Black Soul Shippuden

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Giocata di Corporazione

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19:39 Hanae:
 La desolazione e la distruzione fanno da padroni ad uno sfondo quasi totalmente privo di qualsiasi forma di vita. Un'isola nera, ridotta a poco più che una terra dimenticata e distrutta da fenomeni che ormai fanno parte di una storia dimenticata. Storie dimenticate, non è forse questo il tema principale di tutto? Fumo nero s'alterna a ciò che rimane di alcune grosse mangrovie in questa giornata piovosa, nell'insieme di tutti i suoni che caratterizzano l'isola tutto permane in silenzio. Il tempo non diventa nient'altro che un paesaggio che viene osservato attraverso una finestra. Ma tutto ciò che accade ora non sta avvenendo in quel paesaggio, bensì all'interno della stanza che ospita la finestra. Uno spazio estremamente stretto e sconfortante, privo di luci, pieno di un'infinità di oggetti che in fin dei conti non sono altro che inutili. Mangekyo sharingan, sangue goryo, poteri illusori, chakra, ognuno di questi elementi ha una storia ed è stato ottenuto attraverso un viaggio estremamente lungo, attraverso lo stesso incontro con la fredda presa della morte. Ma alla fine tutto non è che all'interno di quella stanza buia, inutilizzabile per poter scappare. In un angolo di quel tetro mondo poggia un piccolo cumulo di cocci spezzettati, rovinati dal tempo ed ormai ricomponibili. Ma per quanto rovinati ciò che un tempo formavano è ancora vagamente visibile, seppur parzialmente coperto dall'oscurità: una sagoma umana. La schiena a poggiare su un rialzo roccioso ed il capo a cadere stanco verso il basso, puntato verso il pavimento. Gamba sinistra distesa liberamente in avanti e la gemella piegata, facendo in modo che il ginocchio diventi un ripiano per farvi cadere entrambe le braccia. La chioma cade come il volto con qualche punta rivolta verso il basso, pare quasi nera, forse per effetto della fuliggine che attornia i punti più alti dell'isola, capace di mutare i colori su sfumature bruno-scura. Gli occhi son più che aperti, ma nulla sta venendo realmente osservato. Il colore delle iridi pare quasi incapace di riflettere luci, permettendo invece l'evidenziarsi di due sacche scure sotto gli occhi. Quell'insieme di tante cose che appare molto stanco, ma incapace di dormire, o forse senza alcun motivo per cui fare qualsiasi movimento. Se non fosse per il quasi impercettibile gonfiarsi della cassa toracica sembrerebbe d'osservare un morto, ma forse non è una situazione fin troppo dissimile. Intorno a lui per lo più rocce, tra le quali una che fa da poggio allo schiena. Davanti a lui vuote distese, niente di importante, niente che stia davvero venendo osservato. Quella landa silenziosa è invero piena di suoni, nella testa di quell'essere. Ogni singola onda acustica prende forma in un ricordo, in delle parole, in tutto ciò che fino ad ora è accaduto. E non soltanto ciò che è accaduto ad egli, ma bensì molto di più. Conosce molto più che sè stesso, tanti sono i ricordi che confluiscono in lui, e ognuno non fa che contribuire nell'alimentare quell'apparente sensazione di totale fine. Cosa manca da fare? Che obiettivo manca da raggiungere? Cosa vale la pena modificare, ancora? Acquista abbastanza potere, sopravvivi, uccidi, ripeti. Ha visto per lungo tempo in tutto ciò l'equilibrio, ciò che sarebbe stato necessario mantenere, ma con il tempo tutto è sfumato in un grigio incomprensibile. E' già morto una volta in nome di tutto ciò, e adesso non fa che riposare sul bordo di un abisso troppo profondo per essere osservato con semplici occhi. Quell'abisso all'interno del quale una volta si è immerso a causa di una lama al petto. Ricorda vagamente delle mani tentar di portarlo in profondità, forse persone che son finite lì dentro a causa sua, nei modi più disparati. Ed adesso permane immobile, incapace di lasciarsi trascinare in fondo, ma al contempo incapace di desiderare qualsiasi altra cosa. Tutto ciò che rimane da fare sarebbe chiudere gli occhi, ma permangono sgranati. Vesti scure coprono quel corpo, accompagnate da una mantellina e cappuccio dal tessuto fine che vanno coprendone parzialmente il capo. Rovinate dal tempo e dal percorso fino ad ora effettuato per raggiungere quel luogo. Ha costruito castelli e li ha lasciati alle mani degli altri, una volta ancora. Un quadro orribile, tanto che la tela è stata gettata via, lasciando soltanto un sostegno in legno che va pian piano marcendo. E' un punto morto, per quel freddo ammasso di cocci.

20:04 Kioku:
  [---->Epilogo?] Quanto tempo è passato? Mesi? Forse qualcosa di più…eppure non ricorda nemmeno quando ha iniziato la ricerca di Katsumi che ben più degli altri è la persona a cui tiene per via del loro legame di sangue, si ovviamente anche gli altri che sono scomparsi hanno un certo peso, soprattutto per l’Akatsuki, conscio comunque delle loro capacità, non si preoccuperebbe certo come sta facendo ora per l’Uchiha-Seiun. Nonostante la missiva arrivatagli da Mekura, si occuperà più tardi del presunto ritrovamento o meno di Azrael, dopo mesi e mesi ed estenuanti ricerche il sigillo impressogli tempo fa sembra aver reagito al chakra di Akendo, indicandogli così una posizione, seppur molto ampia e generica, è un indizio…un inizio, il primo dopo svariati tentativi sfumati nel nulla. Letteralmente si potrebbe dire che lo ah cercato ovunque, anche questo, è uno dei motivi dei suoi frequenti spostamenti Konoha-Kusa, non solo per gli esperimenti ormai portati a termine, ma per gestire le ricerche da Kusa, spostandosi poi dal suo quanto mai improvvisato “quartier generale” verso nuove location, ove cercare il ragazzo. Ora che il sigillo ha reagito non gli pare quasi possibile, l’isola nera…o quello che ne resta, perché si dovrebbe trovare lì? La logica impone al Rikudo Sennin di fermarsi, pensare ai possibili motivi o forse qualche significato celato, magari una possibile trappola? Paranoico o meno, tutto ciò verrebbe messo da parte dall’inconsapevole desiderio nascosto nel suo animo, ormai consumato dal potere del Rinnegan, di salvare quel che rimane della sua…famiglia, ciò che non riuscì a fare quando era più giovane, salvare la sua famiglia, i suoi cari, lo stesso desiderio e la stessa frustrazione ora muovono i veloci, quanto impercettibili passi, una scia, il mondo intorno a se andare a rilento, le gocce d’acqua quasi immobili al suo passaggio, lasciando solo una scia come vengo incombe nella tempesta, il cielo piange, come se preannunciasse una tragedia, come se riuscisse a percepire il momento, l’incontro. La pioggia continua a cadere imperterrita al passaggio del Sannin, orme che lentamente si dileguano, così come la sua figura ammantata, come sempre ricoperta dalla veste dell’Akatsuki, la folta chioma lasciata libera, ormai pregna dell’acqua, il tintinnio dei due foderi che ad ogni passo si scontrano come se urlassero…lamenti ripetuti, rimbombano e si disperdono nel cielo, Izanagi & Izanami, le lame della clemenza e della giustizia, il restante vestiario è generico e ben poco importa in questo momento allo stesso Akendo, ormai giunto a destinazione. D’innanzi a lui grovigli di flora e ciò che rimane dell’isola nera, lentamente si addentra, mentre gocce gli righerebbero il volto come fossero lacrime, il respiro pesante, condensarsi in una nuvoletta libera nell’aria, il momento è quasi giunto, il chakra del sigillo reagire sempre più ferocemente alla vicinanza con il chakra del Rikudo Sennin, il busto continuerebbe a portarsi avanti, passo dopo passo, i grovigli lentamente sparire arrivando sul limitare poi…il nulla. A quanto pare quei grovigli e quella poca fauna sono un pezzetto risparmiato dai Kami oltre, il nulla, distese desolate, morte arida, polvere che diviene stessa aria da respirare poiché di vita non vi è altro che ricordo il rimasto, poco distante una delle tante rocce sparse per l’arido paesaggio, ma non una come le altre, questa è diversa, poiché appoggiata ad essa una figura ammantata verrebbe ora scorta dal violaceo occhio del Seiun, pochi passi li separano ora, pochi passi dal sapere se tutta questa ricerca intrapresa ora è valsa a qualcosa, passo…dopo passo, la cassa toracica si muove all’unisono, inspira ed espira ad ogni passo l’aria si condensa e muore lì, in quel posto dimenticato da dio, forse non vi è poi così tanta sorpresa nel vederlo in un luogo simile, ma le domande continuano comunque ad attanagliare la mente del Rikudo, ormai così vicino, a pochi centimetri, la mano allungarsi verso il capo del ragazzo, salvo poi arrestarsi. Non percepisce alcuna reazione emanata da quell’involucro di carne, non percepisce nulla e forse, questa è la cosa più preoccupante, lo sguardo si assottiglierebbe, squadrando nuovamente quella rachitica e priva di forza, forma umana, ci sarebbe così tanto da dire ma del resto Akendo non è mai stato bravo quando si tratta di relazioni, qualunque esse siano, pertanto…un'unica domanda verrà posta all’orecchio ed attenzione del ragazzo, una domanda che probabilmente racchiuderà tutte le parole che vorrebbe dire, tutte le domande che si sarebbero da fare, a risposta di questa domanda, probabilmente si potranno comprendere molte più cose di quanto uno scambio di battute non potrebbe mai fare. Ancora in piedi d’innanzi a quella corpo di carne abbandonato, si erige d’innanzi a lui la figura del Rikudo Sennin, il capo chinarsi leggermente indietro, lo sguardo portarsi lassù nel cielo tinto di lacrime, le stesse che impatterebbero sul volto del possessore del Rinnegan, sbattendo di tanto in tanto le palpebre, infastidito da quelle stese lacrime del cielo, sembra quasi l’epilogo di ogni cosa, tutto sembrare tornare al loro primo incontro…inspira, la mente lentamente placa la propria fame, espira come se si scrollasse pesi dal proprio corpo, le labbra ormai bagnate, schiudersi, lasciando che le parole, come fiume, lentamente scorrano e raggiungano la mente del ragazzo, che ormai apatico tutto si potrebbe aspettare, tranne che quella persona, quella domanda…<chi sei tu?>. Nulla di più, non gli serve domandare altro, in attesa di un qualche spasmo di vita da parte del giovane, attende, mentre lentamente si chinerebbe verso Katsumi, ad altezza degli occhi arrestarsi, in attesa che il capo di quest’ultimo si alzi, forse sorpreso dalla voce riconosciuta, forse curioso, in modo che possa guardarlo negli occhi. [Equip Akatsuki] [Izanami & Izanagi equip] [Rinnegan off] [Chakra on]

20:46 Hanae:
 Si sveglia, improvvisamente. Non il corpo, bensì il suo corpo, i suoi sensi vengono inesorabilmente a galla quando qualcosa di estraneo a quello scenario gli attanaglia in maniera vagamente percettibile il senso dell'udito. Qualcosa di anomalo è vicino, forse dovrebbe alzare lo sguardo e stare attento a ciò che gli si potrebbe presentare dinnanzi. Dovrebbe prepararsi alla possibilità che qualsiasi cosa possa succedere in una landa simile, ma non riesce realmente a vedere nulla, in questo momento. Una patina di oscurità si pone davanti a sè, portandolo a vedere lo stesso terreno roccioso come un accumulo di pennellate sfumate, non c'è davvero motivo per cui dovrebbe guardare oltre, effettivamente. Il corpo è davvero troppo pesante per poter fare qualsiasi cosa. Troppo stanco per alzarsi in piedi. Troppo stanco per abbandonare quel luogo. Troppo stanco di mentire. Troppo stanco di essere adirato, troppo stanco di essere bloccato. Stanco di voler aiuto, di ricordare il passato, di sentire la mancanza di qualcosa, di sentirti senza speranza, di sentirsi anche soltanto vuoto. Stanco di non essere capace di lasciar andare tutto. Un epilogo, sembra forse troppo da chiedere. Nella sua vita ha sempre proiettato sè stesso verso il momento della sua morte, incapace di andare oltre. Ma adesso gli sembra un elemento di sfondo. Ah, ora ricorda qualcosa di più di questo periodo. Il disturbo nell'ambiente circostante gli ha fatto ricordare di un piacevole sogno. Le labbra si muovono appena ed inizialmente in maniera alquanto meccanica, secche. Si allungano quasi impercettibilmente, in un caldo ricordo. La stanza è scura, e fa alquanto freddo. Il suono della pioggia era regolare fino a pochi secondi fa, ma adesso qualcosa disturba quella scena. Il corpo sembra quasi sussultare quando una voce rompe lo spettacolo di desolazione. Una domanda piuttosto semplice giunge al suo udito, ah, sì, è semplicissima. Conosce quella voce, ma chi gli sta facendo una domanda tanto banale, adesso? Una domanda alla quale ha risposto tantissime volte ormai, nei più svariati modi. Ma dopo aver messo apposto i suoi affari con il clan..dopo aver eliminato la clonazione, dopo aver sconfitto il vero insonne, è sicuro di poter dire che la risposta è-- < ... > le labbra non si muovono, ma nel suo io è sicuro di aver dato la risposta giusta. Lentamente lo spazio tra le labbra va aumentando, mostrando appena l'interno della bocca, portando l'Uchiha a prendere un profondissimo respiro, come se non accadesse da parecchio tempo. Forse non riesce a dire la risposta perchè è qualche sorta di scherzo..forse un genjutsu, dev'essere sicuramente qualcosa che ha fatto il profondo della sua mente. Un buco in lui, l'incapacità di dare la risposta che vorrebbe dare. Ma chi sta parlando? Interi secondi passano, prima che il capo si inarchi leggermente verso l'alto, portando la colonna vertebrale ad esser quasi raddrizzata. Gli occhi sono aperti e rivolti dinnanzi a colui che dovrebbe essere Akendo, ma fa difficoltà a osservarlo. < Ho fatto un sogno..> un sogno vecchio di più che qualche settimana. Ma ha davvero importanza in questo contesto come il tempo scorra? Il tono si riduce ad un sussurro rauco, una voce mantenuta soppressa per diverso tempo ormai. Ci sono un sacco di cose che non gli servono più, attualmente. Gocce d'acqua a scivolare fin oltre le labbra, dentro la bocca, tra una parola e l'altra. <..dove il cielo cadde, e mi schiacciò- > Schiacciato, morì. Ma nessun'altra parola esce dalle sue labbra quando le palpebre superiore paiono alzarsi ulteriormente, come se avesse appena riconosciuto qualcosa fino ad ora invisibile. < -Non dovresti essere qui... > Akendo, è davvero lui? Tra tutti, essere visto così da lui. Gli occhi viola diventano più facili da osservare, la distanza ad aiutarlo nel capire, la pioggia a confondere ciò che realmente sta accadendo. Lo sguardo si abbassa appena, incapace di reggere quel confronto così vergognoso.

21:25 Kioku:
  [Epilogo?] L’attesa pare interminabile, lo scroscio della pioggia batte il tempo ed è l’unica unità di misura in quel posto ai confini del mondo, un posto la cui memoria è pallido ricordo nelle menti dei più anziani, un posto i cui stessi Kami hanno voluto farne esempio di come la vita nasce ma come ogni cosa, alla fine termina. A domanda non segue risposta, ma vi è qualcosa che ha un valore ben più grande, un battito, uno spasmo, un fluire a galla di emozioni, seppur appena accennate, il risvegliarsi da un torpore così a lungo assaporato…eppure, ciò che emerge non è di certo quello che si aspettava Akendo, mai avrebbe creduto di percepire emozioni simili in Katsumi, mai avrebbe pensato di percepire l’abbandono stesso per la vita, la rinuncia ad ogni cosa, una sofferenza così grande, raramente gli è capito di percepirla se non nei suoi sogni, grazie al Rinnegan ed il suo legame con la natura stessa, di cui è padrone, mai avrebbe pensato che in lui vi fossero emozioni così forti, così pesanti, che lentamente l’hanno trascinato in quel mare di morte ove un tempo è riuscito a recuperarlo, tenendogli il proprio braccio, riportandolo alla vita dal regno dei morti, a quel tempo però Katsumi aveva un vigore ed una linfa vitale oltre ogni immaginazione, riuscirà anche questa volta ad afferrare la mano tesa di Akendo? Mille sono le domande che si pone così come la frustrazione nel non essere riuscito a salvaguardare l’incolumità dell’Uchiha-Seiun, del sangue del suo sangue, ancora una volta sembra aver perso quelle poche cose che lo rendevano umano, che lo tenevano legato a questo mondo, ormai noioso per lui. Eppure d’un tratto, quella voce palesarsi all’attenzione di Akendo, flebile sussurro, mischiandosi all’arido vento e all’intemperie del cielo, ode quel flebile sussurro, quel sogno appena accennato, lo sguardo per qualche istante incontrarsi, intravedere e percepire il nulla negli occhi del giovane, sa benissimo cosa si prova ad essere un semplice involucro di carne, contenitore di nulla, abbandonato a se stesso, lo comprende ma non può avvicinarsi, hanno vissuto qualcosa di simile ma non uguale, questo Katsumi potrò ricordarlo benissimo avendo i suoi stessi ricordi. Un sospiro, come se si sforzasse di placare la propria mente ora in tempesta proprio come il cielo sopra le loro teste <mio caro Katsumi> andrebbe a vociare d’un tratto, lasciando lente e pesanti pause a scandire ogni sua frase <ciò che hai visto l’hai semplicemente sognato> e forse per il giovane potrebbe anche non sembrare, per come è ridotta la sua mente ed il suo animo <mi sembra invece che tu stia vivendo un incubo> parole non a caso, riferite ovviamente alla sua condizione, a come sia arrivato li in quel posto desolato, a come si sia ridotto, come abbia ceduto ai propri demoni ed al potere, rimanendo schiacciato da essi, soffocato dal suo stesso essere, incapace di reagire al peso che ogni sua azione compiuta grava che ogni singola goccia di potere rappresenta un frammento di anima sacrificato, troppo debole per far fronte a tanto strazio…cede. la mano destra portarsi dietro il capo dell’Uchiha-Seiun, all’altezza del collo, a quel punto con un po’ di pressione, sollevarli di poco il capo, così che possa solo a quel punto poggiare la propria fronte contro quella del giovane involucro <non vuoi forse> e lì la sua voce comincerebbe a vacillare, spezzata su più punti, come se quelle stesse parole, pesassero come macigni, un altro sacrificio da compiere <che tutto questo termini?> la fine di tutto…può voler dire moltissime cose Akendo questo lo sa bene e se è rimasto ancora qualcosa di Katsumi in quel semplice contenitore, quelle parole poc’anzi pronunciante avranno molteplici interpretazioni anche per il giovane <non vorresti essere trascinato via da tutto questo? Da questo incubo?> il solito tono del Rikudo Sennin ora lascerebbe posto a qualcosa di più sofferente, spezzato, pesante, quasi affaticato. Fronte contro fronte, le domande appena fatte sembrerebbero più domande poste tanto per che retoriche o desiderose di risposta, come se a soffrire fossero entrambi ora, per motivi diversi ma legati da un'unica incognita costante…cosa sceglierai Katsumi? Cosa realmente ti sta offrendo il Rikudo Sennin? Non ha mai parlato a vanvera eppure questa volta, nelle sue parole non vi era fermezza, né certezza ma solo un dolore straziante, un affannosa paura, paura per cosa? Non è forse la soluzione ai tuoi problemi ciò che ti sta offrendo? E allora perché desiste dall’esser fermo nelle sue parole e convinzioni come ha sempre fatto? Cosa è che realmente teme Akendo in questo momento? Perché mai avrebbe paura di ferirsi ma soprattutto perché ferirsi? Non è mai facile sacrificare qualcosa per il bene altrui soprattutto se, come in questo caso, per salvare Katsumi sarebbe costretto a sacrificare lo stesso Katsumi. Nulla è chiaro, se non per il possessore del Rinnegan, la cui risposta probabilmente, non è l’Uchiha che deve prenderla. [Equip Akatsuki] [Izanami & Izanagi equip] [Rinnegan off] [Chakra on]

22:07 Hanae:
 Un ciclo che si ripete. Non riesce che a pensare ad ogni momento come al ripetersi di un altro momento, almeno quando sfrutta quel tempo praticamente infinito per pensare. Tutto è riconducibile ad un evento già vissuto, ogni ricordo si mischia ad un altro creando due realtà parallele e due pensieri separati. Il loro convergersi porta ad un'incrinatura. Quell'incrinatura, ripetuta per un numero di volte indefinito, porta infine allo spaccarsi. Lo stesso vivere è diventato qualcosa di troppo grande, con il peso della consapevolezza. La sua morte gli ha fatto realizzare qualcosa, il momento nel quale ha afferrato con bramosia il braccio di Akendo ha pensato di non avere alcuna alternativa per uscire dal suo essere, ma dopo aver infine ucciso Arima non è rimasto che un arido deserto. Dopo essersi fatto carico del dolore per la morte di Yume, dopo esser andato contro colui che ha guidato gli Uchiha, dopo averlo visto morire serenamente sotto il peso delle sue responsabilità, ha follemente creduto che tutto sarebbe finito, come una storia termina con la sconfitta dell'antagonista principale. Ma la verità si è rivelata ben più cruda, quando ogni suo scontro ha perso significato, quando il suo dolore è stato dimenticato per lasciare spazio a ciò che il mondo ninja fa tutti i giorni. Le cose dovevano andare diversamente, in quello scontro, anzi, dovevano andare diversamente ancor prima di tutto ciò che ha riguardato la sua esistenza come Ninja. Le cose dovevano andare diversamente quando fu trovato nella foresta della morte. Ed ogni pensiero confluisce senza la minima parvenza d'emozione, ogni pensiero esiste e smette di esistere nel momento stesso in cui ogni sillaba attraversa la mente. Vorrebbe rimanere sospeso nel vuoto fino all'ultimo istante, eppure qualcuno non glielo permette. Akendo è lì, mentre la pioggia fa scivolare via dai loro volti tutto ciò che non riguarda strettamente il loro io più intimo. Non si tratta del Rikudo Sennin, tantomeno del capoclan Uchiha, ma di Katsumi e Akendo. Perchè già più volte gli è stata mostrata la strada da parte di egli, per l'Uchiha-Seiun è dura tenere lo sguardo puntato su quegli occhi. Una volta ancora è uscito fuori da una strada che sembrava priva di qualsiasi ostacolo, una volta ancora è al buio, ma questa volta non c'è nessun occhio che possa permettergli di vedere ciò che lo circonda, perchè non si tratta più di negare una realtà, del far finta di accettarla, del crearne una nuova, del lasciare spazio ad un qualcosa di più profondo. Non è solo uscito dalla strada, ha totalmente smesso di prestare attenzione a dove muovere i passi, si è spinto troppo in fondo. E sapere che il proprio sguardo ormai troppo stanco per seguire un percorso sta venendo analizzato da lui..lo turba. Una spirale di vergogna interrotta bruscamente quando gli vien detto da Akendo di aver semplicemente sognato quell'elemento. Quelle parole riescono a far male come la prima volta che il suo corpo è stato torturato, come se il suo cuore fosse stato esposto ed accoltellato quando il dolore era ancora un problema. Sentimenti a mischiarsi in quella tempesta, calano dritti verso il mento a partire da quelle iridi. Il pianto di un ragazzo che non si ricorda come piangere. Non c'è nessuna tristezza esposta nel volto, ma la pioggia non sembra terminare. < So che era un sogno.. > Le braccia cadono lungo i fianchi, i pugni accennano allo stringersi, come per frustrazione. Il tono di voce si maschera nei forti suoni che li circondano. < ..lo so benissimo > Ripete, frustrato, stringendo i denti e strizzando gli occhi per degli istanti. Era soltanto un incubo, si potrebbe pensare, come tutto ciò che ora sta accadendo. < Perchè allora mi turba l'essermi svegliato? > Lo sguardo si alza, dicendo tutto in una frase. Non era definito un sogno, a caso. Schiacciato da un cielo che adesso gli sembra di non esser capace di osservare, è qua che tutto converge nel suo desiderio più intimo, ciò che lo porta a sentirsi tanto in vergogna dinnanzi ad una figura che non merita di vederlo in quelle condizioni. E adesso lui è così vicino, sente la sua fronte, la sua presenza. Vede più che i suoi semplici occhi, ma anche i suoi lineamenti, la pioggia, un combattimento. Lui sa. E forse il loro desiderio è simile, ma nel caso del portatore del rinnegan irrealizzabile, poichè troppo lascerebbe in sospeso, poichè troppo pesante è il suo fardello. < Se tutto dovesse finire..> le labbra si allungano appena, accompagnando il loro stesso schiudersi per sussurrare all'altro. < Sarebbe davvero bello..non credi? > Titolo.

22:46 Kioku:
  [Epilogo?] Ascolta, guarda, squadra, osserva, percepisce, ogni singolo spasmo, ogni singola movenza, sussulto da parte del ragazzo, ogni suo singolo movimento ed ora che sono fronte contro fronte, nulla sembra avere più un senso ora che sono lì, ai confini del mondo conosciuto, un luogo desolato e arido come ora si sente lo stesso Katsumi, reso privo da un fardello troppo pesante che lui stesso si è fatto carico e che alla fine lo ha schiacciato, anche una mente forte vacillerebbe d’innanzi a tale scena, vedendo in quel ragazzo una possibile finale simile anche per lui? D’altronde raramente lo ha dato a vedere ma il Rinnegan lo sta consumando e prima o poi sa benissimo che arriverà anche la sua ora, come è giusto che sia, d’altronde il momento stesso in cui in lui si è risvegliato il potere dell’eremita delle sei vie, ha visto chiaramente la sua fine e nonostante non sappia se all’epoca fu premonizione o una semplice espansione della propria mente, arrivando ad immaginare quello che sembrava ben più di un sogno o di un semplice pensiero, come su tela il dipinto…l’immagine della sua morte. Che questa stessa scena si ripeta in un futuro prossimo o lontano non gli è dato saperlo con certezza, d’altronde non può realmente vedere nel futuro ed è abbastanza saggio per rifiutare un simile dono, eppure, non può far a meno di pensare che si, sarebbe bello se ci fosse una fine così, con una persona ad attenderlo, capace di mettere fine a tutto, in cuor suo però sa che chi è marchiato dall’occhio del Samsara non può certo sottrarsi ai doveri indicatogli dai Kami però si…sarebbe bello. Espira, come se nei suoi polmoni vi fosse sangue e catrame, pesante, doloroso, ascolta quelle flebili e deboli parole del ragazzo, preme contro la fronte di quest’ultimo percependo la sua frustrazione e le sue emozioni <perché nessuno mai dovrebbe confrontarsi con la realtà dei fatti, come tu stesso ora stai facendo> il tono è invariato rispetto a prima <nessuno dovrebbe avere la fortuna e sfortuna di poter tornare dopo un lungo viaggio intrapreso> come nel loro caso in particolare <bisognerebbe avere solo un meritato riposo> abbozzerebbe quasi un sorriso a quella parola, mentre la sua mente comincerebbe a farsi pesante, socchiuderebbe per un attimo le palpebre andando a pronunciare le parole fatidiche <ed io Katsumi….posso donarti ciò che meriti> è dunque ha deciso, per quanto questa decisione strazi più lui che il suo stesso sangue, il ragazzo dagli occhi insanguinati, forse chissà, in un possibile futuro, anche lui potrà comprendere cosa questo giorno ha rappresentato per Akendo, cosa ha realmente significato per lui e cosa realmente è stato sacrificato. Nonostante la decisione sia stata presa nulla potrà mai strappargli l’importanza di questo incontro in ogni caso, lentamente si staccherebbe dalla fronte altrui, cadendo lentamente vicino al suo fianco sinistro, proprio sulla stessa roccia di cui ora deve fare presenza di un’altra figura appoggiatasi, stanco più mentalmente che fisicamente per via di questo momento, le labbra schiudersi nuovamente, l’acqua scorrere incessante lungo il viso staccandosi dal mento dopo aver rigato le labbra del Seiun <e dimmi Katsumi> mentre con la destra andrebbe a prendergli il capo portandolo verso la sua spalla destra, come a volerlo proteggere un ultima volta dal mondo, dalle intemperie, dal dolore <cosa ti piacerebbe fare dopo? Quando tutto sarà finito?> domanda forse stupida, forse enigmatica quanto assurda, ma del resto questo è l’unico ed ultimo momento, la voce spezzata, pesante andrebbe a vociare un ultima domanda <come ti sarebbe piaciuto vivere realmente?> la pioggia a rigargli il volto è la più bella quanto straziante analogia di ciò che ora sta provando Akendo per un ultima volta, mentre lo sguardo ora si porterebbe verso l’orizzonte, lasciando che aria condensata si sollevi e venga distrutta dalle infinite gocce che ricadono al suolo come macigni lasciando sulla propria pelle e terreno solchi che mai verranno curati. [Equip Akatsuki] [Izanami & Izanagi equip] [Rinnegan off] [Chakra on]

23:39 Hanae:
 Sacrificio. Dare per avere. La base di tutto, in fin dei conti. Eppure, in questo contesto, cosa sta venendo dato, cosa si vuole ottenere? E cosa si potrà realmente avere, da tutto ciò. Non riesce a vedere lo stato altrui nella sua completezza, non vuole pensare che Akendo possa soffrire di un evento simile, perchè si sentirebbe totalmente un ingrato. La loro relazione in fin dei conti è fortemente intricata, hanno dei ruoli, hanno avuto degli scopi importanti, hanno una rilevanza troppo alta, nel quadro generale. Quel legame è nato dalla mutua consapevolezza, da ricordi condivisi, dal totale esporsi di sè stessi. Troppo complessa è la loro essenza per essere capita solo vedendo, ma può essere interpretata molto meglio del normale. Se Akendo corrisponde quella particolare sensazione, si sentirebbe triste se Katsumi sparisse? Forse non lo saprà mai, L'Uchiha, è meglio non sapere..quando possibile. Il sostegno della tale va perdendo sempre più la sua compostezza, consumata dal tempo, marcia. Non ha più nulla da sostenere, poichè la tela è stata lanciata a terra. Nel lanciare la sua tela ne ha danneggiate tante altre, perchè incapace di controllare il suo io recondito, in qualche modo rimedierà. Ma intanto..osserva in placito silenzio i movimenti altrui. Così pesanti da esser paragonabili ai propri, come un peso condiviso. Ogni parola che si sussegue va pian piano sfumando nella comprensione di dove tutto si stia dirigendo. E' la fine, quella triste tragedia potrebbe giungere al termine, finalmente. Ma se fosse semplicemente questione di morire, ci avrebbe pensato da solo. Quel lago di sangue lo turba, quella figura retorica che fa da reminescenza al peccato di un ninja, che si rifà ad azioni passate delle quali non va fiero, nonostante le circostanze che lo hanno costretto. < Non dovresti fare tu, questo.. > E' triste, Akendo. Tutto di lui adesso riempie di tristezza Katsumi. Sono finiti nella stessa identica barca, ma solo uno di loro può smettere di remare senza stravolgere un equilibrio superiore. Sentire compassione verso il portatore del rinnegan..no..verso suo cugino, nel suo stato. Ma ormai è caduto tutto. Ogni barriera mentale e non. Katsumi è virtualmente già finito, adesso, ha alzato la bandiera bianca quando ha abbandonato tutto di nuovo, e non può tornare, non così. < Ma non penso ci sia altro--> modo, ormai. Si interrompe quando l'altro cade al suo fianco sinistro, ed è con il suo spostarsi che gli occhi, precedentemente alzati, guardano in alto. La pioggia continua a cadere, ed in mezzo a quelle nuvole, c'è un cielo. Se questo è l'epilogo allora perchè le emozioni stanno riaffiorando? Perchè adesso? Poteva essere tutto meno doloroso senza l'intervento di Akendo, ma forse..privo di qualsiasi dignità. In fin dei conti non si tratta soltanto di far ciò che è giusto, no? Sarebbe stato egoista sparire fino alla fine. < Non ho mai pensato davvero di voler morire. > Ammette, quando gli viene chiesto cosa vorrebbe ci fosse dopo. Non ha mai pensato a quell'evenienza, non di recente. < Però..> Gli occhi si spostano per cercare lo sguardo di Akendo, al proprio fianco. < ..Ho sempre pensato di voler sparire. > Un'ammissione di colpa, forse, ma ormai non c'è più nulla che valga la pena nascondere. < Credo di averlo sempre voluto. > Sparire e morire son cose completamente diverse dal suo punto di vista, e forse il Seiun potrà capire perfettamente a cosa si riferisce con il suo dire. Nei laboratori Uchiha, viveva come se ogni giorno fosse l'ultimo, assieme ad un altro clone. Non è mai appartenuto a quel luogo, non è mai appartenuto realmente a nulla, così come non è riuscito a mantenere il possesso su nulla. Nessun odio, nessun desiderio, tutto si riduce al vuoto quando un punto critico viene superato. Lo sguardo si riporta nel vuoto, in un punto a caso nel proprio raggio visivo. Se potesse plasmare tutto, cosa farebbe? < In questo mondo..i più bramano a essere come noi. > Se solo vedessero lo stato in cui il mondo ninja riduce un veterano. < Non c'è niente di meglio del potere per dimenticare il prezzo pagato per averlo..ahah.. > canzona appena quelle parole, dando un tono meno vuoto per brevi istanti, tossendo poco dopo e silenziandosi per qualche secondo. < Non penso cambierei troppo la storia..nei suoi punti dolorosi e non malati. Però farei le cose diversamente. Guardando indietro..la mia vita è stata nient'altro che un fallimento. Gelosia, paura, sadismo, vendetta, silenzio, rumore, coscienza, consapevolezza. Ho capito tardi di tenere a qualcosa. > E forse con Akendo sta succedendo lo stesso. < E alla fine sono incapace di uscirne. Mi sarebbe piaciuto vivere con la possibilità di scegliere senza temere di non sopravvivere. > Re.

02:02 Kioku:
  [Isola Nera] Quel masso, quell’isola…tutto è sbagliato, ogni cosa non è al suo posto, persino loro due non dovrebbero essere li, Katsumi non dovrebbe essere quello che ora è un mero involucro di carne e nulla di più ed Akendo non dovrebbe essere lì, al suo fianco nel momento più importante per entrambi a compiere la cosa più brutta che possa fare alla propria vita. Eppure è questo quel sentimento da entrambi così tanto ricercato, cosa vuol dire amare o anche semplicemente tenere ad una persona? A volte nelle occasioni più impensabili rispetto a quelle standard vuol dire anche fare la cosa migliore per quella persona che non per forza coincida con la cosa migliore anche per sé stessi, bisogna comprendere che a volte è giusto lasciarla andare se veramente si vuole bene a quella persona. Per il Rikudo Sennin nato e siffatto eccentrico, cresciuto nel suo arrogante egoismo, compiere questa scelta sta richiedendo molta più volontà di quello che pensava, ironico come nel momento in cui si sono trovati, legati dalle proprie menti e dal sangue dei cugini di stirpe originale l’atto più grande di amore che possano farsi a vicenda è quello di recidere qualunque di questi legami, per Akendo in primis poiché sarà lui a sopravvivere, come coscienza, come mente, sarà lui a rimembrare giorno dopo giorno, ad ogni nuova luna cosa ha perso e che mai ritroverà più, scindere un legame per affetto puro e sincero nei riguardi di Katsumi, un atto di estremo sacrificio per donare il sollievo che il proprio amico, fratello e cugino ora merita finalmente…il suo compito di ninja è terminato e dunque giunto il momento che riposi. Ascolta le parole dell’Uchiha, fianco a fianco con il viso e lo sguardo rivolto ad un cielo piangente, Ame gli diede i natali e la pioggia divenne la più bella e dolce visione che potesse mai aver visto, quanto possono essere cinici e spietati i Kami per rendergli ora questa pioggia tanto amara e tanto dolorosa? Le parole si susseguono, spezzate, frammenti di una persona che ormai non vi è più non come anima e mente, ascolta attento, un sorriso amaro si formerebbe sul viso del possessore del Rinnegan, un sorriso così infelice da creare un contrasto quasi poetico, nulla di tutta questa situazione è giusta ma la vita stessa al contempo è ingiusta, imparziale e lui lo sa molto bene. La mancina si porterebbe lentamente verso il di lui capo, afferrandolo alla base del collo, lentamente lo spingerebbe a se una volta terminate le parole del ragazzo, vuole sentirlo vicino a se un ultima volta, entrambi sanno che questi saranno i loro ultimi momenti, una disgrazia tale da riunirli e poi separarli <sai, so che non è poi così male la vita di un ninja qualunque> il respiro è strozzato, la voce frammentata, il vuoto che in questo momento sta percependo raramente è accaduto di percepire, sente sempre più crescere un vuoto intorno a lui, pronto a risucchiare tutto ciò che era Katsumi, vivrà per sempre nella memoria del ninja leggendario e questo forse fa ancora più male al solo pensarci <sono certo che ognuno di noi ha diritto ad una seconda possibilità o che se la meriti> mente, mentre la pioggia righerebbe il volto del Seiun, ulteriori gocce dai propri bulbi oculari si aggiungerebbero al lamentoso pianto del cielo, mente perché sa benissimo che non esistono secondi occasioni per loro o meglio…per lui, ma forse per Katsumi qualcosa potrà fare, d’altronde è li puramente per questo motivo, entrambi sanno ciò che va fatto, lui la vuole finire ma Akendo vuole salvarlo, vuole donargli una scelta, la scelta di poter decidere come vivere la propria vita. Una vita noiosa, con un impiego noioso…oppure una vita piena di amore e felicità con un amore ed una famiglia tutta sua, tutto ciò che desidererà lo avrà, questo è ciò che realmente vuole fare il Rikudo Sennin a discapito di quello che pensa l’Uchiha stesso, la fine non necessariamente è una fine, molte volte è un capitolo che si conclude per permettere ad una nuova vita di nascere. Il volto del Seiun ora si porterebbe vicino a quel capo che se protratto a se si troverebbe poggiato alla propria spalla, lenti movimenti porterebbe le proprie labbra sulla chioma di Katsumi, un casto e amorevole bacio fraterno verrebbe donato a quest’ultimo, incapace di contrastare ogni movimento che mai ha dimostrato verso un’altra persona, si troverebbe in balia di questi sentimenti mai provati e dunque li asseconderebbe, la fine sta per giungere ma questi ultimi istanti li vuole imprimere per bene nella propria memoria, poiché sarà l’unico a rimanere testimone di ciò, per quanto sarà doloroso vuole ricordare ed assaporare ogni ultimo istante. Un sospiro al cui aria condensata si disperderebbe nel vuoto, il viso ancora poggiato sul capo del ragazzo darebbe spazio alle labbra di poter vociare ancora una volta <sono sicuro che avrai modo di poter scegliere tutto ciò che vorrai, ne sono sicuro> ultimi istanti prima di terminare <ne sono sicuro> nulla di più, abbandonando il proprio viso sul capo del giovane Uchiha, il mondo piange e con esso i cuori dei due ninja.

02:26 Hanae:
  [Isola Nera] Tutti i movimenti rallentano improvvisamente, dominato da un singolo e fisso pensiero, incalzato da una necessità superiore e dall'assenza della primaria energia che spinge un ninja ad andare avanti. No, non il chakra. Non serve a nulla quello. Il motivo. La sua vita interiore, di fronte ai movimento del sannin sembra disgregarsi e decomporsi in frammenti e bricioli, diventare una sorda fermentazione cui scopo è invadere gli strati più profondi del Cugino per liberarsene dal proprio corpo. E' come se in quel momento, una volta, Katsumi si sentisse appartenere alla medesima vita altrui, percependo tutte quelle cose strane che la caratterizzano, tutto quell'amore, tutto quel vagare..tutto quel ruotare ancora e ancora nel Samsara. Non è possibile evadere, per lui. E' un piccolo e strano volatile dentro una gabbia, che nel suo ultimo volo ha toccato la gabbia del rikudo ferendosi un'ala. Ha visto troppo. Ha sentito troppo. Ha vissuto troppe vite non proprie grazie a quegli occhi che si rivelano ancora una volta la più bella e drammatica delle maledizioni. Ha ferito i più innocenti ed i più colpevoli, ha alzato la propria gamba per schiacciare sotto lo stivale indossato lo spirito più fragile e puro. Si è macchiato di qualcosa d'indicibile e tutt'ora quella creatura risultante d'ogni trauma vive come un bijuu sigillato dentro la sua mente, una creatura disgustosa che non merita di avere alcuna voce in capitolo nelle scelte dell'Uchiha. Quella creatura che continua a privarlo del sonno dai tempi in cui il cugino ancora viveva da prigioniero sotto l'influenza d'entità sovrannaturali. Il mento s'alza appena, ma gli occhi non osano mai cercare quelli altrui, ma la pioggia. Gocce d'acqua, rare come, cadono da quegli occhi. E questo anniversario, questo rincontro tanto cercato da parte di chi gli ha tolto e ridato la vita, prende inesorabilmente uno spirito funebre e taciturno. Come celebrarlo? come provare gioia? Katsumi mostra il suo dolore in un sorriso impreveduto, guardando un cielo che adesso divide con il sannin. Nel profondo, ingannevole gioia lo ricopre. La gioia derivante dall'essere stato cercato in lungo e in largo, la gioia nel realizzare che alla fine di tutto, qualcuno ha attribuito un valore a quella vita dimenticata. Ed il crepuscolo di fine primavera diffonde così un puro velo di malinconia, forte della coscienza ultima: questo, a cui stiamo assistendo, è il trionfo della morte. E nella gran quiete delle parole, le voci si spezzano senza mai ricomporsi. Le tazze cadono e si rompono, senza mai essere raccolte. Più volte, s'è lasciato ispirare da immagini di grandezza, dalla cieca consapevolezza che più avrebbe tenuto duro e più avrebbe raggiunto ogni suo obiettivo. Avrebbe dovuto non imitare ma continuare la dinastia Uchiha, elevandola e diventandone governatore. Diventando un oggetto di bisogno, creando attorno a sè vita. Ed è vittima dei movimenti altrui, che auspicano a dargli appunto la falsa gioia. Non ci sarebbe alcun pianto, senza consapevolezza d'essere di fronte ad una fine. "Che fortuna, questo mondo." Amareggiato e profondamente deluso, vorrebbe far udire la sua risata, ma si spezza in un singhiozzare. Quanto avrebbe voluto poterlo lodare, potersi abbeverare di quelle parole e accettare che alla fine di tutto, non è così sbagliato abbandonarsi. Fare un ultimo e definitivo passo avanti verso la fine e dieci passi indietro rispetto alla vita. Che fortuna, questo mondo, che oggi gli darà la possibilità di morire vicino ad un compagno, e non come l'ennesimo povero bastardo. E' questo un fallimento, o il trionfo della morte? Cosa pensare di quel cielo, sotto il patetico calore emanato dal proprio consanguineo? Sotto le sue labbra che per un momento scaldano la sommità del capo, rendendo ancora più patetico il proprio io. Ed un braccio farebbe per allungarsi sulla veste altrui, stringerla con la forza patetica che lo ha sempre caratterizzato. Aggrapparsi per fargli capire quanto vale. Ma noi sappiamo. Ah. quanto triste. Quanto patetico. Questo momento è reso ancora più amaro sapendo che lo sforzo di abbandonare sè stessi culminerà in una cancellazione crudele, attuata per prima dal rikudo e poi dall'Insonne. Creatori e distruttori, cui azioni coincidono e mai potrebbero essere più diverse. Eppure, viene rassicurato. Che potrà scegliere. Che anche morendo, il Samsara lo porterà dove merita, donandogli se necessaria una seconda occasione. Non ha paura di soffrire, quale sofferenza più grande c'è di quelle già affrontate? Non teme la morte, teme la vita. E la rinnega e la desidera, ci danza e la corteggia, mai però ne è stato corteggiato. Mai ha reagito a quegli stimoli, mai ha accettato la sporca perversione della realtà. Ed è questo che lo rende incapace di andare oltre. Di trovare un nuovo motivo, di non diventare un vagante esanime. "Che pena, noi.." uno sbruffo dal naso, incassando ancor di più la testa tra le spalle, lasciandosi per un momento andare a serena rassegnazione verso di loro. Definendo non solo sè, ma anche egli..un patetico, un meritevole di pena. Riderebbero tanti, ad anche soltanto pensare di provar pena per un potente. "..e tu?" Eccola, la domanda fatidica. L'ultima vera curiosità, spinta dai sensi di colpa. Una volta che lo abbandonerà, dopo questo incontro - cosa ormai inesorabile - cosa farà il rikudo?

03:20 Kioku:
 Come nuova roccia i due si sorreggerebbero quasi a vicenda in quel finto abbraccio ricolmo di delusioni, pena, rabbia, sofferenza, la di lui debole presa raggiungerlo, muoversi affinché il movimento di quest’ultimo venga aiutato, entrambi assaporano ultimi istanti per Akendo indelebili per Katsumi la liberazione finale, la fine di tutto e l’inizio di ogni cosa. Nella presa del ragazzo Uchiha il Rikudo Sennin percepirebbe tutto, tutto ciò che ha dovuto sopportare, tutto ciò che lui stesso non ha potuto fare per il sangue del proprio sangue, qualcosa che non si perdonerà mai ma del resto come potrebbe? Molte sono le colpe che si attribuisce per ciò che è accaduto eppure oggi…ora è la, pronto a redimersi seppur mai vi sarà redenzione per lui, vuole provare a fare la cosa giusta, per una volta, qualcosa che non riguardi i propri interessi e che anzi lo ferisca più di ogni altra cosa eppure per il suo bene è pronto a separarsi, deve farlo se vuole dargli una possibilità di salvezza. Sospira, ascolta le frammentate di lui parole e ciò lo dilania, anche solo rimembrando le loro ultime chiacchierate, il volto di ciò che una volta era Katsumi e ciò che ora ai suoi occhi è un anima ormai distrutta, pronta al collasso, in attesa di una morte che possa porre fine a tutto quel dolore, si chiederebbe come sia possibile che questo non sia il suo destino prima o poi? Per quanto forte c’è una fine ad ogni cosa, la propria fine sa bene come arriverà, non sa bene quando potrà arrivare, questo i Kami hanno deciso di ometterlo rendendo la sua vita una dura sfida contro la morte stessa, alla ricerca spasmodica di sopravvivere qualche istante in più…quell’istante in più, ma ora, d’innanzi a quel corpo di carne dilaniato e sofferente come potrebbe non traslare le proprie angosce, le proprie…paure, una fitta al cuore lo trapasserebbe mentre le parole di Katsumi si farebbero strada e quell’esclamazione darebbe il perfetto contorno ai pensieri del Seiun, pena, una pena nata da una tristezza percepibile, una tristezza che traspare negli occhi violacei del Rinnegan, occhi ricolmi di così tanto potere eppure intrisi ora di una tristezza angosciante, un senso di vuoto e disperazione unita, iridi violacee che a tratti splenderebbe, pronti ad agire da un momento all’altro e quando accadrà…sarà il momento. Assapora quegli ultimi momenti, a tratti non vorrebbe separarsene eppure sa di doverlo fare, sa che il momento dovrà arrivare e dovrà essere lui a deciderlo o rimarrebbero su quell’isola per sempre finché la morte non giunga a prenderli e per un istante…ci penserebbe, la sua mente viaggerebbe per attimi alle parole pronunciate in precedenza dall’Uchiha ma anche alle stesse, per un attimo si prenderebbe il lusso di pensare alla sua vita, una vita monotona e priva di ogni eccesso, noiosa ma felice magari? Momenti che scomparirebbero poiché la sua volontà va ben oltre il mero desiderio della sua mente o del suo cuore, eppure morire assieme in quel loco, aspettare che la morte giunga a prenderli non sarebbe altrettanto poetico e liberatorio? La degna conclusione di due anime stanche, esalare il loro ultimo respiro e finalmente concedersi quel riposo che per tanto il proprio spirito ha agognato. L’ultima frase di Katsumi lo spiazzerebbe quasi, invitandolo a rispondere ad una domanda particolare, difficile anche per il possessore del Rinnegan stesso, cosa fare? Quando tutto questo sarà finito, rimarrà solo, non avrà nessuno al suo fianco, perduto ogni legame affettivo precedente, sospirerebbe, portando ora il proprio viso nella posizione precedente, attento a non perdere quella presa del ragazzo su se stesso, ricondurrebbe le proprie iridi a chi gliene ha fatto dono…i Kami, sguardo nel cielo piangente, mentre le sue labbra si schiuderebbero nuovamente <io? Me ne andrò> esclamerebbe in maniera diretta <non credo di avere più niente qui che mi interessi o mi legni a queste terre ninja> attimi di pausa prima di procedere <partirò e cercherò di mettere quanta più distanza possibile da questo loco, cercherò di sfamare la mia insaziabile curiosità> non cerca di scappare da tutto, sarebbe da deboli oltre che inutile, sa bene che dovrà convivere con il proprio dolore, un altro fardello aggiungersi alla propria anima, un’altra catena appesantire il proprio spirito <me la caverò> non mente ma infondo è una verità amara, farcela a discapito di tutto, forse è questa la sua maledizione e mentre l’ultima parola verrebbe esalata e le labbra si serrerebbero, il chakra verrebbe richiamato a se, con prepotenza condotto verso i dotti oculari, li come un fiume in piena irrorerebbe gli tsubo presenti all'estremità dei bulbi, tentando così con estrema semplicità di attivare il Rinnegan, donandogli un colore più acceso che mai, se così fosse ora il suo Rinnegan splenderebbe più che mai ed i segni concentrici diverrebbero maggiormente visibili, l’occhio del samsara infine attivarsi…il momento è giunto Katsumi. [se Rinnegan] [Charak ON]

03:48 Hanae:
  [Isola Nera] Che viaggi pure, la bottiglia piena di tutti i rimorsi. Che vengano lavati via dall'acqua che prima o poi raggiungerà una nuova costa, rifacendo entrare nel ciclo della vita qualcosa di apparentemente così poco importante. Noi tendiamo l'orecchio alla voce dei kami, e prepariamo tramite l'estro artistico dell'anima l'arrivo del futuro o la fine del presente. E' stato un lungo viaggio, tanto che sarebbe un peccato non guardarsi per un momento indietro. Soffermarsi su tutti i progresso e comprendere quanto effettivamente patetico e vano sia stato ogni tentativo d'agitarsi contro le onde della realtà. Da quando fu lasciato ai laboratori, è andato contro corrente, pervaso dall'idea di essere un difettoso, un errore nel codice genetico di Sasuke che s'è mostrato in quegli occhi dal colore alieno. E dopo il lungo esilio divenne motivo d'odio comprendere nuovamente le proprie origini ed affrontarle. Il primo muro, fu la tortura. La prima salita verso la comprensione, il significato della parola ninja in tutta la sua grandiosità. Per quanti anni ha continuato a muoversi alimentato da un odio che alla fine è scaduto? Giorno dopo giorno, tortura dopo tortura, è maturato. E la bellezza di Katsumi è sbocciata nel rivelare un'anima sensibile e capace di comprendere il prossimo, perché viva d'ogni sofferenza. Un meraviglioso giglio rosso cui caratteristica è stata di essersi mostrato bello per troppo poco tempo, appassito in attimi sotto gli occhi maestosi dell'unico vero essere a cui attualmente può essere concessa la divinità. Un moto di timore, facendo scivolare la mano dalle vesti altrui e lasciandolo andare. Tutto questo combattere, tutto questo odiare, tutta la morte. E lo spettacolo della nascita non è mai abbastanza da gettare in ombra la morte. In quella notte primaverile l'isola nera sembrava ancora più deserta, avvolta dal costante scroscio della pioggia e da un'aria grigia e sorda. Il suo viso muta istantaneamente alla crda realizzazione: perde tutta la pietà e la tristezza. L'immobilità dello sguardo proietta nei suoi occhi un che di bestiale. Un ultimo momento di vita, l'ultimo. Un ultimo momento di verità, in cui può davvero esporre la parte più profonda dell'animo,il suo ignudo *subconscio*. E alza lo sguardo, riempendolo di veemenza e sangue, di chakra e vita, facendo sbocciare negli occhi il mangekyo sharingan che Akendo già ha visto una volta. Pietoso, che quasi assomiglia a tre grossi petali. Un fiore prossimo ad appassire, al massimo del suo splendore e al termine della sua vita. "Odio il mondo." Eccola, la metamorfosi ultima dell'anima. Il vero abbandono della maschera. Katsumi si arrende ad un pensiero che ha rifiutato in nome del dovere, che ha rinnegato nel subconscio. Per la prima volta, di fronte ad Akendo, cede terreno a ciò che ha tentato di sopprimere: sè stesso. Riconosce al subconscio brutalmente abusato un fatto per lui innegabile. Riconosce di odiare il mondo. Riconosce il fallimento della vita ed il trionfo ultimo dell'oscura morta. E' uno spettacolo vergognoso, per molti. Nel suo ultimo istante di realtà, rivela la parte più brutta dell'animo. Ma lo sapeva già, che la sua fine non sarebbe stata degna. Non ci sarà nessun funerale, nessun pianto, nessuna ricerca. Soltanto una sfumatura ed una scia di delusioni. Ma la verità, è che il mangekyo vuole specchiarsi nel rinnegan e annegarci. Rivelargli quanto sia profondo quell'odio. Se solo avesse ancora un briciolo di passione, agirebbe. Ma così non è. "Tutto, mi disgusta." Il tono appassisce ad ogni parola pronunciata, ed ogni resto e lascito di essenza vitale va scemando con quell'ultimo sprigionarsi di vitalità. Le voci, nel precipizio chiuso dalle grandi barriere naturali, rimbombano singolarmente. Che siano beati i morti, perché non dubitano più. Un'irritazione mal repressa inasprisce per terminare quell'anima, che torna poi a tacere, abbassando il capo. Ed un sorriso amaro si dipinge lentamente, realizzando tanto tardi che avrebbe dovuto cambiare percorso molto tempo prima. Ed ora, la sua avidità, porterà anche il rikudo a soffrire. Incominciando la sua agonia. Forse non lo sanno, ma ogni giorno che passerà anche l'animo del possessore del rinnegan sfiorirà, in cattivo segno. Si farà incupire dall'assenza di stimolo e alla fine realizzerà che orribile cosa è essere tanto lucidi in un mondo fatto di cose vaghe, di sofismi privi di senso. Si distacca, lasciando spazio agli occhi di incrociarsi. Ferito mortalmente nell'anima, non può desiderare giustizia maggiore che chiudere gli occhi sotto lo sguardo vigile di chi è stato disposto a trovarlo in capo al mondo. La bocca viene serrata, corrugando i sopraccigli, e il mangekyo sharingan sfuma nuovamente nel naturale colore di quegli occhi. "Tutto deve compiersi." Pensò. E saranno questi, i suoi ultimi pensieri, mentre il chakra vien lasciato sfumare dall'intero corpo, abbandonandosi a qualsiasi cosa avvenga. Ogni barriera scende e per un momento Katsumi tocca il suo io fragile ed umano. Il piede viene messo sulla soglia dell'abisso senza più vacillare. Impallidito, freddo, sorridente. Soffri? Avrebbe voluto chiedere. Anche tu, vuoi andartene? Avrebbe voluto proporre. Anche tu, li odi come me? Avrebbe voluto sapere. Sparirò? Morirò? Farà male? Starò bene? Starai bene? Sapranno? Lei saprà? La troveranno? Ci troveranno? ha un senso? Ti senti solo? Posso aiutarti? Le domande si susseguono una dopo l'altra nella coscienza, ma alla fine si abbandona. Ricorda il lago della morte. Quando la lama gli aveva perforato il petto. ricorda il momento ultimo prima della fine e ne fa suo ultimo ricordo. Quando tutti i cadaveri dei morti l'han provato a trascinare verso la morte, fallendo. Questa volta, non prenderà la mano di nessuno. Che cada nel più profondo Naraka. Che la sua anima si dissolva. Che tutto muoia con lui, che le stagioni muoiano. Tale è, il credo di un'Anima completamente nera. Tale è, il Nindo di Katsumi.

04:41 Kioku:
  [Isola nera--->luogo sconosciuto] Il momento è giunto, attardarsi, prendere tempo, strappare dall’immensa clessidra di sabbia qualche attimo in più non farebbe altro che prolungare questa lunga, lenta e perpetua agonia che entrambi si stanno infliggendo, ma come biasimarli? Ritrovarsi così legati ed uniti per poi separarsi, Katsumi aveva i ricordi del Seiun nella propria mente, aveva vissuto e sofferto quella stessa vita che ora porta il nome di Akendo, un legame ben oltre il semplice sangue, a tratti la stessa persona e per quanto sia un bene che i ricordi del Rikudo Sennin rimangano solamente a quest’ultimo, non può non pensare che oltre a questo molto altro verrà perso. Lo sguardo si abbassa per qualche istante dopo aver attivato finalmente il Rinnegan per poi riaprire le palpebre e portato nuovamente il viso in posizione lineare con il terreno attorno a loro, dare un rapido sguardo con i divini occhi a ciò che circonda entrambi per poi osservare il cielo un’ultima volta, come a volerlo maledire, per poi spostarsi infine sull’Uchiha. Immobile osserverebbe le sue ultime movenze, assecondandole se potesse, così da facilitargli ogni compito, il proprio sguardo ora scontrarsi con quello del consanguineo, le iridi violacee del Rinnegan osservare quel bellissimo Mangekyou Sharingan, un potere che probabilmente avrebbe ottenuto se gli dei non avessero deciso ben altro per lui, osserva quel rosso cremisi lentamente abbandonare per far sì che riaffiori il colore originale del ragazzo, come se il proprio Rinnegan avesse divorato quel potere ormai morente, quelle ultime energia e li avesse annegati al suo interno, una vasto mare violaceo ricolmo di ogni sentimento. Attento ascolta le sue parole, a tratti sorpreso da questo impeto di pura sincerità, comprende che non è solamente Katsumi a parlare ma qualcos’altro, qualcun altro, lo odierebbe per alcuni istanti, per quanto si possa odiare una parte di quello stesso Uchiha a cui ora sta per donare la libertà e sta per condannare invece la propria ad una eterna solitudine in queste orride lande, ascolta fino all’ultima singola frase…ultima frase che il Rikudo Sennin potrò udire ed uscire da quelle labbra, imprime bene il tono di quella voce, non dimenticare, sarà questo il suo fardello, la sua volontà, colui che una volta era Katsumi Uchiha Seiun vivrà per sempre nel ricordo e nella mente di Akendo, questo è il massimo che il ninja di Oto potrà avere, non vi saranno funerali, non vi saranno cerimonie, tutto sta per compiersi, l’epilogo della sua storia. Ricambierebbe all’espressioni sue, mostrando un altrettanto amaro sorriso, pieno di sconfitte e sofferenze <a volte odio anche io questo mondo, a volte lo amo> lui, a cui i Kami hanno fatto dono dell’occhio della natura stessa, lui è il guardiano di ogni cosa, eppure ogni tanto anche egli cede ai propri sentimenti, forse…per l’ultima volta <equo, imparziale, giusto nella sua imparzialità eppure> attimi di pausa <proprio per questo è difficile accettare e comprendere quando capita> non è di certo semplice, soprattutto per ciò che deve fare, tutto deve compiersi. Il corpo ormai privo di volontà dell’Uchiha verrebbe posto per bene con la propria schiena poggiata a quel grande masso <ora puoi anche chiudere gli occhi Katsumi quando li riaprirai sarà tutto finito> riaprirai? Cosa ha in mente il Rikudo Sennin, per tutto questo tempo entrambi sapevano che vi è un'unica soluzione a tutta questa sofferenza e che le tante parole spese fossero più metafora che realtà, ma egli può andare ben oltre senza dover ricorrere questa volta alla mano del fato, la mano della morte, qualcosa di maturato proprio in tutta la loro lunga conversazione e non a caso quelle parole, quelle domande poste all’inizio di tutto, poiché il ragazzo potrà veramente decidere chi è e come vorrà vivere, senza vincoli ne altro, si scosterebbe verso il proprio fianco destro, unicamente per poter cogliere da uno dei due foderi la lama, qualora l’Uchiha avesse già chiuso gli occhi, non potrebbe osservare con quale ironia, la lama Izanami che all’epoca gli tolse la vita solamente per farlo risorgere in una nuova veste ora gli donerebbe addirittura una nuova vita, annullando tutto ciò che prima vi era, estratta dal fodero, Akendo lentamente si rialzerebbe facendo perno proprio su quella Katana, come se i propri gesti fossero affaticati e appesantiti da ciò che sta per fare, una volta portatosi d’innanzi al corpo del ragazzo, si lascerebbe cadere sulle proprie ginocchia in un pesante tonfo, nessuna parola pronunciata, il chakra verrebbe violentemente richiamato, pioggia discenderebbe dalle violacee iridi ora più splendenti che mai, la lama posta per qualche istante per terra permetterebbe al possessore del Rinnegan di incrociare le mani, così da concatenare e creare con agilità i sigilli della capra, del drago, della lepre e del serpente, continuando successivamente con quelli del cinghiale, della tigre, del gallo e ad ogni sigillo composto una fatica immane piomberebbe sul corpo di Akendo, non una fatica imposta dal chakra ma da ciò che sta facendo da ciò che sta lasciando e sacrificando per il bene del proprio sangue, lenti ed inesorabili i sigilli del cane, del cavallo, del bue ed infine della scimmia, al terminarli. Rivolo di pioggia fuggire per un ultima volta dalle violacee Iridi del Rinnegan mentre le proprie palpebre per qualche istante verrebbero chiuse ed infine riaperte…tutto e pronto, il palmo destro è pronto ad avanzare, afferrerebbe la guardia della propria Katana, lentamente portarla al petto di Katsumi, in orizzontale, affinché questa volta la lama non lo ferisca ma crei quasi una connessione simbolica con ciò che accadde innumerevoli anni or sono, ciò che tolse la vita e la riforgiò ora ne plasmerà una nuova, le cinque dita della stessa destrosa, posarsi laddove risiede il di lui cuore, posarle delicatamente ed infine sprigionare il proprio chakra e la tecnica stessa…il sigillo dello schiavo <Katsumi, non rammenterai nulla di ciò che è il tuo passato, saprai il tuo lignaggio e ciò che ne deriva ma sarai un ottimo ninja di Kusa, amerai il tuo villaggio e combatterai per i tuoi valori, vivrai una vita giusta e felice, cercherai di ottenere la vita che hai sempre voluto e combatterai per ottenere questa felicità che tanto hai anelato> le parole frammentate, quasi dette con ripugnanza <non ricorderai chi ti ha circondato per tutto questo tempo ne avvenimenti a loro connessi, ti risveglierai qui, solo, troverai il modo di tornare a Kusa e cominciare la tua vita…addio Katsumi> Detto ciò lascerebbe infine fluire l’ultimo spasmo di chakra necessario affinché la tecnica possa infine attuarsi, il sigillo dello schiavo evidenziarsi sul petto di Katsumi prima di scomparire in esso senza lasciare alcuna traccia di esso. Una volta effettuata con successo la tecnica del sigillo, per la grande fatica e sforzo mentale probabilmente l’Uchiha sverrebbe impotente d’innanzi la quantità di informazioni erase dalla sua mente, come un lavaggio totale che ben poco lascia e solo a quel punto Akendo Seiun, il possessore del Rinnegan, dinnanzi a quel corpo ormai svenuto e purificato si lascerebbe solamente a quell’istante una confessione propria, sincera e pura <addio Katsumi, con te anche una parte del mio cuore mi lascia, ho compreso troppo tardi ciò che voleva dire avere un legame di sangue, poter anche solo condividere qualcosa di diverso> le parole sono strozzate e la fatica della tecnica appena eseguita comunque appesantirebbe la mente del ninja leggendario <molte sono le mie colpe e una di queste ti accompagna, avrei potuto agire diversamente e ora tu non saresti qui dinnanzi a me inerme> si alzerebbe a quel punto facendo perno della propria Katana e una volta riposta nel fodero assieme all’altra vocerebbe per un ultima volta <Addio Katsumi, è stato un bel viaggio seppur breve assieme a te> il suo ricordo vivrà per sempre nella mente del Rikudo. Dette queste ultime parole, Akendo socchiuderebbe per un istante gli occhi e individuata la posizione, semplicemente scomparirebbe nel nulla, così come negli anni a venire più nulla si saprà di lui, Katsumi al suo risveglio potrà vivere una vita sicuramente diversa, magari non perfetta ma era il massimo che poteva fare per lui…addio. [Rinnegan ON] [Chakra ON] [se sigillo dello schiavo] [END]


Questa è la role più importante del passato di Katsumi, quando si abbandonò a Kankri.

Segna l'inizio della narrativa di Nemurimasen, spiega il suo dominio ed in un'amara e finale rivelazione la vergognosa realtà di Katsumi, il suo astio infinito incapace d'esser inseguito a causa della mancanza di passione.


Il sigillo dell'Oblio, che fece nascere Kankri, e diede nel corso dei lunghi otto anni passati a Nemurimasen l'occasione di graffiare, per emergere e rompere il sigillo.

Katsumi è morto quella notte, sull'Isola Nera. Ed il filone che sta per raggiungere il suo apice sarà il punto che determina la chiusura della tragedia e l'apertura di un nuovo genere, magari una commedia? Lo scopriremo entro giorni.


Akendo, per altro, mostra un'umanità sciogli cuori ♥ E' sempre bello assistere a uno snudamento delle personalità di questo livello.