Memory...

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18:24 Karitama:
  [Casa Ishiba] Un'altra notte è passata... come tante altre rovinata da incubi che al risveglio sono solo spettri indistinti. Il deshi non sa che ore siano e la cupa luce di Amegakure, filtrata da quelle tende di tela blu, non lo aiuta. Apre gli occhi, ancora rossi e stanchi. Quella che potrebbe essere solo una conseguenza del poco sonno, o più probabilmente di un pianto notturno facilmente cancellatto dalla mente, gli impedisce di distinguere bene ciò che lo circonda. Si sente strano, debole e quasi legato a quelle ombre che lui stesso non conosce. Rigirando la testa nel cuscino, rosso come le lenzuola, finisce per ritrovarsi in uno stato tra veglia e sonno che gli mostra tutte intorno sagome indistinte, donne forse, che sembrano danzare. No, non sono figure umane... non è Kaime insieme a mamma e papà... chi può essere entrato così in camera senza che il ragazzo se ne accorgesse?
Urla ucute come spilli arrivano a ferirgli le orecchie, portandolo a svegliarsi di soprassalto in quel letto, ora un po' meno sicuro forse. In quel rosso, che per un istante sembra essersi mischiato con il suo sangue, qualcosa lo stava attaccando.
Il cuore si riempie di paura, i battiti accellerano, il respiro si fa corto e veloce, tutto come se stesse scappando da qualcosa. Con i palmi ancora a schiacciare i padiglioni auricolari e gli occhi chiusi, pieni di lacrime, rialza il capo.
A dargli pace arriva però un un suono, un fischio, forse conseguenza di quelle urla disturbanti, che, nella sua mente da artista, si trasformano in una melodia.
Strana la psiche... trasformare paure del genere in arte non è da tutti. Ma dopo tutto lui non è come come i tanti che lo circondano. È quell'unica rosa blu in un campo di margherite appassite.
La musica lo invade, pur non avendo ancora neanche pensato di avvicinarsi al piano posto di fianco al letto, e quegli stessi occhi, serrati, che fino a quel momento lo avevano tradito, vedono viaggiare nel buio della paura una scintilla. Come un prisma che riflette la luce viene trasportato da un fiume di colori, in piena. Tutte le sfumature di quella che sarebbe stata la sua opera perfetta lo calmano in quel rosso che un po' ancora lo spaventava.
Alza finalmente quelle palpebre, pesanti come portoni, e un sorriso appena accennato va ad esorcizzare tutto quel male di cui ancora non conosce l'origine, ma che per oggi deve ringraziare.

18:46 Karitama:
  [Casa Ishiba] Quegli occhi, ora disturbati solo dalla fievole luce della finestra, si aprono sulla stanza. In verità somiglia più ad un laboratorio di pittura che ad una camera da letto... riempita di ogni dipinto, matita, colore e spartito dall'età di 8 anni.
Accanto al letto, il piano che usa per comporre, quel piano che per ora è l'unica cosa importante.
Sulle pareti, dipinte come un l'arcobaleno dopo settimane di pioggia, vi sono 2 quadri di grandi dimensioni, molto discordanti tra loro a guardarli meglio. Il più piccolo è quasi bicromatico, raffigura cinque donne impegnate in una danza, sembrano volare nel cielo di un azzurro intenso, quasi come gli occhi dell'autore stesso, illuminate di una luce tendente all'arancione che le rende quasi luminose a loro volta. Il più grande, occupante l'intera parete destra, è un dipinto in scala di grigi. Raffigura gli eventi delle grandi guerre ninja viste dagli occhi di un bambino, con la paura e la curiosità che solo a 12 anni si possono provare. Si distinguono,nella marea di forme quasi astratte, un toro -simbolo di violenza e istinto-, un cavallo ferito -rappresentante le migliaia di vittime- e figure femminili che stringono tra le braccia i corpi delle persone a loro più care.
Sul pavimento le bozze accartocciate e strappate coprono quasi completamente il parquet scuro e il tappetto al centro della stanza.
La scrivania sulla sinistra sembra quasi l'unico angolo inutilizzato, se non come appoggio per quel pacchetto di sigarette tanto odiato da Kaime.
Ora però l'attenzione del deshi torna sullo strumento, imponente e bellissimo, coronato, sul piano della cassa di risonanza, da due rose blu.
Sul piano un piccolo foglio, usato come spartito, è poggiato sui tasti dalla sera prima. Vederlo lì distrae per un'istante Karim. Ricorda di aver provato a scrivere, ma la melodia non era perfetta. Ricorda solo di aver bofonchiato qualcosa ed essere tornato a letto spegnendo l'unica candela ancora accesa nella stanza in quella notte di pioggia. Non la ricorda nemmeno più ma quell'ennesimo fallimento lenisce un po' la forza del sorriso. <Ma oggi non sarà un fallimento> sussurra a denti stretti, spostando dal suo corpo le coperte ancora troppo calde per essere abbandonate.

19:01 Karitama:
  [Casa Ishiba] Poggiati i piedi sul pavimento, nel crepitio delle bozze sotto i piedi nudi, karim punta al piano, ancora barcollante. Quelle rose illuminano la stanza, quasi più dei raggi dalla finestra, e dopo neanche un paio di passi si trova ad accarezzarle.
Andando a sedersi, l'artista, nel atto di dare inizio all'esibizione, tira dal pavimento una matita e uno dei tanti fogli riposti alla rinfusa.
Quella melodia ancora incompleta gli scorre nella mente come un fiume in piena. Le falangi, ancora tese dalla difficoltà della nottata, cominciano a spostarsi con una fluidità quasi irreale sui tasti portando, nell'aria della stanza e nel ragazzo, quel senso di tranquillita di cui sentiva tanto il bisogno.
Una melodia semplice, limpida come l'acqua di un ruscello in estate ma profonda come il mare.
Le donne del quadro sembrano cominciare a muoversi, l'ingannevole staticità del dipinto a contatto con la musica sembra prendere vita dinnanzi agli occhi rossi di un artista all'opera da giorni sulla melodia perfetta.
Perfetta. Ecco come come sarebbe dovuta essere. Non lo è ancora. Il sorriso sfanisce, le braccia, lasciate cadere sulla tastiera, suonano una semplice nota...stonata, netta come il taglio di una wakisashi nel petto dell'artista.
Lo sguardo vuoto, perso nell'infinità... l'infinità del suo fallimento per l'ennesima volta.
La rabbia e il dolore si leggono chiari negli occhi spenti. Il blu di quelle iridi profonde come il mare si scurisce come se una tempesta lo avesse colpito e quelle piccole striature ambra quasi impercettibli prendono la forma di fulmini atti a ferire quel fallimento che ancora si definisce un artista.

19:13 Karitama:
  [Casa Ishiba] Il ragazzo, prevaso dal dolore e dalle fiamme di una rabbia irragionevole e cieca, agguanta il foglio atto a spartito con la mancina e dopo averlo stretto al petto con gli occhi pieni di lacrime lascia cadere ciò che ne rimane al suolo.
Schiude quelle labbra tremanti e un urlo disperato, profondo, come quello di un uomo ferito da una lama avvelenata, risuona nell'intera casa, quasi a far tremare le pareti. Il quadro, che fino qualche momento prima danzava con le sue dita, si ferma di colpo e quasi sembra cadere dalla parete. Neanche la sua arte riesce più a seguirlo.
Si rialza dalla seduta, non si sente più degno di quel posto. Poggiato solo su quelle gambe esili e stanche si lascia cadere finendo carponi, in silenzio, causando un gelido tonfo sordo e incidendo i segni del suo fallimento su quel pavimento di freddo legno.
In qualche istante esplode un pianto, isterico, e i pastelli intorno a lui diventano solo pesi, scagliati contro le pareti spoglie, incidendo su quei colori affrescati i segni del dolore che sta provando.
È circondato dai fallimenti e questo lo sta uccidendo. Nulla sembra avere più senso. Quei fogli, quegli spartiti, bozze di dipinti o semplicemente sfogli letterari di qualche momento passato sembrano ammassarsi gravando sulle spalle di una cratura ferita al suolo.
Il volto, rigato dalle lacrime, finisce per poggiarsi sul parquet, e le urla si fermano. Congelate come i suoi occhi. È spento. Morente sul palcoscenico di una vita.
Gli occhi blu nel rossore del pianto si trasformano in un buco nero. Puro vuoto. La pupilla espansa all'inverosimile sembra quasi nutrirsi dell'iride indaco alla ricerca della luce persa. Karim non percepisce più nulla intorno a sè. Il buio cade. Sembra che qualcosa sia morto e non c'e nussuno a salvarlo.
In quel vuoto prova a tornare eretto. Facendo forza sulle leve di quel corpo che ora sembra più fragile, si avvicina alla scrivania spoglia tirando da quella superfice il piccolo pacchetto di sigarette. Le unghie curate vanno a ferire il legno in uno stridio acuto che sembra non portare reazioni nel deshi. Si avvia poi alla porta finestra per arrivare al balconcino privato della sua stanza.

19:24 Karitama:
  [Casa Ishiba] La fredda brezza del mattino accarezza il volto del ragazzo vestito solo del suo pigiama di lino bianco, ora macchiato di lacrime e colore.
All'esterno ha appena smesso di piovere lasciando nell'atmosfera una calma apparente rotta dal violento suono della finestra che spalanca dinnanzi a sè.
Il cielo plumbeo lascia trasparire solo qualche raggio di quel sole appena sorto che vanno a colpire, così delicati ma allo stesso tempo così violentemente invasivi, il volto pallido e spento di Karitama che va per estrarre una sigaretta dal pacchetto contenente anche un accendino riportante il simbolo del clan ishiba. Con un colpo netto del polso destro va a scoperchiare l'accendino per poi accenderlo con il pollice dello stesso. Accende poi la sigaretta, posata con meno delicatezza del solito, tra le labbra secche e gelide. Il fumo di quel primo tiro viene assimilato a pieni polmoni per poi essere liberato in una boccata secca e violenta.
Gli occhi, dinuovo indaco ma ancora spenti, vanno ad indagare la realtà che lo circonda. Inconsciamente sta dinuovo cercando un motivo per cui vivere ma in realtà sa di non poterlo trovare, non esiste qualcosa che possa svegliarlo, se non forse il volto della sorellina sorridente, quel sorriso che lo ha fatto vivere nonostamte tutto. Probabilmente è ancora lì solo per quello.
Gli occhi giungono poi tra le fronde dell'albero di rimpetto che lascia ricadere le proprie foglie sul quel balcone bianco e umido. La rugiada di quella flora nel lasciarsi cadere al suolo crea un ticchettio delicato. Periodico. Continua imperterrita a cadere nonostante tutta la realta che la circonda. Incurante dell'andare avanti dello spazio e del tempo.
Tra quei rami spicca qualcosa di estraneo. Una macchiolina bianca, a qualche metro dal ragazzo. Sembra lentamente muoversi in quell'aggromerato tanto disordinato, quanto equilibrato.
Karim nel cercare di comprendere, lasciando cadere la sigaretta al suolo, si avvicinerebbe e si allungerebbe leggermente oltre il muretto che fa da ringhiera.
Distingue in quella piccola figura le sinuose forme di una farfalla, candida, che tenta invana di spiccare il volo.
Le piccole ali, bagnate dalle perenni precipitazioni di Ame, non le permettono di librarsi in volo, condannandola ad una morte imminente.
Allungherebbe il braccio destro verso il ramo che non dista più di venti centimetri dal davanzale.
Se ci riuscisse vedrebbe la piccola cratura posarsi con un un ultimo sforzo sull'indice della destrorsa.

19:30 Karitama:
  [Casa Ishiba] Alla vista di quel disperato segno di fiducia nei suo confronti avvicinerebbe il piccolo lepidottero al proprio volto con estrema delicatezza e, sussurrando a denti stretti e con gli occhi nuovamente lucidi e illuminati, direbbe: <Grazie piccola>.
Con una lacrima a rigargli lo zigomo destro si volterebbe cercando di non far scappare l'insetto e rientrerebbe nella stanza, caotica e ancora bagnata delle sue lacrime.
Tornando con un passo delicato e silenzioso, non volendo rompere quell'equilibrio trovato, la poserebbe sui petali delle due rose.
Le note ricominciano a suonargli in mente e lo invadono... di nuovo. Quella farfalla lo ha salvato e non riesce a capire come... non ci riesce finchè nel guardarla capisce come una creatura la quale vita dura solo un giorno sia forse la perfezione che gli è stata donata.
Sorride. Stavolta snuda completamente la perfetta dentatura e come un bambino, euforico e dinuovo convinto di potercela fare, salta sullo sgabello del piano e le esili mani cominciano una danza. Sono perfette. La musica e perfetta. Tutto nella stanza segue quella sinfonia... e sembra voglia farlo per sempre.
[END - Canzone: https://youtu.be/aYZIaizIWxk ]

Karitama al risveglio da una notte di incubi comincia la composizione di una melodia che in un primo momento non lo soddisfa, ma ritrovando l'ispirazione in una piccola farfalla porta a termine la sua opera.