Sayuri Goryo

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14:33 Sayuri:
  [Panchina | Esterno ospedale] Ormai sarà almeno una settimana che vive in quella specie di orrenda prigione che caratterizza la sua visione di Kusagakure. Un posto freddo, pieno di persone di fin troppe razze e colori, un posto pieno di vita, si e che preferirebbe non aver mai conosciuto. Sembra solo ieri che ha preso la decisione di assecondare, per una volta nella sua vita, i voleri dello zio, decidendo di allontanarsi dalla caccia per andare a vivere in un villaggio ninja. Kusa è piena di gente, talmente piena che le permette di passare inosservata e di non esser considerata strana quando se ne va in giro con addosso una mantella impermeabile nera. Ma oggi, il cielo è limpido, le temperature non sono ancora sotto lo zero, cosa che le permette di poter camminare fra la gente con un abbigliamento più normale, più libero, conscia che probabilmente passerà lo stesso inosservata. Si sorprende ancora di come le persone, anche se provviste di una vista perfettamente funzionante, riescono ad essere ciechi davanti ai dettagli più belli e alle scene più cruente, almeno lei è giustificata, è stata cieca per i primi 18 anni della sua vita. Ed è proprio per questo che oggi si trova nei pressi dell’ospedale più grande dell’alleanza ninja, per un controllo eseguito da un medico che, evidentemente, la conosceva già prima del suo ingresso in questo villaggio. Indossa un vecchio poncho grigio, collo alto e ripiegato una volta, per evitare che le copra anche il volto, lungo, nel suo punto di massina lunghezza, fino alle ginocchia. Fatto completamente in lana e, probabilmente, a mano, anche se ormai è particolarmente rovinato. Non naviga nell’oro la ragazza, si arrangia per come può, e non ha nemmeno una famiglia alle spalle su cui contare o su cui vorrebbe contare. Il resto del vestiario, a differenza del primo e caldo capo, sembra esser messo in condizioni decisamente migliori. Indossa un paio di pantaloni di Jeans, lunghi e abbastanza stretti da fasciarle la figura, accompagnati da una maglia bianca e un paio di scarpette da ginnastica del medesimo colore. I capelli sono per metà nascosti nel poncho e per metà libera, soprattutto le ciocche davanti, di farle da secondo mantello per ripararla dal freddo. Non sta aspettando nessuno, solo che non ha viglia di tornare a casa, motivo per cui se ne starebbe ferma, seduta su una delle panchine che si trovano lungo il vialone d’ingresso, ad osservare la gente che passa per entrare o uscire da quel luogo di cura che, tutto sommato, non le sembra poi nemmeno così male. Forse, lì dentro, avrebbero potuto curare anche Amelia, ma ormai è tardi per lei. [Ch off]

14:48 Raido:
  [Esterno ospedale] E' il grande giorno, oggi avrebbe portato fuori da quell'ospedale sia Fumiko che Kouki e non vede l'ora di poterle prendere entrambe e di tornare a casa per ricominciare tutto quanto da capo. Non vede veramente l'ora, è emozionato perchè dopo tutte queste settimane, finalmente, sono riuniti, finalmente la loro bella famigliola può prendere forma come si deve e non rischia di essere nuovamente rovinata. Indosso, come suo solito, porta un semplice kimono bianco che giunge fino alle ginocchia; le punte basse del kimono sono rosse così come le maniche. Una cintura rossa legato e stretta alla vita per tenere chiuso il kimono mentre sotto di esso non vi è niente ed è possibile vedere e notare dei pezzi di metallo e una vestaglia un po' più pesante del normale, qualcosa di aderente al corpo ovvero un'armatura pesante per proteggerlo da possibili guai in arrivo. Pantaloni neri a ricoprire le gambe, pantaloni da ninja mentre ai piedi porta dei semplicissimi sandali neri, sempre ninjeschi. Sulla schiena ha posto la samehada, sua fedele arma in ogni situazione ed è anche la più potente di tutto l'armamentario mentre alla vita ha legato la sua katana, compagna di mille avventure che non lascia indietro. Non ha l'equipaggiamento completo, non ne ha bisogno. La mano destra stringe un borsone con tutte le cose di Fumiko necessarie a farla vestire, farla lavare come si deve e, insieme ad esse, vi sono anche i vestitini di Kouki e i suoi oggetti da bagno per farla lavare e vestire comodamente. Ha aspettato questo momento per giorni e giorni, ha aspettato che Kouki si riprendesse e che Fumiko si svegliasse dal suo sonno lungo e tortuoso. Ha passato giorni nella più totale tristezza, giorni in cui ha pensato seriamente che niente si sarebbe potuto più sistemare ma, per fortuna, tutto sta andando per il verso giusto anche se con Kouki deve ancora riallacciare completamente i rapporti e farla tornare da lui. Non è la stessa Yakushi, qualcosa è cambiato come se una terza personalità avesse preso il sopravvento su di lei e si stesse occupando del corpo in sua assenza. Questo fa male, fa molto male e non gli piace ma resiste, resiste e va avanti e, in questo caso specifico, avanza verso l'ospedale passando per il vialone che vi è all'esterno. Cammina tranquillo, sguardo alto, schiena diritta, niente potrebbe rovinare questa giornata ma i suoi occhi notano una figura seduta sua una panchina. Si ferma, blocca il proprio incedere per osservare la ragazza seduta sulla panchina. La scruta e la osserva per poi cominciare ad avvicinarsi a lei con passo calmo, tranquillo ma la memoria lo porta a quel giorno in cui ha affrontato quella donna tramutata in bestia, ricorda una ragazza che si è avvicinata piangendo, una ragazza molto simile a lei <Tu sei quella ragazza> commenta ad alta voce, sguardo quasi indagatore ma non lo è, cerca solo di capire. [Chk on][Armatura pesante equip][Samehada equip][Katana equip]

15:06 Sayuri:
  [Panchina] Il vento le muove i capelli argenti, portandoli davanti gli occhi con estrema facilità e costringendola a bloccarli dietro un orecchio, giusto per non averli svolazzando in giro per il proprio volto. Osserva la nuvoletta di fumo che esce dalle sue labbra ad ogni respiro e sorride tranquilla, finchè qualcuno non decide di muoversi in sua direzione. Ne vede l’ombra, potremmo dire così, ma la realtà è che si volta ad osservarlo, come farebbe per ogni altro passante, cercando di capire da un semplice sguardo chi è e cosa ci fa in quel luogo. Da sola è tutto più difficile però, sempre più difficile, le manca il senso di protezione che la sua…famiglia…riusciva a donarle. Ma questo passante, un temerario che sopporta il freddo con un semplice Kimono addosso, non sembra intenzionato a cambiare direzione all’ultimo per tornare verso l’ospedale, no, questo viene proprio verso di lei. Inizialmente sorridente, le basta un occhiata per capire chi è, la sua fama lo precede, prima delle gesta di quel giorno. <Quella ragazza è generico, Raido Oboro> non è solo la fama questa volta a permetterle di riconoscerlo, ma anche un incontro avvenuto almeno un mese prima, un incontro che avrebbe preferito evitare, il giorno in cui ha percepito in maniera viva la fine di una figura incredibilmente importante per la sua vita. Ci prova, cerca di rimanere calma, ma no, non ci riesce. Dentro di lei cresce il sentimento di rabbia che, quale membro della caccia, non dovrebbe mostrare senza motivo, e lo tiene sotto controllo con estrema difficoltà, al punto da non riuscire a frenare la lingua. <Lo trovo quasi fastidioso. Io non sarei venuto da te a dirti “Tu sei quell’assassino!”> dette con un tono di voce moderato, seppur leggermente più acceso rispetto al precedente, considerando che sta parlando di un argomento incredibilmente delicato in un luogo pubblico. Sembrerebbe calmarsi poco dopo però, incrociando le gambe, senza togliere lo sguardo dal volto dello spadaccino, e portando le braccia a nascondersi nei lembi di lana del vecchio poncho che indossa. <Avresti potuto almeno provare a capire la situazione e fermare quella stupida biscia> sta dando a Manda, il signore dei serpenti, del serpentello da quattro soldi, ma eh, che ci possiamo fare, non ha molto in simpatia quel bestione. Capisce che è stata per difesa personale, ma non riesce a farselo scendere. E il bello è che non ne può nemmeno parlare apertamente visto il posto in cui si ritrovano entrambi. [Ch off]

15:27 Raido:
  [Esterno ospedale] Il suo non è il modo migliore per approcciarsi, di questo ne è conscio e anche tanto ma non saprebbe nemmeno che dire. Quella ragazza è corsa in difesa di quella bestia tra le lacrime pregando che la risparmiasse ma non ha potuto, non ha potuto farlo per via del contratto che lo lega ai serpenti. Probabilmente avrebbe lasciato in vita quella bestia se fosse dipeso da lui avrebbe fatto in modo che vivesse, magari lasciandola libera ma tutti i suoi pensieri sono venuti meno nel momento in cui ha richiamato a se Manda e gli ha chiesto di combattere quella battaglia. In quel preciso istante tutte le sue idee sono venute meno per vincere quel combattimento per lui insostenibile. Si avvicina a Sayuri con passi lenti, ricorda quel giorno come se fosse ieri, lo ricorda fin troppo bene anche se è accaduto quasi un mese fa. Non può scordare il di lei viso in preda alle lacrime, lo perseguita ancora durante la notte e se glielo dicesse probabilmente la ragazza ne gioirebbe ma per ora si limita a dire quella frase, un'unica e sbagliata frase che ottiene subito una risposta <Mi conosci?> per un momento si è dimenticato della sua fama, dimenticato di essere conosciuto in tutta quanta l'alleanza ninja ma non gli interessa, non gli interessa la fama e tutto ciò che ne consegue. Percepisce in lei molta rabbia, sente quella furia che alberga in lei, una furia difficile da tenere sotto controllo e dopo quella storia non fa fatica a crederci però dimostra di saper parlare e lancia il suo attacco. Viene colpito e anche affondato da quel dire della giovane la quale si ricorda perfettamente gli avvenimenti di quel giorno funesto. Assassino, una parola per cui non prova fastidio, non è la prima volta che lo definiscono tale e la maggior parte delle volte si compiace ma ora è come il ronzio di una mosca, fastidioso, inutile <Ti porgo le mie scuse> un cenno del capo viene fatto in direzione delle ragazza, lo sguardo si abbassa andando ad osservare il suolo per qualche attimo per poi sollevare nuovamente lo sguardo in sua direzione. L'ascolta in silenzio e qui ritorna il suo pensiero di prima, un pensiero che lo porta a pensare nuovamente a quel contratto che ha stipulato con i serpenti in quella grotta <Non potevo impedirgli di fare ciò che ha fatto, io lo evoco ma non lo controllo. Mi dispiace per la tua perdita> abbassa nuovamente il capo in segno di rispetto e contrizione per ciò che è accaduto quel giorno <Chi era quel..quella donna?> lo ha quasi chiamato mostro ma, per fortuna, si è ricordato che prima di diventare tale è una donna, bellissima, molto e forse è il modo migliore per porre quella specifica domanda. [Chk on][Armatura pesante equip][Samehada equip][Katana equip]

19:29 Sayuri:
  [Esterno Ospedale] Lui è sorpreso del suo averlo riconosciuto, ma lei, come potrebbe non esser sorpresa di ciò? Rimane quasi stranita. Per un momento le sembra che la fama di quella persona lo insegua senza raggiungerlo mai veramente. Non essere legato ad essa è una cosa che gli fa onore, non vantarsi delle sue gesta ancora di più e la cosa non può che portare ammirazione negl’occhi della ragazza, ma no, non ha alcuna intenzione di cambiare idea su di lui, per quanto nobile sia, per quanto i suoi comportamenti si possano avvicinare a quelli della caccia lui non è uno di loro. Sospira, osserva il fumino che sale e, subito dopo, riprende a parlare, distogliendo lo sguardo dall’Oboro. <Dimentichi la che la tua fama ti precede a quanto pare> commenta fra se e se, andando ad osservarsi una mano, aprendola e chiudendola a pugno un paio di volte, per poi congiungerla all’altra e soffiarci dentro aria calda, prima di tornare a nasconderle entrambe sotto la lana. <Ti conosco come ti conoscono tutti, nulla di più, nulla di meno> se anche avesse voluto sapere qualcosa della sua famiglia, beh, Zetsubo glielo avrebbe impedito per “proteggerla”. Inutile testa di fungo. Le sue scuse arrivano, rispettose si, ma paragonabili al ronzio di una moschina di non sa dove posarsi, il tutto mentre ti gira intorno alla testa, nella indecisione più totale. Alle sue orecchie, quelle scuse, non hanno alcun significato. Ma quel che segue è di gran lunga più interessante. <Sono incredibilmente sollevata nel sapere che ti dispiace di aver ucciso mia madre…o almeno quel che ne restava> sembra abbastanza abbattuta dalla situazione, ma è la rabbia sempre a farla da padrone, tanto da farla mettere in piedi di fronte all’Oboro. Cercherebbe di avvicinarsi a lui, lasciando sempre un passo di distanza fra i due e, al contempo, cercherebbe di girargli intorno per poterlo osservare il fisico dello spadaccino. <Non avresti avuto speranze contro di lei senza la biscia, Amelia era forte prima ancora di essere trasformata in quella bestia. Ma ciò non ti giustifica, come non giustifica i pezzi di me**a che l’hanno messa contro di te, trattandola come una vittima sacrificale, messa lì per tenervi impegnati mentre la caccia liberava i criminali di Kusa> e facevano altre cose in giro per la città, in parte indisturbati, confusi fra la gente e nascosti fra i criminali che loro stessi avevano liberato. Un occhiata verrebbe lanciata alla borse che ha con se, ai ricambi delle due ragazze che fanno parte della sua famiglia, ma non ne sembra poi tanto interessata, torna semplicemente di fronte a lui, o cercherebbe di farlo, alzando la testa per poterlo osservare dal basso verso l’alto, mostrandosi sicura di se anche di fronte ad una persona che potrebbe distruggerla con un dito. [Chakra off]

19:47 Raido:
  [Esterno ospedale] Si, in quel momento si è dimenticato della fama proprio per il motivo che la ragazza ha intuito, non gli interessa, è qualcosa che non ha mai voluto, essa è arrivato senza chiedere, senza informarlo. Per anni ha combattuto battaglie perchè doveva, perchè gli piace combattere e non per diventare famoso e farsi riconoscere. E' un qualcosa che detesta da sempre e anche ora non cambia idea anche se, la fama, può essere un'ottima copertura per la sua organizzazione che agisce in incognito; nessuno avrebbe mai dubito del famigerato Raido Oboro, nessuno avrebbe mai potuto pensare che il Jonin più famoso di Kusa sia dietro a una lega di giustizia privata. Gli occhi sono puntati sulla ragazza, non le toglie lo sguardo di dosso volendola scrutare in ogni sua parte, in ogni sua essenza <Preferisco l'anonimato> è la risposta a quella sua semplice dimenticanza, lo preferisce, lo ricerca ma non sempre lo trova. C'è differenza tra l'essere riconosciuto e l'essere conosciuto e la ragazza fa parte della cerchia di persone che fa riferimento al primo termine. Non si sorprende più di tanto, nessuno si sofferma abbastanza per poterlo conoscere, tutti quanti tendono a guardare solo e soltanto la parte superficiale di lui e niente di più <Quindi non mi conosci> arguta osservazione quella del Jonin, è arguta quanto l'ovvietà più pura. Continua ad osservarla in silenzio e la stilettata arriva diritta al cuore mentre la deshi pronuncia quelle parole. Sua madre, ha ucciso sua madre. Per la prima volta ha fatto quello che ha sempre giurato di non fare, separare i genitori dai figli e i figli dai genitori. Per la prima volta conviene di aver commesso un atto ignobile, un qualcosa che difficilmente può essere perdonato <Non è una scusa ma non sapevo fosse tua madre, se l'avessi saputo avrei agito diversamente fin dall'inizio> non avrebbe evocato Manda, non avrebbe creato una vera e propria strategia per batterla ma anzi, avrebbe puntato a quello che l'ha scagliata contro di loro. Sayuri comincia a camminare, gira in cerchio intorno al Jonin e non la perde di vista, continua a guardarla, a seguire attentamente i suoi passi e ad ascoltare le sue parole <Forse mi avrebbe schiacciato senza il serpente ma avrei comunque continuato a lottare senza esitare> avrebbe usato altre armi a sua disposizione, dopotutto, non ha sfruttato il suo potere, anzi, si può dire che non abbia usato niente della sua forza, un po' per mancanza di chakra, un po' perchè sarebbe stato inutile <No, non mi giustifica> ne conviene anche lui ma la ragazza riesce a dire qualcosa che attira la sua attenzione portandolo sull'attenti <Cos'è la caccia?> domanda fissandola negli occhi una volta che si è posizionata difronte a lui <Chi sono quelli che ce l'hanno mandata contro?> altre domande a cui necessita di una risposta immediata. [Chk on][Armatura pesante equip][Samehada equip][Katana equip]

20:04 Sayuri:
  [Esterno Ospedale] L’affermazione di lui non potrebbe essere più veritiera. Dietro la fama non sempre c’è una persona che la rispecchia, motivo per cui effettivamente non si può dire di conoscere una persona solo da questa. <Hai ragione, non ti conosco> ammette, andando a sorridere, questa volta beffarda, lasciandosi scappare un piccolo verso divertito. <Mi pento di aver rifiutato di studiare i maggiori ninja di Kusagakure in questo momento> ammette. Ma una cosa è certa, sono due sconosciuti che hanno in comune un avvenimento decisamente spiacevole, la caduta di un angelo. Amelia era quello, un angelo caduto dal cielo, affidato alla caccia e a cui la caccia è stata affidata. Una persona buona, dal cuore d’oro e dal sorriso gentile. Peccato che in pochi han conosciuto questo lato di lei, i pochi che ancora la ricordano per quello che era piuttosto che per quello che è diventata. Poi se ne esce con la parte del buono e gentile, quello che avrebbe risparmiato il suo nemico se ne avesse conosciuto la storia, se ne avesse conosciuto la famiglia. <Se lo avessi saputo.> pronuncia quelle parole con ribrezzo, quasi come se fossero veleno pronunciate da lei. <Peggiore scusa non esiste per cercare di coprire le proprie scelte. Se l’avessi saputo avrei agito diversamente. Se l’avessi saputo l’avrei combattuta con onore. No, non ti giustifica.> la cosa peggiore non è il suo averla combattuta ma il suo modo di giustificarsi ora, il suo voler rimediare ad un danno una volta commesso, quasi come se si stesse pentendo di aver versato il latte senza pensarci. <Un detto dice “non si piange sul latte versato.” Lo usiamo solo noi nella caccia o lo fate anche voi in questa società priva di regole e priva di ideali?> il Jonin dovrebbe riuscire ad intuire senza troppi problemi il disprezzo della giovane nei confronti di quel mondo corrotto in cui si ritrova a vivere. Poi arriva la domanda più classica che ci si potrebbe mai aspettare da un ninja di un qualunque villaggio. Alla prima, essendo una domanda fin troppo comune, cercherebbe di passare sopra con un movimento della testa che lascia intendere la sua poca voglia di rispondere a quel quesito. La seconda invece è ben più interessante. <Uno dei pedoni Zetsubo, il generale della caccia. Una vittima sacrificabile per lui, tanto quanto Amelia. Mia madre aveva smesso di rispondere agl’ordini del generale della caccia e lui ha pensato di minacciare noi per tenerla sotto scacco. Perché li abbia mandati contro di voi, beh, mi sa che dovrai chiederlo a lui, credimi ti verrà a cercare prima o poi…> e qualora non dovesse farlo, beh, meglio per l’Oboro. [Ch off]

20:20 Raido:
  [Esterno ospedale] Entrambi convengono che conoscere una persona vuole dire approfondirla, capire come è fatta dentro e non solo la parte esterna, quella possono vederla tutti quanti, nessuno escluso. A Kusa, a Kiri, tutti quanti lo conoscono, sanno il suo nome, sanno ciò che ha fatto ma sono veramente poche le persone che sanno come è fatto e cosa si nasconde dietro quella scorza che si è creato, dietro quell'armatura e quella figura di shinobi. Vede quel sorriso divertito sul di lei volto, è riuscito a scatenare in lei una diversa reazione e se ne compiace ma non ride, non cambia espressione in merito a ciò, anzi, non dice nulla se non rispondere <Sei ancora in tempo, la storia è breve> Kusa non ha chissà quale storia alle spalle, non ha chissà quali ninja da ricordare. C'è lui, c'è Yukio e chi altri? Alla fine nessuno è veramente degno di nota a Kusa e forse è meglio così, quel paese deve rimanere nell'anonimato, bastano lui e Yukio a portare fama, non servono altri o chissà come sarebbe andata a finire. Le sue parole sono vere, non si sta giustificando ma ha comunque detto la verità, la sua verità, avrebbe combattuto in modo diverso, in modo molto diverso <Hai ragione, non mi giustifica e non è scusa, te l'ho detto però so come avrei agito in quell'occasione e non avrei puntato a lei, bensì al suo vero carnefice> ovvero quello che l'ha scagliata contro di loro, sarebbe stato lui il suo obiettivo, su questo non c'è alcun dubbio, lo avrebbe ucciso e avrebbe liberato la donna. Nota in lei un certo disprezzo per la società, per il mondo ninja, un mondo privo di regole, privo di tutto quanto. Ha un'idea molto simile a quella del Jonin, forse, la Masayoshi, può solo giovare della sua presenza ma non percepisce in lei alcun tipo di forza al momento, è ancora acerba, ancora debole ed è una debolezza che deve curare prima o poi <Si ma posso parlare solo per me, non per altri> lo conosce, lo usa ma non vuole fare le veci di un intero mondo, non vuole parlare per tutti quanti. La prima domanda non ottiene risposta, la ragazza la evita ma si sofferma sulla seconda e forse è la cosa davvero più interessante. Se scopre chi è più facile scoprire il cosa, è un dato di fatto ma deve fare attenzione. Ode la storiella che viene raccontata, una storiella molto triste e anche molto strana e avvincente <Zetsubo> pronuncia quel nome e chissà perchè, pronunciandolo, gli viene in mente Noboru. Sono due nomi diversi ma vi trova un'affinità in essi ed è strano, molto strano <Tu lo vuoi morto, vero? Lo vuoi morto per quello che ha fatto a tua madre> se è Zetsubo quello che avrebbe cominciato le ricerche, non gli resta altro che attendere <Come ti chiami?> non glielo ha ancora chiesto, un gran maleducato e deve rimediare il prima possibile. [Chk on][Armatura pesante equip][Samehada equip][Katana equip]

20:46 Sayuri:
  [Esterno Ospedale] La storia è breve, si, ma le ci vorrebbe anche troppo tempo per poterla imparare nel modo corretto, considerando che in pochi si saranno davvero avvicinati al Jonin abbastanza da poter portare informazioni alla caccia. La cosa peggiore di tutti è che dovrebbe muoversi nella caccia, guadagnarsi il favore del generale per poter accedere alle informazioni sui vari ninja e poi cercare quelle di Raido. L’operazione non è semplice e per questo dovrebbe prima diventare Chunin e portare risultati al generale. <Faccio prima a conoscerti di persona che a cercare informazioni su di te, considerando che sto ancora imparando a leggere e a scrivere> non è la caccia ad avere una massa di ignoranti, solo lei ha difficoltà a farlo nel modo in cui tutti lo fanno. Sa leggere utilizzando la scrittura per ciechi, ma in modo diverso le risulta particolarmente complicato al momento. <Allora avresti puntato al nulla, il suo vero carnefice non era quell’uomo> lo conosce per diversi motivi, primo di tutti gli occhi. In un momento di calma andrebbe a grattarsi l’occhio destro, sentendo come un fastidio al solo ricordo che momento in cui si è risvegliata un senso in più, andando lentamente a perdere quella maggiorazione che aveva sugl’altri. Si, le piace vedere, ma non è una cosa che ha chiesto, non è stata una sua scelta recuperare la vista, le è stato imposto. Sembra scettica all’idea che i ninja dell’alleanza conoscano quel detto, e ancor di più che sia Raido stesso a conoscerlo. Inclina leggermente il capo, facendo un passo in dietro con un movimento quasi meccanico del corpo, come a volerlo osservare nella sua interezza. Tornando a concentrarsi su di lui solo a sentire il nome di Zetsubo. E poi ne segue la domanda. Una domanda che la porta a muovere il capo in maniera del tutto negativa, testa che va prima a destra e poi torna a sinistra, ripetendo lo stesso movimento per diverse volte. <Oh no. Io non lo voglio morto> ammette con incredibile freddezza. <Volerlo morto significherebbe desidera la sua fine, per mano di chi non dovrebbe importarmene. Questo manderebbe la caccia nel chaos e c’è il rischio che uno come lui salga al potere> ancora una volta sembrerebbe ripetere il medesimo movimento della testa, sorridendo, con un sorriso sadica, all’idea che le balena nella mente. <Io voglio ucciderlo. Strappargli gli occhi e destinarlo ad una dolce agonia nel buio più totale. Uccidendolo riprenderei i miei diritti a comandare la caccia e, a quel punto, potrei tornarmene a casa e riprendere da dove Amelia aveva lasciato> la seconda parte, invece, non è poi tanto veritiera e andrebbe ad esprimerla rimettendosi a sedere sulla panca. <Il problema è che se chiedi a Zetsubo ti dirà che Amelia ha iniziato a fare esperimenti su stessa PRIMA che lui prendesse il controllo su di lei. Se chiedi ai fedeli di Amelia ti diranno che invece è stato Zetsubo a farle quello. Non riesco a credere che mia madre fosse ossessionata dall’idea di diventare potente, così come non riesco a credere che il generale l’abbia resa un mostro dal nulla…> difficile riuscire a scegliere la verità fra due opzioni valide. Il suo nome, le viene chiesto il nome, cosa che la porta ad alzare il capo. <Sayuri.> si presenta solo con quello ma ne spiega il motivo poco dopo. <Nella caccia tendiamo ad usare solo il nome, abbiamo solo un nome, ma visto che qui il cognome sembra importante…dovrebbe essere Goryo…o qualcosa di simile. Era il cognome che usava Amelia…o così mi sembra di ricordare> tante informazioni, troppe, troppe.[ch off]

21:03 Raido:
  [Esterno ospedale] Conoscerlo non è così semplice, non lascia alle persone il piacere di scoprirlo e solo poche di loro riescono veramente a capire come è fatto. Kaori, Fumiko e Kouki sono le uniche che ci sono riuscite per il momento, se si esclude Hotsuma, tutti gli altri hanno solo visto piccoli pezzi del suo io e del suo carattere ma nessun altro in modo davvero completo come le tre ragazze <Stai imparando a leggere e a scrivere?> sa che Fumiko ha una scrittura davvero pessima, un bambino di prima elementare scriverebbe meglio di lei ma incontrare qualcuno che sta ancora imparando, questo è davvero un avvenimento storico <Se vuoi posso aiutarti io con la tua istruzione, se davvero vuoi conoscere Kusa e i suoi ninja, allora potrei esserti d'aiuto> una sottospecie di sensei a fini accademici, questo vuole essere per il momento. Non sa nemmeno lui il perchè, forse per i sensi di colpa, forse perchè la ragazza si sta dimostrando alla sua altezza, non ne ha idea ma sente soltanto di volerlo fare. Per la prima volta sorride, un piccolo sorriso nell'udire quelle precise parole <No ma sarebbe stato un inizio> l'inizio di cosa? Della fine? Della rivoluzione all'interno della caccia? Non lo avrebbero mai scoperto e, a questo punto, non è nemmeno più così importante, forse è un qualcosa che passa letteralmente in secondo piano. Continua ad osservare la ragazza, gli occhi fissi nei suoi e sul suo viso cercando di non perdersi nemmeno uno dei suoi movimenti, la fiducia è una cosa che va guadagnata e lei non ha ancora la sua, non sa cosa sta nascondendo, forse poteri che vanno oltre la sua immaginazione o forse no. Sayuri vuole vendetta, alla fine è questo il succo del suo discorso, vendetta per sua madre e per quello che l'è stato fatto <I tuoi diritti? La caccia è tua?> quella piccola frase gli ha letteralmente aperto un mondo ai suoi occhi, forse Sayuri non è una ragazza qualunque, di sicuro non è una ragazza noiosa. Zetsubo sa il fatto suo, ha incasinato la vita di quella povera ragazza, gliel'ha resa un inferno, letteralmente <Il vero mostro è questo Zetsubo, vi ha rovinato la vita e mi ha costretto a uccidere una persona che non meritava la morte> anche solo per il fatto di avere una figlia non merita la morta. Separare una mamma dalla propria bambina è la peggior cosa che si possa fare <Ti voglio aiutare> vuole aiutarla con la caccia, con la sua vita, con la sua vendetta, si sta schierando in qualche modo. Finalmente ne ode il nome, un bel nome <Piacere di conoscerti Sayuri> un cenno del capo viene fatto verso la ragazza, un piccolo cenno fin quando non sente quel cognome. Goryo, li conosce, una di loro ha quasi ucciso Kouki ma non può fare di tutta l'erba un fascio, non sono tutti uguali. Osserva il vestire della ragazza e le borse che si porta dietro <Hai un posto sicuro dove andare Sayuri?> dove passare la notte, dove rifugiarsi. [Chk on][Armatura pesante equip][Samehada equip][Katana equip]

21:28 Sayuri:
  [Esterno Ospedale] Nessuno sano di mente donerebbe tutto se stesso, debolezze comprese, ad delle persone estranee al suo nucleo affettivo, a meno che il tuo nucleo affettivo non è un intero villaggio, come si ritroverebbe ad essere la caccia se non ci fosse stato Zetsubo a rompere le scatole come suo solito. Quell’uomo merita di fare una pessima fine, un po’ come tutti “i cattivi” che si aggirano nel mondo ninja in maniera completamente indisturbata. <Ho riacquistato la vista da poco, grazie a Zetsubo ovviamente> non sembra essere un vero e proprio ringraziamento quello, anzi, probabilmente non lo ha mai nemmeno ringraziato per quello che ha fatto, semplicemente perché non crede che quell’uomo si meriti qualcosa, qualunque cosa. <Quindi so leggere, ma solo il braille, la scrittura per le persone cieche> ecco a te spiegato il misfatto. Ora voglio vederla a fare l’esame teorico senza saper scrivere per fare me risposte giuste. Ci metterà un po’ di più degl’altri, probabilmente sosterà il teorico a voce, ma riuscirà a diplomarsi in accademia per diventare un ninja e portare avanti il suo progetto. E qui arriva la domanda che non andrebbe mai fatta a lei, la domanda che la riporta ad un periodo in cui sua madre la portava avanti nei suoi studi, da cieca, per renderla il prossimo generale della caccia, con la promessa che, una volta trovata la sicurezza che le mancava, avrebbe riacquistato la vista da sola. Non capiva al tempo, non capisce ancora ora, sa solo che Zetsubo ha rovinato il suo piano, il loro piano, e la vita a centinaia, se non migliaia, di persone. <Amelia era il generale prima di Zetsubo, mi stava addestrando per rendermi un generale degno di esser seguito> insomma, si, la caccia è sua, la caccia sarebbe stata sua, e tornerà ad esserlo, un giorno. Ormai Sayuri non è più una bambina, come non lo è più nemmeno suo fratello, cosa che la porta a superare quel lutto in maniera decisamente più fredda di quel che sembri. Beh, ne era preparata, ha perso la madre nel momento in cui Zetsubo gliel’ha portata via. <Vuoi aiutarmi con la mia istruzione e vuoi aiutarmi con Zetsubo a quanto ho capito. Sai che io non ho 5 anni, vero? Ne ho 19> si sente presa per una bambina che non può cavarsela da sola, lei invece, è disposta a combattere in prima linea per poter superare le difficoltà che la vita e il generale le stanno mettendo davanti. <Non navigo nell’oro, ma non vivo sotto i ponti. Lascia che ti sveli un segreto> cercherebbe di fare un segno con la mano all’Oboro per invitarlo ad avvicinarsi a lei per permetterle di sussurrargli all’orecchio. La mano verrebbe chiusa a conchetta per permetterle di trasmettere meglio il messaggio e, qualora questo di fosse avvicinato abbastanza, senza necessariamente avvicinare l’orecchio alle sue labbra, andrebbe a dire con tono basso, quasi un sussurro. <Non sono l’unico cacciatore in questa città> il tutto accompagnato da un sorriso. Un segreto poi non tanto segreto, che la porta a nascondere le mani gelate nelle tasche dei pantaloni. <Non navigo nell’oro, in realtà vivo in un buco nel quinto cerchio, ma almeno non muoio di fame in mezzo alla strada> non si vuole vantare, né cerca di fargli pena, anzi, sembra abbastanza sicura di se, tranquilla nell’esprimere la propria situazione. [Ch off]

17:32 Raido:
  [Esterno ospedale] I ragionamenti di Sayuri sono giusti, solo uno stolto si rivelerebbe ad altri, si donerebbe rivelando tutto se stesso a perfetti sconosciuti. Nessuno nel villaggio dell'erba merita la sua storia, nessuno merita di conoscerlo veramente e nemmeno a Konoha ha trovato qualcuno che possa "ambire" a questo "onore", togliendo Kaori ovviamente, lei ha sempre un posto speciale nel suo cuore e se non ci fosse Fumiko, probabilmente le avrebbe concesso una seconda possibilità. Gli occhi si soffermando dapprima su quelli di lei e poi sulle di lei labbra sentendo ciò che dice, ascoltandola senza perdersi nemmeno una parole <Come? Un trapianti di occhi? Una medicina speciale?> riavere la vita è qualcosa di effettivamente impossibile, sono pochi quelli che riescono a donare nuovamente uno dei 5 sensi ma ora capisce, capisce meglio la ragazza su quella sua mancanza <Come ho detto, potrei aiutarti a imparare a leggere e a scrivere, dicono che non sono male come sensei> Kouki non si è mai lamentata per fortuna e questo vuol dire che se la sa cavare nel campo dell'insegnamento, almeno una cosa positiva in tutto questo c'è. Le di lei parole lo hanno incuriosito molto, è riuscita a catturare la sua attenzione con poche e mirate frasi, una cosa non da tutti e soprattutto non lo sta annoiando. Si sarebbe aspettato di trovare una ragazzina piagnucolona, una ragazza che si piange addosso senza nemmeno provare a reagire e, invece, tutto si rivela diverso e strano, più singolare. La caccia è sua a conti fatti, lei è il vero capo di questo gruppo di persone e quella bestia, quell'Amelia, l'ha istruita per prenderne il comando, per diventare un vero e proprio generale <Cosa vuole la caccia?> visto che lei è il futuro generale, probabilmente avrebbe saputo rispondere a quella domanda, è a lei che deve rendere conto e non a questo Zetsubo. Glielo ha detto apertamente che vuole aiutarla con questo Zetsubo, le ha ucciso la madre per colpa sua e un minimo di sensi di colpa arrivano nel Jonin, ha fatto qualcosa che non avrebbe mai dovuto fare, ha fatto un danno non solo a quella bestia ma anche alla ragazza che ora è rimasta orfana <Lo vedo che sei grande ma voglio farlo comunque> anche se ha 19 anni vuole esserle di aiuto, vuole portarla nuovamente a casa. Si presentano, i nomi vengono ufficialmente scambiati e poi le pone quella domanda ma perchè lo ha fatto? Ha qualcosa in mente? Probabilmente si, sta pensando a qualcosa. Strizza gli occhi, si avvicina lentamente, porta il viso vicino al suo prima di sentire quella rivelazione sussurrata all'orecchio. Interessante, molto interessante ma tutto ciò lo porta anche ad aprire gli occhi, a mettersi in guardia <Chi sono gli altri? Se sono sotto gli ordini di Zetsubo sono un pericolo e vanno fermati> parla proprio lui che sta costruendo qualcosa di ancora peggio ma almeno non ammazza degli innocenti. Ode quell'ultimo dire, vive nel quinto cerchio, il quartiere può povero di tutta Kusa e questo vuol dire che non è proprio poverissima ma non ha condizioni adatte e lo capisce anche dai vestiti <Se vuoi posso ospitarti da me per qualche tempo. così puoi completare la tua istruzione e tentare l'accademia più facilmente> ecco la sua proposta, una bella proposta ma avrebbe accettato? [Chk on][Armatura pesante equip][Samehada equip][Katana equip]

17:58 Sayuri:
  [Esterno Ospedale] Una domanda a cui sinceramente non saprebbe come rispondere, non in maniera corretta, cosa che la porta ad inclinare la testa e tentare di spostare lo sguardo su un punto fisso poco lontano da lui, una panchina o un lampione che si è appena acceso, qualcosa di piccolo e inutile. <Trapianto, sono abbastanza sicura che sia trapianto> ne hanno di medici bravi nella caccia, ne hanno di tutti i colori fra le loro fila, anche i pazzi scatenati come Zetsubo che, per la cronaca, sono quelli che più lo appoggiano, lo esaltano come un vero e proprio re. <Di chi fossero prima di arrivare a me…non te lo saprei dire> ammette portando una mano sull’occhio destro, sorridendo in parte, quasi pronta a fare una macabra battuta che, per fortuna, sembrerebbe intenzionata a risparmiarsi per stasera. Poi l’uomo continua a ostentare una evidente disponibilità nei suoi confronti. Un comportamento bizzarro, a suo avviso, considerando che ha ammesso dal primo momento di essere parte della caccia. La fiducia va guadagnata, va costruita, come un castello, mattone dopo mattone fino ad arrivare in cima. <Aiutarmi? Perché? Io sono una di loro> questo discorso lo riprenderà anche più avanti, ma è una domanda più che giusta. Poi si torna a parlare della caccia. Inizia a stancarsi nel sentirla sempre pronunciare, come se non esistesse nulla di più importante al mondo al di questo fantomatico gruppo di persone. <La caccia non vuole niente> il tono sembrerebbe leggermente più severo di prima, quasi come se fosse arrabbiata, ma non si capisce se è arrabbiata per l’argomento in se per se o perché le sta facendo molte domande, a cui risponde però con eccessivo piacere. <Per come era la caccia non avrebbe voluto niente da voi, dai villaggi, o da questo mondo. Per come è ora…non ne ho la più pallida idea. Zetsubo è un mistero anche per me molto spesso> lo ammette sospirando. Meno male che non gli ha detto che è suo zio, o lo ha detto? No, non dovrebbe averlo fatto. <Gli altri? Quali altri?> il segreto finisce quando lei si allontana da lui. Quello che gli è stato rivelato è morto in quel momento, sta letteralmente fingendo di non sapere nulla e non dirà altro facilmente. Cercherebbe di spostare nuovamente lo sguardo, andando ad indicare con un cenno del capo le borse che lo spadaccino si è portato dietro. <Sono per te? Sei in procinto di essere operato? Magari sono per un amico?> lo osserva sperando di riuscire a ricevere risposta da una possibile ed eventuale reazione quando pronuncia la frase corretta. <Un amica? O magari sono…per la tua famiglia?> non aspetta molto, non è poi interessata a scoprirla per continuare il discorso, ma solo per semplice curiosità. <Se io, a nome della caccia, ti chiedessi di rivelarmi chi è la persona per cui ti premuri di portare due borsoni in ospedale, ne pronunceresti il nome? La metteresti in pericolo?> quella, la caccia, è comunque la sua famiglia. Ma Raido sembra insistere, con incredibile determinazione, nel volersi prendere cura di lei. Prima si è offerto come suo sensei, senza nemmeno bisogno che lei glielo chiedesse e ora le offre addirittura di ospitarla fino al completamento dei suoi studi. Il sorriso scomparse dal suo volto e torna ad essere più dura. <Perché dovrei? Non credi che mi sentirei un po’ sorvegliata a vivere nella stessa casa di un ninja di questo villaggio che nemmeno conosco? Ci sarà una biblioteca o un parco in cui ci possiamo incontrare per studiare? Senza nemmeno contare che metà dell’accademia è ancora intera, possiamo sempre sfruttarla a dovere> almeno i danni che i suoi “colleghi” si sono lasciati dietro li conosce, li conosce molto bene. [ch off]

18:22 Raido:
  [Esterno ospedale] Dal tono di voce si evince che la sicurezza è proprio quello che manca alla ragazza ma almeno è su un argomento di bassa importanza <Probabilmente erano di qualche vittima o di qualcuno che non serviva più oppure...> pensa a un piccolo particolare di quella sera, rivede Amelia ma si ricorda una cosa ben precisa, i suoi occhi assenti e quella benda posta su di essi <...perchè Amelia portava una benda sugli occhi? Era cieca anche lei o i tuoi occhi...sono i suoi?> essendo una bestia probabilmente avrebbe fatto affidamento sull'olfatto e sugli altri sensi essendo essi molto più sviluppati del normali ma non può saperlo con certezza, non può dirlo finché non ottiene una risposta e spera di non aver detto la verità. Se così fosse Sayuri ne soffrirebbe molto e tanto, forse più di quanto soffre adesso. Continua senza sosta a offrirle il suo aiuto, è in una specie di debito con lei, le ha "ucciso la madre" anche se gli eventi hanno preso una piega diversa all'ultimo. Akendo ha impedito quel sacrificio, si è preso la bestia con se <Ma non sei come loro> gli basta dire questo per rispondere a tutte quelle domande. Non è come loro e se è tanto arrabbiata con questo Zetsubo, se questo Zetsubo ha spodestato Amelia dal suo trono, vuole dire che la caccia attuale è ben peggiore di quella che sarebbe dovuta essere originariamente. Va avanti con le proprie domande, ha bisogno di sapere, ha bisogno di avere risposte per risolvere questo grande mistero che si sta abbattendo su Kusa e, probabilmente, su tutta quanta l'alleanza ninja. Non sa se abbiano attaccato anche altrove, non si è informato ma avere una piaga del genere a Kusa impedirebbe alla Masayoshi di compiere il suo destino. La caccia non vuole niente e mai ha voluto niente. Quella risposta non lo convince, si ritrova pieno di dubbi e pieno di domanda ma l'ha tartassata troppo, ha chiesto tanto per un solo pomeriggio <Distruzione, da come ha ridotto Kusa, il suo obiettivo dev'essere la distruzione> l'accademia, l'ospedale e chissà quanti altri edifici hanno subito un attacco da parte dei cacciatori e da parte del loro capo. Un mezzo sorriso si forma sul volto del Jonin, un piccolo sorrisetto nell'osservare il viso della ragazza e nel sentire il di lei dire. Fare finta di niente, un buon modo metodo per non parlare più di un argomento. Domande su domande vengono fatte riguardante i borsoni che si porta dietro e cosa dovrebbe fare? Rispondere? Aspettare? Temporeggiare? Apre la bocca, sta per fare uscire il fiato, l'aria dai polmoni ma si ferma per sentire la sua successiva frase. Serra le labbra all'improvviso ritrovandosi a riflettere su quella questione. Li avrebbe messi in pericoli? Avrebbe messo in pericolo Kouki e Fumiko? No, ne hanno già subite tante, non vuole che abbiano altri problemi <Non metterei in pericolo nessuno> fa ben attenzione a non far capire a chi siano indirizzate quelle borse <Se vuoi sapere per chi sono queste, conoscimi> è tutto circolare, automaticamente ritornano al primo punto del discorso, lei non lo conosce e se vuole sapere di più deve cominciare a farlo. Infine la sua proposta, ospitarla per tutta la durata della sua istruzione. Dopo che l'ha separata dalla madre non può permettere che viva in quelle condizioni e deve fare di tutto per darle una vita degna, almeno fin quando non è in grado di provvedere a se stessa <Se avessi voluto sorvegliarti non ti avrei proposto niente, sarebbe stato meno sospetto e senza nemmeno accorgertene ti saresti trovata pedinata> ma non lo conosce <E' vero, non mi conosci ma non sei qui per questo? Per conoscere i ninja più famosi di Kusa?> ripete le sue stesse parole, lei è li per la conoscenza e lui gliela sta offrendo, almeno ci sta provando <Abbiamo tutto e se è quello che vuoi, va bene ma perderesti un'opportunità>. [Chk on][Armatura pesante equip][Samehada equip][Katana equip]

18:48 Sayuri:
  [Esterno ospedale] Di chi fossero prima in realtà non sembrerebbe interessarle più di tanto e lo dimostra andando a continuare la prima frase dell’Oboro, prima ancora di ripensare alla benda di Amelia. <O di un traditore, di un passante, di un malato. Potrebbero essere di chiunque e quel chiunque potrebbe essere morto o ancora vivo e nelle mani di colui che mi ha fatto questo. Il mondo è pieno di possibilità e ha ben poche certezze> quello che è accaduto al tizio non gliene importa, le da solo fastidio di averli ricevuti senza alcuna meritocrazia. Poi parla di Amelia, ma, per fortuna, parla senza conoscere. <Amelia non era cieca, è stata trasformata in una bestia> ammette sospirando, il discorso è più complesso di quanto non sembri, e spiegarlo all’altro, partendo dal presupposto che lei non ne conosce i dettagli, potrebbe essere difficile. <Quella benda era come un collare, non le impediva nemmeno la vista più di tanto…ma la teneva decisamente più calma di quanto non lo fosse senza…non capisco perché non gli è stata rimosa prima del combattimento> anzi si, lo capisce perfettamente, per lasciarla morire, ma non lo starà di certo a pronunciare ad alta voce. Il motivo lo immagina bene, ma anche quello al momento resterà un segreto. Al “non sei come loro” si ritroverebbe a sorridere a quella affermazione. Sembra dolce, quasi felice di aver ricevuto quelle parole, ma la realtà è che la stanno divertendo e non poco. Lei è esattamente come loro, loro odiano Zetsubo quanto lei. Lei è e rimarrà per sempre una cacciatrice, l’unico che ormai non lo è più è Zetsubo stesso. Poi lo sente, affermare una sentenza in maniera del tutto casuale, dando uno scopo alla caccia, uno scopo orrendo che non ha nulla a che fare con il suo gruppo, che lo mette in cattiva luce e lo fa sembrare una specie di organizzazione terroristica. Sembrerebbe essere pronta a difenderli, discude le labbra come per parlare, ma le richiude poco dopo senza emettere un verso, andando a sorridere evidentemente interessata alla svolta che stanno prendendo gli eventi. <Se quello è il loro obbiettivo, e potrebbe anche essere, è solo colpa di Zetsubo. Non siamo nati ieri, non è una cosa uscita fuori da poco, eppure non siamo mai esistiti per voi. Non abbiamo mai fatto del male a nessuno, ma fra le nostre fila ci sono bestie immonde come Amelia…capisci cosa intendo con “Non vuole nulla”? Se avessimo voluto qualcosa, lo avremmo già preso per noi> ammette con estrema sicurezza, parlando a nome di tutti per esser sicura di proteggere quello che, per ora, sono nascosti nei villaggi, lontani dal generale e dalla sua corruzione. Però eccolo che si schiera in difesa di colui, o lei, che dovrebbe essere in ospedale in questo momento. Quella persona che, per via del discorso affrontato, non è decisamente lui, ma un secondo individuo non ben specificato dalle sue parole. <Come puoi dunque pretendere che io metta in pericolo i miei cari?> tutto questo per esser sicura che lui non faccia più domande sui membri della caccia che sono ancora dalla sua parte. La sua idea di sorveglianza non sembra andarle molto a genio, al punto che porta le mani avanti, letteralmente, per evitare di esser messa sotto osservazione in quel modo. <No, per l’amor del cielo no. Sono sicura di esser già nel mirino dei cacciatori…anche per questo> non so se si può dire che sta sfruttando il discorso a suo vantaggio, per evitare di esser chiusa in quella prigione conosciuta come l’abitazione di uno sconosciuto. <non posso andare a vivere a casa di un ninja del villaggio, così, di punto in bianco, ad un paio di settimane dal mio arrivo a Kusa. La caccia potrebbe iniziare a pensare male…> soprattutto chi la tiene sotto osservazione. <Possiamo riparlarne più avanti, se ci tieni così tanto ad ospitare un cacciatore fra le quattro mura di casa> ama definirsi in quel modo. [ch off]

19:13 Raido:
  [Esterno ospedale] Quegli occhi possono essere di chiunque, veramente di chiunque e come dice lei, ci sono tante possibilità ma pochissime certezze, uno dei maggiori difetti di questo mondo o uno dei suoi più grandi pregi, tutto dipende da come lo si guarda, quale visione si ha del mondo stesso. Ha fatto un'ipotesi, ne ha avanzata una e questa, ben presto, si rivela errata come non mai. Parla senza conoscere, è vero ma i dubbi sorgono, sorgono sul serio eppure la ragazza riesce a dissiparli con quelle poche e semplici parole <Probabilmente per impedire la sua fuga e fare in modo che continuasse a combattere fino all'ultimo> rende vivi i suoi pensieri, pronuncia quei pensieri ad alta voce portandoli alla luce perchè è giusto così tutto sommato. Lei non è come loro, non vuole distruggere tutto quanto o meglio, lei non è come Zetsubo, è ben diversa da lui e tanto gli basta per avere una sicurezza in più, gli basta per avere la certezza delle sue parole. Se dovesse scegliere, avrebbe scelto di aiutare lei e non sarebbe tornato indietro nelle proprie decisioni essendo questo uno primi insegnamenti da parte di Hotsuma, la prima cosa che gli ha detto quando lo ha preso come suo allievo <Infatti io parlavo di lui, quello è il suo obiettivo> non ha parlato della caccia, ha detto frasi al singolare riferite a un solo uomo ma gli viene da ridere. Sorride nel sentire quelle affermazioni, quelle parole, è tanto convinta della potenza di quella caccia, della potenza dei loro mostri <Sarei curioso di vederle queste bestie e affrontarle, potrebbe essere un buon modo per mettermi alla prova> è migliorato abbastanza nell'ultimo periodo e vuole capire fino a che punto riuscirebbe a spingersi. Quella domanda sulla sua famiglia viene capita, capisce perchè gliel'ha posta, una domanda giusta e concreta, corretta soprattutto <Non lo pretendo ma forse è l'unico modo per fermare Zetsubo e impedirgli di continuare con la sua opera di distruzione> tutto è finalizzato a quello, fermarlo, impedirgli di andare avanti con il suo piano, sempre se di piano si tratta. Ha molti dubbi in proposito, molte, troppe domande da fare ma ne ha davvero fatte troppe quest'oggi, deve darsi un contegno e una regolata <Infatti non l'ho attuata e se sei nel loro mirino, non hai paura di rimanere senza protezione?> da sola è difficile che possa uscirne viva, se Zetsubo la vuole morta, probabilmente lo è già <E cosa pensa la caccia? Un tradimento? Un cambio bandiera? Oppure percepirà una possibilità di vittoria nella tua scelta?> vincere contro quel mostro che li governa, questo è l'importante. Non l'ha convinta, non ancora per lo meno. Sorride a quelle parole, china leggermente il capo per guardare il suolo, pochi secondi passano prima che lo rialzi <Come desideri Sayuri Goryo ma ora devo andare, mi stanno aspettando> indicando l'ospedale con il capo. Fa un leggero inchino con il busto e con il capo stesso in direzione della ragazza in segno di rispetto <Ci vediamo> ultime parole prima di procedere verso l'ospedale, pronto per riportare Kouki e Fumiko a casa. [END]

19:40 Sayuri:
  [Esterno ospedale] Quelle parole le sembrano completamente sbagliate, soprattutto se pronunciate riferendosi ad una delle due torri di Zetsubo. <No, non si sarebbe mai potuta ritirare…non sarebbe mai scappata. Amelia dava sempre tutta se stessa in uno scontro, prima ancora di esser trasformata in quel mostro. Lo so!> non può dire di averlo visto, ma in molti glielo hanno raccontato. Sua madre era una specie di Mito per la caccia, quella che alcuni definivano il più potente dei generali, per questo la sua caduta ha generato un aria di scetticismo. La curiosità del ragazzo sulle bestie di Zetsubo la rende particolarmente preoccupata, al punto da farla crucciare. <Non dirlo a Zetsubo…i suoi cavalieri non sono dei cuccioli…> rabbrividisce all’idea. Ha visto quelle bestie e ha una paura tremenda di loro. Però se riuscisse a liberarsi di Zetsubo e prenderli dalla sua parte…beh…allora sarebbe una bella svolta. <Quell’uomo non è stupido. Chiunque sia in questo villaggio, ora, me compresa, non ha la più pallida idea di come trovarlo. Il generale della caccia non si fa vedere “a casa” da mesi> e poi si parla della sua protezione, del sentirsi minacciata dalla caccia in quanto nel loro mirino. <No no, mi sento più sicura invece, perché so chi mi segue, anzi possiamo dire che sono sicura che qualcuno mi stia seguendo anche se gli è stato detto di non farlo> quando i membri della tua famiglia sono un dito su per il … <Dipende da chi mi osserva….> rimane sul vago, come sempre, per poi accettare il suo saluto e ricambiarlo con un inchino, iniziando a muoversi per tornare a “casa” [END}

Mentre va a prendere Fumiko e Kouki in ospedale incontra Sayuri cominciando a parlare della caccia e del fatto di averle "ucciso" la madre.

Questa è la mia sesta per la settimana scorsa e la prima per Sayuri, sempre per la settimana scorsa