Il soldato e la dottoressa

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09:35 Raido:
  [Campi] Alla fine ha passato la notte con Fumiko, non è tornato in ospedale a Kusa preferendo il divertimento con la sua donna piuttosto che la noia mortale della stanza ospedaliera. E' più rilassato e meno preoccupato per l'imminente operazione, come se tutto non stesse accadendo e questo fosse solo un giorno normale, come un'altro. Il sole splende alto nel cielo, le nuvole sono scomparse completamente ed è tutto fermo; le foglie degli alberi sono immobili, non vi è un filo di vento che le faccia muovere. La giornata è calda, afosa ed è quasi impossibile vivere ma non è certamente questo che lo abbatte, proprio no. Ha bisogno di movimento, di muoversi, di tornare in forma prima che il corpo ne risenta ed è per questo motivo che si è svegliato presto per andare ad allenarsi ai campi di addestramento e dire presto è piuttosto riduttivo visto che è in piedi da prima che sorga il sole per godersi l'aria fresca del mattino. Indosso porta un semplice kimono bianco che giunge fino alle ginocchia; le punte basse del kimono sono rosse così come le maniche. Una cintura rossa legato e stretta alla vita per tenere chiuso il kimono mentre sotto di esso non vi è niente ed è possibile vedere e notare dei pezzi di metallo e una vestaglia un po' più pesante del normale, qualcosa di aderente al corpo ovvero un'armatura pesante per proteggerlo da possibili guai in arrivo. Pantaloni neri a ricoprire le gambe, pantaloni da ninja mentre ai piedi porta dei semplicissimi sandali neri, sempre ninjeschi. Sulla schiena ha posto la samehada, sua fedele arma in ogni situazione ed è anche la più potente di tutto l'armamentario mentre alla vita ha legato la sua katana, compagna di mille avventure che non lascia indietro. Non ha l'equipaggiamento completo, non ne ha bisogno. Estrae la katana con la mano destra, la tiene ferma con l'elsa avvolta nella propria mano per poi dare un fendente verso destra, uno verso sinistra, vari colpi che vanno dal basso verso l'alto e dall'alto verso il basso. Si muove veloce, molto più veloce del normale. Deve tornare in forma smagliante, deve combattere contro la propria malattia dimostrando di essere più forte di una semplice pallina nera. Non può morire, non può lasciarsi andare, non può cadere a terra proprio adesso. Deve resistere. Suda come non mai, goccioloni gli percorrono la fronte e tutto il viso per poi cadere a terra bagnando il terreno. Si trova vicino ai tre tronchetti di legno, i soliti usati per gli allenamenti dei genin. Colpisce ripetutamente quello centrale cercando di affinare la propria arte e divenire ancora più forte. Ma l'houjutsu non è qualcosa in cui pecca, l'arte in cui deve fare dei veri progressi è il ninjutsu ma da solo è praticamente impossibile e, anche se ha già fatto qualcosa, non sa come continuare in quell'allenamento. Per la prima volta ha bisogno di un sensei più esperto in tale arte o comunque qualcuno che lo aiuta a sviluppare tale potere e divenire ancora più potente che mai. [Chk on][Katana equip][Armatura pesante equip][Samehada equip]

09:44 Kaori:
 Anche questa notte Kaori ha dormito tre ore appena. I segni sotto gli occhi si stanno facendo evidenti man mano che il sonno si accumula sulle sue spalle. Sta passando le sue giornate suddividendosi fra missioni, lezioni in accademia, allenamenti e studio in ospedale. Nei ritagli di tempo libero cerca di studiare qualsiasi cosa possa esserle utile sui tumori, sul loro trattamento, le complicazioni e qualsiasi tipo di soluzione alternativa in caso di problemi durante l'intervento. Vuole essere documentata per sapere cosa aspettarsi dai medici che l'avrebbero poi operato e per questo sta finendo con il dormire poco e niente. Inoltre cerca di prendersi cura di Kouki ora che suo padre è in ospedale. Insomma, appena tornata a casa e già si ritrova sommersa di lavoro e cose da fare. Un sospiro stanco esce dalle sue labbra mentre il caldo sole estivo bacia la sua pelle diafana. Si ritrova ad avanzare verso i campi d'addestramento con un grosso tomo di medicina stretto fra l'avambraccio ed il seno. Ha qualche ora libera prima di tornare alle sue incombenze giornaliere e vuole sfruttarla per leggere ancora un po' quel volume che tratta di diversi tipi di tumori esistenti. I capelli sono raccolti confusamente in uno chignon un po' allentato, diverse ciocche ribelli a sfuggire disordinatamente ai lati del viso, dietro la nuca, smuovendosi al vento. Un paio di occhiali da lettura son poggiati sul naso a coprire quasi per niente le occhiaie scure sotto gli occhi perlacei. Indossa un top nero che lascia scoperte spalle e braccia e che si ferma poco sopra il ventre lasciando in evidenza fianchi e ombelico. Un paio di pantaloni elasticizzati le fasciano le gambe mentre dei calzari ninja coprono i piedi. Il coprifronte della Foglia è onnipresente attorno alla gola mentre nessuna arma è con sé, quest'oggi. Il chakra è come sempre attivo, brucia e arde nel suo corpo mentre arriva infine nella radura erbosa dedicata all'allenamento dei giovani e vecchi ninja di Konoha. E' proprio quando supera la vegetazione circostante che si ritrova a bloccare il proprio passo, agghiacciata. Per un istante le sembra di essere ricatapultata nel passato in una scena vista e rivista tante volte. Quella schiena che si agita e muove al ritmo dei fendenti della katana, i capelli d'argento ad ondeggiare ad ogni moto, il kimono bianco ad attaccarsi alla pelle sudata dai lunghi allenamenti. Le sembra tutto normale e ovvio per un infinito secondo, fino a quando la realtà ed il presente non le ricordano che quella scena non è normale. Non dovrebbe starsi verificando. Lui non dovrebbe essere qui. Non dovrebbe stancarsi. Trasale Kaori mentre d'istinto si ritrova a far cadere il proprio libro correndo in direzione dell'Oboro, fermandosi a circa qualche metro di distanza da lui e dai tronchi per fissarlo con l'espressione più seria e fredda che gli abbia mai rivolto in tutta la sua vita. <Hai deciso di morire o cosa?> gli domanda trattenendo a stento la rabbia nella voce, il panico di vederlo crollare sotto il peso di quel male che lo sta lentamente consumando dall'interno. <Che diavolo ci fai qui?!> esclamerebbe, stringendo i denti, assottigliando lo sguardo, una vena a pulsare lungo la gola per via della paura profonda che le attanaglia il cuore in questo momento. [chakra: on]

10:05 Raido:
  [Campi] Gli allenamenti sono sempre proficui ogni volta che li fa, si mette come sempre d'impegno e che impegno. Sente la necessità di temprare meglio il proprio corpo, di tornare a essere il Raido di un tempo, lo stesso che tutti hanno conosciuto. Sa di star sbagliando a mettere in quelle condizioni il proprio corpo, a mettere in esso una pressione tale da risultare dannosa per il cuore e per il punto della schiena in cui si trova il tumore. Dovrebbe tornare indietro, saltare sul primo treno per Kusa e tornare in ospedale e, in questo modo, far stare tranquilla Fumiko, Kouki e anche Kaori per certi versi. E' la madre di sua figlia e tra le tre è anche la più pericolosa; non ha ancora imparato a combattere la sua arte magica, non sa perfettamente come renderla innocua e se si dovesse arrabbiare sarebbe un grosso guaio. I pensieri nella mente dell'albino sono tanti, forse troppi per una mente sola ma ciò che ha pensato il giorno in cui si è chiarito, quasi, con la Hyuga, permane. Deve andare avanti con la sua strada, vivere per coloro che ama e cominciare la sua scalata verso livelli più alti. E' un Jonin ma come gli ha detto Hotsuma tempo fa, è pronto per diventare Kage; magari non è così, magari sono solo i pensieri di un vecchio verso il suo allievo però ora ci crede e deve fare di tutto per arrivare a quel punto, a quel ruolo. Non vuole spodestare Yukio, non ha il minimo interesse nel farlo, si fida del Kokketsu e sa quanto giusto sia ed è per questo motivo che vuole far di tutto per essere riconosciuto dal popolo e dallo stesso Tessai come un degno successore e fare in modo che sia proprio quest'ultimo a lasciargli il ruolo. Ci deve provare e ci deve riuscire perchè il Kage è il coronamento di 16 anni di carriera all'interno del mondo ninja, 16 anni passati a combattere, a uccidere e a lottare per se stesso e per il villaggio, per Kiri. Ogni colpo di katana verso il tronco è la manifestazione fisica di questi pensieri. L'espressione stanca svanisce, gli occhi divengono più determinati, le sopracciglia vanno ad abbassarsi. Ha un obiettivo e deve portarlo a compimento prima che sia davvero troppo tardi. Tira indietro il braccio, la punta della lama rivolta contro il tronco per poi eseguire un affondo ai danni di questo, conficcare l'arma in esso ed estrarla successivamente. Sta dando sfogo a tutte le sue energie, a tutte le sue forze per essere pronto a progredire ancora di più ma qualcosa deve sempre andare storto. Sente dei piccoli passi, qualcuno sta arrivando in quella direzione ma non ci fa caso, non ancora per lo meno. Si allena con i propri esercizi finché quei passi non aumentano vertiginosamente portando la Hyuga a pochi metri da lui. Ne ode la voce, il tono arrabbiato, furioso ma controllato. Chiude per pochi attimi gli occhi, sospira abbassando la katana per poi voltarsi verso la ragazza. Essa può vedere la determinazione negli occhi del Jonin, qualcosa che non si vede tutti i giorni ma è l'albino a rimanere a bocca aperta. Non l'ha mai vista con gli occhiali, è una visione completamente nuova, qualcosa di...bellissimo. Resta incantato per pochi attimi, attimi in cui si gode la visione della ragazza <Mi sto allenando> commenta semplicemente senza aggiungere altro, non deve dare altre giustificazioni per adesso ma sa che quella discussione è appena iniziato e si prospetta essere molto lunga <Tu cosa ci fai qui?> magari è li solo per metterlo in guardia o cosa, non ne ha idea. [Chk on][Katana equip][Armatura pesante equip][Samehada equip]

10:24 Kaori:
 Deve cercare di rimanere calma. Deve cercare di non lasciarsi andare alla rabbia. Una rabbia nata dalla preoccupazione, dalla paura, dal timore di vederlo collassare da un momento all'altro, privato di tutte le sue energie a causa di quel male che, giorno dopo giorno, risucchia ed assorbe ogni sua forza per crescere e rinvigorirsi. Un processo che, grazie agli sforzi dell'albino, viene facilitato sempre più. Un alito di brezza sfiora i loro volti, la katana del kiriano viene fatta fermare quando Kaori gli rivolge la parola. E' dura, è furibonda e non può calmarsi. Sente una tempesta di emozioni per l'altro che giorno dopo giorno la travolgono e sconquassano. Amore, affetto, nostalgia, delusione, rabbia. Emozioni che si legano e slegano, fondono e disperdono andando a colpirla come una marea agitata e violenta. Il sangue scorre nelle sue vene, il cuore batte forte nel tentativo di tenere a freno tutto quello che in questo momento le sta facendo ribollire il sangue. <No> replica Kaori alle prime parole dell'altro. <In questo momento stai morendo> lo corregge con tono fermo, freddo, il più logico possibile. Le labbra si stringono in una linea sottile, le braccia vanno a risalire al petto, incrociandosi sul petto in una posa severa. <Sai cosa sta succedendo in questo esatto istante? Ogni attimo che spendi in piedi, ogni movimento che compi, ogni fendente che lanci, brucia energie.> inizia con lo spiegare la Hyuga fissandolo dritto in viso, negli occhi, incurante del fatto che quella è effettivamente la prima volta che qualcuno la veda con gli occhiali in viso. <Energie che non possiedi. Energie che non hai a disposizione perchè la massa nella tua spalla le assorbe e le utilizza per crescere ed espandersi ed attaccarti.> continua a spiegare lei inclinando di poco il capo. La sua voce non trema, non vacilla, ha la stessa autorevole sicurezza di quando lavora in ospedale o assume il comando di una missione sul campo. E' il tono di voce di chi sa quello che fa e che non ha alcun dubbio su ciò che sta dicendo.<Non ti stai allenando. Non ti stai tenendo in forze. Stai cercando di ucciderti.> lo corregge, nuovamente, deglutendo silenziosamente, stringendo i denti. Tipico. Così tipico di lui! Perchè?! Perchè non è capace di fare come gli si viene detto, per una volta? Perchè non sa semplicemente obbedire ad un ordine, per una volta? Aspettare che semplicemente le cose vadano per il meglio prima di fare qualsiasi cosa? No. Lui è così: lui gioca con la morte, continuamente. La stuzzica, la provoca, la sfida, e ogni volta è l'unico a non fregarsene niente mentre tutta la gente che lo circonda trattiene il respiro per la paura che questa volta potrebbe perdere al suo stesso gioco e morire come uno sciocco. <Io sono a casa mia. Nel mio Villaggio. Tu, piuttost--> replica la Hyuga in risposta alla domanda dello spadaccino, ritrovandosi solo in quel momento a capire perchè l'altro fosse proprio a Konoha. Non per lei, ovviamente. Non per noia o perché avesse voglia di allenarsi proprio in quei campi. La voce si ferma, le labbra si stringono e la presa delle braccia al petto si scioglie ritrovandosi col far scivolare gli arti superiori lungo i fianchi, stringendo i pugni. <Incredibile.> commenta, fra i denti, a mezza voce, cercando di trattenere la rabbia, cercando di impedirsi di esplodere. Ma è difficile... I loro rapporti tesi, la mancanza di sonno, la paura per la sua sorte, il costante tentativo di rassicurare Kouki sulle condizioni dell'uomo, tutto va a pungere la pelle di Kaori come mille aghi rendendole impossibile la calma in quel momento. Ha passato giorni, notti a cercare un modo per guarirlo, a cercare il modo migliore per trattare il suo malanno, a studiare, chiedere ai suoi superiori, a informarsi in ogni modo su come fare per salvarlo, e lui... lui ci gioca sopra. Lui viaggia, esce dall'ospedale sicuramente non autorizzato, in condizioni critiche, si allena. Tutto per una ragazza. [chakra: on]

10:48 Raido:
  [Campi] Il suo pensiero è giusto, fin troppo giusto e quella conversazione deve progredire verso vette inesplorate, andare in situazioni ben più spinose di un semplice rimprovero e sa bene quanto Kaori possa divenire severa e pericolosa in questi casi. Non gli piace vederla arrabbiata, non gli è mai piaciuto e per tutto il tempo che sono stati insieme ha sempre cercato di vederla con il sorriso e anche se ora sono più distaccati, vederla nervosa è sempre un colpo al cuore preferendo il di lei sorriso. Un sorriso puro, genuino, un sorriso che lo ha sempre fatto sciogliere nei giorni più bui e tristi ma non oggi. Oggi vede una rabbia quasi incontrollata in lei, una rabbia che vorrebbe far uscire ma si trattiene, trattiene ogni singola emozione per evitare di esplodere e dire tutto quello che pensa. Sospira ancora e ancora cercando di essere pacato e non agitarsi. Non ha motivo per agitarsi effettivamente ma deve trovare un modo per calmare Kaori a tutti i costi, ha bisogno di tenersi in forza per Kouki, lo deve alla ragazzina. La voce della ragazza si fa sentire nuovamente e va a spiegargli cosa sta succedendo al suo corpo e come funziona un tumore. Raccoglie energie per crescere e divenire sempre più grande, sempre più forte in modo da ucciderlo più in fretta e le energie che sta spendendo accelerano soltanto quel processo. Non ha pensato a un'alternativa del genere, in effetti, non ha pensato affatto a una cosa simile eppure non è impaurito, non è preoccupato, è fin troppo sereno, consapevole di quello che sta facendo e di quanto resistente sia il suo fisico. Sa di poter resistere a quel male, sa di esserne più forte, sa di poterlo sconfiggere e battere, lo sa, è consapevole di quanta forza ci sia dentro di se ma Kaori non è dello stesso avviso <Non ti fidi proprio di me, vero?> una domanda un po' insolita da fare in un contesto del genere ma si, lei non ha mai mostrato fiducia per le di lui idee malsane, proprio come questa. Gioca con la morte, è vero, gli piace sentire quel brivido sul collo, gli piace avere quella sensazione di fine addosso. Essere in pericolo e riuscire a uscirne, spingere il proprio corpo, la propria mente, il proprio essere verso qualcosa di più, verso emozioni nuove. Lo ha fatto in passato, l'ultimo in ordine di tempo con cappuccio rosso dove ha veramente rischiato di morire, tutto per testare le abilità del nemico. Non si preoccupa per se stesso, se deve buttarsi lo fa ma è questo ciò che lo differenzia da Kaori. Nonostante questo suo comportamento, non ha mai lasciato nessuno, non ha mai abbandonato nessuno e i di lui errori non possono essere rinfacciati, non possono essere paragonati a quelli della ragazza. Ancora parla, parla ancora e poi si ferma. Forse ha capito il motivo per cui è qui, è a Konoha per Fumiko, è andato a trovarla ma non avrebbe reagito in quel modo se fosse qui per lei <Adesso calmati Kaori, non è il caso di fare tutto questo casino> sono parole sbagliate, dire a una ragazza di calmarsi è come alimentare un fuoco, lo rende più pericoloso che mai ma lui ci gioca con queste cose, è solo un'altra sfida <Mi sono stufato di stare in un letto a guardare il soffitto in attesa che qualche dottore mi operi. Vuoi che torni in ospedale? Bene, operami tu. Sei l'unico medico di cui mi fidi> lo avrebbe voluto chiedere già tempo fa e ora è praticamente venuta fuori da sola ma la ragazza accetterebbe una cosa del genere? Non ne ha la benché minima idea. [Chk on][Katana equip][Armatura pesante equip][Samehada equip]

11:22 Kaori:
 La domanda di Raido la lascia praticamente spiazzata. Porta Kaori a schiudere le labbra non aspettandosi di certo una simile richiesta in un momento come quello. L'osserva a labbra schiuse per un secondo soltanto prima si deglutire e respirare a fondo cercando di contenersi. Non vuole litigare, non può stressare ulteriormente il corpo dell'altro. Tuttavia il desiderio di farlo è alto, altissimo: vederlo giocare così incoscientemente con la morte la porta semplicemente a provare il desiderio di colpirlo. Di buttargli addosso tutta la sua paura, la frustrazione, le notti insonne trascorse cercando un rimedio sicuro per il suo male. Un rimedio a quel cancro che cresce e si nutre di ogni sua singola cellula. E' come se si stesse facendo beffe di lei, dei suoi sforzi, del suo impegno. Come se stesse ridendo in faccia alle sue possibilità di vittoria, come se non desiderasse altro che morire. E, per una volta, Kaori si ritrova a fermarsi. Perchè? Perchè deve rimanere calma? Perchè deve proteggerlo, ancora? Non è stato forse questo continuo scusarlo a portarlo ad alzare la posta in gioco sempre e sempre di più? Ogni errore che abbia mai commesso è sempre stato perdonato. Ogni suo stupido sbaglio, ogni incosciente azione non è mai stata punita. E lui si è convinto di essere nel giusto. Non vede i suoi errori, non vede le sue debolezze, vede solamente i trionfi e ne cerca ancora e ancora e ancora, fino a quando non arriverà il momento della caduta. E da quella caduta non avrebbe più potuto rialzarsi per chiedere scusa del male inflitto alla gente accanto a sé. <No> risponde alla fine, la Hyuga, fissandolo dritto negli occhi. <Non mi fido> ammette senza alzare la voce, senza ricorrere ad un tono astioso o tagliente. Tranquilla, pacata ora, mentre semplicemente decide di essere sincera e diretta. <Perchè dovrei? Tu desideri la morte.> continua lei stringendosi nelle spalle. <Ci giochi. Continuamente. La ricerchi. Inizio a credere che in realtà tu non aspetti altro di morire.> rivela lei con sguardo ferito, una crepa in quella maschera di sicurezza costruita sul suo volto. <Non ti interessa quello che potresti lasciare morendo. Ti interessa solo la sensazione di essere più forte. Di poter vincere e chi se ne frega di chi potrebbe piangere la tua morte.> Stringe i pugni, le unghie a conficcarsi nella carne dei palmi. <Ma se fino ad ora ho chiuso un occhio sulle tue smanie di potere, se fino ad ora ho creduto che tu non fossi così matto da tentare di morire così seriamente, adesso no. Adesso basta.> Lo sguardo s'indurisce, le labbra si stringono mentre il respiro si fa corto. <Kouki sta male. Ha paura per te. Non vuole perderti. Io ho passato giorni in ospedale a cercare di trovare un modo sicuro per salvarti dal tuo male e per rassicurare la nostra bambina. E tu> la destrorsa si alza, l'indice ad indicarlo, mentre la voce si fa ora quasi velenosa. <Non getterai tutto all'aria perchè ti credi un Dio. NON LO SEI, RAIDO.> Sibila Kaori stringendo i denti, lo sguardo ridotto ad una fessura. <Non sei onnipotente, non sei imbattibile e proprio in questo momento sei più vicino a morire di quanto tu non lo sia mai stato perchè stai affrontando qualcosa che le tue spade non possono battere. Qualcosa che, per l'ennesima volta, hai cercato da solo!> Lo odia. Odia quel sigillo, quel maledetto affare che l'altro ha voluto avere su di sé. Lo ha odiato fin dal primo momento e non l'ha mai accettato. Gli ha rubato ore, giorni, forse anni di vita e ora potrebbe essere arrivato a portargli via anche tutto quanto gli resta. Il respiro è affannoso, gli occhi carichi di frustrazione e paura. Non può perderlo. Non vuole perderlo. Non potrebbe sopportare la sua morte. Di essere lasciata, sì. Rimpiazzata, anche. Ma di saperlo morto? Non lo avrebbe mai potuto perdonare per questo. E le sue parole non fanno altro che peggiorare le cose. Calmarsi?! Lei lo osserva basita, con le iridi a dilatarsi e le labbra a schiudersi. <Tutto questo--...> ripete a mezza voce, incredula, prima di ascoltare le sue spiegazioni. <TU RISCHI DI MORIRE E TI LAMENTI DI ANNOIARTI IN OSPEDALE?!> Non ci crede. Non può crederci che stia davvero affrontando questa conversazione. Arretra di un paio di passi, le mani fra i capelli in disordine, le occhiaie che quasi si fanno più visibili in contrasto col pallore del viso. <Non dirmi cazzate! Non sei qui perchè ti stavi annoiando. Sappiamo perfettamente perchè sei venuto a Konoha.> ringhia ora fissandolo, stringendo le labbra, arricciandole appena. E poi quelle parole. Quella proposta. Quella richiesta. Aprono una ferita nel suo cuore che non ha mai smesso di sanguinare da quando proprio lui l'ha aperta poco tempo prima ai prati della memoria. <Avevi detto di non fidarti di me, mi pare.> risponde la Hyuga con voce ora morta, bassa, deglutendo un grosso grumo di saliva. <...Non l'ho mai fatto prima. Non con un tumore così grande. Non da sola.> ammette, stancamente, chiudendo pian piano gli occhi, esalando un leggero sospiro stanco, mentre con una mano va a liberarsi degli occhiali per passarsi l'altra sulle palpebre. <Potrei ucciderti. E se anche è quello che vuoi, così non è per me. Ho promesso a Kouki di salvarti.> [chakra: on]

11:56 Raido:
  [Campi] Lo ha sempre perdonato, è vero, ogni cosa che ha fatto, ogni errore commesso è sempre riuscito ad avere il suo perdono. Non si crede nel giusto, non crede di esserlo mai stato, non in quest'ultimo periodo almeno. E' qui per vari motivi ma parlarne ora non cambierebbe niente, la situazione non potrebbe cambiare in alcun modo, non riuscirebbe a calmare le acque ma solo a peggiorarle in modo sproporzionato. Ha fatto arrabbiare la ragazza, l'ha resa furiosa e stranamente, anche se non vuole vederla in questo stato, gli piace, riesce a vederne il carattere, riesce a vedere quel lato soppresso per troppo tempo. Dopo gli eventi con cappuccio rosso la ragazza è riuscita a far uscire la parte di se nascosta e quest'oggi lo sta dimostrando affrontandolo a viso aperto senza tenersi niente dentro. Questa parte di lei lo ha sempre affascinato e ora rimane fermo, gli occhi fissi nei suoi mentre ode il di lei dire, le risposte alle proprie parole anche se le deduzioni sono sbagliate, sono le più sbagliate che avrebbe potuto dare. Resta in silenzio ad ascoltare ciò che ha da dire, ogni singola sillaba, ogni singola parola. Non desidera la morte, non lo ha mai fatto e mai intende farlo. Ama combatterla, ama arrivarci vicino e poi sbeffeggiarla riuscendo a sfuggirle, essere la prova che nemmeno la morte può portarlo via, essere la prova vivente che un uomo può vincere qualsiasi cosa in qualunque momento. Anche adesso lo sta facendo, lo fa perchè è convinto di superare l'operazione, di uscirne vittorioso sempre e comunque ed è questa la sua più grande forza, una forza che niente gli può togliere, nemmeno una malattia come il cancro. Ha ragione, gli piace sentirsi forte, superare i propri limiti e migliorare di giorno in giorno, affermarsi come il miglior shinobi di tutta quanta l'alleanza. Ci è quasi arrivato, ha quasi raggiunto questo obiettivo, gli manca poco per divenirlo a tutti gli effetti <Sono fatto così Kaori, dovresti saperlo, mi conosci meglio di chiunque altro. Sai come penso, sai come agisco, conosci i miei metodi> e non può rinfacciargli ancora questa storia, non può mettergli davanti le parti del suo carattere che lei dovrebbe conoscere fin troppo bene ma ora afferma qualcosa, qualcosa che anche lui ha sempre negato. Un Dio? Non si è mai considerato un Dio, non esiste nessuno al mondo che possa essere considerato tale. Persino Yukio, un tessai, non è nient'altro che uomo, forte si ma Dio no, nessuno può giungere a quel tipo di potere, nemmeno il Rikudo in persona <Non mi sono mai considerato tale, non sono ne un Dio ne onnipotente ma so cosa posso fare, so quanto posso resistere> e sa che può vincere ogni volta contro questo male <Kouki non mi perderà e nemmeno tu> sente la paura di Kaori come fosse sua, la sente propria e fa male, fa dannatamente male provare ciò che prova l'altra. Finalmente urla, si lascia andare completamente alla rabbia, la fa trasparire completamente. Si è annoiato in ospedale, non riesce a stare fermo per troppo tempo in un letto, ha bisogno di muoversi, di fare qualcosa <E questo ti da fastidio? Sono venuto qui anche per lei, anche per Fumiko, è vero ma sono qui per imparare. Ho deciso di mirare al Kage, voglio provare a scalare la vetta> e diventare il capo di Kusa, essere il capo di tutti gli shinobi del villaggio così da decidere ogni singola cosa. China il capo verso il basso, per la prima volta ride, un leggero sorriso nel sentirla parlare. Ha ragione ad avere paura ma lei è perfetta per questo, l'unica che potrebbe farlo <Mi fido di te come medico, tu non mi ucciderai e manterrai la tua promessa> alza il capo verso la ragazza andando a scrutarne gli occhi <Kaori, te lo chiedo come paziente, come padre di nostra di figlia...voglio che sia tu a operarmi il prima possibile> e non ammette replica alcuna. [Chk on][Katana equip][Armatura pesante equip][Samehada equip]

13:06 Kaori:
 <E il fatto che lo sappia vuol dire che sia giusto?> domanda Kaori fissandolo, stringendo i pugni, combattendo contro la sua stessa rabbia, contro la sua stessa paura profonda e atavica di perderlo per sempre. Sì, lo conosce. Sì, sa com'è fatto, ha imparato a capire i suoi pensieri ed i suoi gesti ma questo non vuole assolutamente dire che lui sia giustificato a continuare a comportarsi in questo modo. <Non puoi continuare a nasconderti dietro questa stupida giustificazione> lo rimbecca seria, fissandolo negli occhi. <"Sono fatto così, che ci vuoi fare?"> lo imita, senza alcun sarcasmo, senza l'intenzione di deriderlo, ma solo di imitare i suoi pensieri e le sue parole. <Hai delle responsabilità. Verso la tua ragazza e verso NOSTRA figlia. Non puoi continuare a sfidare la morte in questo modo incosciente!> E se lui da solo è così ottuso o egoista da non riuscire a capire quanto sia assurdo il suo atteggiamento, allora sarebbe stata lei a sbattergli in faccia la verità dei fatti. <Sì, invece! Credi di poter controllare la morte! Credi di poter continuare a scherzarci sopra, a poterti spingere fin quasi a toccarla e poi tornare indietro. Ma non è così che funziona. La morte non puoi semplicemente guardarla e poi voltarle le spalle. Può andarti bene una, due, tre volte. Alla fine sarà stufa dei tuoi giochetti o tu ti crederai più furbo di lei e cadrai> risponde al suo successivo dire con le mani che tremano, il viso congestionato dalla paura, dal dolore e dalla rabbia. Perchè? Perchè deve amare un incosciente? Perchè deve amarlo nonostante tutto in questo modo così viscerale e profondo? <E quando morirai tu non avrai modo di pentirtene. Non avrai modo di chiedere scusa o di dire addio. Perchè sarai morto. E rimarremo noi a soffrirne!> Si ferma, stringe i denti, mentre l'altro cerca di rincuorarla e convincerla che nessuno l'avrebbe perduto. Lei, in realtà, l'ha già perso, ma questo preferisce non dirglielo. <Fastidio? No, mi fa imbestialire!> esclama lei alzando le mani al cielo, esasperata! <Potresti essere venuto qui per me e probabilmente ti avrei gridato in faccia allo stesso modo! E' stata una cosa STUPIDA. Folle!> ripete, sillabando lentamente quelle ultime parole, fissandolo con fare serio. <E credere di poterti allenare proprio ora, in queste condizioni, è ancora più assurdo. E, francamente, dubito che tu possa essere un Kage ora come ora> sospira la Hyuga con difficoltà, perdendo la carica feroce che era poco prima nella sua voce. <Ti lasci dominare dall'istinto e dalle passioni nelle tue scelte. Non sai essere logico e prudente, ti fai ancora travolgere da tutto quello che ti circonda. E' quello di cui abbiamo parlato finora. E non dirmi che sarebbe diverso se dovessi occuparti di una intera nazione perchè non lo sarebbe. Dopotutto è come hai appena detto, no? Sei fatto così, questi sono i tuoi metodi> Non vuole ferirlo, non vuole sminuirlo. Non è la sua intenzione ma non vuole incoraggiarlo a seguire una strada che, personalmente, non ritiene adatta per lui. <Sei un guerriero incredibile. Incosciente spesso, sì. Ma straordinariamente abile. Pochissimi ninja a questo mondo possono competere con te quanto a forza, questo nessuno può negarlo. Ma un Kage raramente rimane un guerriero. Un Kage vive nel suo ufficio a controllare conti, resoconti, rapporti e missioni. E' un diplomatico e tu...> la ragazza si ferma, lo osserva con le spalle che s'abbassano, inclinando leggermente il capo. <...Tu sei un soldato, Raido. Non un politico.> Le dispiace dover dare un così duro colpo all'ambizione altrui, ma è di un progetto fin troppo delicato che stanno parlando e proprio lei che lo conosce meglio di chiunque altro può dirgli francamente quali sono i suoi limiti più grandi. Se all'altro è bastato passare qualche giorno in ospedale per annoiarsi e cercare l'azione dell'allenamento, quanto sarebbe durato chiuso in un ufficio davanti ad una scrivania di documenti e resoconti? <Non è così semplice. Un tumore... è infido. Non si sconfigge mai davvero. Posso anche togliere la massa dal tuo corpo, ma non eliminare tutte le cellule. Rimarrà sempre qualcosa e da lì continuerà a ricrescere e rigenerarsi nel tempo> la rivelazione è dura, delicata, amara ed è difficile affrontarla guardandolo negli occhi. Abbassa il capo ritrovandosi ad ammettere la brutalità di quel malessere. <Sto cercando sui libri un modo per eliminarlo definitivamente, per assicurarmi di estirpare anche l'ultima cellula insita nel tuo sangue. Ma... non ho trovato niente di certo> ammette, sconfitta, con un sospiro esausto. [chakra: on]

13:36 Raido:
  [Campi] La ramanzina della Hyuga prosegue senza sosta, sfoga tutta la sua rabbia e la sua frustrazione per il comportamento dell'Oboro. Resta in silenzio ad ascoltarla, ascolta senza dire parola alcuna in merito, vuole sentire tutto quello che ha da dire. Gli sembra di parlare con una madre apprensiva, una madre che sgrida il proprio figlio per aver fatto qualcosa di stupido e gli viene di sfotterla per il di lei comportamento. Si trattiene, non dice niente, non vuole dire niente per non sfinirla ancora di più. Responsabilità, si parla proprio di questo, delle responsabilità che ha verso Fumiko e verso Kouki, deve badare a loro anche in queste condizioni, deve pensare al loro benessere. Se morisse, se se ne andasse definitivamente, loro rimarrebbero da sole per sempre e ha promesso a Kouki che mai le avrebbe fatto una cosa del genere, mai l'avrebbe abbandonata, nemmeno la morte lo avrebbe strappato dalle sue braccia. Le parole di Kaori non sono del tutto errate, ha ragione, ha ragione su tutto alla fine. Lei è sempre riuscita a farlo rinsavire dalle sue idee folli, è sempre riuscita a farlo desistere impedendogli di morire in malo modo, proprio come sta facendo ora. China il capo verso il basso, guarda il terreno cominciando a pensare, a riflettere su come agire effettivamente, in che modo comportarsi adesso che si è preso questa bella strigliata dalla ragazza. Non vuole che qualcuno soffra per causa sua, non vuole che stiano male perchè non è riuscito a preservare la propria vita rendendo infelice quelli a cui tiene <Sei sempre stata tu la più intelligente tra i due> lui è furbo e intelligente in battaglia ma per la vita quotidiana, ha sempre peccato, ha sempre fallito <La più sveglia> commenta ancora le parole della ragazza e stringendo ancora la katana nella mano destra. Alza il braccio portandolo all'altezza della vita, la katana viene puntata verso il fodero per poi essere rimessa al suo interno con un moto veloce e deciso ponendo fine al proprio allenamento. Non c'è bisogno di dire altro ma la vera mazzata viene dopo, il colpo al cuore. Ha scelto di provare la via del Kage, essere riconosciuto come tale dal popolo e da Yukio stesso ma a quanto pare, Kaori, non è della stessa idea. Distrugge completamente le sue speranza aprendogli, in un certo senso, gli occhi su quello che è e su quello che non è. Non è un Kage, non è un politico imparziale, non è qualcuno capace di governare un paese. E' un soldato, un guerriero che deve difendere il paese con le proprie mani, un guerriero che deve stare sul campo e non dietro a una scrivania. Stare fermo, in ufficio a compilare scartoffie, un vita sedentaria che non ha emozioni, una vita tranquilla mentre lui, lui ha bisogno di muoversi, di essere sempre attivo in ogni momento perchè il riposo non fa parte del suo essere, non è lui <Un soldato..> le parole escono basse, sussurrate, quasi impossibili da udire tranne che dalla ragazza. E' quello, quella è la sua etichetta e non c'è modo di cambiarla. Lei lo conosce e si fida di ciò che dice, si fida del suo giudizio in quanto nessuno meglio di Kaori Hyuga può dire di sapere cosa si nasconde nel di lui animo <Forse hai ragione...> però...però c'è sempre quella scintilla <...ma ciò non toglie che io possa imparare> vuole provarci lo stesso, alla fine, nessun Kage nasce effettivamente così. Infine si torna a parlare del tumore, di quella malattia che lo sta lentamente uccidendo. Le parole di lei sono cariche di brutte notizie, di cose che non vorrebbe sentire ma deve. Deve capire cosa comporta a sapere che potrebbe riformarsi lo spaventa, lo mette in allerta <Niente di certo? Vuol dire che qualcosa c'è, è rischioso ma c'è> capisce questo dalla sue parole, capisce che h trovato effettivamente qualcosa <Kaori, rischia, operami, uso tutto ciò che hai trovato, rischia...è l'unico modo> stavolta è lucido, ha capito la situazione, ha capito perfettamente tutto quanto <Mi hai fatto una ramanzina fino ad ora ma ora mi tocca davvero rischiare la vita. Non voglio essere operato per poi rivederlo tornare tra qualche anno in maniera definitiva. Preferisco rischiare adesso, se abbiamo successo, starò bene altrimenti ho solo anticipato l'inevitabile> ovvero la morte <Ti prego...vieni a Kusa con me, operami oggi stesso> glielo sta chiedendo con il cuore in mano praticamente, ha bisogno di correre quest'ultimo rischio. [Chk on][Katana equip][Armatura pesante equip][Samehada equip]

14:27 Kaori:
 Quella strigliata, quella discussione, sfinisce la Hyuga. Ogni traccia di rabbia, paura, e frustrazione viene come fatta defluire dal suo cuore immettendole in quelle parole. Si sente spossata e anche Raido a suo modo sembra esserlo. Ascolta, la sua voce penetra la mente e affonda radici profonde in lui. Ed alla fine lui si arrende. Capisce. E quello che dice porta la Hyuga a sollevare il viso e guardarlo con fare esausto, gli occhiali retti nella destrorsa, a penzolare lungo il fianco. <Non lo so> sospira lei abbassando il capo, sentendosi improvvisamente svuotata di tutta la furia, le gambe a tremare appena, prive di ciò che fino a quel momento le aveva sorrette: il timore di perderlo. <So solo che a volte hai bisogno di qualcuno che ti fermi> mormora lei con la voce striata di una malinconia leggera, triste, mentre non osa cercare le di lui iridi. <Finchè lei non imparerà a conoscerti abbastanza da poterlo fare, non credo che ci sia nessun altro che sappia dirti quando è il momento di farlo> ammette con sconforto. Prima o poi avrebbe perso l'occasione di prendersi cura di lui. Presto non sarebbe più stata la persona a conoscerlo meglio di chiunque altro, presto sarebbe stata Fumiko a capire ciò che egli sta pensando da un solo sguardo. Sarebbe stata lei a sapere di cosa lui ha più bisogno o paura. Presto non sarebbe più stata capace di lenire il suo dolore o di salvarlo da se stesso. Raido sembra bloccato in una sorta di bozzolo. Vuole evolvere, cambiare, essere qualcosa di nuovo, eppure al tempo stesso ama ciò che è ora. Il passo che vuole compiere è difficile e Kaori teme che non sia il più adatto per lui ma Raido desidera davvero provarci e lei non può certo impedirgli di avere dei sogni o degli obiettivi. Può solo aprirgli gli occhi come può. <No, certo. Si può sempre cambiare... ma questo dipende solamente da te. Ma ora... in questo momento, è presto pensare ad un simile passo. Tutto qui... serve solo tempo.> dice abbozzando un sorriso amaro. Le dispiace di aver abbattuto così crudelmente la sua speranza. Ma nessun altro avrebbe avuto la forza o la possibilità di ricordargli chi lui è e chi ama essere e qualcuno doveva assolutamente mettergli davanti gli occhi la differenza fra la sua vita di ora e quella che sarebbe stata se davvero fosse divenuto Kage come desidera. E poi il discorso avanza, prosegue, evolve e quando sfiora quel lido che è la malattia dell'Oboro Kaori si sente rabbrividire. Lo guarda, ode le sue parole e si sente stringere il cuore. Vorrebbe. Vorrebbe occuparsene lei con tutta se stessa ma come può? Non l'ha mai fatto, è rischioso e non è un medico abbastanza capace. Se fosse morto per mano sua come avrebbe potuto perdonarselo? Kouki come avrebbe potuto perdonarla?La Hyuga sospira, abbattuta, combattuta, ritrovandosi ad impallidire davanti alla richiesta di Raido. Vuole farlo subito, adesso, rischiando ogni cosa su quel tavolo operatorio. La ragazza lo fissa sgomenta, spaventata, avvertendo il cuore battere impazzito nel petto. <O-oggi?> domanda titubante, spaventata, bianca come un cencio. <Oggi non è possibile. Un intervento come questo è estremamente delicato e rischioso e avrei bisogno di studiare la documentazione medica che c'è Kusa. Inoltre non ho dormito molto in questi giorni e non sarei al 100% delle mie possibilità> gli spiega con fare logico e vacillante, deglutendo. <Se... davvero desideri che sia io a operarti, dovrai aspettare ancora qualche giorno.> Sospira, stancamente, fissandolo con fare mesto. <Possiamo partire per Kusa stasera e domani posso iniziare a studiare le tue analisi e le immagini della massa per studiare l'operazione da fare. E appena avrò studiato tutto operare> lo informa lei chiedendogli, quindi, un ultimo sforzo di pazienza. <Inoltre penso che... dovresti almeno rivedere Kouki prima dell'operazione. Per rassicurarla.> aggiunge, tremando appena, fermandosi per qualche secondo. <Puoi darmi qualche giorno di tempo?> domanda, alla fine, capitolando alla di lui richiesta. [chakra: on]

14:47 Raido:
  [Campi] Ha bisogno di qualcuno che gli dia un freno, qualcuno che lo metta in riga. Non sa se ha davvero ragione ma di una cosa è sicuro, nessuno al mondo può arrivare a conoscerlo come lo conosce lei. Hanno vissuto cose al limite dell'immaginabile, hanno fatto cose assurde, sono arrivati a rischiare la vita insieme. Nella paura e nella morte si sono conosciuti, hanno imparato a scoprirsi in momenti che avrebbero potuto distruggerli da un momento all'altro. Per quanto gli dispiaccia ammetterli, ci vogliono anni prima che Fumiko arrivi a conoscerlo bene quanto lo conosca Kaori e la cosa lo spaventa da una parte. Ha paura che se la ragazza impari a conoscerlo per davvero decida di allontanarsi. E' improbabile ma è un'opzione da tenere in conto se non vuole restare completamente a terra come è successo in passato in precedenti relazioni. China il capo, è stanco, è in piedi da prima che sorga il sole e l'allenamento svolto si fa sentire sempre di più, i muscoli fanno male e la debolezza comincia ad arrivare ma non lascia trasparire niente, non lascia che il dolore arrivi agli occhi della Hyuga <Non credo ci sarà mai qualcuno che impari a conoscermi come hai fatto tu> e forse è questo ciò che li lega di più, il fatto che entrambi si conoscono, sanno tutto e non vi sono segreti. Si sono sempre detti tutto e hanno mostrato ogni singolo lato di se, tutto quanto alla perfezione e lo ha sempre fatto con piacere, estremo piacere. Non è ancora pronto a lasciarla andare completamente, a vivere senza di lei ma nonostante questo non riesce a perdonarla, non riesce a riformare quella famiglia oramai distrutta per lui. E' troppo forte e non riesce a combattere contro quell'idea che si è andata a creare in lui. E' vero, è in un bozzolo e ha bisogno di evolversi, di diventare qualcos'altro, di diventare di più di quello che è e Kaori ha ragione, serve tempo, non può farlo da un momento all'altra <Non ho fretta> conclude il Jonin alla fine, non ha fretta di imparare, solo che non vuole perdere tutte le speranze e tutte le possibilità che si sta creando. Vuole andare avanti il più possibile e, come prima cosa, battere quel tumore che lo sta logorando dall'interno. Le ha formalmente chiesto di operarlo, le ha chiesto di prendere in mano le redini di quell'operazione. Non si fida di altri medici e lei è l'unica che ha il permesso per avvicinarsi e curarlo ma l'idea di aspettare ancora non gli piace, non gli va a genio minimamente. Vuole uscire da quel posto, fuggire da quelle quattro mura e tornare a vivere come si deve, tornare ad essere libero di agire indisturbato e come gli pare e piace. Riflette, pensa ma la risposta è ovvia, non vi è bisogno di mentire <Va bene, se si tratta di qualche giorno allora si> non vuole aspettare oltre quei giorni, ha bisogno di guarire il più in fretta possibile <Andrò anche da Kouki ma...prima di partire per Kusa devi dormire> solo ora fa caso alle di lei occhiaie, molto spesse e scavate. Non può vederla così, non può vederla in quello stato <Andiamo, ti accompagno a casa, ne hai bisogno e...aspetterò il tuo risveglio> non va via ma ha deciso di rimanere li ad aspettarla, aspettare che riapra gli occhi, un modo per farle capire che non è da sola e non lo è mai stata. [END]

15:06 Kaori:
 E' un dolore dolciastro quello che sale al cuore della Hyuga quando Raido pronuncia quelle prime parole. Crede davvero che Kaori sarebbe sempre stata l'unica a conoscerlo in quel modo? Una parte di lei vorrebbe credere la stessa cosa, vorrebbe continuare a credere che sarebbe rimasta speciale nel suo cuore e che sarebbe stata la sola a poter detenere un simile potere su di lui. Ma un'altra parte, ben più spaventata e realista, la porta a temere che forse Fumiko, col tempo, avrebbe potuto sostituire facilmente quel suo ruolo. Un mezzo sorriso amaro si dipinge sulle sue labbra mentre le iridi si posano sul volto dell'Oboro, l'espressione nostalgica, malinconica, mentre un alito di brezza soffia su di loro. <Dici...?> mormora lei con fare timido, imbarazzato, avvertendo la presa al cuore farsi più lenta, più calda, e il tempo scorre, così come la rabbia e la stanchezza. Lei annuisce, concorda con lui, lo incoraggia in questa sua attesa prima di voler intraprendere la strada che lo avrebbe portato -forse- a divenire Kage un giorno. Non sa come andrà a finire, non sa se riuscirà mai davvero a realizzare questo suo obiettivo, ma per ora è contenta che l'altro abbia deciso di concentrarsi prima di tutto sulla propria guarigione e poi sui suoi obiettivi futuri. Raido la ascolta, pensa, riflette ed alla fine decide di accettare, darle il tempo di cui ha bisogno per poterlo curare. Kaori espira di sollievo, annuisce e si infila nuovamente gli occhiali per non doverli tenere ulteriormente in mano. <Va bene> annuisce lei scendendo a quel compromesso con lui. <Ma riposa anche tu. Ti sei sforzato fin troppo per oggi. Hai bisogno di riposare un po' adesso> gli chiede, a sua volta, rivolgendosi a lui con espressione più tranquilla, preoccupata, mentre sente improvvisa la stanchezza gravarle sulle spalle. Averlo accanto in qualche modo la rassicura. La tranquillizza ora come un tempo nonostante la rabbia, nonostante le incomprensioni, nonostante la separazione. Lui è ancora il suo inizio e la sua fine, la sua cura e il suo male. Raido è ancora veleno e balsamo per lei e sa che niente avrebbe potuto cambiare tutto questo nei tempi a venire. [END]

Kaori scopre che Raido si è spinto fino a Konoha fuggendo così dalla sua stanza d'ospedale.
Fra i due nasce una lite dovuta alla preoccupazione della Hyuga sulle condizioni dell'altro e che termina quando l'Oboro le chiede di essere il medico che opererà il suo tumore.