La ricerca di una donna sconosciuta.

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21:14 Karitama:
  [Casa Ishiba - Bosco] Tornato dalla lezione, affaticato dal grande sforzo di allenare la nuova tecnica, Karitama rientra in camera sua lasciando cadere sulle coperte porpora le decine di matite, che porta sempre stipate nelle enormi tasche del giubbotto viola, e il blocco da disegno che, all'impatto con il letto, lascia cadere da uno dei bordi quella scura bozza fatta a carboncino della donna sognata la notte prima. Torna quindi a rimuginarci dopo quelle poche ore di tregua all'accademi. Non riesce ad eliminarla dalla sua mente. Sente di doverla trovare, o almeno capire quali siano le sue reali fattezze. Ricorda una chioma rossa come il sangue a sfiorare la pelle candida come il latte di un volto coperto. I lineamenti sembrano occultati da qualcosa che si interpone tra lui e la donna, un velo nero atto a coprire i sentimenti e le fini bellezze di quella sconoscita. Non si capacita di non poterla vedere. Di non poter trovare il modo di averla davanti a sè. Cerca ancora, ancora e ancora di trovare una risposta. Un modo per poter andare avanti con quel ritratto incompleto che quasi lo perseguita. Nella sua mente si sovrappongo un'immagine dopo l'altra, un angolazione diversa ogni istante, una donna diversa ad ogni tentativo. Scappa da lui. Fugge dalla mente e dalla mano quasi ignorando quegli occhi indaco che vanno ricercandola nella stanza. Sfinito da quei pochi, o forse molti, istanti di ricerca l'artista decide di uscire da quelle quattro pareti che cominciano a stargli troppo strette. Si avvierebbe quindi verso la porta, agguantando con la mancina il pellicciotto del suo giaccone e con la destrorsa l'ombrello appoggiato vicino l'uscio. Con ancora qualche matita e un paio di fogli stropicciati nelle tasche raggiungerebbe il bosco poco lontano per trovare un po'di pace.

21:34 Karitama:
  [Casa Ishiba - Bosco] Raggiunto il grande cancello in ferro si avvierebbe quindi con un passo molto nervoso verso l'interno del bosco. Dopo aver passeggiato per qualche minuto, e aver posato il piede con ben poca grazia all'interno di un paio di pozzanghere, deciderebbe di ripararsi sotto ad uno dei tanti ciliegi che coprono le panchine. Si siederebbe quindi incurante della grandissima quantità di pioggia posatasi su quel legno e, incanstrando l'ombrello tra le daghe della seduta, recupererebbe quel poco materiale che ha portato. Lo scrosciare incessante della pioggia regna sovrano ed è forse una delle cose che meglio riescono a tranquillizzare l'animo di quell'artista ossessionato dalla perfezione. Maledetto dalla continua ricerca infruttuosa del bello e dell'utile all'animo di un'umanità ormai morta. Si è sempre sentito l'unico capace di sentirlo e vederlo, incompreso dalle inutili persone che lo hanno sempre circondato. Tra i rami di quegli alberi la donna torna a fare capolino nella mente dell'artista che ricomincerebbe quel suo abbozzare il ritratto in maniera quasi spasmotica. La mano sembrerebbe non avere più controllo e gli occhi indaco, nel riflettere la luna si svoterebbero. Quella donna, quel disegno, quel impossibilità di portare a termine l'opera lo stanno torturando e schernendo.

21:50 Karitama:
  [Casa Ishiba - Bosco] Passati minuti a disegnare e ridisegnare, la rabbia esploderebbe in lui portandolo a spezzare la matita con la sola flessione del pollice verso indice e medio, e a bagnare di lacrime e pioggia quello che rimane di uno schizzo fatto e rifatto. Gli occhi cristallini, pieni di tutto quel dolore, andrebbero ad incontrare l'obrello che fino a quel momento lo aveva riparato, per poi scaraventarlo al centro del vialetto, lasciando spazio al quarto di luna che campeggia tra le nuvole di quella notte. Le lacrime andrebbero a mescolarsi con quelle pesanti gocce di pioggia, andando a segnare il volto del ragazzo che incurante fissarebbe la luna in cerca di una risposta che sa non poter arrivare, almeno non quella notte. Strappando quindi il foglio si rialzerebbe chinando il capo e ridirigendosi verso quella casa che forse lo avrebbe fatto sentire più al sicuro di così. La pioggia continuerebbe a bagnarlo ma lui, quasi incurante, terrebbe un passo lento, silenzioso e per nulla incisivo. Lui si sentiva così, inutile e praticamente incapace di lasciare un segno sulla terra.

Karitama in un momento di debolezza finisce nel bosco dei ciliegi in cerche di un ispirazione che lo porterà ad un eccesso di ira.