The end?

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10:16 Kaori:
 L'operazione è andata a buon fine. Il tumore è stato rimosso, la massa eliminata dal suo corpo lasciando l'Oboro finalmente libero da quel male che stava andando a ucciderlo lentamente dall'interno. La cura non è terminata tuttavia: eliminare la fonte del male non vuol dire aver eliminato tutte le cellule cancerose. Quella massa ha sparso per tutto il corpo attraverso il sangue piccole parti di sé, piccole cellule nocive atte ad attaccare il sistema. Se non trattati quei piccoli resti potrebbero portare l'uomo a ritrovarsi con una nuova massa in corpo e per questo è bene che siano pronti ad un nuovo piano d'azione non appena Raido si sarà ripreso dall'intervento. Kaori si sente molto più leggera. Si è tolta dalle spalle un peso immenso che per giorni l'ha come fatta sentire schiacciata contro il suolo, incapace di respirare. Subito dopo l'operazione si è lasciata andare ad un urlo liberatorio dal tetto dell'ospedale e poi ad un lungo sonno ristoratore che l'ha aiutata a recuperare il sonno perduto nei giorni di preparazione all'intervento. Oggi sta molto meglio. Le occhiaie stanno regredendo, si sente in forze e si sta dirigendo nella stanza dell'albino per un giro di controllo. Indossa il camice bianco da medico e sotto di esso una semplice maglietta bianca che aderisce al busto ed un paio di pantaloni grigi che terminano in un paio di ciabatte ospedaliere. Nessuna arma con sé, nessuno strumento se non uno stetoscopio a penderle attorno al collo e la penna luminosa per controllare la vista del ragazzo nel taschino sul petto. Avanza lei fino alla porta della stanza 1480 e quindi bussa un paio di colpi prima di entrare. <Ehi> lo saluterebbe nel qual caso l'avesse trovato sveglio, muovendosi piano fino al letto, con aria bene o male pacata. <Sono venuta a controllarti. Come ti senti?> gli domanderebbe, sempre se fosse stato cosciente, afferrando dai piedi del letto la cartella che era stata poggiata lì. Ne andrebbe a sfogliare le pagine per controllare gli ultimi aggiornamenti. La temperatura durante la notte era stata nella norma, così come pressione sanguigna e saturazione. Tutto sembrava star andando per il meglio. [chakra: on]

10:31 Raido:
 Un altro giorno a Kusa, un altro in ospedale in attesa di essere liberato ma oggi si sente decisamente meglio, molto di più rispetto a ieri e al giorno dell'operazione stessa. Si sta riprendendo velocemente e riesce persino a respirare da solo senza aiuto di agenti esterni che gli inviino ossigeno extra. Non ha più i tubicini nel naso, i medici glieli hanno tolti questa mattina presto ma la flebo è ancora attaccata al braccio destro a pompare proteine e tutto ciò che serve per vivere. Il cuscino è rialzato, la schiena è poggiata su di esso, il braccio riesce a muoverlo lentamente, non fa molti sforzi. In viso porta il suo solito paio di occhiali da lettura, gli stessi che usa quando è da solo mentre con la sinistra regge un libro blu ovvero il seguito de "il paradiso della pomiciata", un libro che fa letteralmente schifo per lui ma è l'unico che riesce a farlo ridere abbastanza da tenerlo con la mente occupata senza pensare alla noia. Indossa il solito camice verde acqua che copre completamente il busto fino ad arrivare quasi alle ginocchia; sta sotto le coperte cercando di fare meno movimenti possibili anche perchè la spalla gli impedisce di fare tutto. I punti e la ferita fanno ancora abbastanza male. La stanza è la solita, letto, comodino sulla destra, tavolo poggiato contro il muro e messo davanti al letto, finestra aperta con tende blu scostate per far entrare aria all'interno della stanza. Tutto è tranquillo, almeno fin quando non ode una voce familiare entrare all'interno della stanza 1480 e gli occhi nell'immediato si portano sulla ragazza, sulla Hyuga, su Kaori. Un mezzo sorriso si forma sul di lui volto <Ehy> la voce è ancora un po' strozzata, fa fatica a parlare non essendo pienamente in forze, non può sfruttare il massimo del proprio corpo <Come se mi avessero preso a pugni senza sosta> un po' uno schifo in sostanza ma è normale dopo un'operazione del genere <Ma bene tutto sommato, stamattina mi hanno fatto qualche controllo preliminare> informa la ragazza di quello che è successo quella mattina presto <E tu? Sei riuscita a rilassare la tensione?> anche se addormentato, è riuscito a vedere nei suoi occhi la paura di sbagliare, di fare qualcosa di errato, qualcosa che avrebbe potuto compromettere tutto quanto ma, per fortuna, non è andata così e lui è ancora vivo e vegeto.

10:49 Kaori:
 Il ragazzo appare insolitamente tranquillo. Steso a letto a leggere un libro che Kaori non riconosce e con il suo paio di occhiali da lettura sul volto. Pare quasi rilassato, sereno, mentre una brezza leggera scosta le tendine della stanza circolando nella camera altresì troppo calda. Non crede di averlo mai visto così tranquillo e Kaori ritiene che parte di questa calma dipenda essenzialmente dalla mancanza di forze per poter far altro. Sorride quando lui le risponde e si ritrova ad annuire riponendo a posto la cartella medica appena controllata, alzando lo sguardo su di lui. <Sì, stiamo controllando che il tuo corpo reagisca bene all'operazione. Non è insolito che dopo un processo così stressante si verifichino febbri o influenze. Ma sembra che tu stia reagendo bene> gli spiega con fare calmo annuendo appena col capo, muovendosi ora dal fondo del letto fino a raggiungerne il fianco, avvicinandosi a lui. Rimane in silenzio per un po' quando quella domanda giunge al suo orecchio e si ritrova ad inspirare a fondo prima di annuire e rilasciare l'aria trattenuta con un mezzo sospiro ed un mezzo sorriso mesto. <Sì. Quando mi sono resa conto di non averti ucciso mi sono sentita decisamente meglio> ammette ridacchiando. C'è un'atmosfera strana in quel loro conversare. Non una chiacchierata libera e disinvolta che potrebbe esserci fra amici e neppure quella che potrebbe esserci fra un medico e un paziente. Decisamente non quella che potrebbe esserci fra due amanti. E' una conversazione un po' goffa ed incerta, quella che riunisce due anime che non sono mai state divise prima e che stanno imparando a convivere per la prima volta insieme ma separatamente. E' difficile, è complicato, ma non hanno alternative e perciò in qualche modo riescono ad andare avanti. Devono farlo dopotutto, non possono permettersi di non riuscirci. Raido deve farlo per Fumiko e per Kouki e Kaori deve farlo per la bambina e per se stessa. <Controlliamo un po' la situazione, mh?> gli sorride dunque la Hyuga cercando di smorzare un po' della tensione che sente nell'aria. La giovane quindi va a prendere lo stetoscopio dal collo e inserisce le due estremità nelle orecchie lasciando pendere il sensore lungo il corpo. <Alza un po' la schiena, controlliamo il respiro e il cuore> gli dice quindi poggiandogli una mano sulla spalla per aiutarlo a mettersi seduto sul letto, a sollevare la schiena dai cuscini. Se fossero riusciti in questo, sarebbe andata a poggiare con l'altra mano il sensore dello stetoscopio sulla sua schiena, in direzione del polmone sinistro. <Un respiro profondo> gli avrebbe chiesto con tono ora più serio, concentrato, attenta ad ascoltare quanto si riverserebbe nelle orecchie. Dunque farebbe successivamente la stessa cosa portando il sensore in direzione del polmone sinistro. <Ancora un altro> avrebbe chiesto, nuovamente, con sguardo concentrato e fare serio. [chakra: on]

11:07 Raido:
 Le visite non finiscono con l'operazione, ha ancora tutta una riabilitazione sia fisica che mentale da fare e deve sottostare ai medici ancora per un po' di tempo. Non vede l'ora di poter uscire ma si sente già meglio, l'operazione non gli ha causato chissà quali malori, forse perchè ha passato gran parte del tempo a combattere contro se stesso senza negarsi minimamente. Ha combattuto contro quella parte di se che lo ha quasi portato alla morte, contro il sigillo per intenderci e ora, sapere di essere vivo, di aver sconfitto quel male, lo rende tranquillo, rilassato e tutti i dolori successivi sono soltanto un po' di solletico da sopportare <Febbre e influenza?> domanda curioso. Non è un medico, non lo è ancora e determinate cose non può saperlo in effetti <Non sento niente, sta bene anche se stanco e senza forze> quello è il minimo, non avere le energie per per fare qualcosa di concreto, non avere la forza necessaria per alzarsi da letto e camminare per la stanza in tranquillità. Il libro viene posato, il segna libro messo tra le pagine e poi chiuso. Lo sguardo fissa Kaori, rimane concentrato sul di lei viso, nei di lei occhi e quegli occhi gli piacciono ancora, ancora lo attirano per certi versi, ancora riescono ad avere quel magnetismo che lo ha portato da lei quella notte nelle praterie della memoria <Anche io, sai? Quando mi sono accorto di non essere stato ucciso ho tirato un sospiro di sollievo> scherza, si mette a ridere, per quanto le sue condizioni gli permettano di ridere. La risata esce leggera, sussurrata, non esagera per evitare di sentirsi male, molto male. E' forse la prima volta che si ritrovano a parlare come due persone normali, la prima volta che chiacchierano senza piangere, senza scannarsi in alcun modo ma è conscio che questa quiete non sarebbe durata molto, anzi, molto presto sarebbe finita e non sa in che modo. Si fa avanti con la schiena come richiesto lasciando che la ragazza cominci a visitarlo, a vedere cosa c'è che non va in lui e forse niente o forse tutto. Fa un respiro profondo, portando dentro l'aria, cerca di essere il più collaborativo possibile <Ti volevo...ringraziare> comincia a parlare di qualcosa <Durante l'operazione ti ho vista, ho visto il tuo viso, ti ho vista mentre mi parlavi e mi aiutavi> si riferisce a quando il sigillo si è attivato da solo e senza permesso <Non so spiegarmi come mai ma la tua voce mi ha dato la forza di combattere, una grande forza> e si ricorda ogni singola scena di quello che è successo nella propria mente, ricorda tutto quanto.

11:30 Kaori:
 <Uhm sì. Non succede sempre, ma a volte capita che dopo un intervento il paziente abbia l'influenza. La chiamiamo "Influenza post-operatoria". E' un modo che il corpo ha di combattere il forte stress subito o i batteri che magari son rimasti in corpo. In genere non c'è da preoccuparsi, ma è sempre bene individuarla e tenerla sotto controllo quando si presenta.> cerca di spiegargli nel modo più chiaro e logico possibile, sentendosi quasi stranita da quella situazione. Una volta lui le aveva detto che gli sarebbe piaciuto diventare un medico. Le aveva detto che avrebbe potuto insegnargli, che avrebbero potuto imparare insieme. Questo non è esattamente il modo in cui si era immaginata di aiutarlo nei suoi studi ma, dopotutto, nella vita nulla si presenta mai come ce lo si era aspettato, no? Neppure il suo primo figlio se lo sarebbe immaginato arrivare in quel modo: una bambina adottata con un ragazzo che non le appartiene più. Ma non le dispiace, è felice di avere Kouki con sé. <Starai meglio. Riposo e tranquillità fanno miracoli, vedrai> gli sorride gentile prima di sentire quella battuta da parte di lui. Ride anche lei, a bassa voce, unendosi alla risatina dell'altro, ritrovandosi a chiedersi per un istante come fosse possibile che nonostante tutto riescano ancora ad essere così sereni insieme. <Ricordati che mi devi qualcosa adesso> scherza lei ricordando quel loro parlare circa l'offrirsi un pranzo dopo l'intervento. Ovviamente non si aspetta nulla, la sua voce è palesemente ironica e il suo sorriso è una conferma che le sue parole non sono serie. Scherza per alleggerire la tensione, per rendere la situazione meno complessa, andando poi a rifugiarsi dietro la sicurezza del suo ruolo di medico. Inizia a controllarlo sentendo i suoi respiri nelle orecchie. I polmoni sembrano essere a posto, liberi, e nessun rantolo o soffio arriva all'udito di lei. <Bene. Niente di strano> gli comunica subito per tranquillizzarlo, andando a dargli una leggerissimaa spinta con la mano sulla spalla per indicargli che può tornare a distendersi volendo. Si risistema lo stetoscopio attorno al collo e, prima di tornare ai piedi del letto per aggiornare la cartella, si ritrova ad udire la voce di Raido. Lo guarda negli occhi, sorpresa, a labbra schiuse, sentendosi improvvisamente cadere nel panico. Come dovrebbe reagire? Come dovrebbe comportarsi? Cosa significa quello che lui le sta dicendo? Ascolta e ricorda perfettamente quello che è successo, quanto è accaduto, ritrovandosi ad umettarsi nervosamente le labbra ed annuire piano, mestamente, con lo sguardo ora basso. <Non ne abbiamo una certezza clinica ma si ritiene che una persona in stato di incoscienza, anche sedata, non sia del tutto inconsapevole. Pensiamo che a volte possano comunque recepire ciò che c'è attorno ad un livello incosciente e involontario.> dice lei iniziando un discorso quasi meccanico che voglia cercare di trarla d'impaccio da quella situazione. <Magari è per quello che mi hai sentita.> aggiunge deglutendo, stringendosi nelle spalle, nervosa. <Ma in ogni caso l'importante è che tu l'abbia fatto. Non sapevo cosa fare. Ero in un punto estremamente delicato e la sala intera era rimasta basita.> sospira lei umettandosi le labbra, prima di tornare alla base del letto e recuperare la cartella. <Comunque non serve ringraziarmi. Sai che non avrei mai potuto lasciarti morire.> aggiunge, alla fine, mentre va a scrivere sulla cartella i risultati di quel piccolo controllo. [chakra: on]

11:51 Raido:
 Ascolta in silenzio senza interromperla minimamente, in fondo è lei il medico tra i due ed è quella più "studiata", colei che sa e sa come comportarsi per non far morire qualcuno anche dopo un'operazione delicata come quella. Annuisce con gli occhi leggermente socchiusi, anche se è mattina è tremendamente stanco, ha sonno e vorrebbe tornare a dormire per avere una maggiore tranquillità, un maggior riposo ma non può, non può farlo finchè lei è li con lui <Sono molto fortunato allora, non ho risentito di niente> o forse è molto forte e il suo corpo è riuscito a resistere a tutto quanto uscendone vincitore. Sono tante possibilità di cui non conosce la risposta e non vuole conoscerla, non vuole sapere se la sua è veramente forza oppure della semplice fortuna, fortuna che avrebbe potuto perdere da un giorno all'altro come se niente fosse; preferisce stare in uno stato di completa ignoranza piuttosto <Riposo e tranquillità sono due cose che mi riescono difficile> non riesce a stare fermo troppo a lungo, non riesce a stare tranquillo per tanto tempo, vuole muoversi, vuole fare qualcosa di concreto, di utile e vuole tornare a combattere. Gli manca combattere, gli manca mettersi all'opera e superare i propri limiti nuovamente, vuole arrivare a nuove vette ora che è guarito, riuscire a possedere delle arti nuove, continuare i suoi allenamenti sul ninjutsu per padroneggiarlo come si deve una volta per tutte. Ridono insieme in modo quasi spensierato, come se tra loro non ci fosse quasi niente ma magari tendono solo a non dar alla questione troppo peso per non rendere la situazione più tragica di quello che già non sia. Si ricorda della richiesta ma qualcosa non torna, qualcosa di importante non torna <Io? Sei tu che devi offrirmi qualcosa, ricordati che sono malato e i medici non possono scroccare dai pazienti> guarda avanti a se, guarda il muro avanti a se mentre l'occhio si porta verso di lei alzando il sopracciglio e ricominciando a ridere. Hanno bisogno di ridere dopo una situazione del genere, hanno bisogno di essere spensierati più che mai per affrontare il tutto. Sta bene, il respiro è perfetto a quanto pare ma sono le proprie, successive, parole che mettono in allarme Kaori, vede un po' di disagio in lei, forse non sa cosa dire, non sa cosa fare, è quasi impanicata. Ode le di lei parole, il modo in cui cerca di sviare il discorso, il modo per non rispondere direttamente a quelle affermazioni. Troppa tecnica, troppa medicina in quelle parole <Forse ma allora perchè ti ho vista?> domanda riportando lo sguardo su di lei <Mentre mi operavi ero in un limbo e sentivo il sigillo avvolgermi, tutto era oscuro, non c'era luce ma poi, ho visto la luce, qualcosa ha illuminato tutto quanto e, alzando lo sguardo, ti ho visto> spiega a grandi linee cosa è successo durante l'operazione senza entrare troppo nel dettaglio <Credo che tu abbia ancora influenza su quel fronte> rimembrando il fatto che lei è l'unica a poter tenere soggiogato quel potere con la sua sola voce o presenza.

12:25 Kaori:
 <Oppure sei abbastanza resistente da poter risentire solo di un po' di stanchezza. In ogni caso è meglio così> sorride lei tranquilla, convinta delle sue stesse parole, andando successivamente a ridere quando ode l'affermazione di Raido circa il riposo e la tranquillità. Lo sa. Lo sa perfettamente, lo conosce abbastanza da sapere quanto per lui sia estremamente complicata l'idea di rimanere fermo mentre il mondo attorno a lui vortica e va avanti. <Lo so. Ma tranquillo, sono pronta a legarti al letto se non obbedirai agli ordini del tuo medico> sogghigna la ragazza indicando con un cenno dello sguardo i legacci presenti ai lati delle sbarre del letto usati solitamente proprio per immobilizzare quei pazienti che rischiano di essere pericolosi o che non devono muoversi dal loro posto. Una sorta di coppia di manette morbide, in gomma piuma, che stringono grazie ad un elastico attorno ai polsi e che impediscono al paziente di muoversi e al tempo stesso di farsi male. Sorridono, ridono, scherzano, e tutto sembrerebbe assolutamente normale e delizioso se solo non si fosse a conoscenza del rapporto che li ha legati un tempo e che li sta legando adesso. Un rapporto complicato, complesso, fin troppo profondo per svanire così dall'oggi al domani. Almeno per lei. <Fammi capire: io faccio tutta la fatica e in più devo anche farti un regalo?> domanda lei portando le mani sui fianchi, inclinando il capo, ridacchiando divertita ed esterrefatta. <Tu e la tua faccia tosta> esclama ridendo e scuotendo il capo, sentendosi per un attimo leggera, travolta in un mare di ricordi che quasi le fan dimenticare il loro distacco. Ma è solo un attimo, dura solo un momento prima di tornare alla realtà, ad un presente in cui lui non le appartiene più e in cui tutto è finito fra loro. Un presente in cui Raido le dice che lei significa ancora qualcosa, anche se solo ad un livello inconscio, per lui. Un presente in cui la descrive come una luce che gli si è stagliata nell'oscurità portandolo a combattere quella che avrebbe potuto essere la sua fine. Dovrebbe essere felice. Dovrebbe sentirsi avvolta di calore e di gioia e di contentezza nel sentire queste parole. Eppure... eppure fa solo male. Fa un male bestia sapere di poter ancora significare qualcosa per lui e nonostante tutto non essere voluta. Essere anzi, in qualche modo, scacciata dal suo cuore. <Perchè me lo chiedi, Raido?> domanda Kaori rialzando lo sguardo dal pavimento dove l'aveva fissato fino a poco prima, sostenendo la di lui occhiata con una ferita e in difficoltà. <Lo sai che l'unico che può rispondere a questa domanda sei tu. L'unico che può saperlo sei tu. Io non ho idea di cosa ci sia nella tua testa o nel tuo cuore. Non lo so più.> dice lei ammettendo amaramente quella dura verità. Non è più la persona capace di capirlo, non può più capire cosa lui prova, cosa lui pensa. <Non so perchè mi hai vista. Non so perchè la mia voce ti abbia aiutato. Magari se ci fosse stata un'altra persona sarebbe stato lo stesso. Non lo so.> mormora lei con un sospiro stanco, portandosi la destrorsa sulla fronte, stancamente, strofinandosi le dita sugli occhi. [chakra: on]

12:48 Raido:
 Anche Kaori è della stessa opinione, è abbastanza resistente da essere riuscito a resistere a tutti i malanni che l'operazione avrebbe dovuto portare con se. E' fortunato e forte allo stesso tempo, non potrebbe andare meglio di così alla fine, è contento di stare in questo modo <Se continuo così domani posso giù uscire> è convinto di questo, è convinto di poter arrivare a questa conclusione ma probabilmente Kaori non è dello stesso avviso, anzi, secondo lei sarebbe dovuto rimanere a letto per un'altra settimana come minimo, se non di più. Sa quanto sia severa in queste cose, sa benissimo che non deve farla arrabbiare su questioni medica o diventa una furia ma se sta bene, perchè deve ancora rimanere a letto? Ha voglia di uscire, di camminare, di combattere, di tornare alla sua vita come un tempo, la vecchia vita che gli manca. Sente quelle parole, deglutisce appena portando gli occhi ad osservare le cinghie di cuoio fissate ai lati del letto. Le osserva in malo modo sperando che non debba mai succedere una cosa del genere <Non credo che bastino queste a tenermi fermo> sa di essere forte e forse può anche spezzarle se si impegna abbastanza ma non n'è tanto sicuro, non più adesso visto che è soggetto fortemente alle malattie che minano a uccidere un uomo e non solo a farlo stare male. Ancora la situazione diventa leggera, tranquilla, ridono spensierati e senza alcun pensiero, scherzano su quella situazione, scherzano ancora lasciandosi andare alle risate. Non ce la fa ad essere serio, ad essere tranquillo, ha bisogno che tutto torni alla normalità anche tra quelle 4 mura, anche in quel posto che sta seriamente cominciando ad odiare <Mi sembra ovvio, sono io ad aver rischiato la vita> lei ha lavorato ma lui sarebbe morto in caso di fallimento, non lei, ha bisogno di regali <Faccia tosta? Mi farò pagare l'aragosta una volta uscito da qui> giusto per andare sul leggero con qualche piatto poco costoso, ma giusto un po' Kaori. Purtroppo quella spensieratezza viene meno, entrambi realizzano che, comunque, tra loro c'è qualcosa, non sono solo due amici e i sentimenti che provano l'uno per l'altro sono forti, fin troppo forti e non del tutto passati. E' strano, è vero, non vuole tornare con lei, non ci riesce eppure tutto ciò che sente per lei è ancora presente. Le sue parole sono giuste ma non le condivide, non le condivide perchè è lei e solo lei lo conosce veramente meglio di se stesso <Perchè tu mi conosci, riesci a capire cosa penso da un solo sguardo> afferma e ammette dinanzi a lei ma non crede che sarebbe stato lo stesso, non se ci fosse stato un altro medico <Non credo, se non ci fossi stato tu questo posto sarebbe finito distrutto> ed è normale se il sigillo venisse sprigionato completamente. Chiude gli occhi distogliendo lo sguardo, muove il capo <Scusa, non devo più parlare> sta tirando fuori argomenti pesanti, argomenti che fanno male ad entrambi e che è meglio omettere per evitare di far sanguinare ancora dei cuori.

14:06 Kaori:
 Il tempo delle risate non dura molto. Qualche attimo, qualche fuggevole minuto di leggerezza e di complicità, quella che per lungo tempo li aveva uniti e legati e che ora par essere svanita o nascosta. I due ridono, si provocano, scherzano, e per un infinito ed eterno attimo sono di nuovo loro, ancora loro, insieme. Kaori si dimentica di ogni problema e tensione per un solo attimo, tornando ad essere spensierata e felice. Ma quel tempo scorre e la lancetta corre avanti e quel secondo termina facendo ripiombare fra loro problemi e tensioni. Raido la ringrazia, cerca di essere gentile, oppure solo di dirle la verità su quanto è accaduto in quei momenti di incoscienza in cui per poco il sigillo non ha rischiato di attivarsi scatenando conseguenze gravi e severe. Kaori è felice di sentire quelle parole ed al tempo stesso se ne sente tradita e ferita. Nonostante quello che lui le dice, nonostante ciò che pensa in proposito, su di lei, nulla potrà tornare mai come prima. Lui le dice che lei è in grado di capirlo, che lo conosce, che un'altra persona al suo posto non avrebbe potuto raggiungere gli stessi risultati e la Hyuga lo osserva con uno sguardo perso e teso, stringendo le labbra fra loro, deglutendo, giocherellando nervosamente con uno dei fogli della cartella perchè in quel momento non riesce a tenere le dita immobilizzate. Sospira sconfitta quando Raido tace e si ritrova ad umettarsi le labbra sollevando lo sguardo, portandolo ora verso la finestra alla propria destra. <Forse... Forse posso ancora capire cosa pensi, qualche volta. Ma non del tutto. Non sempre> ammette lei scuotendo appena il capo, costernata. <E non so cosa possa cambiare il fatto che ti conosco. Non credo che sia stato questo a salvarti. Non ha senso...> mormora chiudendo gli occhi, portandosi una mano alla fronte, grattando un punto imprecisato sotto la frangia scura. <Sono contenta di sapere che in qualche modo posso ancora avere effetto su di te. Che la mia voce può ancora raggiungerti, dico davvero.> dice alla fine dopo alcuni attimi di silenzio, risollevando lo sguardo e puntandolo su Raido. Deglutisce, respira, si muove tornando al suo fianco, lasciando la cartella lì dove l'aveva trovata. <Ma non so come comportarmi. Tutto qui. Non so cosa possa significare e non so come dovrei reagire con te, adesso. Non so cosa fare.> ammette guardandolo, sospirando. <Mi sembra di star facendo qualcosa di sbagliato ogni volta che siamo nella stessa stanza, come se non dovessi esserci. Ma non posso certamente evitarti. Sei il padre di Kouki e le abbiamo promesso che sarebbe andato tutto bene.> Non avrebbe infranto quella promessa, non quella. <Immagino che ci voglia solo del tempo. Che dovrò solo abituarmi, non lo so..> sospira stringendosi nelle spalle, espirando piano. [chakra: on]

14:35 Raido:
 Perchè tutto deve andare sempre storto nella vita di una persona? Perchè non può esistere un mondo in cui la felicità è assoluta e non è permesso soffrire? Perchè deve esistere tutto questo? Questo mondo, queste relazioni, tutto quanto, tutto quanto serve a far soffrire l'essere umano, ogni singola cosa porta dolore all'animo dell'uomo. Non se ne capacita minimamente, non riesce a capire perchè tutto questo eppure, mesi fa erano felici, molto felici e poi tutto è sfumato nel niente più totale. Un distacco iniziale, un allontanamento fisico e, alla fine, la solitudine. In un certo senso rimpiange tutto quanto, avrebbe voluto continuare la sua vita con Kaori, vivere con la Hyuga fino alla vecchiaia. Lo avrebbe voluto veramente, continuare quella storia ma non riesce a perdonarla a pieno, è troppo forte per lui. Riesce a scherzare un po', riesce a fare lo spiritoso ma non più di questo, non più di scherzi e battute perchè poi è tutto troppo doloroso. Niente è più come prima e mai potrebbe ritornare, forse ma è un forse tremendamente lontano, talmente lontano che non riesce a vederlo chiaramente, vede quel tipo di futuro sfocato e quasi inesistente, impossibile per poterlo realizzare. Parla, esprime il suo pensiero, dice ciò che pensa e non trova il favore di Kaori ma le sue sono solo congetture, solo parole vuote senza qualcosa su cui basarsi e, soprattutto, perchè non sa a cosa aggrapparsi. I sentimenti verso di lei riemergono ogni tanto, proprio come ora che li sente forti, vivi in se, li sente sbattere contro il cuore e vorrebbe avvicinarsi, vorrebbe baciarla come un tempo, vorrebbe stringerla come se fosse nuovamente sua. Stanno facendo il possibile per andare avanti ma per quanto possono resistere a quella tentazione? Per quanto tempo possono stare davvero lontani in quella maniera? Potrebbero perdere il controllo, potrebbero lasciarsi andare alla passione che ancora vi è in loro, potrebbero tradire ciò che si sono detti in tutti questi giorni. Quelle colpe che si sta dando, pensare di fare qualcosa di sbagliato, non può sopportarlo, non può lasciare che Kaori pensi davvero questo di se stessa, non può permetterglielo minimamente <Non stai sbagliando niente> glielo conferma, cerca di convincerla con quella singola frase <Non possiamo dimenticare il passato, dimenticare quello che c'era tra noi...quello che ancora c'è tra noi> ed è inutile evitarlo, qualcosa c'è, è ancora li presente e non possono negarlo, ne al mondo, ne a loro stessi <Ma non per questo dobbiamo sentirci nel torto se parliamo o se ci troviamo nella stessa stanza> non vuole che lei provi questo, non vuole che si senta male ogni volta che è con lui <Ma se è difficile, io posso...scomparire, se tu lo vuoi> scomparire dalla sua vita, restare solo con Kouki e farsi vedere solo in sua presenza, uscire definitivamente dalla vita di Kaori in modo totale e definitivo. E' un'opzione a cui ha veramente pensato in questi giorni ma mai avrebbe sognato di avanzare una simile proposta, mai lo avrebbe davvero immaginato.

14:51 Kaori:
 Le sue parole cadono come un macigno nello stomaco della Hyuga. Raido lo ammette, lo dice chiaramente, c'è ancora qualcosa fra di loro. C'era un tempo e c'è ancora, probabilmente ci sarebbe stato per sempre. E' come se tutti i fili che li avessero tenuti assieme fino ad ora fossero stati recisi eccetto uno. Un unico legame che tuttavia niente e nessuno sembra in grado di spezzare, un legame che li tiene uniti e che impedisce loro di allontanarsi davvero l'un dall'altra. Un legame che le ricorda quasi le ramificazioni del tumore che si erano legati al suo corpo tenendoglielo stretto. Lei ha dovuto recidere col suo bisturi un vaso dopo l'altro ed allo stesso modo stanno recidendo i rapporti fra loro. Ma c'è un vaso, un unico, spesso, indistruttibile vaso che non possono tagliare. Come se fosse attorcigliato attorno al cuore in maniera talmente stretta ed intricata da impedire a chiunque di riconoscere il vaso nocivo da uno vitale. Tentare di strappare quel legame sarebbe equivalso ad ucciderli nel profondo entrambi. Lei lo guarda, lo osserva, avvertendo la brezza fresca del giorno filtrare attraverso la finestra fino a solleticare la sua nuca. Sente la sua voce, le sue parole e si ritrova a scuotere il capo quando Raido pronuncia quelle ultime parole. <No. Non lo voglio e se anche lo volessi non potrei chiederlo> sospira lei guardandolo, fermandosi un istante soltanto. <Abbiamo una figlia. Non possiamo semplicemente uscire l'uno dalla vita dell'altro. Kouki ha bisogno di due genitori e nessuno dei due rinuncerebbe mai a lei. E sicuramente non ha bisogno di due genitori che non si guardano in faccia quindi dovremmo comunque imparare a stare insieme per lei> spiega lei pensando alla loro bambina, al modo in cui aveva iniziato a tranquillizzarsi sul serio solo quando Kaori le aveva promesso che i suoi genitori sarebbero rimasti al suo fianco. <Però continuo a pensare a...> non riesce a pronunciarne il nome. Non davanti a Raido, non ancora. E' troppo presto. E' una ferita che ancora pulsa e sanguina e duole. <...lei. Come posso rimanere nella tua vita mentre c'è anche lei? Non riesce nemmeno a guardarmi in faccia senza piangere e scappare via.> Non ha più incontrato Fumiko da quel loro incontro. Non ha avuto modo di parlarle, di chiarire con lei in qualche modo quella faccenda. La ragazza è scappata via senza nemmeno permetterle di dire nulla dopo un pianto che la Hyuga non si era concessa. Kaori deglutisce, distoglie lo sguardo, lo punta fuori dalla finestra. <E' un casino> sospira, alla fine, scuotendo il capo. <Non immagino proprio come le cose potrebbero essere più complicate di così> sorride amaramente a mezza voce rialzando lo sguardo sull'Oboro, totalmente ignara del fatto che, in realtà, le cose già sono decisamente più complicate di così. [chakra: on]

15:19 Raido:
 Non vanno negati i sentimenti, vanno affrontati a testa alta sempre e comunque. Loro si amano ancora in un certo senso, si desiderano come un tempo e solo affrontando questa realtà possono andare avanti e conviverci definitivamente e senza risentimenti, quello che sta cercando di fare lui in pratica. Lo ha ammesso fin dal primo giorno che l'ama ancora ed è un sentimento che non potrebbe mai cambiare, in nessun caso. Sa quello che prova per le due donne, lo sa bene e deve agire di conseguenza. Vede nello sguardo di Kaori una certa paura ma no, forse non è paura, è rammarico, tristezza per questa situazione che si è creata tra di loro, qualcosa che nemmeno lei avrebbe mai immaginato. Felici e sorridenti all'inizio e ora due musoni che non riescono a sorridere, non riescono ad essere felici come un tempo. Parla, propone quella soluzione alla ragazza, una soluzione estrema, questo è vero, molto estrema ma è l'unica cosa che gli è venuta in mente sul momento. Allontanarsi da lei, starle lontano il più possibile ma lei non vuole, non lo vuole lontano da se e questo lo porta a creare un leggero sorriso sul di lui viso, qualcosa di innocente, di puro se così lo vogliamo definire e non lo dice solo per se ma anche per Kouki. La bambina merita di avere una coppia di genitori uniti, genitori che riescono ad andare d'accordo senza scannarsi, che riescano a guardarsi quanto meno in faccia senza alcun problema. Devono farlo per lei, almeno per lei e questo lo sa, lo capisce in quanto è proprio lui che ha tanto insistito per adottarla facendola entrare nella sua famiglia <Già..piccola mia> il pensiero di Kouki lo intristisce, non merita tutto questo, non merita tutto quello che sta accadendo. E' troppo piccola per soffrire in questo modo nuovamente, troppo giovane per provare altro dolore ed è colpa sua, non ha mantenuto la promessa, non ci è riuscito. Il discorso verte, inaspettatamente, su Fumiko. Piange quando la vede? Questo non glielo ha mai detto ma pensa di sapere il perchè di una tale reazione, conosce la ragazza e sa come reagisce a determinate cose <Lei si sente in colpa, si addossa tutte quante le colpe quando è l'unica, insieme a Kouki, che non c'entra niente> è vero, loro due sono esterne, la colpa è soltanto sua e di Kaori e di nessun altro ma farlo capire ad entrambe è un'impresa ardua. E' vero, con Fumiko è difficile essere normali in presenza di Kaori, capisce la ragazza sotto questo punto di vista fino a quando non dice una frase specifica, qualcosa che lo fa tremare e sorridere allo stesso tempo, un sorriso ironico, fatto per non piangere. <Le cose sono più complicate di quanto neanche immagini> afferma Raido nel sentire una tale affermazione e si, sono talmente complicate da risultare impossibili <Fumiko non sapeva chi fossero i suoi genitori, è stata abbandonata e ha perso la memoria. Lei non ricorda niente del suo passato ma recentemente qualcosa di nuovo è venuta a galla. Ha indagato, ha trovato indizi nel clan Senjuu e ha scoperto chi è sua madre, Shura Senjuu> pronuncia il nome della donna. Per Kaori non dovrebbe significare niente ma il bello sta per arrivare <Shura Senjuu era la madre di Kurako e, di conseguenza, Fumiko è sua sorella> non guarda Kaori, guarda la parete dinanzi a se. Non aggiunge altro, Kaori è a conoscenza della parentela dell'albino con Kurako, sa tutto su quel fronte e fare il collegamento è facile, tremendamente facile.

15:38 Kaori:
 <Se non fosse scappata gliel'avrei detto anche io> sospira Kaori abbassando il capo, scuotendolo, mesta. Avrebbe voluto dirglielo, quel giorno. Avrebbe voluto in qualche modo affrontare il discorso con lei e rassicurarla. Dirle che non ha intenzione di fare nulla per riprendersi Raido, che sa come stanno le cose e che lei desidera solo rimanere al fianco della sua bambina. Avrebbe voluto dirle che non ha nulla contro di lei, che l'idea di una nuova ragazza la uccide ma che lei in particolare non le causa rabbia in quanto non la conosce. Avrebbe voluto dirle molte cose ma non ha potuto dire alcunché perchè lei è semplicemente fuggita via lasciandola sola con il peso delle sue lacrime sulle spalle. Non aggiunge altro, non dice nulla, ritrovandosi solo ad osservare quanto le cose siano divenute complesse col tempo. Eppure Kaori non sa, non immagina neppure quanto le cose siano molto più complicate di così. Raido si ritrova a sorridere amaramente della di lei affermazione e tenta di spiegarle nel modo che gli riesce più semplice possibile ciò che la Hyuga ancora non sa. Lo fa attraverso un giro di parole, in maniera indiretta, portando così la ragazza a non comprendere da subito il problema alla base del discorso. Scoprire che Fumiko è la sorella di Kurako la sorprende, certo. La lascia basita, abbastanza da strapparle un verso di sorpresa. Sgrana gli occhi, schiude le labbra e si ritrova a boccheggiare per un secondo. <Oh. Questo è.. inaspet--> e poi la consapevolezza arriva. Si ferma, la voce si spegne e le sopracciglia si aggrottano. Va a richiudere le labbra sbattendo le palpebre per un paio di volte prima di schiudere le labbra e umettarle piano, fissando Raido con uno sguardo confuso, dubbioso. <Aspetta. Ma... Kurako non era tuo cugino?> domanda lei con voce esitante, incerta, cercando negli occhi dell'Oboro la risposta a quella domanda. Ed è quando nota che Raido non la sta guardando, che è rigido, fermo a fissare la parete che tutto diviene più chiaro. La realizzazione la colpisce come uno schiaffo portandola a rilassare il volto in una espressione basita, sconvolta e... stravolta. <Oh.> Le labbra vanno a formare una 'o' piuttosto consapevole, lo sguardo si perde tutt'attorno e il corpo si fa leggero e pesante al tempo stesso. La ragazza inizia a camminare per la stanza, si avvicina alla finestra, poggia le mani sul davanzale osservando fuori dalla veduta le vie del Villaggio. <E' uno scherzo. Vero?> domanda alla fine, dopo vari istanti di silenzio, voltandosi verso di lui, gli occhi della giovane a fissarlo da sopra la propria spalla. <Dimmi che è uno scherzo. O che non stai davvero pensando di stare con...> Si blocca, stringe le labbra soffocando la voce. Non riesce neppure a dirlo per quanto l'idea le faccia ribrezzo. Non riesce a crederci davvero, non riesce a realizzare che non si tratta di tutta una enorme burla non molto divertente. E' troppo assurdo, troppo doloroso, troppo estenuante arrivare persino ad accettare che Raido ha impedito qualsiasi loro possibile riavvicinamento per poter stare con sua cugina. Non ce la fa, è impossibile, non può essere. Nessuno sano di mente potrebbe mai sopportare una cosa simile. Nessuno potrebbe mai arrivare a sostenere una relazione con un proprio parente. [chakra: on]

16:01 Raido:
 Fumiko tende ad essere molto emotiva in determinate situazione, sta imparando a conoscerla giorno dopo giorno e sa che è così, sa che la ragazza mostra i suoi sentimenti con facilità. Piano piano sta perdendo la sua ingenuità, l'ha vista ieri quando gli ha detto quelle cose senza alcun riguardo, sta recuperando parte della sua memoria. Forse non è arrivata a ricordare tutto quanto ma ciò che basta per farle uscire un minimo di carattere che potesse farla rivaleggiare su chiunque, anche sul proprio uomo <E' molto emotiva, non sarà facile convincerla> non è facile per lui, figuriamoci per Kaori che è la sua ex e quasi moglie. Non è facile per nessuno e nonostante sappia quanto la Hyuga voglia agire in buona fede, Fumiko non ne è convinta. La situazione è davvero spinosa, davvero orribile ma il peggio deve ancora arrivare, deve giungere ancora e non lo dice apertamente, lo fa capire, lo sottintende lasciando che sia Kaori ad arrivarci da sola. Dirlo apertamente renderebbe le cose peggiori di quanto già non sono, molto peggiori e per questo tenta di attutire il colpo, di ammorbidire il tutto con quel giro di parole pressoché inutile. Kaori ci arriva anche se non subito, arriva a capire quello che vuole dirle e non la guarda, non ha il coraggio di guardarla negli occhi preferendo osservare il muro che ha davanti. L'osserva muoversi per la stanza, arrivare alla finestra e porgli quelle domande, domande che hanno tutta la ragione del mondo per esistere, per essere presenti, li, in quel momento. E' sua cugina, Fumiko è sua cugina e si, ci ha già pensato e vuole stare con lei, vuole continuare quella storia senza avere intromissioni <In parte si, è uno scherzo> ammette ricordandosi cosa gli ha detto la ragazza, della violenza verso sua madre e di come lei sia nata da quella violenza. E' nata senza amore, senza un vero e proprio sentimento puro e significativo <Shimici, il padre di Kurako e mio zio, non è il padre di Fumiko. Lei è nata grazie a un altro uomo> questo dovrebbe semplificare le cose. Non hanno propriamente legami di sangue, non hanno un parente in comunque e di conseguenza non sono veramente cugini ma è comunque sorella di Kurako e legalmente, questo, la porta ad essere difatti una sua famigliare. La situazione si fa sempre più spinosa, deve dare una risposta a Kaori, deve dirle un si o un no, deve farlo perché è giusto nei suoi confronti, lei, almeno lei deve sapere cosa ha deciso di fare. China il capo andando a guardare il letto e le relative coperte cercando di capire cosa effettivamente dire alla ragazza. Respira, sospira <Nonostante questo, si, non voglio lasciarla andare. Anche se non abbiamo un vero e proprio legame di sangue, non voglio lasciarla andare> Kaori sa che quando prende una decisione, essa è definitiva, sa perfettamente il carattere dell'Oboro, se che non si rimangia mai la propria parola e che non guarda mai indietro <Non m'interessa di ciò che penseranno gli altri e non m'interessa ciò che pensi tu> non lo dice con cattiveria, vuole far capire che, anche se gli dicesse di tutto, non le darebbe retta e continuerebbe a frequentare la Senjuu <Te l'ho detto perchè giusto che almeno tu sappia> per correttezza e perchè le vuole bene, anche se non è questo il modo per dimostrarlo.

16:28 Kaori:
 <Non voglio convincerla, Raido> sospira Kaori leccandosi le labbra secche, umide per via della tensione che sta tornando a riempire la stanza come ogni volta che i due si ritrovano ad affrontare una discussione così seria e delicata come quella che intercorre fra loro al momento. <Non mi serve che lei capisca. Non mi interessa il suo giudizio, non ho interesse nel conoscerla. Non so chi sia e non è essenziale che io lo sappia per continuare con la mia vita.> Insomma: per Kaori che Fumiko capisca o meno la situazione è piuttosto irrilevante considerando che non ha alcun tipo di rapporto con lei e che, non conoscendola, non può rimanere ferita da qualsiasi suo giudizio o pensiero. A lei tocca convivere con la ragazza solamente in senso lato, in quanto attuale compagna dell'Oboro che a sua volta è padre di sua figlia. Ma togliendo questo non c'è motivo per cui le due debbano avere qualche tipo di legame se non per la possibile casualità che finiscano in qualche missione insieme in un futuro non poi così prossimo. <Non ho alcuna responsabilità nei suoi confronti. Non sento di doverle togliere alcun peso dal cuore. L'avrei fatto quel giorno visto che il caso ci ha voluto far incontrare, ma l'occasione è sfumata. Sta a lei... beh, a voi vedere come vivere questa cosa adesso.> Vuole che questo sia chiaro fin da subito. Lei non si sente responsabile per Fumiko. Non le dà colpe, non la odia, ma neppure sente di doversi scusare di qualsiasi cosa o di essere la cattiva della sua storia. Ancora di più, poi, la situazione peggiora quando Raido le rivela quel piccolo particolare circa il loro rapporto, il loro legame. Kaori ascolta interdetta, stordita, in piedi davanti alla finestra, con lo sguardo fisso sul viso di un Oboro che non ha il coraggio di guardarla in faccia. Fumiko è nata da una relazione extraconiugale. Da un tradimento, da una vedovanza oppure da una violenza, non lo sa e non ha la minima intenzione di volerlo chiedere. Ogni parola che sente su quella faccenda è sempre più raccapricciante, è un nuovo brivido che le ripercorre la colonna vertebrale e che la porta a sentirsi nauseata e schifata da quella situazione. Raido parla, le dice che non ha intenzione di cambiare il loro rapporto nonostante tutto e quello che dice porta la Hyuga a sentirsi mancare il fiato. Come se qualcuno le avesse appena colpito la bocca dello stomaco con un pugno, come se qualcuno avesse appena afferrato le sue viscere e le avesse strette al punto da impedire al sangue di circolare. Ascolta quella precisazione, quel suo voler mettere in chiaro che di quello che lei possa pensare o provare non gliene importi alcunché. E' sempre stato così, dopotutto. Non importa cosa possano provare gli altri in merito ad una sua decisione: se lui vuole fare qualcosa non c'è altro che conti. Neppure i sentimenti di chiunque abbia attorno. Kaori rimane a fissarlo senza fiato, senza forze, sentendosi travolta da una ondata di rabbia e furia. Lui le parla di correttezza, di giustizia e l'unica cosa che lei riesce a pensare è che intanto sta con sua cugina, che non gli importa di altro. Che non gli importa di lei. <Tu... hai chiuso.> le parole escono dure dalle sue labbra, decise. Autorità bruciante che fa capolino fra esse mentre il cuore le martella in petto rischiando di spezzarsi da un momento all'altro. Sente un groppo formarsi in gola, la rabbia bruciare nelle vene come fuoco. Vorrebbe distruggere qualcosa, urlare, sfogarsi, ma c'è ancora quel lieve strato di sorpresa e incredulità che la fa sentire intorpidita e paralizzata. <Abbiamo chiuso.> la voce si raggela man mano che le parole escono, si fa più dura, tagliente e glaciale man mano che le sillabe escono dalle sue labbra. Non ha nulla da dire, non ha altro da aggiungere. Basta. Non ce la fa più, non c'è altro che possa arrivare a sopportare per lui. Vedere il suo futuro distorto e irrimediabilmente cambiato. Non poter più vivere con sua figlia. Sopportare che lui abbia un'altra. Salvargli la vita. Ma arrivare a concepire che l'abbia lasciata per sempre per poter stare con sua cugina... questo è troppo. Le dà la nausea. Le dà i brividi. La schifa. Kaori non lo guarda, non ha altro da concedergli di più. Si volta verso la porta e incalza l'uscita senza neppure voltarsi indietro. La sua permanenza a Kusa è conclusa, non ha null'altro che la leghi lì. Ha solo voglia di andarsene, di scappare e tornare a Konoha, a casa, lontano da lì. Lontano da lui. Per la prima volta in vita sua ha voglia di bere. Ha voglia di bere fino a dimenticare, fino a non capire, fino a non reggersi in piedi. Ha voglia di fare qualunque cosa possa aiutarla a non pensare, qualunque cosa possa strapparla da quell'incubo almeno per una notte. [END]

Kaori passa nella stanza di Raido per assicurarsi che stia bene a seguito dell'intervento.

Qui i due hanno modo di parlare e l'Oboro rivela alla ragazza la natura del rapporto che lo lega a Fumiko.


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