[A caduta libera] - Tutti i suoi sbagli

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17:02 Kaori:
 Silenzio. V'è una gran pace, qui. Alcuna voce, alcun rumore giunge dal Villaggio fino alle sponde del fiume Hashirama, la pace è sovrana in questo piccolo angolo di paradiso bagnato dalle acque di un lago dalle limpide acque cristalline. Solamente lo scroscio dell'acqua che cade su se stessa in una cascata alta decine e decine di metri a infrangere il silenzio altresì assoluto di questo posto. Uno sciabordio continuo, costante, che suona quasi rilassante all'orecchio della Consigliera attualmente seduta sulla riva del lago. Kaori siede in una posa elegante e composta sulle proprie leve inferiori, tenendo le gambe ben unite e piegate sotto il proprio corpo; la schiena è dritta, il viso alto nell'osservare oltre la tela che ha dinnanzi a sé il paesaggio circostante. Davanti a lei si mostra in tutta la sua bellezza l'ampia chiazza d'acqua da cui nasce il fiume che ripercorre i territori della Terra del Fuoco, una rigogliosa vegetazione verdeggiante a far da cornice alle rive di questo vasto lago ed una notte meravigliosamente stellata. Il cielo buio, come un manto di velluto blu, avvolge la Foglia trapunto di fulgide stelle. Una luna quasi piena splende regina e sovrana riflettendosi argentea sulle acque del lago creando un fiabesco effetto di luci e ombre sulla sua superficie cristallina. E' una notte bellissima, questa, e Kaori ha pensato di volerne approfittare per completare un dipinto che vorrebbe dedicare alla memoria dell'amico perduto. Sulla tela bianca la Hyuga sta abbozzando il disegno di un lupo che ulula a quella bellissima luna incompleta sulle sponde di quelle acque limpide e fresche: Hiashi avrebbe sicuramente apprezzato quella trama, lui che dei lupi aveva fatto i propri compagni fidati. La Hyuga indossa un semplice yukata corto, soffice, color ombra con una trama floreale rossa che dal bordo inferiore della gonna risale lungo il fianco e lungo le ampie maniche dell'abito. Un obi cremisi cinge la vita sottile della special jonin annodato sulla schiena in un fiocco gonfio e stretto. La gonna dello yukata ripercorre morbido le linee delle cosce fermandosi a metà delle stesse, coprendo la sua pelle candida ove opportuno e lasciando le leve inferiori scoperte ad eccezione di un paio di calze bianche alle ginocchia che proteggono la cute nivea da eventuali tracce di terra ed erba. I lunghi capelli viola sono lasciati liberi di ondeggiare al soffio della brezza dietro il capo, dietro la schiena dritta, lisci e setosi, mentre dietro la nuca è annodato il coprifronte della Foglia che Azrael Nara le ha donato alla vigilia del suo esame pratico per il titolo di genin. La placca metallica recante l'effige del Villaggio è posta a protezione della gola mentre il nastro avvolge il collo morbido e lento. Non è sola, però. Mentre la matita ripercorre chiara le forme dell'immagine nella sua mente sulla tela bianca, Asia sbadiglia placidamente acciambellata ai piedi di un albero, godendosi la fresca brezza serale sulla pelliccia striata. Le zampe sono incrociate sotto la grande testa e la coda si muove, di tanto in tanto, morbida, sollevandosi ed abbassandosi pigramente in un moto quasi involontario e rilassato. [chakra: on]

17:36 Azrael:
 La sera. È arrivata la sera di un giorno che per lui è stato più che glorioso, significativo, importante. Tornato a casa poco prima di pranzo ha passato il proprio tempo a pulire, pulirsi. Tutte le finestre di quella che, finalmente, è di nuovo casa sua sono state aperte a lasciar passare l'aria. Ed il Nara, poi, si è chiuso in bagno a tentare di riappropriarsi del proprio aspetto. È stato traumatico guardarsi allo specchio, ma catartico riprendersi cura di sé. Dopodiché ha deciso che, per concludere in bellezza quella giornata, avrebbe dovuto incontrare un'altra persona ancora. Si è preparato, dunque, alla cosa, con qualche piccola accortezza che le mostrerà quando l'avrà raggiunta. Sempre cge riesca a raggiungerla, probabilmente sì, non pensa proprio che non sia più di questo mondo, l'unico timore è che lo abbia dimenticato, che non abbia più l'oggetto marchiato che le aveva donato, ma- senza provare non avrebbe mai potuto esserne certo. Si focalizza, col sigillo della capra composto con una mano sola all'altezza del petto, sulla placca di metallo recante il simbolo della Foflia, quello che lo ha sempre fatto riconoscere come shinobi della Foglia. A quel punto il chakra, reimpastato per l'occasione, verrebbe portato a tutti gli tsubo del corpo, ora aperti a lasciar fluire quella patina di ebeegia vitale in ogni piega del suo corpo e, una volta assicurqtosi dell'uniformità di quell'involucro, andrebbe a socchiudere le palpebre e a dislocarsi nel luogo designato. Sarebbe ora, dunque, alle spalle della giovane, in piedi. Vestito con una camicia bianca in lino a coprirgli il torso, tenuta aderente da un panciotto in raso grigio scuro a giromaniche, tre bottoni a chiudersi sull'addone ed un ampio scollo a V che lascia spazio al lino della camicia sottostante. Le gambe sono fasciate in un paio di lunghi pantaloni in tela neri, lunghi fino alle cqviglie ove parte l'allaccio delle scarpe classiche bere, chiuse e ben lucidate. Il crine corvino perfettamente spettinato, la barba appena accennata in un triangolo capovolto posto tra labbro inferiore e mento. Gli occhi scuri come la più buia delle notti fissi sulla giovane di spalle, non ne scorge ancora bene i tratti, ma vagamente ne riconduce la figura a quella che vide anni or sono. Tra le mani, anch'esse ben curate e smaltate dello stesso pigmebto che gli caratterizza gli occhi, regge una busta il cui contenuto è abcora fumante e riempie l'aria di quel tipico odore che solo il chiosco di Ichiraku può avere. Resta silente, proprio non sa cosa dire, attende, non s' avvede di null'altro che di lei, in attesa che si volti e che possa accettare, così, quel regalo di riconciliazione, l'ammebda per essere mancato così a lungo. [ Dislocazione Istantanea | Chakea ON]

17:59 Kaori:
 Tutto par essere sospeso in un eterno istante di staticità. Ogni cosa par essere immobile ed infinita in quell'incedere lento di secondi, minuti, forse persino ore. Il tempo perde di significato così immersi in quella natura selvaggia ed incontaminata, ai piedi d'una cascata vissuta per secoli e forse persino dall'alba dei tempi. Le statue distrutte di Hashirama e Madara paiono guardiane silenziose di quei luoghi, testimoni di scontri epici che lì hanno avuto inizio e fine. La matita della Hyuga va scivolando morbida su quella tela abbozzando quello schizzo che in un secondo momento avrebbe ricoperto di colore. Sono forme semplici, banali, appena accennate quelle che ora si ripropongono sulla tela, forme che non la convincono del tutto, che la lasciano dubbiosa e perplessa. Quel lupo non le piace, non riesce a riprodurlo come vorrebbe. Non abbastanza fiero, non abbastanza elegante, non abbastanza v i v o. Stringe le labbra, incerta, tentando di cancellare e sistemare un dettaglio, un particolare, mentre attorno al collo il sigillo posto dietro il coprifronte s'illumina tenue, senza che lei se ne avveda. E' un istante ed ecco che alle sue spalle compare un'ombra. Una figura slanciata, elegante, più esile dell'ultima volta che l'ha vista, ma ugualmente affascinante. Una figura che al momento non vede, di cui non si rende neppure conto, che l'osserva silente per alcuni istanti prima che una serie di cose accadano tutte nello stesso momento. Un alito di vento trasporta verso la giovane il caldo profumo di cibo che accompagna la figura del Dainin e, al tempo stesso, Asia solleva il capo scorgendo la figura del ninja. < RAAAAAAWR. > Un ringhio che strazia il silenzio di quella notte squarciando la pace di quel luogo, una chiazza arancione, bianca e nera, che si leva rapida sulle zampe per correre a fauci spalancate verso il Nara macinando terreno con le rapide ed agili zampe. Kaori va immediata sull'attenti portandosi in piedi di scatto e voltandosi -particolarmente rapida, verso la fonte del ringhio. < Asia! Cosa sta-- > Nel voltarsi si ritrova ad assistere ad una scena che -ai suoi occhi- ha dell'incredibile. Asia in piedi sulle zampe posteriori che cerca di assalire Azrael Nara con le sue zampe e la lingua penzoloni fra le fauci, facendo quelle che -se non le stesse vedendo non ci avrebbe mai creduto- paiono decisamente essere fusa. La tigre sembra ricercare con le zampe il petto del ninja, con la lingua la sua guancia, cercando di aggrapparsi a lui e probabilmente di buttarlo a terra per accoglierlo più comodamente. Almeno questo tenterebbe di fare se l'altro non si fosse scostato. Ma ciò che ha davvero dell'incredibile non è l'atteggiamento della tigre nei riguardi dell'uomo, ma la presenza stessa dello shinobi. < Sei tornato. > le labbra della Hyuga si schiudono, le iridi sorprese si fanno grandi di meraviglia mentre le ciglia andrebbero a venir battute una, due, tre volte in un'espressione di viva incredulità. Azrael è tornato. E' a Konoha. E' lì davanti a lei. E ci sono migliaia di domande che le riempiono la mente in un solo istante: dove sia stato, perchè, se è ferito, se sta bene, perchè è proprio lì con lei. Domande che s'affollano nella sua mente, che s'accavallano e confondono ma che non trovano via d'uscita. Kaori l'osserva basita gustandosi per un secondo soltanto la dolce sensazione di una gradita sorpresa. E' tornato. [chakra: on]

18:38 Azrael:
 Sicuro di sé, del suo ritrovato bell'aspetto, seppur con i dovuti segni del tempo e della fame a renderlo meno tonico, più magro, ma comunque definito nelle sue consuete forme. Se ne sta lì, un sorriso appena accennato prima che le labbra possano schiudersi a prendere fiqto e proferire una qualche parola, ma quel ringhio distrae l'attenzione del Dainin che sgrana gli occhi e si volta di scatto verso l'animale. < No, no, no, no! > Si volta verso la ragazza che lo ha appena notato, allungando le leve superiori per lanciare a mezz'aria la busta contenente due ciotole ed uno scatolo allungato dal fragile contenuto < Prendi! > Esclama, preso dalla sorpresa, prima di venire abbattuto dalla fiera. Piega le gambe per evitare che l'urto col terreno lo ferisca, i gomiti puntellati al suolo mentre le mani cercano di aggrapparsi al pelo del felino, come per qbbracciare la tigre che per prima lo ha riconosciuto. < A-Asia? > Pronuncia interrogativo e sorpreso dalla familiarità di quella tigre < Asia! Piccola mia! > Esclama adesso più sicuro, arruaffandole il pelo sotto al collo. Sposta il capo oltre la grossa zampa a guardare la ragazza < P-potresti...? > Domanda quasi implorante di esserne liberato alla Hyuga che a malapena nota nella frenesia e nella foga del gesto. Qualora ne fosse ora sgombro si rialzerebbe passando le mani sul panciotto ad eliminare le ovvie pieghe che si sono formate nella dimostrazione di affetto di Asia. La mqncina passa dietro la nuca a grattare l'attaccatura dei lunghi capelli. < Sono tornat- > Solo ora riuscirebbe davvero a notare la fisionomia di colei che ha di fronte. È cresciuta, sicura, bellissima. Molto più di quanto ricordasse. Schiude leggermente le labbra, un sospiro lieve, stupito, ammirato. < Sei- cambiata. > Boccheggia in quel dire, davvero stupito, quasi in contemplazione. Le iridi scurissime e profonde viaggiano sul di lei viso, lungo il kimono, per pii tornar su ad adocchiare il suo sguardo < Sei bellissima. > Schiarisce la voce, cercando di ritrovare un po' di calma e la sua consueta sicurezza. Le si avvicinerebbe di un passo, chinando il capo in un galante cenno di saluto, riprendendo il discorso prima interrotto < Sono tornato. Te lo avevo promesso, no? > Non le spiega ancora da cosa è tornato, da quale incubo, per crofiolarsi ancora nella pace apparente che quel luogo gli ha sempre dato, non pronto a far riaffiorare altri ricordi. < Ti ho portato la cena. Ramen grande con uovo, se ricordo bene. Quello al manzo sarebbe per me, ma se Asia ne vuole un po' lo divido volentieri. > Termina, sperando che la ragazza abbia raccolto la busta che prima le era stata lanciata. [Chakra on]

19:03 Kaori:
 C'è un marasma di pensieri che si agitano nella mente della Hyuga nel momento in cui quel volto viene adocchiato. Un volto creduto perduto nel tempo, un volto che le è stato caro, che le è mancato negli anni. Il viso di un modello da raggiungere, di una figura in qualche modo amica e che per prima aveva creduto in lei quando neppure Kaori credeva in se stessa. Eppure ci sono così tante cose che vorrebbe sapere. Dove sia stato, perchè e soprattutto se sia tornato per rimanere questa volta. Non osa dir nulla, però, quasi incantata da quell'eterno attimo di sorpresa ritrovandosi a tornare violentemente al presente richiamata dalla voce dello stesso Dainin. Vede la busta venirle lanciata e, immediatamente, quasi senza pensarci, ecco che il suo corpo andrebbe ad agir d'istinto allungandosi elegante in avanti di un passo, il busto a flettersi lievemente mentre le leve superiori si tenderebbero per afferrare al volo l'oggetto. Se fosse riuscita ad afferrare la busta l'avrebbe poggiata successivamente a terra, accanto a sé, assicurandosi che quanto vi è all'interno non si sia rotto o rovesciato, notando come Asia sia impegnata a salutare con impensabile entusiasmo la figura di Azrael. < Non sapevo vi conosceste. > osserva Kaori sinceramente colpita, sorpresa, inarcando appena le sopracciglia, sorridendo intenerita di quell'attimo di genuina spontaneità. La tigre sarebbe andata a poggiarsi sul busto del Nara per leccargli amorevolmente la faccia, ricercando col muso la sua pelle, strofinando il capo contro il suo collo alla ricerca di un contatto con quella figura mai dimenticata. E a quanto pare anche l'altro non l'ha dimenticata perchè va a salutarla con quella dolce sicurezza tipica di un vecchio rapporto. Ma alla fine si ritrova a chiedere aiuto alla Hyuga che, sorridendo, si china verso il basso portando una gamba a poggiarsi al suolo e la gemella a piegarsi con il ginocchio puntato verso l'alto, la gonna dello yukata elegantemente tenuta bassa così da non scivolare sgraziatamente dalla sua pelle. < Asia. > la richiama con una semplice parola, la destrorsa tesa verso di lei per ricercarne la presenza. La tigre volge il capo in sua direzione e, con un breve ruggito, va sollevandosi dal corpo di Azrael per avvicinarsi alla sua compagna, sedendosi al suo fianco e portando il capo al di sotto della di lei mano. Kaori, sorridendole, carezza il pelo dietro il suo orecchio per poi andare a rivolgere la propria attenzione alla figura del ninja. < Non l'ho mai vista così contenta. Ma dovevo immaginare che tu conoscessi Kurako, suppongo > osserva lei pensando come, dopotutto, entrambi erano stati ninja della Foglia un tempo. A quel punto il ragazzo si dà una sistemata e torna a porre su di lei la propria attenzione, fermandosi a metà frase nel rendersi conto di quanto quella ragazzina sia cresciuta nel tempo. Un fiore sbocciato a seguito delle esperienze vissute, una ragazzina divenuta donna ma che ancora conserva quella freschezza tipica della giovinezza. Kaori schiude le rosee all'udire le sue parole e, boccheggiando per un istante, avverte il sangue salirle al volto, imporporando le gote che si fanno calde e arrossate. < A-ah. Grazie. > replica timidamente abbassando lo sguardo, portando la mancina a sistemare una ciocca di capelli dietro l'orecchio, schiarendosi quindi la voce. Torna dopo poco ad osservarlo notando il viso lievemente più smagrito, le mani appena più affusolate di quanto ricordasse. Non dice nulla, però, limitandosi a rialzarsi quand'egli le si avvicina, sorridendo al suo piccolo inchino con fare felice. < Te lo ricordi... > mormora lei sinceramente colpita, credendo che dopotutto l'altro avrebbe potuto perfettamente dimenticarsi di lei, la destrorsa a salire involontariamente a sfiorare la placca metallica posta attorno al suo collo con la punta delle dita. < Temevo non sarebbe più successo. > rivela stringendo le labbra nell'ammettere come per un attimo avesse smesso di credere nel suo ritorno. Ma è felice, ora, di aver scoperto di sbagliarsi. Dunque si ritrova a sgranare appena gli occhi quando la voce altrui le rivela il contenuto di quella busta, ritrovandosi a schiudere le labbra sorpresa e sorridere colpita, contenta, sinceramente intenerita di quel gesto. < Avevo quasi dimenticato. A te piacciono le mosse ad effetto. > sorride lei, divertita, portando le mani sui fianchi. < Ricordarti cosa mangio, comparirmi alle spalle... dividere le acque con un battito di mani > ridacchia ricordando quei pochi attimi condivisi con lui. Lo sguardo si scosta verso la cascata accanto a loro, le iridi perlacee ripercorrono l'altezza del corso d'acqua con tenerezza. < Ehi. E' successo proprio qui. Ricordi? > chiede, a bassa voce, riportata indietro negli anni quando tutto era più semplice, quando tutto era più facile. Quando Kaori non sapeva ancora quanto ingiusto potesse essere il mondo. [chakra: on]

10:53 Azrael:
 La pace, le battaglie epiche che ancora rieccheggiano nel vuoto di quella vallata. Hashirama e Madara, Naruto e Sasuke, egli stesso e Valenor Yakushi. Quel semplice ricordo gli accarezza la mente, uno scontro cruento che ha visto il Nara vittorioso a dar l'ultimo addio ad un uomo che, pur solo per quello scambio bellico, è stato un suo fidato amico. Non sa se sarebbe il caso di rivelarle le risposte alle domande che non gli sta ponendo, ma che è chiaro che siano nell'aria, sospese tra i due. Sembra stiano fingendo entrambi, recitando la parte di chi sta scambiando amorevolmente due chiacchiere, omettendo dietro qualche convenevole la realtà delle cose. Le di lei parole lo ridestano dai propri pensieri, portqndolo ad accigliarsi impercettibilmente, ad aggrottare la fronte. < Conoscevo Kurako, sì. > Allungherebbe la mancina ad accarezzare il capo della tigre appartenuta all'uomo che genera in lui sentimenti molto contrastanti. Lascia che le dita viaggino sul pelo curato della tigre cercando, nemmeno troppo involontariamente, il contatto con quelle della Hyuga. < Era un mio conoscente, anche collega per qlcuni tratti delle nostre vite, ma non lo considero un amico. > Termina senza aggiungere troppo altro, tiene per sé i ricordi del momento in cui, solo per rovinare un momebto romantico, rivelò l'appartenenza di Mekura all'Alba. E, di conseguenza, il pensiero va a lei, alla discussione che ebbero dopo, al marchio non trattenuto, ma poi calmato da un suo tenero bacio. Il ricordo delle lenzuola attorno ai due amanti in un attimo di felicità lo fa rabbrividire di colpo. Tenta di nascondere lo sconforto dal proprio viso, ma- abbassa lo sguardo. Un'azione che non compie mai, lui che ama il contatto visivo, che sa che i suoi occhi potrebbero afgascinare chiunque li guardi troppo a fondo. Ritrae la mano e deglutisce il nodo che gli sta tenendo bloccata la gola in maniera a dir poco opprimente, sforzandosi a risollevare le iridi per incontrare il volto paonazzo della ragazza e lasciarsi scappare un sorrisetto giocoso, di quelli malandrini, tipici del rubacuori che si rende conto di aver fatto centro. E tutto- sparisce. Misteriosamente quell'angoscia si dissolve nella purezza di quelle gote arrossate. < E come avrei potuto dimenticare, anzi- > Si interromperebbe per avanzare un altro passo verso di lei, gettare una fugace occhiata alla tela raffigurante la bozza di un lupo e prendere la busta che teneva con sé in precedenza. Ne estrae una piccola ciotola coperta in modo da npn disperdere troppo il calore e si tiene le bacchette che vi erano allegate, la scopre e la poggia a terra dinanzi ad Asia. Poi prende il resto e torna a chiosare in direzione di Kaori < -ricordo che non era esattamente qui. Poggiami le mani sulle spalle e chiudi gli occhi. > Attenderebbe il fare della giovane e, qualora fosse stato ascoltato, andrebbe a comporre e mantenere il sigillo della scimmia. La mente ed il chakra viaggerebbero all'unisono per figurarsi la sommita6 della cascata, le statue distrutte, il panorama del paese del Fuoco che si apre davanti a loro da quell'altezza. Il vero luogo dell'incontro di cui stanno parlando. Ed allo stesso modo l'energia vitale di ogni shinobi e kunoichi andrebbe a ricoprirli, entrambi, con un sottile strato uniformemente distribuito, a stringerli in un caldo e vigoroso abbraccio atto a trasportare le loro figure nello spazio designato dall'agile mente del Nara. < Ti fidi ancora di me? > Sussurrerebbe, in un sorriso accennato, prima di dislocarsi e portarla in cima a quella pareye rocciosa, ove andrebbe a sciogliere il sigillo e a portare rapidamente le mani sui di lei fianchi. Salde, sicure, onde evitare che lo spostamento repentino la destabilizzi. Il laccio della busta scivolerebbe lungo l'avambraccio e resterebbe l'unica cosa a dividerli in quel contatto che, qualora fosse avvenuto così come se lo è immaginato, li vedrebbe vicini e con tutta Konoha sotto di loro a far da sfondo. < Un tempo qualcuno che ancora porto nel cuore mi disse che ero tipo da cose impossibili. Ma tali cose sono impossibili solo se non motivate dal giusto- stimolo, compiute per la persona adatta. Non trovi? > E resta lì, silente, a vercare quasi disperatamente il contatto visivo con lei come se avesse bisogno di... scoprire qualcosa. Come se dalla vista di quegli occhi dipendesse il senso della propria vita. [ Dislocazione Istantanea Superiore | Chakra on ]

11:27 Kaori:
 Cortesia, gentilezza, qualche vago sorriso, eppure fra loro v'è un lieve distacco. La consapevolezza di quell'assenza durata anni che pesa fra loro sebbene non siano stati altro che una breve cometa nelle rispettive esistenze, una piacevole scoperta durata appena il tempo di poche risate. Kaori non è arrabbiata, non prova rancore né si sognerebbe mai di rimproverare l'altro per quell'assenza improvvisa. Ha imparato a sue spese che a volte sparire è semplicemente un bisogno e che altre non dipende dalla nostra volontà. Ha provato ambo le esperienze e per questo non le passa neppure per l'anticamera del cervello di allontanare l'altro per via della sua prolungata assenza. E', in verità, preoccupata che possa essere accaduto qualcosa che l'abbia tenuto lontano, preoccupata che in quegli anni d'assenza si sia ritrovato solo ad affrontare demoni che nessuno può immaginare. Ma le domande non escono, la curiosità rimane silente fra loro malcelata da chiacchiere di circostanza, da una conversazione tranquilla, atta quasi a voler tastare un terreno sconosciuto. Nota l'espressione poco convinta dell'altro quando va parlando di Kurako e si ritrova ad irrigidirsi -sorpresa, un istante soltanto quando le dita di lui vanno a sfiorare le proprie nell'atto di carezzare assieme a lei la pelliccia di Asia. Un gesto che non vuol dire nulla o potrebbe dire tutto, che lascia tracce calde sulla pelle della Hyuga. < Oh. Non l'avrei detto > osserva Kaori schiarendosi la voce, distogliendo l'attenzione da quel contatto fuggiasco che l'ha tanto sorpresa. < Pensavo foste molto più legati considerando quanto Asia sembra esserti legata. > continua lei abbassando ora lo sguardo sulla tigre che, felice, si lascia beatamente coccolare leccandosi una zampa. Il silenzio cala d'un tratto fra loro e Kaori non manca di notare l'ombra che per un istante va ad oscurare le di lui iridi, il modo in cui il suo capo s'abbassa quasi con sconforto. Ma non comprende. La sua espressione non le è chiara, non può capire quali pensieri si stiano rincorrendo dietro quei ciuffi di capelli corvini. Assottiglia appena lo sguardo chiedendosi se non stia pensando alla sua assenza, a Kurako o qualcosa che lei non può conoscere. Ma quel momento non dura che un istante prima che il Nara si ritrovi ad osservarla, a muoversi per andare a raccogliere la busta precedentemente lanciatale e lasciare ad Asia una intera porzione di ramen caldo. Kaori sorride intenerita da quella gentilezza e si ritrova quindi ad udire la sua voce carezzare il suo udito. Le loro iridi s'incontrano per un istante soltanto, un attimo sospeso nel tempo che vede la special jonin schiudere le labbra con sorpresa. Un alito di brezza soffia frizzante, le smuove i capelli, i bordi della gonna che le solleticano le gambe e che disperdono gli ultimi aliti del Nara attorno a loro. Sa già cosa sta per accadere, sa cosa starebbe per succedere e avverte una scintilla riverberarsi per tutto il corpo al pensiero di quella prospettiva. Era sicura che l'altro non avrebbe mai ricordato neppure il suo nome, ed invece eccolo lì, a farle rivivere quel giorno con un sorriso sulle labbra. Un sorriso che contagia il proprio che s'apre sulle di lei rosee snudando i denti candidi. Muove un passo soltanto aggirando quindi Asia fra loro e dunque leva verso l'alto le leve superiori poggiando le mani sulle spalle del ragazzo decisamente più alto di lei. Avverte la sua domanda e, guardandolo negli occhi, si ritrova ad ammorbidire i tratti del viso, annuendo. < Mi fido di te. > ripete sincera, a bassa voce, quasi temendo che un tono più alto potesse distruggere il momento, farlo svanire dalle sue dita. E calerebbero le palpebre, le ciglia a solleticare le gote piene, rosate, mentre in un secondo una strana forza andrebbe a risucchiarla, la terra mancherebbe dai suoi piedi per un brevissimo istante e quindi ritornerebbe a sorreggerla, lievemente disorientata. Gli occhi s'aprono d'istinto, le perlacee ritrovano il viso altrui dinnanzi al proprio mentre avvertirebbe le mani del Nara soffermarsi sui suoi fianchi. Il cuore manca un battito, s'arresta e riparte veloce in una intensa sensazione di... disagio. C'è qualcosa di diverso, questa sera, fra loro. C'è qualcosa di diverso in lui, in lei e in tutto ciò che attorno a loro si sta verificando. Il suo cuore non aveva mai battuto così forte in sua compagnia, le sue mani non avevano mai sfiorato la sua pelle od il suo corpo ed i loro occhi non s'erano mai cercati tanto quanto ora. Sensazioni pungenti, brividi che serpeggiano sulla sua schiena raggiungendo la nuca, spezzando il respiro dietro le labbra, confondendosi con quel breve attimo di vertigini dovuto alla tecnica appena terminata. La voce di Azrael sovrasta lo scroscio della cascata sottostante, raggiunge rapida il suo orecchio, andando a solleticare qualcosa nella sua mente, un allarme, una sorta di pericolo imminente che Kaori non riesce ad identificare. Ma c'è qualcosa che la turba, qualcosa che la spinge a stringere le labbra e guardarlo negli occhi con espressione seria, attenta, ricercando in quelle iridi buie la verità. < Azrael... > pronuncia il suo nome non sapendo bene nemmeno lei cosa dire, cosa vuole chiedergli davvero. Inspira a fondo gonfiando i polmoni colmi d'aria e quindi, espirando piano, s'arrende alla domanda che più di tutte preme contro le sue labbra, scomoda. < ...Cosa ti è successo? > domanderebbe capitolando al bisogno di sapere, di capire, in un sussurro così leggero da apparir quasi incerto. [chakra: on]

12:26 Azrael:
 E lì, col vento quasi nuovo che da quell'altura gli solletica la pelle e gli smuove lentamente i corvini in una danza eterea, permane fermo con le iridi ad accarezzarle il viso. I suoi occhi, quelle iridi perlacee che al loro primo incontro gli avevano tanto ricordato la sua amata. Li sta ricercando, forse, per aggrqpparsi al ricordo della donna che ha incontrato solo quella mattina. Socchiude le palpebre, ma- non lo trova. Non trova quel ricordargli Mekura. Non più. C'è molto altro in quegli occhi, un vissuto, una personalità, non un semplice accostare la sua figura ad un'altra. Ed il pensiero è così forte da premere e lasciar schiudere le labbra, lasciando uscire quelle parole senza filtro, prima di ogni altra. < Sei cambiata davvero. Non vedo più nei tuoi occhi quelli di qualcun altro o la generica storiq del tuo doujutsu. Non come la prima volta, adesso sono- > Si blocca, cercando le parole giuste, che risuonino altisonanti, affascinanti, ma è un pensiero fin troppo sincero per essere artefatto in qualunque altra maniera < -tue. > Sospira, riflettendo solo ora con stupore su quel che ha appena pronunciato. Lascia andare le braccia lungo i fianchi afferrando in un gesto fluido il manico della busta con la destrorsa. La mancina invece andrebbe sul fondo a sospingere fuori il contenuto. Una ciotola più grande di quella che ha lasciato ad Asia. Andrebbe quindi a slacciare i bottoni del panciotto e a sfilarselo con un po' di goffagine a causa delle mani occupate e la mancina andrebbe a pogguarlo a mo' di tovaglietta tra di loro. Solo a quel punto andrebbe a sedersi a gambe incrociate da un lato di quel conviviale improvvisato, poggiqndo la ciotola al centro e le due paia di bacchette ai lati. < So che non è molto, ma non ho pensato a portarmi davvero una tovaglia e... > Alza il capo in direzione del cielo, notando qualche minaccioso nuvolone ed abbassando la testa, in evidente disapprovazione della cosa < ...e se si mette a piovere è un disastro. In fondo non sono così bravo nelle entrate ad effetto. > Un risolino gli si leva leggero dalle labbra sottili, ha ascoltato quanto lei gli ha chiesto, ma sta temporeggiando per evitare di risponderle, per allentare un po' la tensione. Solleva il coperchio dal contenitore ed il profumo inebriante del brodo gli riempie le narici, il profumo di casa sua. < Mangiamo, mentre ti racconto tutto. > Ed è proprio il momento di farlo. Non sa perché, perché quella situazione lo stia prendendo così tanto. Forse il tentativo di ricreare un istante passato con un'altra persona sotto il cielo stellato e con del rameb fumante poteva confortarlo, ma no. Non si tratta di quello. È tutto talmente diverso da mandarlo in paranoia. La situazione è differente e lo sono le persone che la stanno vivendo. Sarà questo, ciò che intendeva Mekura? Il ricordo che gli è tanto caro di lei, forse, non si può ricreare? Ha sbagliato a pensare di poter far tornare tutto a tre anni prima? Deve saperlo. È per questo, probabilmente, che vuole aprirsi con qualcun altro, con Kaori. Che si fida di lui e a cui, proprio in quel momento, sente di potersi aprire. < Ho- dormito. > Principia a capo chino < Intrappolato in un incubo, col mio demonio personale. Impossibilitato ad uscire, costretto a combattere strenuamente finché uno dei due non si fosse abbandonato all'altro. Impossibikitato a contattare e a chiedere aiuto a... > No, non se la sente di pronunciare il suo nome. Non vuole scoprire la propria reazione. < ...chiunque. > Termina il proprio dire, raccogliendo le bacchette e rigirandosele tra le dita della mancina, rialzando solo ora lo sguardo. Ora più spento, più stanco. < Il mio demone era la Dissoluzione, la mia più grande paura, la dimebticanza e la solitudine del non essere più nelle memorie delle persone a cui ho tenuto. > Resta silente a guardarla ora, a crogiolarsi nella rassicurante sensazione che lei non lo ha dimebticato, che porta ancora il suo coprifronte al collo. E, soprattutto, che non trova rabbia in lei, ma solo comprensione e felicità. Emozioni così- semplici. Così contrastanti e contrapposte a quella complessità di cui ha sentito parlare quella stessa mattina. [ Chakra on ]

13:37 Kaori:
 Si perdono in quel lungo istante nelle reciproche iridi. Si perdono nei loro sguardi, cercando in quegli occhi qualcosa di poco chiaro. L'uno cerca il ricordo di una persona amata, l'altra un indizio che possa indicarle cosa s'aggira in quel momento nei suoi pensieri. Eppure nessuno dei due trova qualcosa nella loro ricerca. Nonostante la disarmante somiglianza fra le iridi di Kaori e quelle di Mekura, Azrael non trova riflesso in quello sguardo il ricordo della jonin mentre la Hyuga non riesce a leggere i pensieri che affollano la mente del Nara. Uno sguardo che si dilata nel tempo e che porta il ragazzo a smuovere le labbra in una osservazione tanto semplice quanto devastante che porta la ragazza ad abbassare intimidita lo sguardo, incapace di sostenere oltre quel contatto visivo con lui, con quegli occhi scuri e profondi, pieni di luci ed ombre a lei ancora sconosciute. < Si dice che vediamo solo ciò che desideriamo vedere. > mormora lei umettandosi le labbra e rialzando poco dopo il viso per tornare a cercare l'altrui sguardo col proprio. < Cosa cerchi? > domanda inclinando lievemente il viso, osservandolo, assottigliando di poco lo sguardo con fare coinvolto, attento, curiosa di sapere cosa l'altro potrebbe vedere nei suoi occhi. Occhi che hanno veduto il conflitto, il sangue, la guerra, la morte. Occhi che sono cambiati nel tempo, maturati, divenuti potenti. Occhi che studiano il viso dell'altro e che lo vedono scostarsi da sé per andare a darsi da fare nel tentativo di improvvisare un picnic notturno sotto le stelle che la intenerisce, la fa sorridere, portandola ad accomodarsi al di lui fianco sul suo panciotto, le gambe piegate a sirena lateralmente, strette l'un l'altra in una posa aggraziata ed elegante, frutto di anni di rigida educazione all'interno del clan. E' pur sempre una nobile Hyuga. < E' più di quanto mi sarei aspettata da questa serata, credimi. > sorride lei sinceramente prendendo le bacchette, guardando l'altro con fare divertito per poi ridacchiare a mezza voce. < La pioggia non sarebbe un problema. Ho imparato a fare una o due cose impossibili anch'io. > dice scherzosamente snudando i denti bianchi. Il riso scema lentamente, la conversazione si fa più seria e la notte avanza mentre il profumo del cibo li raggiunge e li avvolge solleticando un lieve appetito. Azrael prende un po' di tempo, attende, dispone ogni cosa, ma alla fine si libera. La ragazza ascolta in religioso silenzio la sua voce, il suo racconto, non osando muoversi mentre l'altro le fa dono di quella verità. Rimane seduta dall'altro lato di quella ciotola di ramen fumante con le bacchette ancora unite fra le dita sottili e la chioma scura a calare come un manto lungo la schiena ben dritta. Il viso è rivolto verso il Nara, le iridi perlacee studiano le sfumature della sua espressione, del suo volto, mentre quella storia viene raccontata. Non dice nulla, non commenta, limitandosi a rispettare l'altrui racconto fino a quando questi non rialza lo sguardo mostrandosi ora ben più stanco, più avvilito e... grigio. Ascolta quell'ultimo dire e semplicemente si ritrova a tacere, lasciando che si dilati fra loro un lungo istante di pace e quiete. Un silenzio denso, pesante, straziato soltanto dallo scroscio della cascata che si schianta metri e metri sotto di loro e dai loro respiri. < Essere dimenticati è un po' come morire, non è vero? > domanda la Hyuga ruotando ora il viso così da osservare l'orizzonte dinnanzi a sé, l'espressione pacata, tranquilla, mentre le iridi osservano il tutto ed il niente davanti a lei. < Quando qualcuno muore si usa dire che fino a quando questa persona verrà ricordata allora non morirà mai davvero. Ma allora se si viene dimenticati non si è più vivi? > chiosa lei con un mezzo sorriso amaro sulle labbra, la voce bassa, incalzante, mentre lascia semplicemente uscire le parole dalle sue labbra. < Io--non credo sia così. > Il capo vien rivolto in direzione altrui mostrando una espressione sincera, serafica. < Siamo più del ricordo che gli altri hanno di noi. Siamo più dell'immagine che chiunque si fa di noi. E tu... > le labbra si distendono lievi in un sorriso giocoso, tenero, mentre le bacchette verrebbero divise e portate alla ciotola fra loro. < ...non sei facile da dimenticare. > ammette con tono un po' più leggero ma palesemente convinto. Tenta di alleggerire appena l'atmosfera, di donar un minimo conforto alla figura al suo fianco, tentando di catturare con le bacchette una piccola porzione di ramen per portarlo successivamente alle labbra, la mancina a venir tenuta aperta -palmo all'insù, sotto alla gemella onde evitare di sporcarsi lungo il tragitto ciotola-bocca. Mastica, deglutisce, inspira. < Non ti ha dimenticato. > dice alla fine distogliendo da lui lo sguardo, abbassando il viso di pochi millimetri con fare quasi contrito. < E nemmeno Ai. Hanno patito a lungo la tua assenza. Sono certa che comprenderanno quando sapranno cos'è accaduto. > Non sa che hanno già parlato, non sa di Akendo, non sa che Mekura è andata avanti. Ma sa che qualcosa suona terribilmente male in quel momento. Un presagio di sottofondo che qualcosa non va. < E manchi anche ad Hitomu. E evidentemente sei mancato ad Asia. > continua cercando di rassicurarlo, di informarlo di come il biondo abbia chiesto talvolta di lui. < ...e a me. > ammette alla fine distogliendo lo sguardo, arrossendo appena nel buio di quella notte stellata. < Una volta ho pensato saresti comparso dal nulla a riprendertelo > racconta con un sorriso malinconico sulle labbra, la mancina a scivolare morbida sul coprifronte carezzandolo come fosse un vecchio amico. < Ma immagino che il mio nome non ti avesse raggiunto allora. Forse-- > si rende conto solo ora che probabilmente l'altro non ha idea neanche di chi sia diventata lei adesso essendo svanito praticamente dal mondo in tutto quel tempo. < Non sai con chi stai parlando adesso, vero? > ridacchia Kaori fingendo improvvisamente importanza, gonfiando il petto e tenendo il viso alto in una chiara espressione di scherzosa superbia, tentando di rendere più leggero quel momento, di alleggerire anche se solo minimamente lo sguardo così abbattuto di Azrael al suo fianco. [chakra: on]

14:53 Azrael:
 Il tempo scorre lentamente e velocemente al tempo stesso. Nell'incessante pensare che lo rende più statico e nel divertimento e nella gioia che quel momento gli sta provocando che lo rendono più rapido. E le sue parole lo portano a pensare ancor di più. Che cosa cerca? Cosa sta cercando di vedere? Mekura, forse. Ma sarebbe rimasto con lei, fosse stato così. Non gli ha detto di andare via, di non volerlo vedere mai più. E allora perché è lì a dare quelle attenzioni ad una ragazza che conosce solo superficialmente. La destrorsa s' accosta al proprio mento, carezzando quell'accenno di barba posto su di esso, ora finalmente curato come si deve. < Non lo so. > Schiude le labbra in un sorriso quasi timido, come se avesse dimenticato il suo tipico savoir faire. Cosa che accade solo quando è sincero, solo quqndo non sta recitando una parte, la parte di sé che tanto bene lo fq sentire, mentre la mostra agli altri, talvolta, mentendo spudoratamente. < Cercavo Kaori Hyuga, la hiovane allieva che era nervosa per il suo imminente esame, che doveva farmi da caposquadra e che arrossiva ad ogni parola che dicevo. > Più sicuro, adwsso, mentre sposta la mano a ravviare all'indietro il folto crine scuro. < Almeno una cosa non è cambiata. > Snuda le arcate bianchissime in quel gioioso sorriso sinceramente divertito < A differenza del resto, ma me l'aspettavo e ne sono molto contento. Cercavo- te. Solo te. > E non la donna che ha ricercato stamattina, non il proprio coprifronte, nulla di tutto questo. Il successivo dire lo porta a schiarirsi la voce per quanto gli chiude la gola in una morsa di malinconia. Un sospiro, uno soltanto. < E morto è come mi sentivo e pensavo di sentirmi sempre. Oggi, però, mi sento... rinato. Non tanto per i ricordi, ma per tutto questo. > Le iridi viaggiano a scrutare l'ambiente che gli si apre da lassù, li alza al cielo, luminoso di stelle, ma che minaccia di preciputare da un momento all'altro in una pioggia scrosciante e poi- su di lei. Colei che, davvero, lo sta facendo sentire ancor un po' più vivo. < Se mi alzassi e con un battito di mani liberassi le nostre teste dalle nubi? Sarebbe abbastanza d'effetto? Abbastanza... impossibile? > Immerge le bacchette in quel brodo e ne trae un boccone da poggiarsi alle labbra e lasciarlo sparire senza neanche un rumore. Le tiene ben salde tra le dita della mancina. Si sporge verso di lei, dopo che avrà terminato il suo dire e, prima di risponderle, allunga la mano libera a sfiorarle il volto, il pollice le si poggerebbe sulle labbra, all'angolo di queste, nella finzione di toglierle un'esistente goccia che potrebbe averle sporcato il candido viso, anche se così non è. Permarrebbe in quella posa per qualche attimo, se lei glielo stesse permettendo, a guardarla dagli occhi alle labbra e di nuovo agli occhi. Solo allora si ritrarrebbe ed inalerebbe l'aria come a darsi forza. < Non mi ha dimebti5cato, nessuno lo ha fatto, ma lei, parole sue, è andata avanti. > Più contentezza che dolore in quel chiosare calmo, caldo e ben cadenzato < Abbiamo una specie di accordo, credo. Le ho chiesto di poter conoscere ciò che è diventata e ha accettato. Tutto qui. > Glissa così, non che abbia mqnato qualche dettaglio, ma di più proprio non si sente di dire, soprattutto perché adesso la sua curiosità è volta ad un'altra conoscenza < Ah si? Dimmi allora, narrami della meravigliosa donna e dell'eccellente kunoichi che sei certamente diventata. > Il mento poggiato sulle mani ed i gomiti sulle ginocchia. Un ragqzzino in attesa della favola della buonanotte. [ Chakra on ]

15:46 Kaori:
 C'è una tale leggerezza, una tale semplicità in quell'incedere di parole e domande che per un attimo soltanto Kaori dimentica quella lunga separazione. Si sente teletrasportata indietro nel tempo a quei giorni in cui, ignara di ciò che sarebbe successo, ogni momento era perfetto perchè il Nara comparisse alle sue spalle dal nulla pronto a prendersi amorevolmente gioco di lei. Nonostante innumerevoli domande pesino fra loro come macigni, velate dai loro sguardi e dalle loro parole, si instaura comunque quella solita confidenza che rende tutto quasi più semplice. Più i secondi scorrono più Kaori si sente tranquilla, abituandosi lentamente all'idea del ritorno della figura tanto ricercata nel tempo. Ma a differenza di quelli che sono stati i loro trascorsi, adesso c'è qualcosa di nuovo, qualcosa di diverso nel modo in cui le parole escono fuori. Il sorriso di Azrael è diverso. Più... pulito, più trasparente, quasi fosse un bambino spensierato che semplicemente spiega qualcosa di semplice a chiunque abbia voglia di starlo a sentire. E Kaori lo ascolta. Assorbe ogni parola ritrovandosi in pochi istanti ad avvertire il viso scaldarsi, il rossore impadronirsi del volto in un gesto così spontaneo e innocente da farla sentire quasi sciocca; ringrazia che il buio della sera possa parzialmente coprire la tonalità vivace delle sue guance e ridacchia appena scaricando parte della deliziosa tensione accumulatasi nel suo ventre. < Sono cambiate tante cose. Io--sono cambiata. > ammette lei guardandolo in viso, serena, andando a tormentarsi l'interno della guancia per un solo secondo prima di espirare e stringersi lievemente nelle spalle, avvertendo un alito di vento a scivolare fra i suoi capelli, sulla pelle nivea del collo, della porzione di cute visibile attraverso i lembi della parte superiore dello yukata. < Ma forse alcune cose rimangono sempre le stesse, nonostante tutto. > Si sente stranamente--leggera in quel momento, lì sopra, con lui. Come se fosse tornata la Kaori di diversi anni prima, la Kaori senza traumi e timori, senza sangue fra le mani. La Kaori sorridente e solare che non aveva visto la guerra, la morte. E in qualche modo sa che è merito del ragazzo. E' la sua presenza rassicurante, quello sguardo penetrante, quel suo modo di fare così... disinvolto a metterla così tanto a suo agio, a cancellare l'assenza di tutti quegli anni con poche parole. Ma nel di lui cuore quell'assenza pesa e grava come un macigno perchè Azrael le rivela quanto si sia sentito morto in quel tempo, e forse persino prima di allora. Ma qualcosa sembra essere cambiata e la giovane si ritrova a seguire il suo sguardo verso il circondario, verso quella volta buia sopra di loro screziata di nubi grigiastre probabilmente cariche di pioggia. < Sono contenta di sentirlo. A volte--il ritorno non è così semplice. > chiosa lei senza guardarlo in viso, abbassando ora lo sguardo per nascondere dalla sua vista l'ombra che attraversa il proprio sguardo. Ripensa al periodo trascorso lontano da Konoha, rapita da Cappuccio Rosso in quell'inferno asettico e vuoto, quel laboratorio che ancora -talvolta, popola i suoi incubi. Tornare a casa non era stato così rigenerante per lei, allora. Per poco non aveva perso il lume della ragione in quell'occasione, ma alla fine è riuscita a vincere la battaglia contro se stessa, la sua paura. Alla fine è tornata davvero. Ed ode quanto Azrael dice ritrovandosi a volgere nuovamente verso lui il suo volto studiando i lineamenti appena più taglienti del viso, del mento, del naso, e quegli occhi rimasti sempre gli stessi, forse solo un po' più tristi. < Cerchi solo di far sfoggio delle tue capacità o stai cercando di impressionarmi? > domanda divertita la Hyuga guardandolo con un sorriso carico di vivo divertimento, di leggerezza ed una sfumatura di gentile freschezza che le illumina anche gli occhi. < Perchè niente di quello che potresti fare può colpirmi più del tuo ritorno questa sera. > continua poco dopo con candore, con affetto, sorridendogli con dolcezza prima di andare a ricercare un altro boccone di ramen dalla ciotola comune, attenta come sempre a non far gocciolare alcun ché nè sul panciotto che il Nara ha gentilmente offerto come tovaglia, né sui propri abiti. Ed è allora che, dopo aver deglutito, Kaori avvertirà la mano di Azrael allungarsi verso il proprio viso, sfiorandolo appena. Il cuore si ferma in un istante all'avvertire il suo pollice sulle labbra che, come guidate da un incantesimo, si schiudono appena mosse da viva sorpresa. Il battito riprende incessante, furioso nel petto; il sangue corre nelle vene, risuona nelle orecchie ancor più roboante dello scroscio della cascata accanto a loro. E tutto sembra distante e lontano in quella manciata di brevissimi istanti dove tutto ciò che resta sono loro e quella fastidiosa sensazione di torsione allo stomaco. L'attimo svanisce così com'è arrivato lasciando la Hyuga immobile per un istante a richiudere le labbra e deglutire pesantemente, umettandosi le rosee con un rapido passaggio della lingua fra loro per inumidirle, secche, nervose, mentre la voce di Azrael la raggiunge nuovamente. < Anche tu devi essere diverso, però. > osserva la ragazza cercandone lo sguardo, gli occhi, inclinando di poco il viso come a voler scorgere in lui qualche cambiamento. < Una lotta estenuante come quella deve aver lasciato un segno. Sai chi sei, adesso? > gli domanda, tranquilla, curiosa di sapere chi sia Azrael Nara, ora. Ma anche lei è cambiata, è cresciuta e scherzosamente cerca di farsene vanto ritrovandosi ad arrossire nuovamente delle parole altrui. Il ragazzo sembra genuinamente incuriosito, sembra quasi un bambino alle prese con un importante segreto, un lato di lui che l'altra non ha mai visto prima. < A-ah, beh, niente di così eclatante, eh. > Cerca di mettere immediatamente le mani avanti ridacchiando, scuotendo il capo con candore. < Ma... piacere di conoscerti, Azrael Nara. > direbbe lei reggendo le bacchette con la mancina per tendere la destrorsa verso l'altro con fare leggero. < Kaori Hyuga, Consigliera di Konohagakure no Sato. > sorride estremamente felice e fiera la ragazza, una scintilla di viva contentezza a brillarle ora nello sguardo. [chakra: on]

12:15 Azrael:
 Preleva altri due bocconi dalla ciotola mentre la guarda. Ammirato, rapito, coinvolto. Non è da tutte colpirlo così, abituato da sempre ad affascinare, più che ad essere affascinato. E le parole di Kaori non fanno altro che fargli battere il cuore più veloce e far fluire il sangue alle tempie, al vervello. Un sorriso, quasi sadico, gli si apre sul volto. È la gioia della "caccia"? In parte sì ed in parte no. È piufttosto diverso. E la vuole impressionare, diamine se la vuole impressionare. Prende a risponderle a tono, dopo aveer riposto le bacchette dentro la ciotola, intenzionato a non riprenderle più. < Sono curioso di scoprire- > Una pausa, studiata, per dar il giusto peso alla sua successiva parola, pronunciata in tono basso, dolce, ma accattivante al tempo stesso < -quanto- > I canini affilati a torturare per un istante il labbro inferiore al notare la sua espressione, la guancia che rientra leggermente torrurata dai denti < sei cambiata. > Fisso a guardarla, il petto si gonfia e si sgonfia in un sospiro mal ttattenuto di ansia, aspettativa, di chi ricerca dall'altra ogni singola espressione riferita al proprio dire. < Nessuna delle due, in verità. Hai già visto e sentito sicuramente parlare delle mie abilità e, riguardo all"impressionarti... > Sorride, chinando la testa appena verso sinistra, l'espressione velatamente canzonatoria dipinta in viso. < Perché dovrei? Non l'ho già fatto? > Una flebile risata gli si leva dalle rosee, mentre si appresta ad ascoltare il resto del discorso. Lo interessa, ma non approfondisce, non subito almeno. È sulla presentazione della ragazza che si arresta, è la seconda volta in quella giornata e la seconda volta che vuole a propria volta presentarsi, anche se in modo diverso. Le prenderebbe la mano tesa con la destrorsa, senza stringere o lasciarla troppo molle. Passa le falangi sotto il suo palmo, a volgere le nocche verso il proprio viso, se lei lo permettesse, e se lo porterebbe queste ultime a sfiorarne il dorso in un elegante baciamano appena accennato. < Piacere di conoscerla, signora Consigliera. > E si alzerebbe, tenendole ancora la mano, per giungerle accanto a passi lenti, silenziosi, iniziando a parlare < Io sono Azrael Nara, ex Jonin del Villaggio della Foglia, figlio di Khalux Nara, ex Comandante del corpo speciale di Konoha > Non sa se può dirlo, ma ormai le parole uscirebbero melliflue e calde come miele che gli sgorga dalle labbra < Fui Governatore del Villaggio in assenza del Nono. > Le sarebbe arrivato ora al fianco ed imprimerebbe in minimo di forza per lasciarle intendere la propria volontà, che lei si alzi e, se fosse riuscito nel suo intento, lascerebbe la presa per aggirarla e raggiungere le sue spalle. Non la toccherebbe, se non con la punta delle dita che lente andrebbero a spostarle i capelli su una spalla. Ed allora terminerebbe in un basso sussurro indirizzato ad infrangersi direttamente al di lei orecchio. < E Suo fururo marito, se non la smette di affascinarmi così tanto. > Un fluido gesto le scioglierebbe il nodo che tiene il proprio coprifronte davanti alla di lei gola e tirarlo via, le dita sottili ad accennarle una carezza sulla nuca nell'unico punto in cui i loro corpi si toccherebbero. [ Chakra on ]

15:09 Kaori:
 Kaori non ha una grande esperienza nei rapporti sociali, ancora di meno di rapporti con gli uomini avendone avuto uno soltanto al proprio fianco in tutta la sua vita. Tuttavia non è stupida e s'avvede del tono carezzevole e provocatorio dell'altro, quel modo ben studiato di calibrare pause e parole mettendo enfasi vocali ed espressivi lungo ogni frase. C'è una teatralità elegante e naturale nei modi del Nara, un modo di muoversi e parlare che potrebbe essere calcolato e premeditato come frutto di un atteggiamento innato e spontaneo. Kaori non saprebbe dirlo ma sa che quelle parole sono volte a provocarla e tanto basta a sentire il cuore cascarle nel petto mentre lei cerca di distogliere lo sguardo concentrandosi sull'ennesimo boccone di ramen che porta alle labbra. Cerca di non pensare al modo in cui i capelli corvini scivolano ai lati del viso, al modo in cui quei canini si sono soffermati sul labbro inferiore con fare furbo e compiaciuto, al modo in cui i suoi occhi sembrino quasi brillare nonostante il buio della notte. < Immagino che avremo tutto il tempo del mondo per scoprirlo, mh? > rialza lei il viso osservandolo, ricercandone lo sguardo, e portando nelle iridi quasi una silenziosa supplica. < Sei tornato per restare... Azrael? > chiosa con delicatezza, quasi temendo di non avere diritto alcuno per avanzare tale richiesta. E le loro voci si cercano e rincorrono in un'altalena di tonalità diverse e differenti; leggerezza, amarezza, malinconia e quella sorta di deliziosa malizia di sottofondo che Kaori non sa come interpretare, non sa bene come gestire, lei che è sempre stata così trasparente, così semplice e facile da leggere. Azrael sembra divertirsi, sembra quasi star giocando con lei in quel botta e risposta che stuzzica tuttavia l'animo ironico e pungente della Hyuga, quel lato di sé che rivela raramente e soltanto quando sente di essere abbastanza in confidenza con qualcuno, quel lato che qualcuno avrebbe potuto definire ben poco "Hyuga". < Mah, sono passati anni da allora. Chissà se sei ancora capace? Ormai di cose assurde ne ho viste tante. Il livello di difficoltà si è sicuramente alzato da quel giorno. > sorride, divertita, ingenuamente inconsapevole di cosa le sue parole possano scatenare nella mente di un animo competitivo come quello del Nara. < Sorprendimi. > Scherza innocentemente nel suo essere provocatrice, prima che il discorso avanzi, che le parole si succedano e che dunque la tristezza e la malinconia di quel lungo periodo d'assenza si disperda in favore di una nuova leggerezza, di un gioco fra i due dove la Hyuga tenta di rivelargli qualcosa di nuovo su di sé. Gli tende la mano ed Azrael va afferrandola con delicatezza avvicinando il suo dorso alle labbra per sfiorarle tanto lievemente da rendere quel tocco evanescente, quasi un frutto dell'immaginazione della Hyuga, quasi una sensazione nata dal suo cervello in previsione del tocco effettivo. Un brivido che le percorre la colonna facendole uscire quella presentazione con voce appena tremante, per un istante soltanto. E' fiera di quella sua nuova identità ma non può fare a meno di sorridere quasi imbarazzata quando Azrael, alzandosi, tiene fra le dita la sua mano avvicinandosi quindi a lei, presentandosi a sua volta sciorinando cariche e titoli che ha conquistato nel tempo non lasciando che polvere e cenere del finto tono d'importanza della ragazza che, ridacchiando non può far altro che snudare la dentatura candida e abbassare appena il capo. < Okay, okay, va bene, sei più famoso tu. > ride lei alzando gli occhi al cielo, guardandolo divertita. < Io sono solo la special jonin più forte dei Villaggi Ninja dell'anno scorso. > un modo non per vantarsi, ma per informare l'altro di quei due obiettivi raggiunti nel corso del tempo. La nomina a special jonin e la vittoria del Torneo dei Villaggi nella sua categoria. Obiettivi non da poco di quei tempi, ma nulla in confronto a quella che è la brillante carriera del Dainin dinnanzi a sé. Dainin che, con gentilezza, va pressando di poco la di lei mano per invitarla ad alzarsi in piedi seguendo il suo esempio. Kaori depone le bacchette trasversalmente sulla ciotola -così da non sporcare il panciotto dell'altro riverso a terra- e allunga le leve inferiori così da tornare in posizione eretta come silenziosamente richiesto dall'altro. Azrael lascia la sua mano e quindi va fermandosi dietro di lei lasciandola sospesa per un lunghissimo istante in uno stato di anticipazione ed attesa. Non sa cosa aspettarsi, non sa cosa l'altro voglia fare, ma sente la pelle improvvisamente tesa e nervosa, come se tutti i suoi nervi fossero scoperti in sola attesa d'essere stuzzicati come corde di violino. E allora le dita di Azrael sfiorano la pelle nivea di lei, scivolano come seta su quella distesa lattea sfiorandola quasi casualmente ma con fare misurato, scostando la lunga chioma di lato, su una spalla, così da scoprire la sua nuca. Kaori rimane a labbra schiuse, sente il cuore battere all'impazzata nel petto e non sa cosa fare se non--attendere. Un'attesa straziante, dolcissima e graffiante che la porta infine a sentire il suo respiro all'orecchio, la sua voce scivolare deliziosa fino al suo cervello mandando in corto circuito la sua mente per un lunghissimo momento. < Ah. > unico suono capace di proferire in risposta, unica sillaba ad uscire -flebile- dalle sue labbra mentre tutto si fa confuso e disorientante e ogni cosa sembra essere giusta e sbagliata assieme. Piacevole, quasi come se fosse in attesa di quel momento da sempre, eppure al tempo stesso c'è quel campanello d'allarme recante il volto di Mekura a dirle di fare attenzione. Deglutisce a fatica sentendo il coprifronte scivolare via dalla sua gola lasciandola per la prima volta dopo anni--scoperta. Si sente quasi nuda senza più quell'oggetto con sé, senza il calore della stoffa attorno al collo, il freddo della placca metallica a fondersi col calore della sua pelle contro la gola. La destrorsa si leva a sfiorare la propria pelle là dove l'oggetto non ha più posto, sentendola fastidiosamente libera e tiepida. < Cioè, voglio dire-- > si schiarisce la voce estremamente imbarazzata, il viso rosso e caldo ancor più che in precedenza mentre cerca in qualche modo di trovare qualcosa da dire in risposta a quella che per lei è solamente una battuta atta a vederla in difficoltà, una tenera presa in giro che non potrebbe mai prendere seriamente--non da parte sua, almeno. < Credo di poter affermare con certezza di non avere fortuna con i matrimoni > tenterebbe di ridere lei, nervosamente, deglutendo, cercando di alleggerire la lieve tensione che quella battuta ha scatenato nel suo petto, la deliziosa scossa che quel contatto appena accennato sulla pelle della sua nuca. < Mi mancherà. > ammette alla fine, la Hyuga, cercando quindi di voltarsi così da poter ricercare il viso del Nara col proprio sguardo, le iridi a scivolare poco dopo sul coprifronte fra le sue mani. < L'ho portato ogni giorno con me. Era un po'... un modo per non dimenticarti, credo. > sorride, timidamente, stringendosi piano nelle spalle, ricordando come la presenza di quell'oggetto attorno alla propria pelle le abbia sempre dato la sensazione di essere vegliata dal Dainin nel tempo. Un porta fortuna che ha assistito alla sua crescita ed alla sua evoluzione e che torna adesso indietro dal suo reale proprietario. [chakra: on]

16:35 Azrael:
 Le espressioni che corrono sul viso della gipvane, il tremolio della sua voce e della sua pelle sono piuttosto eloquenti. Non combaciano, però, con quelle parole quasi beffarde che peonuncia in direzione del Nara e la cosa lo manda- in estasi. Un brivido, per nulla collegto al freddo, gli percorre la schiena dalla base fino al cervello. Le iridi s' allargano impercettibilmente e le pupille si dilatano in una reazione che ha ben poco di differente dal puro piacere. La sfida, quella resistenza che, per quanto finta ed incoerwnte col resto possa sembrargli, gli viene opposta, mettendogli davanti come una scacchiera di cui deve muovere le pedine sino ad arrivare allo scacco matto. Una metafora piuttosto appropriata, considerando quel che ha passato. Inala con forza dalle narici, serrando le arcate dei denti e lasciandovi scontrare un respiro gutturale che ha poco di dissimile dal ringhiare di un animale, seppur viene trattenuto a forza nella gola. E quel singolo suono, quell'imbarazzo nelle ultime parole, invece, lo porta a sorridere nuovamente, inarcando un sopracciglio in un moto di divertito stupore. < Ah? > Ripeterebbe con lo stesso tono mentre pensa. Pensa e ripensa a cosa vorrebbe e potrebbe fare per sorprenderla. Lo desidera così ardentemente da sentirlo premere sul fondo dello stomaco, da una parte per puro gusto di esprimere se stesso, il suo maledetto egocentrismo, d'altro canto invece perché- vuole vederla felice. Ricercare in lei la spensieratezza che l'ha sempre contraddistinta e che ha sempre trovato più che contagiosa. E nel riflettere comincerwbbe a prender tempo rispondendo alle di lei domande. < Kaori. > Pronuncerebbe il suo nome in maniera quasi solenne, con un accenno quasi di preghiera in ciò che sta per chiosare < Non avrei ragioni per restare, eppure non desidero altro che farlo. > Konoha non è più casa sua da un po', ormai. E, comunque, non gli è mai importato delle mura, delle strutture, non erano quelle che lo legavano alla Foglia, ma le persone. Persone per cui, una in particolare, potrebbe restare per davvero. < Tu- vuoi che sia tornato per rimanere? > E non v'è accenno di teatralità in quel che dice, solo la sincera speranza di una risposta affermativa. Questo è tutto ciò che esprimerebbero i suoi occhi color notte fonda, ben tenuti in quelli di lei. < E se fossi ancora in grado di sorprenderti, che mi tornerebbe in tasca? > Continuerebbe ora più tranquillo, col volto di chi ha appena avuto un'idea. Si muoverebbe verso il limite della cascata, dando dunque le spalle agli ottanta metri di altezza che li dividono dal suolo e chissà se lei lo seguirà. Nell'incedere lento verso il precipizio andrebbe, però, ad estrarre un contenitore metallico. La mancina lo reggerebbe, mentre la destda ne estrarrebbe una sigaretta che verrebbe ora tenuta ben stretta tra le rosee, mentre continua a parlare col filtro tenuto in equilibrio tra le labbra < Sfortunata in amore, mh? Non so quale pazzo si sognerebbe mai di non rendere felice una donna bella e di talento come te. > Il coprifronte, dapprima tenuto tra le dita col lembro della stoffa, verrebbe ora posato poco più avanti del ciglio del burrone. Lasciato con cura a terra. La guarderebbe da quella posizione, allargando le braccia che tengono ancora in piccolo oggetto metallico fuoriuscito dalla tasca assieme alle sigarette. < Fidati di nuovo di me, stavolta non chiudere gli occhi. Lasciati sorprendere, lasciami sorprenderti. > Attenderebbe che lei si lasci eventualmente andare in quell'abbraccio. Se la cosa fosse accaduta, stringerebbe le gemelle superiori attorno a lei, ai suoi fianchi e con la mano che regge l'accendino andrebbe a compiere un movimebto ascendente atto a lanciare il piccolo oggetto, aperto col pollice in modo che la scintilla dia inizio alla combustione, alla stessa altezza che li divide da terra. Il piccolo zippo volteggerebbe in aria, tenuto sempre acceso dal combustibile in esso contenuto ed il Nara, oscillando all'indietro, si lascerebbe semplicemente- cadere. Con lei, se si fosse fidata. La terrebbe stretta a sé, la mancina a risalirle la schiena per comporre il mezzo sigillo della capra e riconnettersi mentalmente al sifillo posto sul coprifronte. Lascerebbe che la caduta prosegua ininterrotta, mentre il chakra andrebbe di nuovo a ricoprirli completamente, uniforme ed inesorabile per poi farli riapparire, dislocati, nuovamente sul ciglio della cascata, accanto al coprifronte. Non saprebbe la sua reazione, ma, se tutto forse scorso correttamente, dopo aver lasciato fluire i quasi ottanta metri in quella stretta, solleverebbe la mancina e riprenderebbe al volo l'oggetto metallico, accendebdosi la sigaretta e sbuffando una nuvoletta di fumo alla propria destra, prima di tornare con gli occhi nei suoi. < Kaori Hyuga. Consigliera e Special Jonin più forte della Foglia. > Sussurrerebbe col fiatone, dopo quello che per lui è sembrato un attimo, in cui non ha potuto concentrarsi a fondo su quello che lei ha sentito, onde evitare di farli schiantare al suolo. < Sei sorpresa? > [Dislocazione Istantanea | Chakra on ]

17:36 Kaori:
 Quella domanda si ripete come una eco infinita nella sua mente riverberandosi lungo ogni angolo di lei. Incapace di allontanare lo sguardo, Kaori si ritrova perduta nelle iridi scure dell'altro avvertendo nella sua voce una sorta di richiesta, come una lontana e neppure troppo velata--speranza. Ricorda quella loro prima discussione diversi anni prima, quel loro conversare circa il rapporto che lega Azrael alla Foglia, il modo in cui col tempo abbia smesso d'essere la sua casa perchè essa era ovunque fosse Mekura. Ma adesso Mekura non può più essere per lui rifugio e conforto, non più un punto d'arrivo, ma una nuova partenza, un nuovo inizio. Dov'è la sua casa adesso? Sarebbe svanito nuovamente ora che non v'è più alcuna catena a tenerlo legato a Konoha? Il solo pensiero suona così--stonato. Innaturale, scomodo, Kaori non riesce ad accettarlo davvero. E quella domanda, ancora, rimbomba insidiosa nei suoi pensieri, scivola pungente sulla sua pelle fino a raggiungere le di lei labbra. < Sì. > Un'unica sillaba a trovar voce con disarmante semplicità. < Resta. > E non sa neppure lei se sia un semplice desiderio od una inopportuna richiesta, ma ormai l'ha detto e inaspettatamente non sente neppure di aver sbagliato nel farlo. Non arrossisce, non s'imbarazza, non teme d'aver varcato alcun confine pericoloso. Le sembra tutto assurdamente--giusto. Così come il modo in cui l'altro è capace di passare da una domanda così sottile ad una ben più leggera e scherzosa, una domanda che porta Kaori a sorridere divertita, snudando i denti bianchi in una espressione spensierata. < Ma la mia ammirazione naturalmente. > scherza ridacchiando scuotendo appena il capo prima di stringersi appena nelle spalle. < Ma se non è sufficiente puoi sempre proporre qualcos'altro. > aggiunge, continuando a sorridere, mentre l'altro va scostandosi dalla zona per avvicinarsi al precipizio poco distante, dando le spalle al bordo, alla cascata, ed estraendo una sigaretta da uno scatolino che rimette poco dopo a posto. Lei ruota il corpo di conseguenza andando a seguirlo fino a distare solo un paio di metri da lui, attratta dai suoi passi come una graffetta da una calamita. Ode quel suo successivo dire ritrovandosi quindi ad abbassare appena lo sguardo senza -per la prima volta, arrossire. I complimenti questa volta sfiorano superficialmente il suo viso mentre d'istinto si ritrova a sfiorare col pollice la base dell'anulare sinistro dove per molto tempo aveva tenuto l'anello che Raido le aveva donato e che ora giace, perduto, sul fondale del lago sottostante. Non riesce a credere davvero alle parole del Nara, non riesce a fidarsi di quel giudizio, non dopo quanto successo con l'Oboro. E' una ferita che ancora pulsa e sanguina e duole e che, soprattutto, graffia dal profondo del ventre richiedendo vendetta. < Mh. Ormai non ha più importanza. > risponde, semplicemente, alla fine rialzando il viso, tenendo su un sorriso forzato, gentile, ma palesemente finto. < E comunque... ruffiano! > tenterebbe di alleggerire quel suo momento di tristezza andando a mostrargli un'espressione buffa, il naso arricciato e le guance gonfie da bambina, un fare giocoso e leggero che così poco sembrerebbe consono per due ninja del loro livello. Ma è a quel punto che che lo vedrebbe allargare le braccia e guardarla in un chiaro invito a raggiungerlo. A stringerlo. La sua voce la richiama, la attira e porta Kaori a schiudere le rosee, assottigliando appena lo sguardo, incuriosita e lievemente dubbiosa sul da farsi. Avanza con un pizzico d'incertezza, fissandolo con espressione interrogativa, attenta. < Vorrei tanto sapere a cosa stai pensando. > ammette sempre più incuriosita, ritrovandosi alla fine a sollevare le braccia fino a portarle attorno al di lui busto, le ampie maniche del kimono a pendere sotto le braccia, il vento a smuovere i capelli dal suo viso. Non stringe troppo la presa attorno alla sua schiena, non preme davvero il corpo al suo, cerca di lasciare una minima distanza fra loro in segno di rispetto, di decoro -o forse autoconservazione. Rimane lì fino a quando non sentirebbe le sue braccia cingersi attorno a lei e quindi lo vedrebbe andare a sollevare l'accendino per accenderlo e--lanciarlo per aria. Aggrotta le sopracciglia seguendo quel gesto, non capendo cosa voglia dimostrare, fino a quando non si sente tirare via. Qualcosa manca da sotto i suoi piedi, qualcosa la spinge oltre il baratro nel momento in cui Azrael--si lascia cadere. < Azrael... > un sussurro che sfugge alle sue labbra mentre, insieme, precipitano come meteore nella volta celeste. Il cuore le balza in gola, gli occhi rimangono spalancati per il terrore e la sorpresa, lacrimano per via del vento contro il viso e le sue vesti ondeggiano frusciando attorno al suo corpo, assieme ai lunghi capelli viola mentre sempre più velocemente, sempre più rapidi, si schiantano verso l'acqua. < AZRAEL!! > griderebbe avvertendo il corpo fremere e stringersi d'istinto a lui, le braccia ad aggrapparsi con tutta la sua forza attorno alla sua schiena, il viso ad affondare nel suo petto mentre il cuore le martella violento nelle vene, contro la cassa toracica, nelle orecchie. Si sente leggera e pesante al tempo stesso, schiacciata dal vento verso il suolo, e lo sente imminente -l'impatto, la paura di schiantarsi a stringerle lo stomaco assieme alla consapevolezza che l'altro avrebbe fatto qualcosa. Non le avrebbe fatto del male, non avrebbe mai rischiato tanto senza avere un piano in mente. Lo sa. Ne è sicura. Si fida di lui. E nel momento esatto in cui realizza tutto ciò, il tempo si ferma. Non sta più cadendo, non sta più volando e non v'è nulla a scaraventarla verso il basso. Il terreno è solido sotto i piedi, Azrael immobile fra le sue braccia e il vento non fischia più nelle sue orecchie: resta solo il riverberarsi del sangue nelle vene e lo scroscio della cascata molti metri più in basso. Sono di nuovo in cima alla cascata, accanto al coprifronte. Al sicuro. Le sue gambe sono molli, il cuore le batte folle in corpo e la bocca è secca mentre meccanicamente si ritrova ad osservare il Nara accendersi rilassato la sua sigaretta. I suoi capelli devono essere una massa informe e disordinata, i vestiti sicuramente sgualciti, il viso arrossato dallo spavento della caduta, eppure Azrael sembra ancora perfettamente in ordine, con solo i capelli scuri leggermente smossi. < Sono... > la voce è sottile, un soffio, le parole sfuggono di mente mentre ancora le sembra di sentire la sensazione della caduta gravare sul suo corpo. Se solo avesse lasciato andare la presa su di lui probabilmente sarebbe finita di ginocchia al suolo. < ...sconvolta, direi. > ammette alla fine col fiatone, la voce a fremere appena, cercando di calmarsi per l'infarto evitato per un pelo. < Sapevo potessi fare l'impossibile, ma ora so che sei anche decisamente matto. > tenta di scherzare col respiro corto, le gambe tremanti. < Ricordami di non chiederti più dimostrazioni pratiche sulle tue capacità la prossima volta, eh? Kami, mi tremano ancora le gambe... > mormora cercando di rimanere su un tono scherzoso, ma seriamente preoccupata all'idea di non reggersi in piedi da sola se solo si fosse scostata da lui. E, nel realizzare quanto vicina sia, adesso al suo corpo, pensa che, forse, non è solo la caduta ad averle reso le gambe così molli. [chakra: on]

18:39 Azrael:
 Torna coi piedi per terra, seppur solo fisicamente. La mente è ancora in volo, ancora sospesa nell'aria e, con essa, lo è anche il suo cuore. Un cuore che sta battendo a velocità impressipnante, anche più di quanto velocemente stavano cadendo verso il vuoto, verso quella che sarebbe stata morte, se lui non avesse avuto un piano. Ma no, non le avrebbe mai fatto del male, mai avrebbe rischiato di ferirla, non dopo che i suoi gesti e le sue parole gli hanno rivelato delle ferite ancora apparentemente aperte. Le braccia la stringono, almeno solo il destro all'inizio, mentre il sinistro farebbe sollevar la mancina a togliere la sigaretta dalle labbra, prendendo solo un altro tiro, e poi gettarla via. Non era per il bisogno di nicotina che l'aveva accesa, ma solo per far scena. Poi il braccio tornerebbe a sostenerla, a sorreggerla in quella stretta. Si tiene il più vicino possibile a lei, fino a sentire lo stesso cuore della Hyuuga battergli contro il torace. Sospira pesantemente, un po' per la fatica, un po' per la tensione del momento. Gli ha rivelato che ora non ha più importanza, senza specificare il soggetto, non che conti qualcosa. Ha potuto intuire solo che era prossima al matrimonio, poi è certamente successo qualcosa. Pensando a quanto ha detto riguardo la difficoltà del tornare dopo un'assenza ed il collegamento tra le due cose pare quasi ovvio. < Ehi. > Soffia leggero dalle labbra, caldo, rassicurante, a richiamare la di lei attenzione < Calmati, ti verrà un infarto. Siamo vivi, no? > Canzona Kaori in tono bonario, ridacchiando appena, ma senza mai lasciarla andare, non senza un suo cenno di volerlo fare. < Resterò. Finché vorrai. > La voce è sempre bassa, quasi impercettibile. Non sa perché, non sa cosa lo sta muovendo adesso, ma quel suo sì, quella richiesta non poteva essere accolta da una risposta diversa. Porta la destrorsa al di lei viso, dove sfiorerebbe le gote con il dorso, una carezza fatta con le nocche, atta a farle calmare il cuore o a farlo battere ancora più forte. La guarderebbe in volto, schiude appena le labbra, passando le iridi scure su quelle di lei. Non glielo sta chiedendo, non glielo vuole chiedere, eppure il calore di un bacio gli manca così tanto. Non credeva nemmeno di desiderarlo, finché non si è trovato così vicino a lei. Eppure resta fermo, a guardarla col fiato bloccato in gola, ricercando mentalmente la propria tipica spavalderia che, adesso, non trova. È solo- colto dal momento, preso dalle emozioni, dalle sue parole, dal suo viso. Le parole tradiscono una inconsueta timidezza, uscirebbero come evidente tentativo di non pensare, di glissare qualcosa che gli sta comprimendo il petto. < Ho anche del sakè nella busta e... e so che ti avevo detto che lo te lo avrei offerto a casa mia, ma... mi sembrava... > Farfuglierebbe qualcosa che non ha propriamente senso, sta solo balbettando una serie di fonemi casuali. E non pensa più al sakè, al coprifronte, al panciotto, alla pioggia e a tutto il resto. E se ne vergogna quasi, si vergogna di essere così- umano.

19:22 Kaori:
 E tutto si ritrova ad essere una spirale senza inizio nè fine, un caleidoscopico vortice di emozioni e respiri rotti e battiti impazziti. Il corpo di Kaori è in fermento e la sua mente sottosopra. Cosa sta accadendo? Perchè nonostante sia tornata sulla terraferma si sente ancora precipitare? Verso dove sta rischiando di schiantarsi? E perchè sembra che l'unica cosa a impedirle di precipitare siano quelle braccia che la stringono dolcemente attorno ai fianchi? Sente di trovarsi bene in quella stretta, un pezzo perfettamente incastrato nell'alloggio creato apposta per lui, eppure al tempo stesso sente che non dovrebbe essere lì, fra quelle braccia. C'è qualcosa che la mette sull'attenti, qualcosa che le dice di trovarsi in equilibrio su di un sottilissimo filo sospeso nel vuoto eppure tutto sembra semplicemente così naturale... Le sue braccia sostano attorno alla schiena del Nara, le sue mani sono ancora aggrappate al tessuto della sua camicia, le dita piegate ed incastrate alla stoffa, allentandosi appena per non rischiare di rovinarla o strapparla. Dovrebbe lasciar scivolare via le braccia, dovrebbe allentare quella presa, ma c'è una parte di lei--egoista, che saldamente s'appiglia al suo corpo, richiedendone ancora. Ancora un attimo, ancora un momento, soltanto un istante. Un istante di pace, un istante di lui. Azrael rende tutto così confuso! Un istante la fa ridere e quello dopo le fa battere il cuore. Un momento le mostra la sua miglior espressione maliziosa e quello successivo è un bambino ingenuamente incuriosito. E' un'altalena di emozioni e sensazioni che lei non riesce a prevedere e controllare, è una sorpresa continua che la travolge ed investe e--affascina. E non può, non dovrebbe lasciarsi andare così, non con lui. Non con l'uomo che la sua cara amica ha tanto amato, non con l'uomo che dall'inferno è appena ritornato e che probabilmente è solo inebriato dalla sensazione d'essere ancora vivo. E soprattutto non dovrebbe cercar conforto fra le sue braccia quando ancora, talvolta, la mente vola a Raido e si riempie di rancore e risentimento. Non amore, non più, ma astio e furia, sentimenti negativi che la riempiono facendola sentire--sporca. Tanti, troppi pensieri a rincorrersi nella mente mentre il cuore lentamente ritrova un ritmo salutare ed il respiro si regolarizza fra le labbra. E solleva lo sguardo a ricercare il suo sentendo la sua voce tranquillizzarla. Ridacchia, eppure quel che dice ha un effetto quasi devastante per lei, la folgora in pieno. Sono vivi. Vivi davvero. Quando è stata l'ultima volta che ha sentito quel brivido scivolarle nelle vene? L'ultima volta che si è sentita percorsa da quella deliziosa, infuocata scintilla? Per la prima volta, questa sera, Kaori si sente viva, rinata fra le braccia del Nara. < Vivi. Avevo quasi dimenticato come fosse. > ammette lei ammorbidendo l'espressione, sorridendo con sincera riconoscenza, sentendo il cuore farsi più calmo ora, le gambe più stabili. < Grazie. > aggiunge con voce bassa, onesta, prima d'udire quelle sue parole e ritrovarsi a schiudere le labbra nell'avvertire la sua mano posarsi sul suo viso, le sue braccia ancora poste attorno a lui, la sua mancina ancora sul proprio fianco. Il cuore batte forte, vigoroso nel petto e qualcosa s'agita nel ventre in una ondata di calore e stanezza che non sa definire con un semplice nome. Le nocche dell'altro scivolano lente sulla sua pelle pallida, le sue iridi son ferme in quelle scure di lui, ed è un contrasto così netto da apparir perfetto. Bianco e Nero. Giorno e Notte. Luce e Ombra. Yin e Yang. < Prometti. > mormora lei mossa da chissà quale istinto, chissà quale forza che non sapeva neppure d'avere in sé. < Promettimelo. > Egoista. Avida. E per una volta non importa. Per una volta osa chiedere, osa chiedere di non essere lasciata indietro, di non vederlo svanire un'altra volta per non sapere poi quando sarebbe magicamente riapparso alle sue spalle. La voce di Azrael si fa quasi timida, d'un tratto, quando va spezzando quel silenzio con parole che paiono quasi casuali, le prime passategli per la testa. Kaori sorride piano, lievemente, sentendo una risatina leggera batterle contro il petto. < Non credevo potessi ricordartene davvero... > ammette lei teneramente colpita da quella premura, inspirando a fondo fino a gonfiare i polmoni e quindi stringere piano le labbra in un espressione pensosa. < Potremmo brindare-- > propone allora lei inclinando leggermente il capo mentre la mancina si leverebbe alta per andare a scostare un ciuffo corvino dal suo viso, smosso dal vento durante la caduta, allontanandolo dal viso sfiorando nel mentre, con un tocco evanescente, la pelle del suo viso. < Alla fine del tuo incubo. > Tiene la ciocca di capelli fra le dita per un istante, a lato del volto, quasi incantata dalla sensazione di sentirne la consistenza sulla pelle. < O al tuo ritorno. > lascia andare solo allora il crine fra le sue dita, riabbassando timidamente la mano. < O alle promesse mantenute. > termina, alla fine, con un filo di voce. [chakra: on]

09:30 Azrael:
 Socchiude le palpebre sugli occhi scyri, deglutendo rumorosamente come a mandar via un desiderio irrefrenabile, ma che non è da soddisfare in quel momento. Non razionalmente, almeno. Non perché lei è amica di Mekura, di quella che fu la sua Mekura, nemmeno lo sa. Non che la cosa gli farebbe cambiare ancche un solo istante di quella serata. Nemmeno per la storia d'amamore finita male della Hyuga, della quale non chiede per rispettare i suoi sentimenti al riguardo, di qualunque natura essi siano. La vera motivazione è che non vuole assecondare le voci che lo narrano come il cascamorto, il dongiovanni... lo sconosciuto da cui non accettare le caramelle. Non con lei, perché sente e sta sentendo una connessione che non vuole si perda a causa della sua indole. Però una cosa deve dirla, deve renderla partecipe dei suoi sentimenti, di quel che gli sta smuovendo il cuore nel petto. < A caduta libera, in cerca di uno schianto. Ma fintanto che sei qui, posso dirmi vivo. > Mormorerebbe soltanto, riaprendo poi quei petali candidi che racchiudevano gli occhi d'onice. La destrorsa ricade lentamente dal di lei viso al proprio fianco ed anche la mancina si fa meno decisa sul corpo altrui. La richiesta di quella promessa che pare più una pretesa vera e propria gli farebbe abbozzare un piccolissimo sorriso, che nemmeno rivela il candore dei denti. Attimi di silenzio i suoi, mentre dal viso non traspare neanche l'ombra dell'incertezza. E, dopo qualche istante, finalmente pone fine a quella stasi < Prometto. > Ma non gli basta, tant'è che si correggerebbe subito dopo < Te lo prometto. > A lei, solo a lei. Dipinta nello sguardo la fermezza e la determinazione di quel suo dire, una certezza che non ci sarà Alba, Ryota o guerra ninja che sia ad impedirgli, poi, di comparire alle sue spalle. < Aspetta. > Le intimerebbe teneramente, facendole scivolare le leve suleriori sulle spalle, attorno al collo. Si avvicinerebbe a lei col viso e col resto del corpo, ancor di più, naso a naso. Le dita sorttili viaggerebbero là dove prima sostava il nodo del coprifronte, sulla nuca. Andrebbero leggere a disegnarle sulla pelle, scostando i capelli al loro passaggio, mentre egli schiuderebbe le rosee, senza mai lasciare i suoi occhi < A cosa stai pensando? > Basso, intenso, profondo sussurro cche da quella distanza dovrebbe infrabgersi direttamente sulle di lei labbra. E nell'attendere risposta anddrebbe a tracciare coi polpastrelli i contorni del kanji della dislocazione. L'Hiraishin. Lascerebbe il chakra fluire fuori dalle proprie dita come l'inchiostro farebbe con la penna. Ne lascerebbe una calda scua che dovrebbe imprimersi su di lei come fece sulla targhetta metallica anni prima. Chissà se lei se ne renderà conto subito o fraintenderà quel gesto così come vorrebbe il Nara. Perché, in fondo, quella vicinanza non è la scusa per applicare il sigillo, ma il sigillo è la scusa per averla così vicino. Qualche altro breve istante passerebbe, prima che il Dainin si lasci scivolare via dal corpo della Hyuga, quasi imponebdole la proprua mancanza, forse un po' per gioco, per notare una reazione. E si avvierebbe alla busta, chinabdosi per estrarre dallo scatolo apposito il pregiato vino e due flute, tenuti nella destra tra gli incavi tra le dita. Ne verserebbe la quantità giusta per un brindisi e la attenderebbe per porgerle il calice. < Alla nostra Consigliera. > Principia, continuando la lista delle cose a cui dedicare quell'augurio < A questa serata e a quelle che verranno. > Inclinerebbe il calice in avanti per farlo tintinnare contro quello altrui < Ai brytti momebti passati e a quelli migliori che arriveranno. > Quello è già un bel momebto, meraviglioso, che gli si sta incidendo nella memoria e nel cuore istante dopo istante, sguardo dopo sguardo. Berrebbe a piccoli sorsi, beandosi della sensazione che gli si accende tra le labbra e nella gola in quegli anni ed è cone bere per la prima volta. Forte, travolgente. Nella routine della sua vita aveva dimenticato cosa si prova a sperimentade qualcosa di nuovo. Un sorso di saké che gli da una consapevolezza che ha ben poco a che fare con l'assunzione stessa dell'alcolico. E resta lì, a guardarla, intensamente. Il cuore che scalpita, il corpo fremente all'idea di riavere contatto con lei, contatto che ha voluto sua sponte interrompere e che gli sta suscitando un tormento così dolce che, crede, potrebbe causargli quasi-- dipendenza. [ Applicazione Hiraishin | Chakra on ]

10:56 Kaori:
 Le palpebre calano piano sulle iridi buie del Jonin nascondendole alla vista. In quello stato, in quell'unico frangente, ha quasi un'espressione così--vulnerabile. Pare indifeso, scoperto, come se oscurando quei profondi occhi neri si fosse messo a nudo. E Kaori l'osserva, stretta in quell'abbraccio, la sensazione vertiginosa della caduta ormai svanita e non lascia che una scarica adrenalinica nelle vene che sfuma via facendola sentire fatta d'argilla liquida. Studia i lineamenti del viso, il modo in cui quei sparuti ciuffi corvini incorniciano un volto elegante, affilato, solo appena smagrito nel tempo. Ripercorre con lo sguardo la forma del naso, delle palpebre calate, le lunghe ciglia nere, gli zigomi, le labbra... Ci si sofferma involontariamente avvertendo il cuore batterle in gola, rimbombare nei timpani, nelle tempie, mentre un nuovo soffio di vento le scompiglia la chioma setosa. Azrael smuove le rosee, riapre gli occhi e quanto dice la porta ad osservarlo con iridi brillanti, alla ricerca di una risposta, o forse di una domanda. Si sente carezzata da quelle parole e al tempo stesso annientata: dovrebbe tirarsi indietro. Dovrebbe andarsene. Dovrebbe andare da Mekura, chiederle come sta, starle vicino. Dovrebbe dirle di averlo visto, dirle... di volerlo vedere ancora. Di avergli estorto una promessa che non aveva diritto di imporgli. Dirle che le manca l'aria in sua presenza e che in quegli occhi scuri che per anni l'hanno osservata, studiata ed amata, lei ci si è persa e ritrovata. Trattiene il respiro, la voce, i pensieri, si ritrova semplicemente inerme sotto il suo sguardo e tutto ciò che riesce a fare è sentire la sua promessa affondare in lei, quella promessa fatta per lei. Per Kaori. E non può fare a meno di sciogliersi in un sorriso morbido, delicato, appena accennato, tanto da non mostrare neppure la dentatura candida dietro le labbra sottili. E mentre sta per dire qualcosa, probabilmente uno sciocco ringraziamento, la voce di Azrael la ferma, le chiede d'attendere con una tale tenerezza da fermarle una volta ancora il cuore in petto. Kaori l'osserva con fare interrogativo, paziente, immobile, avvertendo le sue mani risalirle il corpo fino alle spalle, attorno al collo, dietro la nuca adesso così fastidiosamente vuota senza il suo corpifronte a proteggerla e accompagnarla. Allo stesso tempo il suo viso s'avvicina a lei, e con esso il suo corpo, bruciando quella distanza che li aveva tenuti divisi fino a quel momento. Appena s'irrigidisce, in anticipazione, involontariamente, ritrovandosi a schiudere le labbra nell'avvertire il di lui naso sfiorare il proprio, una scintilla a riverberarsi da quel semplice contatto per tutto il corpo, come una scarica elettrica, come un colpo di frusta che le toglie il respiro. Le di lei dita si stringono, in un moto istintivo, sulla camicia di lui, sulla sua schiena, quasi a voler scaricare in quel gesto la tensione che non può liberare a voce, priva d'ossigeno, mentre le falangi altrui prendono a scivolare sulla pelle della sua nuca in un movimento apparentemente privo di senso, forse solo un modo per condurla alla pazzia. Il cuore si schianta contro il petto, il suo sangue canta e brucia e bolle nelle vene mentre il ricordo di Mekura che le è stata accanto durante tutta la sua storia con Raido offrendole conforto tormenta i suoi pensieri. Sta sbagliando. Sta facendo qualcosa di scorretto. Si sente colpevole, si sente in fallo. Non dovrebbe. Non dovrebbe volere ciò che sta accadendo, non dovrebbe ricercare nulla di più. Dovrebbe andare, dovrebbe pensare a lei, dovrebbe-- < Io... > il respiro caldo di Azrael si posa sulle sue labbra sensibili, sulle sue labbra schiuse, invitante. Quella semplice sensazione pare avere la medesima forza dello schianto che per poco hanno evitato invece che la morbida consistenza d'una carezza e si disperde in lei come fuoco. < Dovrei andarmene. > mormora con voce spezzata, così flebile da essere quasi assente in alcuni istanti, abbassando dunque lo sguardo nell'incapacità di vedere nelle sue iridi l'effetto che quelle parole potrebbero fargli. < Ma-- > E, ancor di più, quelle che non riesce a trattenere dentro di sé, sleale. < --Non voglio. > Un'ammissione tanto dolce quanto devastante che la porta ad avvertire quasi un basso formicolio all'altezza della nuca, lì dove le dita di lui vanno scivolando sulla sua pelle sensibile, forse resa tale dal brivido della caduta appena sfumato. E non sa cosa lui le stia facendo, non sa del sigillo ma -ad un livello più profondo, non sa cosa le stia scatenando dentro. Nel cuore, nella mente, nel corpo. Un corpo così dannatamente vicino e al tempo stesso apparentemente irraggiungibile nel suo disperato tentativo d'esser corretta. E fa quasi fisicamente male trattenere il respiro, i pensieri, l'istinto di muovere il viso quel tanto che basta per scoprire che effetto fa sentire il suo respiro perdersi in lei. E deglutisce, Kaori, incapace di guardarlo, mordendosi il labbro inferiore nel cercare di rimanere presente a se stessa, di non pensare a quanto vorrebbe sentire ben altra sensazione sulle proprie rosee. Ed è una deliziosa tortura quella vicinanza, quel contatto fra loro che -in breve, svanisce quando Azrael si discosta da lei per raggiungere quella busta, portandola a rimanere per un solo istante di spalle a riprendere fiato. Chiude gli occhi sentendosi nuovamente libera di respirare quando il profumo dell'altrui pelle s'allontana dal suo viso. Inspira a pieni polmoni, a labbra schiuse, lasciando ricadere le braccia ai fianchi, lì ove ancora sosta lo spettro della sensazione delle sue mani sulla sua vita. Si volta dopo poco giusto in tempo per vedere il Nara armato di flute e saké. Andrebbe a prendere il proprio con la destrorsa portando lo sguardo su di lui, sorridendo teneramente quando l'altro propone di brindare a lei prima di ogni cosa. < A un nuovo inizio. > proporrebbe, morbidamente, pensando a quanto quella notte venga percepita dal suo cuore come una fine, come un inizio. Un punto zero. Qualcosa è cambiato fra un boccone di ramen e una battuta maliziosa, qualcosa che non sa definire, che non sa identificare. O che forse non desidera riconoscere. Ma quel qualcosa c'è e lo sente scorrerle sottopelle e--le piace. E la spaventa. Lascerebbe che i due calici si incontrassero in un tintinnio leggero prima di portare il bicchiere alle labbra, tranquilla, senza scostare lo sguardo da lui, quasi rapita dalle iridi buie, dalle movenze eleganti dell'uomo. Non tossisce, non si scosta dal flute all'avvertire la sensazione del saké scivolarle in corpo, ormai avvezza a quella bevanda, contrariamente a come accaduto durante quel loro primo bicchierino. Assapora quel vino e si ritrova alla fine a chiosare prima di potersi trattenere. < E tu? A cosa stai pensando? > domanderebbe, di punto in bianco, desiderosa di sapere cosa s'aggira dietro quelle iridi buie, quali pensieri stiano affollando la sua mente mentre sotto un cielo stellato e appena coperto di nubi grigiastre, i loro sguardi s'incontrano e ricercano con sì tanta insistenza. [chakra: on]

12:00 Azrael:
 La sente, la ascolta più che altro. Con attenzione, devozione, ammirazione e-- una punta di divertimento. Sorride, alle di lei spalle, lasciando uno sbuffo divertito. Terminerebbe il suo bicchiere di sakè e riporrebbe il flute all'interno della busta. Nel farlo, occhi distanti da lei e puntati nel bicchiere vuoto. < No, non vuoi. Decisamente non vuoi. > Si rialza, scostando i capelli corvini all'ondietro con un fluido gesto della mancina < Che senso avrebbe avuto? Chiedermi con tanta enfasi di rimanere e poi andar via? > Snuderebbe i denti in un largo sorriso, i canini affilati che spiccano nell'arcata superiore < E poi- va' dove vuoi. Scapp il più lontano possibile da me. Potrò sempre comparirti alle spalle da adesso, anche senza coprifronte. > Alluderebbe in riferimento al sigillo che le ha impresso dietro la nuca. Forse un po' pazzo, anche inquietante, ma da uno shinobi che poco prima si è lanciato dalle Cascate dell'Epilogo non ci sarebbe da aspettarselo? E a quella domanda tornerwbbe serio in viso e nel tono. A cosa sta pensando? Le leve inferiori prenderebbero un moto circolare, atto ad aggirarla di nuovo da sinistra verso destra. Lo sguardo al cielo, gli occhi scuri che riflettono il manto di stelle inframezzate da nubi opprimebti. Ed inizierebbe a- parlare. Lento, ipnotico quasi. Un pifferaio che con la propria voce tenta di catturare la propria preda partendo prima dalla sua attenzione. < A Konoha, la mia Kpnoha. > Principia, nel passarle accanto sollevando la destra ad alzare il pollice a mezz'aria nell'atto di contare i punti dell'elenco che starebbe enunciando < Ad Hitomu, Nono Hokage e caro amico che tanto mi manca. > L'indice si solleverebbe nell'atto di arrivare ad aggirare le di lei spalle nella lenta camminata < Al mio ruolo in questo mondo che non ho visto per quasi tre anni. > Tre. Come il numero degli anni della ppria morte apparente. < Al mio coma, l'incubo che mi ha tenuto lontano dal piano reale così a lungo. > Giungerebbe all'altro fianco, il sinistro e solo allora abbasserebbe il capo a guardarla, un sorriso sincero ed onesto a dipingerglisi sulle rosee e sottiki labbra. Ed allora arriverebbe all'ultimo punto, quello più delicato, ma che non gli sta realmente sovvenendo in mente, come nessuna delle parti del proprio discorso teatrale e senza peso attualmente. Nemmeno con sforzo, la sua mente si è focalizzata su una sola cosa. Una sola persona. Sulla voglia quasi irrefrenabile di interrompere ogni di lei parola. Di certo non per disinteresse, chiaramente. < Al fatto che lei sia andata avanti, la mia relazione finita con Mek- > S' arresterebbe, ora, quando dovrebbe esserle giunto di nuovo di fronte. In un gesto rapido, improvciso, le prenderebbe la mano che reggeva o regge ancora il bicchiere ed applicherebbe la forza necessaria per tirarla a sé, l'altra leva le passerebbe attorno ai fianchi. < Ma che cazzo sto dicendo. > Un mormorio basso, gutturale, istintivo prima di tentare di poggiare le proprie labbra su quelle di lei. Non rozzo né violento. Sarebbe solo-- affamato. Desideroso di stemperare in quel gesto la tensione più che evidente tra i due. Senza i fantasmi del passato a distoglierlo da quel gesto, nella speranza che lo stesso valga per lei. Che quel "Ad un nuovo inizio" non siano state solo parole. Con la consapevolezza, o quantomeno speranza, di sorprenderla in positivo, anche stavolta. [ Chakra on ]

13:17 Kaori:
 Si sente così--scoperta adesso. Adesso che gli ha rivelato la verità, adesso che ha ammesso così egoisticamente quel suo desiderio di rimanere lì, di non andare via. Di non vederlo svanire. Si rigira il calice fra le dita sottili, vuoto, nervosamente, con le iridi basse mentre Azrael si china a riporre il proprio nella busta, rialzandosi poco dopo in tutta la sua altezza. E la sua voce la colpisce come uno schiaffo, sembra quasi divertito, quasi voglia stuzzicarla per quella sua ammissione. E lei si sente vulnerabile, si sente indifesa sotto quelle parole che le trivellano il cuore dolorosamente. Perchè fa male? Perchè si sente lo stomaco contorto nell'udire quei suoi commenti? Non nota il suo sorriso, non l'osserva, rimane col capo abbassato, eppure può avvertirlo. Può percepire nella sua voce quel sorrisetto sfrontato, maledetto, capace di sciogliere ogni barriera, ogni resistenza. Stringe maggiormente la presa sul bicchiere, timidamente, maledicendosi quasi per quel suo attimo di debolezza. E' molto più semplice ragionare ora che il suo corpo è così distante dal proprio... Ma poi quell'ultima frase la colpisce, la sorprende, portandola a sollevare il capo così da ricercare il di lui sguardo, confusa per un attimo soltanto. < Che-- > ma poi la consapevolezza arriva e la mancina si leva verso l'alto andando a posarsi con le dita sulla propria nuca, lì ove le falangi dell'altro avevano sostato poco prima. E comprende, capisce cosa egli ha fatto e se ne sente--felice. Ovunque sarebbe finita, ovunque sarebbe andata, lui l'avrebbe raggiunta se solo avesse voluto. Se solo lo avesse desiderato. In ogni istante sarebbe potuto arrivarle alle spalle, pronto a sorprenderla con un improvvisato pic nic sotto le stelle od una banale presa in giro sulla differenza fra le loro capacità. Le labbra si distendono in un sorriso felice, luminoso, mentre il cuore le si contrae in petto con dolcezza. < Quindi non ho vie di fuga? > domanda, teneramente, riabbassando la mano, inclinando lievemente il capo nell'osservarlo, entusiasta. Ma la risposta è banale, palese persino alle sue orecchie. Non avrebbe potuto scappare da nessuna parte, non v'è luogo su questa Terra ove avrebbe potuto sfuggire da lui, non ora che il suo tocco s'è impresso a fuoco sulla sua pelle, non ora che la di lui presenza nella sua vita è stata marchiata dolcemente sul suo corpo. Ma quest'attimo dura un istante soltanto prima che Azrael torni serio, prendendo a camminare lentamente attorno a lei, lo sguardo rivolto al cielo, le labbra chiuse nell'atto di meditare lasciando la Hyuga in impaziente attesa della sua voce. E questa arriva, bassa, cadenzata, quasi come una litania capace di ammaliarla e stregarla, impedendole di far scorrere via la propria attenzione dalle sue parole. L'ascolta, l'osserva muoversi attorno a lei come un predatore che intrappola la preda, come un attore sul palco che s'impadronisce della scena. Un sorriso breve, malinconico, si distende sul suo volto al pensiero di ciò che deve star affollando la sua mente. Konoha, Hitomu, la sua assenza. Pensieri comprensibili, difficili da evitare, che meritano il di lei silenzio ed ascolto. Lo avverte fermarsi accanto a sé, alla propria sinistra, e volgerebbe il viso verso lui per osservarlo, per guardarlo, notando quel sorriso sincero dipingersi sulle rosee. Ed ore quell'ultimo dire che quasi le ferma il cuore, dolorosamente. Sa, sa che la sua mente doveva star pensando a lei, che non poteva semplicemente aver dimenticato tutto così, ma sentirlo nominare il nome della sua amica in quel momento la destabilizza. Un moto di irrazionale dissenso, gelosia, l'attraversa subito seguito da bruciante colpa. Cosa sta facendo? Cosa pensa di fare con l'uomo che Mekura ha tanto amato? La sua amica, la sua compagna... Cosa le sta facendo? Il pensiero le chiude la gola, la porta ad irrigidirsi all'istante senza avere il tempo di ferirla davvero; Azrael si ferma, tace e giunto dinnanzi a lei semplicemente va a prenderle la mano che regge il bicchiere ormai vuoto tirandola a sé. Kaori si sente spinta via, intrappolata fra il suo corpo e le sue braccia, inerme sotto le sue iridi brucianti. Schiude le labbra all'udire la sua voce prima di sentire il calore del suo viso contro il proprio. Le sue labbra sono morbide, calde e... decise. C'è premura, c'è gentilezza in quel bacio eppure anche qualcosa di più intenso. Come un naufrago che tocca terra dopo giorni di mare, come il disperato che lasciatosi il deserto alle spalle trova un goccio d'acqua. Lui... è il suo oceano. E lei sta affogando in lui, affogando per respirare. E non dovrebbe, è sbagliato. Ogni cosa è sbagliata questa sera. E' sbagliato che lei gli abbia chiesto di rimanere. Sbagliato che lui le abbia promesso di farlo. Sbagliato che lui l'abbia sfiorata. Sbagliato che lei ne volesse ancora. Sbagliato che lui l'abbia marchiata. Sbagliato che lei ne sia stata felice. Sbagliato che lui l'abbia baciata. Sbagliato che lei lo stia baciando. Azrael è tutti i suoi sbagli. E Kaori non ha paura. Si abbandona a quel gesto dimenticando per un attimo soltanto tutto il resto. Schiude le labbra sulle sue, le ricerca, le assapora, portando la mano libera della presa altrui a salire fino al suo viso, sfiorandone a pieno palmo il viso, lo zigomo sotto il pollice, le dita ad incastrarsi fra quei ciuffi di capelli neri come l'inchiostro. La sua pelle è calda sotto la mano, le sue labbra portano il sapore del saké e quella leggera barbetta sul mento solletica il suo viso. E' un bacio che sa di abbandono e al tempo stesso salvezza, un gesto forse sbagliato, ingiusto, ma che Kaori non può respingere. Il suo cuore canta, il sangue corre e quando le sue labbra si distaccano appena da quelle altrui, si ritrova ad aprir gli occhi per cercare le iridi di Azrael con le proprie; il viso è ancora pericolosamente vicino al suo, le rosee sfiorano in un contatto evanescente la forma delle sue ed i suoi respiri si perdono e schiantano contro la sua bocca probabilmente umida dopo quel bacio. < Bentornato. > sussurrerebbe a mezza voce distendendo piano le labbra verso l'esterno in un sorriso spensierato, leggero, atto a dimenticare per una notte soltanto le colpe e i pensieri che sarebbero venuti con il sorgere del sole. Adesso non contano. Adesso non esistono. Adesso si lascia semplicemente affogare in lui. [END]

14:37 Azrael:
 Quel bacio. Il sapore del saké, quel lieve sentore di fumo, misto in maniera così perfetta a quello della giovane Hyuga. È diverso, così diverso, eppure così- così giusto. Si lascia andare a quel momento. Persi. Lei in lui e lui in lei. Schiude le labbra a ricercare il perfetto incastro conquelle altrui. Eppure sarebbe sbagliato per così tanti, silenti motivi. Per Mekura, soprattutto. Quella che fu sua, le cui labbra erano così diverse ed è una consapevolezza così erronea il fatto che non le stia ricercando. Trova disturbante il sentirsi così bene nel calore di un altro abbraccio. Lo sente che non è corretto, sente che dovrebbe essere già andato via. Ma lo colpisce capire una cosa, la sola cosa fondamentale di quel momento. Kaori è tutti i suoi sbagli. Si distacca da quella bocca e cerca immediatamente i di lei occhi. Il respiro corto, le labbra gonfie, nelle iridi è dipinta la sofferenza dell'essersi separato da lei. La pelle del viso ancora brucia del tocco della sua mano. Il torace trema di un respiro spezzato dall'emozione, da lei. < Kaori... > Mormora, cercando una risposta a quelle parole che possa risultare ad effetto, ma null'altro gli esce dalle labbra se non il suo nome. < Kaori. > Lo ripete, più sicuro, come se dirlo la rendesse ancora più reale, più vicina. Distende le labbra nello stesso sorriso spensierato della giovane. Le mani corrono entrambe alla di lei schiena, le palpebre si chiudono di nuovo per avvicinarsi poi a rubarle un altro piccolo bacio. Senza fiato, eppure con la di lei bocca a fargli da infinita e necessaria fonte di ossigeno. < Mi piacerebbe dire che ci vediamo tra tre anni, sarebbe stata una bella battuta. > La abbraccerebbe, adesso. La lingua a passare tra le proprie labbra per ricercarne il sapore che già gli manca. < Ma ti devo del saké, a casa mia. Anche se, per stanotte- voglio solo restare qui. Con te. > E non vi è senso di colpa, non si avvede dei propri beni sparsi ancora in quel luogo, né del rumore della cascata che scroscia inesorabile sotto di loro. C'è solo quella scintilla, quella calda sensazione che lo travolge e lo rende sempre più vivo. La felicità. [ END ]

Azrael è tornato e dopo aver parlato con Mekura e saputo quanto accaduto durante i suoi tre anni d'assenza, va a mantenere le promesse che aveva lasciato in sospeso prima di essere rapito da Kenbonsho.