{ Compagni di squadra }

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22:00 Haran:
 La notte è scesa su Kusa ed un candido spicchio di luna illumina quella che sarebbe stata altresì una oscurità totale. Akira ha lasciato i Quartieri Uchiha e si sta dirigendo a passo tranquillo verso il bosco dei ciliegi all'esterno del Villaggio. Indossa una specie di aderente tunica rossa che dal collo discende la sua figura fino alle cosce aprendosi sui lati delle stesse in due spacchi ampi ma non molto lunghi. Una cerniera sottile percorre il busto della ragazza mentre le spalle e le braccia son lasciate prive di maniche. Tuttavia esse non si presentano scoperte in quanto Akira indossa un paio di manicotti neri che dai bicipiti scendono morbidi e stretti fino ai polsi lasciando visibili spalle e dita. Sotto la tunica porta un paio di shorts bianchi che arrivano a metà coscia mentre dalle ginocchia in giù è possibile notare la presenza di un paio di stivali da kunoichi privi di tacco. Comodi, silenziosi, sicuri. Una tasca porta oggetti è assicurata alla vita dove una cintura le circonda i fianchi mentre il coprifronte di Otogakure donatole da Katsumi è assicurato attorno alla coscia destra. Appare come una figura giovane, fresca, dall'età apparente non superiore ai diciotto anni. Un fisico snello, esile, in evoluzione. Gli allenamenti ne stanno forgiando la compattezza e la forma: la luce del sole ha reso meno pallida la sua pelle seppur essa sia ugualmente molto chiara e la corsa nelle missioni o nelle ronde ha portato quel fisico magro e smunto a divenir più sodo e resistente. I capelli neri arrivano all'altezza delle spalle e contrastano con la pelle d'avorio e le iridi bicromatiche mentre l'armonia del viso è interrotta dalla presenza di un paio di occhiali dalle lenti rettangolari e la montatura cremisi. Avanza ormai prossima alla meta apprestandosi ad impastare il proprio chakra in segno di un'abitudine ormai radicata nel tempo ogni qual volta si trova a lasciare i Quartieri. Le mani verrebbero portate all'altezza del plesso solare a comporre il sigillo della Capra. La mente verrebbe sgombrata da qualunque tipo di pensiero e lasciata libera di soffermarsi su due cose soltanto. La raccolta delle energie fisiche all'altezza del ventre e la raccolta di quelle psichiche all'altezza della mente. Tenterebbe di riunire ambo queste forze in due punti ben precisi del suo corpo cercando di dar vita come a due sfere concentrate di pura forza. L'una dominata dal potere della volontà, della disciplina, dell'allenamento, l'altra dalla potenza del corpo, dei muscoli, delle ossa. Una volta che fosse riuscita in questo esercizio sarebbe andata a tentare di far smuovere queste sfere in una traiettoria rettilinea ascendente e discendente che possa portarle entrambe al plesso solare. Qui tenterebbe di forzare il loro incontro facendole roteare in un unico vortice ove le due forze dovrebbero infine polimerizzarsi ed unirsi fino a divenire un'unica cosa. Se tutto fosse andato per il meglio, il chakra dovrebbe ora colmare il corpo della genin andando a donarle nuova forza e nuovi riflessi e le mani dovrebbero sciogliere il loro intreccio per ricadere dunque lungo i fianchi, come morte. Il bosco dovrebbe quindi mostrarsi ai suoi occhi mentre un odore penetrante di erba fresca e sera dovrebbe circondarla e raggiungere il cervello. Arata le ha mandato un messaggio per chiederle di incontrarsi proprio lì a seguito della loro decisione di creare una squadra. Il giorno precedente hanno lavorato piuttosto bene in missione sebbene si trattasse di una semplice operazione di ricerca e desiderosi entrambi di rafforzarsi per motivi diversi, hanno pensato di farlo assieme. Akira è rimasta colpita da quello strano e bizzarro individuo ma deve ammettere che non le è dispiaciuto lavorare con lui. Inoltre l'idea di potersi sentire parte di un progetto o di una squadra la elettrizza e per questo si riscopre impaziente di incontrarlo e di scoprire cosa quella notte avrebbe riservato per loro. Muove qualche passo lungo il sentiero che si inerpica fra la vegetazione e si ferma dinnanzi ad una panchina con un mezzo sospiro. Arata non è ancora arrivato pare e per questo decide di attendere il suo arrivo sedendosi tranquilla ai piedi di un grande ciliegio dai rami spogli. [Tentativo Impasto Chakra]

22:14 Nanaa:
 La sera è diventata fondamentalmente punto in comune tra Arata ed Akira per incontrarsi, nonostante a conti fatti sia soltanto il loro secondo incontro potrebbe essere l'inizio di una simpatica serie di eventi quasi totalmente casuale. Ma ad ogni modo, il meteo è quasi secondario in un luogo come i boschi di ciliegi, dove adesso la luna splende forte assieme alle stelle per illuminare in maniera abbastanza funzionale tutta la zona, con l'eventuale presenza ulteriore di qualche luce artificiale, che considerando lo stato tecnologico di Kusa, dovrebbero trovare. L'ideale fondamentale di questo incontro richiesto inizialmente da Arata è di conoscersi, per poter agire alla perfezione nell'ipotetico caso in cui non si trovino a far pascolare pecore o eventualmente a cercare oggetti tra barboni e fogne. Tutto è bene quel che finisce bene, comunque. Per oggi comunque, considerata la situazione, ha deciso di variare lievemente il proprio outift. Unici elementi realmente caratteristici son gli orecchini indossati, dalla forma di sfera per veggenti e dal colore scuro, ed una fasciatura bianca che copre per intero la fronte raggiungendo parte degli occhi. Lunga storia, ma nulla di realmente importante. A vestire la parte superiore del corpo una camicia bianca dalle lunghe maniche, accuratamente ripiegate su loro stesse, ed una cravatta nera che per quanto legata sia adesso 'slabrata' in modo da non stringere. Un uomo d'affari post lotta praticamente. Scendendo lungo le gambe si incontra un semplice pantalone nero, ed infine... un paio di calze grigiastre. Soltanto i Kami sanno dove abbia messo gli stivali, o se sia venuto fino a qui scalzo..importa? Altra particolarità è un asciugamano attorno al collo, un paio di portaoggetti ai fianchi ed infine due foderi in legno per spada tenuti con la mancina, questi ultimi momentaneamente poggiati a terra per poter impastare il proprio chakra. Un profondo respiro, e una volta ancora gli occhi andrebbero lentamente chiudendosi; braccia da alzarsi all'altezza del petto e dita ad incrociarsi finemente tra loro per formare il sigillo della capra, elemento che vincola il proprio chakra per seguire i propri ordini. Tenterebbe di visualizzare il proprio corpo dall'esterno e di visualizzare all'altezza della bocca dello stomaco i due elementi tipici che assieme formano il chakra: energia psichica, ed energia fisica, rispettivamente l'essenza di un ninja. Vincolando dunque le proprie energie, tenterebbe di forzare queste due entità a vorticare attorno allo stesso asse, tanto velocemente dal fondersi e diventare assieme un'unica cosa, una sfera più grande ed azzurra(ma non troppo grande in realtà) che è il suo chakra. Il sigillo ad esser spezzato, e con questo anche la sfera azzurra richiamata a sciogliersi per propagarsi rapidamente tramite il sistema circolatorio del chakra - keirakukei - per l'intero suo corpo, irrorando muscoli e tessuti per dar a egli le sue peculiari caratteristiche fisiche e non solo. Segue qualche passo, riprendendo i due foderi e cercando così Akira, dovrebbe trovarsi da quelle parti. < Già seduta!? > Ironico, non appena gli è possibile vedere la figura dell'Uchiha, muovendo qualche passo verso di lei. [chakra -> on] [tanti oggetti con lui]

22:28 Haran:
 Non sa bene cosa aspettarsi da quell'incontro. Non ha mai avuto una squadra né ha mai realmente avuto modo di vederne una all'opera. Fino ad ora ha sostanzialmente affrontato missioni semplici e senza la necessaria richiesta di una vera collaborazione per riuscire a portare a casa lo stipendio. Ha avuto diversi compagni ma mai nessuno di fisso o ricorrente se non si vuole menzionare Kouki con la quale ha avuto modo di lavorare in coppia per ben due volte. Ma tolta lei nessuno è mai stato al suo fianco per più di una missione fra i ninja conosciuti a lavoro e Arata sarebbe potuto essere il primo -nonché l'unico- a poter cambiare le cose. Certo, sembra un ragazzo a posto ed anche piuttosto divertente, ma sarà davvero abbastanza forte da poterle risultare utile in un combattimento per la vita? Non vuole dubitare di lui, si sente quasi in colpa nel porsi quelle domande, ma non ha mai visto nessuno con così poco chakra in corpo a parte lui. Tuttavia è anche vero che il giovane ha ammesso da sé di non poter contare molto sulle sue riserve d'energia, quanto più sulle sue armi e sulla sua forza. Akira non ha motivi per non credergli e perciò decide semplicemente di vedere da sé ciò di cui egli è capace. Reclina il capo all'indietro osservando il firmamento, comodamente seduta su una panchina di legno scuro. Le gambe son poste una accanto all'altra, le mani raccolte sul grembo, mentre un alito di brezza scosta ciuffi di capelli corvini ai lati del viso. La voce di Arata vien fatta fluire fino al suo udito catturando nell'immediato l'attenzione della Uchiha che, a questo punto, semplicemente ruota il capo verso la di lui direzione. <Perchè no?> domanda lei inclinando il capo, senza muoversi d'una virgola dalla sua postazione. <Si sta comodi.> aggiunge poco dopo stringendosi nelle spalle, sorridendo appena, divertita dall'idea di poter sostanzialmente affrontare un combattimento anche da seduta considerando quelle che sono le sue capacità. <E poi ti stavo aspettando> aggiunge andando solo a quel punto ad alzarsi in piedi con un movimento lento, semplice, delle reni. In posizione eretta ruota il corpo verso la direzione da cui è giunto Arata puntando le iridi bicromatiche sulla di lui figura con fare sereno. Si gode la brezza della sera mentre con la mancina andrebbe a sistemarsi gli occhiali sul viso onde evitare che cadano scivolando poco a poco lungo il naso. <Allora. Cosa vogliamo fare?> domanda Akira dopo alcuni attimi di silenzio con espressione decisa e pronta a tutto. [chakra: on] [x1 fumogeni, x1 tonico chakra, x1 tonico coagulante]

22:47 Nanaa:
 Ed eccoli lì, finalmente e nuovamente uno davanti all'altro in uno stato di più o meno conoscenza. Hanno avuto qualche scambio di opinione serio l'ultima volta, ma..per la maggior parte son stati momenti degni del degrado a venditori di Ramen. Qualche passo per avvicinarsi ulteriormente e ridurre le distanze, un paio di metri al massimo a separarli. < Lascia stare..> La mano destra, la sola libera, va a muoversi un po' casualmente all'altezza del suo petto, nulla di importante o sul quale doversi soffermare. < Son contento che tu ti sia presentata. > Vuol dire che quantomeno ripone una certa fiducia nelle parole che ha espresso la sera scorsa, o ..nel peggiore dei casi che non ci abbia neanche pensato troppo su. Dal canto dell'Houjutser Akira è già di per sè una figura da non sottovalutare nell'ideale futuro come buon team, ed il fatto che abbia attivato lo sharingan senza alcuna difficoltà dimostra che la propria teoria è corretta. < Dunque. Se vogliamo funzionare come team dobbiamo soddisfare due principali requisti: > Braccio destro ancora una volta ad alzarsi, portandosi teso di fronte agli occhi di arata, stringendo il pugno e alzando conseguentemente indice e medio, mostrandoli ad Akira. < Dobbiamo conoscere l'un l'altro i nostri punti di forza, le nostre tecniche, ed i punti deboli. A parte qualche mancanza, sembri intelligente..> oh insomma, gireranno per tutta la vita attorno al chakra di arata e il gettare le monete di Akira, se davvero il loro team si formerà. Non male, in fin dei conti(?). < Quindi saremo in grado anche senza poter comunicare di coordinare strategie. Ma! C'è un ma..> Un paio di colpi di tosse, chiudendo gli occhi per un istante e abbassando per fortuna non l'indice ma il medio, prima di proseguire. < Dobbiamo anche conoscerci. Questa è la parte difficile, ma se riuscissimo a sviluppare empatia almeno tra di noi saremo capaci di lasciare i nostri punti deboli scoperti senza paura alcuna. > A parole la cosa non appare particolarmente difficile da fare, ma a conti fatti, in una missione dove potrebbe apparir dei rischi, ci si sentirebbe al sicuro a lasciare la propria difesa ad un perfetto e sconosciuto compagno di missione? La risposta, ovviamente, è no. < E poi chiaro, questo primo incontro ha lo scopo di darci un'idea l'uno dell'altra. In missione sommariamente siamo stati coordinati, ma stavamo cercando una spilla. > E tra l'altro ha sentito che anche dopo la consegna di quest'ultima ci son state complicanze, chissà cos'è successo, ma per il momento..nulla che gli interessi. < Voglio esordire dicendoti una cosa di me. Il mio potere è fortemente vincolato dalle mie attuali energie, non c'è modo che io possa tentare di utilizzare una palla di fuoco senza perdere i sensi..qualsiasi tecnica mi porta in stato di difficoltà. Sono un houjutser, ma per diventare più forte devo abbandonare le mie abitudini, e la soluzione sta nelle porte del chakra. Ne hai mai sentito parlare? Potenziano molto il corpo, e non costano chakra, bensì energia fisica dell'utilizzatore. > Vita per potere, in fin dei conti funziona così per tutti. < E' da un poco che mi alleno per migliorare nel taijutsu, un mio stile personale che non si basa sulle tecniche, e nel farlo sto trascurando sempre più l'houjutsu. > Si ferma così, per ora. [chakra on]

23:17 Haran:
 Akira inclina appena il capo verso la spalla sinistra, osservando l'altro con fare incuriosito. Si chiede come mai l'altro pensi che non si sarebbe presentata alla sua richiesta, ma non pronuncia apertamente quelle parole. In fin dei conti adesso sono lì e non ha motivo di chiedersi perchè l'altro pensasse che le cose sarebbero potute andare diversamente. Lascia semplicemente che Arata s'avvicini ed ascolta le sue parole ritrovandosi subito sull'attenti, fissando quella mano che vien tesa in avanti e quelle due dita lasciate puntate verso l'alto. Il ragazzo ha preso sul serio il desiderio di creare una vera e propria squadra e Akira ne è contenta. Per lei quel progetto è realmente importante, ci tiene più di quanto forse non sarebbe normale tenerci ed è felice di vedere da parte dell'altro lo stesso impegno nel voler raggiungere quell'obiettivo. Ascolta la sua voce, il modo in cui par naturalmente predisposto al comando e si ritrova a fissarlo quasi con espressione offesa quando lui cita le sue mancanze. Gonfia istintivamente le guance e incrocia le braccia al petto fissandolo torva per pochi secondi senza però decidere di interromperlo. Ormai, silenziosamente, il loro rapporto par aver trovato già una strada tutta sua per svilupparsi e questo tipo di bizzarri approcci da parte di Arata fanno parte del pacchetto. Akira sembra quasi aver accettato l'idea nel profondo di sé e non ne è realmente infastidita. Così permane silente, tranquilla, dimenticando in pochi secondi il motivo di quel broncio e torna alla consueta espressione di sempre terminando d'ascoltare le parole del compagno. Ha senso ciò che dice, concorda su ogni cosa e si sente stranamente nervosa all'idea di farsi conoscere da lui. Fin dove potrà spingersi con la verità? Non tanto per mancanza di fiducia nell'altro quanto più per questioni di riservatezza del clan. Quanto di sé potrà dirgli e quanto invece dovrà rimanere segreto? Non è sicura di sapere fin dove può spingersi ma sa che in qualche modo avrebbe cercato di dire la verità senza svelare questioni delicate e interne della sua famiglia. Quindi annuisce quando Arata le parla di sé e si ritrova ad umettarsi le labbra quando il discorso di lui trova una fine. Un soffio di vento le scuote la chioma corvina, la mancina va a scostare alcuni ciuffi ribelli dagli occhi, sfilandoli da sotto le lenti degli occhiali, fino a quando non è il suo turno di parlare. <Beh si direbbe che sia una fortuna che tu abbia poco chakra, allora. Ti sei allenato nelle arti che proprio non riesco a padroneggiare> rivela Akira iniziando così a svelare qualcosa di sé. <Non ho idea di come riuscire a usare neppure un kunai. Se provo a lanciarlo o mi cade praticamente fra i piedi oppure vola da tutt'altra parte rispetto dove vorrei che andasse a finire. Se provo qualche affondo non metto abbastanza forza e sostanzialmente mi stanco senza concludere molto. Inoltre il mio corpo è piuttosto debole. Non ho potuto...ehm... allenarmi molto> spiega lei schiarendosi d'un tratto la voce, ripensando a tutto quel tempo trascorso in cella senza poter uscire, senza potersi sgranchire le gambe o poter correre. Per le prime settimane le risultava stancante anche solo l'idea di fare una passeggiata. Bastavano una manciata di metri per iniziare a metterla già in difficoltà. Ma si è data da fare e si è impegnata ed ora riesce a resistere come una qualunque persona normale alla fatica della corsa, della camminata veloce, di salti anche piuttosto alti o lunghi e persino alle arrampicate. Tuttavia le sue braccia sono poco allenate e non riescono a sollevare grandi pesi o imprimere molta forza nei colpi portati. <Tuttavia sono portata per le arti illusorie. Mi riescono con estrema semplicità> ammette con un ampio sorriso fiero ed orgoglioso illuminandosi appena in viso. <Me la cavo anche con le arti magiche sebbene non conosca molti ninjutsu e padroneggio il chakra katon> rivela fermandosi ed iniziando a storcere le labbra in una ingenua espressione pensosa. <Mhhh> rotea le iridi verso l'alto quasi a voler cercare attorno a sé qualche altro dettaglio che possa esser degno di nota. <Non c'è altro, credo. Questo è più o meno tutto ciò che so fare. Illudere i sensi e creare palle di fuoco.> termina, riassumendo, con una leggera scrollata di spalle, tornando a porre solo ora lo sguardo sul volto di Arata. [chakra: on] [x1 fumogeni, x1 tonico chakra, x1 tonico coagulante]

23:39 Nanaa:
 Giusto un paio di cenni del capo di Arata che mostrano nello sguardo una velata soddisfazione quando Akira va reagendo al proprio e particolare complimento. Un complimento riassumibile nell'ideale del 'bene, ma non benissimo' potenzialmente la descrizione di loro due come team seppur lievemente messa sotto radice. In ogni caso, rimane immobile con il braccio teso per qualche altra manciata di secondi, prima di andare finalmente a far cadere le braccia lungo i fianchi, inspirando e attendendo così di ascoltare quanto Akira ha da dire in confronto alle proprie idee e la propria evoluzione. Segue di tanto in tanto con lo sguardo le ciocche altrui venir spostate dal vento, immobilizzandosi quando l'altra parla. < Pensavo fosse particolarmente sacro il corpo per i tuoi superiori, mi riveli invece di avere le braccine mosce..mhh > un lieve ma non reale disappunto nel tono, non cerca realmente di addentrarsi nel passato altrui o nelle motivazioni che l'hanno spinta a diventare così com'è, in fin dei conti non si ha realmente la possibilità di scegliere. < Ma non è nulla di grave, non preoccuparti. Non si valuta un pesce dalla sua capacità di scalare montagne, del resto..> una perdita di tempo, ed in fin dei conti ha ragione, tuttavia.. < Ma c'è sempre un ma! In questo caso due..> oh, dei. < Noi non siamo pesci. > Annuisce con fare piuttosto fiero e sborone di questa affermazione che dal suo modo di parlare sembra essere per nulla ovvia. < Siamo ninja, e siamo genin. Non importa quello che facciamo o che abbiamo fatto per tutta la vita, il talento non esiste, esiste soltanto la tenacia. > Se avesse seguito l'indole che gli è stata impiantata da giovane in questo stesso momento non sarebbe qua, a parlare con Akira, starebbe semplicemente potenziando quanto possibile le proprie capacità nell'arte della spada, senza mai sapere se sarebbe stato migliore in qualcos'altro, senza mai porsi domande. < Arti illusorie! > Repentino nel parlare non appena lei afferma la sua bravura, quasi gioioso che lei abbia detto proprio quello. < Le arti illusorie sono tutto ciò che esiste di fondamentale per noi, bravissima Akira, sei il meglio che potevo chiedere in questo momento. > Manco l'avesse realmente chiesta, ma in fin dei conti il caso li ha portati a raggiungere questo momento, si può davvero ignorare? < Immagino che il ninjutsu sia ciò che ti permette di causare danni al tuo nemico come genjutser. E' una fonte di danno che ritieni accettabile? > Presume che Akira sappia più o meno i suoi livelli di potenza, quanti danni può fare con un suo attacco, e simili. < Considerando la teoria del rilascio illusorio i danni interrompono lo stesso, a meno che di un tuo talento segreto inimmaginabile vorrei provare a proporti un'alternativa! > Braccio sinistro ad esser portato indietro, piegando il gomito e ruotando appena la spalla in senso antiorario per caricare 'a molla' l'arto. A seguire rilascerebbe semplicemente quella tensione facendo scemare la presa su uno dei foderi in legno che teneva per la mano, così da lanciarlo dritto verso Akira. < Prendi! > Sperando che vada tutto bene.. [chakra on]

00:01 Haran:
 Quella frase pronunciata dal ragazzo porta Akira a sentirsi improvvisamente in fallo. E' una mancanza la sua di cui è pienamente consapevole e di cui in verità si vergogna nel profondo. Ha cercato davvero di migliorare, di allenarsi, eppure sembra che il suo corpo proprio non voglia saperne di resistere alla fatica ed agli sforzi eccessivi. In realtà non è esattamente così: da quando è uscita dai laboratori è migliorata a vista d'occhio. Il suo corpo si è abituato gradualmente alla fatica ed agli sforzi e sebbene non sia ancora forte e resistente come quello di altri ninja abituati ad allenamenti più intensivi e più lunghi, è sicuramente più tenace e sodo di prima. E' difficile vedere i margini di un miglioramento che la fanno ancora sentire inferiore a chiunque altro, ma non per questo significa che non vi siano state evoluzioni nel suo percorso, no? <Guarda che posso difendermi anche senza l'uso delle mani, eh?> replica lei, imbarazzata, con le guance arrossate e il tono piccato, punto sul vivo. Non offeso, non ostile, a metà strada fra l'imbarazzato e il provocatore. Arata infatti la rassicura subito dopo circa quella sua mancanza ma quello che dice porta Akira ad aggrottare la fronte e fissarlo stordita e confusa, assottigliando lo sguardo e sbattendo le palpebre rapidamente. <Uh?> mormora con fare ottuso fissandolo in volto. <I pesci scalano le montagne?> domanda a dir poco attonita, sinceramente confusa, cercando verità dalle labbra altrui. <E come fanno? Non hanno le dita! E poi non respirano fuori dall'acqua!> ragiona ad alta voce ritrovandosi davanti proprio un gran bel dilemma. (...) Tuttavia Arata prosegue nel suo dire e quello che dice porta Akira a tornar seria ed annuire al suo discorso. Anche lei la pensa così, sebbene a volte vorrebbe solo smetterla di faticare tanto e adagiarsi nell'utilizzo di tutto ciò che le riesce più semplice sfruttare. Prime fra tutti le arti illusorie, dono probabilmente ricevuto dal sangue di Katsumi e del quale Arata sembra essere davvero contento. L'entusiasmo pervade la sua voce e quello che dice porta la ragazza ad illuminarsi in volto, ingenuamente. Le iridi si dilatano, gli occhi scintillano contenti e le labbra si schiudono in un sorriso ampio e caloroso, di quelli disinvolti e naturali che non si possono palesare a comando. <D-davvero?> domanda al colmo della felicità sentendosi d'improvviso utile per qualcuno. Anzi, no. Essenziale, una sensazione che non aveva provato per molto tempo. Solo Arima l'aveva fatta sentire così, un tempo, quando pareva che la di lei esistenza avesse uno scopo ben preciso e fondamentale. Ma ora Arima è morto e i motivi dietro la sua nascita lo sono con lui: credeva di potersi scordare quelle sensazioni eppure questa sera con Arata le riscopre una seconda volta. O forse, in realtà, le scopre da zero, in modo totalmente differente. Annuisce alla domanda del ragazzo quand'egli fa la sua supposizione e alla sua domanda si ritrova a pensarci su per qualche istante. <Beh non saprei... Non causo ancora ferite molto gravi, non credo di riuscire neppure a rompere un osso. Ma riesco comunque a far del male e bruciare i miei nemici!> esclama lei annuendo, prima di vedere il fare altrui. Vuole proporle qualcosa di nuovo, qualcosa che non capisce fino a quando non è sostanzialmente troppo tardi. <Mhn?> inclina il capo, un po' intontita, quando vede Arata zittirsi e andare ad afferrare uno dei suoi due foderi in legno. Vede il braccio caricare il colpo e poi la spinta che la porta ad allarmarsi immediatamente. D'istinto porta le mani a tendersi in avanti, nervosamente, per cercare di afferrare al volo l'oggetto che le è stato lanciato, ma i riflessi dell'Uchiha non sono particolarmente buoni e la coordinazione occhio-mano ancora insufficiente anche solo per un esercizio sciocco come quello. Il fodero di legno va ad urtare contro la punta delle dita della ragazza prima di cadere a terra ai suoi piedi con un tonfo sordo, mentre il dolore inizia a lanciare fitte vibranti per le mani del clone. <Ngggh!> Trattiene il gemito di dolore ritirando le mani e agitandole freneticamente nel tentativo di far passare il dolore ai polpastrelli. Sente il viso andare in fiamme e le labbra tremare per l'umiliazione di quella patetica figura. <Non dire una parola!> frigna lei sentendo il naso pizzicare e gli occhi farsi lucidi di vivo imbarazzo. <Non dire niente> ribadisce con tono minaccioso. Beh... quello che vorrebbe esserlo, almeno. In realtà sembra più la richiesta implorante di un bambino che ha appena fatto cadere il gelato e si ritrova affamato ad osservare i resti del suo dolcetto per terra. A quel punto si chinerebbe lei sui talloni tenendo la schiena dritta, portando la man destra verso l'oggetto caduto per afferrarlo e quindi successivamente rialzarsi in piedi deglutendo in silenzio. [chakra: on] [x1 fumogeni, x1 tonico chakra, x1 tonico coagulante]

00:28 Nanaa:
 Per fortuna prima di far cadere Akira nell'abisso della disperazione per le sue braccia mosce ha specificato come questo sia semplicemente un dettaglio, un fotogramma su infiniti che formano la sua attuale capacità. < Sono sicuro che potresti farmi dare un pugno ad un albero facendomi credere che tu sia l'albero, e poi affumicarmi appena la cute, ma dobbiamo spingerci molto oltre! > Qualche attimo di silenzio, sta pensando, riflettendo..ed è palesa quella concentrazione tipica nel suo volto. < Plus ultra! > Nient'altro che un modo di dire che fondamentalmente vuol dire superare i propri limiti, andare oltre. < Dobbiamo diventare più grandi della vita stessa, no? > In quale momento preciso delle ultime giornate Akira è stata trascinata assieme agli obiettivi di Arata di diventare praticamente una divinità? Oh, a chi importa, ci va bene così. Ma purtroppo Arata ha dimenticato una cosa importante nell'attitudine di Akira: non deve usare modi di dire. Mai, mai, mai. E questa volta il dolore è un po' meno fitto della questione monetina, ma si fa sentire come la morsa di uno squalo affamato attorno al suo corpo. Silenzio, un lungo silenzio fa da protagonista in arata, silenzio fuori e dentro. < Come hai fatto a sopravvivere fino ad ora? > A diventare genin, a superare l'esame teorico. < Cosa ti hanno fatto? Come hanno fatto? > Gesticola casualmente con le mani, finendo per massaggiarsi le tempie e decidendo semplicemente di zittirsi e ascoltare quanto ha da dire lei, terminando infine con il passaggio del fodero; per fortuna che non le ha passato un coltello o chissà che altro, perchè quando vede lei urtare le dita sul legno non può far altro che alzare le spalle di riflesso e chiudere appena gli occhi, voltando il capo e facendo finta di nulla. L'alternativa era rimanerci di sasso, o ridere di gusto..ma non sarebbe il caso. < Non dirò nulla. > Una pietra, tono freddo e distaccato come un uomo vissuto, insormontabile e determinato. < Diventerai forte nel genjutsu e mi cancellerai questo momento dalla mente, hai appena trovato un ottimo obiettivo. > Un paio di cenni del capo, prima di tornare fondamentalmente umano e spostandosi di qualche passo indietro, per aumentare le distanze. Un paio di colpi di tosse, prima di proseguire. < Alla luce di quel che mi dici il ninjutsu non l'hai particolarmente allenato o sviluppato, il che è un bene. Il ninjutsu è un'arte fondamentalmente a distanza, con ausili difensivi e offensivi, sì, ma che richiedono parecchio tempo per essere studiati e padroneggiati. Tu sei una genjutser, e considerando anche solo la tua innata scommetto che sei piuttosto capace. Ma ti serve una fonte di danno massiccia, sei sicuramente capace di colpire un avversario, ma ti serve un attacco preciso, non diffuso, ed una difesa immediata dalla breve distanza. Anche considerando l'eventualità che tu possa ottenere ninjutsu che soddisfino i requisiti a basso prezzo, voglio proporti di sfruttare i miei ultimi momenti da houjutser per modificare la tua affinità secondaria. Posso aiutarti a sviluppare houjutsu, forza..e partendo da quello ti assicuro che sarai capace di far molto di più. > Braccio destro ad alzarsi, mano a portarsi lungo il manico di ciò che contiene il fodero, gomito piegato verso l'interno che va conseguentemente a spiegarsi e riportare dritto il braccio, estraendo una spada da kendo e lasciandosi alle spalle un tipico soffio. Fondamentalmente un pezzo di legno a forma di spada, bilanciato appositamente per gli allenamenti e simili. < Le armi non richiedono una grande forza, ma soltanto una base tecnica. Per esempio un uomo normale, in possesso di una shirasaya, avendo la capacità di usarla, può essere in grado di tagliare il braccio di un genin e di ferire gravemente un chuunin. Sviluppando tecnica e conseguentemente forza, come tuoi attributi secondari, potresti ottenere una difesa a corto raggio ed un danno da penetrazione determinante per far diventare i tuoi genjutsu..> una breve pausa, è serio in quel che dice. < mortali. > quelle parole vogliono essere pesanti, in fin dei conti si stanno conoscendo, devono capire quanto entrambi siano in grado di distaccarsi dalla loro umanità quando questo si rivela necessario. [chakra on]

00:50 Haran:
 Akira annuisce soddisfatta quando l'altro rivela quell'intuizione sostanzialmente corretta. Di norma è esattamente così che Akira utilizza i propri genjutsu in combattimento. Mira a debilitare l'avversario o metterlo in difficoltà facendogli esaurire forze ed energie per poi approfittare dell'attimo cruciale per intascarsi la vittoria. Sostanzialmente questa è stata la sua strategia al torneo dei villaggi per esempio, sebbene alla fine non sia riuscita ad arrivare alla vittoria. Arata però non è soddisfatto, non ancora. Devono riuscire a raggiungere qualcosa di più, un traguardo ben più alto. Un traguardo che Akira si ritrova a vedere improvvisamente posto dinnanzi alla propria strada dal momento in cui questa si è ritrovata a coincidere con quella del ragazzo. Stanno decidendo di avanzare insieme per il loro percorso e questo pare portare ad un inevitabile fusione di obiettivi e traguardi. Quello che il giorno precedente è stato presentato come l'obiettivo di Arata adesso viene indicato come un loro obiettivo comune. Akira non è convinta di poter riuscire ad eguagliare la grandezza di una cosa enorme come la vita, ma avrebbe fatto il possibile per migliorare fino a superare qualsiasi limite attorno a sé. Annuisce con un sorriso vivace alle parole dell'altro e nota successivamente la palese sorpresa sul suo volto quando pone quelle sciocche domande sui pesci e le montagne. Se per Arata quei quesiti non sono altro che retorici, quasi canzonatori, per Akira sono molto più delicati.Si rende conto della sua diversità, della sua condizione di arretratezza e odia quel lato di sé che la fa apparire stupida agli altri. <Fino a pochi mesi fa ho vissuto chiusa nella mia stanza. Sopravvivere non era un problema lì dentro> risponde lei seria, guardandolo, ritrovandosi a dirgli la verità senza però essere precisa nei dettagli. Stanza, non cella. Una sola parola che cambia in qualche modo il senso di quella affermazione rendendola molto meno tragica ma ugualmente preoccupante forse. Arata le ha chiesto di conoscersi, di raccontarsi qualcosa di loro e per questo al momento d'udire quelle domande Akira si è ritrovata a pensare di dovergli una risposta. Non aggiunge altro, non sa cos'altro potrebbe dire, e lascia che la conversazione prosegua ritrovandosi vittima di quell'imbarazzante figuraccia che per fortuna Arata si appresta a non commentare. Akira si stringe le labbra, morde l'inferiore lentamente, soffocando l'imbarazzo, per poi sorridere della di lui battuta. Avrebbe dovuto davvero chiedere a Katsumi se può insegnarle a cancellare ricordi spiacevoli con un genjutsu. Ad ogni modo non replica e ascolta la proposta di Arata ritrovandosi improvvisamente travolta da un vasto oceano di possibilità. Trova affascinante l'idea di poter imparare a maneggiare un coltello, un pugnale, una spada. Trova elegante il movimento che una persona compie quando ha una lama per le mani, ma lei sarebbe mai stata capace di una cosa simile? Lei che a stento è capace di reggere per le mani un fodero di legno? Si rigira l'oggetto fra le mani abbassando su esso lo sguardo. L'osserva, soppesa la possibilità, immaginandosi sul campo di battaglia a sfrecciare qua e là con una spada in pugno. Le sembra quasi impossibile eppure se solo si fosse allenata... se lui le avesse insegnato, magari... Arata sfodera la sua arma, quello stridore tipico strazia il silenzio catturando l'attenzione e lo sguardo di Akira. Arata sa quel che fa, deve aver ripetuto quel gesto decine di volte. Si muove cautamente ma in un movimento rapido e sicuro, elegante. Lei osserva attenta, rapita e quindi solleva lo sguardo sul suo volto mentre la conversazione si fa improvvisamente seria fra loro. <Hai già ucciso qualcuno, Arata?> La domanda esce spontanea, diretta dalle di lei labbra, mentre fra le dita sostiene il peso di quel fodero ancor contenente la propria arma. Punta le iridi bicromatiche in quelle azzurre di lui, ricerca la verità nel suo sguardo. Le sue parole, quei dati quasi tecnici, provengono da uno studio intensivo o da reale esperienza sul campo? [chakra: on] [x1 fumogeni, x1 tonico chakra, x1 tonico coagulante]

01:24 Nanaa:
 Chissà su quale percorso li porterà questo incontro, esiste quella cosa chiamata effetto farfalla alla quale Arata da spesso particolare importanza. Eventi piccoli, come ad esempio la coincidenza di un'accoppiata in una missione come la loro del giorno precedente, che va conseguentemente a generare qualcosa di molto più grande. Com'è stato per molti ninja, che in base a semplici coincidenze sono passati alla storia o molto più, sono morti. I ninja in vita non sono così sorprendenti paragonati al numero di ninja morti per nascita, in fin dei conti. Proseguono nel loro dire, facendo sfumar pian piano i momenti meno seri per toccare qualcosa di più delicato. A sorpresa di Arata gli vien rivelato un dettaglio sulla vita di Akira che potrebbe essere molto delicato, lei lo vede come tale? Ha deciso di parlargliene perchè ha dato peso a tutte le parole che il genin ha espresso fino ad ora? Non riesce a rimanere totalmente impassibile all'idea della 'fiducia', difatti per qualche istante permane immobile con le labbra appena schiuse, prima di lasciar uscire il benchè minimo suono. < Dev'essere stata dura per te, ambientarti al di fuori di quelle quattro mura.. > parole che potrebbero suonare familiari, eppure non sa nulla lui. Non vuole chiedere nulla, non vuole essere colpevole dell'aver sfruttato la sua ingenuità, la sua neonatalità nel mondo ninja per sapere di più sul suo conto. < Per essere in libertà da pochi mesi te la cavi comunque bene..> ma il suo sguardo lascia intendere in maniera abbastanza sdrammatizzante 'ma non benissimo'. Segue comunque l'evolversi della loro discussione, si ritrova a fare un lungo commentario riguardo i vantaggi che potrebbero esserci in Akira dandoci dentro nell'allenare l'houjutsu. Praticamente sponsorizza l'houjutsu. Ma è proprio al termine di ciò che gli viene posta una domanda che lo spiazza appena, ma in fin dei conti..attendibile. Il suo modo di parlare serio deve aver portato l'altra a chiedersi di più al riguardo. < Le mie azioni hanno portato qualcuno alla morte..> non è un dettaglio che avrebbe rilasciato normalmente, ma..un segreto per un segreto, funziona abbastanza bene. < Ho avuto scontri, ma nulla reputabile a livello d'uccisione. > Afferma conseguentemente, senza appesantire particolarmente la fresca aria che li circonda. < Comunque..ho avuto affianco figure illustri nel campo del combattimento. > Da questo giustifica parte della sua profonda esperienza teorica, che sembra esser anche troppa per un genin. Il piede sinistro viene posto in avanti, con la pianta ben salda per terra e la punta rivolta frontalmente, la gemella ad esser leggermente flessa portato il peso del corpo sulla gamba destra, arretrata e divaricata, formante un angolo di 90° circa con la gemella. Il busto si mantiene ben eretto, ed il braccio sinistro - che tiene la spada - mantiene salda l'impugnatura, accostando il polso al fianco sinistro e disponendo la lama parallela al suolo, con la punta rivolta in avanti. < Sono in una posizione da affondo, questo è il colpo che dovresti allenare maggiormente..il danno da penetrazione sarà utilissimo in punti sensibili. Prova a imitare il mio posizionamento, per ora.. > e osserverebbe così il fare altrui, prima di avanzare dandosi una spinta sul piede sinistro, facnedo sì che la stessa gamba si distenda nel sopravanzar del piede destro, che va ad eseguire un tipico passo d'affondo. Il busto al contempo andrebbe ad eseguire da prima una rotazione in senso orario seguita da una leggerissima rotazione antioraria, piegandosi molto in avanti e accompagnando così il naturale movimento dell'affondo, spingendo la spada linearmente in avanti, parallela al suolo e dritta davanti a sè. < Ci son tanti tipi di colpi, ed il trucco per sviluppare tecnica, per il tuo caso, è allenarti un po' ogni giorno. Avendo bisogno di forza inizia con una decina di piegamenti sulle braccia ogni 2-3 minuti, segui con un po' di corsa e poi passa subito all'effettuare per quanto tempo potrai diversi tipi di colpi con diversi tipi di armi. Prima o poi noterai di essere agile, forte, di aver sviluppato tecnica. > L'affondo è solo un esempio di ciò su cui può allenarsi. Ma ovviamente..come tutti gli allenamenti, ci vorrà un po'. < Quando saremo chuunin sarai una macchina da guerra > cenni soddisfatti. [chakra on]

01:55 Haran:
 Le parole del ragazzo si disperdono nell'aere circostante trasportate dal vento fino all'udito della genin. Akira stringe le labbra trattenendo l'inferiore verso l'interno, abbassando appena il capo ed annuendo leggermente con lo stesso. Sì, è stato difficile. Lo è ancora, non ha ancora imparato davvero ad essere una persona come le altre. Ogni giorno si sforza per migliorare, ogni giorno sbaglia ed impara qualcosa di nuovo. <E' ancora difficile> ammette lei alla fine rialzando il capo, guardando Arata negli occhi con espressione ferma, equilibrata, sicura di sé. Nonostante l'argomento delicato e difficile non v'è alcuna traccia di debolezza nel suo viso, nessun vacillamento nello sguardo. Akira è forte e non si lascia abbattere, non ora che Katsumi è tornato, non ora che potrebbe aver trovato la soluzione definitiva al suo sentirsi costantemente indietro. <Grazie. Ma ho avuto un po' d'aiuto> risponde lei a quelle ultime parole quasi a voler evitare di prendersi tutti i meriti del caso. Se è riuscita a non crollare è anche merito di tutte le persone che, seppur per poco, le sono state accanto in quei mesi di libertà. Katsumi, Yukio, Hitachi, Kioshi... tutti elementi che per breve tempo hanno donato aiuto alla ragazza permettendole di andare avanti, di combattere e crescere. Elementi che ha perso un po' per strada, che un po' ha ancora accanto. Il discorso tuttavia prosegue e quello che Arata le rivela la porta a sorridere, alla fine, con fare quasi provocatore. <Ah sì?> domanda quasi come a volerlo punzecchiare, il petto gonfio d'orgoglio, le mani ora a portarsi ai fianchi mentre la mancina regge ancor il fodero di legno. <Guarda che anche io ho conoscenze importanti, sai? Anzi, proprio fra poco inizierò ad allenarmi con una di queste, appena avrà sistemato alcune cose!> esclama tutta tronfia e fiera di sé pregustando già da ora la possibilità di poter imparare qualcosa dal mezzo Seiun. Ma, per ora, è meglio concentrarsi ad imparare qualcosa da Arata. Il ragazzo va ad assumere una posizione ben precisa ed elegante che Akira osserva attentamente coi suoi occhi bicolori. Studia la posa delle gambe, delle braccia, il modo in cui china il busto e regge l'arma nella mano. Memorizza nella sua memoria i dettagli della figura del ragazzo accorgendosi ora del modo in cui la camicia si distende sulla schiena e sulle braccia. Non si fa distrarre, non si lascia confondere da questi piccoli dettagli, ma ascolta la sua voce cercando di salvare nella sua memoria quella posizione sotto nome di "Affondo". Annuisce quando lui le chiede d'imitare la sua posa e quindi andrebbe a divaricare leggermente le gambe per poi distanziarle fra loro portando la destra leggermente più indietro della sinistra, flessa verso il basso e la gemella verso nord, davanti a sé, con la punta del piede a indicare dinnanzi a lei. Le gambe formerebbero un angolo di 90° fra loro mentre il busto verrebbe tenuto dritto e teso verso l'alto. La man destra andrebbe ad estrarre dal fodero l'arma tenendola stretta in pugno col polso vicino al relativo fianco e la lama tenuta parallela al terreno. Una imitazione che vorrebbe essere fedele e precisa della posa presa da Arata e che la fa sentire leggermente a disagio. <Così?> chiede conferma al ragazzo, un po' nervosa, non trovandosi ancora abituata a quel tipo di posizione del corpo. Osserva ancora il moto di Arata e nel modo in cui l'altro utilizza la sua arma riscopre una grazia degna di una danza. Lo trova elegante, sicuro, fluido nei movimenti, in un modo in cui lei teme di non potersi riscontrare mai. Si umetta le labbra e tenta dunque di imitare l'altrui fare andando a rinsaldare la presa sull'arma per poi procedere. Avanzerebbe con la leva inferiore destra fornendosi appoggio e spinta contro il terreno con la mancina. Un semplice passo in avanti che la porterebbe a far seguire il moto con tutto il corpo: il busto andrebbe a compiere una piccola rotazione in senso orario per caricare il colpo e poi si scosterebbe in senso antiorario per rilasciare la carica presa. Si piegherebbe in avanti flettendo il busto e trascinando con sé il braccio armato che quindi ora verrebbe teso dinnanzi a sé con un movimento deciso e lineare, la spada sempre tenuta salda e con la lama parallela al terreno. <Questo è un affondo?> domanda sollevando lo sguardo su Arata, cercando da lui una conferma, un consiglio od una critica. <Mi sento stupida. E' come se mi sentissi scomoda a muovermi così... è normale?> domanda, impacciata, sentendosi leggermente a disagio con quella sua naturale goffaggine. Dopotutto è la prima volta che si allena in quel genere di azioni ed è più che naturale che non si senta libera o disinvolta nel compiere quel tipo di movimenti. Non ancora, per lo meno. <Io non voglio portar guerra. Non voglio nemmeno combattere a meno che non sia necessario.> ammette, alla fine, quando Arata pronuncia quell'ultimo dire. <Anche se mi piace sapere di poter controllare la vita di un'altra persona. Poter gestire le sue prossime azioni, decidere cosa lui sarà portato o meno a vedere o sentire. E'... soddisfacente> ammette con un piccolo sorriso prima di volgere lo sguardo sulla figura del genin. [chakra: on] [x1 fumogeni, x1 tonico chakra, x1 tonico coagulante]

13:55 Nanaa:
 Lo sguardo segue particolarmente attento il fare altrui, quel modo a modo suo unico di reagire alla vita che per tutti sembra totalmente normale e per nulla banale. Come se improvvisamente ci si trovasse soli nel mezzo di un luogo diverso dalla propria casa, dal luogo al quale si è abituati a tornare. < Le cose semplici non generano felicità. Non è molto meglio la sensazione di star pian piano riscoprendo sè stessi in fin dei conti? > La domanda è retorica, non necessita realmente di una risposta per completare la sua sentenza, ma semplicemente sta disponendo la difficoltà altrui come un qualcosa di normale e potenzialmente piacevole nel percorso della sua crescita. Per nascere bisogna prima distruggere un mondo, piccolo o grande che sia, e Akira in questo momento ha già superato la metà strada, integrandosi nel mondo degli shinobi. Segue ascoltando quanto lei dice riguardo le sue conoscenze, un sorriso pacato a formarsi sul viso ed a scemare poco dopo in una falsa serietà, a seguito del proprio imminente dire. < Capisco che abbiamo solo estratto una spada da kendo ma siamo già in pieno allenamento. > Occhi a chiudersi per brevi istanti accompagnando un paio di movimenti verticali dall'alto verso il basso e viceversa del capo. < Certo, già definirmi importante. Eh..> Il suo modo di fare piuttosto serio, che conoscendo Akira potrebbe portare a qualche piacevole malinteso, ma non fa altro che scherzarci appena su. Sicuramente una figura come la sua ha parecchi agganci, presumibilmente Uchiha, forse anche di più. Ma per il momento non si sofferma particolarmente, oggi ha già imparato tanto sull'altra figura, dove sarebbe il bello se andassero a sviscerare a vicenda le proprie esistenze adesso? Le conversazioni si farebbero man mano più simili tra loro, creando un fastidioso stallo. Lo sguardo del Genin rimane adesso attento sui movimenti di Akira, iridi a squadrare ogni singolo antro del suo corpo con estrema serietà, la sua postura, la coordinazione e quanto possibile. I movimenti son corretti, ma proprio come ci si aspetta, ci son tante piccole imperfezioni che sommate tra loro rendono il movimento, proprio come detto da Akira, non esattamente gradevole. < La postura giusta, per quanto tutto possa risultarti goffo e pesante, dipende tutto dalla tecnica. E già facendo questo allenamento entro la fine della notte noterai forti differenze rispetto a prima. > O quantomeno, ci saranno semplicemente differenze. < Ferma così. > la avvisa, muovendo qualche passo in sua direzione per dirigersi alle sue spalle, poggiando momentaneamente la propria spada da kendo al terreno. < Prova così..> tenterebbe di afferrare, senza ovviamente sbilanciarla, il suo braccio libero dalla spada da kendo, entrambi i palmi delle proprie mani ad applicare lievi pressioni lungo il suo braccio per invitarla indirettamente a portare il braccio verso l'esterno, mantenendolo piegat alla stessa altezza dell'altro braccio. < E' un po' fastidioso mantenere la postura, ma alla lunga sarà come riposarsi seduti su una panchina. > Più o meno...ma in fin dei conti per lui mantenere una posa è quasi naturale, perchè akira dovrebbe riscontrare difficoltà difatti? < Il braccio ti aiuterà a a bilanciare i movimenti, combattendo la perdita di equilibrio. Oltre ciò concentrati anche solo nel provare ripetutamente a spingere la spada in avanti, un piccolo errore potrebbe essere ad esempio muovere il braccio e distendere meno il gomito. O non piegare abbastanza il busto. > Tutto deve avvenire in contemporanea, tutto dev'essere perfetto per raggiungere l'armonia. E pian piano..potrebbe diventare fattibili. < Un pensiero decisamente da genjutser..> controllare le persone, decidere cosa vedrà o sentirà, Akira si è già immersa in quel ruolo evidentemente. < Comunque noi non siamo malvagi, non vogliamo portare guerra, penso che nessuno lo voglia. Ma spesso siamo portati a compiere azioni malvagie, persino disumani; ma nel nostro contesto ricorda sempre che ciò non ti rende malvagia, ma soltanto umana. > Non può nascondere il fatto che prima o poi anche Akira dovrà metter finire alla vita di qualcuno, se proseguirà lungo la strada ninja. < Beh! Oltre questo, per questa notte ti mostrerò i principali tipi di colpi, ci alleneremo anche a lanciare qualche kunai che mi assicurerò non abbia punta..> non perchè non si fidi di akira, eh. < Sei carica? > Termina, prima di scostarsi appena dalle spalle di Akira. Yeah? [chakra on]

14:37 Haran:
 Akira non lo sa. Non sa se sia una bella sensazione quella di scoprire se stessa poco per volta, giorno dopo giorno. Si sente costantemente messa sotto pressione dall'idea di dover essere all'altezza di aspettative che non è in grado di soddisfare per potersi soffermare a pensare una cosa simile. Non sa davvero cosa credere sebbene qualche volta trovi quasi piacevole l'idea di potersi ancora riscoprire sorpresa e meravigliata nel guardare un fenomeno nuovo. Le piace scoprire cose nuove, ma quando si tratta di se stessa sente come se tutto stesse accadendo troppo tardi. Si limita quindi a guardare Arata con un mezzo sorriso, annuendo appena, dandogli segno di aver capito quanto egli le sta dicendo per poi lasciare che l'allenamento inizi. E' strano. Si sente buffa a muoversi in quel modo che non comprende, a mettersi in una posa che non trova naturale. Il modo di tenere le gambe divaricate, il modo di impugnare l'arma, di dover tenere la schiena dritta... ogni cosa è un comando che impone al proprio corpo e che non viene spontaneo dallo stesso. Si sente scomoda, a disagio, come se qualcuno le avesse appena chiesto di rimanere in equilibrio su un piede solo e con le braccia aperte verso l'esterno senza alcuna ragione apparente. Probabilmente è solo questione di abitudine, di allenamento, ma ciò non toglie che almeno per ora si senta davvero scomoda a dover ricorrere ad una simile posa. Arata la osserva con occhio attento, quasi critico, ritrovandosi quindi a commentare con fare analitico. Akira solleva su di lui lo sguardo, rimanendo nella posa che egli le ha mostrato, cercando di capire se ha sbagliato qualcosa nel suo fare. Il ragazzo la segue e raggiunge le sue spalle andando a darle qualche consiglio per migliorare la sua postura. Avverte la sua presenza dietro di sé come quella di una guida che le mostra la via. Avverte le sue mani andare a poggiarsi lungo il suo braccio, piegandolo e sistemandolo nel modo migliore. Tiene il corpo morbido, leggero, così che lui non abbia difficoltà nel correggere i di lei difetti di movimento e un po' si sente strana a farsi manovrare in quel modo come fosse un manichino da aggiustare. Akira ruota il capo verso la propria spalla cercando lo sguardo di Arata quand'egli pronuncia quelle prime parole. <Devo solo abituarmi?> chiede con voce leggermente più bassa, incerta, andando poi a distogliere nuovamente il capo, tenendo la testa dritta a seguire la linea della colonna vertebrale. Arata le spiega alcuni trucchi, il motivo per cui un braccio va posizionato in un modo piuttosto che in un altro ed Akira si ritrova ad annuire e prendere mentalmente nota di ogni consiglio che l'altro le dona e le offre. Capire i motivi dietro i quali è meglio compiere un gesto piuttosto che un altro le rendono più semplice l'idea di eseguire quegli esercizi e perciò si ritrova a ripetere quanto egli le dice cercando di muovere e sistemare braccia e busto in modo corretto così come lui le spiega guidandola con la voce. <Credo di aver capito> mormora alla fine lei iniziando a sentirsi un po' meno sciocca nel rimanere in quella posa, iniziando ad entrare nell'ottica di idee di dover seguire quel tipo di postura in favore di una maggiore sicurezza di movimento. Ritorna alla fine in posizione eretta ruotando il corpo per poter fronteggiare Arata e guardarlo negli occhi. Averlo alle spalle, sentirlo così vicino da poter avere accesso ad ogni punto del suo piccolo corpo la fa sentire strana, a disagio, come se non dovesse assolutamente trovarsi lì in quel momento. Non che sia una sensazione spiacevole, non la definirebbe fastidiosa quanto più... beh, non esiste un termine col quale potrebbe definire la sensazione che prova nel sentirsi così praticamente alla mercè altrui. Decide di ignorare quel pensiero, di non farci caso, limitandosi a portarsi in una posa più congeniale e comoda che le permetta di vederlo in volto, di udire faccia a faccia il suo discorso. Akira annuisce, concorda, la pensa esattamente come lui. <Mi rende un ninja, credo> si limita a replicare lei stringendosi nelle spalle. <Siamo addestrati per uccidere. Ci insegnano che questo rientra nell'ordine delle cose. Dicono che è giustizia e forse lo è davvero qualche volta. Ma è sempre morte quella che portiamo, che sia per mano nostra o dei nostri compagni. Forse non siamo malvagi ma abbiamo le mani macchiate di sangue> commenta lei ruotando il capo verso la direzione che porta al Villaggio, un piccolo sospiro a trovar via libera dalle labbra sottili. <Ma non mi preoccupa. L'uomo uccide da sempre. Non so perchè la gente sia tanto sconvolta dall'idea di uccidere qualcuno> ammette lei con disarmante schiettezza. Non v'è gelo nella sua voce, non v'è sarcasmo o crudeltà. V'è l'innocente ingenuità d'una bambina che vive seguendo quanto le è sempre stato insegnato. Un argomento agghiacciante da affrontare con questa logica, ma che Akira trova al quanto semplice e banale. Tuttavia la sua tranquillità va spezzandosi quando Arata le propone nuovi esercizi da affrontare insieme. Esercizi che la portano ad impallidire appena a fronte delle sicure figuracce che avrebbe dovuto affrontare davanti a lui. No, non è esattamente carica, e questo lo si può facilmente intuire dall'espressione sconfortata sul suo volto. <Ehm...> Akira deglutisce, dubbiosa, umettandosi successivamente le labbra. <Non mi riesce bene imparare più cose per volta. Sono più il tipo che padroneggia un esercizio dopo l'altro> ammette lei passandosi la mano libera fra i capelli scuri, il capo ad abbassarsi appena in imbarazzo. <Una cosa per volta, eh? Facciamo che per stasera mi alleno a tenere la posizione e a tirare qualche affondo finché non mi viene più naturale farlo. E poi la prossima volta proviamo con le armi da lancio. Che ne dici?> proporrebbe allora al compagno con fare speranzoso, ritrovandosi dunque a veder dipendere l'esito della propria serata dalla risposta del giovane. Se lui avesse acconsentito ecco che si sarebbero ritrovati dunque ad allenarsi ancora un po' sugli affondi e sul modo di mettersi in posizione con fare preciso e rapido. Un allenamento apparentemente sciocco, forse un po' banale, ma che per Akira significa molto. Un allenamento che apre la strada ad una nuova vita, ad una nuova Akira e, forse, anche ad un nuovo Arata. [END]

Akira e Arata si danno appuntamento al bosco dei ciliegi per approfondire la loro conoscenza.

I due hanno deciso di formare un team per migliorare se stessi e le loro abilità e per riuscirci devono innanzitutto imparare a conoscersi e fidarsi l'un dell'altra.

In più Arata propone ad Akira di sviluppare le proprie capacità nell'ambito dell'houjutsu e le dà una prima basilare lezione per avvicinarla a questo cammino.