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Giocata di Clan

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18:51 Haran:
 E' passato qualche giorno da quando Azumi è arrivata all'Anteiku per la prima volta. Qualche giorno da quando Nimura le ha donato quel taccuino con su scritte tutte le varie informazioni circa la storia di quel clan e, soprattutto, della loro innata. Un racconto che ha del raccapricciante per un certo senso, considerando quanta gente sia morta per fungere da cavia ai progetti di quell'uomo e che in qualche modo la fa sentire a disagio al pensiero di avere in corpo quello stesso sangue. Tuttavia a ben pensarci ogni innovazione tecnologica e scientifica è frutto di una lunga e attenta sperimentazione, talvolta persino atroce. Quell'uomo è stato davvero così dissimile da chi ha scoperto per la prima volta gli effetti degli antidolorofici? Degli anestetizzanti? Quel pensiero l'ha portata ad accettare un po' più facilmente l'idea della natura di quella innata aiutandola ad ambientarsi un po' di più all'interno dell'Anteiku. La caffetteria è in effetti una sorta di luogo di ritrovo per gli appartenenti del clan e, dietro la facciata di semplice caffetteria, nasconde una vera e propria zona residenziale piena di appartamenti dedicati ai membri della famiglia. Anche lei, come tutti gli altri, ha ricevuto una stanza in cui poter vivere ma non vi si è trasferita: ha una responsabilità a cui adempiere, la sua piccola Torihi a cui badare. Non l'avrebbe lasciata sola, sarebbe rimasta a vivere con lei. Tornata all'Anteiku dopo gli allenamenti del giorno è stata salutata da Hiruma e da Ruby intenti a chiacchierare dietro al bancone di quella che pare essere l'imbarazzante vita sentimentale del biondino. A quanto pare la sua amica lo stava prendendo in giro per un vistoso succhiotto che sbuca dal colletto della sua camicia e di cui l'altro ripete di non sapere nulla. Azumi inarca un sopracciglio al sentire quel racconto limitandosi a sorridere divertita della comica scenetta. La caffetteria è attualmente vuota: nessun cliente è attualmente presente e i due Goryo sono liberi di sfottersi amichevolmente senza timore di scandalizzare nessuno. Durante la chiacchierata con loro, Azumi è stata informata dell'arrivo di un altro nuovo membro del clan, persino più recente di lei. La cosa l'ha sorpresa e, in parte, persino rincuorata: per lo meno non si sarebbe sentita sola ad essere l'ultima arrivata lì. Ruby le ha schiaffato in mano un vassoio con una tazzina di caffè nero ed un piattino con dei biscotti al cioccolato intimandole di andare a portarli al giovane nella sua stanza per dargli il benvenuto. Azumi non è esattamente a suo agio a quest'idea: non è propriamente una persona espansiva ma forse, dopotutto, non sarebbe stata una cattiva idea conoscere la persona che, fra quelle mura, è a lei più vicina per inesperienza e disorientamento. Così, preso il vassoio, ha seguito le indicazioni ricevute da Ruby e si è diretta verso la stanza dell'altro oltre la zona staff del locale, giungendo dinnanzi alla sua porta. Indossa questa sera una canotta bianca che le aderisce al petto ed un paio di semplici pantaloni neri che le fasciano le gambe esili ed agili. Un cardigan grigio le pende aperto ai fianchi mentre le maniche avvolgono strette le braccia arrivando a coprire le mani fino ai palmi, le sole dita a rimanere scoperte oltre di esse. Stivaletti ninja ai piedi e coprifronte di Kusagakure legato attorno alla coscia sinistra completano il suo abbigliamento. I lunghi capelli celesti sono legati in una unica morbida treccia che ricade lungo la spalla sinistra fino a pendere lungo il seno piccolo e la pancia piatta. Regge il vassoio con una mano e porta l'altra a sollevarsi per cozzare, con le nocche, contro il legno liscio della porta del ragazzo.

19:18 Hanae:
  [Stanza] Son passate meno di 24 ore da che ormai il neo-Goryo si è messo a suo agio all'interno di un luogo che viene identificato come famiglia, eppure le cose procedono senza troppi particolari intoppi. Tra una cosa e l'altra ha avuto modo di interagire con i più, ma dopo l'allenamento personale svolto ha deciso di godersi il tempo restante nella giornata dentro quella vecchia stanza. Per quanto pulita qualche mobile portava nascosto ancora qualche segno dell'inutilizzo della stessa, testimone di ciò è una paletta posizionata vicino al letto presente nella stanza, sopra la quale è accumulata una modica quantità di polvere. In tutto ciò Kankri si ritrova semplicemente seduto nella sedia in legno persente al centro della stanza, entrambe le braccia sono poggiate e rilassate lungo il legno della sedia, le gambe appena più distanti di quanto sia la laghezza delle spalle, ed infine un quaderno privo di copertina che alloggia appena sopra la faccia di Kankri. Cosa sta facendo? Nulla, si stava addormentando. Le recenti rivelazioni e tutto il manipolare chakra lo ha portato al desiderio di godersi semplicemente una calma piatta, mentre lentamente ed inesorabilmente si ambienta a questo luogo. Avrebbe potuto tornare al suo appartamento, ma la verità è che non ci ha messo piede dagli eventi del giorno precedente, apparteneva al sensei e non contiene realmente niente. A vestire il corpo del ragazzo adesso null'altro che un equipaggiamento piuttosto casalingo. Lungo il busto ed entrambe le braccia una maglia nera dal taglio aderente, accompagnata dal collo alto. Scendendo un semplice pantaloncino, ed i piedi scalzi, in parte deformazione di un periodo passato con forte influenza orientale, seppur ormai al mondo ninja vi siano personalità e modi di essere di qualsiasi tipo. Poggiati sul tavolino in vetro davanti al quale siede - al centro della stanza - un paio di occhiali dalla montatura rotonda, mentre su una sedia presente davanti alla scrivania di fianco al letto son visibili la sua camicia e cappotto, piegamenti in maniera particolarmente rude e lasciati li a morire. Gli occhietti azzurri improvvisamente verrebbero aperti quando un suono ancora nuovo lo riporta alla realtà. Un naturale sussulto del corpo, che lo porta a mettersi dritto sulla sedia ed a far cadere quel quaderno che teneva con sè a terra, producendo un tonfo non particolarmente intenso. < Ah- > Rapidamente le braccia a far leva sulla sedia, portandolo ad alzarsi e dirigersi a passo svelto in direzione della porta d'ingresso. Nella speranza che dietro non trovi Hiruma, le labbra vanno schiudendosi appena per rispondere, quanto meno confermare la sua presenza. < Apro subito.. > Il braccio destro viene allungato verso la maniglia, mano ad afferrarla e polso a ruotare, andando semplicemente a tirare appena per poter osservare chi sia presente dall'altra parte. Gli occhi partono dal basso, salendo lentamente e osservando i dettagli della figura che gli si presenta davanti. < Mi han-- > le parole muoiono sul nascere una volta giunto al volto altrui, sia perchè non l'ha mai vista..ma non solo. Gli angoli interni delle sopracciglia a sollevarsi e avvicinarsi appena, accompagnato dall'angolo interno della palpebra superiore che si solleva di conseguenza, così come accade appena per la palpebra inferiore. Prima di rendersi conti gli angoli della bocca sono piegati appena verso il basso, e lo sguardo permane immobile. Soltanto quando le ciglia vanno a battere, casualmente, le labbra vengono schiuse e lo sguardo riassume posizione neutrale. < Ci..> una domanda normale nelle condizioni in cui si trovano, ma specialmente strana poichè tutto è familiare in questo luogo, forse è per questo che si trova così in pace con sè stesso. < conosciamo? > Pochi attimi interdetto sulla porta, lo sguardo scivola sul vassoio, ma nulla di più, ora.

19:33 Haran:
 Non passa poi molto tempo dal cozzare della sua mano contro la porta all'udire una voce quanto mai attutita risponderle dall'altro lato della porta. Azumi non risponde, non sa bene come potrebbe poi farlo considerando che i due non si conoscono. In altre circostanze forse avrebbe potuto dire qualcosa come 'Sono Azumi' ma in quella precisa situazione, probabilmente, la cosa non sarebbe stata di chissà quale aiuto per la mente dell'altro. Preferisce pertanto tacere e limitarsi ad attendere che la porta si apra rivelando finalmente la figura del suo interlocutore. Non appena la porta va aprendosi la prima cosa che la ragazza nota è il viso del giovane Goryo dinnanzi a sé. Capelli di un azzurro decisamente poco comune, pelle candida ed occhi celesti assai simili ai propri. Il suo primo istinto la porta a sgranare leggermente gli occhi fissandolo con espressione interdetta, sconvolta, mentre le labbra si schiudono così lievemente da permettere solo a poca aria di filtrare all'interno. Il suo viso... è proprio come quello di... ma non può essere. Non è possibile. E' solamente una straordinaria coincidenza, una strabiliante somiglianza. Azumi deglutisce andando ora a tornare ad una espressione normale, scacciando via quell'inopportuno pensiero dalla sua mente e dal suo cuore che, per la sorpresa, aveva iniziato a battere ad un ritmo impossibile nel suo petto. Ode la sua voce, vede nel suo sguardo la medesima sorpresa e dunque a quella domanda sente qualcosa contrarsi e muoversi nel fondo del suo ventre, fastidiosamente. Rimane ad osservare i tratti del suo viso in silenzio per alcuni secondi prima di rispondere alla sua domanda, inspirando a fondo dalle narici e cercando di ricacciare indietro il ricordo doloroso di Kaito, del suo viso così assai simile a quello del giovane dinnanzi a lei. <No.> chiosa alla fine stringendo le labbra in una smorfia leggermente intimidita. Non per reale timidezza o vero imbarazzo, solo per quel lieve senso di disagio che caratterizza gli incontri costretti fra due completi estranei come loro. <Ma Ruby mi ha detto che anche tu sei stato accolto da poco qui quindi ha pensato che avrei dovuto darti il benvenuto e portarti questa tazza di caffé> spiega lei stringendosi appena nelle spalle sollevando di pochi millimetri il vassoio verso l'alto quasi come per fargli notare ciò a cui sta facendo riferimento. <Immagino stia pensando che sarebbe carino se i due novelli si conoscessero. Qualcosa del genere. Mi sembra quel tipo di persona> aggiunge poi con un mezzo sogghigno per ritrovarsi quindi a tacere. Non avanza, non si scosta. Lascia che sia l'altro a decidere come lasciar proseguire quell'incontro; se desidera prendere il vassoio e quindi congedarla con un cortese ringraziamento o se invece invitarla magari a condividere insieme una breve chiacchierata fra nuovi arrivati.

19:58 Hanae:
  [Stanza] Deglutisce quasi nervosamente mentre i secondi che si susseguono uno dopo l'altro aumentano. Gli sguardi permangono immobili, e se non fosse che ognuno ha un motivo ben preciso per essere così com'è, sembrerebbe il solo imbarazzo di un primo incontro. Uno specchio che riflette un'immagine diversa, vedere lei è come osservare una vecchia foto rovinata dal tempo e dalle fiamme. E' una sensazione totalmente sgradevole, meno alienante di quella provata con Nimura e verso l'Anteiku in generale, è come un sigillo molto più debole, qualcosa di totalmente diverso. Ci sono così tante cose che non vanno, così tante domande che dovrebbero essere poste, così tanti dubbi che potrebbero essere fugati se soltanto le parole giuste fossero presenti. Ma è il silenzio a parlare, tra la paura ed il trauma le parole si nascondono, prive di speranza. Perchè quel silenzio è così lungo? Il malessere così particolare. La propria espressione triste a mutare a causa di una delle maschere indossate da Kankri, ma lo sguardo altrui a riflettere una stretta allo stomaco. Ma alla fine di tutto giunge la risposta tanto attesa, un no particolarmente secco che sembra mettere la parola fine a tutto, un reset a quella discussione che torna a prendere una piega più tranquilla. Nuovamente la pace, come pacifiche note di una canzone il cui testo è più macabro di quanto dovrebbe. < Mi dispiace che ti abbia disturbato per questo.. > Il braccio destro a portarsi dietro la testa, la stessa mano a passare più volte sui capelli, ad accompagnare il tutto una risata. Inspira profondamente dalle narici poco dopo, il corpo a ruotare facendo perno sulla gamba destra, per scostarsi dall'entrata e lasciare il posto all'altra per poter eventuale muovere qualche passo all'interno di quella stanza. Non è grande, ma il riscaldamento interno la porta ad essere appena più piacevole di quanto non sia il corridoio principale. Una vetrata è presente nella parete alla loro sinistra, ma anch'essa è parzialmente coperta da una persiana e dal poster di un casco di banane - non è stata una sua scelta, ma apprezza -. < Ruby sembra decisamente quel tipo di persona..> Il braccio destro si sposta dal capo, venendo invece disteso mantenendo il palmo aperto, dando implicitamente la possibilità a lei di entrare. < Ma in fin dei conti non è una brutta idea, vuoi entrare? > In fin dei conti una conversazione tra i due può essere rinviata ma prima o poi andrebbe fatta, considerando la loro situazione attuale. Rispetto agli altri membri dell'Anteiku adesso percepisce la sensazione più strana a sè, forse perchè c'è un imbarazzo reciproco che con Nimura non è stato presente, forse è semplicemente la figura altrui. Il capo si china appena, poco dopo, un breve momento prima di portare gli occhi sul quaderno che gli è precedentemente caduto. < Ah! Se vuoi tenere la porta aperta non c'è problema, perdona il disordine..> A seguito di queste parole si allontanerebbe dunque dalla porta per avvicinarsi al centro della stanza e chinarsi, così dal raccogliere ciò che precedentemente ha lasciato per terra. Nel ripoggiarlo sul tavolino in vetro, una delle pagine centrali ad aprirsi, non è presente alcuna scritta ma bensì una foto girata, visibili in essi segni di vecchiaia essendo giallognola, nonchè qualche bruciatura e quel che sembra essere caffè cadutoci sopra molto tempo fa. < Come sei finita qua? > Una domanda più tranquilla, forse per tentare di rendere la situazione meno tesa.

20:27 Haran:
 C'è qualcosa, in quell'incontro, che rende il tutto estremamente teso e delicato. I due non parlano, le loro labbra sono sigillate, eppure è come se i loro occhi stiano urlando a squarciagola parole confuse che si addensano nell'aria appesantendo l'atmosfera. Sottintesi che aleggiano incomprensibili fra loro, sensazioni, percezioni, sentimenti che si amalgamano e confondono fino a prendere nuova forma. Una incompleta, distorta, confusa, priva di reale significato, o di un significato così complesso che loro -poveri stolti, non possono ancora comprendere. Azumi può sentire la pelle dietro la nuca pizzicare nervosamente, una strana sensazione strisciare sottopelle come a risalire lentamente il suo corpo fino ad aggrovigliarsi attorno al cuore. Si sente strana. Non è la stessa sensazione di disagio e tensione che avverte in compagnia di Ruby o di Hiruma, né l'imbarazzo generato dalla bizzarra e folle figura di Nimura, no. E' qualcosa di più sottile, di più fragile ed estremamente più intimo. E' come se da quel corpo s'espandessero ondate su ondate di... percezioni confuse. E Azumi sa, sa che tutto dipende dai ricordi di quella persona che ora non c'è più, sa che è solo quell'assurda somiglianza a farla sentire così strana, ma odia quella sensazione. Odia rivedere suo fratello sul viso di qualcun altro perchè Kaito sarebbe stato sempre unico e nessuno avrebbe mai potuto essere come lui. La risposta esce più secca di quanto non avrebbe voluto; non era sua intenzione troncare così il discorso, l'unica cosa che voleva fare era ricordare a se stessa che, no, quel ragazzo non è Kaito. <Nessun problema, ormai ero qui comunque> chiosa lei stringendosi nelle spalle cercando di rassicurare l'altro con fare relativamente tranquillo, tentando d'ignorare quella sensazione in fondo allo stomaco che la vista di lui le smuove dentro. Lo vede scostarsi, farle spazio per entrare, facendole cenno di accomodarsi se avesse voluto. Anche la sua voce sottolinea l'invito portando Azumi a chinare lievemente il capo e quindi smuovere le leve inferiori in un lento alternarsi di passi verso l'interno. <Perchè no? Dopotutto pare che ormai ci vedremo spesso, tanto vale provare a conoscerci> replica lei con tono piuttosto rilassato, senza alcun tipo di fastidio o sufficienza nella voce, ma solo con la quieta semplicità di chi parla senza troppi giri di parole. Varca la soglia e s'avvicina al tavolino di vetro al centro della stanza per poggiare infine il vassoio con il caffè per il ragazzo, notando come anche egli vada ad avvicinarsi per poggiare lo stesso tipo di quaderno che anche lei ha ricevuto pochi giorni prima al suo ingresso in quella sorta di 'famiglia'. <Uh?> rialza lei lo sguardo puntandolo dapprima su Kankri e poi verso la porta ancora aperta sbattendo le ciglia con fare confuso per un secondo soltanto. <Ah non mi sconvolgerebbe stare con la porta chiusa. Ma sono quasi sicura che allora dovremmo rispondere di non poche domande alla cara Ruby. Di sotto stava praticamente processando Hiruma per un succhiotto> spiega lei andando a far spallucce, lo sguardo fermo sul viso dell'altro, perdendosi ancora una volta in quei tratti così gentili. <E' la tua stanza. Non devi dare spiegazioni su come preferisci tenerla organizzata. E poi, francamente, ho cresciuto una bambina, sono abituata a ben altri livelli di disordine. La tua stanza va bene così> commenta guardandosi ora attorno ed abbandonandosi d'istinto ad un sorriso divertito. Un sorriso sincero, disinvolto. Se ne rende conto un istante troppo tardi realizzando quanto si sia sentita tranquilla in quel momento nel conversare così liberamente con lui. Probabilmente se ci fosse stato qualcun altro le cose sarebbero andate diversamente, forse non si sarebbe neppure fermata lì dentro. Ma c'è qualcosa... Il suo sguardo si posa nuovamente sul suo viso, sulla sua figura che non ha niente di eccezionale se non i ricordi che porta con sé. Ma non è solo quello. Non è solo lo spettro di Kaito che accompagna i suoi movimenti a sconvolgere Azumi, è il senso di familiarità e serenità che si dirada dalla sua sagoma, come se la sua espressione tranquilla e cortese potesse essere una coperta nella quale rintanarsi per sfuggire alle crudeltà del mondo. Senza rendersene conto è piombata nuovamente in un denso silenzio colmato solo di quelle parole che silenziosa riempiono l'aria fra loro e di quegli sguardi fissi sul suo viso. Si discosta cercando di distogliere lo sguardo da lui come se fosse stata appena colta in fallo, notando la foto rovinata che sporge da una delle pagine del quaderno sul tavolino. <Sinceramente è stato un caso.> ammette lei sentendo la domanda dell'altro, portandosi una mano dietro la nuca a grattar piano quella zona. <Non sapevo di questo posto. Non sapevo nemmeno che esistessero altri Goryo al mondo a parte me e--> si ferma, bloccata, sentendosi come intimorita dall'idea di rivelare il nome di Kaito in presenza di quella figura. <...Comunque pare che Nimura invece sapesse tutto di me. Un po' la cosa mi inquieta se devo essere totalmente onesta.> ammette stringendo leggermente le labbra e strofinando i palmi delle mani lungo il corpo, gli uni contro gli altri. <E tu?> domanderebbe quindi schiarendosi la voce, ritrovandosi a notare, solo a quel punto di non avere idea di come l'altro si chiami. <Ad ogni modo io sono Azumi. Forse avrei dovuto specificarlo prima> aggiunge, tranquilla, distendendo appena le labbra verso il lato destro del viso, innalzando quel lato della bocca verso l'alto in un risolino sghembo.

21:10 Hanae:
  [Stanza] Forse è ora di smetter di far finta che vada tutto bene, forse è ora di smettere di far finta che tutto sia così lineare. E non è legato puramente ad Azumi, ma a tutto ciò che recentemente sta succedendo, a tutto ciò che lui stesso è diventato. Quando ha detto a Nimura che avrebbe fatto voler durare questo suo viaggio il più a lungo possibile era parzialmente in torto, non ha pesato le parole in confronto a ciò che sarebbe venuto dopo. Osservare la figura dinnanzi a sè lo fa sentire terribilmente in mancanza di qualcosa, gli ricorda che ci sono infinite domande e chissà quante persone che una volta lo conoscevano. Chiunque fosse Kankri prima di esser stato lui, qualcuno lo conosceva. Qualcuno ci aveva parlato, forse aveva persino una famiglia alla quale far ritorno. Le labbra si incurvano appena verso il basso mentre lo sguardo si perde appena nell'aspetto generale altrui, si, sono sicuramente quei capelli e quegli occhi. E' soltanto la loro apparente somiglianza che gli da quella sensazione di incredibile distanza da qualcuno. Ma non sta aspettando niente, non sta cercando nessuno, il suo viaggio non è neanche iniziato eppure si sta adagiando nell'idea che questo sia il luogo dove vuole trascorrere il suo tempo. E' tutto totalmente diverso dal silenzio a cui si era quasi abituato, tutto diverso dalla fredda brezza che permea un semplice appartamento di periferia. Ma perchè sta pensando adesso? C'è un ospite. Il proprio quaderno viene finalmente rilasciato dal contatto tattile, gambe a distendersi per tornare in piedi, i movimenti sono lenti ed estremamente semplici. Agisce come se in quella stanza fosse solo, forse perchè si sente a suo agio. < Grazie. > Sul viso un sorriso a labbra chiuse, accompagnato dall'abbassarsi delle palpebre superiori, un ringraziamento quando l'altra accetta di entrare e dunque di poggiare il vassoio sul tavolino. Ascolta ciò che riguarda Hiruma e Ruby, sul volto il sorriso pacato va allargandosi, mostrando appena i denti e portando il Goryo a trattenere appena quella che è una semplice risata. < Deplorevole da parte di Hiruma. > Scuote il capo lentamente, ritraendo al tempo stesso il labbro inferiore nel mostrare un'espressione delusa dall'atteggiamento di quel ragazzo. < Mi è caduto sotto il tavolo prima. > Risponde così allo sguardo apparentemente confuso altrui, scostandosi poco dopo e dirigendosi verso la scrivania, dove è presente un'altra sedia. Quella presente davanti al tavolino in vetro è totalmente in legno, uno stile molto semplice; ma considerata l'assenza di una seconda postazione in quel tavolo ciò che farebbe sarebbe sospingere appena la sedia della scrivania, quest'ultima dotata di ruote sui piedi e formata di un qualche tessuto scuro. < Almeno per sedersi. > Le sedie sono entrambe ai lati maggiori opposti del tavolino, la sedia della scrivania, dove va a sedersi dopo pochi istanti Kankri, è appena più alta della seconda, meno adatta di quella in legno - essendo il tavolino basso -. Segue un silenzio da parte sua mentre viene ascoltato quanto riguarda un frammento della vita privata della lei, rimane sorpreso ascoltando ciò che riguarda l'aver cresciuto una bambina, ma ciò che ancor di più lo porta a soffermarsi è quel sorriso disinvolto, che lo porta nuovamente a impuntare lo sguardo su di lei. Seguirebbe il braccio sinistro, allungandosi per afferrare la tazzina e conseguentemente avvicinandola alle labbra, per sorseggiare quel caffè, probabilmente anch'esso nero. < E' molto dolce per essere un caffè nero. > Gli angoli delle labbra ad essere tirati appena, portando la tazzina - quasi vuota - ad esser riportata sul vassoio dove precedentemente era stata posizionata. Non pone in ogni caso domande per quanto riguarda l'esser stata una figura madre della ragazza, attendendo infatti che lei proceda con il suo parlato e permanendo in silenzio nel mentre. Le palpebre vanno mostrando maggiormente gli occhi quando lei si blocca, come se qualcosa lo avesse appena sfiorato lungo la schiena, lasciando come scia un freddo brivido. < Ah..nel mio caso Nimura mi ha confuso per un suo vecchio amico..ero passato all'Anteiku per il profumo del caffè. > una risata di circostanza per quanto la cosa possa sembrare strana. < E' stata un'intuizione da parte sua, ma a quanto pare possiedo il sangue Goryo..forse dai miei genitori? > Tono interrogativo, per sottolineare che non ne sappia realmente molto, al riguardo. < Ah, io sono Kankri. Son contento che tu mi abbia portato il caffè. > Ricambia quel sorriso, e ci si sofferma appena. Avrà avuto anche lui qualcuno con un sorriso così genuino, nel suo passato? < Hai accennato ad una bambina prima...> lo sguardo si alza per cercare la reazione altrui, qualora l'argomento si rivelasse duro potrebbe semplicemente cambiare argomento.

21:49 Haran:
 Alla risata ed al commento di Kankri circa l'atteggiamento di Hiruma segue una mezza risata da parte di Azumi. Inarca su sopracciglio portando le mani sui fianchi ed inclinando lievemente il capo verso la spalla sinistra, osservando il ragazzo per la prima volta con leggerezza, cercando di ignorare per una volta la sensazione senza nome che ha avvolto entrambi fin dal primo momento in cui i loro sguardi si sono incontrati ed incrociati. <Oh avanti. Come se fosse qualcosa di così sconvolgente!> esclama lei con fare ironico scuotendo appena il capo per liberare un risolino leggero e non particolarmente alto. <E poi sembrava davvero non saperne niente da come stava reagendo. Chissà...> ridacchia per poi decidere che, in fin dei conti, forse non vuole saperlo davvero. E' strano. Tutto è così strano in quel momento. Non conosce quel ragazzo, non sa neppure come si chiami, eppure è come se sentisse un collegamento con quello sguardo educato, con quei modi cortesi. C'è qualcosa... una sensazione silenziosa, un brivido invisibile nell'aria che la porta inevitabilmente a fissarsi con lo sguardo sul viso di quel giovane. Ancora ed ancora. E forse è la somiglianza con un fantasma del suo passato, forse sono quei tratti che ha in comune con lei stessa, forse è solo l'idea di essere simili in quanto nuovi esponenti di un clan che non conoscevano prima, ma Azumi sente che in quel momento è in atto una rivoluzione. Una frattura ha spezzato ogni equilibrio fino a quel momento raggiunto andando a tessere nuovi bilanciamenti, nuovi ordini nei suoi giorni. Quel posto, quel locale, avrebbero fatto parte della sa vita da quel momento in poi e di questo ne era stata consapevole fin dal primo momento in cui aveva varcato le soglie dell'Anteiku, ma oggi, incontrando per la prima volta lui, sa che qualcos'altro è mutato ad un livello più profondo e complesso. Più osserva il placido sorriso sul suo volto, più sente che quel ragazzo non è una coincidenza capitata per caso sul suo cammino. E' solo una tessera predisposta dal fato nell'enorme puzzle della sua esistenza. Predestinati a quell'incontro da ere senza nome, senza tempo, destinati ad essere lì, in quel momento, testimoni di un silenzio che assorda più di mille parole. Si accomoda sulla sedia di legno a lato del tavolino mentre l'altro prende posto sulla sedia girevole scostata dalla sua scrivania, andando quindi ad osservarlo umettandosi le labbra sottili. <E' molto importante per te?> domanda allora facendo cenno al quaderno che era poc'anzi caduto sotto il tavolo. <Quella foto sembra piuttosto vecchia. No. Direi piuttosto vissuta. Ma l'hai ugualmente tenuta con te> osserva lei riportando ora lo sguardo in quello dell'altro, inclinando il capo con quel modo di fare suo tipico di quando è incuriosita da qualcosa. E poi le parole del ragazzo arrivano e Azumi si ritrova a schiudere le labbra, perplessa, boccheggiando per una manciata di secondi prima di ritrovarsi a sorridere amaramente e distendere i lati delle labbra verso l'esterno, un paio di morbide fossette a comparire tenere sulle gote bianche. <E' strano... sai?> ammette Azumi fermandosi, stringendo le labbra come se stesse combattendo contro l'istinto di voler dire qualcosa. Da anni ormai ha imparato ad essere riservata e chiusa circa il suo passato, i suoi ricordi, eppure in quel momento l'idea di parlare di sé non le sembra così scomoda. Non le sembra sbagliata, quasi la naturale conseguenza di quell'incontro totalmente casuale. Ed è questa naturalezza, questa sensazione di disinvoltura che un po' la turba, un po' frena i suoi istinti, portandola a chiedersi se non dovrebbe invero trattenersi. Ma perchè? Perchè dovrebbe farlo quando tutto sembra essere così semplice in quel momento? Ogni passo, ogni parola, ogni frase? Come se avessero sostenuto di queste conversazioni decine di volte prima di allora. <Anche a me ricordi qualcuno che amavo molto tempo fa.> rivela alla fine abbassando lo sguardo, sistemando una ciocca di capelli celesti dietro l'orecchio, sentendo il cuore contrarsi nel petto a quell'ammissione, come se sentisse di aver appena compiuto un passo clamorosamente importante. <Porti con te un sacco di ricordi, pare> sorride lei rialzando lo sguardo per porlo in quell'altrui. Comico come, di ricordi, lui sia totalmente sprovvisto in verità. Assottiglia lei lo sguardo quando Kankri le spiega come Nimura abbia intuito della sua appartenenza al clan e aggrotta le sopracciglia con fare dubbioso. <Non lo sai?> domanda lei sbattendo rapidamente, un paio di volte, le palpebre. <Oddio. Forse sei stato adottato. Scusa. A volte non ho tatto> aggiunge subito dopo arrossendo per il timore di aver appena fatto una pessima figura. Nel mondo ninja non è mica così raro trovare qualcuno che non abbia mai conosciuto i propri veri genitori. Di orfani di guerra ne esistono a centinaia e di bambini rimasti soli dopo che i genitori son morti o spariti in missione ancora di più. E' stata fortunata lei a poter quanto meno conoscerli i suoi genitori. Che poi abbia dovuto perderli dopo soli pochi anni, questa è tutta un'altra storia... <Kankri> ripete lei quasi assaggiando quel nome. <Che nome originale> osserva con un sorriso gentile per poi udire il suo successivo dire. <Ah sì? Non avresti preferito... che, ne so? Che te lo portasse Ruby?> domanda allora lei con una scintilla di divertita provocazione nel tono, uno sfottò amichevole mentre è palese il sottinteso dietro il suo dire, nel modo in cui ammicca piano con le sopracciglia e in cui libera poi una leggera risata che s'affretta a nascondere dietro le dita della mancina. E si perde, una volta ancora, nel semplice evolversi di quell'incontro. Perchè? Perchè si sente così a suo agio lì? Perchè si sente così leggera? Possibile che le sia mancata così tanto la sua famiglia da farla sentire a quel modo ora che ne ha trovata una nuova? Una che condivida di lei il sangue ed il potere? Non si era mai sentita a quel modo a Kusa prima se non al fianco della sua amata Torihi, al fianco di quella che per lei è praticamente una figlia od una sorellina minore. Ma poi... vuole davvero pensarci adesso? Vuole davvero chiedersi perchè si senta così... serena? Se fosse più furba, forse, si godrebbe quel momento senza fare domande. <Ah--sì.> replica lei alla mezza frase di Kankri quand'egli chiosa nuovamente verbo. Andrebbe lei a portar le mani ai lati delle cosce così da stringere i lati della sedia fra le dita, le braccia dritte lungo il corpo, le gambe strette fra loro, quasi come se si fosse portata involontariamente a farsi piccola piccola sulla sedia. <I suoi genitori mi hanno chiesto di occuparmi di lei molto tempo fa. Non ha il mio sangue ma è come se lo avesse. Praticamente sono l'unica famiglia che ha> spiega lei ritrovandosi poi a tacere per chiedersi, ora, se per lei le cose siano cambiate. Fino a pochi giorni prima avrebbe detto che -allo stesso modo, Torihi era la sola famiglia che lei avesse. Ma ora? Adesso ci sono i Goryo, c'è una intera palazzina di gente con i suoi poteri ed il suo sangue in corpo ad averle offerto un posto, una vita insieme. Lei non li considera una famiglia, non ancora: come potrebbe? Non sa nulla di loro. Eppure... eppure dire che lei non sia parte di loro le sembra scomodo. Le sembra una vergognosa menzogna, soprattutto sotto lo sguardo calmo e cortese del ragazzo di fronte a lei... <E tu? Vivevi da solo prima di scoprire questo posto?>

22:40 Hanae:
  [Stanza] Seduti, quasi immobili. Sono soltanto le labbra ad anticipare un qualsiasi movimento, tutto avviene in armonia seguendo quello che sembra quasi un naturale ordine presente tra i due. Non una parola fuori posto, non una parola sovrapposta, un institivo coincidersi di abitudini e modi di fare che porta ad un incontro sospeso in una linea di formalità e familiarità. Vorrebbe riuscire a rievocare qualcosa, qualche paragone che si possa ben collegare a quello che è il proprio passato, eppure è incapace persino di aprire bocca, in certi momenti. Si limita ad osservare ed ascoltare come se in quella stanza ci fosse una sola persona, con uno sguardo che porta con se tutto e nulla, con un corpo marchiato da ricordi che neanche possiede. Tormentato da voci che non ha mai sentito. Oh, sì, le voci, giusto. Una a lui sconosciuta è stata percepita quando l'innata è stata per la prima volta risvegliata, una voce spaventosa e fredda, ma era incapace di trasmettere a chiunque qualcosa di essa. L'innata Goryo è come una prigione all'interno del quale si è totalmente legati, capaci soltanto di osservare. Può essere terrificante, se in dissonanza con sè stessi, con il proprio subconscio. Ma nel suo caso non vi è forte dissonanza, se non una forte sensazione che la sua controparte non si porti dietro niente di sè, semplicemente non riconosce quel modo di fare così particolare, così giocoso, così falso. Un po' è inquietato, dalla sensazione che non lo percepisce come sè stesso, ma tra una prova e l'altra sta iniziando ad abituarsi. Si incontrano migliaia di persone lungo il proprio cammino, molte di loro le tocchi, ma nulla mai accade. Eppure adesso ne ha incontrato una soltanto, sconosciuta, mai toccata, e si sente profondamente toccato da tutto ciò che sta facendo. Forse invidia chiunque abbia avuto occasione di vivere quel sorriso che adesso gli si para davanti, perchè sembra così semplice, e leggermente addolorato da qualcosa. Tutti hanno i loro segreti all'interno di questa famiglia, tutto è ancora nuovo persino per Kankri, ma questo momento del presente è nuovo per entrambi. Come il caffè dell'Anteiku, un profumo così vicino di un ricordo così lontano. Forse è per questo che il caffè nero è così buono, ha un sapore al quale è fortemente abituato. < No no-- cioè, dubito che Hiruma prenda iniziative simili.. > lo sguardo a posarsi altrove con un'aria estremamente colpevole, un paio di colpi di tosse a nascondere una risata poco dopo, seguendo tuttavia il dire altrui senza argomentare ancora troppo al riguardo degli altri. Inspira profondamente, muovendo appena il bacino per avvicinarsi maggiormente al tavolo nel quale stanno attualmente soggiornando e discutendo. Un braccio ad allungarsi verso uno dei biscotti presenti nel vassoio, poichè nulla merita di essere sprecato. Lo sguardo si abbassa poco dopo quando lei gli parla dell'assomigliare a qualcuno..apparentemente di speciale. < Sembra che tu ami ancora quel qualcuno. > La frase è serena, osservando le movenze altrui al seguito di quella frase. Gli piacerebbe chiedere, ma forse è meglio approfondire un solo argomento per volta, no? Ascolta conseguentemente quanto lei gli dice riguardo il portare con sè un sacco di ricordi, la reazione quasi istintiva è una risata accompagnata dal chiudersi degli occhi, una risata breve che cela tuttavia quello che è il suo piccolo grande tormento. < No- Non sono stato adottato-- > nelle sue parole c'è dubbio, qualcosa che vorrebbe dire ma che allo stesso tempo vorrebbe tenere nascosto per sentirsi maggiormente al sicuro con sè stesso. Eppure le labbra si schiudono e le parole proseguono da sole, come vento incapace di arrestare i suoi effetti. < Sono a Kusa da un anno..> cerca con difficoltà le parole giuste per dire il necessario. < Cioè..non ricordo del mio passato. > Con un peso incredibile in quelle parole sputa il rospo per la prima volta con qualcuno, sì, è da un anno a Kusa, forse un po' più di tempo. E' da un anno solo, i suoi primi contatti prolungati sono stati all'accademia e qua all'Anteiku tutto è diverso. Era pronto ad affrontare tutto ciò che sarebbe venuto senza esitare mai, ma forse in Azumi vede un aggrappo, qualcuno al quale poter rivelare qualcosa che invero ha paura di dire. < Forse è l'unione di qualche kanji, Kankri..non lo so proprio. > E così si rivela, come rimuovere l'elmetto che ti teneva al sicuro dalla caduta rocce. Come rimuovere la propria armatura e mostrare una cicatrice. Per qualcuno non avere ricordi può sembrare la giusta occasione per riniziare, può essere qualcosa di leggero con cui convivere. Ma tutto ha un peso, compresa la solitudine che può essere assorbita in un mondo simile, così nudo e crudo. < Un uomo mi ha aiutato ad ambientarmi, poi è sparito. Mi ha semplicemente detto di scegliere da me se rincorrere il passato o meno, e alla fine son diventato un ninja per correr dietro ai miei ricordi. > una triste risata ad emergere dalle sue labbra, accompagnando il prendere un profondo respiro. Eppure prosegue subito dopo rialzando il proprio tono, quando si cita in gioco Ruby. < Credo che le cose dovessero andar così. > Le labbra si allungano in un sorriso malizioso, sfruttando un elemento quale il fato per non dare una risposta ad una domanda che potrebbe divenire scomoda. < Verrà a vivere qua anche lei, allora? > La domanda sorge come se essere all'Anteiku fosse quasi un obbligo, nonostante a conti fatti non sia così. Ma ad ogni modo, ha per un po' ignorato una domanda..quanto riguarda il suo quaderno, quella foto. Segue poco dopo l'alzarsi del solo sguardo verso la lei, accompagnando un cenno del capo prima di rispondere alla domanda che gli è stata posta in precedenza. < Ah..il quaderno..> una risata quasi nervosa segue, come se qualcosa gli stesse mettendo una forma di ansia. E difatti a seguito di quelle parole andrebbe a far appena leva sulle gambe, alzandosi e muovendosi lentamente per giungere alla parte opposta del tavolo, appena al fianco sinistro di Azumi. Essendo lui in piedi, il busto andrebbe a flettersi il necessario in avanti, avvicinando il quaderno al bordo del tavolo e spostando la foto da esso. < Mi piace scrivere storie-- > Si sente per un momento scosso direttamente dall'interno, ricordando le parole di Nimura al riguardo di quel suo amico, del suo circondarsi. < Testi, più che altro..storie ancora non ne ho scritto in realtà. > Ammette con un sorriso appena pacato sul volto, sfogliando appena tra le tante pagine del quaderno fino al raggiungere la sola pagina sulla quale qualcosa sembra essere stato scritto. E' una..poesia, tuttavia priva di rime, con qualche consonanza. Parte del foglio è sporco, il titolo è leggibile solo con un po' di attenzione e alcune righe sono state cancellate, ma quasi con imbarazzato procederebbe col mostrarla alla ragazza. < Non dice tanto..però per me è un'ancora ad un ricordo. > Ruota appena il capo alla propria destra, per osservare Azumi, prima di tornare sul quaderno e indicarle con le dita "Rosso, verde, blu". < Credo di aver sognato qualcosa che coinvolgeva questi colori, la mattina che ho provato a scrivere. > Afferma in tutta onestà, permanendo conseguentemente in silenzio, semplicemente per il gusto di far leggere alla lei quelle poche righe dal significato ambiguo. < E' breve..e incomprensibile forse. Ma credo rappresenti bene ciò che sono, da quando sono finito in questa situazione. > L'arte mette a nudo l'anima, ed in un certo senso nonostante quelle parole siano molto soggettivamente definibili arte, aiutano Kankri a parlare più rilassato di sè stesso. < La foto è invece una cosa che avevo con me..quando ho aperto gli occhi. > Senza darci realmente troppo peso la gira, rivelando soltanto tre figure in quella che sembra essere una posa da foto. Dall'altezza dovrebbero essere giovani, tuttavia dalla parte superiore del busto in sù la foto risulta parzialmente bruciata e rovinata, rendendo indecifrabile chi si nasconda sotto essa. < Ah-- forse sto parlando troppo ahah.. > tenterebbe di rimettere la foto in mezzo a quel quaderno, e dopo il porre un ennesimo sguardo a distanza ravvicinata alla lei, tornerebbe alla propria sedia, dall'altra parte del tavolo.

23:37 Haran:
 Dalla vetrata presente nella stanza si può osservare la notte che abbraccia l'Erba. Un paio di foglie vengono sospinte dal vento, qualche anima silenziosa vaga solitaria per la strada sottostante, la vita incede col suo ritmo implacabile fuori da quella stanza. Ma lì dentro? Ogni cosa par immobile e bloccata in un punto preciso nello spazio eppure al tempo stesso i secondi, i minuti, i ricordi, ogni cosa corre e vola attorno a loro e Azumi si sente in caduta libera. Precipita in un vortice che ruota e ruota e ruota e la sospinge da un lato all'altro di questo turbine fin quasi a farle perdere di vista la realtà. Ricordi, pensieri, sensazioni, ogni cosa sfuma e sfoca perdendo nitidezza e tutto ciò che resta di sicuro a questo mondo è quel ragazzo. Il suo sorriso, la sua espressione pacifica e onesta. Pulito. Questa la parola che userebbe se dovesse descrivere il giovane dinnanzi a sé. C'è qualcosa in lui che emana semplicità e gentilezza eppure i suoi occhi paiono nascondere abissi senza fine. Azumi sorride, ridacchia, stringendosi nelle spalle. In qualche modo, senza neppure rendersene conto, hanno iniziato a parlare studiandosi poco a poco. Senza volerlo, senza neppure tentare di farlo, i due si concedono pezzi di sé. Piccole rivelazioni che hanno sempre temuto di lasciarsi scappare, piccole verità alle quali si erano aggrappati per non dimenticare. Le portano alla luce adesso, senza un perchè, per il puro gusto di fare un dono disinteressato. Ecco. Tieni. Ti affido un pezzo di me. Ed in qualche modo la prospettiva fa meno paura di quanto si sarebbe pensato. In qualche modo è come se quei pezzi non fossero stati affidati, come se stessero semplicemente tornando al loro originario posto. L'osservazione del ragazzo è fatta a cuor leggero, una constatazione che non vuole andare ad essere invadente ma che sembra quasi volerle mostrare che le sue non sono parole a vuoto. Lui ascolta, lui comprende ciò che accompagna la sua mera voce, il senso concreto e profondo dietro quelle sciocche e brevi frasi. Azumi schiude le labbra sorpresa da quel suo semplice dire. E' la prima volta che qualcuno nota davvero quel particolare. La prima volta che qualcuno vede il suo cuore dietro le sue parole. Si prende qualche attimo di silenzio prima di rispondere a quel dire andando ad annuire lentamente col capo. <E' così. Si può smettere d'amare un fratello?> rivela lei con un sorriso amaro sulle labbra. <Non so come spiegarlo ma... è come se la mia vita fosse iniziata e finita con lui.> Assottiglia lo sguardo perdendosi in quella riflessione, un po' turbata dall'idea di star rivelando quello sciocco pensiero a quel ragazzo sconosciuto. Ma la fa sentire bene. La fa sentire come se stesse facendo la cosa giusta, la più naturale di tutte. <Lo so, sembrerò esagerata. Ma forse è così che si sentono tutti quando si perde qualcuno. Come se morissimo un po' anche noi con loro... chissà?> si stringe nelle spalle ostentando un sorrisetto tranquillo, nascondendo dietro quella facciata disinvolta il dolore per quell'ammissione, per quella consapevolezza. E così come lei gli concede una parte del suo passato e del suo stesso essere, allo stesso modo Kankri le offre un pezzo di sé. O meglio, in qualche modo, tutto ciò che ha. Di quei pochi ricordi collezionati nel tempo che la sua mente gli ha messo a disposizione, le offre forse il più speciale di tutti. Il vuoto totale sul suo passato, quel non ricordare che punge e pizzica e morde e graffia di giorno e di notte, come la fastidiosa assenza di un arto che è stato amputato e tranciato via dal corpo. Così, allo stesso modo, forse la sua mente è stata derubata e stuprata al punto da rimanere priva di ciò che di così prezioso conteneva. <Dio... è terribile> replica lei a labbra schiuse, guardandolo ora con fare serio, coinvolta dal suo racconto, dalla sua ammissione, ascoltando in silenzio ciò che Kankri decide di affidarle. Ascolta e riflette, silenziosamente, pensando a quante volte abbia desiderato poter dimenticare ogni cosa e ricominciare da zero. Dimenticare Kaito così da poter dimenticare il dolore per la sua assenza. Dimenticare Oto per non soffrire più la mancanza del Lago o delle risaie... dimenticare tutto per poter iniziare daccapo. La risata triste di Kankri la riporta al presente, portandola quindi a sollevar su di lui lo sguardo adesso serio. <Non posso immaginare cosa debba significare perdere quello che si è stati fino a poco prima di aprire gli occhi una mattina... per cui non ti dirò che capisco come puoi sentirti. Non posso. Anche se probabilmente deve far schifo> commenta lei guardandolo dritto negli occhi, sporgendosi appena sulla sua postazione in avanti, gli avambracci ora poggiati sulle cosce come ulteriore sostegno. <Ma non perderti il presente per rincorrere il passato. Adesso sei ciò che sei e tanto vale trarre il meglio da questa seconda occasione, mh? Ho idea che stando qui... oh, sarai pieno di nuovi assurdi ricordi> lentamente la sua voce si fa leggera, il tono s'addolcisce e le labbra si distendono in un sorriso carico di speranza e di incoraggiamento. Non sa perchè, ma sente di farlo. Sente di volergli offrire conforto, un briciolo di positività per quell'assenza costante che lo accompagna ogni giorno. <Non lo so. Non credo.> risponde dopo poco Azumi tornando a poggiar la schiena contro lo schienale, espirando piano. <Non sono venuta a vivere qui ad essere sincera. Prima dovrei parlarne con lei, dirle cos'è successo con Nimura, dei Goryo... ma... diciamo che al momento ha bisogno di un po' di spazio> Dopo aver scoperto che Azumi le ha mentito per anni sulle sue origini, Torihi si è un po' rinchiusa in sé a rimuginare su quanto le è stato nascosto nel tempo da chiunque. Azumi comprende il suo bisogno di isolarsi e non la forza in alcun modo a parlare con lei. Le lascia spazio e tempo, limitandosi ad essere presente per lei quando sarà pronta ad affrontarla. E quindi, a quel punto, Kankri si leva dal suo posto per andare ad affiancarsi alla giovane per mostrarle quel quaderno dall'aria così vissuta. Azumi non si muove, segue con lo sguardo i suoi movimenti andando quindi ad ascoltare la sua voce. Il capo è ruotato in sua direzione, alla sua sinistra, le iridi ricercano le sue, studiano i tratti del viso, il modo in cui i corti capelli celesti solleticano la pelle d'avorio. <Cosa scrivi nei tuoi testi?> domanda lei interessata, incuriosita, assottigliando di poco lo sguardo con fare attento, quasi bramosa di non lasciarsi sfuggire una singola parola. E quindi va ad osservare il quaderno, il modo in cui l'altro ne sfoglia le pagine fino al raggiungimento dell'unica scritta. Cancellature, macchie, segni: la pagina è ricolma di quelli che per lei sono segni di vita. Lascia scorrere lo sguardo su quelle parole, su quei versi che non comprende appieno, che non riesce a collegare, ma che suonano quasi solenni nella sua mente. L'altro le offre qualche spiegazione, qualche piccolo dettaglio, e Azumi andrebbe a sfiorar la pagina con la punta delle dita. Lascerebbe vagare i polpastrelli d'avorio sulla carta, sull'inchiostro ormai asciutto, quasi carezzando con premura la pagina. <Si dice che ogni cosa che componiamo ci rappresenti. Che si tratti di un brano o un disegno o una scultura... Mettiamo qualcosa di noi in tutto quello che facciamo. Forse questi colori fanno parte di ciò che sei stato prima. Magari col tempo ti aiuteranno a ricordare> azzarda lei ruotando ora il capo verso di lui, le labbra ad offrire un sorriso appena accennato. <Breve e incomprensibile? Diciamo... che forse serve la giusta chiave di lettura per capirla. Forse con un contesto più chiaro scopriremmo che c'è molto più di quanto non appare dietro questi versi...> mormora tornando a posare sull'inchiostro lo sguardo, perdendosi poi in alcune riflessioni silenziose nella sua mente che vengono spazzate poco dopo via dalla voce di Kankri e dalla foto che egli le mostra. Una fitta lancinante alla testa va a farle stringere per un istante gli occhi, le fa perdere per un secondo il filo del discorso. La foto è mezza bruciata, di quelle persone si vede a stento parte del corpo e, sfortunatamente, nessun accenno ai loro volti. Non si può evincere molto da essa e la cosa la fa sentire a dir poco stravolta. Una sensazione strana, quasi di repulsione verso quell'oggetto che l'altro tiene fra le dita. <Credi... che uno di loro possa essere tu?> azzarda lei voltando ora il viso verso di lui per poi vederlo riporre ogni cosa a posto e tornare a sedersi. Ha notato che l'altro tende a dare in una breve risata ogni volta che si sente vicino ad una situazione di disagio. Una piccola abitudine nervosa che le smuove dentro come un moto di tenerezza. <Non mi dispiace. Mi fa piacere ascoltarti> ammette quindi lei guardandolo in volto, alcun imbarazzo nel rivelare tali parole. <Mi spiace piuttosto non poterti aiutare con i tuoi ricordi...> mormora, sinceramente dispiaciuta, stringendo leggermente le labbra fra loro.

14:21 Hanae:
  [Stanza] Quasi come si trattasse di una distorsione nella linea temporale la notte è già totalmente calata, assieme ad essa questa stessa giornata si porta tanto avanti dall'essere fondamentalmente finita. Quanto tempo è che sta ormai scambiando queste poche parole con la ragazza dinnanzi a sè? Da quanto tempo si è perso ad osservare quei tratti tanto particolari, quel sorriso che ha paura di esser troppo esposto. Forse è soltanto l'effetto comune della sera, che porta tutto a divenire estremamente più pesante per la mente di quanto non lo sia in mezzo alla giornata, eppure ha la sensazione di essere stati assieme in quella stanza per un tempo lunghissimo. Ogni loro argomento va sfiorando muri ruvidi, ogni frase potrebbe essere la prima a rovinare il clima sereno che hanno creato in questo tempo, eppure ciò non sembra mai accadere. Tutto si sussegue in maniera totalmente naturale, e così lo stesso genin va rasserenando l'inquietante sensazione che ha avuto quando ha aperto la porta. RIconosce di non essere così con le persone, di mascherare molto meglio del normale qualsiasi cosa, eppure non riuscì a trattenere quell'espressione vagamente triste. Le precedenti parole portano infine alla rivelazione di chi sia la figura amata da parte di Azumi, informazione che porta Kankri a spostare appena lo sguardo in direzione del tavolo, come se avesse innata difficoltà a reagire a tale informazione. Forse non è semplicemente capace di reagire a tutto ciò, perchè non sa sulla sua pelle cosa voglia dire perdere qualcuno, ma sa soltanto come ci si dovrebbe comportare, cosa andrebbe detto, sa virtualmente quale sarebbe la sensazione provata. < --Azumi! > Le sue parole appaiono repentine quando lei parla dell'aver perso qualcosa assieme a loro, come una lampadina che viene accesa dal nulla. < umh..> Le utili parole che avrebbe dovuto dire adesso non vengono a galla, per qualche istante non sa cosa dire, ma poco dopo il discorso riprende. < Non dimenticare di essere ugualmente importante, per qualcuno che ti amava così come lo ami tu ora. > Le parole andrebbero apparentemente analizzate per avere senso, ma non è necessario perchè si sente in dovere di fare specifica lo stesso Kankri. < Voglio dire..non perdere nulla di ciò che hai, renderesti triste chi si è impegnato tanto a fartelo ottenere. > Termina così, mantenendo per qualche istante uno sguardo maggiormente serio dritto in direzione altrui, prima di tornare ad un'espressione più rilassata e pacata. I gomiti poggiano sul tavolino quasi a fatica, essendo in posizione sopraelevata, il busto è difatti flesso in avanti in quella sua particolare posa -costretta dalla situazione-. Ascolta ciò che lei dice e vi fa seguire un sorriso a labbra unite, semplice. Il discorso di lei per provare a confortarlo assomiglia incredibilmente al proprio, da due punti di vista differenti, tanto dal portarlo a sorridere per pochi momenti più di quanto fatto precedentemente. < Non è difficile per me, esser Kankri. > Ammette poco dopo, rispondendo al dire altrui. < Però ogni tanto, ad esempio adesso, penso. > Il capo va chinandosi in direzione delle proprie braccia, tornando a poggiar la schiena sul sedile della stessa e inspirando profondamente. La mancina passerebbe appena sulla fronte, scostando di lato qualche ciuffo di capelli di troppo. < Se avessi avuto qualcuno come te, in passato, non vorrei soffrisse così.> Una mano ad accarezzar appena la parte posteriore del capo. Segue conseguentemente il proprio spostarsi da Azumi, in un momento appena più intimo a livello fisico e mentale, mostrandole un proprio testo. Oh, quel testo capace di perseguitarlo. Mentre scriveva sembrava fosse tutto chiaro, e poi..parole che si susseguono, difficili da comprendere. < Prego perchè sia così. > Risponde al sorriso altrui, ricambiandolo. Ed oltre ciò annuisce appena quando una delle soluzioni sembra essere far passare il tempo, per capire meglio. Ed infine, la foto viene mostrata. < A giudicare dall'età della foto..potrei, però mi chiedi chi siano allora gli altri due bambini. Sembrano più piccoli..ma potrebbero essere amici, parenti..> scuote appena la testa poco dopo, per tornare infine al proprio posto e lasciar perdere quella parte della discussione che può portare solo a speculazioni. < Sei una genin, giusto? > Lo sguardo scivolerebbe lungo il coprifronte altrui, per non più di pochi istanti. < Non esco molto da questa stanza, a parte quando devo far qualcosa..> ammette, facendovi seguire una risata che nasconde un certo disagio. < Sto cercando un..team..> Lo sguardo a scivolare un paio di volte ai propri lati, prima di proseguire. < Vorresti unirti? --Ovviamente iniziamo con qualcosa di semplice, così puoi vedere le mie abilità e decidere da te se va bene! > China il capo, seguendo le proprie formalità acquisite, e silenziandosi conseguentemente.

14:57 Haran:
 Decisamente la serata non sta procedendo come Azumi si era aspettata. Quando le è stato chiesto di andare a salutare il nuovo venuto aveva quasi avuto voglia di sbuffare, chiedendosi perchè dovesse fare una cosa simile, se forse lo stesso 'nuovo' non avrebbe trovato fastidioso il giungere nella sua camera di una completa estranea che sostanzialmente non aveva niente da dirgli. Una parte di lei era stata convinta che, dopo avergli lasciato il vassoio, ci sarebbe stato un imbarazzato e denso silenzio al quale sarebbe seguito un altrettanto imbarazzato saluto e dunque un suo silenzioso ritiro. Ma qualcosa le ha impedito di far marcia indietro. Kankri è tutto quello che non si era aspettata da quella situazione. Una presenza tranquilla, pacata, quasi intoccabile, come se nulla potesse accadere attorno a lui per far crollare quell'espressione serena sul suo volto. Gentile, disponibile, l'ha ringraziata invitandola a seguirlo, forse per mera educazione, forse perchè sotto sotto tutti hanno bisogno di qualcuno vicino quando si è soli, persino di un estraneo. Eppure... la ragazza viene travolta, ogni secondo che passa lì dentro, dall'avvolgente sensazione di non essere con uno sconosciuto. La presenza altrui è rassicurante e piacevole e la fa sentire come se di serate simili ne avesse vissute a iosa in passato. Inizialmente ha pensato che tutto dipendesse dalla somiglianza che l'altro ha con suo fratello; i capelli del medesimo colore seppure assai diversi, l'altezza, lo sguardo gentile... ma adesso realizza che non è solamente questo. E' qualcosa di più profondo. Non rincorre nella sua figura uno spettro passato, ma cerca di comprendere il Kankri che non ha mai conosciuto prima di allora. Equilibrato, sorridente, eppure al tempo stesso quasi inavvicinabile. Si sente colpire da migliaia di sensazioni diverse e contrastanti che non è in grado di comprendere ma cerca di metterle a tacere tentando di trarre il meglio da quell'incontro. E sorprendentemente si ritrova a mostrargli un lato di sé che ha sempre tenuto celato, nascosto, gelosamente custodito in sé. Gli parla del suo defunto fratello, di ciò che ancora prova per lui e ruota verso il genin il capo quand'egli va richiamando il suo nome. Le iridi di lei si soffermano in quelle di lui e il silenzio improvvisamente sceso non è scomodo, ma ricco di significato. Kankri parla, le spiega e lei si ritrova ad espirare silenziosamente dal naso distendendo con amarezza gli angoli delle labbra verso l'esterno. < Probabilmente si prenderebbe a pugni da solo pensando di essere la causa della mia tristezza > osserva lei ripensando al suo vecchio Kaito, al fratellone che amava prenderla in giro, sfotterla e proteggerla da qualunque cosa fosse capace di farle del male. Sorriderebbe con fare laconico, vagamente teneramente divertito al pensiero, sospirando poco dopo per cercare di liberarsi di quella sensazione scomoda venutasi a poggiare sulle sue spalle. < Ma sì, hai ragione. Sono ancora viva, no? Tanto vale vivere. > Se non per se stessa, almeno per lui. Stranamente, contrariamente a quanto avrebbe mai pensato, non si sente infastidita da quell'argomento. Non trova l'altro un intruso nei propri pensieri, forse perchè lei per prima si è ritrovata ad esporli senza che lui avesse neppure chiesto. Ma si sente tranquilla, rilassata, come se fosse semplicemente naturale che tutto vada come sta andando. Lei, lui e quella stanza. Un semplice tavolino basso a dividerli e parole, ricordi e pensieri a venir scambiati e donati senza sforzo alcuno. Ascolta quanto l'altro le offre ed inspira a fondo gonfiando i polmoni per poi rilasciare quel respiro e schiudere le labbra con fare semplice. < E' un pensiero gentile. > commenta lei senza mezzi termini, senza alcun tipo di problema nel dare il suo parere. < Ma se avessi avuto qualcuno che ti volesse bene come io ne voglio a mio fratello, ti posso assicurare che sarebbe ben felice di provare tutto questo se solo potesse sapere, anche solo un giorno molto lontano, che sei vivo, che stai bene, ovunque tu sia. > aggiunge lei in un pallido tentativo di rassicurare l'altro sebbene non sia sicura che egli abbia realmente bisogno di essere rassicurato o meno. Semplicemente può capire quel suo continuo pensare, quel suo chiedersi cosa sia rimasto e cosa stia accadendo a ciò che è appartenuto alla sua vita passata, a tutto ciò che si è lasciato alle spalle senza neppure saperlo. E poi eccolo avvicinarsi, bruciare la distanza fra loro ad un livello fisico e ben più profondo; sosta al di lei fianco per mostrarle qualcosa che, in qualche modo, appare come lo sporco specchio della sua anima. Azumi si approccia con gentilezza e delicatezza a ciò che Kankri le mostra. I suoi scritti, quel quaderno e quella mezza foto senza volti. Sono parti importanti di lui sebbene non possano attualmente avere un reale e chiaro significato ai suoi occhi e sente di dover donare a tali oggetti tutto il rispetto che ha da offrire. Ascolta quanto l'altro dice e alterna il proprio sguardo fra lui e la foto stringendo le labbra fra loro in una linea sottile. < Potrebbero essere chiunque.. > osserva lei con una vaga traccia di sconforto, sentendo che quella foto è importante, magari una chiave di svolta per i suoi ricordi perduti. < Prima o poi tutto tornerà ad avere senso. Vedrai. > cerca di incoraggiarlo offrendogli un sorriso piccolo, breve, che vorrebbe dargli supporto e al tempo stesso fargli intendere che la sua non può essere una promessa ma solo una sincera speranza. E quel momento, così come giunge, svanisce. Kankri torna a sedersi, il quaderno vien riposto ed una cortese distanza torna a frapporsi fra loro riportando la conversazione ad un livello un po' meno profondo ed intimo. Azumi annuisce quando il ragazzo le pone quella prima domanda e, quando prosegue nel suo dire, si ritrova a schiudere le labbra con fare sorpreso, inarcando attonita le sopracciglia. < Oh! > un verso sorpreso a sfuggire dalle rosee mentre, sbattendo rapida le ciglia, andrebbe quindi a boccheggiare per un secondo prima di tornare presente a se stessa. < Sarebbe... sì, insomma, voglio dire-- si può... fare. > risponde gesticolando nervosamente con le mani, annuendo col viso e sentendosi stupidamente a disagio. Non ha più fatto squadra con nessuno da quando è arrivata a Kusa. La sua squadra era suo fratello e insieme avevano una chimica ed una intesa che non avrebbe mai riscoperto in nessun altro. Non ha mai trovato compagni coi quali agisse bene allo stesso modo ed ogni volta, nonostante fossero in team insieme, finiva sempre con l'agire da sola. < Ma non sono molto brava ad agire in squadra. > ammette poco dopo quasi volendo mettere le mani avanti, come a volerlo avvisare che forse non è la scelta migliore per lui. < In genere tendo a fare tutto da sola. Sono...uh-abituata. > dice distogliendo da lui lo sguardo, abbassandolo quasi come se stesse ammettendo una grave colpa. < Possiamo provare, però. Se ti va... tanto immagino che dovremo comunque collaborare sotto la guida di Nimura, no? > azzarda un mezzo sorriso, come per non abbattere del tutto le altrui speranze di creare questo team. E' tutto quello che al momento può promettergli di fare: provarci.

15:42 Hanae:
  [Stanza] Una stanza dentro la quale permangono sospese come particelle infinite parole, ognuna delle quali tuttavia non può essere pronunciata. Sì, perchè dentro quella piccolissima stanza c'è la risposta ad ogni domanda che mai potrebbero porsi. Una stanza che rappresenta il passato, il presente, ed ancora il futuro. E forse non lo sapranno mai, perchè i loro occhi saranno sempre coperti da una benda rosso cremisi. E' un male? Non necessariamente, davvero. Eppure fa più male di quel che non dovrebbe, è questo il prezzo da pagare per provare qualcosa di diverso. Irreali sensazioni che tuttavia permangono sospese nella stanza, mentre nella realtà Kankri osserva semplicemente lo sguardo altrui, quell'espressione che va ad esprimere a volte contrasto, a volte no. Indecifrabile, e questa cosa è piacevole. Come se si annullasse quella sua terribile sensazione di sapere tutto e nulla, lasciandolo semplicemente a scoprire qualcosa che esce dagli schemi. < ahahaha > gli scappa una risata a quelle sue parole, vagamente divertita immaginando la figura fraterna di cui lei parla. Sembra una persona davvero gentile, a giudicare da ciò che viene detto. < Mi piacerebbe saperne di più, un giorno. > Riguardo lei, riguardo la sua storia. Il tono è leggermente sommesso, rendendo quella frase un fantasma futuro al quale Azumi non viene forzata al dare una risposta. Segue comunque inspirando profondamente, facendo leva sulle gambe e alzandosi una volta ancora dalla propria sedia. Questa volta, afferrando il quaderno e la vecchia foto, si avvicinerebbe in direzione opposta ad Azumi, mostrandole dunque la propria schiena. Semplicemente tornerebbe a poggiare i propri possessi sulla scrivania. < E' ciò che importa. > La mancina infine a rialzarsi, carezzando appena il mento con il palmo della mano. Stranamente, pensa di essere vivo gli da un forte senso di inquietudine, forse a causa dei ricordi mancanti? Segue qualche istante dopo voltandosi per avvicinarsi nuovamente al tavolo davanti al quale era seduto precedentemente. Ed è allora che Azumi potrebbe osservare gli occhi sgranarsi appena guardato apparentemente in sua direzione, ma sarebbe un attimo, poichè il giovane proseguirebbe a prender posto. Gli argomenti di cui parlare evolvono, così come i vecchi argomenti vengon fatti morire, giungendo così al parlare di loro come un vero e proprio team. < Non voglio obbligarti, ovviamente! > agita appena le mani di fronte a sè. < Anche se ne sarei davvero felice > una risata segue qualche istante dopo, annuendo appena al dire altrui riguardo Nimura. Segue conseguentemente l'alzarsi dell'indice davanti al proprio naso, come se stesse dicendo all'altra di fare silenzio. Lentamente muoverebbe qualche passo verso la genin, andando tuttavia a superarla per giungere davanti alla porta d'ingresso. Cammina in punta di piedi e trattiene quasi il fiato, fino all'affacciarsi e osservare di lato alla stanza. Indovinate un po' chi c'è? Ruby, più in fondo probabilmente anche Hiruma, troppo timido per voler origliare, al contrario della lei. < Ruby! Che coincidenza.. > Una risata fortemente inquietante seguirebbe, accompagnata dal socchiudersi degli occhi. "Ah- Kankri! Ciao ciao ahah Stavo giusto passando a vedere se vi servisse qualcosa.." un paio di colpi di tosse dalla Goryo. < Azumi, potresti passarle il vassoio? > Una domanda, ruotando il capo per cercare la lei. < Ah, stavo giusto pensando che sarebbe davvero carino da parte tua portare due caffè. > Qualche cenno del capo, piuttosto lento e vagamente inquietante. "Ma certo, certo!" Se azumi le passasse il vassoio Ruby praticamente utilizzerebbe la sostituzione per allontanarsi il più rapidamente possibile dai due -?-. < Ti andrebbe di scambiare due parole sui nostri stili di combattimento? > E' notte, ed è per questo che chiede ad Azumi se abbia ancora voglia di dialogare. Qualora lei approvasse, tra una parola e l'altra, un sorso di caffè ed un altro, procederebbe indicando fondamentalmente le proprie principali peculiarità statistiche e le proprie principali tecniche. [ exit direi v.v]

16:06 Haran:
 Kankri ride e quel che dice porta Azumi ad osservarlo in silenzio per un secondo soltanto prima di stringere le labbra ed annuire piano. < Forse, un giorno... > concede non sapendo bene come altro rispondere a quella possibilità. Non ha mai parlato a nessuno di Kaito in seguito alla sua morte e da anni non nomina il suo nome ad alta voce non avendo nessuno con cui poterne parlare. L'idea di poterlo fare, adesso, la scombussola e stranisce e, al tempo stesso, l'attira. Vorrebbe buttar tutto fuori, liberarsi, crogiolarsi nel ricordo di lui per un momento soltanto e Kankri gliene sta offrendo l'occasione. Ma al tempo stesso teme quanto male questo possa fare e perciò vacilla, insicura. Ci avrebbe pensato a fondo, cercando di capire cosa il suo cuore voglia davvero. I secondi scorrono, i minuti passano e la notte avanza senza quasi che i due se ne rendano conto. Quella che doveva essere solo una breve introduzione diviene ben presto una piacevole e disarmante scoperta; un graduale e lento rivelarsi che tuttavia va a grattar via solo la superficie delle loro anime. C'è così tanto di più, in profondità, che i due hanno da scoprire... ma non c'è fretta. Dopotutto, questo, è solo un bianco inizio. E la proposta che Kankri fa ad Azumi circa la possibilità di far squadra insieme in missione è un passo verso una conoscenza più profonda, una nuova corda che va ad unirsi a loro per collegarli ancora di più. Azumi non sa se sarà capace di riscoprire in lui una intesa sufficiente a considerarsi una squadra, ma provare non le costa nulla, no? E proprio mentre i due stan per dire qualcos'altro, ecco che Kankri va intimandole il silenzio lasciando la Goryo sorpresa. Inarca le sopracciglia inclinando interrogativa la testa prima di vederlo superarla e raggiungere la porta. Qui il ragazzo si affaccia sul corridoio andando a salutare con tono gioviale l'esuberante Ruby. Azumi sente una risata divertita salirle alle labbra e, alzandosi in piedi, rimane nella stanza alle spalle del giovane con le braccia unite dietro la schiena ed un sorriso complice e vispo sulla bocca. A quanto pare avevano perfettamente inquadrato il tipo di persona che è la procace cameriera e sa perfettamente che la giovane non è lì per caso. Azumi si avvicina andando a muovere qualche passo fino a raggiungerli e porgere verso Ruby il vassoio che Kankri le ha chiesto di portare. < Oh ciao Ruby! Che gentile a passare. Sei un tesoro, davvero > saluta con tono dolce e grato la giovane, esasperando decisamente l'allegria della sua voce nel tentativo di nascondere la risata che le sta salendo dal petto. Suo fratello si sarebbe immediatamente reso conto del fatto che stesse palesemente canzonando l'altra, ma per chiunque altro sarebbe solo parsa una gentile ed allegra giovane alle prese con una cara amica. Chissà se per Kankri è altrettanto semplice scorgere lo scherno dietro il sorriso? < Guarda se puoi portare anche degli altri biscotti saresti un angelo. > E insomma, tanto vale approfittare per bene già che si è così *gentilmente* offerta di vedere se servisse qualcosa. Non appena Ruby si allontana Azumi andrebbe a trascinare Kankri dentro la stanza per poi richiudere la porta alle spalle e abbandonarsi di schiena contro di quella liberando finalmente la risata che fino a quel momento ha così faticosamente trattenuto. Flette appena il busto in avanti porta la destrorsa dinnanzi al viso per coprire le labbra mentre i lunghi capelli celesti scivolano ai lati del volto per pendere attorno alla sua figura come un manto di seta. Ride per la prima volta sinceramente divertita e libera, sentendosi vagamente euforica nel riscoprire quella piacevole sensazione creduta perduta. < Credo che dopo di questo dovremo prepararci per un lungo interrogatorio nei prossimi giorni. Credo che Ruby avrà tanto da dire > ride lei snudando i denti bianchi, leggera, libera, decidendo per una volta finalmente di lasciar andare la tensione, la prudenza, in cambio di un attimo di semplice serenità. Forse l'Oboro aveva ragione. Forse una volta tanto lasciarsi andare non è un male. Forse a volte è solo ciò di cui si ha bisogno per vivere. < Sicuro. Anche se non credo ci sarà molto da spiegare > inizia col dire lei tornando verso l'interno della stanza con una nuova leggerezza nel tono e nello sguardo, lasciando quindi che il tempo torni a correre veloce fra una chiacchiera e l'altra ed un sorso di caffè. [END]

Azumi viene mandata dai suoi compagni di clan a dare il benvenuto a Kankri appena riunitosi alla famiglia.
La ragazza non è esattamente entusiasta della cosa ma scopre nella conoscenza con il conclannato una piacevole novità. I due trascorrono la serata affrontando vari argomenti e decidendo, alla fine, di provare a collaborare come squadra nello svolgersi delle missioni.