La vendetta è un piatto che va servito freddo
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Giocata del 03/09/2017 dalle 10:11 alle 16:39 nella chat "Luogo Sconosciuto"
[Magione - Stanza Raido] È mattina, una fresca e tranquilla mattina alla magione Oboro. Vi è silenzio per tutta casa, dato che gli abitanti ancora dormono, quindi Raido e il micino Kuro, il quale dopo essersi svegliato all’alba e aver corso per diversi parti della magione, ha deciso di ritornarsene a nanna. L’unica persona sveglia è la ragazzina Yakushi. Non dorme e non ha dormito, troppo presa dai suoi pensieri, dalle sue paure e di quello che potrebbe aver scatenato. L’insonnia ormai è diventata la sua seconda migliore amica, e non di rado vaga durante la notte come uno spettro per la magione. Non trova pace, e nemmeno risposta, alle parole che le sono state dette da Otsuki… se non trova lei una soluzione al suo male, presto o tardi diventerà un vero e proprio mostro. E allora che succederà? Sicuramente verrebbe uccisa, così come lei ha ucciso quegli abomini. Qualcuno fa esperimenti, e quel qualcuno non è Otsuki, o se ne sarebbe vantato, e soprattutto non userebbe lei come cavia con tanta curiosità scientifica. Certo ha ricevuto delle importanti informazioni anche, ma a che prezzo? Se non gli porta la testa di suo padre, tutte le persone alle quali lei è affezionata moriranno. Gran bella roba. Deve assolutamente parlarne con suo padre, ma anche per quello ha molte paure per come potrebbe reagire. Indossa una semplice canotta viola, nessuna stampa su di essa se non i suoi simboli del clan Yakushi, uno all’altezza del cuore e l’altro dietro alla schiena. Spalline sottili, abbastanza lunga da arrivarle e circa metà coscia cadendole morbida lungo i fianchi appena accennati. Al di sotto di essa, comunque, porta dei pantaloncini in tessuto neri, non stretti e abbastanza comodi e freschi. Scalza, come suo solito a casa, e senza fasciature, così da mettere in evidenza il suo corpo completamente martoriato da cicatrici e bruciature. Il chakra dovrebbe essere già impastato da ore, libero di scorrere all’interno del suo corpo. Non porta armi con sé, perché dovrebbe? O forse si? I lunghi capelli neri e lisci sono tenuti sciolti per tutta la lunghezza della sua schiena fino ad oltre il sedere. Leggermente sfatti, non pettinati, e alcune ciocche le ricadono sul viso pallido dandole un’aria ancora più spettrale. Espressione seria, o meglio neutra, quasi vuota, mentre con i suoi occhi gialli fisserebbe suo padre ancora addormentato nel letto. Di fatti la ragazzina si ritroverebbe in piedi, immobile, al lato del letto di Raido, intento a fissarlo. Potrebbe provare ad ucciderlo ora, e se ci riuscisse chi mai darebbe la colpa ad una semplice Chunin? Non si muove, ancora non dice nulla… semplicemente lo fissa, forse sperando che si svegli con la forza del pensiero, o forse semplicemente sta solo valutando cosa sia meglio fare. [Chakra On] [Stanza da letto] Il tempo all'esterno della magione è finalmente cambiato, non vi è più il sole a irrompere nelle case bensì il fresco, un fresco che presagisce l'arrivo dell'autunno. L'estate sta finendo finalmente, sta scomparendo e non avrebbe potuto chiedere niente di meglio al momento, una giornata fresca, una domenica fresca per il suo giorno di riposo. Oggi non deve andare da nessuna parte, ne alla fucina, ne al palazzo del governo, non ha missioni da svolgere e non deve andare a Konoha. Una giornata completamente dedita al riposo insieme alla sua bambina, alla sua figlioletta. Ha ricercato una giornata come questa da tanto tempo e, ora, è finalmente arrivata. Si ritrova nel letto, dorme sonni tranquilli senza rendersi conto cosa sta succedendo all'esterno, della presenza di Kouki e dei suoi pensieri. Non ha in mente niente se non dormire come un ghiro fino a tardi. Indosso non ha praticamente niente se non un paio di pantaloni della tuta per coprire il proprio intimo e, per la prima volta dall'inizio dell'estate, si ritrova sotto le coperte con il lenzuolo che giunge fino al collo dandogli quella giusta quantità di calore per riscaldarlo e farlo dormire meglio di chiunque altro. Il capo è poggiato sul bianco cuscino mentre i capelli sono abbastanza scompigliati anche se stranamente in ordine. Gli occhi chiusi mentre russa, poco ma lo fa e non ha pensieri, non ha alcun pensiero per la testa, è tranquillo, rilassato come non mai, felice per giunta. Si muove leggermente nel letto, si volta andando a portare il viso in direzione della Yakushi, un braccio fuoriesce dalle lenzuola, lo porta all'esterno come quasi a voler toccare la ragazzina anche se dorme ancora profondamente. Sogna, sogna la sua vita, sogna una vita agiata e pacifica con Kouki oramai grande, cresciuta e formata, una vera donna, sogna di avere i suoi nipotini che gli gironzola intorno mentre è su una sedia a leggere un libro, sogna di vivere tutti quanti in quella magione felicemente e spensieratamente. E' il suo sogno da quando è nato e quasi tutte le notti lo fa, lo realizza nella sua testa <Kouki> parla nel sonno, le parole escono da sola senza che lui lo sappia ma è proprio la chunin che può sentire ogni singola cosa <Bambina mia> ancora parla, parla mentre si volta dando le spalle alla ragazzina. Il volto viene rivolto verso la parete all'altro capo della stanza e ora Kouki si ritrova ad avere suo padre di spalle, indifeso, dormiente e per giunta senza la guardia alta. In quella casa non ha motivo di preoccuparsi di niente, perchè dovrebbe? Perchè deve temere possibili attacchi? E' sicuro che la sua famiglia non gli farebbe mai del male, nessuno di loro oserebbe farlo soffrire tanto in questo modo. [Chk on] [Magione - Stanza Raido] Lo sguardo rimane fisso sulla figura di suo padre, mentre l’espressione ora si fa indecisa. Titubante e confusa, dovrebbe svegliarlo, oppure no? Dovrebbe parlargli o seguire quanto detto da Otsuki? E se quello scienziato fosse ad un livello troppo alto anche per suo padre? E se l’Oboro prenderà così male quelle sue notizie da cacciarla via? Mille dubbi, mille pensieri. L’altro non sembra però intenzionato a svegliarsi, anzi russa come un ghiro, almeno lievemente. Si rigira nel letto forse alla ricerca di una posizione comoda, o forse spinto solamente dai suoi sogni. Le mani lungo i fianchi vengono lentamente strette in piccoli pugni, mentre interiormente litiga su quanto dovrebbe fare. E se Raido si sbagliasse? Se lei stessa davvero non fosse altro che un mostro, un’assassina… ma non può rendere ascolto alle parole di Otsuki. Non dopo quello che le ha fatto e continua a farle. Il viso si rilassa dal nervosismo, diviene però preoccupato e triste. Gli occhi si chiudono per qualche secondo mentre il padre si gira nel sonno e si lascia sfuggire qualche parola. Poche e dolci parole prima di rigirarsi nuovamente sull’altro fianco e darle le spalle. Non può attendere oltre, deve parlargli… ci sono molte cose da risolvere e non sente la presenza pressante di Mirako, la quale, ne è sicurissima, deve essere parecchio abbattuta. Ha sentito la sua Voce durante la notte, lievi sussurri carichi di rabbia e tristezza, giurerebbe di averla sentita piangere nella propria testa, per poi urlare il suo disprezzo. Sta macchinando qualcosa, probabilmente, ma per il momento non sembra intenzionata a farsi sentire di più. Gli occhi vengono riaperti e un lieve sospiro lasciato sfuggire. <Papà?> cercherebbe di svegliare l’uomo, con un tono di voce forse un po’ troppo basso, di fatti si correggerebbe quasi subito ed andrebbe ad allungare un braccio verso di lui per appoggiare la mano destra sulla sua spalla. <Papà.> questa volta il tono è più alto, deciso, intenta a rompere quel sonno anche violentemente. Non c’è tempo per dormire, non se lo può permettere ora. Il viso si corruga, lascia da parte l’incertezza nella voce e ci riprova. <Papà, svegliati. È mattino e dobbiamo parlare.> la voce si alza di un altro tono, si fa più prepotenze, mentre la mano appoggiata alla spalla ora l’afferrerebbe per scuotere l’uomo con forza. Spera che non abbia il sonno troppo pesante, se no dovrà passare a saltargli sul letto o sul suo stesso corpo. No, non potrebbe mai fargli del male... Otsuki ha torto, ha torto marcio. [Chakra On] Quel sonno è così bello, delizioso, non vuole che finisca, non vuole farlo cessare per niente al mondo. Al diavolo i problemi e i guai del mondo esterno, vuole stare li, nel suo mondo, in pace con se stesso e con tutti quanti. Bello, bello restare nel letto a girarsi sotto le coperte, sente un gran calore che lo avvolge e lo coccola e consola. Perchè mai dovrebbe vegliarsi abbandonando quel momento? Non lo sa ma una forza esterna lo costringe a fare dei movimenti. Sente una voce chiamarlo papà e nel suo sogno vede una Kouki grande, una bellissima ragazza che si avvicina e lo chiama con quel nome e lui sorride, sorride felice nel vedere quella scena. La mano di Kouki lo tocca mentre lo chiama ancora con quel nome e il sorriso si fa più grande, più contento e felice. Il cuore aumenta il suo battito, vorrebbe alzarsi e abbracciarla e coccolarla vicino a se, tenersela stretta ma qualcosa lo scuote, lo desta dal suo sonno e ora la sente meglio, sente quella voce chiamarlo papà, dirgli che è mattino e che devono parlare. Cosa c'è di peggio che parlare appena svegli? Niente, questo è il male fatto e finito, parlare appena aperti gli occhi. Mugola mentre lenta alza le sopracciglia, lo sguardo è sfocato, vede praticamente niente se non il blu della sua stanza mentre delle mani lo percuotono, lo agitano rendendogli la permanenza nel letto a dir poco impossibile. Si muove, si volta vero Kouki con gli occhi ancora mezzi chiusi <Che c'è...?> il tono di voce è basso, supplicante quasi, vuole essere lasciato ma appena apre di più gli occhi vede un'espressione con un misto di rabbia e il tono si fa più alto <Kouki...> ancora il tono è basso, deve alzarsi e, all'improvviso allunga le braccia sopra di se, le stende in alto stirandole, tirando tutto quanto il corpo per poi scoprirsi, toglie il lenzuolo mostrando tutto quanto il fisico. Sbadiglia, il sonno prepotente anche se ha sentito tutte le parole della ragazzina <Torno subito> si alza dal letto, gli occhi mezzi chiusi, cammina per la stanza avvicinandosi alla porta del bagno la quale verrebbe aperta permettendone il suo ingresso. Si lava la faccia, la sciacqua per svegliarsi completamente, si lava i denti per togliere quell'alito fetente che si ritrova e si da una pettinata ai capelli, non vuole sembrare un pazzo, ha bisogno di una sistemata. Passa li dentro qualche minuto abbondante per poi uscire, più sveglio di prima sicuramente. Si incammina verso il letto, sbadiglia ancora ma si siede davanti a sua figlia guardandola con ancora il sonno negli occhi <Cosa succede?> è visibile il fatto che è ancora intontito <E' successo qualcosa? Stavo sognando te cresciuta e i tuoi figli in casa...era un sogno bellissimo> sorride nel raccontarlo, sembra uno di quei vecchi che pieni di ricordi e malinconia. [Chk on] [Magione - Stanza Raido] È vero, parlare di prima mattina non è mai bello, soprattutto se viene detto da qualcuno che ha il viso preoccupato e serio, tanto da far sembrare la cosa piuttosto importante. Suo padre si muove, mugola, ma lei non smette di scuoterlo e non lo farà fino a quando non apre gli occhi. Era indecisa sul svegliare, se aspettare che si svegliasse da solo o imporre la propria presenza a quest’ora del mattino… che poi non dovrebbe essere nemmeno tanto presto, forse, crede. Alla fine ha optato per svegliarlo in questo preciso istante, di strapparlo ai suoi meravigliosi sogni… non nega di averlo fatto anche per una leggera ripicca. Insomma, lei non dorme, è insonne e quando dorme ha gli incubi, invidia un po’ quel suo papà tanto rilassato. Finalmente sembra svegliarsi, lo sente sbiascicare con la voce ancora intrisa di sonno, e a quella semplice e prima domanda, la Yakushi andrebbe a rispondere con altrettanta semplicità. <Dobbiamo parlare.> ribadisce, con tono fermo e sicuro, senza pietà pover’uomo. Non lo lascerà dormire, non ora che finalmente è riuscita a prendere il coraggio necessario per potergli parlare. Apre gli occhi e lei lì, che lo fissa con quella sua espressione seria e concentrata, corrugata. Viene riconosciuta e lei non dice nulla, immobile toglierebbe solo la mano dalla sua spalla per riportarsi in una posizione eretta accanto a quel letto. Un po’ le dispiace nel vederlo così, probabilmente ci sono altri modi e altri momenti più opportuni, ma lei non è pratica di queste cose ed agisce senza pensare alle conseguenze. E si è visto. L’uomo si alza e si prende del tempo per andare a darsi una sistematina in bagno, mentre la ragazzina rimarrebbe sempre ferma lì, in quella posizione, voltandosi e girando il corpo solo per seguire i movimenti dell’uomo. Tace, nel più totale silenzio… e in quel momenti di nulla inizia a salirle una certa ansia dallo stomaco. Come potrebbe reagire? Ha paura, e l’espressione ora si fa più preoccupata che altro, lasciandosi andare alla paura, abbassando il viso verso il pavimento. Osserva i suoi piedi nudi, immaginando di poter osservare le bruciature che vi sono sotto le piante dei suoi piedi. Si perde nei suoi pensieri, isolandosi, immaginandosi momenti totalmente diversi… ma si deve riscuotere quando suo padre torna dal bagno e si siede sul letto, di fronte a lei, e la giovane deve alzare lo sguardo abbattuto per osservarlo negli occhi stanchi. Si, decisamente le dispiace per averlo strappato a quel sogno. <Mi dispiace. Ma non potevo aspettare ancora.> ammette sinceramente, andando a portare le mani ad unirsi, pur tenendo le braccia tese e adese al corpo, così da iniziare a tormentarsi le dita dal nervosismo. Di nuovo il viso viene abbassato, si focalizza sulle ginocchia dell’uomo, come se fosse più semplice parlare senza guardare la sua espressione. E di fatti è così. <Ho… combinato un guaio.> forse dovrebbe imparare anche a come dare le notizie. Sussurra, borbotta impacciata e colpevole fino al midollo, mentre proverebbe ad aggiungere qualcosa che sa che farà arrabbiare suo padre. <Sono andata da Otsuki, volevo solo fargli delle domande, ma la situazione è… forse degenerata troppo.> non dice altro, è fin troppo agitata e il fiato le muore in gola, mentre il battito accelerato del cuore le impedisce di profir altre parole. Dritta al punto, senza mezzi termini. [Chakra On] Lo ha capito, devono parlare ed è qualcosa di importante, molto importante vista la serietà della ragazza. Non è solito affrontare questo tipo di argomenti a prima mattina, solitamente aspetta delle ore un po' più beate per trattare cose importanti ma ha fretta e vuole parlare a tutti i costi. Non gli dispiace di certo ma serve il tempo necessario per farlo riprendere e fargli capire almeno chi è altrimenti è di poco aiuto. Quel tempo se lo prende con molta calma in bagno, si lava, si sciacqua togliendosi la maggior parte del sonno di dosso, cerca di ritornare il Raido di un tempo, quello sempre sveglio e vigile..non è un grande spettacolo quando è addormentato o mezzo rintontito ma lei è sua figlia e avrebbe dovuto vedere suo padre così fino a quando non si sarebbe sposata. Si risiede sul letto andando ad osservarla con curiosità, nota il suo viso, nota la paura e la preoccupazione nei suoi occhi ma non dice niente, non fa niente, non muove nemmeno un muscolo lasciando che sia lei a parlare e ad esprimere ogni sua preoccupazione in modo completo e senza interruzione alcuna. Il nervoso di lei comincia a essere contagioso per molti versi, non gli piace quell'aria che sta andando a crearsi, non gli piace tutta quella situazione e poi ode la frase, quel suo primo dire che lo fa svegliare completamente mettendolo sull'attenti e facendogli capire che le cose si stanno facendo ben più serie di quanto avrebbe potuto immaginare <Un guaio? Di che tipo?> domanda lecita, non gli ha detto praticamente niente e ha bisogno di sapere se vuole essere di aiuto. Vede come non alza lo sguardo ma preferisce tenerlo basso. Fastidio, prova un'enorme fastidio quando non viene guardato negli occhi, quando tutti quanti abbassano il capo. E' sinonimo di paura, sinonimo di poco coraggio e sa che sua figlia non è così, sa che lei è forte e ne ha tanto di coraggio, più di quanto si possa immaginare ma è la sua ultima frase che ne scatena la rabbia. E' arrabbiato, si sta ancora arrabbiando e sapere che le cose sono degenerate con lui lo mette in agitazione. Cosa ha fatto quello scienziato? Cosa ha solo osato fare alla sua bambina. Gli occhi sono fissi su di lei, non distoglie lo sguardo <Sai che non volevo tu lo rivedessi> le ricorda questo piccolo particolare, il tono è abbastanza freddo ma si sente una nota di agitazione nella voce <Cosa è successo Kouki? Cosa è successo?> chiede con fermezza pronunciandone addirittura il nome, vuole sapere tutto quanto ora, vuole sapere ogni cosa. Non può più temporeggiare la ragazza, non può più fare l'indifesa ora ma il fatto che mantiene lo sguardo basso lo innervosisce <E guardami in faccia se devi parlare> ora è severo, ora è arrabbiato sul serio ma non con lei, bensì per quello che ha detto. Sapere che le cose sono degenerate proprio con Otsuki. Attende che alzi il viso per poi continuare <Ti ha attaccato? Ti ha picchiata o peggio? Cosa ha fatto?> stringe la destra, il pugno va a formarsi completamente ansioso di sapere tutto. [Chk on] [Magione - Stanza Raido] Quanto diversa appare tra le mura domestiche o anche semplicemente fuori dal contesto ninja. Piccola e fragile, non sembrerebbe nemmeno una Chunin, così distante dalla figura della Yakushi che si vede in missione. È semplicemente stanca di tutto quello che sta succedendo, del poco sonno, gli incubi, le poche risposte e stanca di quello scienziato. Non ha voglia di affrontare altri sentimenti, e ancora una volta si ritrova a desiderare di tornare ai vecchi tempi, quando riusciva a non provare nulla. Niente paura, niente ansia, niente panico. Se così fosse, ora potrebbe parlare di quanto successo senza sentirsene coinvolta. Alzare lo sguardo e guardare quell’uomo negli occhi senza temere la sua rabbia. Preferisce di gran lunga isolarsi ed osservare le proprie dita nervose, intervallando al proprio sguardo le ginocchia del padre. Tutto si è fatto fin troppo difficile per lei, anche se sono situazioni assolutamente normali. Inizia a parlare, rispondendo quindi alle prime parole di Raido, dando una spiegazione al tipo di guaio nel quale si è cacciata. Sa che non gli fa piacere, lo sa benissimo, ma ha voluto comunque fare di testa sua, e infatti ecco che l’uomo va a ribadirlo. Non risponde a quella frase, semplicemente ha ragione, lo sapeva che lui non voleva che lei lo vedesse più. <Mi servivano delle risposte e un aiuto.> nonostante il senso di colpa che l’attanaglia lo stomaco, non può trattenere un moto di fastidio nella voce, stizzita nel rispondere a quelle parole del padre, mentre inizia a sentire un moto di rabbia. Ripete quelle domande e lei ancora sta cercando di rimettere ordine nella propria testa per poter raccontare tutto con un ordine preciso. Ma è logico che suo padre le metta fretta, più che comprensibile dopo quanto lei gli ha detto. Sente quel tono severo, quell’ordine, e lei solleva lo sguardo puntando i suoi occhi gialli in quelli dell’albino. L’espressione è un misto tra i sensi di colpa e la rabbia. Tra la tristezza e il fastidio. I pugni vengono stretti e una sorta di risentimento si fa strada nel suo animo mentre accosta suo padre ad Otsuki. Lei non sopporta invece quel tono severo, quegli ordini che le vanno dati, essere costretta a fare qualcosa che non si sente di fare. E lo guarda suo padre, ma con una rabbia crescente, mentre sotto pelle, nelle vene, scorre l’infezione che porta anomalie al suo cervello. <Gli ho chiesto informazioni su di me ancora una volta. Dove si trova il laboratorio a Oto dove sono stata creata, informazioni sul materiale genetico femminile che è stato usato per il progetto. Dato che andiamo a Oto, volevo sapere queste cose per poterle cercare, per poter vedere e cercare di ricordare tutto e sapere tutto di me. È un mio diritto e non c’è alcuna ragione per impedirmelo.> sentenzia con un tono di voce freddo e tagliente, mentre la rabbia verso quello scienziato si fa sempre più forte. <Mi ha detto tutto, ma in cambio vuole che in una settimana io gli porti la tua testa. E se non lo faccio ucciderà tutte quelle persone alle quali voglio bene.> il cuore batte, veloce, soffre, sente il senso di colpa stringerle i polmoni fino a non farla respirare. Prevede già la ramanzina, la rabbia, tutto quanto contro di lei, per essere stata molto e parecchio ingenua. <La mamma, Nahira, quel disagiato di Hiroki. E io che ero riuscita ad incontrare Shade, ora la devo allontanare per evitare di legarmi a lei.> ammette in un profondo respiro carico di frustrazione e rabbia. Perché quello scienziato sa tutto di lei, non ha mai smesso di tenerla d’occhio. <Si, ho sbagliato, e non serve ricordarmelo. Ma non voglio fare nulla del genere, e nemmeno voglio che muoiano altre persone. Quindi bisogna ucciderlo, anzi. Lo vorrei fermare, far sparire ed intrappolare da qualche parte per poterlo torturare lentamente e poi ucciderlo.> è l’unica soluzione che le viene in mente e lo sibila con tutto il veleno che ha in corpo nel ricordare come tanto non le sarebbe di aiuto in alcun modo, di come non voglia aiutarla. <Potrei usarlo per fare pratica.> per cosa, non si sa, ma ha il dente avvelenato e si sente ora più che mai il suo desiderio di vendetta. C’è dell’altro ovviamente, c’è anche tutta la parte del suo male e di quello che gli ha detto, e arriverà, solo che forse dovrebbe dare a suo padre le notizie una alla volta. [Chakra On] Finalmente qualcosa in lei si smuove e il primo sentimento che vede è la rabbia e la frustrazione, tutto questo, un miscuglio che non può portare alcun beneficio alla conversazione ma, così come lei, anche lui inizia ad arrabbiarsi. Non gli piace tutto quello che sta succedendo, specialmente ora che è di prima mattina. Ha appena aperto gli occhi e si ritrova già a dover risolvere un problema immenso come quello di Otsuki. Odia quello scienziato per ciò che ha fatto alla sua bambina, lo odia profondamente e quante volte ha immaginato di ucciderlo, di mettere fine alla sua vita togliendolo di mezzo. Non lo ha fatto solo per non avere guai con il clan Yakushi e con la stessa Kunimitsu. Non ha chissà che rapporto con quella donna, l'ha vista un paio di volte e ci ha parlato talmente poco che non sa nemmeno che tipo di donna sia; sa solo che è molto potente ed è qualcuno da temere assolutamente, forse anche più potente di lui. Non vuole che lei lo riveda, non lo tollera eppure quella risposta stizzita lo fa innervosire, lo rende molto nervoso e continuare quella conversazione diviene molto difficile, più del normale <Certo e io così muoio di preoccupazione per te> ecco perchè si arrabbia in primo luogo, si preoccupa per lei, è dannatamente preoccupato per sua figlia ma questo, lei, non sembra capirlo o forse fa solo finta di non capire, non lo sa, non ne ha idea e forse non vuole nemmeno saperlo. La osserva, le pone quelle altre domande in maniera frettolosa cercando di avere più risposte possibili, sapere tutto quanto per filo e per segno, arrivare al nocciolo della questione. Le ordina di alzare la testa, di guardarlo negli occhi quando parla. E' una cosa sua che probabilmente le avrebbe spiegato un giorno ma ora è la rabbia che lo fa parlare, rabbia che aspetta solo di essere sfogata. Attende, pochi attimi, pochi secondi e poi il discorso comincia. Le prime parole e frasi le capisce, capisce il suo desiderio di conoscenza, di apprendere del proprio passato e della propria creazione. La capisce, capisce la sua sete di conoscenza. Resta in silenzio aspettando che quel suo primo dire finisce, nota la freddezza nella voce, il modo in cui cerca di distaccarsi <E' vero, è un tuo diritto ma hai mai pensato che forse c'era un altro modo? Hai mai pensato che, forse, il tuo capo clan avrebbe potuto darti delle informazioni? Hai mai pensato che, magari, Kunimitsu sapesse ogni cosa di te e avrebbe potuto aiutarti?> altre domande vengono poste alla ragazze, domande che gli sono arrivate quasi spontanee. Kunimitsu è il capo clan degli Yakushi e non c'è niente, all'interno del clan, che si muova senza che il suddetto capo lo sappia. Sono piccole cose dettate dall'esperienza, è vero, ma avrebbe potuto chiedere un consiglio a lui. Anche questo lo fa arrabbiare, non essere stato preso minimamente in considerazione per una cosa tanto importante. Le notizie peggiori, però, giungono più tardi, solo successivamente e non sono ciò che si sarebbe aspettato. La bocca si apre lentamente, non crede alle proprie orecchie. Quel mostro vuole la sua testa in cambio o avrebbe ucciso tutti coloro a cui lei vuole bene. Stringe il pugno con ancora più forza e vigore. Perchè tutto questo? Cosa cerca di dimostrare in questo modo? Domande, domande e ancora domande affollano la mente del Jonin e la rabbia cresce, cresce costantemente <Perchè mi vuole morto?> ha bisogno di sapere, ha bisogno di capire questo particolare che non gli torna <Non devi allontanare nessuno> non le avrebbe permesso di rimanere sola, non le avrebbe permesso di essere infelice. Ascolta ancora il suo dire, la sua decisione. Ucciderlo, torturarlo, farlo scomparire ma la cosa più sensata che ha detto è sapere che non vuole fare del male a lui e non vuole fare niente che possa farla soffrir. Deglutisce, a fatica ma lo fa <Amore...siediti vicino a me, per favore> la vuole vicina e il tono con cui lo dice è dolce, stranamente dolce, come se la rabbia fosse passata all'improvviso e tutto quanto fosse scomparso. Se l'avesse fatto avrebbe fatto passare il braccio intorno a lei per poi abbracciarla stringerla contro di se <Mi dispiace> gli dispiace di tutto questo, di tutto quello che sta patendo in questi giorni <Quello scienziato non farà a niente a nessuno e ti prometto...> la rabbia si fa viva, torna nuovamente a farsi sentire. Il chakra inizia ad agitarsi, la ragazza potrebbe sentirlo anche fuori dal corpo del Jonin, il chakra agitato pronto a entrare in azione <...ti prometto che la sua testa verrà affissa al centro di Kusa> ha preso la sua decisione, vuole ammazzarlo, vuole farlo fuori <Ti ha detto altro?> chiede ancora, cerca di capire di più. [Chk on] [Magione - Stanza Raido] Suo padre si preoccupa, e molto anche. La colpa è solo della giovane e lei stessa potrebbe riconoscerlo se non fosse così occupata a pensare a se stessa. Troppo abituata a vedersela da sola, troppo presa nel suo mondo, in se stessa. È passato del tempo da quando ha iniziato a cambiare, eppure ci sono molte cose che ancora deve comprendere per bene. Ha fatto un errore, come sua madre prima di lei. Ha preso una decisione senza prima parlarne con suo padre e solo ora sembra rendersene conto. Il viso impallidisce ancora di più, il sangue sembra smettere di scorrere, come se qualcuno glie lo abbia prosciugato nel giro di pochi secondi. Il cuore perde un battito, prende la rincorsa e inizia a battere furiosamente nel proprio petto. Un errore imperdonabile. <Scusa…> La testa gira, le fa male, sente già la paura delle conseguenze di quell’errore, di essere lasciata come è successo a sua madre… ma sua lei, che lui, le hanno ripetuto mille volte che non succederebbe. Che un rapporto fra padre e figlia è diverso. Questo sembra tranquillizzarla, ma solo in parte. Non sa a cosa rispondere a quelle altre parole che le vengono dette, un’altra possibile soluzione, un altro modo per chiedere e fare domande. Non ha pensato al capo clan, non ha pensato a Kunimitsu, alla Kage. Non le è nemmeno passato per l’anticamera del cervello. <Non ci ho pensato. Per me è molto più semplice andare da Otsuki, è il mio diretto creatore.> risponde con assoluta sincerità, dalla quale emerge quella sua incredibile ingenuità. Il viso stravolto dalla confusione, dal senso di colpa, la rabbia sembra scemare a quelle semplici parole, salvo poi tornare ancor più accesa di prima nel proprio sguardo. Ce l’ha con se stessa e nessun altro. Oltre a Otsuki ovviamente. <Forse perché magari lui sa comunque dei dettagli in più. O forse… non so… come ha detto lui, mi sento di appartenergli…> è una possibilità che non può ignorare. Lo sussurra con un filo di voce, come se inevitabilmente lei si sentisse attratta da quell’uomo. Le parole di quello scienziato sembrano sempre più forti e reali nella propria testa, ma potrebbero benissimo perdere di significato nel giro di pochi secondi. <Ho agito senza pensare, se sono andata da lui senza pensare ad altre alternative, forse è perché mi sento ancora legata a lui?> non lo sa, non può saperlo, e non riesce a darsi una risposta esaustiva. Sente la domanda di suo padre, e lei distoglie lo sguardo semplicemente per andare ad osservare il letto. Non c’è un perché, semplicemente ha bisogno di distaccarsi. <Perché stai rovinando il suo progetto. Stai rovinando me e mi hai portata via da lui.> alza le spalle, abbattuta, privata di ogni cosa, vuota. <Per questo forse ti ritiene pericoloso. Dice che tu non sei nulla per me, solo un essere umano. Che io devo farlo senza rimorso, perché sono un’assassina. Forse lo fa per farmi del male, per rendermi come vuole lui.> ci sono mille e più motivazioni, ma quelle le sembrano le più plausibili. Lo ascolta, in silenzio, e quando sente quel suo invito così dolce e tranquillizzante, la ragazzina sembra sollevarsi. Come se un enorme peso le fosse stato condonato. Si siede quindi sul letto, accanto al padre, accettando quel braccio e quel gesto affettuoso. Quel semplice gesto, quelle semplici parole, è come se ricaricassero di energie la Yakushi. <No. Voglio poterlo torturare, fargli male. Restituirgli tutti i favori… e solo dopo ucciderlo. Lo voglio fare con le mie mani.> ed è sicura che niente e nessuno le potrà andare contro, nemmeno la capo clan, non dopo quello che Otsuki stesso le ha detto. Comunque sia annuisce a quelle sue ultime parole. Si, le ha detto altro, hanno fatto altro. Di nuovo la rabbia e lei si irrigidisce. Il chakra del padre è avvertibile, si muove impetuoso e carico di rabbia, così come il corpo della ragazzina che emana le stesse sensazioni. Una rabbia verso un unico uomo. <Gli ho chiesto aiuto per il male che mi affligge. Ne ho parlato con la mamma e ha detto che non lo sa, chiederà in giro. Ne ho parlato con Hajime, il ragazzo che più odio al mondo perché siamo arrivati alla conclusione che tutto è nato da quel giorno nelle fogne.> e di nuovo torna la rabbia. Tanta rabbia che le va alla testa e le procura fitte incredibili, costringendola a strizzare gli occhi. <Anche lui sta male come me. E l’unica cosa che ci accomuna sono le fogne, quei mostri. Pensavo che fossero stati dei fumi tossici, oppure quando ci hanno morso. Così ho chiesto ad Otsuki di farmi delle analisi.> assottiglia lo sguardo ora che comincia a non vederci bene come prima, mentre sente tutto un vortice di dolore nel suo corpo. <E’ stato doloroso. È stato come morire in preda a delle convulsioni. Mi ha fatto male. Ma per lo meno lui mi ha dato delle risposte.> ed eccolo che torna, il risentimento, di come lui e solo lui sia riuscito a darle delle risposte sensate. <Sono infetta, questa cosa altera i miei stati emotivi perché si scatena con essi, ed è grave. Mi porterà a diventare un mostro, come quegli abomini, senza lucidità e senza più coscienza.> le mani si stringono così forte sulle ginocchia, da graffiarsi a sangue la pelle. <Ma lui non vuole aiutarmi, vuole lasciare che tutto faccia il suo corso per studiarmi e sfruttarmi per fare qualcosa di veramente pessimo.> non gli dice cosa, non rientra nelle sue priorità al momento, ma sicuramente resta presente nella sua memoria il piano di Otsuki di eliminare la kage di Oto. Il capo del clan. È disgustoso. <Così mi sono fatta dare il campione di sangue che mi ha preso. Cercherò qualcuno che possa aiutarmi a trovare una cura, qualcuno che non sia un medico, ma uno scienziato.> come gli ha detto Otsuki, i medici non potrebbero fare niente e lei si è convinta di ciò. <Se avessi la certezza di quanto tempo ho, lo farei io stessa. Mi studierei i libri necessari per avere le stesse competenze di Otsuki… genetica, la più contorta, per poter arrivare ad una soluzione. Scommetto che alla magione degli Yakushi ci potrebbero essere dei libri così.> gli studi di Otsuki, indubbiamente, non saranno stati quelli canonici di un normale medico, e lei vorrebbe arrivare a quei livelli per poter comprendere qualcosa. Certo, si parte da una base medica, ma forse poi si tratta di trovare e studiare nozioni poco morali e per questo non attraversate dal campo medico semplice. <Di tutto. Ma lui deve morire, ma non velocemente, non posso attendere oltre per avere la mia vendetta.> e deve anche soffrire, molto e lentamente. <Scommetto che Mirako ormai mi darà anche una mano in proposito.> ammette infine, in un sibilo, corrosa da tutto quello che più di negativo c’è in lei. Il viso intriso di rabbia, la voce immersa nel veleno. [Chakra On] Sa di avere ragione su molte cose, sa di non essere in torto rimproverandola, è sempre suo padre e la preoccupazione è qualcosa di normale per un genitore. Ha agito senza dirgli niente, ha fatto di testa sua e ora è lui stesso che muore di preoccupazione dentro di se. Vorrebbe alzare la voce a quello scusa ma non otterrebbe risultati, non servirebbe a niente andarle contro, ha capito il suo sbaglio e tanto gli basta. Non dice niente, non ribatte in alcun modo aspettando di sentire altro, di sentire cosa ancora ha da dire. Kunimitsu sicuramente è qualcuna che sa tutto quanto, sa ogni minima cosa di quello che accade all'intero del clan e di questo non può che esserne certo altrimenti non avrebbe alcun tipo di potere negli Yakushi, Ribatte su questo, lo fa presente alla ragazzina e come volevasi dimostrare, non ci ha pensato, ha preferito andare direttamente da Otsuki, il suo creatore. Nota come la rabbia torna a farsi viva in lei, una rabbia che la porta a dire qualcosa di agghiacciante e rimane a bocca aperta. Ancora legata a lui? Si sente ancora di sua proprietà? No, non è possibile e non deve essere possibile in alcun caso. Non vuole che abbia più controllo su di lei, non vuole che ci siano altri legami, lei è la sua bambina, la sua unica figlia e ragione di vita. Pensa a cosa risponderle, a cosa dirle in merito a questa questione, vorrebbe dirle tanto, vorrebbe dirle che non è vero ma la verità è che non lo sa nemmeno lui, non sa che pesci prendere in questo momento. Parlare con il cuore? Si e deve dire tutta quanta la verità <Forse. Lui è il tuo creatore e volente o nolente è stato colui che hai visto per i primi anni di vita e ti riesce più facile andare da lui perchè lo conosci> questa è la risposta più sensata che potrebbe darle senza stravolgere niente ma è anche una risposta molto dolorosa per se stesso perchè deve giustificare qualcosa che vuole distruggere <Non so se ti senti davvero legata a lui ma è qualcosa che mi spaventa, sentirtelo dire mi infonda una paura che nemmeno immagini...la paura di perderti, la paura che un giorno tu possa andartene via da me> ha paura di perdere sua figlia; il tono è un misto tra dolore e rabbia per tutto ciò. Non vuole perderla e avrebbe combattuto con tutte le sue forze, con tutte le sue energie pur di tenerla legata a se senza lasciarla scappare o andare via. Finalmente riceve qualche risposta in merito, risposte sul perchè Otsuki lo voglia così tanto morto. Gli ha tolto Kouki, l'ha strappata dalle sue grinfie e non potrebbe esserne più felice e fiero, non potrebbe goderne di più <E sono felice di averlo fatto, sono felice di averti tolta a lui> lo dice con uno strano sorrisino sul viso, un sorriso contento ma le successive parole riescono a privarlo di quel sorriso, di quella felicità, di tutto quanto. Otsuki riesce ad esercitare su di lei ancora una strana pressione, riesce a colpire punti precisi e lo fa arrabbiare, questo lo fa tremendamente arrabbiare <Non sono nulla per te...tu sei mia figlia, non di sangue ma lo sei comunque e sei la persona per cui morirei> e questo nessuno può contraddirlo, lo farebbe, darebbe la vita per lei <Non sei un assassina e gli farò rimangiare ogni singola parola> a suo di pugni ma specificarlo non occorre minimamente, è già abbastanza palese che lo vuole morto. Abbraccia la Yakushi, la stringe contro di se cercando di confortarla, di farle capire che nonostante la rabbia le vuole sempre bene, sempre e comunque e in quel momento percepisce il suo sentimento di vendetta, una vendetta che vuole sfogare. Da una parte è felice di sentirla parlare così ma dall'altro lato è preoccupato che questa sua inclinazione posa prendere il sopravvento su di lei non lasciandole scampo alcuno. Le brutte non finiscono qui. Ha chiesto altro, ha chiesto informazioni sui suoi mali, di ciò che le sta accadendo. Parla di Hajime, anche lui ha i suoi stessi dolori, sono accomunati da quell'esperienza nelle fogne, entrambi hanno sofferto in quel posto. Ascolta in silenzio, di come Otsuki le abbia fatto delle analisi, di come esse abbiano fatto male, le ha fatto male, un motivo in più per prendersi la sua testa e metterla su un palo al centro del villaggio come monito verso tutti quanti e la notizia peggiore arriva, la notizia che gli fa perdere la parola, il fiato e tutto ciò che ha. E' infetti e si tramuterà in quei mostri senza Dio...la sua bambina è malata, ha un morbo che la contagia e quello scienziato non ha voluto aiutarla, anzi, vuole studiarla per fare qualcosa di peggiore, sfruttarla a suo piacimento. Tutte quelle informazioni, medici, scienziati, tempo, sono troppo per lui e sente la testa scoppiare, la sente piena di informazioni e la rabbia sale ancora una volta, una rabbia cieca difficile da controllare giunti a questo punto. Cosa può fare? Cosa deve fare? Come si deve comportare? Non sa come aiutarla, non sa cosa fare per essere utile ma non vuole vederla morire, non vuole che la sua bambina perisca sotto i suoi occhi trasformandosi in un mostro. Delle lacrime scendono lungo il viso, lacrime che bagnano le guance, cadono lungo il mento giungendo sul petto nudo. E' triste, distrutto ma non fa un verso, non dice niente se non guardare in avanti staccandosi leggermente dalla Yakushi <Non avrai alcuna vendetta, non adesso> esordisce con questa frase, una frase sicura, certa e il tono è serio, deciso, non vi è insicurezza nel suo sguardo <Se ti serve uno scienziato useremo lo stesso Otsuki, lo obbligherò io ad aiutarti e a curarti> stringe i pugni mentre il sigillo sul collo comincia a brillare, la luce violetta va a risplendere nella stanza, il potere del sigillo è prossimo all'attivazione <Resterà in vita il tempo necessario per darti la cura e poi potrai fare di lui quello che vuoi> non ammette repliche su questo <Andrò a prenderlo> anche se prima deve passare da Kunimitsu, deve avere la sua benedizione e deve anche avere l'assicurazione che avrebbe avuto ripercussioni all'interno del clan Yakushi. Volta il capo a guardare la ragazzina, ne ricerca gli occhi <Tu non diventerai come quelle cose, te lo prometto sulla mia stessa vita> le lacrime smettono di scorrere, si asciugano lentamente lasciando i posto a una rabbia nera. [Chk on] [Magione - Stanza Raido] Non ha nulla da dire, nulla da aggiungere. Cosa potrebbe affermare per dimostrare a suo padre che ha capito il suo errore? Nulla. Forse lui ha già compreso, o forse no, ma lei al momento non saprebbe come reagire a quella situazione. Rimane quindi in assoluto silenzio, rimuginando sui propri pensieri e nascondendosi dietro la propria mente. Ascolta quelle parole, le prime molto vicine alla verità e le successive affermano tutta la sua paura nel perderla. <Non succederà. Gli ho ribadito più volte che tu sei importante per me. Che sei mio padre, la mia famiglia. Non gli ho certo detto che mai gli porterò la tua testa. Se no avrebbe fatto di peggio… anche se non mi sembra stupido da considerare questo.> ha fatto l’errore di sottovalutarlo già diverse volte. La discussione va avanti e suo padre sembrerebbe sollevato e felice della scelta che ha fatto… non si pente di averla strappata a quell’uomo, quindi può sentirsi al sicuro dal fatto che mai l’abbandonerà. <Ha detto che non sei nulla, ma non è vero. So che non l’ho dimostrato molto, ma tu sei la mia famiglia.> non lui, non Otsuki. Ma suo padre e sua madre. Nulla cambierà questo fatto. <Be, è anche vero che sono un’assassina.> non è una frase che stona su di lui, in fondo cose orribili ne ha fatte, nemici ne ha uccisi, basti pensare allo sterminio che hanno fatto lei e suo padre il giorno della sua promozione a Chunin. Insomma, un assassino toglie la vita, ed è quello che fanno. Sospira, rimane seduta, appoggiata a lui per tutto il tempo che l’uomo vorrà, per tutta la durata di quella discussione e quel racconto. Lei è infetta e non potrà cambiare questo stato del suo corpo, non ha nulla se non un campione di sangue e non ha speranze per il futuro, perché Otsuki glie le ha mandate in frantumi. Tuttavia le parole successive le fanno perdere il fiato per qualche secondo. Come sarebbe a dire niente vendetta? Le spetta. Ma rimane in silenzio ad ascoltare tutto quanto, la sua spiegazione e soluzione, sorridendo del fatto che poi potrà farne quello che vuole. <Qualsiasi cosa tu faccia, voglio esserci anche io. Se vai a prenderlo, voglio esserci anche io. Se vai a parlarci, anche. Anche se vorrei comunque fare delle ricerche alla biblioteca del clan, magari trovo comunque qualcosa di interessante, no?> glie lo chiede, questa volta ne parla prima con lui per sapere se sia almeno una buona idea. <Bisogna avvertire anche la capoclan, perché i progetti che ha in mente vanno contro di lei.> stringe i pugni, se la ricorda, l’ha vista una volta quando si è trattato di risvegliare l’innata a Hiroki. Gli occhi tornano sull’uomo, decisa e sicura di sé. <Forse dovrei avvisarla io, del resto è il mio capoclan. Anche se non ho prove, magari potrebbe non credermi, che dici?> riguarda lei, riguarda il suo clan e si deve prendere delle responsabilità. Ma come potrebbe fare? Mandarle una lettera? Cercarla? Possibile che magari non sia già a conoscenza di tutto? E se lo fosse allora perché Otsuki sarebbe ancora vivo? Ci sono troppi dubbi. C’è rabbia, molta rabbia sia da parte sua che da parte di suo padre… è come se entrambi si stessero lasciando coccolare da quell’emozione fin troppo forte. A quella promessa annuisce, stringe i pugni a quel mostruoso ricordo. <Farò di tutto per evitarlo.> non vuole trasformarsi, non vuole morire, non vuole e basta. <Ha fatto stare male anche Mirako. Non l’ho mai sentita così abbattuta, triste e rancorosa.> la voce sibila, carica di irritazione, come se la rabbia per quell’uomo si riferisse anche a quello che ha detto a quella che, tutto sommato, è come una gemella per lei. <Ma è una cosa positiva, almeno siamo definitivamente contro Otsuki.> tutti contro di lui, tutti trasportati dal medesimo sentimento di vendetta. Bisogna quindi decidere solo come agire riguardo a Kunimitsu e il resto. [Chakra On] Sentirla parlare in questo modo gli porta il cuore a pulsare con più forza, a battere sempre di più contro il proprio petto. Lui è la sua famiglia, è importante per lei e in quel momento l'istinto prende il sopravvento quasi, vorrebbe abbracciarla ancora più forte stringendola a se con forza e foga, farle sentire che è vicino a lei in qualsiasi momento. Purtroppo stanno affrontando un discorso serio, molto più serio di quanto sembri e non può lasciarsi andare troppo alle smancerie, deve trattenersi per avere la completa lucidità. Ode, poi, una frase che lo fa pensare e lo fa pensare parecchio. Ha promesso lui che avrebbe portato la testa dell'Oboro però, per tenerlo a bada probabilmente ma non è nemmeno così stupido da crederci per davvero <Probabilmente ha preso in considerazione che tu saresti l'unica in grado di prendermi di sorpresa e uccidermi> non avrebbe mai sospettato di lei e anche se lo avesse attaccato direttamente non avrebbe reagito, non l'avrebbe attaccata a sua volta, farle del male è troppo persino per lui e alzare le mani su sua figlia è qualcosa che mai gli ha sfiorato il cervello <Però non penso nemmeno io che sia così stupido da crederti, probabilmente sta già preparando qualcosa per fartela pagare e dobbiamo fare in fretta anche se sono sicuro che prima di quella settimana non avrebbe fatto niente o sarebbe passato dalla parte del torto> non possono perdere altro tempo a cincischiare, devono agire all'istante ma con le dovute accortezze, tutti e due devono prenderle se non vogliono cadere in qualche trappola improvvisata. Entrambi sono in preda alla rabbia, ragionano con quel sentimento ma anche se è arrabbiato, il Jonin, cerca comunque di ragionare lucidamente, di capire come fare nel migliore dei modi e tenere in vita lo scienziato è la cosa più sensata per aiutarla, è l'unico che può indagare e scoprire la verità sulla sua condizione <Tu verrai con me in ogni occasione, devi essere presente quando gli mostrerò cosa significa minacciare la mia famiglia> deve vedere suo padre arrabbiato, deve vederlo al massimo della sua potenza mentre riduce Otsuki a un vegetale <Si, fare ricerche fa sempre comodo e...> non fa in tempo a parlare che Kouki la precede, parla prima lei e questo lo solleva, ha capito la situazione <...si, parla con Kunimitsu di persona, convincila di quello che sta facendo Otsuki. Ti crederà, deve farlo altrimenti agiremo anche senza il suo consenso..quel mostro non può passarla liscia> non deve passarla liscia in nessun modo e sapere che ha fatto arrabbiare anche Mirako lo rincuora. Ora, tutti sono schierati contro di lui, tutti sono pronti ad ammazzarlo a sangue freddo o a farlo soffrire <Già ma agire ora non serve a molto> volta il capo verso la bimba, dovrebbe essere ancora al suo fianco, sul letto <Sei stanca, lo vedo dai tuoi occhi> il sigillo smette di illuminarsi, torna tranquillo <Devi dormire..vieni> cerca di prenderla in braccio e, se ci fosse riuscito, andrebbe a sdraiarsi sul letto con lei per poi poggiarla al proprio fianco, l'abbraccia, la tiene stretta <Dormi un po', mi ritroverai qui al tuo risveglio e parleremo su come agire> è una promessa che le fa, una promessa che ha intenzione di mantenere. [END] [Magione - Stanza Raido] Sono una famiglia, e lei mai e poi mai avrebbe potuto portare ad Otsuki la testa di suo padre. Perché lei lo considera tale, ci si è legata in maniera decisamente forte, e anche se la presenza e il pensiero di quello scienziato la fanno dubitare o l’attirano a lui, sa che l’unica persona a volerle davvero bene è suo padre. Lui e sua madre. Otsuki potrà dire quello che vuole, ma non la riavrà mai fin quando lei avrà vita, e sa che anche suo padre combatterà fino al suo massimo. Annuisce anche a quelle sue prime parole. <Si, me lo ha detto. Mi ha anche dato dei consigli su come pugnalarti al collo a tradimento.> rabbrividisce al solo pensiero, il tono carico di disprezzo. Non potrebbe, e con suo padre ora non servono scuse, non serve dire che è troppo debole o che potrebbe schivarla, semplicemente non vuole ucciderlo. <Già lo penso anche io. Dobbiamo stare attenti… dovremmo avvisare la mamma?> dovrebbe dirle di fare attenzione, di tenere gli occhi aperti? Riflette ci pensa, cerca di mettere da parte la rabbia per poter ragionare lucidamente, ma le è difficile, quasi impossibile. Semplicemente il suo cervello è stanco e non dorme da troppe ore. In seguito si sente decisamente sollevata nel sapere che lei sarà sempre presente… lei deve esserci, deve vedere, godersi lo spettacolo. Chiude gli occhi e le labbra si distendono in un lieve sorriso… la vendetta, non vede l’ora di gustarsela per bene. Ma nel frattempo dovrà fare ricerche, tornare alla magione, dirigersi nella biblioteca dove è già stata con Hiroki a fare ricerche… e cercare qualcosa di utile su quello che le sta accadendo. Fortunatamente anche suo padre è d’accordo sul contattare la capoclan, dovrà vederla di persona, parlarci e convincerla, anche se non le sembra una cosa molto facile… be, chiederà udienza. Annuisce, senza aggiungere altro, ma assumendo un’espressione stanca, sebbene decisa nelle sue convinzioni. Si lascerebbe andare contro il fiano dell’uomo ancora accanto a lui, lasciandosi sfuggire un sospiro. <Mi dispiace…> sussurra, rimarcando quel concetto, fino a quando non sentirà più quel peso sopra di lei, non smetterà di ripeterlo. <Sempre che io ci riesca a dormire.> mormora appena, mentre si lascerebbe prendere fra le braccia di suo padre, per poi distendersi entrambi sul letto. Rimane al suo fianco, si raggomitolerebbe contro di lui, contro il suo petto, andando a chiudere gli occhi stanchi. <Mi dispiace… sembra che non ne prendo giusta nessuna…> continua a mormorare, una frase che ha già sentito, però pronunciata proprio dalla bocca di suo padre. Non aggiunge altro, lasciandosi andare tra le braccia di suo padre e, si spera, in quelle di una dormita ristoratrice. [Chakra On][END]