensando, prima che, non appena ha terminato quell’ultimo dire, quella singla ed innocente parola, almeno all’apparenza, lei esegue il movimento, ma un pensiero la folgora. Un lampo che si irradia anche nella mente del Dainin, che lo colpisce e lo porta a sgranare gli occhi, le iridi ad incupirsi in un misto imprecisato di emozioni. Rabbia, perlopiù, ma anche vergogna, una strana parvenza di gelosia e profondo rammarico. Non avrebbe mai potuto immaginare che una parola, un semplice isieme di fonemi e sillabe, potesse scatenare in Kaori quel ricordo la cui umiliazione è talmente bruciante da trasmettersi anche nell’animo cupo del clannato delle ombre. La mascella a serrarsi in una incontrollata furia, i denti talmente stretti da rendere il loro digrignare e quasi scheggiarsi tra di loro ben udibile, le mani tremanti per il puro istinto di cancellare col sangue un’onta subita, probabilmente, quando egli stesso non era ancora tornato al mondo. Come? Come ha potuto? Ferire ed umiliare in tal modo una donna che, con tanta chiarezza e tenerezza, gli ha aperto il proprio cuore, lasciandogli la possibilità di nutrirsene liberamente. Come ha potuto un desiderio carnale essere più forte, talmente forte da schernire quel puro e semplice desiderio di ricongiungere i loro cuori che, un tempo, palpitavano l’uno per l’altro? Domande a cui non dà realmente voce, se non nei propri pensieri, di cui si stupisce nell’attimo stesso in cui vengono generate. È così strano che proprio a lui, ad Azrael Nara, pare così bestiale e quasi criminale un atto di cui lui è stato così tante volte protagonista, con infinite persone, donne o uoini che fossero. Percepisce l’odio che monta nei confronti di Raido e lo rivolge anche a se stesso, lasciandosi avvolgere da un proondo senso di colpa, a cui si contrappone il desiderio di rivalsa, di rimediare a quell’atto che gli sembra avere davvero poco di umano. La voglia di avere una seconda possibilità per se stesso e di darne una a Kaori o, quantomeno, provarci. Si sporgerebbe verso di lei, cauto e lento, a stento un filo di fiato caldo le si riverserebbe sull’incavo tra spalla e collo, lasciati scoperti dall’assenza della vestaglia. < Dovrò chiederti di farlo di nuovo, mentre lavoro. Patirò davvero l’impossibilità di guardarti negli occhi. > Allungherebbe il proprio busto per arrivare a sfiorarle il collo con la sola punta del naso, dato che con le mani non gli sarebbe possibile. < Mi spiace. Che tu abbia dovuto subire una simile dimostrazione di brutalità e che io abbia scatenato in te quel ricordo. > Le lascerebbe un leggero bacio a fior di pelle, accendendo la macchinetta con la mancina, nella speranza che il ronzio la riporti alla realtà, con lui e non con l’Oboro. < Ma “Voltati” è solo una parola, sta a te decidere cosa associarvi. Non può farti del male, se non glielo permetti. Spero davvero tu possa ricordarti di questo momento, la prossima volta che la risentirai. > Porterebbe la destrorsa alle labbra, tirando coi denti il guanto dalle proprie dita per avvolgerle il braccio attorno al busto e premerle due dita, indice e medio, sulle labbra. Ad intimarle di non far troppo rumore, per aiutarla a soffocare quel po’ di dolore che sentirà. < Ci sono io con te, adesso. > E detto ciò si rimetterebbe dritto. Per avvicinarle la macchinetta alla pelle e premerla leggermente. In prossimità della scapola dovrebbe far più male del solito, per cui indugia appena, per lasciarla abituare al dolore iniziale, ma di certo sopportabile. [ Chakra ON ]

12:31 Kaori:
 Non c'è parola che possa descrivere meglio come Kaori si è sentita in quell'occasione se non umiliata. Usata, illusa, sfruttata. E sì che avrebbe dovuto capirlo considerando che l'altro non aveva mai fatto mistero del suo voler tornare da Fumiko, ma come avrebbe potuto mai credere che dopo quello che i due avevano condiviso Raido potesse seriamente cercare il suo corpo solo per sopperire alla mancanza di quello della Senjuu? Il semplice pensiero non aveva mai neppure sfiorato la mente della Hyuga che, al realizzare l'accaduto, si era sentita pervasa da una tale delusione da sentirsi ella stessa una sciocca. E di nuovo adesso si sente una stupida per aver permesso a quel ricordo di farsi largo in lei, di straziare la tenerezza di quel momento che promette invece di donarle tutta la dolcezza ed il rispetto che merita. O che si augura di meritare. Ed è così travolta e sorpresa dall'ondata di rancore ed imbarazzo che nutre nel fondo dello stomaco da non rendersi immediatamente conto del fiorire della stessa rabbia nella mente altrui. Non avverte chiaramente i sentimenti contrastanti di Azrael nello scorgere un simile scorcio del suo passato -neppure troppo lontano-, non avverte nitidamente la sua rabbia ed il suo fastidio sentendo quei suoi sentimenti mischiarsi e fondersi ai propri. La rabbia di lei è la rabbia di lui e il senso di fastidio ed umiliazione diventa unico per entrambi. Stringe il bicipite destro con le dita della mancina cercando di scacciare quei pensieri dalla sua mente fino a quando non avverte la presenza di Azrael farsi più vicina. Il calore del suo corpo vicino al proprio, il suo respiro a sfiorare la pelle che dalla spalla risale lungo la gola. Può percepire la sua testa sporgersi su quel lato, la sua voce a raggiungere l'orecchio, bassa, roca. Kaori ruoterebbe appena il viso per incontrare il suo sguardo, quegli occhi che durante il procedimento non si sarebbero riflessi gli uni negli altri. < Va bene. > mormora semplicemente annuendo piano col capo, quasi come una brava bambina che obbedisce alla guida mostratale da un maestro. Distoglie nuovamente lo sguardo, quasi incapace di sostenerlo per via della scena comparsa nella sua mente ed avverte la sensazione del suo naso andare a toccare il suo collo con delicatezza. La voce di Azrael arriva, morbida, dolce, sincera, portandola a sobbalzare appena nel realizzare che lui sa. Ha visto. E odia che lui sappia. Che abbia potuto notare la debolezza di lei in un frangente così... frustrante. Così delicato. Deglutisce stringendo maggiormente la presa delle dita sul bicipite sentendo le nocche sbiancare e le punte delle dita arrossarsi per lo sforzo. Scava con i polpastrelli nella carne attraverso il tessuto della vestaglia, le unghie a graffiare la pelle senza toccarla direttamente. < Non importa. > chiosa Kaori dopo poco, deglutendo, umettandosi le labbra. < E' passato. Mi spiace che abbia dovuto vederlo. Dev'essere stato penoso. > Stringe il labbro inferiore fra i denti, a sguardo basso, tenendogli le spalle, senza voltarsi a guardarlo, incapace di cercarne le iridi. Si perde in quel senso di umiliazione fino a quando la sensazione delle sue labbra sulla pelle non la carezza ed il ronzio improvviso della macchinetta non ne reclama la più completa attenzione. Al sentire il suono continuo e basso di quell'aggeggio, l'idea di un tatuaggio non sembra più così brillante. Si irrigidisce appena quasi come a volersi preparare al contatto, fino a quando non sente Azrael rassicurarla nuovamente portandola ad inspirare a fondo e rilasciare solo ora la pressione delle dita sul braccio, dei denti sulle labbra. Come se si sia tolta improvvisamente di dosso un peso che ha portato con sé fino a quel momento. < Non voglio dimenticare. > ammette alla fine Kaori con un sospiro pesante. < Per quanto deludente si sia rivelato, per quanto... fallimentare sia stato questo rapporto alla fine, non voglio dimenticare. Ma non voglio che questi ricordi influenzino il mio futuro. > continua alzando appena la testa, raddrizzando la schiena. < Voglio conservare questi ricordi. E crearne di nuovi. > Esita un istante soltanto prima di aggiungere: < Con te. Se- vorrai. > Ammette sentendo il viso arrossire appena prima di avvertire le dita di Azrael posarsi sulle sue labbra chiuse. Sgrana appena gli occhi, sorpresa, sentendo il cuore impennare. E quindi con quell'ultimo dire del Nara nelle orecchie la Hyuga si ritrova a sentire improvviso un dolore bruciante e acuto alla spalla, l'ago della macchinetta a penetrare la pelle, a pungere, pizzicare, bruciando. Gli occhi si allargano, i muscoli si irrigidiscono d'istinto e le labbra si richiudono di colpo sulle dita di Azrael mordendo la sua pelle in un moto istintivo e incontrollato per soffocare contro la sua carne quel gemito di dolore salito dal petto alle labbra. Il respiro si fa corto, il battito accelerato, e dunque ecco che la ragazza andrebbe a deglutire tentando di richiamare all'altezza della mente le energie psichiche nate dall'evolversi delle esperienze, dei ricordi e degli allenamenti della ragazza. All'altezza del ventre richiamerebbe invece l'energia accumulata nel proprio corpo a seguito della disciplina a cui si è sottoposta negli anni. Estrarrebbe la forza dei muscoli, delle ossa, della carne, addensandola nell'addome. E solo a quel punto porterebbe queste due forze ad incontrarsi tramite un moto rispettivamente discendente ed ascendente fino a fondersi e polimerizzarsi all'altezza del plesso solare per divenire una unica energia nota come chakra. Al risvegliarsi di questa forza -se vi fosse riuscita, Kaori dovrebbe sentire il dolore molto meno penetrante, una sensazione più simile a un continui pizzicore fastidioso che, tuttavia, la porta a rilasciare la presa dei denti contro le dita di Azrael. E al posto del dolore, in lei, si fa largo la sensazione del sapore della pelle del Nara sulla sua lingua. Una sensazione inebriante, provocante, che solletica quell'appetito a stento trattenuto. [Impasto chakra]

18:08 Azrael:
 I brividi che vede e sente al proprio sfiorare la pelle di Kaori, quella tensione che si scioglie, il suo rimarcare così tanto il fatto che vuole costruire davvero qualcosa con lui. Insieme. Tutto quello non può che far nascere un tenero sorriso tra le rosee chiuse per mantenere il guanto di lattice mantenuto tra gli incisivi, che gli pende giù dal mento. Non può parlare, ma di certo non è l’unico modo che hanno per comunicare “Non si tratta di dimenticare. Ho lottato per tutti questi anni proprio per non lasciare che tutti i miei ricordi si dissolvessero con me.” Le proposte di Kenbosho gli riaffiorano alla mente, si affollano, rimarcando la sua richiesta di cancellare Azrael dalla faccia della Terra, modificando così il destino di tutti quelli che hanno avuto la sfortuna di incrociare il loro cammino col proprio. “Si tratta solo di- sostituirlo. Chiudere quel capitolo ed aprirne un altro. Scriverne un altro.” Una piccoa pausa, nel sentire la presa dei suoi candidi denti sulle dita che smorza quel sorriso per far posto ad un sospiro fremente, che gli vibra in gola bramoso ed affamato. “Lo voglio. Dio, se lo voglio.” La mancina va intanto a tracciare un perfetto cerchio, lenta imprime su quella nivea pelle l’inschiostro, in modo che le si imprima sottopelle. Divide le due metà con una linea che sinuosa marca il confine tra luce ed ombra, fornendo uno scheletro a quel picccolo disegno. Le dita della destrorsa, invece, fremoso sulle di lei rosee, lo sguardo alle sue spalle si incupisce, diventando profondo così come Kaori ha potuto vederlo solo in quella magnifica notte passata assieme. E si spingerebbero tra le labbra della Hyuga, sebbene non ve ne sia alcun bisogno effettivo. Le premerebbero, ne saggerebbero la consistenza, tenterebbero di frapporsi tra loro a permetterle di assaggiare ancora la propria candida pelle. Non aggressive, ma semplicemente desiderose di immergersi in quel contatto che tanto lo distrae, quanto lo rende concentrato sul disegno che sta compiendo sulla tela che ha innanzi a sé. Il respiro si fa mozzo in gola, addensandosi nel petto, mentre la penna va ad inchiostrare ancora la spalla della donna, di quella che vuole sia la *sua* donna. “Fa male?” Le domanderebbe utilizzando il sigill dell’empatia che li lega, sebbene gli è sempre sembrato superfluo, per via dell’innata connessione che percepisce di avere con lei. “Vuoi che smetta?” Le chiederebbe ancora, finendo di tracciare i contorni del disegno per andare a cambiare obiettivo, nell’atto di sfumare di nero quella metà che, sente, lo rappresenta appieno. Il buio e le tenebre. In cui v’è quella singola scintilla bianca. Come bianca e pura è la luce che gli si è accesa nell’animo col miracoloso e provvidenziale avvento dell’angelica figura su cui sta posando le proprie mani, i baci e la propria arte. E la desidera. Desidera ardentemente ogni singola parte di Kaori. Anima e corpo. Cuore e mente. È tutt’altr che un mero bisogno della carne, tutt’altro che quel bestiale desiderio di svuotarsi che ha sentito così vivido in Raido in quell’umiliante momento che lo distrugge e gli fa provare una rabbia che, in questo mometo, sta trattenendo solo perché le proprie mani non siano soggette a tremori. Unicamente perché vuole distaccarla da quel pensiero e qei ricordi persostituirli con quelli che stanno pezzo dopo pezzo mettendo insieme. Adora il sapere di poter sciogliere quella sua tensione e adora quell’atto che gli sta permettendo di imprimersi permanentemente sulla sua cute. È l’opera che sta dipingendo con maggior passione ed impeto, che lo sta ispirando di più, che più lo sta facendo sentire artista. Ma, si sa, l’importanza e la bellezza di un’opera è proporzionale a quella della Musa a cui è dedicata. [ Chakra ON ]

18:16 Kaori:
 La voce di Azrael sembra giungere al suo udito come un canto sacro. E' una carezza che le dà conforto, che le offre comprensione, aiuto e l'avvolge come una calda coperta nel più gelido inverno. Cerca di farle capire come affrontare al meglio queste esperienze più amare senza far torto a tutto ciò che negli anni l'ha portata ad essere la Kaori che è adesso, sotto le sue mani. Lei ascolta, tace, non interrompe quel suo lento verbiare ritrovandosi semplicemente ad annuire piano nell'accogliere quel suo dire. < Nel bene e nel male... siamo quello che siamo grazie a ciò che abbiamo vissuto. Ai ricordi che abbiamo con noi. Dimenticare non è mai la soluzione... equivale a- fuggire. > mormora lei pienamente convinta di quelle sue parole pensando a quanto sarebbe stato impossibile per lei dimenticarlo. A quanto sarebbe stata triste se, nel ritrovarlo, avesse scoperto che Azrael non si ricordava di lei. Di quei pochi, brevi attimi della loro vita in cui le loro anime s'erano incrociate. Le rosee si distendono in un sorriso mesto, intenerito, quando le parole dell'altro arrivano alla sua mente: non sa esprimere quanto intensamente desideri la possibilità di poter scrivere questo nuovo capitolo della sua vita assieme a lui. Guidare la mano del Nara sulla tela bianca che è lei stessa per permettergli di scrivere la loro storia fino a quando sarebbe stata la medesima per entrambi. E a quel punto non può fare a meno di avvertire quel sospiro librarsi dalle sue labbra, riverberandosi lungo la gola. Avverte la sua voce nella propria mente, quella sorta di disperato consenso nel volerle rimanere accanto. Una frase che esprime quasi l'urgenza di affermare un bisogno che le toglie il respiro, che le fa saltare un battito. Tenta di non stringere nuovamente i denti sulle sue dita sentendo il bruciore della macchinetta sulla pelle decisamente più sopportabile grazie all'aiuto del chakra appena richiamato. Sebbene sia ugualmente una sensazione dolorosa, il confronto col dolore provato poc'anzi rende questo molto più sopportabile. Quasi leggero. Avverte l'ago pizzicarle la pelle, tingerla, muoversi in tondo sulla sua scapola formando la base di quel simbolo che vuole marchiato per sempre sul corpo. Ed ogni sensazione par quasi amplificarsi quando la lingua della Hyuga va sfiorando le dita di Azrael nella sua bocca. Avverte quella sorta d'intrusione e l'accoglie quasi adorante sfiorando la sua pelle con la lingua, con le labbra, perdendosi in quel semplice fare per non pensare al dolore che le si insinua nella carne della schiena. Un dolore che si mescola al piacere della vicinanza di lui, un piacere puramente mentale: la sensazione di avere la sua mano a soffocare la sua voce, il suo corpo così vicino da percepirne il calore mentre lei non indossa altro che una semplice vestaglia, la consapevolezza di venir letteralmente marchiata dalla sua arte, come se l'indecisione di quei mesi in merito a quel tatuaggio l'avesse frenata perchè il destino aveva voluto che fosse la sua mano a incidere la sua pelle. E la premura di Azrael arriva tenera alla mente mentre si assicura che il dolore sia sopportabile, mentre il disegno prende vita e forma sulla sua pelle. E Kaori che, d'istinto, istantaneamente, replica senza pensare. "Continua. Non fermarti." un ordine che sa di supplica, una richiesta imperante che pone alla Hyuga nuove domande. E' solo del tatuaggio che sta parlando? O v'è molto più di questo dietro la sua richiesta? Magari il desiderio di continuare ad averlo accanto. Il desiderio di vederlo continuare a cercare la sua attenzione, cercare di sorprenderla in ogni suo gesto: che sia esso piccolo e semplice come quel disegno o ben più teatrale e grandioso come il precipitare da una cascata senza fine. Non fermarti. Non andare. Non smettere di sorprendermi. Forse... forse è questo ciò che vorrebbe dir davvero. Forse è questo che s'agita nel suo cuore mentre la mano di Azrael continua ad imprimere su di lei quel simbolo e le sue dita si fan largo fra le sue labbra danzando con quella lingua che, audace, ne ricalca le forme, i confini, con esasperante lentezza. "Mi-piace che sia tu a farlo. A star imprimendo la tua arte sulla mia pelle." ammette mentalmente, deglutendo, schiudendo piano le rosee per alitare un sospiro fremente sulle sue dita, trattenendo un gemito sommesso di dolore per via della sensazione della macchinetta che sta tingendo la sua pelle di quel nero che tanto le ricorda l'ombra attorno a sé. "Sarà un segno indelebile del tuo passaggio nella vita. Il ricordo concreto ed eterno della tua presenza al mio fianco questa notte." [chakra: on]

12:04 Azrael:
 Altro non può che proseguire con la propria opera, col vergare sulla pelle di Kaori il proprio estro con dovizia, venerazione, impegno e- amore. L’ago scorre sulla lattea epidermide, tingendola di nero, il nero dei propri occhi, il nero che si contrappone alla luce, a quel bianco che, terminata la prima metà del disegno, si appresta a completare il perfetto quadro che sente così intimo e legato a loro. Alla loro storia, più che alle tradizioni da cui lo Yin Yang ha avuto origine. Solleva la mancina dalla pelle della giovane e, seppur con uno sforzo di volontà che on avrebbe mai pensato di avere, sfila dolcemente la destra dalla presa delle labbra della Hyuga. Il fiato gli trema nel petto, i denti stretti attorno al lattice del guanto, che viene fatto cadere al suono a quella sua risposta mentale. No, mai avrebbe avuto né la forza né la voglia di fermarsi. E, ancora, no- non era solo all’atto di imprimersi sulla di lei spalla ciò a cui si riferiva.c’è sempre molto di più nelle proprie parole, sempre un sottotesto da leggere, che solo Kaori potrà intendere, avendo dimostrato una capacità di comprendere i Nara in una maniera sorprendente, da togliere il fiato. Eppure è passato così poco tempo, non hanno una vera e propria storia da raccontare, un vero e proprio legame a cui dare un nome specifico- ma è lì. Nell’aria, tra loro a fare da sfondo e sottofondo ad ogni loro parola, ad ogni pensiero, ad ogni gesto e persino ad ogni battito dei loro cuori che, all’unisono, scalpitano l’uno contro l’altro. E si insinua sottopelle, come l’inchiostro che sta espandendo sulla sua cute. Si sporge sul tavolo a raccogliere un contenitore di tinta bianco perla, la mano non più fasciata dal guanto regge la macchinetta, mentre l’altra cambia la penna con cui proseguire l’operato. Tre sottili punte poste in verticale, adatte per le sfumature. Andrebbe quindi ad intingere nel colore, prima di riportarsi rivolto alla schiena della Hyuga < Ti darà ancora un po’ fastidio, ma resisti. Ho quasi finito, mh? > Si sporge, per poterle osservare il viso, le labbra incurvate in un piccolo sorriso pieno di tenerezza ed attenzione. Una cura che mai ha posto nel semplice atto di tatuare, una cosa che ha sempre fatto, in parte, solo per soddisfare il sadico piacere che prova nell’infierire su un corpo inerme. Il potere di avere la possibilità di infliggere un dolore immane . fino al punto di paralizzare una persona, solo con un gesto troppo affrettato della mano. Una sensazione che gli ha sempre consentito di esercitare un potere che nutriva la parte più perversa del proprio animo, in quegli istanti in cui il Nara è la sola cosa che divide una persona dalla morte, dal dolore o da una vita infelice e segnata in eterno dal proprio volere. Tutte percezioni che non sente in questo istante, per la prima volta convinto di starsi offrendo totalmente a lei. Unicamente per farle del bene e mai – M A I – per farle del male. Il solo pensiero lo tortura più di quanto egli stesso potrebbe mai aver fatto nella propria esistenza. Prenderebbe, quindi, a sfumare il colore nell’altra metà del perfetto cerchio, andando ad unirlo nella parte opposta. Definiti, eppure indissolubilmente uniti. Ogni metà a condividere una parte di sé nell’altra, poiché nulla è totalmente bianco o nero, ma in ogni zona d’ombra v’’è sempre una scintilla di luce e viceversa, nella luce v’è sempre della tenebra. Solleverebbe dunque, adesso, il pennino dalla pelle della Hyuga, scorrndo con le iridi le linee di quanto ha appena creato < Mmh- credo di non aver mai pensato d’aver fatto un tatuaggio più brutto della persona che lo porta. > Inclinerebbe il capo leggermente sulla sinistra, lambendo il proprio labbro inferiore tra i denti, prima di dischiudere nuovamente le rosee e tornare a proferire parola < Ma, a quanto pare, l’impresa era fin troppo impossibile, persino per me. > E. detto ciò, andrebbe a riporre gli strumenti nella loro iniziale postazione, traendone un fazzoletto dalla confezione che li mantiene sterili per passarlo delicatamente sulla cute, a togliere il colore in eccesso e quelle poche stille di sangue che potrebbero esserne fuoriuscite. [ Chakra ON ]

10:08 Kaori:
 Il bruciore s'arresta, l'ago cessa di martoriarle la pelle e un breve attimo di sollievo va posandosi sulla sua spalla arrossata. Il disegno trova il suo spazio sulla sua pelle d'avorio, incompleto, imperfetto. Una metà terminata e nitida, l'altra appena abbozzata, bisognosa d'esser terminata. Le dita di Azrael scivolano via dalle labbra della Hyuga che, schiudendo le rosee, lo libera della sua silente stretta avvertendo il gelo dell'assenza della sua pelle nella bocca. Richiude le labbra, umettandole, ruotando solo in parte il viso dietro di sé, oltre la spalla scoperta, la chioma violacea a pendere ancora -raccolta, sull'altra spalla. Osserva Azrael, il suo protendersi verso il tavolo, quel suo lavorare in modo attento e preciso, meticoloso, mentre cambia gli aghi e i colori attento a non contaminare mai alcunché con un contatto diverso da quello dei guanti che ha portato con sé. E' bellissimo. Mentre si occupa di qualcosa che ama, in cui è bravo, è semplicemente bellissimo. Sembra essere spontaneo, genuino, mentre lavora per qualcosa che avrà fatto mille e mille volta, mentre forse si rilassa in quel semplice fare votato a lei. Kaori ripercorre con le iridi color perla la bellezza dei suoi lineamenti, i capelli scuri ribelli, il naso dritto. Si perde in quella figura che in così poco tempo è divenuta per lei- essenziale. Ed è assurdo ed è folle e non ha senso ma- non vuole perderlo. Non sa definire quello che c'è fra loro, non sa come quel- qualcosa si sarebbe evoluto, ma sa che la presenza del Nara al suo fianco le dona quel senso di pace e completezza che non ha mai avvertito prima. Si sente felice, serena, a suo agio mentre Azrael si muove attorno a lei, in casa propria. Le piace il modo in cui riempie la stanza ed il suo intero campo visivo, il modo in cui non riesce a vedere altro se non lui e quello sguardo che si scontra deliziosamente col proprio. Bianco e Nero la contrapposizione più antica e banale del mondo. Luce ed ombra, giorno e notte. E solo i Kami sanno quanto sarebbe felice di condividere con lui ogni notte a venire. Anche solo parlando, anche solo scoprendo piccoli altri scorci del suo passato, del suo essere. Anche solo distesi in silenzio a dormire o a chiacchierare come sciocchi di pettegolezzi da paese. Con Azrael potrebbe fare qualsiasi cosa. Lo vede voltarsi nuovamente verso di lei, sporgersi oltre la sua spalla mostrandole quel piccolo sorriso premuroso che le fa mancare un battito. Kaori ricambia il gesto con una tenerezza disarmante prima di schiudere le rosee e mormorare qualcosa a sua volta. < Prenditi tutto il tempo che ti serve. Non mi fai male. > L'ago non le fa male, la pressione della macchina sull'osso non fa male, la situazione non fa male. Lui non fa male. Azrael è un balsamo lenitivo di ineguagliabile potenza. E Kaori potrebbe finire con l'abituarsi agli effetti benefici della sua vicinanza, dei suoi gesti impossibili, di quelle sorprese inaspettate che la fanno sentire preziosa. Potrebbe abituarsi al tono premuroso di lui, al modo in cui è capace di scherzare e prendersi cura di lei come se fosse la cosa più naturale del mondo. E, almeno per lei, Dio, lo è. Parlare con Azrael è quanto di più semplice abbia mai fatto in tutta la sua vita. Chiacchierare con lui, scherzare con lui, persino- fare l'amore. Ogni cosa viene fuori con una naturalezza disarmante e la lascia semplicemente senza respiro. Come se fosse nata per questo, per fare ogni cosa con lui. Per lui. Lascia che la macchinetta torni a pungerle la pelle stringendo le labbra in una linea sottile, inspirando a fondo, ruotando il capo così da tornar dritta, catturando il labbro inferiore fra i denti per scaricare la sensazione fastidiosa dovuta alla pressione degli aghi sulla pelle. Deglutisce, attende, respirando lentamente così da sopportare meglio quello che non è altro che un dolore trascurabile e misero rispetto a quello provato in ben altre occasioni. Lascia che l'inchiostro tinga la sua pelle fino a quando non avverte la pressione svanire liberandola di quel tocco. La voce di Azrael riempie il silenzio della stanza catturando l'attenzione della Hyuga, arrivando persino a strapparle una leggera risatina. < Forse perchè non hai potuto far sfoggio del tuo estro artistico. Forse era un disegno troppo semplice. > chiosa Kaori con voce bassa, leggera, ruotando nuovamente il capo oltre la spalla giusto in tempo per vedere il ragazzo prendere un fazzoletto e quindi ripulire morbidamente la zona di eventuali sbavature e di piccole tracce di sangue fuoriuscite durante l'operazione. < Grazie. > mormora lei ricercando ora il suo sguardo, timidamente, distendendo di poco le labbra verso gli estremi in un sorriso mesto, pacato. < Posso toccarlo? Voglio dire, posso poggiarci i vestiti sopra o devo lasciare la zona- libera?> chiede un po' impacciatamente non sapendo bene come effettivamente bisogna prendersi cura della pelle martoriata dall'ago di un tatuatore. La domanda però le sembra quasi imbarazzante, come se potesse venir fraintesa lasciando intendere intenzioni molto diverse dalla semplice natura del suo quesito. Intenzioni sicuramente non spiacevoli, certo, ma che l'altra non è propriamente tipo di esporre in tal modo. Troppo pura, troppo timida, troppo- goffa per esser capace di rivelarsi così sfrontata e diretta in una situazione così poco definita. [Chakra: on]

11:17 Azrael:
 Gli occhi scure come una notte senza stelle, ma luminosi come il più lucente degli astri viaggiano tra l’opera appena completata e la Musa che lo ha ispirato. Si tratta di un disegno piccolo, semplice, non un grande affare per quel che riguarda un artista come il Nara, eppure che lo ha tenuto impegnato come un quadro di dimensioni mastodontiche, con la stessa cura e dovizia che avrebbe richiesto una scultura cerimoniale o un’aria lirica di epocale importanza. Tutto questo, unicamente per Lei. La *sua* Kaori. La destrorsa va sfilando il guanto in lattice dalla mancina, che dispiega e ripiega le falangi un paio di volte per riabituarsi alla sensazione di non avere quella sterile protezione a rendere sicuramente più sicuro il proprio operato, ma che ha impedito il contatto diretto con la pelle della Hyuga. Un contatto di cui ha sentito la disperata mancanza per tutto il tempo. La punta della lingua va ad umettare le rosee sottili ed inaridite dal fiato sospeso per non far subire il minimo tremore all’arto impegnato nella realizzazione del disegno. < Dubito che, qualunque fosse stato il soggetto, avrei potuto superare la bellezza della mia ispiratrice. > Mormora a mezza voce in quella che è quasi una confessione intima. < L’arte è la mia passione, prima ancora che il mio lavoro e mai- mai mi sono sentito quasi in difetto, incapace di perfezionare ancor di più la mia tela. > Termina il proprio dire, sollevandosi per riergersi dritto sulle proprie leve inferiori, tendendole la mancina per aiutare la giovane a fare lo stesso. Ne ripercorre i lineamenti che tanto ha agognato in quegli interminabili minuti in cui ha dovuto costringersi alle di lei spalle, un sorriso di pura gioia e venerazione ad incurvargli gli angoli delle labbra, snudando le bianche arcate dentali. < Andiamo di sopra, ti faccio vedere come devi trattarlo nei prossimi giorni. > Prosegue, riferendosi alla maniera per non rischiare di infettare la zona resa più sensibile dal passaggio dell’ago e dall’immissione dell’inchiostro sotto la cute, oltre che per non far sbavare i colori che devono ancora essere ben assorbiti dall’epidermide. Si china a raccogliere le ultime cose utili nella valigetta, un tubetto di crema lenitiva e della pellicola trasparente con cui proteggere il piccolo simbolo impresso sulla spalla della Hyuga. Vengono retti dalla destra, mentre la mancina è ancora protesa per essere raccolta e consentirgli di accompagnarla nelle sue stanze. < Poi dovremmo parlare del pagamento- hai con te due milioni di ryo? Sono piuttosto caro, come artista. > Ridacchia, in evidente tono di scherzo, nell’atto di dirigersi e dirigerla nella camera in cui il Dainin è già stato quella sera, per lasciarle il suo primo regalo, e poi nelle mattine successive, semplicemente per portarle la colazione nella speranza di farle iniziare bene una delle tante durissime giornate di lavoro. < No, assolutamente non puoi poggiarci i vestiti, non senza le adeguate protezioni. > Chiosa durante il tragitto, scandendo quelle parole nella maniera più professionale possibile. < Sarebbe meglio se togliessi la vestaglia, così ti mostro come non rovinare il tatuaggio. > Termina il proprio discorso dinanzi la porta della camera della padrona di casa, ove entrerebbero entrambi per terminare quella contrattazione lavorativa. [ END per entrambi, ggwp. ]

Azrael si presenta a casa di Kaori per farle il tatuaggio di cui avevano parlato la sera precedente mentre Kaori racconta ad Azrael di Kouki.