{ Raccontarsi } - Cuore e mente.

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18:49 Kaori:
 Il risveglio, quel giorno, ha portato con sé una piacevole sorpresa. Aprendo gli occhi, la Hyuga, s'è ritrovata a girarsi sotto le coperte alla ricerca di un altro po' di calore ed ha trovato sul cuscino un inaspettato dono. Un biglietto legato ad una rosa rossa dal profumo penetrante e dolciastro. Un dono che non ha bisogno di firme per farle capire da chi provenga. Un dono che le scatena una tempesta nel fondo dello stomaco e che, al contempo, porta con sé una fitta di colpevolezza. Allunga una mano sfiorando i petali del fiore e scivola quindi a sedere lasciando ricadere le coperte dal petto fino al grembo, rivelando la parte superiore della camicia da notte bianca che copre candidamente il busto. I capelli viola scivolano spettinati, come un mantello, sulle spalle e le braccia mentre Kaori porta sotto lo sguardo il biglietto. Ne legge le parole ed un sorriso spontaneo affiora alle labbra senza quasi che se ne renda conto; avvicina la rosa al viso per inspirarne l'odore e gira il foglietto scorgendo nuove parole incise su di esso. Un indirizzo. Si blocca, immobile, sentendosi improvvisamente congelata sul posto. Il cuore fibrilla nel petto, il poco sonno rimasto svanisce lasciandola totalmente sveglia e la bocca si fa arida. E' indubbio che voglia rivederlo, indubbio che avrebbe voluto rimanere con lui quando -quella sera, l'altro l'ha salutata, ma adesso si ritrova a sentirsi nervosa. Cosa significa davvero quell'invito? Avrebbero parlato? Di cosa? E se non avessero parlato... beh, ha una mezza idea su quello che sarebbe potuto accadere ma non sa se sarebbe giusto pensare che una cosa simile possa succedere. Ma più di ogni altra cosa: cosa avrebbe dovuto indossare? Si ributta contro i cuscini fissando il soffitto col cuore in subbuglio cercando di calmare cuore e mente. Inutile dire che non ci sia riuscita neppure un po', ma almeno il lavoro di quel giorno è riuscito a distrarla almeno in parte dai propri pensieri e dalle sue preoccupazioni. Ha dovuto tenere una lezione in Accademia e poi seguire un lungo turno in ospedale al termine del quale la giornata era quasi finita. Il sole prossimo al tramonto, la brezza a soffiare fresca e Kaori diretta a casa per un rapido bagno. Per tutto il tempo non ha fatto altro che pensare al biglietto che il Nara le ha lasciato e nonostante la stanchezza non riesce neppure a pensare all'idea di posticipare quella visita ad un altro giorno. Così, lavandosi con cura ma rapidamente, scioglie appena i muscoli e cerca di rendersi quanto più presentabile possibile mettendo decisamente da parte il completo da kunoichi tenuto addosso tutto il giorno. Una volta asciugatasi e asciugati i capelli -ora lisci e morbidi lungo la schiena emananti un sottile odore di vaniglia, spulcia ogni capo d'abbigliamento presente nel suo armadio alla ricerca di qualcosa di adatto da indossare, qualcosa che non voglia far supporre che si aspetti qualcosa ma al tempo stesso che non è andata da lui con l'intenzione di bere qualcosa e fuggire via il prima possibile. Dopo una lunga indecisione alla fine ha optato per un semplice maglione color panna piuttosto caldo e largo che scivola morbido sul suo corpo lasciando una spalla scoperta, coprendola fino alle cosce. Da metà coscia in poi indossa delle semplici calze a tinta unita scure e delle ballerine molto semplici. Niente coprifronte questa sera, non le serve: non è un ninja per adesso, non per questa notte. I capelli sono tenuti liberi dietro la schiena, lisci, mentre fra le mani tiene una bottiglia di saké giusto per non arrivare in casa a mani vuote. E quindi, con l'ansia nel cuore ed una certa tensione a far da padrona al corpo, Kaori si dirige verso il luogo indicato sul biglietto con una busta contenente la bottiglia ed i denti a martoriare il labbro inferiore. Arriverebbe dunque, timidamente, dinnanzi la porta dell'abitazione sentendo il cuore imperversare nel petto e l'impazienza a vibrare lungo le nocche che ora cozzano -in un ritmato bussare, contro il legno che si erge sulla soglia di casa. [chakra: on]

19:35 Azrael:
 Non ha dormito molto, giusto il necessario per non risvegliarsi stanco e coi segni del sotto sul viso. Si è preparato, come ogni mattina, in moo da vedersi perfetto, il più perfetto possibile. E così anche la casa, pareti bianche su cui corrono, dipinte a mano, rani e fiori di pesco di color nero che sfuma nel rosa in corrispondenza dei petali. Il parquet che pavimenta tutto l'ambiente è in pesante legno scuro, lucidato e curato in maniera quasi maniacale. Un grosso divano in pelle nera è posto nella sala principale, davanti ad un tavolino di vetro rettangolare, una poltrona della stessa fattura a far da angolo sulla destra. Appoggiata al muro vi è una grossa scrivania dello stesso materiale del pavimento, piena di foglio bianchi da una patye, perfettamente ordinati e, dall'altra parte del calamaio, una serie di poesie, disegni, parole gettate a caso sulla carta. E lui è lì, è stato lì tutto il giorno. Su quello sgabello a scribacchiare sui fogli. Dopo essersi pulito ed allenato per riprendere il suo consueto tono muscolare, ha dovuto dar sfogo alla creatività, all'estro alle emozioni. Non si avvede nemmeno dell'orario, non è certo di cosa stia aspettando, ma qualcosa - qualcuno - c'è. Indosso non ha nulla se non un pantalone di tuta grigio scuro. Il torso è libero, privo di bende, il tatuaggio degli Anbu che svetta sul bicipite destro, la scritta "Kaime" sul polso sinistro e, sullo stesso lato, per la precisione in corrispondenza dwl cuore, vi sono tre tomoe nere. Il marchio maledetto. Preso dai propri disegni, al momento raffigurante il volto della ragazza su cui ha posato le labbra poco tempo prima, viene dunque distratto dal bussare della porta. Le leve inferiori lo portano veloce in cucina a ricercare una bottiglia del suo miglior saké, poi s' affretta alla porta. Ravvia con la mano libera, la destra, i capelli corvini all'indietro che ricadono morbidi ed ondulati ad incorniciargli il viso. Un profondo respiro e, senza emettere un fiato, apre la porta. Le pupille si sgranerebbero alla vista della giovane così- semplicemente bella. < Entra, prego. > Le lascerebbe spazio per permetterle di entrare e posare gli occhi sul suo viso, senza concentrarsi su altri dettagli, nemmeno sullo stesso oggetto tenuto da entrambi. [ Chakra on ]

19:59 Kaori:
 Non sa cosa aspettarsi da questa serata, in tutta onestà. Non sa cosa potrebbe succedere, non sa neppure -con esattezza, come dovrebbe salutarlo non appena lo avesse visto. E' tutto semplicemente confuso, si sente trasportata da ondate violente di alta marea contro le pareti rocciose di una vita troppo stretta. Il rapporto con Azrael era stato puramente amichevole in principio e d'un tratto qualcosa è cambiato lasciando insinuarsi fra loro qualcosa di ben più...complicato. Non ha idea però di quale nome potrebbe mai dare a tale sensazione, non sa identificare quello che li ha uniti quella sera. Non può essere amore, non è sola passione. E allora cos'è che nelle sue vene grida forte il bisogno di sentire una volta ancora la sua pelle sotto le dita? E' frustrante questo suo sentirsi sospesa in un eterno attimo di tormento e un breve sbuffo confuso esce dalle sue labbra un istante prima che la porta vada ad aprirsi. < Buonase-- > Okay. Sì. Bene. Nella fretta di pensare a come lei si sarebbe dovuta vestire, non si è presa un attimo di tempo per chiedesi come l u i, si sarebbe presentato. Ed ora rimane semplicemente attonita nel vederlo in soli pantaloni sotto gli occhi, alcun tipo di imbarazzo o disagio nello sguardo nel momento in cui aprendo la porta se la ritrova davanti. < --ra. > conclude Kaori dopo una brevissima pausa sorpresa richiudendo le labbra, abbassando d'istinto lo sguardo sulla bottiglia che l'altro regge -gemella della sua. < Grazie. > Varca la soglia di casa sotto suo invito ritrovandosi allora a sentire la tensione scemare da una parte, aumentare dall'altra. La presenza di Azrael è rassicurante, è piacevole e finalmente la sua vicinanza mette a tacere quel bisogno che per tutto il giorno aveva graffiato il suo stomaco dall'interno, fastidiosamente. D'altro canto, però, la ragazza non sa bene come dovrebbe comportarsi in sua compagnia. Loro, dopotutto, non sono--niente, ma di fatto è straziante l'assenza delle sue labbra sulle proprie. "Okay, calmiamoci" si dice Kaori mentalmente andando a schiarirsi la voce per dire qualcosa che possa rendere più leggera l'atmosfera e, soprattutto, se stessa più calma. < Okay, decisamente due bottiglie non le reggo. > dice dando sfoggio di quella sua rara e semplice ironia facendo cenno al saké portato dall'altro con un cenno della propria bottiglia. < Tieni. Prendi pure questo. Non puoi mica offrire sempre tu. > sorride, decisamente più tranquilla ora che in qualche modo quel denso silenzio è stato spezzato, tendendogli l'oggetto con ambo le mani. Solo a quel punto si concede di far vagare lo sguardo per portarlo sull'appartamento circostante. Evita di soffermarsi sul busto scoperto del Nara -ignorando il fatto che da medico quale è dovrebbe essere abituata a vedere gente mezza nuda ogni giorno, e osserva le pareti e la trama di ciliegio che le ripercorre, il divano e il tavolinetto basso di vetro a completare la stanza, assieme a quella poltrona scura in fondo alla camera: una disposizione bizzarra per una seduta. < Hai una bella casa. I rami di ciliegio sono una bellissima idea. Mi ricorda il bosco che sta a Kusa. > rivela lei voltando ora lo sguardo all'indirizzo del Nara, ricercandone le iridi con le proprie, sorridendo morbidamente. < Ci sei mai stato? > [chakra: on]

10:36 Azrael:
 Non c'è sconcerto nei propri occhi, solo una punta mai celata di venerazione. Nel vederla entrare in casa si prenderebbe un attimo per squadrarla a fondo, memorizzandone istantaneamente ogni piccolo dettaglio. Il petto percosso dai battiti cardiaci, più frequenti al solo vederla. Quel viso che fino a un minuto prima stava cercando di mettere su carta, che - si rende conto quasi con disgusto verso le proprie doti artistiche - non sarebbe mai uscito così bello. Raccoglierebbe la bottiglia portata da lei con la stessa mano in cui regge la propria, le terrebbe entrambe dal collo, facendole tintinnare tra loro. Non s"avvede del proprio non vestiario, anzi. In casa propria è sempre stato a proprio agio in quel modo. L'unica cosa a cui non ha fatto attenzione, per dimenticanza ed eccessiva concentrazione a quei fogli, alle bendw che solitamente gli coprirebbero il petto. < Grazie a te. > Mormorerebbe piano, basso. Un po' teso dalla sua presenza, come se quella sospensione, quel non sapere come comportarsi lo rendesse più fragile. Chiuderebbe la porta alle di lei spalle, crogiolandosi nelle lusinghe che quei complimenti alla dimora che tanto ama gli procurano. < Piace? L'ho dipinta io. > Le risponderebbe con naturalezza, andando poi a superarla per portare le due bottiglie sul tavolino di vetro. Un sorriso gli sfiorerebbe le labbra, a lei invisibile, dato che dovrebbe averle dato la schiena, ma la propria voce, serena e a tratti anche giocosa potrebbe tradire la propria espressione facciale. < Pensavo non saresti venuta, ho aspettato qui tutto il giorno, col timore che la mia piccola sorpresa non ti fosse piaciuta. > La sera alle Cascate aveva messo in chiaro che avrebbe potuto raggiungerla ovunque avesse voluto. Poi le è entrato in casa, nella notte, per lasciarle quel pensiero e prendersi un paio di minuti ad osservarla in quello stato. Avrebbe potuto risultare appena appena inquietante. < Le lascio entrambe qui, magari voglio solo farti ubriacare per rubartene un altro. > Scherzerebbe lui, voltandosi adesso in sua direzione ed attendendo che lei voglia sedersi, per galanteria. Non si è fatto problemi a far riferimento a quel bacio, solo per vedere la di lei reazione. Se lo aspetta, si aspetta il rossore sulle candide gote. E nel restare a guardarla curioso, intenso, andrebbe a risponderle. < Sì, ci sono stato varie volte. Magari dovrei tornarci, ho un amico lì. > Le strizza l'occhio destro, un occhiolino ed un sorriso canzonatorio a snudare i denti bianchissimi < Sempre che io possa nominarlo senza incorrere in pericoli grqvissimi. > Un riferimento al timore reverenziale che ricorda di aver visto dipinto sul di lei viso anni prima. [ Chakra on ]

11:13 Kaori:
 E' difficile, terribilmente difficile non fissare lo sguardo su di lui. Difficile non pensare alla serata che insieme hanno condiviso, alle sue braccia che l'hanno stretta alle proprie mani che l'hanno abbracciato. Difficile non pensare di aver sentito sotto le dita quella muscolatura definita e allenata, quella pelle indubbiamente calda al tatto. Difficile non pensare di aver assaggiato quelle labbra che ora si sforza così intensamente di non guardare. Eppure ci prova. Ci prova a non fissare la sua pelle scoperta, quel petto ove potrebbe facilmente trovar rifugio per scacciare demoni e ricordi poco piacevoli. Si concentra su tutto ciò che v'è attorno a loro; si concentra sulle pareti elegantemente dipinte, sulla scrivania apparentemente piena di fogli, sul tavolino basso ove Azrael va poggiando le bottiglie che entrambi hanno pensato di portare. < Davvero? Sai dipingere? > domanda con una nuova scintilla nello sguardo, volgendosi ora verso di lui con espressione ammirata, ricolma di meraviglia, tornando quindi ad osservare quei bellissimi rami di ciliegio che s'inerpicano per le pareti della stanza. Andrebbe ad avvicinarsi al primo muro disponibile per alzare una mano a sfiorare con la punta d'un dito la tintura nera usata per delineare i rami di quel ciliegio. Un tocco lieve, etereo, quasi avesse timore di rovinarne la bellezza col suo gesto. < E' bellissimo. Anche io disegno, talvolta. Ma non credo di essere così brava. > ammette con un sorriso sincero sulle labbra, la tranquillità di poter parlare di una apparente passione comune a impadronirsi lentamente di lei lasciando svanire quella tensione che l'aveva assalita appena entrata in casa. E poi sente le se parole e si volta a guardarlo con una onesta espressione di scuse sul volto, la mancina a levarsi verso l'alto per incastrare una ciocca violacea dietro l'orecchio. < No, niente del genere. E' stato un--bel risveglio > ammette abbassando appena il viso, intimidita, deglutendo al ricordo dei sentimenti che quella mattina l'avevano attraversata nel notare quella piccola sorpresa. < Ma ho dovuto tenere lezione in Accademia e poi ero di turno in ospedale. Sono venuta il prima possibile. > spiega rialzando il viso e ritrovandosi ad avvampare improvvisamente quando Azrael fa quella semplice battuta sul saké e quel bacio che lui e la ragazza hanno condiviso la sera precedente. Sente le gote andare a fuoco e il cuore mancare diversi battiti prima di accelerare improvviso nel petto. "Come se avessi bisogno di farmi ubriacare" pensa la giovane ritrovandosi però incapace di dirlo ad alta voce, boccheggiando per un istante in quel suo tipico e tanto odiato imbarazzo che alla fine sfuma in una risatina nervosa e decisamente scherzosa. < Ahhh quindi è così che fai di solito! Usi il saké! Capisco... furbo da parte tua. > ride lei snudando i denti bianchi, scuotendo il capo con fare divertito, quasi a voler lasciar intendere che senza l'altro non sarebbe riuscito nel suo intento. Ma non aggiunge altro: ha scoperto che sfidare Azrael Nara non è mai una buona idea, per quanto l'ultima sfida che gli ha lanciato ha portato i due a condividere uno dei momenti più intensi e incredibili della sua vita. E quindi l'altro prosegue in quella piacevole conversazione e quel che dice la porta a dare in una breve risata cristallina. < Oh sì, direi che l'allarme è rientrato. > risponde lei dimenticandosi del fatto che probabilmente il Nara è ignaro di quanto accaduto a Yukio negli ultimi tempi. < Yukio è Hasukage di Kusagakure adesso, sai? > gli dice muovendo un paio di passi verso di lui con fare tranquillo, le mani dietro la schiena, sorridendo. < C'è stata una rivolta e-- > la voce le si ferma in gola quando lo sguardo cade, erroneamente, sul suo corpo. E no, inaspettatamente non è la sua fisionomia, il suo corpo a bloccarla, a farle mancare il respiro. Gli occhi si sgranano, l'espressione si raggela per un istante e le labbra permangono schiuse nell'osservare quelle maledettissime tre tomoe dipinte sul suo petto. Tre tomoe che conosce molto bene. Tre tomoe che ha già visto in passato, sulla spalla di Raido. < Azrael. > la sua voce è al tempo stesso imperativa e supplichevole. < Non è-- > si ferma, inspirando, umettandosi le labbra, avvicinandosi a lui per poi espirare solo una volta giunta dinnanzi al suo corpo, tentando di levare una mano a sfiorare con dita leggere quelle forme nere in netto contrasto con la sua pelle d'avorio. < Dimmi che è un tatuaggio. Dimmi che non è... > mormorerebbe ripercorrendo con i polpastrelli quelle tre tomoe -se lui avesse concesso, rialzando solo a quel punto il viso per cercare le sue iridi scure con le proprie alla ricerca di una risposta nel suo sguardo, una risposta che avrebbe potuto essere lampante anche senza bisogno di venir pronunciata. [chakra: on]

11:51 Azrael:
 Dovrebbe prendere due bicchieri, muoversi sinuosamente dandole le spalle, ma con la certezza di avere i di lei occhi addosso. Così farebbe di solito. La realtà, però, è ben diversa. La fissa ammaliato, incantatp e rapito, dimenticandosi tutto ciò che ha attorno. Solo Kaori a riflettersi in quegli occhi d'onice. La seguirebbe con lo sguardo, ascoltandola parlare ed introducendo una risposta ad ogni sua domanda. Breve, atta a dare informazioni senza interrompere quella voce che lo sta incalzando come fosse la propria canzone preferita. < È il mio lavoro, sono un tatuatore. > Ammetterebbe e qualche parola riguardo l"utilizzo del corpo umano come tela, sul valore artistico che da' alla propria vita gli morirebbe in gola, incapace di uscire per non essere di intralcio al di lei dire. < Yukio. Kage. Il mondo ha cambiato asse di rotazione in mia assenza. > Quella battuta gli sfiora le labbra appena schiuse. Riguardo alla giornata che lei ha trascorso non porrebbe domabde, immagazzinabdo le informazioni che riesce ad elaborare in quella mente così presa dalla Hyuuga. Sensei, medico e Consigliera. E ringrazierebbe mentalmente il cielo perché abbia trovato del tempo per raccogliere quell'invito. < No, solitamente non uso il saké, tendo a gettarmi da altezze vertiginose. È un po' la mia arma segreta. > Sorriderebbe a quella sua stessa frase prima di irrigidirsi di scatto. Percepirebbe chiaramente il cuore arrestarsi, l'aria mancare ed il desiderio di scappare gli farebbe fremere le articolazioni delle gambe. Non lo fa, nonostante tutto. Resta fermo, immobile, gli occhi a seguire la mano di lei e la propria si alzerebbe di scatto con l'intento di stringerle il polso ad evitare che sfiori quell'incisione che gli marchia il petto. Lo sa? Ne conosce la natura? La bocca secca, schiusa in un sospiro strozzato e sgomento. Non stringerebbe la presa su di lei, sopo quanto basterebbe per tenerla lontana da quel simbolo maledetto. Potrebbe averlo visto da Yukio o- averlo lei stessa. < È un tatuaggio. Solo un tatuaggio. > Si sforzerebbe di pronunciare quelle parole, come a soddisfare la sua richiesta. Ma non la starebbe guardando, lo sguardo basso, il volto corrucciato come se stesse subendo del dolore fisico. Mente, mente spudoratamente dicendo una cosa, ma standole ammettendo tutt'altro col corpo. Le palpebre si socchiuderebbero sugli occhi colpevoli del Nara e solo un ultimo sussurro sfiorerebbe le corde vocali, indirizzato a lei. < Cosa ne sai? > Ed il cuore si stringerebbe, come se fosse pronto ad andar in pezzi da un momento all'altro. [ Chakra ON ]

12:37 Kaori:
 Alla rivelazione di Azrael la Hyuga si ritrova a schiudere le labbra in una piccola 'o' volgendo d'istinto il capo in direzione della poltrona che aveva notato in precedenza. < Ooooh. > chiosa annuendo appena col capo trovando che tutto ora abbia trovato il proprio senso. < Capisco. > dice tornando a volgere lo sguardo verso l'altro con una espressione pensosa sul viso, un lieve sorriso a fior di labbra. < Beh è proprio una fortunata coincidenza. Era da un po' che volevo farmi un tatuaggio, ma non sapevo a chi potermi rivolgere. > ammette tranquilla, stringendosi appena nelle spalle. < Magari uno di questi giorni potresti trovare del tempo per una seduta? > chiederebbe, sorridendo, prima di passare ad informare l'altro della grande novità del secolo. Yukio. Kage. La sola idea fa ridere anche lei nonostante gli anni trascorsi dal giorno della sua presa di potere. Ai suoi occhi è ancora quel bizzarro individuo incontrato per caso lungo la strada per Shukosato quando era solamente una povera genin indifesa. Ridacchia alla battuta di Azrael ritrovandosi a scuotere piano il capo. < Ahhhh, immagino gli farà piacere rivederti. Ma! > si ferma alzando si scatto la testa assieme al dito indice, guardandolo dritto negli occhi. < Prima c'è un altro posto dove devi andare. Anzi, no. Ti ci porterò io personalmente. > dice con tono quasi solenne, tenendo ben alta la testa. < Ho un'altra promessa da mantenere. > Ma, ancora, non spiega a quale posto si stia riferendo. Decisamente la tensione è andata abbandonando il suo corpo ora che una tranquilla conversazione ha preso piede e Kaori si ritrova a chiacchierare amabilmente con il Nara riuscendo persino a tirar fuori una banalissima battuta a cui l'altro risponde immediatamente con un sorriso da togliere il fiato. < Oh, giusto. Capisco. Quindi era a questo che ti riferivi quando dicevi che il tuo testosterone era famoso anni fa al Villaggio? > ridacchia lei ricordando quella conversazione avvenuta fra loro durante il loro primo incontro. Ride sinceramente, a cuor leggero, sentendosi sempre più a suo agio con lui, fino a quando non si ritrova a commettere quel passo falso. Le iridi perlacee scivolano sul suo corpo scattante e incontrano quel segno che, lei sa in cuor suo, essere portatore di morte. E non appena tenterebbe di sfiorarlo, ecco che la mano dell'altro va a bloccare il proprio polso, impedendole di procedere nel suo gesto. Non lo sfiora, non lo tocca, ma le basta guardarlo per avvertire la sensazione che ci sia qualcosa di corrotto in quel marchio. Azrael le risponde, le dice ciò che lei avrebbe desiderato sentirgli dire, ma lo fa a capo chino, evitando il suo sguardo, portando il suo cuore a perdere un battito. Espira piano, sconfitta, andando a sollevare l'altra mano per cercare con essa il suo volto. Tenterebbe di levare alta la mancina per porre il palmo sul suo viso, alzarlo piano con una leggera pressione delle dita sulla sua pelle, cercando il suo sguardo. < Potrei scoprirlo da sola semplicemente attivando il Byakugan. Ma non ne ho bisogno. > gli dice guardandolo negli occhi, tentando di carezzare il suo viso col pollice se lui non si fosse scostato o ritratto da quel contatto. < Non ci conosciamo da molto, ma una cosa di te l'ho capita, e cioè che se vuoi dire qualcosa a qualcuno lo fai a testa alta. > Azrael Nara non abbassa mai lo sguardo. Azrael Nara non cerca scappatoie. Affronta tutto di petto e per questo non riesce a credere a quelle sue rassicurazioni, ritrovandosi alla fine a sospirare in difficoltà quando l'altro le chiede cosa lei sappia di quel marchio. < Non molto, in verità. > ammette lei stringendo le labbra, espirando. < So solo che... è stato un esperimento di Orochimaru. Che può garantire enorme potere ma ad un caro prezzo... > rivela ripensando a tutte le volte in cui Raido le aveva mostrato la trasformazione dovuta da quel sigillo. < La persona che-- > il fiato le manca per un attimo di gola mentre, inspirando a fondo, decide di essere totalmente sincera con lui. Con lui che, letteralmente, si è messo a nudo davanti a lei, mostrandole tutto ciò che di più intimo e segreto ha nella sua vita. Quel marchio, il tatuaggio sulla spalla ad indicare la sua appartenenza alle forze anbu. La sua storia con Mekura. Ogni cosa. < --avrei dovuto sposare lo aveva. L'ho visto trasformarsi in alcune occasioni, quando non riusciva a controllare le sue emozioni. > spiega chiudendo le palpebre nello sforzo di liberare quella verità dal suo cuore, sentendosi all'istante più leggera e, al tempo stesso, più nervosa. < Tu... lo hai scelto? > chiederebbe alzando lo sguardo, cercando le iridi di Azrael con le proprie, cercando in lui la stessa sincerità che lei gli ha offerto, tentando di muovere appena la mano che egli le ha in precedenza bloccato per cercare di sfiorare con le proprie dita le sue, di liberarsi da quella presa solo per poter scivolare piano contro il suo palmo. [chakra: on]

13:26 Azrael:
 La conversazione gli arriva nella sua completezza alle orecchie, al cervello, ma non riesce a rispondere. Bloccato com'è, immobikizzato da tutto il resto. Scapperà, ne è più che certo. Scapperà e lo lascerà da solo. Perché mai dovrebbe restare, adesso? Adesso che sa, adesso che ha capito quello che quel marchio rappresenta. Ed il byakugan potrebbe mostrarglielo chiaramente, quel chakra nero racchiuso, estaneo, in quel mare di cerulea energia. Il capo si risolleva, guidato dalla di lei mano ed i suoi occhi le tornerebbero chiari alla vista. Presentano terrore, senso di colpa, sconforto. Sentimenti immersi in quel mare di pece, pronto a vederla uscire dalla porta da cui è entrata solo da poco. Non la porta di casa propria, ma da quella del suo cuore, tanto straziato dal fato infausto. Ed, invece, lei gli accarezza con premura la mano. Una mano che trema, pesante e tesa, ma che si lascia smuovere dal tocco di quella di lei. Espira, schiudwndo le labbra nel tentativo di dire- qualcosa. Qualunque cosa. Un ringraziamento, una risposta alla sua domanda, al suo raccontarsi e raccontargli un'esperienza tanto personale. Nulla, però, esce dalle rosse se non quel singolo, grave respiro. I denti si stringerebbero nel momento stesso in cui, davanti a tanta affettuosa comprensione, un'immagine gli si proietta in mente, come la stesse riguardando in terza persona. La casa in cui sono adesso distrutta, mobiki e foglie riversi a terra, la porta scardinata dalla sua furia. Mekura schiacciata contro il muro da un se stesso privo di controllo, volenteroso solo di farle del male per ripagarla di quanto lei, in quel momento, ne fece a lui. La paura negli occhi perlacei, il riflesso del proprio volto deturpato dal marchio, i denti scoperti e la bocca schiumante, mentre le gridava in faccia parole di pura rabbia e violenza. Scuoterebbe violentemente il capo, la gamba sinistra ad appovgiarsi leggermente più indietro rispetto alla gemella. Un < No... > gli uscirebbe basso e sofferente dalle labbra. < No, non di nuovo. > La voce nervosa, tremante < Ti prego, no. > La scongiura, senza avanzare una reale richiesta da accettare. Compirebbe qualche passo all'indietro, voltandosi rapido a darle la schiena. La mano destra premerebbe forte contro il petto, le unghie a scavare nella carne sottostante al marchio, come volessero sradicarlo a forza. I denti così stretti che parrebbero scheggiarsi gli uni contro gli altri. < Sì, sì l'ho scelto. Ho scelto io di diventare un mostro. Come se non lo fossi stato già abbastanza. > Gutturali risuonerebbero quelle sue parole deformate nello scontro con le arcate strette tra di loro. Gli occhi chiusi con forza, incapaci di accettare l'idea di rivedere quell'espressione di paura un'altra volta, su un altro viso. < Non voflio farti del male. Lasciami solo. > Aprirebbe ora la bocca in un grido che definire disperato sarebbe un eugemismo. < ALLONTANATI DA ME! > E resterebbe così. Tremante, in preda al panico, gli occhi chiusi e la mascella serrata, così stretto nelle spalle che gli parrebbe di essere diventato più piccolo ed, infine, le orecchie tesw e pronte ad ascoltare in suono, l"unico che si aspetta davvero. Lo sbattere della porta, mentre Kaori va via. [ Chakra ON ]

14:30 Kaori:
 Non si ritrae dal suo tocco, non si scosta, eppure--trema. Kaori può avvertire la sua mano fremere sotto la propria, può avvertire i suoi occhi scuri carichi di un peso tale da farlo apparire quasi, improvvisamente, vecchio. Gli carezza il viso, l'osserva, e si sente pervadere da una sensazione di doloroso sconforto: può leggere chiaramente sul suo volto il dolore, il timore, una preoccupazione antica e primordiale che si riverbera per tutto il suo corpo portandolo per un attimo a spogliarsi di quella sua solita sicurezza. L'armatura, la maschera cade e tutto ciò che resta è--un uomo. Un uomo fragile con tutte le sue paure e i suoi trascorsi, un uomo solo con i suoi demoni e, più di tutto, con il male che gli vive dentro. Ma Kaori non ha paura, non si discosta. Sa cosa rappresenta quel simbolo, sa che genere di potere può generare e scatenare, lo ha già visto. Sa quanto sia pericoloso, sa quanto sia malsano, ma sa anche chi è che ha davanti. Apparentemente, però, l'altro pare quasi dimenticarlo perchè, con passo tremante, indietreggia da lei liberandosi del suo tocco, mormorando una supplica che le giunge dolorosa all'udito. Kaori schiude le labbra, l'osserva con fare mortificato, dispiaciuta di vederlo lottare con un qualcosa che non è in grado di vedere nitidamente quanto lui. Azrael si allontana, fugge da lei e si volta nascondendole quindi il viso, lo sguardo, tremando da capo a piedi in una posa che grida a gran voce sofferenza. La Hyuga rimane immobile, sul posto, lasciando solamente abbassare le mani lungo i fianchi con esasperante lentezza. E poi la voce di Azrael arriva, distorta, ringhiata, grave, come se pronunciarle stesse richiedendo tutta la sua forza, tutta la sua energia. Anche lui lo ha cercato da sé, anche lui ha voluto ottenere quel potere di sua sponte, proprio come Raido. E, proprio come Raido, Kaori lo sa, avrebbe saputo sopportarlo. Per questo non si lascia spaventare né smuovere da quelle grida che l'altro le rivolge, da quella richiesta di andare via, di lasciarlo, di salvarsi prima che sia troppo tardi. E' la prima volta che l'ode alzare la voce, la prima volta che vede sul suo viso una espressione che non sia ricolma di forza o divertimento. E' la prima volta che lo vede barcollare, mostrando l'uomo dietro il Dio. Il suo urlo si disperde in un denso silenzio che va dilatandosi nel tempo all'infinito. Kaori non sa bene come reagire, non sa bene come prenderlo in una condizione tanto delicata e l'unica cosa che sa è che non sarebbe uscita da quella casa prima di essersi assicurata di saperlo più tranquillo, di saperlo capace di calmarsi e ragionare lucidamente. Inspira a fondo cercando la calma che è solita pervaderla in questo tipo di situazioni. Kaori non è mai parsa molto forte, ha sempre avuto l'aria d'una bambina fragile e da proteggere. Lo sa, lo ha sempre saputo, ma questo non le ha mai impedito di mostrare -nelle situazioni di crisi, la sua forza. Non si lascia abbattere o spaventare dalla prima difficoltà che s'abbatte su di lei ed anzi, caparbia, cerca sempre il modo migliore per risolvere la situazione nel modo più indolore possibile. Così, abbandonata ogni timidezza, ogni traccia di ilarità o imbarazzo in favore della Kaori decisa e autorevole che ogni giorno in ospedale rassicura i propri pazienti, smuove le leve inferiori per avvicinarsi al Nara. Tenterebbe -se non fermata, di raggiungerlo muovendosi attorno a lui così da fermarsi dinnanzi al ragazzo. L'osserverebbe -se possibile, e tenterebbe d'andare ad afferrare con le proprie mani il suo volto. Tenterebbe d'afferrare il suo viso con decisione, con delicatezza, sentendo la sensazione dei capelli corvini sotto le dita, della pelle calda sotto i palmi. Cercherebbe il suo sguardo nella speranza che, nel sentirla, l'altro avesse aperto gli occhi. < Tu sei tante cose. > principia lei con voce forte, autorevole ma bassa per non andare a peggiorare quel suo stato di panico con un tono troppo irruento, troppo violento. < Ma non sei un mostro. > si ferma tentando -se possibile- di guardarlo negli occhi con fare deciso, con fare insistente, sfacciato, come a voler rimarcare con quel suo fare quanto non abbia paura di essere lì accanto a lui. < Tu sei un Jonin di Konoha. > Jonin, perchè per lei, nel suo cuore, l'altro è ancora parte del Villaggio. < Tu sei figlio di Khalux Nara. > continua ripetendo quanto egli stesso le ha detto solamente la sera prima. < Tu sei l'ex Comandante della squadra ANBU della Foglia. > Inutile girare attorno a quella parola, ormai, adesso che il segreto è venuto a galla. < Tu hai governato a Konoha in assenza di Hitomu. > Si ferma, trattenendo il respiro, ammorbidendo solo a questo punto la voce per andare a carezzare l'altrui viso con le dita, lentamente, nel tentativo di rendere più premuroso quel suo dire, quelle parole che escono sussurrate piano dalle sue rosee sottili. < Tu sei Azrael Nara, il Non Dimenticato > -a sottolineare la sua vittoria sul Demone che per anni lo ha tenuto lontano da casa- < e fautore di tutto ciò che è impossibile. > Le labbra andrebbero solo allora a distendersi piano in un sorriso morbido, gentile, che vorrebbe mostrargli tutta la sincerità e la convinzione dietro quelle parole. Tutto ciò che sente, tutto ciò in cui crede e in cui vorrebbe che anche lui possa credere. < Non sei un mostro. E non ho paura di te. > mormora piano, Kaori, inclinando appena il viso, cercando -sempre se possibile- di specchiarsi nelle di lui iridi color pece. < So che non mi faresti del male. Lo so perchè puoi fare tutto ciò che vuoi, se lo vuoi davvero. > dice convinta, piano, tentando di scostare gentilmente una ciocca di capelli scuri dal suo viso, scoprendolo, carezzandolo, cercando di donargli nuovo conforto. < Vuoi che me ne vada? > sussurrerebbe, allora, con un filo di voce, avvicinando piano il viso a quello di lui, cercando con la fronte la sua, sfiorando il suo naso col proprio. Il cuore, a quel punto, andrebbe ad accelerare nel petto, temendo quasi ciò che l'altro avrebbe potuto dirle in risposta a quella sua domanda. < Perchè--questo sì, farebbe male davvero. > espirerebbe quasi con arrendevolezza sulle sue labbra, senza sfiorarle, confessando quella verità quasi con timore, quasi con voce tremante, rivelando quella condizione a lui quanto a se stessa. [chakra: on]

16:05 Azrael:
 Ogni cellula del proprio corpo combatte contro quello che le ha detto. Di andarsene, di lasciarlo da solo. Perché non vuole farle del male, ma, irrazionalmente ed egoisticamente, vuole correre il rischio. Eppure aspetta, aspetta il suono della porta che si chiude sulla sua dimora come sulla sua vita. Ma ciò che sente sono dei passi, il ticchettio del parquet che gli si avvicina. Un singulto a smuovergli il petto. Schiude le palpebre e la vede, davanti a sé, a ricercarlo. Apre gli occhi del tutto, la pelle brucia sotto il di lei tocco ed il cuore- riprende a battere. Lo sente sotto la propria mano che ricade molle lungo il fianco, stanca e debole. Sul petto le mezzelune lasciati dalle proprie unghie. Boccheggerebbe, tentando di far rientrare aria nei polmoni brucianti. Vorrebbe urlarle di restare, adesso, rispondere a quelle parole che lo stanno tranquillizzando e cullando dolcemente in quel vasto oceano di emozioni. Non una parola gli eace dalle rosee, ora più molli per la presa della mascella che si riassesta. È o non è un mostro? Sì, per quanto ne aa lui. No, per quanto gli sta dicendo lei. < Io- non so cosa sono. Non più, ormai. > Tutte le cose che le ha rivelato essere erano al passato, ha lasciato tutti i suoi ruoli. Adesso è solo, semplicemente, Azrael. Ed è una la cosa che sa, soltanto una, quella che ha pensato tutta la notte, mentre scriveva la lettera per lei, nel cogliere la rosa che vi ha allegato, mentre la guardava assopita, vulnerabile ed innocente, mentre la attendeva e ne ricalcava i tratti del viso in uno- in centinaia di suoi disegni. E, più di tutto, mentre era lì, per tutto il tempo dal momento in cui le ha aperto la propria dimora. Solleverebbe entrambe le mani a posarsi sul di lei viso per avvicinarlo, avvicinarsi ed incontrare le sye labbra con le proprie, se lei non si scostasse. Un bacio da cui riprenderebbe fiato, affamato, bisognoso. Le mani viaggerebbero sui suoi fianchi a stringerla su di sé, al proprio petto e a tutto il proprio corpo come se volesse che ogni parte si incastrasse con lei. E non è un "Sì" verbale, ma si potrebbe trarre solo quella come spiegazione al suo gesto. < Spero che Mister Matrimonio andato male fosse un po' più stabile di me. > Le soffierebbe sulle labbra, separandosene appena < Ma suppongo di no, se non è più con te. > Sorriderebbe adesso, si lascerebbe andare in una leggera risatina sarcastica, a stemperare la tensione accumulata. [ Chakra on ]

16:41 Kaori:
 Azrael non si scosta questa volta. Non si ritrae, non s'allontana, le permette di avvicinarsi, le permette di sfiorarlo, di toccarlo e di rassicurare quell'animo incerto che ora le si mostra in tutta la sua vulnerabilità. Kaori tira internamente un sospiro di sollievo nel vedere come l'altro non la stia scacciando e rimane a lui vicino tentando di rincuorarlo al meglio delle sue capacità; è straziante vedere una simile espressione abbattuta sul viso di chi si è sempre mostrato forte e sorridente. E ancora più straziante è il non riuscire a confortarlo come vorrebbe perchè si sente inadeguata, inadatta in quel momento. Non lo conosce bene, non lo conosce abbastanza e teme continuamente di fare un passo falso. Inoltre sebbene sia semplicemente felice della di lui compagnia, non può fare a meno di avvertire nel fondo dello stomaco la colpevolezza nei riguardi di Mekura a graffiare contro la sua carne. Non le ha ancora parlato, non le ha detto di averlo baciato, non le ha detto di sentirsi come una ragazzina spensierata in compagnia dell'uomo che ha amato per anni, col quale ha condiviso la vita fino a poco tempo prima. Non ha avuto il tempo -nè la forza d'animo- di dirglielo, ed ora si ritrova incapace di allontanarsi da lui e logorata dalla colpa nei riguardi di lei. Azrael libera parole tristi, piene di sconforto, che portano la Hyuga ad inspirare a fondo e guardarlo negli occhi con pazienza, con dolcezza, come una madre amorevole che tenta di calmare l'animo tormentato di un figlio sperduto. < Forse è questo il problema. > principia lei carezzando col pollice il suo viso. < Non sforzarti di capire cosa sei. Non cercare di essere *qualcosa*. Sii semplicemente ciò che senti di essere... > mormora Kaori con tono accomodante, incalzante, tentando di donargli un po' di calma e di conforto con quel suo seppur misero dire. < Tu sei Azrael e tanto basta. Inizia da qui e poi-- > sorride, teneramente, inclinando appena il capo con dolcezza. < --sii ciò che desideri. > E' piuttosto sicura che, se solo lo avesse voluto, avrebbe potuto essere chiunque e qualunque cosa. Avverte le mani di Azrael rialzarsi, posarsi ai lati del suo volto e sfiorarla con una tale dolcezza da farla quasi sentire come fosse fatta di finissima porcellana. I loro volti s'avvicinano, lenti, fino ad incastrarsi perfettamente in un bacio che sa di disperato bisogno. Un bacio che risveglia ogni sua terminazione nervosa, che risveglia ogni lembo della sua pelle come se fosse stata investita da una scarica elettrica o sfiorata da una scintilla vitale. Non si scosta, non arretra Kaori, lasciando che le mani di lui la stringano a sé, portando le proprie a scivolare dal suo viso a dietro la nuca, teneramente, potendo avvertire sotto le dita la sensazione leggera delle punte dei suoi capelli scuri. I loro corpi si incastrano alla perfezione, le mani di lui la stringono a sé e lei si abbandona a quell'abbraccio sentendosi sempre più leggera e leggera e leggera e, al contempo ancorata al centro del mondo dalle sue mani, dalle sue labbra che, morbide, cercano le proprie. < Non è più con me per tante ragioni. > mormora lei a fior di labbra quando Azrael si scosta lievemente da quel bacio, ridacchiando per tornare a calmarsi dopo quel breve attimo di smarrimento che lo ha visto perdere il controllo per un istante. < Ma no, direi che stabile non è proprio la parola migliore che si potrebbe usare per definirlo. > direbbe quindi, piano, espirando sulle sue labbra. < Di tutte le parole che potrei usare per definirlo credo che nessuna di queste sarebbe adatta ad una signorina. E soprattutto a questo momento. > tenta di ridere appena più per aiutare Azrael a tornare in quella condizione di leggerezza dalla quale erano sfuggiti poco prima, che per reale bisogno di ridacchiare. < Ma se vuoi possiamo sempre metterci a sedere e chiacchierare di lui davanti al saké. > si stringe nelle spalle, quindi, andando ad arricciare una ciocca dei suoi capelli attorno all'indice destro, dietro la sua nuca, il naso a disegnare una linea immaginaria sul suo viso mentre piano abbasserebbe il volto per andare a poggiare il viso nell'incavo fra il collo e la sua spalla, lì ove andrebbe ad inspirare piano il profumo della sua pelle. [chakra: on]

10:31 Azrael:
 Quegli attimi di vicinanza lo fanno sentire calmo, la luce della comprensione e dell'affetto che richiarano la densa nebbia di rabbia e repulsione verso se stesso, annidata così pesantemente nel proprio cuore. Ed il dire della giovane, così rassicurante e così sinceramente preoccupato che sfuma in quelle battute saecastiche ed in quelle risate appena accennate. Non lascerebbero impassibile uno sconosciuto, figuriamoci il Nara che così tanto si sente coinvolto da chi ha di fronte. Lascia il di le corpo quasi con sforzo, uno sforzo fisico nel separare il proprio essere da quello di Kaori. Si dirigerebbe, lento, verso la sua scrivania da lavoro. La mancina si leverebbe verso il cassetto e ne estrarrebbe due bicchieri di vetro. Bassi e dal fondo spesso un paio di centimetri. Piuttosto eloquente il fatto che non siano in cucina, ma nel luogo in cui passa più tempo. Gli occhi si punterebbero su dei fuuda vuoti che tiene lì per ogni evenienza ed è allora che un'idea gli sfiora la mente. Si girerebbe in direzione della Hyuga, come a ricercar l'approvazione per qualcosa che lei non può sapere ancora. < Mi hai chiesto a cosa stessi pensabdo, ieri. > Principierebbe in sua direzione, un sorrisetto quasi dispettoso dipinto in volto < Se invece di tentare di spiegarmi a parole ti avessi lasciato leggere direttamente dentro di me, che ne avresti pensato? > Prenderebbe calici e fuuda, assieme al pennellino posto sulla superfice lignea prima di tornare da lei ad attendere reaponso, chiudendo il cassetto con un fluido movimento del fianco in direzione dello stesso. Andrebbw verso il divano e poggerebbe sul tavolino i due oggetti di vetro, sventolando il fuuda a mezz'aria, in direzione della comoda seduta. < Prego, allora. Accomodati e parlamene come e quanto vuoi. Poi chiedi pure di me, sono stanco di leggere quel velato senso di colpa sul tuo meraviglioso viso. Quasi lo deturpa. > Si lascerebbe andare tra i cuscini del divano, chinandosi in avanti per stappare e versare del saké per entrambi. Poi inizierebbe a tracciare vaghe linee sul fuuda, pur restando sempre attento a ciò che gli verrebbe riferito. < Imbecille. Codardo. Anche stronzo, se vuoi. D'altronde dalla mia bocca sono uscite tante di quelle volgarità che non ho problemi a toglierti il peso di dirle. > Si sistemerebbe una ciocca corvina dietro l'orecchio, continuando a far scorrere le setole del pennello sulla carta. < E sono stufo che tra noi ci sia sempre qualche nome impronunciabile. Dimmi il suo e dì pure quello che riguarda me. > Mekura. Ne sente il peso pur solo nei suoi pensieri, ma in qualche modo dovrà uscire da lì e liberarsi nell'aria, nel silenzio della casa. L'ha sempre letta, da quando si sono incontrati di nupvo, la colpa, il rimorso nei perlacei occhi. Non sa bene il motivo, ma l'addestramento di un torruratore consiste anche e soprattutto nel comprendere le emozioni altrui. Trova il punto debole e strazialo. Lo ha insegnato tante volte, tante volte ha condiviso la propria conoscenza atta ad infliggere dolore. Chissà ch, stqvolta, non sia funzionale a far del bene. [ Chakra ON ]

11:15 Kaori:
 Sembra che, in qualche modo, le sue parole abbiano aiutato Azrael a calmarsi, a far dissipare quell'attimo di tensione venutosi a creare fra loro per via del sigillo che egli reca con sé sul suo corpo. Apparentemente più rilassato va scostandosi dal corpo di Kaori avvicinandosi alla sua scrivania, lasciando la ragazza col cuore in subbuglio ed il sapore del suo bacio ancora sulle labbra, e la curiosità di vedere cosa egli stia cercando nel suo cassetto. Alla fine lo nota tornare verso di lei con dei bicchierini e dei fuuda bianchi: una bizzarra combinazione di oggetti. < Uh? > inarca un sopracciglio la Hyuga all'udire quella bizzarra domanda, mentre va ad accomodarsi sul divano davanti al tavolino, le gambe ben chiuse fra loro e le mani poggiate ai lati delle cosce a reggere il bordo del sofà sotto le dita. < Beh sarebbe senz'altro stata una risposta più che esauriente. > ride lei snudando appena i denti bianchi, inclinando il capo. < E una bella prova di fiducia, suppongo. Non lascerei leggere la mia mente a chiunque, se anche questo fosse possibile. > Dopotutto Kaori non ha idea che, di fatto, è possibile eccome. Nota Azrael sventolare il fuuda bianco e si ritrova ad ascoltare le sue parole andando lentamente ad irrigidirsi nel processo. Parlare di Raido è un conto: per quanto ne sa lui ed Azrael non sono amici né, tanto meno, si conoscono. Ma parlare di Mekura è tutta un'altra storia. Mekura è una sua cara amica e sebbene non le stia realmente facendo alcun torto, continua a sentirsi colpevole e responsabile nei suoi confronti per quel sentimento che sta battendo forte nel suo cuore, per quella sensazione senza nome e identità che richiama a gran voce la presenza del Nara accanto a sé. Si morde il labbro inferiore, timidamente, annuendo. Non può rifuggire quella conversazione per sempre. In realtà avrebbe dovuto affrontarla il prima possibile. Espira mentre Azrael va riempiendo i due bicchierini e ride quando, scrivendo sul fuuda, prende a rassicurarla circa la sua possibilità di sciorinare tutte le volgarità che desidera. Kaori prende il proprio bicchierino e, rigirandoselo fra le dita, annuisce guardando Azrael negli occhi, prendendosi qualche attimo per decidere come iniziare quel difficile discorso. < E sia. > concede alla fine, gonfiando i polmoni d'aria per poi espirare e buttare giù d'un sorso il saké che le è stato versato. Se vuole davvero parlare di Raido con Azrael ha sicuramente bisogno di un aiutino extra. < Il suo nome è Raido Oboro, il possessore della Samehada nonché uno dei vari aiutanti di Yukio nella conduzione di Kusa negli ultimi anni. > principia Kaori abbandonandosi contro lo schienale del divano, sfilandosi le ballerine e ritirando le gambe sul divano così da portare le ginocchia al petto, le braccia a cingerle mollemente mentre il viso è reclinato all'indietro a puntare il soffitto. < Ci siamo conosciuti durante la rivoluzione che ha portato Yukio al potere. In effetti ci siamo conosciuti grazie al suo... marchio > sorride con fare amaramente divertito portando lo sguardo ora ad indicare il sigillo sul petto di Azrael. < Lo aveva appena ricevuto, era febbricitante e disorientato. L'ho portato al riparo, l'ho aiutato e lui mi ha offerto ospitalità durante la permanenza a Kusa. Ero stata inviata di nascosto ed era comodo godere della protezione di un membro così importante del Villaggio. Non immaginavo che avrei finito con l'innamorarmi di lui. > Si stringono le labbra mentre, assottigliando lo sguardo, deglutisce nel tentativo di riordinare le idee. < Siamo stati insieme per un paio d'anni e avevamo deciso di sposarci. Ma fra un rapimento e un'adozione abbiamo posticipato e posticipato. > Un sorrisetto amaro le si dipinge sulle labbra al ricordo di quel periodo così colmo di avvenimenti. < E alla fine ho rovinato tutto. > Ruota il capo verso Azrael rimanendo in silenzio per un lungo istante prima di schiudere nuovamente le rosee. < Sono andata via. Sono partita per un paio di mesi insieme ad Asia, senza avvisarli. Avevo bisogno-- > si ferma senza fiato stringendo le labbra. < --avevo il mio Demone da affrontare. > .. < La morte di mio padre mi ha come... rotta. Avevo bisogno di rimettere i pezzi a posto, avevo bisogno di tornare a star bene. Da sola. > spiega lei tornando a guardarlo, seria. < Ma quando sono tornata lui stava con un'altra. Trovava imperdonabile ciò che ho fatto e--forse lo è davvero. Non lo so. Fatto sta che avevo accettato la fine della nostra storia, ma... quando lei lo lasciò tempo dopo, dopo una mia lunga assenza dal Villaggio, lui è tornato da me. > Allontana lo sguardo da Azrael portandolo a puntarsi su un punto imprecisato dinnanzi a sé, senza vedere davvero ciò che ha davanti agli occhi. < Mi disse di amarmi ancora, di aspettarlo. Di essere indeciso... e poi ho scoperto che avevano avuto una figlia. > Espira stancamente, liberando parte di quella rabbia che ancora la consuma dentro, acida. < Così mi feci da parte, gli dissi di rimanere con lei. Ma lui l'aveva già scelta prima che glielo dicessi io. Continuava a trovare imperdonabile il fatto che fossi andata via, avevo rovinato troppe cose e non sono stata una madre degna della bambina che aveva portato in casa nostra. > Stringe le labbra andando a far scivolare le gambe oltre il divano, il busto a flettersi verso il tavolo nel recuperare la bottiglia di saké per versarsi un altro bicchiere e sorseggiarlo. < Sono successe tante cose in questi tre anni... > torna a guardare Azrael con un sorriso mesto, malinconico, quasi a volergli chiedere scusa per il casino che lei ha addosso e del quale non gli aveva parlato fino a questo momento. <
E... Mekura mi è stata accanto per tutto il tempo. >
sospira, alla fine, con fare quasi arrendevole. < ...Beh, nei momenti in cui non rischiavamo di ucciderci a vicenda, ecco. > aggiunge con una vocina sottile grattandosi una guancia con fare leggermente nervoso. Forse non è esattamente il genere di cosa che l'altro si sarebbe mai aspettato di sentire da parte sua. [chakra: on]

12:14 Azrael:
 Le parole gli scorrono nelle orecchie come l'inchiostro sulla carta. Nell'attendere il termine di quel complicato discorso. "Ascolto" e "Medito" i kanji che vanno a formarsi sotto le setole del pennellino. Si volta ogni tanto a cercare il di lei sguardo nell'atto di raccontarsi così a fondo e- non risponde. Non immediatamente, almeno. La destrorsa cinge il bicchiere colmo tra le dita, che viene svuotato di colpo in un singolo gesto verso le proprie labbra. Lo riempie nuovamente, forse è un gesto poco elegante, ma è evidente quanto ricerchi il fuoco dell'alcool per sciogliersi e proseguire su quell'intricato percorso. < A pensarci... > Una breve pausa, un sorriso giocoso a smuovergli la bocca < ...avrei dovuto informarmi prima di baciarti. > Ridacchia ora, in quella che non è altro che una battuta. Distenderebbe il corpo sullo schienale e porterebbe il braccio libero a cingerle le spalle, come a darle conforto in quel rievocare ricordi così intrisi di tristezza. L'altra mano reggerebbe saldo il fuuda ed il chakra andrebbe a riversarsi attraverso tutto il foglietto, illuminandolo della luce cerulea che è la linfa vitale di ogni ninja, shinobi o kunoichi che sia. Lo attiverebbe e l'altra mano, quella che dovrebbe essere alle di lei spalle, andrebbe a carezzarle debolmente la nuca, appena sotto il punto ove ha impresso il sigillo dell'Hiraishin la sera prima. < Ho perso- tempo. Molto tempo. Tre anni di vitq che nessuno mi restituirà mai. Vorrei non perderne altro a rivangare sulle pagine di un libro che sono già state scritte, capitoli già chiusi. > E nel parlare gli tsubo della mano a contatto con la sua pelle verrebbero aperti per connetterla al fuuda che ha in mano e che verrebbe riposo alla base della propria schiena. Il chakra a fluire in entrambi, connettendo le loro menti. < Preferisco regalartelo e lasciare che tu possa leggere, leggermi. Ed utikizzare il tempo che abbiamo per scriverne altre. Insieme, se vorrai. > Terminato il proprio dire andrebbe semplicemente a snudare i denti in un sincero, innocente e candido sorriso. "Mi senti?" Penserebbe e lei dovrebbe poterlo udire, pur senza che la voce fuoriesca davvero dalle rosee. Ed assieme a quel breve pensiero ogni sua emozione, la tristezza dell'essere lasciato da Mekura, ma anche la rassegnazione all'idea che lei sia andata avanti, che si siano detti addio, seppur solo come amanti, non anche come semplici amici. La comprensione nell'ascoktare il racconto di Kaori, per certi versi così simile al proprio. La voglia di interromperla ad ogni fonema emesso poggiando le priprue labbra sulle sue. < Swmbra complicato, ma vediamo se riesco a batterti. > Chiosa a voce bassa, quasi rimarcando i propri pensieri a metà tra il reale parlato e l"astratta empatia. < Stava con Yukio ed io, forse per spirito competitivo all'inizio, decisi che doveva essere mia. > E ripensa a quella battuta fatta proprio dalla sua interlocutrice "Voi maschi ed il vostro testosterone" Se lo ripete e lo ripete anche a lei, prima di continuare < Me ne innamorai, dopo. E condivisi con lei momebti meravigliosi ed anche orribili. Ci prendemmo cura di Ai e lei ora si sta prendendo cura di Ken- mio figlio... > Direbbero le parole "E mio fratello" Correggerebbe il cervello in un moto quasi automatico, quasi domenticando di essere connesso a lei e che il suo pensare a Jun e al suo tfadimebto verso il Villaggio, la sua pazzia nel tornare dal figlio, inconsapevole, per farne nascere un altro le potranno arrivare chiaramente. Ripensa persino quando, alla luce della scoperta del fatto che aveva lei stesso aperro le porte a Shin, l'uomo cge pose fine alla vita del proprio padre, e del fatto che dalla loro unione mentre era sotto mebtite spoglie ed il Nara non poteva conoscere la sua reale identità fosse nato un bambino, beh, la uccise. Brutalmente. La vita della donna che gli scivolò via dalle dita elettrificate da un chidori. < Poi il buio. Tre anni di cui non so nulla ed eccomi qui. > La mano si sposterebbe dalla di lei nuca a ripercorrerle la spalla scoperta dal maglione, sfiorandone la pelle con le unghie. < Non sono il tipo da cose semplici, Kaori. > La voce più decisa, adesso. Nel riprendere il suo primo dire, riguardo il bisogno di doversi informare sulla vita della Hyuga prima di abbandonarsi a quel qualcosa ancora privo di definizione tra i due. < A me piacciono le cose impossibili. > Continuerebbe poi, nello specchiare le proprie iridi nero pece in quelle perlacee < Io amo le cose impossibili. > [ Applicazione Empatia | Chakra ON ]

13:08 Kaori:
 Kaori parla tranquillamente lasciando fluire quelle parole che compongono il racconto della sua storia con Raido. Un racconto breve, riassunto, ma che perfettamente esplica la sua esperienza. Un racconto anche piuttosto difficile ed intenso, al quale forse l'altro sarebbe dovuto essere preparato. Azrael tuttavia non la interrompe mai e rimane in silente ascolto mentre, chino sul tavolo, scrive qualcosa sui fuuda precedentemente raccolti. Kaori non cerca di vedere cosa egli stia facendo, non chiede, si limita a raccontare fino a quando non si ritrova a raggiungere il termine di quel lungo discorso, più leggera da un lato ed estremamente tesa dall'altro. La battuta di Azrael la porta a sorridere piano, lasciando il bicchiere nuovamente vuoto sul tavolino mentre si scosta una ciocca di capelli dal viso ricercando il suo volto. < Sei ancora in tempo se vuoi scappare a gambe levate, giuro. > sorride lei con un tono altrettanto scherzoso prima di tornare seria per un breve istante ed abbassare lievemente lo sguardo. < Lo capirei. > aggiunge a bassa voce mordendosi il labbro inferiore, nervosamente. Egoisticamente la cosa la disturba nel profondo; l'idea di Azrael che si allontana da lei dopo aver sentito in quale casino si sarebbe cacciato rimanendole accanto le chiude lo stomaco, le fa salire un macigno sul petto che grava e pesa sul suo respiro. Tuttavia -al tempo stesso, non le sembrerebbe giusto chiedergli di rimanere e per questo non aggiunge altro, lasciando che l'altro vada a cingerle le spalle con il suo braccio. Kaori si abbandona a quel gesto, scivolando contro la sua spalla col capo, sentendo la sua mano carezzarle la nuca, le sue dita a contatto con la sua pelle scoperta. E' una sensazione piacevole, rigenerante e devastante al tempo stesso. Ogni tocco riverbera in lei una scarica che l'attraversa come fuoco mentre cerca di rimanere concentrata sulla voce del Nara. L'ascolta così rannicchiata contro di lui, respirando piano con la paura di star passando con lui quella che potrebbe essere un'ultima sera dopo il suo racconto. Eppure--quelle ultime parole la riempiono di speranza, felicità, emozione e Kaori si ritrova ad alzare lo sguardo per notare quel sorriso innocente sulle sue labbra. E poi quelle parole. Le avverte nitidamente nella sua mente, le avverte chiaramente nel cervello eppure lui non ha parlato. Kaori si distacca appena, basita, con le iridi dilatate dalla sorpresa e le mani a salire confusamente alle tempie. < Come-- > mormora confusamente, fissandolo negli occhi. "Come hai fatto?" proverebbe a domandare chiedendosi se l'altro possa davvero sentirla. Ed allora, eccola, arriverebbe. L'onda. Quell'onda di sentimenti, ricordi, emozioni, che la pervadono come fossero suoi, che la investono in un mix sensoriale stordente ed intenso che le tolgono il respiro. Lo guarda negli occhi in silenzio, a labbra schiuse, avvertendo ogni cosa, sentendosi quasi annichilita da tutto quanto, da ciò che vi è nel suo cuore. Lui parla, le spiega, racconta e Kaori può avvertire sia la sua voce che il peso delle sue emozioni e dei suoi ricordi direttamente nella sua testa, ritrovandosi davvero a sentire l'altro mettersi a nudo davanti a lei, senza alcuna barriera a poterla tenere lontana dai suoi pensieri. Glieli offre così, spontaneamente, portandola quindi a conoscenza di -forse, il segreto più delicato e difficile che reca con sé. La ragazza ascolta e lo fa con il cuore, con le orecchie e con la mente, ritrovandosi messa al corrente di una storia straziante, perversa e orribile di cui il Nara è protagonista, vittima e carnefice assieme. Mille catene d'ombra lo imprigionano e stringono e strattonano quasi vogliano ridurlo a brandelli ma senza mai riuscirci. Rimane immobile, ferma in quel mezzo abbraccio, persa nel suo sguardo e nel suo racconto, vivendo sulla sua pelle le sensazioni di quella storia, non volendo far altro che stringerlo a sè. Più ascolta, più vorrebbe semplicemente tirare il ragazzo a sé e porre il suo capo sulla propria spalla, carezzandogli i capelli e dandogli quel po' di sollievo che qualunque soldato meriterebbe dopo una simile battaglia. Una battaglia ormai antica ma che, lei è certa, ha lasciato segni sempre dolorosi sulla sua pelle. Nella sua psiche. E mentre lui ripercorre quell'evento, la mente di Kaori -senza volerlo davvero- si ritrova a ripercorrere gli eventi di Cappuccio Rosso. Il rapimento, la cella anti-chakra, la morte di suo padre. Kaori intrappolata in una stanza senza porte, suo padre a sussurrare il suo nome dall'altro lato di una parete che, svanendo, la lasciò spettatrice della sua morte. Rivede nella sua mente il momento in cui ne ha stretto il corpo fra le mani, la gola squarciata, le sue dita a cercare di tenere chiusa una ferita letale da cui il sangue non avrebbe smesso di sgorgare. Ripensa agli esperimenti, quel laboratorio dove, svestita, è stata incatenata ad un lettino pronta per essere fecondata. Rivive la rabbia, l'umiliazione, l'abbandono da parte di Raido, Mekura e il resto del clan. Stringe le labbra pensando a quanto entrambi abbiano vissuto e perso e quindi avverte la mano di Azrael andare a scostarsi dalla sua nuca alla spalla nuda, libera dell'intralcio del suo maglione. La distrae. La distrae parecchio, ma cerca di non soffermarsi alla sensazione delle sue unghie sulla sua pelle, limitandosi a deglutire in silenzio e quindi ascoltare le sue parole. Sorride, timidamente, a quel suo dire e va portando la sua mancina a posarsi sul suo petto, il corpo ruotato in sua direzione, il cuore a battere selvaggio nel suo petto. Sfiorerebbe la pelle del suo busto con la punta delle dita, lasciando scivolare la mano, lentamente, su quel territorio inesplorato, disegnando linee immaginarie come ghirigori dorati sul suo corpo. < Ho--paura di starle facendo un torto. > rivela Kaori sospirando. < Anche se vi siete lasciati, anche se... è andata avanti... non lo so. Ho paura che potrebbe odiarmi. > ammette la ragazza andando a guardare Azrael negli occhi, completamente e totalmente sincera. < Tu sei... difficile da lasciar andare. > mormora a bassa voce lasciando risalire la mano dal suo petto al suo viso, al mento, fino a poggiare la punta dell'indice sul suo labbro inferiore, desiderando sentirne una volta ancora la consistenza, il loro calore. [chakra: on] [Empatia (?)]

14:32 Azrael:
 Il peso dei sentimenti di entrambi grava nelle loro menti. Divisi, eppure l'uno parte dell'altro. Il perfetto disegno dello Yin Yang. Bianco e nero che si uniscono in maniera così semplice da sembrare obbligatorio, dovuto. Accoglie i ricordi e le sensazioni della Hyuga come lei ha fatto con le proprie, ma prima di poterle assimilare e rufletterci su le risponde, riguardo il come tutto ciò fosse possibile. < Magia. > Una sola parola appena sussurrata, come fu quella volta in cui le fece provare la dislocazione istantanea < Forse sono davvero un mago. > Ricalca quel riferimento ai loro primi incontri con quelle poche, fugaci battute. E quando può concentrarsi sulle di lei esperienze non può permettersi altro che non sia il semplice stringerla a sé in quell'abbraccio. Tenero andrebbe a carezzarle la testa, lasciando scorrere le proprie dita tra i capelli nel percepire quanto sia stata umiliata, ferita a morte ed usata. "Va tutto bene, è tutto finito." Un pensiero talmente sottile che risulterebbe sussurrato persino nella mente altrui. "Se è troppo posso rimuoverlo." Chiarirebbe, stringendo le labbra nell'accompagnare con quell'espressione il dolore che sente come fosse proprio. Nei riguardi di Mekura, invece, andrebbe a sospirare, stanco ed affranto. < Lo so, anche per me è un po' strano. Ad essere sincero speravo sarebbe tornata con me, in cuor mio era plausibile che mi avesse aspettato davvero > Non v'è rabbia o rancore, né in quelle parole né tantomeno nei suoi pensieri. Solo una triste consapevolezza, la rassegnazione. < Ma è andata avanti e, a quanto mi ha detto, è felice. Non desidero altro, per lei. > Espirerebbe socchiudendo gli occhi al sentire il tocco di Kaori carezzargli il torace. Pensieri piuttosto- discordanti gli si affollano in testa ed inizia a credere che, forse, non è stata così una buona idea darle l'accesso alla mente di un uomo che non viene sfiorato a quel modo da quasi tre anni. Il solo pensarci lo porta a ridacchiare divertito < Non- non leggere troppo nella mia testa, mh? > Cercherebbe di alleggerire la situazione, il suo dispiacere nel trascorrere quei momebti con quello che fu compqgno di unq suq cara amica. < Quanto sarebbe ingiusto, però, che io non tenti di fare lo stesso? Di essere felice, pur sebza di lei? E tu? Ti priveresti della possibilità di vivere un attimo di serenità? > Poggerebbe la fronte sulla sua, inseguendo le sue iridi per incastfarle con le proprie < Perché- ti sento felice, adesso. Tolti i sensi di colpa, intendo. > Incurverebbe le labbra in un piccolo e quasi impercettibile sorriso, stringendo il braccio attorno le sue spalle nella maniera più rassicurante e protettiva possibile. < Sbaglio? > E smetterebbe di ascoltare i suoi pensieri per un istante, dopo averle soffiato quell'ultima domanda a fior di labbra. Vuole sentirlo da lei, poterlo scoprire solo dalla sua voce e dal suo viso. [ Chakra on ]

15:03 Kaori:
 Le strappa un sorriso con quel sussurro, con quel chiaro riferimento a quei loro giorni trascorsi distanti nel tempo, anni prima, in quei rari e fugaci incontri che li hanno visti divenire lentamente più vicini. Per lei erano incontri importanti, era l'impossibile consapevolezza di avere accanto quella che a tutti gli effetti era una leggenda, ricorda tutto di quei momenti trascorsi assieme; non avrebbe mai immaginato tuttavia che lo stesso Azrael avrebbe potuto ricordare così tanti dettagli di quei primi incontri verificatisi così tanto tempo prima. La cosa le fa piacere e la porta a sorridere con candore prima di ritrovarsi a sentire addosso i suoi ricordi e, in breve tempo, anche i propri. E' una sensazione strana, intensa, al limite dello spiacevole. Tuttavia Azrael è lì e la tiene stretta a sé per proteggerla da quel dolore, per risollevarla. Le carezza i capelli, la rincuora e quello che dice porta la Hyuga a scuotere piano il capo in risposta a quel messaggio mentale. "No. Ce la faccio." pensa a sua volta con ostinatezza. Non vuole più scappare dai propri sentimenti, vuole affrontarli di petto, tutti quanti, per quanto pesanti o dolorosi essi possano essere. A metterli da parte -ha imparato, si finisce solo col renderli più forte quando, inevitabilmente, la resa dei conti arriva. Il giovane va sospirando al pensiero di Mekura e quando Kaori ascolta ciò che egli le dice si ritrova ad annuire piano contro la sua spalla. Il pensiero di sentirlo desideroso di tornare da lei è fastidioso, la fa sentire punta sul vivo e terribilmente colpevole al tempo stesso. Razionalmente sa che sarebbe stata la cosa giusta, che se Mekura avesse cambiato idea domani non si sarebbe mai sognata di frapporsi fra loro in quella che è stata una storia così importante per i due, ma non può comunque neppure negare che qualcosa la lega al Nara. Insomma, non è esattamente famosa per andare a baciarsi il primo che le capita a tiro, vorrà dir pur qualcosa che in questo momento sia lì con lui, no? Comprende i sentimenti contrastanti del ragazzo, è un po' la situazione nella quale s'è ritrovata lei stessa quando primariamente è tornata da Raido per scoprirlo fidanzato con Fumiko. < Lo ha fatto. Il più che ha potuto... > mormora Kaori a bassa voce, contro di lui, a voler difendere il sentimento che la sua amica ha provato per il giovane nel tempo. < Ti fa onore, comunque. Essere felice per lei. > aggiunge poi con dolcezza, sinceramente colpita delle intenzioni dell'altro nei riguardi della Hyuga e quindi si ritroverebbe a perdersi con le dita sul suo corpo, su quella distesa lattea di pelle e carne che funge da tela per quelle linee invisibili. Non ha uno scopo particolare, decisamente non vuole intenzionalmente provocare alcun tipo di istinto, ma ricerca semplicemente un contatto con lui, il più semplice e diretto possibile. Vuole sentirlo reale, concreto sotto le sue mani, assicurarsi che non si sarebbe dissolto da un istante all'altro sotto il suo tocco. Avverte però quel brivido, quel desiderio di non arrestare la propria mano, di andare oltre, di esplorare quel corpo con quella mano esitante, bramosa di poter scoprire sempre più chi è Azrael Nara. Ed è una curiosità nuova, strana, che forse non le appartiene totalmente. I suoi sentimenti si mischiano e confondono a quelli di lui e in una concordanza di confusione ed emozione non è in grado di capire chi prova cosa. Forse, semplicemente, provano lo stesso controllato tormento. Arresta il moto della mano nel sentire la voce appena nervosa di lui, divertita, andando a sorridergli con fare giocoso. < Non cerco niente che tu non voglia mostrarmi. > lo rassicura con tono leggero e tuttavia sincero, non volendo attuare quella che -a tutti gli effetti, sarebbe potuta essere una violenza mentale andando a cercare pensieri e ricordi che l'altro non le mette sotto gli occhi. La confusione comunque permane e viene accentuata dal fare di Azrael che avvicina il viso al proprio ponendo quelle domande che le fanno battere il cuore, inceppare i pensieri, tremare l'anima. Kaori lo guarda, rapita, stregata da quello sguardo ipnotico e a labbra schiuse si ritrova ad avvertire il suo respiro su di esse. Felicità, colpa, desiderio, timore, curiosità, tutto questo si accende e dirama dentro lei riempiendola da capo a piedi, confondendola, nel sentire quelle parole che esigono la loro risposta. Kaori stringe appena le dita sul suo petto, le unghie a graffiare leggermente la sua pelle, mentre inclinando appena il viso si ritroverebbe a mormorare: < No. > sillaba quasi senza voce in un sussurro sottile. < Non sbagli. > conferma col cuore in gola, incapace di mentire sotto il suo sguardo. E questa volta è lei a farlo, questa volta è lei a bruciare quella minima distanza fra loro ricercando le sue labbra, ricercando quel bacio che è rimasto sospeso fra loro in una silente anticipazione. Lo ricerca, lo desidera e per un momento mette a tacere quella colpa logorante che la consuma dall'interno, abbandonandosi semplicemente al piacere di quel gesto, alla spontanea e genuina sensazione di completezza che il ragazzo è in grado di donarle. < E tu? > sussurrerebbe solo a quel punto, scostandosi a stento dalle sue labbra, cercando le iridi scure al di sotto delle lunghe ciglia nere. < Come ti fa sentire...? > [chakra: on]

12:13 Azrael:
 Gli pare d'essere in una bolla. Una bolla i cui confini sono segnati dai loro corpi uniti in quell'abbraccio. Una bolla sicura, che li separa e fornisce loro riparo dal loro rispettivo dolore, la colpa di star facendo un torto a qualcuno, la sofferenza di aver perso, di aver tentato e di aver fallito nell'atto di tornare indietro. Tornare indietro quando, forse, c'era solo da andare avanti. Quello stesso andar avanti che Mekura gli ha messo davanti la mattina precedente. Ci ha provato, non strenuamente come avrebbe potuto, come avevq già fatto la prima volta in cui non s'è fermato dinanzi all'ostacolo del suo impegno coniugale. Tiene ben salda la stretta sul corpo di Kaori rannicchiata sul suo petto. La pelle tesa al suo tocco, il respiro appesantito da quella deliziosa tensione fisica. Espira gravemente, un fiato di intensa aspettativa, di disagio quasi. Deglutisce il groppo che tiene nella gola, a chiudergliela pesante ed ingombrante. < Voglio che lei sia felice, sì. Ma voglio esserlo anche io. Ho *bisogno* di esserlo anche io. > Pone l'accento su quella specifica parola. Lo vuole, lo desidera, ma più di ogni altra cosa ha bisogno di proferire quel suo prossimo dire nella maniera più sincera e netta possibile. < Non voglio che pensi che io sia qui per occupare lo spazio vuoto nella mia vita con te. > Principia, cercando di organizzare bebe i propri pensieri in modo che fikino, anche se sente la razionalità scivolargli via dall'animo per lasciar spazio alla parte di sé più legata al cuore che alla mente. < So le voci che girano su di me, so quello che potresti pensare. > Il tono è basso, roco, intriso di una profonda onestà < Sparisco, ritorno e Mekura non mi vuole più, così riverso il mio charme su quell'allieva che tanto mi ammirò anni fa, sua cara amica, magari per ripicca o per sfogare la frustrazione. > Non sorride, la serietà dipinta in viso, che fluisce fuoru dalle rosee < Lo avrei fatto in passato, quello sì. Ma per qualche ragione è tutto così- diverso. Tu sei diversa ed io mi sento in colpa anche al solo pensiero di ferirti o che tu possa pensare che sia solo una spunta in più nella lista di persone di cui a stento riconosco nome e volto. > Npn ha idea né se lei lo abbia pensato, né se apprezzerà quell'intima confessione. Tutto ciò che sa, adesso è che deve ricongiungersi alle di lei labbra per respirare boccate di pura serenità. Ne memorizza il sapore e la consistebza ancora una volta, come fosse la prima. Non la insegue quando lei si scosta leggermente, la ascolta rapito, senza però riuscire a risponderle con le proprie labbra che, adesso sì, ne chiederebbero ancora ed ancora. Sfrutta, però, la possibilità di utilizzare una comunicazione non verbale per dare responso al suo interrogativo. Un "Sì." Che si riverbera cento e cento volte nei propri pensieri, scacciando tutti quelli negativi e lasciando al loro posto solo il calore della vita che nuovamente gli scorre dentro. Cercherebbe la mqno di lei con la propria destrorsa per poggiarsela al petto, sul marchio che primq non le ha permesso di sfiorare, il cuore martellerebbe violentemente contro il di lei palmo a volerle comunicare quel concetto con tutto ciò che può offrirle. Corpo, mente e anima. [ Chakra On ]

14:04 Kaori:
 Lo sguardo che Azrael scambia con la Hyuga è totalmente nuovo per un verso, già noto per un altro. Il modo in cui la osserva è di una onestà disarmante. Non v'è traccia di tentennamento o incertezza nella sua voce ed i suoi occhi parlano chiaro su quanto realmente creda in quanto le sta dicendo. Ha bisogno di essere felice. Ha bisogno di andare avanti anche lui, di voltare pagina. Cambiare capitolo della sua storia. E' un discorso così assurdo? E' davvero sbagliato lasciare che il giovane trovi nuovo sollievo, nuovo conforto in un sentimento che possa unirlo a qualcuno che non sia Mekura? E' così orribile il fatto che abbia accettato quella fine senza troppo insistere e cercato di andare avanti a sua volta ritrovandosi coinvolto in un'altra persona? Kaori non riesce a dargli colpa alcuna per quel suo desiderio di trovare la felicità, non può fare a meno che comprenderlo, che sperare nel profondo per lui. Quella colpa va lentamente facendosi più silente nel suo animo: non svanisce, non passa, ma riesce a relegarla in un angolo in favore del benessere che la presenza del Nara riesce a trasmetterle. Ascolta la sua voce, le sue parole, e si ritrova semplicemente a perdersi in quel tono roco, sincero, fissando le sue iridi scure con le proprie perlacee. Si sente colpita dalla serietà delle sue parole, dalla convinzione con la quale la guarda e la cerca e tenta di spiegarle ciò che si agita nella sua mente, portando Kaori a cercare con la propria mano il suo viso. < Io penso--che a volte è difficile rimanere da soli. > mormora lei guardandolo negli occhi, tenendo il viso di lui nel palmo della mancina, i volti così vicini da farle avvertire il profumo del saké che hanno appena bevuto frapporsi fra loro. < Penso che quando si è tanto sofferto, quando--qualcuno ci spezza il cuore, non si può semplicemente tirarsi indietro quando si incontra qualcun altro che ci fa sentire bene. > I suoi occhi sono limpidi, sinceri e la sua voce non vacilla; bassa, incalzante, morbida, ma dannatamente seria in quel dire e nel suo cuore -lui potrà avvertire, neppure sa se è per lui che sta parlando o se per se stessa. Entrambi reduci da una esperienza simile, entrambi guerrieri col cuore in frantumi nel petto e la voglia di ricominciare, la voglia di rinascere, di essere felici di nuovo. Forse insieme. < Io--non so se posso renderti felice. Ma so che meriti di esserlo. So che non sei un mostro. E so che non vuoi prendermi in giro. > Dopotutto è sempre stato onesto con lei nel parlarle di Mekura, dei suoi sentimenti per la ragazza e la loro storia trascorsa: se avesse voluto solamente usarla per riprendersi, probabilmente avrebbe potuto evitare qualsiasi riferimento alla Hyuga ed al fervente amore provato per lei. "Mi fido di te." ripete, mentalmente, guardandolo negli occhi, prima di lasciare modo alle loro labbra di trovarsi. Non v'è via di fuga, non più. Fisicamente e non. L'abbraccio di Azrael la tiene prigioniera in quella stretta calda e rassicurante che sa di casa e conforto; la sua presenza la tiene ancorata a quell'attimo sospeso nel tempo ove tutto è relativo e niente è importante. Niente se non loro. Niente se non quel bacio scambiato a labbra schiuse, se non quei respiri condivisi e consumati e soffiati nemmeno troppo timidamente. Kaori rimane rannicchiata contro il suo corpo, con quella mano a sostare sulla sua pelle e la sensazione di poter sentire nuovamente la vita scorrerle sottopelle. Si sente libera, si sente brillare sotto lo sguardo del Nara, sotto i suoi baci gentili. E, ancor di più, si sente andare a fuoco quando la mano di lui ricerca la propria in un contatto semplice, innocente, ma che scatena involontariamente un brivido nel suo corpo; le labbra di Kaori si schiudono su quelle del Nara, un respiro rotto s'infrange contro le rosee altrui mentre la propria mano vien portata sul suo petto. Kaori può avvertire il calore della sua pelle sotto il palmo, il calore della sua mano sulla sua e, più di tutto, il battito del suo cuore ritmare contro la sua carne. Si sente avvolgere da un confuso senso di trepidazione, timore e impazienza. Quel battito risuona nel suo cervello come un inno sacro scandendo il ritmo d'un tempo senza importanza. Riapre gli occhi cercando il suo sguardo, le labbra ancora schiusa in un contatto evanescente con quelle di lui, la voglia di baciarlo ancora e quella di perdersi nei suoi occhi a scontrarsi in una lotta epocale che la lascia semplicemente immobile fra le sue braccia per un lungo istante. Sorride teneramente, alla fine, nel sentire quel battito martellare impetuoso contro la mano e abbassando lo sguardo sul suo petto andrebbe a cercare di far scivolar via la propria mano da sotto la presa altrui. Afferrerebbe quella di Azrael e quindi, rialzando lo sguardo ad incontrare il suo, andrebbe a portarla sul proprio petto, sul cuore. Nessuna timidezza, nessuna paura, nessuna incertezza: tutto sembra semplicemente così giusto al suo fianco. Azrael potrebbe sentire, sotto la mano, il suo cuore battere rapido, veloce contro di essa, così forte da minacciare di schizzare via, così deciso da richiamare il ritmo del battito altrui. Se questo fosse accaduto, Kaori si ritroverebbe semplicemente a perdersi nell'altrui sguardo, sospesa in quell'attimo sospeso nel tempo ove l'unico pensiero chiaro nella sua mente sarebbe il ripetersi di un'unica parola. "Azrael". [chakra: on] [End?]

15:08 Azrael:
 In quel bacio, tra le sue labbra, si perde come un naufrago nel mare. Ma lì, con il capo immerso tra i flutti impetuosi di due vite disperate che si scontrano, gli pare di non aver mai respirato così bene. Con la testa sott'acqua ed i polmoni che bruciano non gli pare di essere altro che vivo. A caduta libera verso l'oblio infinito, eppure così ben piantato coi piedi a terra che l'idea stessa di cadere non rappresenta che una lontana paura irrazionale. Il palmo della sua mano gli brucia sottopelle, non come farebbe il marchio maledetto, non quel tipo di fuoco che morirebbe pur di estinguere, ma -in quel preciso istante- morrebbe pur di alimentarlo ancora e lasciarlo divampare in ogni frammento del proprio essere. Coinvolgente al punto tale che le torture che ha inferto, i dolori che ha subito e la mancanza di quella vita che per lungo tempo non gli ha concesso di controllarla, non hanno più importanza. Una stretta, un abbraccio, un bacio ed il suo tocco ed ecco che nello stesso istante in cui i loro corpi si sono incastonati, tutto è sparito. Nel vento come ceneri di un incendio che mai smetterà di avvqmpargli cuore ed anima, ma che, in sua presenza, non brucia più così tanto. Avvelenato e quasi portato alla morte ed ora alla disperata ricerca dell'antidoto a quella malevola tossina. E sperava, sperava con tutto se stesso di riuscire a ritrovarla in Mekura, battere un terreno sicuro e conosciuto per non perdersi nelle scurw spire dwll'incertezza e che ha, invece, trovato tra quelle braccia. Interrompono quel contatto insieme, senza mai separarsi davvero e dalle rosee sottili del Nara non fuoriesce che un sussurro < Tu mi hai gettato nell'abisso di un pensiero fisso. > E nulla fu più vero, più autentico di quel suo continuo pensarla, rivangare i pochi intensi attimi trascorsi assieme nella propria mente. In parte per paura di perderli nei meandri della propria malata psiche, un po' perché non v'è nulla di più semplice e puro nella sua vita. Lascia che la propria mano si poggi sul petto altrui, ne percepisce il nitido battito, gemello al proprio. Sorride, la mano libera il candido viso che ha di fronte da una ciocca violacea che va ad incastrare dietro l'orecchio, con delicatezza, tranquillità. < Dato che qualcuno è stato così pazzo da non farlo- > Toglierebbe con gentilezza la mano dal suo petto per chinarsi a prenderla tra le braccia, a tenerla sollevata da terra, mantenendo salda la presa sotto le di lei gambe e spalle < -vorrei essere io a darti la luna di miele che meriti. > S'avvia dunque attraverso le stanze di casa propria, su per le scale che portano quelle due anime legate e sospese su di un sottilissimo filo che non mostra segno di cedere al luogo in cui vorrebbe lasciar disperdere le loro fiamme. Nel tragitto la mente grida, canta e sussurra assieme un'unica parola, il nome che tiene vivo il battito del proprio cuore nel petto: "Kaori". [ E N D ]

A seguito di un biglietto consegnatole da Azrael durante la notte, Kaori si reca a casa sua per bere il famoso saké che i due si erano promessi tre anni prima.

Qui i due hanno modo di parlare del sigillo maledetto di Azrael, della sua storia con Mekura, della storia di Kaori con Raido e dei sentimenti che i due provano in merito a tali rivelazioni.
Azrael, inoltre, applica su Kaori il sigillo dell'empatia.