[black blood] Alla luna nuova.

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16:05 Itsuki:
  [Esterno Palazzo] Non fa ne caldo ne freddo, sostanzialmente uno dei tanti inverni come altri che dopo tempo sembra solo uguale ai precedenti senza nemmeno lasciar più la possibilità di scandire il tempo a dovere, con un'altro anno che volge al termine e un Deshi che quasi non farebbe nemmeno più caso al corretto trascorrere dei giorni. Se ne starebbe lì, senza far nulla di particolare, con le spalle poggiate sulle mura di un palazzo, quello del Governo per essere precisi, al quale ci si è accostato senza farsi troppi problemi e soprattutto senza un motivo preciso. Il proprio dovere ancora non è stato compiuto, quel piccolo villaggio dal quale proviene è ancora in piedi e la gente che ci vive dentro gli farebbe solo più schifo di prima, quasi gli potesse salire un filo di nausea nei confronti degli abitanti di quel triste e distaccato villaggetto da quattro soldi nel quale era stato costretto a crescere, se non fosse per la rabbia e la vendetta che allo stesso tempo montano peggio di quella presunta nausea che in fretta viene abbandonata, senza che mai il viso atono e piatto di lui, privo di espressione, quasi atarassico, si sformi appunto in una qualche espressione < Che noia. > direbbe come al solito poi scostandosi dal punto nullo che stava guardando per poi fissarsi più sù, più in alto, lì dove il sole ogni tanto farebbe capolino da dietro quei bianchi lembi cotonosi, nuvole che lentamente si muovono nel cielo mossi da un vento non propriamente caldo, al quale lui comunque sopperisce sempre con il solito vestiario. Giacca e cravatta, tutto palesemente in nero tranne la camicia che spunta sotto la giacca, un'abito, una forma prestabilita che oramai indossa ogni giorno avendone diversi uguali tra di loro, l'imposizione del sesso maschile in quella che per lui sarebbe un'uniforme quasi, se non fosse per i suoi lunghi, lunghissimi capelli che comunque gli fanno da manto, ammantandolo appunto sino ad oltre le ginocchia < " È perchè sei debole. " > quasi potrebbe sentirlo forse e chiaro, come se glielo avessero detto lì così di fianco, quella voce, quella specifica e chiara voce appartenente al figlio del Daimyo del suono, quel Principe, quello che l'ha sconvolto tanto dal fargli desiderare la morte, se non fosse che poi quasi si sarebbe maledetto con quella stessa figura, incappando nel suo più grande desiderio, quasi servito su un piatto d'argento da parte sua, se non fosse per Itsuki che appunto, per quanto prolisso e lento nell'allenarsi - non avendo concluso ancora il ciclo accademico - andrebbe a rispondergli con una certa convinzione < Ngh-! Ancora per poco. Ancora, per, poco. > andrebbe a stringere i denti prima di sibilarne quasi quelle parole attraverso, seppur chiaramente udibile da chi passerà di lì, lui che risponde a una voce nella sua testa della quale manco è conscio a tutti gli effetti. Porta una manco in viso andando a coprirsi appena un occhio con un palmo infilando le dita nella chioma d'ebano, chiudendo per un'attimo gli occhi facendo calare le palpebre su quelle rosse iridi che troverebbero qualche istante di conforto, cercando di tornare in un certo senso nella realtà, una volta riaperti gli occhi e riportata la mano al suo posto, ovvero in tasca ai pantaloni così come la gemella. Non ha nessun equipaggiamento, non ha un coprifronte, non ha nulla effettivamente se non quei lunghi capelli, pegno di un passato travagliato e imposto, quasi quegli stessi simboleggiassero il suo trauma e se venissero tagliati lui possa perdere la ragione, abituato oramai e capace di vedersi solo con quella lunga chioma, unica cosa che potrebbe appunto far voltare i presenti più dubbiosi e curiosi, visto che spesso, dati i lineamenti per nulla marcati e decisi di lui, possa essere scambiato per una figura androgina. A lui poco importa, probabilmente il problema più grande è la voce nella testa, ultimamente è sempre peggio, ma per ora più che un sospiro non potrebbe far altro a riguardo.

16:06 Kurona:
  [Ex camera del consiglio] Kurona? Da spiegare per prima volta è difficile - è una donnina minuta, graziosa, con il sentore silenzioso di chi ha già detto tutto a tempo debito e che ora le è rimasto ben poco da dire o fare. S'è spenta come un lumino debole, forse per paura d'aver brillato troppo nei suoi tempi di pieno splendore - forse invece perchè ora, preferisce brillare di una luce ben diversa da quella che siamo abituati a vedere di questi giorni. Kunoichi? Lo è stata, molto tempo addietro. E si trascina nella carne la storia, ed il dubbio, che lo sia ancora. Bendata - da ogni singolo dito ai palmi, gli avambracci, le braccia, le gambe. Nasconde la carne con la gelosia di chi potrebbe dire una parola di troppo con un solo sguardo. I capelli color del latte raccolti in uno chignon all'apice del capo, che lascia cadere giusto sulla fronte qualche ciocca -una frangetta corta e non troppo compatta- e sulle tempie dei caotici ricciolini. Una bambola di porcellana da labbra come vino speziato che da quando ha lasciato l'Okiya del Crepuscolo, non fanno che tacere e rimaner immobili al pari di una statua di sale e petali di rosa. L'odore del thè nero tipico giapponese e del classico trucco che potremmo collegare all'epoca edo, epoca non troppo diversa da quella in cui camminiamo ora. Acqua di rose e cera d'api, qualcosa del genere. Bella come un bucaneve macchiato di sangue; come può qualcosa di così puro divenire un malevolo veleno? I passi lignei dettati dagli zori a facetta nera spaccano l'entrata al Palazzo del Governo, non accompagnata ne dal marito, nè tanto meno dai figli. Solo da [TSUKI] e [REI], due tra le due più fidate Maiko. [T] "Hanabutsuji-sama, l'aspettiamo fuori..."[/T] se le lascia indietro, come scia dolce del suo passaggio. Congedate da un cenno del mento, mentre prosegue flemmatica. Senza il minimo rumore, dritta verso il portone. Se non fosse distratta da Itsuki, il giovane accademico pronto a dar l'ultima lezione prima dell'esame. Schiude le labbra, ma non ne esce rumore - piuttosto, gli si avvicina per ovvi motivi /entrare?/ nascondendo a metà strada delle nivee palpebre, due iridi come l'inferno. Nascosto nella neve. Nel freddo gelido di un atarassìa corrosiva. Collide con il suo animo - Collide anche, in modo divertente, con il nome che si trascina dietro. Nero pesto. Più nero della notte. <Dovresti esser in accademia, a quest'ora.> E' un chiaro, lapidale, suggerimento? La voce però, è malliflua. Una di quelle che sa cullare e dirigere. Burattinaia infame, che si muove come se non calpestasse il terreno al di sotto del suo lungo quipao. Dal lungo haori nero a collo alto -il taglio della tunica dell'akatsuki, insomma- s'intravede la cinta sulle costole, contenente 4 kunai da un lato e 4 dal lato esattamente opposto. Così come su entrambe le cosce nude ci sono 1 coltello da lancio per lato ed un porta-fuuda pieno, già segnati dal kanji "potenza". Null'altro. Le mani libere, scivolano delicate dai fianchi al centro del ventre, inquadrando il corvino con la sottile curiosità di chi vuole avere il dominio psicologico su tutto quello che vede, che tocca. <Vieni con me. Ti faccio vedere l'interno del Palazzo.> Si scansa, a passo sicuro, varcando le porte del palazzo e regalando un cenno di saluto alle guardie con il solo ripiego del mento. Elegante, ferma, sebbene sempre così maledettamente serafica. Come un paesaggio innevato. <Dovrei parlare del nuovo progetto, è qualcosa di assolutamente speciale. L'informazione ai giorni d'oggi, è vitale. L'abbiamo visto, nell'ultima guerra - no? La peste e la carestia, son state fermate solo dall'informazione. Solo grazie a chi ha potuto viaggiare ed avvisare Kibou-sama.> Miagola a mezzo-tono, verso chi di dovere, lasciando ad Itsuki la scelta se seguirla o meno. [CK ON][4+4 Kunai a tre punte][+2 Coltelli da lancio][+4 fuuda potenzianti]
<Re-post a causa di dimenticanza apertura giocata>

16:31 Itsuki:
  [Palazzo] Sostanzialmente, la presenza di Kurona poco più in là non lo turba minimamente, anzi, lì per lì nemmeno si accorgerebbe dell'incombere di quella misteriosa figura. Trasognante, visionario, si perde con i proprio occhi fissando un punto sempre casuale, questa volta del terreno, le labbra appena socchiuse come se dovesse effettivamente dire qualcosa a qualcuno, come se avesse le parole sulla punta della lingua ma qualcosa gli impedisce di parlare. Finirebbe appunto per scuotere il capo e quindi lasciar che di nuovo gli scarlatti vengano omessi dal mondo reale per qualche istante, un'altro breve sospiro, scuote lievemente il capo cercando di scacciare dalla propria mente quella voce che quasi stava tornando a farsi sentire, notando solo ora, al sentir parlare delle guardie del corpo della Special. Si volgerebbe quindi verso il trio in questione, lui che appare come una macchiolina indistinta su unna grande ed enorme tela, a quanto pare è riuscito ad attirare l'attenzione di qualcuno decisamente più forte di lui, una donna, bendata e con un'aria che riesce a cavalcare un'onda strana tra l'apparire estremamente bellica quanto allo stesso tempo delicata e posa, una sorta di modella della morte insomma, qualcosa che nella testa di Itsuki potrebbe andare a riscuotere abbastanza successo per far sì che l'atono e difficile Itsuki gli rivolga quindi la parola di rimando <...> anche se con calma eh, insomma, inizialmente sono le rossastre ad appuntarsi in quelle di lei, specchiandovisi e allo stesso tempo incontrando una screziatura di una simil tonalità, nella quale appuno vi si ritroverebbe, vedendo la propria immagini sformata e riflessa, dilungata negli occhi suoi < Giò, dovrei. > la voce di lui è di un piattume incredibile, quasi possa far venire il nervoso al solo sentirlo parlare, come se gli costasse una vera e propria fatica pronunciare ogni parola, ed effettivamente per lui è così, ma per gli altri può sembrare un semplice stronzetto taciturno. Non è però irrispettoso, anzi, purtroppo dati i suoi trascorsi non potrebbe essere maleducato nemmeno sforzandosi di esserlo, per il resto, eccolo che appunto andrebbe ad inclinare appena un sopracciglio, senza mai scomporsi troppo, nei confronti di quell'invito tanto improvvisato quanto inatteso, piega appena la testa di lato con la chioma che lo ammanta e lo segue nel movimento, vinta chiaramente dalla gravità, mentre lui risponderebbe < Mh... È uno di quei giri motivazionali? > si insomma, un pò come quando ti invitano a vedere l'azienda dove in futuro lavorerai o potresti lavorare, forse è un modo per spingerlo e convincerlo a completare il ciclo accademico così da poter servire Kusa con il proprio dovere da Shinobi. Ma si sà che lui è a Kusa per figura, solo per sfuggire a quella che è la realtà che tanto lo faceva star male, sì sà che lui non ha motivo di fregarsene del villaggio - non avendo manco stretti legami all'interno - e che gli interessa solo di diventare più forte per compiere il proprio dovere < " Avessi la metà del suo potere, avresti già concluso da tempo. " > di nuovo, quella voce nella testa andrebbe a farsi sentire, in quel momento di distrazione nel quale lui ha risposto alla bendata, quella voce avrebbe trovato un'istante per farsi sentire di nuovo, riconoscendo il potere della persona davanti a lui, pur chiaramente non dandogli manco lontanamente una possibilità di percepirlo a Itsuki, che quindi non potrebbe manco immaginare < Zitto. > direbbe lui tra sè e sè socchiudendo gli occhi per qualche altro istante, vedendo poi di volgere lo sguardo su di lei che starebbe rivolgendosi alle guardie di dovere o chi comunque concernono date informazioni. Il Deshi non potrebbe far altro che ascoltare, senza voler sembrare fastidioso, ma effettivamente l'ultima guerra - sfortunatamente - non ha affetto il suo misero villaggio dal quale è scappato e lui a riguardo di codesta guerra sa poco e niente, insomma, non se nè è fregato, sa molto di quello che dicono libri, pergamene e scritte varie, ma in pratica, essendo solo un misero Deshi, quanto può capire di tutto ciò? Comunque, sospingendosi con le spalle, si scosterebbe dal muro e quindi vedrebbe di affiancarsi a Kurona, mormorando un'educato < Con permesso... > nel prepararsi a varcare la soglia del luogo, al seguito di Kurona stessa.

17:01 Kurona:
  [Ex camera del consiglio] Le mani che fanno capolino dall'haori si muovono pigre dall'interno, dove uno spiraglio le struscia sulla pelle spoglia di coperture, carezzandosi con la distrazione fugace, le linee del quipao e risalendo piano oltre il cinturino. Non lo osserva, non ne ha bisogno per capire cosa stia facendo nei suoi immediati paraggi. Rimane immobile - ecco - davanti all'uomo con cui stava parlando giusto un attimo prima, aspettando che si faccia da parte per avanzare nella stanza del consiglio, lei ed il suo raffinato dossier sul progetto "Daily"; un progetto che la vedrebbe imparziale rettrice del giornale, ora che è ben lontana dall'armata dell'erba. E nella nicchia tra bicipite e costato, scivola la mano mancina a liberare un affusolato kiseru d'ebano e bronzo, dove del tabacco speziato prende a sfrigolare sotto la capocchia ardente di un fiammifero appena più allungato del normale. Soffia via nube zuccherina, dall'odore fruttato, andando a sedersi su una delle poltrone e posando il dossier proprio sotto il suo mento. <Perchè? Non ti senti motivato?> Una domanda leggittima, aprendo finalmente le iridi sul viso pallido dell'ex abitante del suono. Lo studia con la sottile curiosità di chi si trova davanti ogni giorno un caso del tutto nuovo, da affrontare - spogliare - leggere con minuzia. Chirurgica, abbassa la pipa incastrata dalle labbra livide, lasciando andare uno sbuffo che lo investirebbe. Un brucaliffo tutto bianco. E così come lo vomita addosso al giovane, si dirama evanescente nel nulla. Perchè non dovrebbe essere motivato? <Alla tua età, pensavo d'avere il mondo in pugno. O di poterlo avere di lì a breve. E tu- invece- non ti senti motivato?> Le ciglia calano come un sipario sofferente, affilandosi come lame di fuoco e ghiaccio addosso al corvino. Lo soppesa, senza vergogna ne pudore, come se fosse solo merce. Niente più che merce. <Chi sei, giovanotto? Non hai ne' i capelli, ne gli occhi dell'Erba. A che clan appartieni?> [CK ON][4+4 Kunai a tre punte][+2 Coltelli da lancio][+4 fuuda potenzianti]

17:19 Itsuki:
  [Ex Camera consiglio] Lui, varcata appunto la soglia del luogo, vedrebbe di porgere un cenno rispettoso alle guardie, per quanto non sia per il sociale e le leggi, lui comunque sa come comportarsi educatamente in ogni situazione, sà che parole usare per cercare di volgere la cosa a proprio vantaggio ed è insolitamente capace di mantenere un sangue freddo del quale si stupisce anche lui. Eppure, la situazione lo perplime, perchè una figura altolocata come Kurona dovrebbe perdere tempo con un misero Deshi quale Itsuki? Certo, il ragazzo non se lo spiega e questo è il suo punto di vista, magari da parte di lei vi è un tentativo di non far finire l'ennesimo ragazzino con manie da Shinobi sulla cattiva strada. Anche se Itsuki c'è a priori sulla cattiva strada, visto il perchè vuole diventare un Ninja, ma per ora sono solo dettagli. Seguita la figura della Special sino alla camera in questione, lui non cercherebbe nemmeno un posto dove sedersi, relativamente capace di sentirsi in un posto sbagliato, come se non fosse abbastanza potente per stare lì, al cospetto di Kurona stess,a che con languido fare andrebbe accendendosi una tradizionale pipa prima di andare a soffiargli in faccia quel dolciastro fumo, lui che ancora non ha spiccicato parola, semplicemente stringe lievemente gli occhi all'incombere del fumo, ma allo stesso modo mai si scomporrebbe, nemmeno lo scaccia, rimane con le mani in tasca e permane in piedi, davanti a lei, forse più tardi si siederà, su invito, forse < La mia motivazione è la morte del mio stesso piccolo villaggio d'origine, se interessa saperlo. > farebbe una breve pausa, non è forse poco saggio rivelare qualcosa del genere a qualcuno che possa far parte del governo o simili? Insomma, avresti potuto tenerti tutto per te caro Itsuki, come fai la maggior parte delle volte, ma dentro di lui sarebbe come scattato un meccanismo di vanto, o meglio, non ha intenzione di apparire verbalmente inferiore o non pronto davanti a qualcuno di potente, lui che tanto agogna il potere stesso ma che non ha idea di come ottenerne più del dovuto, rimanendo ancora in stallo con il proprio dovere e con quella voce nella testa. Sì, perchè lui non era propriamente del Suono ma di uno di quei piccoli villaggi subordinati nelle risaie, qualcuno che ha avuto un passaggio tanto difficile quanto travagliato in grado probabilmente di spezzare la volontà mentale di qualunque persona, ma lui ha resistito, senza nemmeno comprendere come, sino al giorno dove avrebbe incontrato quel figlio del Daimyo del Suono, rischiando la vita, seppur ora non si dilungherà su tutta la sua storia, ovviamente < Difficile sentirsi motivati dalla nascita quando vieni considerato un'errore, sia in termini di tempo che in termini di sesso, visto che quella cagna di mia madre voleva a tutti i costi una figlia. > e non si dilungherà oltre a riguardo, poichè non sarebbe difficile immaginarsi il passato a venire, visto che poi il Padre non è stato manco nominato, è più chiaro che mai che era un figura totalmente assente. E quel villaggio, la madre, gli abitanti, tutto divenne una prigione dipinta da tristi e scuri colori, solo i libri e le pergamene erano amici di quel bambino che di virile poco aveva e poco poteva mantenere, dato il lavaggio del cervello o le imposizioni della madre, chiamatele come volete insomma < Mh? Mi chiamo Itsuki, provengo appunto da un piccolo villaggio nelle risaie dal quale son fuggito rifugiandomi qui all'Erba... È un problema? Credo di non appartenere a nessun Clan, per quanto ne sappia io. > sì insomma, risponde con il solito tono che mai andrebbe a porsi in alcuna maniera differente dalla solita, senza mai volgere in sorrisetti o alcuna altra espressione diversa, piatto come un telo bianco - ed anche un pò pallido è - la sua voce, per quanto maschile, è allo stesso tempo velata e concisa, suadente quasi, per quanto lui non si sforzi minimamente di esserlo. Poi se ha qualche gene sopito di un qualche Clan dentro di lui, quelli sono altri discorsi, per ora, il suo interesse è diventare un Genin solo per andare a fare un genocidio di massa di quelle trecento/quattrocento scarse persone, comunissimi umani, pronti per il macello personale. Semplice vendetta voi direte? Macchè, c'è qualcosa di più contorto sotto, ma mica possiamo stare qui a svelarvi l'intero passato di Itsuki no? Vediamo di concentrarsi sul presente, dove lui senza fronzoli ne timore si sarebbe smascherato, chissà che qualcuno apprezzi il suo impellente desiderio omicida.

17:50 Kurona:
  [Ex camera del consiglio] Effettivamente deve esserci la recondita domanda; cosa se ne fa, Kurona, della conoscenza di ogni singolo deshi di Kusa? E' come una grande madre, un eremita che è passata da un polo all'altro della sua solitudine e del suo eremo. E' sparita. E' morta. S'è suicidata, per inciso. E poi eccola di nuovo camminare tra i vivi in silenzio, muovendo piccoli terremoti proprio dall'interno delle viscere. Itsuki il Senza Nome; gli occhi della geisha si rivelano invasivi, si muovono scaltri sopra ogni centimetro di pelle, schivando con facilità le scarse parole che lui le regala. Se le fa bastare e non chiede altro - non pretende di conoscerlo eppure, oh - sa muoversi così facilmente tra quelle parole e quello sguardo piatto. Deve far male. Qualsiasi cosa sia, deve far male abbastanza da lasciarle un puntino di sospensione sopra il capo. Immobile la mandibola cesellata nel marmo si ammorbidisce schiudendo le labbra livide e rimestando una serpe di nebbia tra le stesse che densa, prima tenta la fuga, poi si rifugia ancora tra quei petali carnosi sparendo nel nulla. Rimane in silenzio, con le gambe accavallate e il bracerino tra indice, pollice e medio della mancina. <...> Quindi c'è, una motivazione? Quando lui inizia a parlare, le ciglia s'abbassano a scartare e riproporre ipotesi sulla sua persona. Quanto utile potrebbe essere? Saisashi ha ragione, nessuno fa nulla per niente. Oh e tanto meno quella vipera di Kurona che, sollevando il mento, lascia intendere d'aver capito la situazione del giovane ninja del suono. <Conosco bene il villaggio delle risaie.> Quando riapre la bocca però, nel silenzio disturbato da un fischio violento di vento che sbatte gli stipiti della finestra- l'espressione manseta muta nello specchio d'anima d'un ricordo che le fa male. No - male sarebbe banale. Le fa rabbia. La fa ribolline dietro un tacito spessore di ferro, la distanza tra lei e chiunque altro. Così, dopo averlo detto, si prende ancora del tempo fermando il bocchino tra le labbra e tirando una, due volte in tutto- riempiendosi la bocca dell'ennesima nube dolce che non verrà aspirata - come di sovente fanno le geishe. Il passato sebben passato ti rimane sotto pelle, impresso come un brutto malocchio. Così il suo compotamento. Così questi capelli bianco latte sempre adornati d'oro, di kanzashi e orpelli. Il tintinnio metallico degli orecchini a pendente riempie di nuovo la stanza, assestandosi sulla sedia e tornando a guardare il suo giovane interlocutore. <Lo stesso non avere una motivazione, spesso, è la motivazione.> Sentirsi vuoti. Spenti. Insipidi. Accorgersi che nessuno s'è applicato per darci un verso. Ti lascia quel nauseabondo sentore di vuoto, di in-appartenenza. La destra che prima era ferma sul ventre, si solleverebbe a cercar una ciocca d'ebano tra quelle del ragazzino, passando le dita solo a sfiorarlo. Solo ad accarezzarlo con la dolcezza che avrebbe una madre. <Itsuki, è un bel nome.> Il sistema linfatico del chakra s'estende e ramifica a pari del sistema cardiovascolare venoso ed arterioso, mutando la propria essenza in suiton -elemento dell'acqua- e prendendo possedimento del proprio liquido ematico; l'attivazione dell'innata Kokketsu ha un che di spettacolare e tetro. Due lacrime nere solcano infami le palpebre inferiori della Geisha Bianca, la Sacerdotessa del Clan Kokketsu; scivolano fino in fondo, contornate da una luminescenza del colore di una vecchia contusione. Le labbra si schiudono di nuovo, lasciando uscire dalle dita dei filamenti -come piccoli fili da sutura - color carbone, che andrebbero ad accarezzare i capelli di Itsuki. Come mille dita. Come finire in una ragnatela. <Non sono una dannata campagna promozionale. Alla tua età tutto quello che volevo era fare uno sterminio. Ero arrabbiata.> ... <Poi ho smesso...> Ed il peso scivola di lato, come miele - suadente e modulata, sempre. Un mezzo tono perfetto mentre appoggia tutto il peso, su un poggiolo solo, lasciando cadere i capelli pallidi a ridosso della spalla. <Essere arrabbiati, ci distoglie dall'esser concentrati. Ed alla fine, lo feci.> L'indice posa sulla tempia, batte una volta. <Ma ero concentrata. Ero appena guarita dal processo d'iniziazione a quella che è ora la mia famiglia. Ero la prima sopravvissuta, del sangue.> Proprio quello che Itsuki ora vede, se non s'è spaventato e tirato indietro - chiaramente. Ed un sorriso le danza tra le labbra, un sorriso rosso e amaro - pensieroso. < Non m'importa chi tu sia. Chi tu eri prima. Non mi importa se sarai qualcuno e se sarai nessuno. Io ero nessuno. Non un Uchiha. Non uno Hyuga, non uno Yakushi - ne un Senju. Tutte queste grandi famiglie. Non avevo talento. Ero un -- reietto. E qualcuno m'ha maledetto. Quindi se non sarai nessuno, Piccola Luna - e sarai ancora troppo arrabbiato per imparare ad uccidere- bussa alla mia porta. > Ed un filamento di sangue si dilungherebbe a pizzicargli la guancia. Ferroso. E si ritira proprio l'attimo dopo. < Posso darti un cognome. Ed un clan. > [CK ON][Kokketsu no Hijutsu III][stessi tag]

18:49 Itsuki:
  [Palazzo] E di lì in poi tutto andrebbe trasformarndosi lentamente in un macabro quanto interessante teatrino. Con calma, proseguiamo un passo dopo l'altro, mentre Itsuki rimane lì sul posto non troppo distante da Kurona stessa, la quale andrebbe enunciando riguardo quel Villaggio, senza andar a ricevere inizialmente alcuna reazione da parte del moro < ... > il quale non si scompone minimamente appunto, con le rossastre che saettano da una parte all'altra della stanza tra soffitto e pareti, senza mai volgere il capo, in cerca di qualcosa da fissare con quel nullo fare come al solito, incapace a tratti di sostenere lo sguardo di quella misteriosa figura quale Kurona. Misteriosa figura che appunto è stata privata della terza persona in educazione solo per una questione mistica - se vorremmo così definirla - poichè quella Kunoichi agli occhi di Itsuki appare tutt'ora come un'entità, misteriosa, scontornata dalle nubi di fumo dolciastro, incapace di comprendere da dove provenga e perchè ha scelto di riporre dell'interesse prorpio in Itsuki, anche se le spiegazioni paiono arrivare a tempo debito, se non fosse che lui si lascerebbe andare in una vaga, vaghissima nota di sarcasmo - la quale mai verrebbe definita dalla voce stessa, priva di qualsiasi inflessione - inerente appunto quel villagio in questione < Spero che tu non vi abbia degli affetti. > direbbe lui senza mezzi termini, potrebbe sembrare una battuta o tutt'altro, non è chiaro ne semplice da decifrare il suo dire, tantopiù essendo lui privo di espressioni. Pallido il viso di lui che lievemente si cruccia una volta ogni chissà quando, inarcando un sopracciglio al dire di lei riguardo il proprio nome. Purificazione il significato, uno scherzo del destino forse ma comunque qualcosa che avrebbe utilizzato solo lui e lui solo soltanto nel proprio crescere, visto che la madre chiaramente lo aveva etichettato in maniera femminile. Quasi non si ricordasse nemmeno da dove provenga il suo attuale nome, troppo piccolo e turbato per ricordarsi frammenti simili < Ti... Ringrazio? Non è il mio nome a definirmi, per quanto abbia intenzione di purificare effettivamente quel misero buco. > e si stà anche effettivamente allargando troppo, forse, ma la voce nella sua testa andrebbe rimanendo sopita e senza disturbarlo ulteriormente, per una volta, evita di aggiungere legna ad un fuoco che già arde in maniera contorta ed insolita. Alimentatelo e avrete solo il peggio. Però per lui quel rivelare il proprio scopo, la propria intenzione, ciò che lo muove sino a quando il destino non sarà compiuto, in un certo senso lo fa sentire meglio e relativamente sollevato, seppure nel contempo quella figura misteriosa è ora al corrente del suo presumibile segreto, quindi la cosa potrebbe avere un'effetto a doppio taglio, ma poco gli importa al perennemente annoiato Itsuki, il quale andrebbe inizialmente ad irrigidirsi quando lei andrebbe prmia sfiorandogli - umanamente - i capelli, quel lascito e quel simbolo, un pegno quasi del suo passato che l'ha portato ad avere una maniaale ossessione per quella chioma che vede le forbici forse mai e incontra un pettine spesso e volentieri, un retaggio di quello che fu appunto il so intero trauma passato, quasi come se potesse perdere quello che è stato privandosi di quella chioma, del cui è particolarmente geloso, o meglio, ossessionato dal mantenerla intonsa < ... > non esala un fiato inizialmente, ma al vedere di lei che lascia quelle nere lacrime scorrerle dagli occhi, lui non potrebbe far altro che tralasire internamente, è un solo istanta, ma basta per farle comprendere in tutto e per tutto che è al cospetto di qualcuno ben al di fuori della sua portata, fisica e cognitiva. Si prende qualche lungo istante, vorrebbe controbattere riguardo quel toccargli i capelli - ora in maniera disumana visti quei filamenti - ma allo stesso tempo non proverebbe in alcun modo timore o si sentirebbe minacciato, quasi come se quel suo fare, di lei, fosse un'effettivo apprezzarlo. L'affetto naturale mai avuto da una madre? Chissà, fattostà che ora come ora lui andrebbe afferrando alcune delle ciocche sue, dall'altro lato rispetto a dove lei giochicchia con la sua chioma, con la dritta quindi, vedendo di portare una di quelle stesse ciocche davanti agli occhi, dopo che lei ha discorso in tutto quel modo, ispirandolo chiaramente e facendogli comprendere che non c'è bisogno di un grande nome alle spalle o altro per divenire potenti. Basta desiderarlo in un certo senso, poi tutto verrà da sè < Mi proponi tutto ciò come se potessi donarmelo ad uno schiocco di dita... Sei forse una Dea? > e sì, per quanto possa sembrare strano ed insolito il suo dire, forse comico, sarebbe più che lecito chiedersi qualcosa di simile da parte di Itsuki, che appunto vedrebbe di continuare < Rabbia, odio, vendetta, risentimento, superbia, onore... Ci sono diversi motivi per il quale uccidere, troppi forse, ma nella testa di ognuno queste motivazioni trovano un senso personale che andrebbero giustificando i loro atti... > una breve pausa, non ha un motivo per il quale esistere effettivamente se non il dilaniare quel villaggio, poi quel figlio del Daimyo lo potrà anche re-incontrarlo, forse, chissà, ma cosa possa mai interessare a lui di quel misero Deshi? Così come a Kurona? Lui non lo sà, non riesce a spiegarselo, ma dopo quella sua precedente frase continuerebbe con < Io voglio uccidere indisciminatamente chiunque si ponga sulla mia strada, una strada che oltre quel vilaggio non ha meta, ma se credi di poter dare un'ulteriore meta a questo allievo dal singolo scopo... Potrei anche accettare. > attento, Itsuki, potresti star incappando in qualcosa di più grande di te e manco te ne stai rendnedo conto, per quanto calcolatore e analitico ti stai invischiando con qualcuno tremendamente più forte di te e manco la consideri un'entità terrena. Insomma, se mai fosse una sorta di patto col diavolo, come ne usciresti? Sempre che tu ne voglia uscire, si intente, dopotutto, per una macchina da morte priva di emozioni come lui, quale posto migliore vi sarebbe se non un personale mondo diabolico? Bene, male, due lati di una sola medaglia, uno dei due sarà quello che percorrerà il nostro Itsuki, ma quale? Questo dipende solo dagli eventi a venire, per ora non ci è dato saperlo.

16:35 Kurona:
  [Ex Camera del Consiglio] Molte storie s'incontrano a metà strada ed ora - effettivamente pensandoci - forse Kurona è abbastanza vecchia da poter dire d'aver toccato il fondo? Sospira rannicchiandosi in un tumulto di pensieri a cui nessuno ha mai avuto veramente accesso, distogliendo l'attenzione dal viso di Itsuki solo per guardare fuori dalla finestra l'incombere di quest'inverno; il piangere pigro del cielo che pian piano screma in un triste grigiore che le lascia in bocca un sapore insipido. Quest'aria di feste che divampa, ci lascia gioia ma anche un sacco d'ignoranza. Chi è stato toccato dalla morte, dalla guerra, invece rimane immobile in quegli anni. Scottato, forse? Eppure hanno vinto. Eppure hanno perso. Dov'è esattamente la scissione tra le due cose? Un paio di passi ad allontanarsi dal discorso che imcombe nella sua testa, c'è la sagoma di chi è nessuno ed aspira a tanto. Esattamente il punto da cui tutti siamo partiti. Fai l'accademia, ti sveni per raggiungere una vetta che sembra brillare dal basso - e quando ci arrivi, cosa ti resta? Un villaggio a cui badare. La vendetta è un piatto a bocconi singoli, un finger food. Un colpo dietro l'altro, non finisce mai. Quando le labbra livide di quel giglio che lui addita come "dea" si schiudono, la gola ha un sospiro mieloso; la pelle si tende lungo la gola disegnando un solchetto proprio all'inizio del petto dove una nicchia di sangue scivola, riposa. Era così bella, prima di esser marchiata dagli inferi. Prima di sentire il male sotto pelle crescere - come una fame che non sai sfamare. E' una dea? A quella domanda non sa rispondere - non lo fa. Se solo sapesse, itsuki, quanto male ha creato Kurona. Quanto ha giostrato. Preteso. E' una di quelle donne morbose - dall'attenzione meticolosa per quel che è proprio e quello che invece /deve/ esserlo. <Lo sono?> Domanda di rimando, ritirando la mano e lasciando che quei filamenti serpeggino tra le sue ciocche. Vipere pronte a mangiare, dal calore del sangue e l'odore del ferro. Inerme, sulla sua poltrona, come quel che forse era un tempo. Una donna. Viziata. Capricciosa. Dal viso dolce e il carattere isterico. Le palpebre si muovono addosso al ragazzino, risalgono il profilo affusolato rendendosi artefice di una nuova tela agli albori della propria arte. Forse effettivamente, ha trovato il tempo - nel suo silenzio - di tornare indietro nel tempo. Al venerabile Rikudo e le proprie bizzarre domande; crucciata di curiosità, ripiegata come una stola di seta sul poggiolo della sua poltrona - adagia quella mano che prima s'era fatta prode sulle proprie cosce riallacciate di lato, alzando il kiseru per passar il bocchino nei pressi delle labbra, a catturarne la dolcezza - sebbene non ne tiri del fumo. <Cosa pensi che io sia, Itsuki?> Una dea, probabilmente - e la domanda forse, risale la corrente del discorso come un suono rindondante - eppure no. Non chiede così banalmente di ripeterlo. Chiede di capire di più, di guardarla. In questi occhi da caron demonio. <Di più.> Malliflua, quel mezzotono si mantiene. Al pari della più infame tra le carezze. <Cosa pensi che io possa essere, per te?> Una maestra. Una madre. Una fidata. Una guida? Come un velo di ghiaccio le ciglia bianche si abbassano e sostano sul suo viso, incoraggiandolo tacitamente a parlare. Ed il ribollire del tabacco accompagna un tuono, le spezza il viso in un lampo livido che ne accarezza la carne. Aveva ragione Yukio; Kurona si sveglia solamente durante la tempesta. Il sangue richiamato tra le bende, lì dove il sangue non si coagula più. <Posso, ad ogni modo.> Dargli tutto? Dargli quello che vuole. Dar quello che non ha - eppure questo /tutto/ ha un pegno che non vien menzionato. Non si vende mai l'anima al diavolo, aspettandoci nessuna controindicazione, no? E Kurona, lo lascia senza dubbio intendere con la lama affilata d'un sorriso che sbuca dietro la densa coltre di fumo emanata dallo stesso. Così come s'allontana. Così come posa la schiena contro la poltrona in cui giace, minuta e graziosa - muove con la testuccia del kiseru il pudico scollo del proprio cheongsam nero e rosso a far saltare gli alamaretti. Uno dopo l'altro. <Ma c'è un prezzo da saldare.> Ed eccolo, ah - che splendore. Il cuore di Kurona, nero come la necrosi. Pulsa livido lasciando che il matrimonio tra chakra e liquido ematico s'intravedi sotto-pelle. Un pugno, stanco e nitido, proprio sotto il seno bendato per non lasciar intravedere cicatrici del passato. Come un baluginare purpureo e corvino che prende vita, come le bende vengono scostate dalle costole. Guarda, Itsuki, ti piace il prezzo del potere? Sporchi come peste sulla terra. C'è chi nasce con la prospettiva d'aver qualcosa che gli spetta, in un grande clan. E c'è chi lotta per rimanere a galla, in mezzo agli altri. Le labbra si richiudono, lasciando andare le bende a ricoprire di nuovo la pelle altrimenti occultata - sollevandosi di poco dalla sua poltrona per lasciar andare il proprio posteggio sulla poltrona. Flemmatica, senza far un solo rumore che non siano lo schiocco degli zori sulla pavimentazione della Camera del Consiglio. Una luce ocra ed accogliente che si fa spazio tra i fumi che escono dalle labbra della Beta che solo adesso - abbandona l'immagine di Itsuki per dirigersi alla grande vetrata che da su Kusa. Il suo villaggio. <C'è sempre un buon motivo, chi amministra noi stessi - non siam altri che noi. E comunque anche senza motivo, ne avremmo uno altrettanto buono. Prima di esser chi son ora, ho fatto tanti passi. Passi che mi hanno fatto capire. Passi che mi hanno fatto male. Passi che mi hanno portato qui, dove sono ora. Il punto è arrivare a prendere tutto quello che decreti tuo.> Yukio. L'okiya. Cos'altro? <Ho il vanto, come te, di esser niente di più di una Bastarda. Nata ad Ame. Venduta ad Oto. Ceduta ad un Damma dell'Erba.> Dove appunto si trova ora- dove è rimasta, alla fine, forse per inerzia? <Il tuo scopo, è tuo. Io non ho scopi per te. Sta a te, nel tuo cammino, decidere se il mio scopo può essere anche il tuo.> Sarà Itsuki, a decidere, che cosa vuole. Lei - con lo sguardo diretto alla Magione, alla sua casa, scivola con le iridi rubine a ricercare il giovane ninja del suono, regalandogli la sfumatura di un sorriso. <Alla luna nuova ci sarà una caccia, partirà dal Bosco dietro il Tempio. Ho deciso che quello sarà il giorno della nuova alba, per la mia famiglia. Puoi scegliere se cacciare con noi - e allora chi sei, chi eri prima, non avrà alcun valore genetico. Se vali, ti renderò parte della mia famiglia.>
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17:18 Itsuki:
  [[Palazzo]] Sarebbero lunghi quanto un'eternitò gli attimi che si susseguirebbero a quello che è incominciato come un banale incontro e che si sta trasformando in un'offerta, in un patto col diavolo, un'accordo divino, chiamatelo come volete, in ogni caso è chiaro che per ogni momento che passi, per quanto Itsuki sia un'analitico calcolatore dal sangue freddo, anche il suo animo temprato dal passato, privo di emozioni, comincerebbe a subire quell'atmosfera semi-oscura venutasi a creare, quasi cedendo involontariamente sotto l'effetto di nessuna illusione o tecnica, è come se si sentisse stregato e rapito, ma perfettamente lucido e conscio del proprio volere, una sensazione insolita insomma. La fretta e l'impazienza però non sono cose che gli appartengono - almeno non nella norma - appunto come lei vedrebbe di volgere lo sguardo verso l'esterno, verso l'inverno, prendendosi quegli attimi per ragionare sul proprio passato, a differenza di Itsuki che se vi penserebbe andrebbe ottenendo solo quel bramato massacro di rimando; Appunto lui vedrebbe semplicemente di perdersi in attimi di contemplazione personale, senza poter pensare a cose tanto "grandi" ed importanti come quelle che possa pensare Kurona, lui che è un misero allievo capitato nel posto giusto al momento giusto - o forse quello sbagliato? - ora al cospetto di qualcuno del quale non può nemmeno lontanamente concepirne il potere, lì con la dritta infilata nelle corvine ciocche vellutate le quali non presentano nemmeno un singolo nodo in tutti i loro svariati centimetri. Mano destra dunque che si farebbe un poco più smossa nel suo silenzio < ... > un filo più ostentata in quel fare vagamente nervoso dello stropicciare - comunque in maniera delicata - le lingue d'ebano , facendo comparire le dita di tanto in tanto, chiedendosi per un solo istante se stesse facendo bene a restar lì ed accettare, piuttosto che andarsene. Ma non ha un grado di misura, non ha affetti ai quali considerarsi legato abbastanza per i quali definire una preoccupazione, non ha un motivo per il quale dover propriamente rifiutare e non ha effettivamente abbastanza potere per potersi permettere di lasciar perdere e tirarsi indietro. Volge nuovamente lo sguardo, lui che si era astratto dal mondo guardando fuori da quella finestra, sentendo quella sua domanda simil-retorica andando quindi a puntare le rossastre nelle sue, di rimando, ricevendo uno scarlatto barlume decorato con quelle nerastre lacrime che tanto potrebbero farlo sentire in soggezione quanto affascinarlo, con quel contrasto insolito che si verrebbe a creare sulla carnagione chiara di lei, quasi fosse fatta di porcellana e gli scivolasse tutto addosso, risultando effettivamente nella testa di Itsuki come qualcosa di quanto più simile ad una Dea, forse, seppur non ha un grado di misura vero e proprio nemmeno in termini di potere, non avendo mai avuto a che fare direttamente con grandi ninja - quel Principe figlio del Daimyo di Oto a parte - ma bensì avendo incontrato perlopiù istruttori dell'accademia. Procede nuovamente nel silenzio personale sino a quando lei non andrebbe a domandargli cosa lui pensa che ella sia, ottenendo quindi in risposta il seguente dire, senza mai scomporsi in quel suo tono vellutato quanto serio e atono nel contempo, sempre privo di una qualsiasi inflessione, anche ora che lo si può considerare vagamente nervoso, per quanto non si senta in pericolo, nemmeno nei confronti di quei filamenti che lo carezzano diabolicamente < Una Dea, un'entità, un'eremita... Potresti essere anche il Rikudo Sannin, la leggenda, ma al momento io posso vederti solo come qualcuno che può darmi un potere che difficilmente otterei in altre maniere... Sei il diavolo? Chi lo sà, ad ogni modo, sono certo che dovrò darti qualcosa in cambio... > e volge appena lo sguardo di lato, con le iridi rossastre che si spostano agli angoli delle orbite, corrispettivamente, per guardare verso destra, in un'accenno di inferiorità, domandandosi a sua volta nell'equità e nell'essere corretti, cosa possa effettivamente dare ad un'entità simile un misero allievo come Itsuki. Ma lei continua, senza dargli troppo tempo per spaziare e desterebbe la sua attenzione andando a lasciarlo per un solo, singolo istante interdetto: cosa potrebbe essere Kurona per Itsuki? Dubbio, incomprensione, confusione, per un'istante tutte queste sfumature lo colgono facendo si che il suo sguardo si assottigli e il viso si crucci in maniera quasi impercettibile, tornando con lo sguardo su di lei, sentendosi però in grado di rispondere semplicemente < Questo solo il tempo potrà dettarlo. > chi lo sà, l'affetto mancato di una madre, il patto diabolico che sta sugellando, l'incapacità di misurare il potere di lei... Potrebbe diventare una figura importante, anzi, indubbiamente diventerà una figura importante nella vita a venire di Itsuki, ma come precisamente questa persona o entità verrà etichettata da lui, ancora è un mistero, per quanto la sua mente contorta dal passato difficilmente potrà tirarne fuori un rapporto propriamente sano, lui che nei rapporti sociali proprio fa schifo, detto sinceramente. Ad ogni modo, ella può. Ma appunto c'è un prezzo da saldare, ed Itsuki appunto non è uno di quelli che già si era fatto la bocca - così si suol dire - riguardo al potere agognato senza pensare ad un'effetto collaterale, ad un pegno, un prezzo da pagare, qualcosa da dare in cambio insomma < Lo sospettavo... > direbbe lui andando a comporre questa volta, un vago, vaghissimo ghigno che gli si dipinge sul volto, un'espressione che è comparsa per un paio di istanti, truculento quanto rapido e fugace quel ghigno più o meno malevolo, insomma, in un certo senso stranamente entusiasta quanto minimamente timoroso nei confronti del prezzo da pagare, per quanto sia certo di poterlo soddisfare, costi quel che costi. Procederebbe poi ella in quel breve monologo, lui l'ascolterebbe rapito ed affascinato dalle parole che ella andrebbe a riservagli con quella calma serietà, con le nuvole di fumo dolciastro che continuano ad avvolgerla, il tintinnio dei suoi ornamenti che ne decorano i capelli che l'accompagna quando si abbandona allo schienale della poltrona, lui come immaginavamo, non si è seduto per un'istante e all stesso modo non si è nemmeno scomposto particolarmente al di lei mostrare di quei segni sotto le bende, per quanto possa iniziare a comprendere relativamente, forse. Smetterebbe ora di giocare con il propri capelli, cessando in quella delicata tortura che gli aveva riservato negli ultimi minuti, tornando con una mano lungo il fianco e quindi rispondendole, dopo aver socchiuso gli occhi per un'istante, come se si fosse marchiato a fuoco le parole della Special nella mente < Darò precedenza al mio volere, ma se in futuro pensi che questo assasino possa diventarti utile... Penso che sarei lieto di uccidere per una Dea... > e nuovamente un piccolo, mellifluo e sadico sorriso andrebbe ricamandosi sul volto di lui, questa volta più duraturo e in un certo senso quasi involontario, come se si fosse lasciato nadare ad un'istinto omicida da tempo presente ma per forza di cose tutt'ora represso, tornando poi al dunque quando lei le direbbe della caccia. Ascolterebbe con attenzione, vedendo di andare a puntare lo sguardo a terra per qualche istante, pensando se si possa definire pronto o meno, senza però comunque pensarci troppo, non sarà uno di quelli che si definisce nato pronto o scoattate (?) simili, ma è certo che se non coglie quest'attimo, altri non potrà trovarne di così propizi < Ci sarò, e stai pur certa mi farò valere. > direbbe risollevando lo sguardo, osservando prima lei e poi tornando sulla finestra esterna. Una caccia, la cosa lo incuriosisce quanto allo stesso tempo lo fa fremere, non si immagina di certo una comune caccia agli animali, per carità, quindi in un certo senso una vaga dose di adrenalina comincerebbe a fluirgli nelle vene.

18:10 Kurona:
  [Ex Camera del Consiglio] E tant'è; parlarono di caccia al ritorno di Kurona dall'eremo. Quando suo fratello Rasetsu l'accolse nel Tempio Kokketsu lamentandosi di quanti pochi di loro siano sopravvissuti ultimamente. Della malfunzione del gene in tutti i corpi. Un pianto soffiato via dalle nubi gravide le lascia un velo di prezioso silenzio con cui accogliere le risposte di Itsuki. Purificare. Un curioso controsenso per Kurona che, abbandonando il kiseru sul davanzale della finestra a bruciare il fondo ti tabacco oramai troppo dolce per le sue papille - riflette. Su chi. Su come. Su ogni piccolo verbo che ne esce. Una morsa invisibile al cuore, quando anche lui nomina il Venerabile Rikudo. E' chiaro che non lo dia a vedere - il male che le fa ricordarsi di lui, di quando era solo un ambiziosa geisha che ficcava il naso lì dove non doveva. Le spalle scoperte dal pigro ricadere dell'haori si stringono lasciando che il riflesso della finestra abbandoni il suo pallore e si riversi su un pavimento ornato solamente dalla sua minuta ombra. Non è uno sciocco, lo sente - è come avere sempre una piccola malevola vibrazione verso tutto quello che può diventare immenso. Le mani spoglie di averi che fanno capolino dall'haori, ritirando quelle serpi e lasciandole giocare tra i bottoni del cheongsam per ricomporsi davanti al ragazzino. Oh non che abbia troppo pudore, o vergogna, è riservatezza. Come custodire qualcosa che non vuoi che gli altri vedano. E con la gelosia d'un vecchio amante, un fischio di vento le sposta le ciocche pallide mentre cammina nuovamente verso di lui - una rotta di collisione il cui percorso vien macinato lentamente. Ma non nasconde la meta, non ci prova nemmeno. Come sassolini sul fondo di un pozzo, ogni minimo discorso. E' stato detto tutto quello che c'era da dire - ma non è ancora finita del tutto. I palmi di entrambe le mani cercherebbero di accostarsi alle guance acerbe di Itsuki, sollevandogli lo sguardo. Lo vede, non è sciocca. Come sposta lo sguardo. Come freme - in moderato silenzio - in bilico tra l'eccitazione e il disagio dell'esser d'innanzi a qualcuno di più forte. E più Kurona si scredita. Più questo appare dedito, pronto a servire. Chi ha la guerra in testa e chi ha la testa per la guerra. Allora frantuma ogni distanza, con la stessa prepotenza di una bambina; la prima violenza psicologica per Itsuki, è proprio la comprensione. <Ti dirò io, come andrà.> Quella cosa che pensavamo potesse decidere solo il tempo, quella cosa -l'unica- che ha fatto tentennare Itsuki, trova una Kurona con il polso fermo. Ed il vento entrato da quello spiraglio, le smuove con tal violenza i capelli, da far cadere a terra i due kanzashi d'oro che prima li tenevano legati. Ed è bianca nebbia. Come furia d'un arpia che si smuove sulle spalle nude e ricade morbidamente lungo il petto, la schiena, i fianchi. Il ruvido atipico delle bende che vorrebbe emanare calore e che invece - mette un altra distanza tra di loro. Niente pelle contro pelle. <Mi odierai - all'inizio.> Il tono si abbassa, come se entrasse nelle sue orecchie e volesse dare una bolla d'intimità al discorso. E' come danzare su un onda parallela, tra le mani della Shiroi Geiko. E il capo si abbassa, pende piano verso la spalla tenendo lo sguardo nel suo. Non si fosse allontanato, non si fosse distaccato da lei - lo terrebbe solo lì. Obbligato a guardarla. Ad ascoltarla. <Poi capirai. Io accetterò il tuo odio. Ed aspetterò.> Aspetterà, che lui capisca che è necessario - far del male a chi ami, ogni tanto. Chiude le palpebre, finalmente, lasciandolo andare. Sorridendo serafica per il resto del discorso - ora che ci pensa, non capisce perchè. Perchè associarla ad una Dea? <Sono per lo più umana, per quel che vale.> Niente anima, niente umanità - eppure, mentre sposta i suoi passi per lasciare ad itsuki spazio di manovra e decisione- riprende le ultime parole. Probabilmente preludio d'un congedo. <Ti prego Itsuki, non pensare che la pericolosità di una persona venga dal suo grado d'umanità.> Le labbra color del vino si appoggiano di nuovo una contro l'altra, cercando il suo sguardo nella stanza. Seria ed al tempo stesso, sinistramente divertita. <E' proprio la mia umanità, la parte di me da temere. Proprio il mio esser fragile. Proprio la mia capacità d'innamorarmi. La mia capacità di soffrire.> Quella nicchia all'angolo delle labbra si solleva, crea una grinzetta scolpita - una fossetta adorabile. <Perchè credimi. Ogni palpitazione di questo cuore nero, che sia d'amore o sofferenza, può darmi l'impulso sbagliato. E più sono devastata quì -- > L'indice, soave, picchietta due volte sul suo cuore. < Più faccio in modo che sia devastato anche il terreno che calpesto. > Chirurgica, quando spiega - si sposta, lasciando l'opuscolo sul tavolo. Fruscio di pelle e vestiti che si sposta dal centro della camera - di nuovo verso la porta. < Sìì umano. Ti rende instabile. Imprevedibile. E questo, fa paura. > [CK ON][Kokketsu no Hijutsu III][stessi tag]

18:45 Itsuki:
  [[Palazzo]] Insolito come questa volta, pur essendo lui quello che di solito analizza ed inquadra le persone in pochi attimi, fatica ad inquadrare quella figura che invece gli starebbe sondando l'animo a momenti, rivelandosi comunque ricca d'intuito e comprensiva nei confronti di desideri di Itsuki, quasi un sesto senso. Permane lì sul posto con quel suo vedo non vedo, sì insomma, per quanto il più delle volte incrocia e mantiene il rapporto con gli occhi di ella, i vermigli tentennano a volte scostandosi, a volte cede e distoglie lo sguardo più o meno distraendosi, ma rimanendo sempre cosciente e fisso sulla situazione. Si smuove la di ella ombra con un lieve movimento sul pavimento, la luce oramai volge verso quella serale, in filo di vento inizialmente andrebbe a carezzare si i suoi capelli che quelli di lui, candidi e corvini che vengono smossi all'unisono delicatamente, nel mentre che ella andrebbe poi ricomponendosi con la propria innata, lui silente < ... > che piuttosto che osservare l'intimità di ella sarebbe invece rapito dal lavoro minuzioso di quei filamenti diabolici, che quasi sembrano "buoni" in un certo senso, per quanto Itsuki non sia troppo certo del fatto che l'innata di lei sia stata usata più per il bene, che per il male. Che poi bene o male è soggettivo, ma non sa molto sui Kokketsu come non ha idea di quale potere preciso otterà, seppur è certo che qualsiasi cosa essa sia, qualsiasi abiltà, lui ne diventerà maestro, prima o poi, a costo di doversi impegnare e soffrire ogni giorno, lui ne farà tesoro di quella maledizione. Poi, nel mentre che lui tornerebbe con lo sguardo su di lei, eccola che la Special vedrebbe di alzarsi dal proprio comod giaciglio, avvicinandosi con un'irruenza inattesa, delicata quanto allo stesso tempo travolgente, istintivamente Itsuki andrebbe a portare un piede indietro, il sinistro, solo la punta si smuove sl pavimento indietreggiando appena così come il suo peso per forza di cose si inclinerebbe relativamente, ma non ci vorrebbe molto prima di far prevalere laragione all'istinto e dunque, nessun ulteriore movimento andrebbe a porsi nel distanziarsi da Kurona, la quale andrebbe ad appoggiare le mani bendate sul volto di lui, con un vento più irruento questa volta, quasi come il suo stesso approcciarsi al Deshi. Ruvide, sente quelle bende che nascondono segni dei quali lui è parzialmente al corrente, ma che potrebbero celare anche altro, cicatrici di un passato difficile, travagliato, chissà, sicuramente in futuro potranno rivelarsi a vicenda, se le necessità lo richiederanno. La odierà, inzialmente. Poi lei comprenderà e lo attenderà, accettando il suo odio, ma sarebbe lui quello a non comprendere ora come ora, assottigliando lo sguardo rosso sangue e vedendo dunque di andare a risponderle, nel mezzo di quel contatto inatteso, lui che non è propriamente restio ai contatti ma allo stesso tempo, - come già detto in precedenza - non è molto per il sociale, sia per gesti che parole. Per il resto, non passerebbero molti istanti prima che lui gli dica di rimando, poco prima che lei stessa continui con il proprio discorso, pregandolo < Sò che l'odio può darti più volonta e forza di qualsiasi altro sentimento... > o almeno lo suppone, lo crede, lo immagina, il suo odio represso da tempo glielo dice, quella voce nella testa che - stranamente - non si sta facendo sentire, quasi come se si stesse godendo l'intera scena. Il discorso andrebbe poi volgendo quindi sul lato umano, quello che probabilmente gli Shinobi dovrebbero mantenere per essere quanto più razionali e morali possibili, anche se probabilmente gli ordini che provengono dall'altro spesso e volentieri soprassiedono al volere dei Ninja; Lui dal canto suo, l'umanità probabilmente l'ha persa tempo fà, sentimenti, particolari desideri, particolare voglia di vivere se non per adempire al proprio volere, il proprio essere un'errore sin dalla nascita e quel crescere contorto, molte cose hanno abandonato quel guscio oramai quasi del tutto vuoto e trasparente che è Itsuki, resistente come non mai ma allo stesso tempo vuoto come pochi < Credo di aver abbandonato la mia umanità tempo fà... Sarò curioso di vedere cosa succederà una volta redento, se mai riuscirò a considerarmi tale... > e farebbe una breve e semplice pausa, u'altro drammatico istante prolisso di silenzio nel quale non direbbe niente ma rimarrebbe lì tra le mani di lei, quasi appeso insomma, come che se lei lo lasciasse potesse afflosciarsi a mo di sacco vuoto, senza mai distogliere lo sguardo ora < Amore? Non penso di aver mai avuto questo genere di problema... > e non è una frase fatta di quelle solite, anzi, è pura e semplie verità e non potrebbe etichettarla in altro modo al sentire del dire di lei, sommandolo comunque al proprio ideale di quel dato sentimento, considerandolo un'ostacolo ed un'impedimento, senza concedersi ora come ora la possibilità di ripensarci a riguardo, dopotutto, non ha nemmeno una person alla quale può considerarsi attualmente legato, quindi per ora è dura, per il resto < Se potrò mai prendere parte a questo tuo "devastare", forse potrò provare a comprendere l'umanità e la relativa paura che possa instillare nel nemico.. > ed è sottinteso che lui sarebbe al suo fianco ad un qualsiasi atto di uccidere, far male, ferire, qualsiasi cosa, anche che fosse un capriccio - cosa che comunque non crede sia avvezza a Kurona - così come è sottinteso che lui non vorrebbe mai essere fonte di una sua sofferenza, temendo eventuali risvolti chiaramente negativi. Per il resto? Nient'altro, lei lo lascia e andrebbe spostandosi verso il centro della porta, lui rimane lì con il solito silenzio a fargli di sottofondo < ... > volgendosi con solo il capo seguendo la figura di lei, scostando anche il busto di un paio di gradi in direzione della candida, quanto nel contempo oscura, ex-Geisha.

19:09 Kurona:
  [Ex Camera del Consiglio] Ed ha anche smesso di piovere - alla fin fine. Com'è che allora, Kurona sente ancora il nostalgico rumore della pioggia? Lo scrocìo che ha in testa, deve esser solo il lascito di un ricordo. Quest'insofferenza che la asfissia tra le braccia e la bramosia di sentire la nuova alba avanzare. Venir fuori dall'ombra e darle un nuovo motivo. Deve solo apettare - sa farlo. Deve andare da Kibou-sama e far si che tutto torni come un tempo. I passi che si susseguono con la stessa identica cadenza, mentre Tsuki[png] le vien incontro l'haori invernale lungo, di stoffa nera, con un pentacolo viola cucito al centro perfetto della schiena. Gentile, lo appoggia sulle spalle della sua padrona salutandola con un inchino rispettoso. Kurona non risponde, ma la guarda in tralice- riservandole un sorriso cordiale. Gentile. Lo mantiene come un manto sul muso, volgendo nuovamente il mento verso l'interno, in direzione della sua piccola nuova promessa. Ha assorbito di lui - forse tutto quello che aveva da darle, per oggi. Non comprendere l'umano è forse, la cosa più triste che esista? Eppure lo rende al tempo stesso, tanto sicuro, quanto sciapo. L'indice intinto in una boccetta di cera e mirtilli rossi -tintura per le labbra- scivola piano dall'involucro di vetro, fino al labbro superiore. Come se una donna così potente, potesse divenire niente di più che frivolo passatempo dell'uomo. Non è così, no. E' solo così semplice ingannare, lasciar supporre di esser niente quando si regge nel proprio palmo la bilancia tra bene o male. Da paladino a giudice, ecco il suo passaggio. Ed ora, è venuto il momento di lasciar terreno a chi ancora ha voglia di sporcarsi le mani. Disegna le proprie labbra a forma di cuore, rimpolmpandole di colore e -- buffamente - rivolgendo lo stesso movimento in favore di Itsuki. Zuccherina, così fallace, si china sulle labbra del giovane shinobi a sporcarle di rosso -un rosso molto annacquato, sia chiaro, che par quasi naturale pigmentazione- <Ti insegnerò io, a tempo debito, cosa vuol dire.> Brecia bassa, ritirando la mano divertita - frustata dal gelore serale che non lascia più tempo al crepuscolo di farsi bello. E allora, lo farà lei per entrambi. Con un grosso Haori trascinato sulle spalle ed i capelli arruffati da quella folata di vento. Non la distoglierà comunque da Itsuki, dalla delicata bellezza di chi muove i primi passi e vien afferrato con violenta dalla mano salda di qualcuno ch'è più grande. Tutti ne hanno bisogno - probabilmente, lui ha solo scelto la guida più viscida ed errata del creato. Schiocca le labbra lucide, riducendo le palpebre a spiragli di vino che colano addosso all'altro. <Finisci presto l'accademia. L'ultima luna è vicina.> E lo stesso indice sporco di balsamo per labbra, indica il quarto calante nel cielo, già nitido. Come un avviso, prima di andar via. Diventar nebbia, come lo è sempre stata. Lei, ed il suo seguito di maiko. [CK ON][Kokketsu no Hijutsu III][stessi tag] [end]

Kurona incontra Itsuki davanti al Palazzo del Governo mentre vi si dirige per lasciare il dossier sul progetto del giornale (progetto off/on già discusso tempo addietro in gestionee) di cui vorrebbe diventare rettrice, avendo una notevole rete di spie. Ma all'incontro con Itsuki l'attenzione della Beta si dirige tutta sullo stesso, da quì parte un colloquio conoscitivo - delle chiacchiere, desideri, degli "a rivederci" alla prossima notte senza luna, ergo, la notte di caccia stipulata con Rasetsu.