Andiamo avanti

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17:52 Kaori:
 Kouki si è addormentata durante il tragitto. La stanchezza accumulata in quei giorni di tensione e il travolgente pianto che l'ha scossa durante l'incontro con la mamma, ha portato la bambina a lasciarsi andare ad un sonno probabilmente pesante e senza sogni. Il visino è ancora leggermente arrossato, gli occhi gonfi di lacrime ma l'espressione è serena. Pacificata dopo quello sfogo così terribilmente sentito. Asia la porta sulla sua groppa con passo lento ed elegante, Kaori al suo fianco attenta ad afferrare Kouki in caso dovesse scivolarle di dosso. Sono arrivate a Kusa alla fine ed il Villaggio osserva la bizzarra scenetta con espressione stupita. Una konohana, una tigre ed una bambina. Una scena sicuramente insolita, ma non delle più assurde fra quelle che quella gente deve aver visto, questo è poco ma sicuro. I bambini osservano Asia ammirati, da lontano, alcuni spaventati, mentre la felina si fa strada con incedere deciso e padrone. La Hyuga non bada molto alle occhiate che vengono loro rivolte, la sua mente è altrove. La sua mente è già all'ospedale, è già nella stanza dove Raido risiede ed è offuscata da mille pensieri. Cosa aveva annientato in quel modo il corpo dell'albino fino a costringerlo in un letto? Lui odiava gli ospedali e ci voleva una ferita piuttosto seria per farlo finire bloccato in una delle loro stanze. Stava bene? Era davvero un lascito di qualche colpo ricevuto in quella missione oppure era qualcosa di molto più pericoloso? La sola idea le stringeva la gola. Inoltre non riesce a smettere di chiedersi come lui avrebbe reagito alla sua visita. L'avrebbe cacciata senza nemmeno farla avvicinare? Le avrebbe ribadito che fra loro è finita? Oppure le avrebbe concesso di farsi visitare? Probabilmente l'avrebbe fatto solo per accontentare e tranquillizzare Kouki e poi avrebbe ribadito che non c'era altro da fare fra loro. Magari le avrebbe detto dell'altra questa volta. Il solo pensiero porta la Hyuga a stringere i denti. Deglutisce e respira a fondo cercando di distogliere tutti quei pensieri dalla mente. Adesso la priorità è assicurarsi che Raido stia bene e perciò, raggiunto l'ospedale, la ragazza si prepara ad entrare. Volge lo sguardo verso la bambina e il cuore le si stringe all'idea di svegliarla. Dorme così bene che sarebbe un peccato disturbarla. E poi, almeno, se i due avessero litigato lei non avrebbe sentito. Forse è meglio lasciarla dormire. <Asia, devo chiederti un favore> le dice la ragazza chinandosi all'altezza della tigre e carezzando il suo capo con la mancina, guardandola negli occhi. <Adesso devo entrare e lì non posso portarti con me. Non dovrei metterci molto per cui vorrei che mi aspettassi qui fuori e che sorvegliassi Kouki per me> aggiunge con voce morbida ma decisa carezzandole il pelo. <Puoi farlo?> Asia la osserva silente e, a quelle ultime parole, va schiudendo le fauci per leccare la mano della Hyuga in segno di assenso. Kaori sorrise, intenerita, e le lascia qualche grattino riconoscente dietro le orecchie. <Grazie> le mormora dolcemente prima di alzarsi e dirigersi verso l'ingresso dell'ospedale. Indossa gli stessi abiti di quel pomeriggio: pantaloni elasticizzati in simil-pelle neri, una canotta del medesimo colore che lascia nude spalle e braccia ed un paio di stivali al ginocchio da kunoichi. I capelli violacei sono stati legati in una alta coda che troneggia sul capo, dilungandosi fino a metà schiena e ondeggiando alle sue spalle ad ogni passo. Ha l'aspetto d'una bambolina con il suo fisico minuto e l'altezza non proprio imperante. Ma il coprifronte attorno alla sua gola non lascia dubbi sulla sua natura di kunoichi. Oltretutto, anche a Kusa, ormai, è piuttosto famosa. Abbastanza perchè un infermiere col quale ha lavorato tempo addietro, la riconosca sorridendole con fare amichevole. "Signorina Hyuga! E' molto tempo che non viene da queste parti" la saluta il ragazzo stringendo delle cartelle al petto. "Immagino che siete qui per il signor Oboro." aggiunge con un sorriso semplice e naturale che porta la ragazza ad avvertire una dolorosa fitta al petto. Non risponde, sorride semplicemente al suo indirizzo cercando di rimanere cortese, annuendo col capo una volta soltanto. "E' nella stanza 1480" le indica lui un corridoio lì dietro, sorridendo cordiale alla dottoressa. Kaori lo ringrazia e, lasciandoselo alle spalle, s'incammina con passo fermo verso la camera indicata dall'infermiere. Respira a fondo cercando di concentrarsi sull'obiettivo di quella visita, estraniando qualsiasi altra cosa dalla mente. Quando raggiunge la stanza, alla fine, nota che essa è aperta e che l'uomo è a letto, da solo. Non entra lei, si blocca per un istante. Quella sola visione fa male, le toglie il respiro. In ben altre occasioni sarebbe corsa dentro e l'avrebbe abbracciato, gli avrebbe rubato uno, due, tre baci prima di assicurarsi delle sue condizioni. Ma adesso non poteva. Adesso non ne ha più il diritto. Per cui si limita a fermarsi sulla soglia e a bussare con la mano sinistra contro la porta aperta, come per palesare all'altro la sua presenza. <E' permesso?> chiederebbe, con voce mesta, bassa, non riuscendo a sostenere troppo a lungo il suo sguardo. [chakra: on]

18:09 Raido:
 Nuova giornata in quel di Kusagakure, nuovo giorno nel letto di quell'ospedale. Non può ancora uscire, le analisi sono in corso e deve restare fermo in quel letto senza muovere un singolo muscolo e qui capisce il vero significato della parola noia. Non può alzarsi, i dottori non glielo permettono, non può andare in giro senza qualcuno che lo scorti per via di qualche malore che ogni tanto lo colpisce. Non può nemmeno andare in bagno senza chiamare le infermiere e questa è la cosa che più di tutte gli da fastidio, sapere di essere un vero e proprio malato, qualcuno che ha bisogno di cure. Fumiko è andata via oramai, le ha pagato un alberghetto a Kusa dove poter stare quei 5 giorni prima di tornare a Konoha. L'albergo è uno dei più belli a Kusa ma non il migliore, è solo quello più vicino all'ospedale ed è il modo più diretto per raggiungerlo. Non ha idea di cosa abbia nel suo corpo, è convinto che sia colpa del sigillo e quella convinzione permane e niente può cancellarla ma quegli strani malori che lo colpiscono all'improvviso, quelli sono il vero problema di tutto quanto. Si trova sdraiato nel letto con una vestaglia azzurra che ne copre il corpo ma ne lascia scoperto il deretano, le coperte sono bianche e il letto è rialzato così come il materasso in modo che stia più comodo. In viso porta un paio di occhiali, una scena che solo una persona ha visto fino ad ora, mentre nelle mani ha un libro, un semplice libro che si è fatto comprare "Il paradiso della pomiciata" di Jiraya, il noto sannin della foglia. Un racconto erotico demenziale che lo aiuta ad andare avanti e a sorridere ogni tanto. Lo legge con tranquillità tenendo la schiena poggiata sul cuscino. La stanza è molto semplice, sulla propria destra vi è un comodino con sopra una bottiglia d'acqua mezza vuota e un kunai per eventuali problemi. Davanti al letto vi è un tavolino di metallo con una semplice sedia e davanti alla porta una finestra aperta con delle tende blu. Alla destra della porta, appena entrati vi è il bagno, ora chiuso, un bagno tutto per se, almeno quello. E' tranquillo, scocciato e annoiato ma tranquillo e aspetta solamente il giorno di poter uscire da quella stanza per rimettersi in moto, magari qualche missione può aiutarlo a riprendersi meglio. Purtroppo quella tranquillità viene interrotta dal suono di una voce a lui fin troppo familiare, una voce che conosce tremendamente bene e che ha sentito di recente. Non si scompone, non fa alcun movimento brusco, anche perchè non se lo può permettere. Continua a leggere deglutendo e facendo passare qualche attimo prima di rispondere. Sospira in modo pesante e poi <Si Kaori, vieni pure> non sa come la ragazza abbia saputo che si trovi li ma potrebbe scoprirlo piuttosto presto. E' felice e triste di vederla allo stesso tempo, non sa che piega possa prendere quella giornata ma spera che non finisca come l'ultima volta. [Chk off]

18:26 Kaori:
 Rimane immobile sulla soglia con il braccio destro lasciato molle lungo il relativo fianco ed il sinistro ancora appena piegato fra il corpo e la porta, le nocche ancora pigramente poggiate contro la superficie di legno della stessa. Ha lo sguardo fermo sulla figura dell'Oboro, lo guarda dalla distanza senza però concentrarsi su nessun punto in particolare della sua figura. Sembra così tranquillo... disteso sotto le bianche coperte asettiche dell'ospedale, un libro per le mani e quegli occhiali che solamente una volta gli ha visto indossare diverso tempo prima mentre studiava un modo per raggiungere il ritrovo di alcuni serpenti giganti. Le sembra passata una vita da quel giorno, adesso è cambiato praticamente tutto nella sua vita rispetto a quel giorno. Ha una figlia, è emotivamente più stabile e lui non le appartiene più. Respira profondamente dal naso espirando piano dalle labbra, in attesa di una qualsiasi reazione da parte del kiriano. Lui si ferma, la osserva, la sua espressione pare stanca o forse è solamente il suo sospiro ad esserlo, non ne è certa. Ma alla fine lui le concede di raggiungerlo e la giovane muove un paio di passi all'interno della camera richiudendosi la porta alle spalle. <Sono qui in veste di medico, per cui non starò molto, non preoccuparti> dice da principio con un tono calmo e tranquillo, per niente agitato o scontroso, non sembra voler dire quelle parole con la stessa acidità che di solito due ex fidanzati son solito riservarsi a vicenda. Il suo tono par voler essere, invero, in qualche modo rassicurante, come se effettivamente volesse garantirgli che non lo sta seguendo o chissà che altro. <Kouki mi ha detto che ti sei sentito male e aveva paura che fosse a causa sua. Ha paura che sia stata lei a farti star male perchè stavate litigando quando hai perso i sensi> gli spiega come abbia saputo della sua presenza lì, in ospedale, prendendo una piccola pausa prima di continuare. <Così per rassicurarla le ho promesso che avrei provato a controllarti personalmente così da poterle dire se è stata effettivamente colpa sua o meno per quel che è successo. Ma sono piuttosto sicura che non lo sia> continua con un piccolo sospiro, avvicinandosi ancora al letto, fermandosi al suo fianco, più o meno all'altezza delle ginocchia, lasciando una certa distanza di sicurezza dalla parte superiore del corpo di Raido, come se volesse lasciare intatta la distanza che si era creata fra loro. Forse per rispetto della scelta di lui, forse per incapacità di sopportare oltre la sua vicinanza sapendo di non poter più allungare la sua mano per afferrare la sua. <Quindi... spiegami. Cos'è successo di preciso? Come ti sei sentito?> gli domanda umettandosi le labbra, schiarendosi la voce, cercando di rimanere posata e controllata e di non rendere la situazione più complicata e imbarazzante di quanto già non lo fosse. Le riesce difficile farlo, il pensiero vola continuamente a quello che Kouki le ha rivelato, al fatto che è già stata sostituita, che c'è già un'altra donna al fianco di lui. Qualcuna che magari sarebbe potuta entrare da un momento all'altro a prendersi cura del suo amato come a lei non è più concesso fare. La cosa le chiude la gola, la porta a stringere appena la mascella, cercando di scacciare via il pensiero con tutta la forza di volontà di cui è dotata. <E' già successo altre volte?> aggiunge, dopo un po', prima di tacere e lasciare modo al kiriano di dire o fare qualsiasi cosa. [chakra: on]

18:44 Raido:
 La visita è ben diversa quello che crede, non è li per trovarlo bensì è li come medico e la cosa non può che dargli fastidio. Non ha bisogno di un medico ma di parlare con lei, vuole parlarle e chiarire quanto è successo l'ultima volta. Non si sono lasciati nel migliore dei modi, hanno pianto, hanno urlato e si sono ritrovati a distruggersi a vicenda con quelle parole. Ha provato a mantenere la calma quel giorno, ha cercato di rimanere tranquillo e impassibile ma senza riuscirci minimamente. Alla fine ha ceduto ai sentimenti che ancora prova per lei ma che desidera dimenticare con tutte le sue forze, sentimenti che non riesce ancora a contrastare perchè troppo forti. L'amore verso Kaori c'è e ci sarà per sempre ma quello che ha fatto è imperdonabile, ne capisce i motivi e lo avrebbe anche accettato se ne avesse parlato con lui, avrebbe accettato quel viaggio e l'avrebbe aspettata ma così no, scomparire senza dire niente no, non lo accetta. E' fermamente convinto di quella sua decisione e niente potrebbe fargli cambiare idea, niente di niente. Lo sguardo è rilassato e stanco, gli occhi si posano su di lei con pigrizia mentre un nuova fitta al corpo si mostra portandolo a strizzare gli occhi e a digrignare i denti dal dolore. Arrivano a sua insaputa e non ha modo di prevederle, non ha idea di come fare ma ci sta lavorando <Non mi preoccupo> risponde a bassa voce, quasi un sussurro, debole. Perchè preoccuparsi, è con lei e sa che con lei può stare tranquillo, sa che non potrebbe fare niente per ferirlo ma vuole anche parlare, vuole discutere di quello che è successo e raccontarle tutto se ne ha l'occasione, raccontarle di Fumiko. Il motivo della sua presenza qui viene ben presto rivelato e ascolta in silenzio senza interromperla. Il cuore fa male, una fitta non fisica arriva per quello che viene detto su Kouki <Piccola mia> darsi la colpa per una cosa del genere, no, non deve succedere. Perchè non è qui ora? Vuol vederla, rassicurarla, stringerla a se e coccolarla finchè tutte le paure non scompaiano dalla sua mente una volta per tutte <Non è colpa sua, lei non c'entra niente...bambina, ho bisogno di vederla> lo ammette tristemente perchè vorrebbe farlo subito, adesso. Parlare con Kaori passa in secondo piano, sua figlia ha la precedenza su tutto ed è il suo bene la cosa più importante, persino più importante della salute del Jonin. Può stare male, può sputare sangue e avere malori in ogni momento ma Kouki deve stare bene sia fisicamente che mentalmente e poi arrivano quelle domande dalla Hyuga, domande svolta come medico. China il capo verso le coperta, prende il segna libro sul comodino mettendolo in mezzo al libro per poi chiuderlo e posarlo sul suddetto <Stavamo parlando e ho cominciato a sentire fitte al cuore e poi in tutto il corpo, un dolore atroce, alla fine ho sputato sangue e sono caduto a terra, non ricordo altro> questo è quello che è successo la prima volta ma è accaduto nuovamente <Due, la prima volta con lei e la seconda dopo aver parlato con te> forse sono davvero le forti emozioni che lo spingono a stare tanto male, tanto da buttarlo giù in quel modo orribile. Gli occhi si portano su Kaori, è distante, molto distante ed è giusto così però <Kaori...mi dispiace> e non ha bisogno di dire altro, la ragazza può benissimo capire che si riferisce all'altra volta e di come ha reagito, delle urla ed è in quella frase che le chiede di parlare e di chiarirsi <Come sta Kouki?> ma quest'altra domanda preme in lui, una domanda a cui vuole una risposta immediata.

19:22 Kaori:
 E sebbene sappia che sì, devono parlare, non vuole farlo. Non ora, non così, non ancora. Non si sente pronta ad affrontare nuovamente una discussione con lui. Non quando sa quello che potrebbe venir fuori, quali nuove ferite potrebbe incassare, quanto nuovo dolore scoprire. Sa che ignorare l'esistenza del problema fra loro non è una soluzione, è esattamente quello che ha capito ed imparato ad affrontare in quel viaggio, ma non sa quanto sia saggio decidere di parlarne ora, adesso che l'altro è in quelle condizioni. Così preferisce mantenere il controllo, scostare da quella stanza le domande, i perchè, il bisogno di capire e di spiegarsi una volta ancora. Preferisce limitarsi ad essere un medico qualsiasi in quella stanza e non la ragazza che l'aveva lasciato solo per un viaggio alla ricerca di se stessa, la ragazza che aveva perduto l'amore della sua vita per una decisione eseguita nel modo sbagliato. Raido par essere dello stesso parere. Non si dimostra ostile o caustico nelle sue risposte. Sembra tranquillo, solamente un po' stanco. Sebbene Kaori noti immediatamente quella contrazione nel suo viso, quel trasalire leggero che precede il suo primo dire. <Mhn> assottiglia appena lo sguardo, osservandolo, appuntando mentalmente quella reazione.Gli spiega il motivo della sua presenza e Raido immediatamente va preoccupandosi per Kouki lasciando suonare una nota dolce e premurosa nella sua voce. Una nota che non gli sentiva usare da molto, molto tempo. Una nota che forse non avrebbe più avuto modo di sentire da lui. <Lo so. Gliel'ho detto> cerca di tranquillizzarlo lei scostando lo sguardo verso la finestra dall'altra parte della stanza, guardando oltre i vetri, verso un orizzonte infinitamente lontano. <Adesso sta dormendo. Era stanca. Abbiamo avuto una conversazione piuttosto...> si blocca, deglutisce appena cercando la parola migliore per descrivere quel loro incontro. <...intensa. Si è sfogata per bene e l'ho lasciata riposare. Adesso c'è Asia che la protegge. Non ho voluto svegliarla, sembrava troppo tranquilla per strapparla al suo riposo. Ma verrà sicuramente a trovarti appena sarà sveglia. Voleva vederti> cerca di dirgli le cose importanti ed essenziali che riguardano la bambina senza approfondire troppo quello che è successo tra loro, quello di cui hanno parlato. Cerca di fargli capire che alla fine si è liberata del peso che le premeva dentro e che ora sta meglio. Ripensa all'espressione serena che lei aveva nel sonno durante il percorso verso l'ospedale ed una ondata di calore le avvolge il petto, mista ad una dolorosa fitta al cuore. Ha ancora una famiglia, ha ancora la sua bambina, sua madre, suo fratello. L'unica persona che manca è quella che proprio ora risiede al suo fianco. L'unica che non avrebbe mai davvero pensato di poter perdere. Alla fine Kaori si dedica a quello per cui è venuta in quella stanza ed inizia a cercare di capire cosa sia accaduto all'albino. Ascolta le se parole e cerca di ricordare cosa possa portare quei sintomi. Un infarto? Un ictus? O forse qualche strana infezione nascosta? Queste le prime ipotesi che le sovvengono alla mente, prima di sentire il dire dell'altro subito successivo. Kaori schiude le labbra e l'osserva adesso leggermente sorpresa. Questo era strano. O meglio, era una coincidenza sottile. Due volte quegli episodi l'hanno colto alla sprovvista ed entrambe le volte dopo un litigio, dopo un duro momento emotivo. <Mhn> un verso a mezze labbra che la porta ed assottigliare appena lo sguardo con fare meditabondo. <Gli esami che ti hanno fatto non hanno mostrato nulla?> domanda respirando piano, posata, cercando di esiliare dalla mente qualsiasi pensiero esterno a quel solo argomento. <Immagino di no se ti tengono ancora qui> aggiunge, poco dopo, umettandosi le labbra, muovendo qualche passo per la stanza, misurandola. <Non è escluso che Kouki abbia in parte ragione.> rivela, alla fine, fermandosi e osservandolo. <Non dico che sia stata lei a farti star male, ma la situazione in sé. Potrebbe dipendere tutto da una condizione emotiva troppo pesante. L'idea di litigare con lei potrebbe essere stata abbastanza traumatica da riflettersi sul corpo. A volte succede. Ma non c'è una vera e propria branca medica che possa accertare questo genere di eventi... non se ne può avere la certezza> spiega lei tenendo lo sguardo piuttosto distante, rivolto verso di lui, come se non lo vedesse davvero, come se lo stesse guardando attraverso una finestra di spesso vetro. Si impone di non metterlo a fuoco, s'impone di non guardarlo realmente perchè la sola idea farebbe troppo male. Non è quello il momento di accettare la loro rottura. Potrà farlo ancora una volta da sola, fuori di lì, dove le sue reazioni non avrebbero ferito nessuno. <Ma vorrei provare ad accertarmi di un'ultima cosa prima di basarmi su questo tipo di teoria> sospira leggermente andando quindi a portare le mani all'altezza del plesso solare. Qui tenterebbe di formare il sigillo della Tigre mentre il chakra verrebbe concentrato lungo i canali che conducono l'energia al volto. Qui andrebbe a convogliarlo verso la testa, verso gli occhi, tentando di nutrire le iridi di quella forza mistica e primordiale, di modo tale da attivare il gene Hyuga ivi presente e risvegliare il mitico potere del Byakugan. Iridi bianche, vene ai lati degli occhi che dovrebbero gonfiarsi simultaneamente e la capacità di vedere il chakra nei dintorni a palesarsi al suo cospetto. Noterebbe come l'altro sia attualmente totalmente indifeso, col chakra disimpastato che non brucia dentro di lui. <Impasta il chakra, per favore> gli chiederebbe, quindi, portando lo sguardo a focalizzarsi su un punto preciso del suo corpo: un punto alla base del collo, sul principio della spalla, lì dove un segno nero strazia la monotonia di colore della sua pelle. Quando Raido mormora quelle successive parole la Hyuga si ritrova a bloccarsi per un istante. Non sa cosa dovrebbe rispondergli. Che va tutto bene? Perchè no, non va bene. Che è arrabbiata? Non ne ha il diritto. Che sta così male da non riuscire praticamente a dormire e mangiare? No, non lo avrebbe mai saputo. Soprattutto perchè è una fase che sarebbe durata pochi giorni soltanto prima di essere affrontata di petto. Non sa cosa dire, non sa cosa sarebbe opportuno dire e perciò alla fine decide semplicemente di tacere. Distoglie lo sguardo andando ad avvicinarsi alla finestra, le spalle puntate verso di lui. Poggia le mani sul davanzale mentre la domanda dell'Oboro la raggiunge nello stesso momento in cui il suo sguardo si posa sulla figura della tigre e della bambina all'ingresso dell'ospedale. Kaori chiude gli occhi, inspira a fondo e cerca le parole migliori per rispondere alla sua domanda. <Sta bene. E' confusa, è un grande cambiamento per lei. Ma inizia ad accettarlo ora che sa che nonostante tutto rimarremo con lei, anche se separatamente> dice rimanendo di spalle, incapace di guardarlo mentre parla della loro bambina. Loro figlia. <Dovresti parlarle però. Ha bisogno di rassicurazioni da te> aggiunge dopo poco volgendosi di tre quarti verso di lui, la destrorsa soltanto, ora, a venir poggiata sul davanzale. Lo guarda con espressione seria adesso, preoccupata, il pensiero che vola alla bambina ed alla sua paura. <Teme di deluderti adesso. Ha paura che se dovesse sbagliare sostituirai anche lei--> si blocca di colpo sgranando appena gli occhi, stringendo le labbra. "Merda" impreca mentalmente voltandosi di nuovo di spalle, guardando fuori dalla finestra col cuore che le martella nel petto. Non avrebbe dovuto. Ha detto una parola di troppo. Anche. Anche lei, come era stata sostituita Kaori. Non voleva far uscire l'argomento, non voleva affrontarlo. Non così, non adesso. Ma non sa come rimangiarsi quella parola e spera soltanto che lui possa non notarla. <Le ho detto che non succederà. Che lei è una singolarità unica nella tua vita. Ma credo che abbia bisogno di sentirlo da te.> continua con la speranza che la preoccupazione per Kouki e le informazioni su di lei possano in qualche modo coprire e nascondere quel suo maledetto passo falso. [chakra: on]

19:25 Kaori:
 EDIT: [Tentativo Byakugan III] [chakra: 97/100]

19:54 Raido:
 Forse parlare non è la cosa migliore che si possa fare in questo momento, Kaori è distante, esattamente come le ha chiesto qualche giorno, distante sia fisicamente che mentalmente ma in cuor suo sente come la Hyuga stai soffrendo come non mai, sente quanto la di lei sofferenza aumenti di minuto in minuto, una sofferenza che non vuole che perduri ancora nella di lei vita. Odia questa situazione, odia tutto quello che si è andato a creare e una parte di se vorrebbe alzarsi, andare da lei, abbracciarla, coccolarla e darle il bentornata a casa ma la parte razionale, la parte ferita glielo impedisce, gli impedisce di compiere quel gesto. Se n'è andata senza dire niente, scomparsa nel nulla portando solo dolore e preoccupazione nel cuore del Jonin e della loro bambina e non riesce a tollerarlo ulteriormente, non riesce a passare sopra a questo spiacevole caso. Vi è anche Fumiko adesso, è presente anche lei nella sua vita ed è importante tanto quanto loro perchè con lei ora riesce a essere tranquillo, a stare bene, a non pensare a niente. Lei è riuscita a tenerlo a galla quando Kaori è scomparsa e se avesse passato anche un altro, solo, giorno in quelle condizioni, sarebbe certamente impazzito. L'amore porta davvero tutto questo dolore e innamorarsi di nuovo è difficile, per questo anche se prova qualcosa per Fumiko non vuole andare oltre una certa linea con le parole, preferisce aspettare, preferisce che le cose vadano a migliorare sempre di più e preferisce capire cosa realmente prova verso di lei ma per ora riesce a renderlo tranquillo e felice. La preoccupazione va a formarsi sul volto del Jonin nel sentire quelle parole su Kouki, si strazia nell'apprendere che la ragazzina si è data la colpa di tutto quanto quando invece lei non c'entra davvero niente, sta male nel sapere che soffre per una cosa che non ha commesso e questo pensiero è capace di distruggerlo più di qualsiasi altra cosa <La voglio vedere anche io...> stringe la mano destra in un pugno, la tiene ferma e digrigna i denti <Maledizione> perchè tutto questo casino, perchè è dovuto succedere? Si sta arrabbiando, si sta arrabbiando con se stesso perchè è riuscito a buttare la serenità nell'immondizia ritrovandosi a dover riparare a tutto quanto <Vi siete chiarite? Lei come l'ha presa?> ora però vuole sapere, vuole conoscere i dettagli di quella conversazione avvenuta tra le due ragazze, una conversazione che può aver avuto risvolti interessanti e strani allo stesso tempo. Ha cercato di non togliere completamente le speranze dal cuore di Kouki, ha provato a tenere viva quella piccola fiammella che arde in lei e alla fine tutto si è avverato solo in parte; la notizia che lui ha un'altra l'ha distrutta portandola a stare male come non mai. Avrebbe dovuto immaginare una reazione del genere ma vederla con i propri occhi l'ha fatto realmente sentire male e anche Kaori inizia a dimostrarsi di quell'opinione. La sente nuovamente parlare, una domanda e una successiva risposta, fa tutto da sola e lui l'osserva in silenzio, gli occhi che non si staccano dalla di lei figura e ode quel ragionamento, un ragionamento non completamente sbagliato <Non lo so> risponde stanco vedendola comporre un sigillo, un semplice sigillo che conosce fin troppo bene e sa quale tecnica sta per utilizzare. Pochi attimi e il byakugan va a mostrarsi, quegli occhi capace di penetrare nell'animo di chiunque, occhi che incutono timore ai più ma cosa vede la ragazza? Non solo che non ha il chakra attivo ma anche di come il sigillo abbia una piccola diramazione verso la spalla destra, un piccolo filamento che sfocia in una palla nera abbastanza grossa ma non abbastanza da essere vista da sopra la pelle. E' un tumore che si è andato a creare e quel filamento toglie ogni dubbio, l'utilizzo del sigillo lo ha portato ad avere un tumore. Forse è curabile o forse no ma fino ad ora i medici non sono riusciti a scoprirlo e questa notizia potrebbe portare nuova devastazione nell'animo di Kaori. La palla nera è in uno stadio avanzato, magari è troppo tardi o forse è arrivata giusto in tempo per poter risolvere la situazione <Mh? Non potrò tenerlo attivo per molto, fa male> fa male tenere le sue energie così in movimento ma ora deve. Immagina nella sua mente un puntino verde che brilla e illumina tutta la zona, esso rappresenta l'energia psichica presente nella zona del terzo occhio, cole che guarda e osserva tutto quanto. Allo stesso modo cerca di visualizzare un'altra energia molto più in basso, sotto la bocca dello stomaco per la precisione; li vi è un puntino giallo che brilla ancora quanto la sua controparte e rappresenta l'energia fisica all'interno del corpo. Le due energie splendono con maggiore forza, riempiono di energia di tutto l'essere di una persona ma non resterebbero ferme, difatti cercherebbe di farle muovere prima su stesse in un vortice. Esse cominciano a girare per poi tentare di muoversi per i vari canali che vi sono nel corpo umano. L'energia psichica effettua un movimento dall'alto verso il basso mentre l'energia fisica un movimento dal basso verso l'alto. Iniziano piano, lentamente per poi aumentare di velocità durante il percorso, aumentano sempre di più muovendosi e cercando di raggiungere un punto comune. Illuminano i vari canali, li rendono più forti ma la destinazione è una sola, la bocca dello stomaco ed è li che dovrebbero concentrarsi. Una volta giunti in quel particolare luogo, le due energie, cercherebbero di muoversi alla massima velocità tentando di scontrarsi l'una contro l'altra e fondersi in qualcosa di nuovo. Se ci fossero riuscite si andrebbe a creare un'esplosione che si espanderebbe per tutto quanto il corpo del Jonin infondendo in lui una forza nuova, pura e piena che lo rende capace di effettuare cose fuori dalla normalità, una forza di colore blu, il chakra. Il chakra dovrebbe nuovamente scorrere nel suo corpo, l'energia gli dona forza ma anche molto dolore, tenerlo attivo è un processo che gli costa parecchio, deve stare attento, fin troppo attento se non vuole sentirsi male ma il discorso va nuovamente su Kouki. Ascolta e il cuore gli si stringe in una morsa, la sua piccolina sta soffrendo tremendamente, sta male e deve fare qualcosa, deve aiutarla ma poi tutto quanto cambia all'improvviso. Kaori dice qualcosa che lo lascia stupito e lo porta a voltare il capo verso di lei andando a guardarla. La fissa, fissa i suoi occhi. Lei sa, lo ha scoperto e probabilmente lo ha detto Kouki, lo ha rivelato lei durante la loro chiacchierata <Lei sarà sempre la mia bambina, morirei piuttosto che lasciarla> e la sincerità esce come non mai dalla di lui bocca ma l'argomento adesso è uscito e va discusso, devono discuterne se vogliono andare avanti entrambi <Quindi lo sai> il tono è sempre calmo, tranquillo, sussurra per evitare di indebolirsi ulteriormente. Non dice altro, non vuole osare di più ma aspetta di vedere una reazione da parte della ragazza e capire, di conseguenza, come comportarsi per evitare nuovamente che la situazione degeneri. [Se Chakra on]

20:39 Kaori:
 <Non avere fretta. Conserva un po' di forze prima, dimostrale di stare abbastanza bene da poterla abbracciare senza svenirle addosso> gli dice Kaori con voce quanto più calma possibile. Nessun sarcasmo, nessuna tagliente ironia nella sua voce, solamente una sorta di pacata professionalità che la porta poi ad umettarsi le labbra. Sa che deve dire altro, sa che non può lasciarlo così. Sa che deve fare il possibile per aiutare i due a ritrovare la loro armonia di sempre sebbene in qualche modo la colpa per quelle complicazioni sia solo ed unicamente sua. <Non è arrabbiata con te. Ha solo paura di questi cambiamenti. E' la prima volta che affronta questo tipo di situazioni, non sa cosa succede in genere in una famiglia, e ora che scopre queste emozioni se ne sente soverchiata> cerca quasi di rassicurarlo sul fatto di non essere responsabile della tristezza della figlia e dentro di sé non si sofferma neppure un istante a chiedersi perchè lo stia facendo. Perchè stia rassicurando l'uomo che l'ha lasciata senza neppure offrirle una sola possibilità di rimediare ad un errore. Non c'è da chiederselo, lei avrebbe continuato a fare qualsiasi cosa per il suo benessere e, soprattutto, per quello di Kouki. Che loro lo sappiano oppure no questo non ha importanza. Avrebbe potuto continuare ad amarlo da lontano, di nascosto, sforzandosi semplicemente di fare il possibile per evitargli quante più difficoltà le è possibile. <Sì, abbiamo chiarito. Era molto scossa, era spaventata, soprattutto perchè credeva di averti fatto svenire. Ma alla fine l'ho tranquillizzata e ora è più calma anche se non riesce bene ad accettare come saranno le cose d'ora in avanti. Posso capirla> si stringe appena nelle spalle guardando verso la finestra con fare lontano. Anche lei deve ancora accettare le cose, capire come sarebbe andata avanti adesso la loro vita, come avrebbero potuto far funzionare le cose. Ha dovuto essere ottimista con Kouki, dipingerle un quadro più semplice di quello che sarebbe stato, perchè per lei il passaggio fra quelle due vite -quella che sarebbe dovuta essere e quella che invece sarebbe stata- deve essere il più morbido e liscio possibile. <Le ho dato tempo per risolvere le cose fra noi. Ha detto che sarei rimasta la sua mamma, che mi vuole bene. Ma... potrebbe essere stato solo il bisogno di assicurarsi che le cose tornassero ad una condizione che poteva accettare e capire. Così le ho detto di aspettare a perdonarmi o qualsiasi altra cosa. Le ho detto di sfogare via tutto ogni volta che ne avesse avuto bisogno, senza paura. Forse ha ancora altro di cui voler discutere, quando sarà più lucida, non lo so. Qualsiasi cosa vorrà fare la ascolterò> aggiunge stringendosi ancora nelle spalle. Non dice che le ha chiesto lei di arrabbiarsi, di usarla per sfogare qualsiasi tipo di dolore o rammarico abbia attualmente addosso. Non dice che ha voluto darle tempo per capire se davvero non la odia oppure no. Preferisce che questo rimanga fra loro, non ha bisogno che Raido sappia anche questo. Ma l'argomento scivola via sostituito da uno più urgente e delicato. Kaori attiva il suo Byakugan e osserva Raido con la sua nuova vista perfetta. E' un attimo prima che il corpo di lei si irrigidisca, prima che smetta di respirare, di pensare, di sentire il sangue scorrerle nelle vene. Pallida, improvvisamente, profondamente, mortalmente pallida si ritrova ad osservare quella cosa nel corpo dell'albino. Quella palla che non avrebbe dovuto esserci, quell'escrescenza che deve star crescendo da chissà quanto tempo. Quel qualcosa che avrebbe potuto notare se solo non fosse andata via... che avrebbe potuto vedere, anche casualmente, se solo col suo Byakugan l'avesse guardato distrattamente. Sa di cosa si tratta. Sa cos'è quell'ammasso di cellule, carne e sangue che sta pulsando nella sua spalla. Kaori è una statua, la sua mente è improvvisamente svuotata da qualsiasi tipo di pensiero. C'è solo bianco. Un bianco infinito, abbacinante, che la priva di ogni energia. La reazione terribile di un attimo prima di ritrovare la voce e chiedergli con un soffio di impastare il suo chakra. Ha bisogno di vedere se questo può in qualche modo influire su quella massa, se le cose possano peggiorare o meno grazie all'utilizzo della sua reale energia. Ma quando il chakra viene richiamato nulla sembra cambiare, il sigillo pare rimanere immutato, orribile e maledetto come sempre, collegato da un filamento sottile a quel concentrato di malessere. <Puoi disattivarlo. Non attivarlo più per ora. Non sprecare energie> gli dice con la voce ridotta ad un sussurro, ancora praticamente paralizzata dall'orrore per rendersi conto di star praticamente spaventando un paziente. Ma non riesce a rilassarsi, non può essere professionale ora. E' Raido. Si tratta di Raido. Di Raido con un grosso tumore che gli fa sputare sangue. La sola idea le sembra assurda. Raido, fortissimo ed imbattibile, Raido che sconfigge demoni e uccide mostri. Raido che difende bambini e orfani, con un tumore. Ha senso. L'unica persona capace di abbatterlo, dopotutto, è proprio lui. Kaori si muove, avanza lentamente, meccanicamente, verso il letto, come fosse guidata da un richiamo silenzioso. Si avvicina al lato destro del letto sedendosi d'istinto sulla sponda dello stesso, senza guardarlo in faccia, lo sguardo fisso sulla sua spalla. Osserva quella massa come se le fosse intollerabile l'idea di perderla di vista, come se farlo potesse aggravare le cose. La mancina si allunga verso la parete, verso il cavo dove pende il pulsante per chiamare gli infermieri. Kaori lo preme e solo a quel punto solleva lo sguardo sul viso dell'Oboro. Il fastidioso e trillante allarme risuona fuori dalla stanza mentre per un istante soltanto quella distanza fra loro sembra sciogliersi e lei lascia trasparire dal suo sguardo tutto l'amore e la preoccupazione che prova per lui. Non c'è orgoglio o razionalità che tenga di fronte ad un pericolo di morte. <Andrà tutto bene. Non preoccuparti> gli dice, semplicemente, cercando di allungare una mano per sistemargli un ciuffo di capelli argentati dal viso, prima di alzarsi dal letto e sentire gli occhi pizzicare di lacrime. Terrore. Lacrime di puro terrore. Un medico raggiunge la stanza spegnendo l'allarme e osserva sorpreso Kaori con ancora il Byakugan attivo in volto. "Cos--" domanda, sorpreso, quasi preoccupato che la ragazza potesse essere una minaccia per il paziente. <Sono Kaori Hyuga, medico dell'Organizzazione Mondiale presso l'ospedale di Konoha. Sono venuta qui per controllare la situazione di Raido Oboro dopo aver saputo che da qualche giorno era sotto osservazione ed analisi> spiega lei da principio, fredda, diretta e precisa come è quando si trova in missione ufficiale. Fissa con i suoi occhi penetranti e vagamente inquietanti il medico col quale non ha mai avuto modo di lavorare prima e smuove le labbra per proseguire nel suo discorso. <Ha bisogno di una risonanza magnetica alla spalla destra.> dice la ragazza con tono fermo, un tono che non accetta repliche. <Subito.> aggiunge, glaciale, sottolineando con enfasi preoccupante quella parola. <Mentre aspettate i risultati predisponete i preparativi per una biopsia e chiamate il vostro miglior chirurgo.> Non sa quanto sia grave, non sa quanto tempo abbiano prima di non averne abbastanza, ma sa che non avrebbe aspettato un solo istante di più prima che qualcuno si occupasse di lui. Lui ha la priorità. Ha la priorità su tutto. L'uomo pare perplesso, si ritrova stranito a sentirsi dare ordini da una ragazza così giovane e per di più konohana. Tuttavia non sembra intenzionato a volerla contrariare a giudicare dall'espressione titubante sul suo viso, come se stesse soppesando la possibilità di discutere con lei o di eseguire quanto lei ha richiesto. <Forse non sono stata chiara quando ho detto subito?> aggiunge quindi, la Hyuga, quasi in un sibilo, assottigliando lo sguardo col Byakugan minaccioso a splendere nei suoi occhi. Il medico alla fine intuisce che forse è meglio non replicare e, annuendo, volge le spalle alla stanza dirigendosi lungo il corridoio. Kaori espira stancamente passandosi una mano sul viso, rilasciando il Byakugan allontanandosi, sentendosi improvvisamente, nuovamente a pezzi. Troppo, troppo sfiancante tutto quello. Non sa come dirglielo, non sa come dirgli ciò che ha visto. Non ce la fa. Aspetta, semplicemente, che le domande arrivino mentre nuovi argomenti vengono sfiorati. Raido la rassicura su quello che prova per Kouki e trova una Kaori che già sa quanto quella possibilità non si sarebbe mai potuta realizzare. Tuttavia si ritrova a replicare stancamente con lo sguardo fisso verso l'orizzonte fuori dalla finestra. <Io lo so. Ma lei no. Lei sa che hai giurato le stesse cose a me ed ora le cose sono cambiate perchè ho sbagliato> gli spiega senza alcun tono d'accusa, ma con solo una profonda e sincera spossatezza. Un dolore sordo a martellare nel petto. <Devi solo spiegarglielo. Dirle che per un figlio è diverso. Avrà più valore se sarai tu a dirglielo> gli suggerisce cercando di aiutarlo a venire a capo di quella faccenda. Lui non era mai stato quello bravo, fra i due, a parlare di argomenti delicati come i sentimenti. Solitamente quando ci provava finiva col fare casini. Il pensiero di quel suo modo di conoscerlo dopo aver vissuto così tante cose assieme la fa sorridere amaramente. Un sorriso che svanisce immediatamente quando Raido pronuncia quelle ultime parole. <Non mi ha detto quasi nulla, pensava che lo sapessi già> risponde la Hyuga, con il corpo teso e contratto dal dolore, rimanendo di spalle per timore di dover affrontare il suo sguardo. Lo sguardo dell'uomo che ama che le parla della sua ragazza. Lo sguardo dell'uomo che ama che rischia di morire. <Ma ha detto abbastanza> Non vuole sapere altro, non vuole sapere niente. Sa che sapere qualsiasi cosa in proposito potrebbe ucciderla. Eppure al tempo stesso vorrebbe sapere ogni cosa, ogni dettaglio, capire come sia potuta capitare una cosa del genere. Non sa nulla di quanto è accaduto, ma quanto sa è sufficiente a farle capire che tutto è finito davvero. Che ora c'è un'altra, che lei è parte del passato, che per Raido c'è ancora un futuro del quale lei non avrebbe fatto parte. [Byakugan off] [chakra: on]

21:31 Raido:
 Scorge una certa ironia in quella frase che viene pronunciata, forse involontaria eppure la vede ed è qualcosa che lo porta a sorridere, un leggero e piccolo sorriso che si manifesta sul volto dell'albino. Chine leggermente lo sguardo verso il basso per evitare che essa lo veda effettivamente sorridere di quell'ironia che non dovrebbe esserci ma non ce la fa. La sola scena, immaginarla è ironico <Sto abbastanza bene da abbracciarla e difenderla da chiunque> nemmeno la sua condizione può fermarlo dall'essere un padre protettivo, un buon padre per la sua bambina. Per lei si sarebbe alzato da quel letto quel giorno stesso, per lei sarebbe andato in contro alla morte e non sarebbe stato di certo un letto di ospedale a fermarlo, quello è solo un piccolo mezzo per tenerlo fermo. Il discorso su Kouki gli sta molto a cuore, sapere che la sua bambina sta male, sta dannatamente male è una sofferenza ben peggiore di quella che sta penando in questo momento. Ha iniziato a farle provare felicità, amore, gioia verso qualcuno, ha cercato di immettere in lei tutti quei sentimenti che dovrebbe provare una bambina della sua età, sentimenti che dovrebbero circondare la sua vita ogni giorno e, per un periodo, ci è riuscito. Ora però si ritrova nella situazione in cui quei sentimenti sono cambiati, la famiglia si è praticamente sciolta, i suoi genitori letteralmente separati e lei vi è in mezzo, lei più di tutti sta patendo le conseguenze di questa decisione. E' qualcosa che avrebbe voluto davvero evitare, la separazione di due figure come i genitori ma almeno sono ancora li, ancora con lei pronti a renderle la vita il migliore possibile perchè non vi è altra cosa da fare giunti a questo punto <Kouki...> solo il suo nome viene pronunciato, il resto non conta ma la di lei immagine viene visualizzata nella mente dell'albino, la vede e immagina di abbracciarla stringendola a se. Continua ad ascoltare le parole di Kaori senza mai diminuire l'attenzione, continua imperterrito annuendo alle vari frasi e ancora non riesce ad accettare che la bambina si stia dando la colpa per quello che è successo, non riesce ad accettarlo minimamente perchè non è così, lei non ha colpe e mai ne può avere. Evita di parlare ma stringe le coperte e le lenzuola tra le mani, le tiene strette rigonfiando i muscoli e i bicipiti mentre la rabbia inizia a far sentire nell'animo del Jonin e ancora ode, ode le parole di Kaori ed è qui che vuole parlare, qui che ne sente il bisogno <Tu sei la sua mamma e lo sarai per sempre> puntualizza. Non vuole che la Yakushi abbia un altro genitore, non vuole che la ragazzina abbia un'altra figura. Kaori è tornata ed è lei che deve ricoprire quel ruolo, lei deve essere sua madre a tutti i costi e nessun'altra. Rimane zitto mentre richiama il proprio chakra, si concentra al massimo cercando di riportarlo tutto quanto alla luce ma lo sguardo rimane fisso su Kaori che lo guarda e qualcosa succede. La vede sbiancare, la vede impallidire mentre viene fissato. Strizza gli occhi cercando di capire cosa abbia, cosa stia succedendo <Tutto bene?> domanda per poi vederla avvicinarsi. I passi sono lenti, quasi meccanici e li il sospetto aumenta a dismisura, comincia a farsi domande, a pensare a che cosa le stia succedendo per avere un comportamento del genere. Sente il letto abbassarsi leggermente, il pulsante vicino al proprio letto venire premuto <Che stai facendo?> non capisce, non riesce a capire che cosa le prenda ma sono quelle parole che riescono a fargli capire che qualcosa non va in lui. Ha visto qualcosa con il byakugan, la ragazza ha notato qualcosa ma sta omettendo. Il braccio destro si alza, cerca di afferrarle la mano, di non lasciare che si alzi dal letto <Kaori...cosa hai visto? Cosa hai visto dentro di me?> il volto diviene serio come il tono. E' chiaro che sta succedendo qualcosa e la comparsa dell'infermiere ne è la prova. Segue il discorso, cerca di capire ma senza risultato alcuno, cerca un modo per arrivare al punto <Risonanza?> non si spaventa e per la prima volta vede una rabbia sottile e tagliente negli occhi della ragazza, una rabbia che lacera qualsiasi cosa e nuovamente l'attenzione si concentra su di lei <Kaori...dimmi che cosa hai visto> ora glielo ordina, vuole e deve saperlo, basta attendere, non può attendere ulteriormente. Ancora Kouki, ancora delle conferme e l'attenzione va tutta su di lei, dimentica di se stesso per un momento pensando nuovamente alla sua piccolina <Domattina...domattina portala qui da me...non riesco più a stare senza di lei> ha tremendamente bisogno di vederla, di averla al suo fianco, di saperla tranquilla e in pace. Ha bisogno di sapere che sua figlia sta bene. Qualcos'altro viene fuori ed è forse tempo di parlarne ma Kaori no, non vuole e cerca di evitare il discorso, evitare l'inevitabile. Sospira pesantemente <Mi dispiace di aver reagito in quel modo l'altra volta, non sono arrabbiato, sono solo...deluso, terribilmente deluso. Io ti capisco, capisco ciò che hai fatto e se ne avessi parlato, è vero, probabilmente avrei spinto per venire con te ma se ne avessimo parlato avrei capito e ti avrei lasciata andare senza seguirti, lo avrei fatto se per te era davvero importante> il tono diviene leggermente strozzato e le parole muoiono lentamente <Ma hai deciso di fare tutto da sola, di non dire niente e mi sono sentito perso, mi sono sentito vuoto. Ho cercato di concentrarmi su Kouki e badare a lei giorno dopo giorno ma più passava il tempo e più volevo andare avanti, non riuscivo a pensare di averti persa per sempre perchè ci sono già passato e ho sofferto per anni...non volevo ripetere quell'esperienza> alza il viso verso di lei, sperando sia ancora sul letto <E' successo tutto per caso e sono riuscito a non pensarci, ero tranquillo ma la delusione rimane e rimarrà sempre>. [Chk on]

22:17 Kaori:
 Sì. Probabilmente sarebbe stato abbastanza bene per difenderla anche con un braccio in meno e senza le sue armi. Probabilmente sarebbe stato abbastanza forte per difenderla anche in punto di morte. Kaori lo sa, ne è sicura, sa che avrebbe affrontato persino il Diavolo in persona pur di proteggere Kouki. Non si era aspettata di riuscire a mantenere una conversazione così tranquilla con lui, quella sera. Certo, c'è molta tensione fra loro, parole e domande non dette e sottintese si susseguono in ogni pausa e riempiono la stanza in un assordante silenzio carico di aspettativa. Tuttavia nessuno dei due pare intenzionato a voler distruggere quella calma tanto difficilmente raggiunta, ma fa il possibile per rimanere sereno. Tutto quanto è reso possibile semplicemente dal comune desiderio di rendere Kouki felice, di impedire che quella situazione gravi ulteriormente sulle sue spalle. Lei che si era sentita incapace di riunire la sua famiglia, non ha invero idea di come sia ancora il collante che tiene unite due vite. E' solo per lei se l'Oboro e la Hyuga hanno qualcosa ad unirli. E' solo Kouki il motivo per cui i due non hanno preso due strane realmente opposte. Le parole di Raido portano Kaori a sentire una fitta di dolore al cuore. Anche la Yakushi ha detto esattamente la stessa cosa. Kaori sarebbe sempre stata la sua mamma, a prescindere da tutto. E la Hyuga si sente come investita da quel concetto appena espresso dalle labbra di Raido. Come può dirle questo? Come può dirle questo quando c'è già un'altra persona che avrebbe potuto essere una madre migliore? Sarebbe stata sempre con loro, sarebbe stata al fianco di Raido, immediatamente accanto a Kouki. Sarebbero potuti essere la famiglia che lei non ha più il diritto di sognare. Perchè le dice questo, proprio lui? E' come se in qualche modo non voglia lasciarla realmente andare, non da ogni senso. O forse in realtà non gliene frega niente di lei, ma vuole solamente che lei resti perchè Kouki si è affezionata alla Hyuga. Forse è solo tutto frutto dei suoi più profondi desideri, forse sta solo lavorando troppo di fantasia. Quale che sia la verità, però, fa tutto dannatamente male. <Finchè lei lo vorrà...> si limita a correggerlo, Kaori, con un piccolo sospiro. Lei nel suo cuore avrebbe anche potuto credere per sempre di essere sua madre, ma se un giorno la Yakushi non avesse più dovuto riconoscerla come tale lo sarebbe stata davvero? Non ne è poi così convinta. Ma questi pensieri dolce-amari vengono accantonati d'un tratto quando la ragazza va a visitare il kiriano. Quello che scopre, quello che vede, toglie via da lei ogni stilla di vita. Raido. Il suo Raido. Malato. Gravemente malato. Di una malattia che non sa neppure se sia come altre o no a causa di quel filamento che collega la massa al sigillo maledetto sul suo collo. Non sa come dovrebbe interpretare la cosa, non sa con cosa ha a che fare. Il Byakugan può mostrarle l'esistenza del tumore ma non i suoi particolari. La consistenza, la struttura, le vene connesse e collegate che nutrono giorno dopo giorno quel demone. Raido è ovviamente spaventato al solo vedere la reazione di Kaori e, quando lei va a premere il pulsante di chiamata, l'Oboro inizia seriamente ad insospettirsi. Sentire la mano di Raido sulla sua la porta ad avvertire un brivido lungo tutto il braccio, la schiena. Era una sensazione che non credeva avrebbe mai più sentito. Non credeva si sarebbero mai più avvicinati abbastanza da toccarsi ed ora lui ne aveva cercato la mano. Sa che quel contatto non significa niente, sa che non c'è nulla sotto quel gesto, ma comunque non può impedirsi di sentire quel tuffo al cuore, quel pizzicare dietro le iridi che la porta a fissarlo con occhi colmi di dolore e nostalgia. Fa tutto così male... Non risponde, tuttavia, alle sue domande. Il medico arriva e lei dà le sue disposizioni nel suo tono più serio e deciso possibile, rimanendo seduta accanto a lui come egli le ha silenziosamente chiesto fermandola. Solo quando l'infermiere se ne va la Hyufga si trova impossibilitata a sfuggire alla domanda dell'albino. Lo sguardo si specchia in quello di lui, il cuore batte forte, straziato, mentre il respiro rallenta. <Un tumore.> risponde alla fine, semplicemente, dopo lunghi attimi di silenzio. <Sotto la spalla, piuttosto grande ma non abbastanza da esser visto ad occhio nudo.> continua con voce morta, piatta, fissandolo senza mai distogliere lo sguardo. <E' collegato al sigillo da alcuni filamenti, credo che sia nato da lì, ma non ne sono sicura> si ferma deglutendo silenziosamente, abbassando lo sguardo per un istante soltanto prima di rialzarlo. <Si sta rafforzando. O ti stai indebolendo, non lo so. Non puoi più usarlo, non ora soprattutto. Ne avevamo parlato...> e ritornano indietro nel tempo, nel soggiorno di casa loro, quando Raido per la prima volta le aveva detto che il sigillo gli stava strappando poco a poco frammenti di vita. Giorni, mesi, anni che non avrebbe mai vissuto. Una discussione dura, dolorosa quella che avevano affrontato quando lei aveva scoperto delle conseguenze di quel male. Ne avevano parlato ma non può credere che il tempo sia già finito, che abbia perso tutti quegli anni! No, è impossibile. Lo avrebbero curato, l'avrebbe superata e sarebbe vissuto ancora. Sì. <Posso portartela qui stasera stessa, prima di andare via. Non voglio che dorma da sola, soprattutto oggi, o in qualche locanda. E non posso portarla a Konoha con me. Soprattutto ora...> spiega lei con voce bassa, strozzata, stringendo le labbra. Non è il caso che lei rimanga. Vorrebbe, vorrebbe stargli vicino, vorrebbe seguire la situazione dell'Oboro personalmente, ma non è la cosa giusta da fare. Lui non vorrebbe, probabilmente, la sua ragazza lo troverebbe sicuramente inaccettabile e lei... beh, lei non sarebbe lucida ed obiettiva. Ma sicuramente sarebbe determinata più di qualunque altra cosa al mondo a tenerlo in vita... Perchè deve essere tutto così complicato? Ma nulla, nulla è più complicato che sentire la voce dell'altro continuare quel loro discorso. Lei è rimasta seduta lì, adesso, bloccata dal gesto dell'albino. Ascolta le sue parole e non riesce a sostenere il suo sguardo. Sentire di averlo deluso è una pugnalata al petto, molto peggio che sapere di averlo fatto semplicemente arrabbiare. La rabbia è una fiamma che sale verso l'alto consumando ogni cosa nell'eterno istante di una scintilla prima di svanire e ritirarsi. La delusione... la delusione quella resta. La delusione è un sussurro malevolo che tenta e insudicia ogni cosa, è una crepa destinata a frantumare qualunque cosa tocchi. Il suo sguardo è basso, puntato sulla mano che l'altro ha sulla propria. Stringe la mascella, i denti, deglutendo silenziosamente mentre lui continua a parlare. Ed alla fine, solo alla fine, si ritrova a chiudere gli occhi e lasciar uscire le parole, incapace di puntare lo sguardo da qualsiasi parte. <Lasci che un solo errore possa condannarmi per la vita> E' questo. E' questo a fare più male di qualunque altra cosa. <Basta un solo sbaglio a cancellare ogni cosa. A rendermi nessuno. Un ricordo> La gola si chiude, le lacrime risalgono violentemente fino agli occhi ancora ostinatamente chiusi. Non vuole mostrargli ciò che v'è dietro le palpebre. Il dolore, il pianto, la spossatezza. <Non ho mai preteso di essere nel giusto. Sono consapevole di aver sbagliato a scegliere il modo in cui affrontare la situazione. Ma pensare che basti un solo sbaglio a dimenticare--...> le parole le muoiono in gola, le labbra si serrano mentre ruota il capo verso la finestra, riaprendo gli occhi brucianti. Il viso è accaldato, rosso, le labbra tremano. E' stanca di quella discussione, stanca dell'idea di poter ripetere fino allo sfinimento quelle parole e sapere che nulla sarebbe mai cambiato. <Hai sempre deciso di fare le cose da solo. Hai sempre avvisato tardi gli altri delle tue decisioni. Una volta sei quasi morto per non averci detto quello che avevi in mente. E mi condanni per la stessa cosa> Non riesce, non riesce ad accettarlo. Tira su col naso umettandosi le labbra tremanti, deglutendo un pesante grumo di saliva. <Non mi devi spiegazioni, comunque> aggiunge alla fine, dopo poco, con voce più ferma, cercando di ripristinare quella dolorosa distanza di cui ha bisogno per non crollare, per non cedere, per non disperarsi una volta ancora davanti a lui. <Sei andato avanti. Ho capito. Dovevo capirlo prima, in realtà, cosa intendevi dire.> dice cercando di risultare razionale, di risultare il più collaborativa possibile. Non per maturità ma solo perchè sentire di questa nuova ragazza potrebbe solamente ucciderla. <Non devi dirmi niente. Non c'entro più nulla, non è qualcosa con cui potrei far qualcosa. Perciò non preoccuparti di dover aggiungere altro> dice lei tentando ora di rialzarsi, instabile, ma con l'espressione più ferma e solida che le riesca possibile mostrare. <Va bene così. Ho capito.> ripete, spenta, quasi come se stesse cercando di convincere se stessa più che lui con quelle parole. [chakra: on]

Freeze

13:02 Raido:
  [Stanza 1480] Per Kouki è disposto a fare ogni cosa, a cavalcare le fiamme dell'inferno, a combattere contro i diavoli che vi sono nel mondo, uccidere, disperarsi; niente l'avrebbe fermato, niente l'avrebbe portato a fermarsi se Kouki fosse in pericolo o triste. Un letto di ospedale non basta a trattenerlo, non ci riuscirebbe nemmeno il Kage in persona a tenerlo fermo, nemmeno Yukio con tutti i suoi poteri sarebbe in grado di bloccarlo e impedirgli di difendere sua figlia. La sua vita è niente in confronto a quella della Yakushi, lei ha sofferto così tanto e ha solo 12 anni, ha sofferto le pene dell'inferno e non merita di soffrire ancora ma merita di avere una vita normale e vivere come una persona normale e se questo volesse dire dare la propria per farlo avverare, allora lo farebbe con gioia e con il sorriso stampato in viso. Questo è l'unico pensiero che lo spinge a resistere in quei giorni, a tenerlo fermo e sano di mente, l'unico pensiero che gli da la forza di andare avanti e di combattere giorno dopo giorno contro i malanni che attanagliano la sua salute, mali che lo corrodono da dentro e sembra non volersene andare. Il pensiero della ragazzina, il pensiero di Kouki è potente, talmente tanto che riesce a mentenere la pace tra il Jonin e la Hyuga e lo sente, riesce e sentirlo anche se la tensione è palpabile. Stanno parlando, stanno chiacchierano senza eccedere e tutto quanto per il bene supremo di Kouki. Non ha idea di cosa, con la sua presenza, sia capace di fare veramente, non ha la minima idea di quanta forza riesce a infondere loro. Pur dandosi varie colpe, pur considerandosi una cosa e non una persona, pur giudicandosi una bambina malvagia lei è in grado di compiere un miracolo anche solo vivendo. Ha fatto loro qualcosa, li ha stregati nel vero senso della parola, li ha portati ad essere più consapevoli di quello che hanno. L'ama, ama sua figlia con tutto il cuore e deve dimostrarglielo, deve farglielo capire e deve farle capire che lei non ha colpe, lei è in grado di compiere solo miracoli ed è grazie a lei se è ancora vivo perchè la sua vita è sua e niente può cambiare questo. Non cambia idea, ha un'altra ma Kaori rimane ora e per sempre la madre della bambina perchè è in lei che vi è quella sintonia che porta Kouki a sorridere ogni volta e solamente lei è riuscita a far soffrire così tanto la sua bambina. Un'altra non otterrebbe lo stesso effetto, lo sa ed è giusto così, è contento così ma è vero, una parte di se non vuole lasciarla completamente andare e Kouki è l'unico modo per averla ancora nella sua vita, per poterla vedere e stare con lei in un senso più largo del termine. Non vuole che tutto torni come prima, non ce la fa a fare quel passo indietro che potrebbe riportare la felicità, non ha la forza di perdonarla per ciò che ha fatto però vivere senza di lei, continuare quella vita senza la sua Kaori è qualcosa di orribile, qualcosa che non vuole e non desidera. Vorrebbe dirglielo, esprimere quei pensieri ad alta voce ma cosa accadrebbe? Darebbe nuove speranze alla Hyuga, le farebbe credere che ci sia ancora una possibilità per loro e ciò significa provocare in lei ulteriori sofferenze, ulteriore dolore che si va ad aggiungere alla montagna che già pesa dentro di lei e nel suo cuore. Le parole di Kaori sono un duro colpo, non ha più fiducia in niente e lo dimostra con quella semplice frase, una frase che dice tutto e dice niente, una frase che è capace di distruggere tutto quanto. Per colpa sua, ora, la special jonin non crede più nella vita e non crede più nemmeno in sua figlia, non crede a quelle parole che pensa realmente <Kouki non si affeziona a nessuno> inizia sospirando, prendendo un grande respiro mentre il tono si mantiene comunque basso, dei piccoli sussurri escono dalla bocca dell'albino <Quando l'ho conosciuta non aveva nessuno, non aveva legami e io sono stato l'unica persona che ha deciso di seguirla nel suo percorso e alla fine si è affezionata a me. Per tanto tempo ho pensato di essere riuscito a smuovere i suoi sentimenti ma non è così, è stata lei a scegliere di aprirsi, a scegliere me come persona a cui volere bene> ripensa a quel giorno sulle colline in cui l'ha vista lottare con se stessa, l'ha vista combattere anche solo per un piccolo abbraccio, ha visto la vera forza interiore di Kouki e solo pensandoci si commuove, gli occhi divengono lucidi e leggermente più rossi <Ancora oggi non ha nessuno ma solo me e te perchè si, lei ha scelto anche te come persona a cui aprire il proprio cuore e se lo ha fatto vuol dire che tu sei la persona che considera sua madre, l'unica che può stare con lei e...sei l'unica che vorrei a ricoprire tale ruolo> questa volto il tono si abbassa drasticamente, è sincero, lo sguardo è sincero ma vi è una nota di malinconia perchè a quel pensiero tutto diviene oscuro e triste per il Jonin. Sono pensieri spiacevoli che riescono a provocargli una sofferenza ben maggiore di quella fisica, una sofferenza in grado di buttarlo giù come nessuno ha mai fatto. Il fare di Kaori lo spaventa di certo, ha attivato il byakugan per osservarlo meglio, per capire cosa abbia effettivamente e la sua reazione lo manda su di giri, la vede diventare pallida, i suoi occhi già chiari perdono ulteriore colorito e non capisce quelle azioni, non capisce cosa sta succedendo. Chiama l'infermiere, gli da ordini e arriva persino a comportarsi in modo quasi materno verso di lui. No. Non può allontanarsi, non può farla allontanare ancora e l'afferra, la tiene stretta sul letto cercando averla vicino e averla con se. Fa domande, il cuore accelera il suo battito, pretende di avere delle risposte dalla ragazza, vuole sapere, ne ha il diritto. Non nota più alcuna scintilla vitale in lei portandolo a morire dentro sempre di più, a sprofondare in un baratro ben peggiore di quello che ora sta vivendo e, alla fine, arriva il duro colpo. Il cuore si ferma, il respiro manca improvvisamente e tutto il corpo si irrigidisce, la paura si fa visibile nei suoi occhi, una paura nera e quel limbo da cui è riuscito a uscire si ripresenta, lo investe totalmente senza via di scampo. I battiti del cuore rallentano vertiginosamente, il panico prende possesso dei suoi occhi insieme alla paura, sta male, sta dannatamente male. Non si preoccupa per se ma per Kouki, ancora lei, ancora verso di lei e muore, muore lentamente sapendo che l'avrebbe lasciata, muore sapendo che non sarebbe riuscito a stare al suo fianco. Sta infrangendo quella promessa che le ha fatto, ha promesso di starle sempre vicino, di non abbandonarla mai e invece lo sta facendo, se ne sta andando. Ha combattuto mille battaglie, è sopravvissuto alla furia di cappuccio rosso e all'apertura delle otto porte del chakra ma ora sta morendo per qualcosa che dipende dal suo fisico e non da qualcuno di esterno, sta morendo per causa sua. Ha una macchia sulla spalla da giorni ma mai avrebbe pensato che tale macchia si potesse trasformare in un tumore, in una malattia di quelle dimensioni. Non riesce a respirare, la paura ha preso il sopravvento e poi la rabbia, la rabbia non poter stare più con sua figlia, di non poterla vedere più in alcun modo e mentre ascolta le parole della Hyuga, questa rabbia aumenta, si fa più viva che mai portandolo ad agitarsi. L'agitazione inizia ad arrivare, il petto si muove in modo più veloce rispetto al solito, la respirazione aumenta vertiginosamente e delle lacrime vengono trattenute, non vuole piangere, deve continuare a rimanere forte per vincere anche questa battaglia a tornare a casa dalla sua bambina. Non guarda Kaori ma mantiene lo sguardo fisso dinanzi a se, fissa il muro, la parete bianca che circonda la stanza. Deglutisce, cerca di calmarsi, muove il viso verso l'alto, tira leggermente su con il naso <Kouki non deve saperlo> non deve mai venire a sapere di una cosa del genere, non può mettere un peso del genere sulle spalle di sua figlia e non può permettere che venga visto così tanto debole <Promettimi che non lo dirai a nostra figlia> vuole quella promessa da parte della Hyuga perchè una cosa del genere distruggerebbe definitivamente la ragazza. Ha un tumore, una malattia letteralmente incurabile e impossibile da reggere in alcun modo, la stessa malattia che ha strappato sua madre dalla vita. Alla fine ci è arrivato anche lui ed è ironico pensare che sua madre è morta di quella stessa patologia. E' giunto anche il suo momento, il momento di lasciare tutti quanti e rivedere i suoi genitori, rivedere suo padre e sua madre nuovamente, abbracciarli e stringerli a se ma come può? Qui adesso ha una vita, una famiglia, non può lasciare tutto quanto, non glielo perdonerebbero mai, specialmente sua figlia. Vuole piangere, lasciarsi definitivamente andare al dolore ma mostrarsi così debole e sconfitto no, non è debole e niente lo può e lo deve sconfiggere. Le parole di Kaori entrano ed escono senza essere realmente recepite, capisce solo che è colpa del sigillo e di quel potere che lo logora dall'interno, capisce che è colpa sua e della sua stupidità nell'utilizzarlo ancora e ancora senza ritegno. Contro Furaya avrebbe potuto evitarlo categoricamente e così anche le altre volte quando si è arrabbiato. Stupido, stupido idiota. Non può vedere Kouki in quelle condizioni, sta male, sta fin troppo male e lasciare che sua figlia capisca qualcosa sarebbe troppo <No, domattina, voglio prima riprendermi> va a dire ma qualcosa lo lacera. Una locanda? Sua figlia in una misera locanda? Non ci avrebbe messo piede, non avrebbe messo piede in quel posto e nemmeno a Konoha, la sua casa è qui, a Kusa e sarebbe andata li a stare <Portala a casa, la magione sulle colline, resta con lei...le chiavi sono nel cassetto del comodino> le sta dicendo di rimanere a dormire nella magione che ha fatto costruire sulle colline. Quella è anche casa sua sotto certi aspetti, è la casa che avrebbero dovuto condividere insieme ma ora non importa, Kouki ha la precedenza su tutto e deve dormire nel suo letto, nella sua stanza, lo vuole, lo desidera e desidera che sua madre stia con lei <Ora più che mai ha bisogno di sua madre> e se lui disgraziatamente morisse, quella magione andrebbe a loro divenendo la sua eredità, il suo modo per non abbandonarle mai. Ancora con il groppo in gola, con il dolore per aver saputo di quella malattia va a parlare, va a spiegare cosa è successo quel giorno, i sentimenti che lo affliggono e lo uccidono giorno dopo giorno dopo giorno. E' deluso, dannatamente deluso da quello che ha fatto Kaori e la delusione supera la rabbia rendendolo più distante, più distaccato ma allo stesso tempo più triste perchè non avrebbe mai voluto arrivare a una situazione del genere, non avrebbe mai pensato che si potesse creare una situazione come questa eppure è successo e non c'è modo di rimediare se non andando avanti. Kaori non è l'unica che soffre per questa decisione, non è l'unica che sta morendo per quello che ha detto me la di lei parole sono come un coltello rovente che si insinua nella sua carne, un coltello che gira e rigira come non mai all'interno del di lui corpo <Tu non sarai mai nessuno...tu sei la madre di mia figlia> così è e così dev'essere per sempre ma ancora, ancora le di lei parole vanno a colpirlo duramente, a ferirlo. Perchè pensa questo? Perchè pensa di essere stata dimenticata? No, non lo è, non è nel dimenticatoio <Non ti ho dimenticata...io non voglio che tu esca dalla mia vita> non può vivere senza saperla al suo fianco eppure lei ha la capacità di scatenare la sua rabbia anche in una situazione come quella ma non lo da a vedere, si trattiene, resta calmo, resta pacato <Non sono mai andato via e sono quasi morto per te, per proteggerti> il tono è ancora basso e tranquillo, calmo finchè il discorso non va avanti, si protrae. La ragazza ha capito ma non lo accetta, lo capisce ma non lo accetta e non può fare niente, non può fare dannatamente niente. Avvicinarsi non farebbe altro che peggiorare le cose, la farebbe disperare e intristire ancora di più ed è l'ultima cosa che vuole, vedere la sua Kaori triste e piangente ma non ci riesce a lasciarla da sola, non riesce ad andare avanti sapendo che lei sta soffrendo quanto lui in questo momento. L'amore che prova per lei è ancora vivo, è ancora presente e l'istinto prende il sopravvento. Il chakra è impastato e sfrutta parte della propria velocità per alzarsi dal letto, togliere le coperte e avvicinarsi alle spalle di lei, arrivarle da dietro. Le braccia si alzano stanche, ansima terribilmente mentre va a portare le braccia oltre le di lei spalle cercando di abbracciarla, di stringerla contro di se come un tempo <Sono andato avanti ma la mia vita senza di te è comunque vuota> non può negarlo a se stesso, non può negarlo a lei ed è giusto che sappia e lo dice nuovamente, glielo dice, lei fa parte della sua vita. [Chk on]

13:02 Kaori:
 Le labbra della Hyuga si schiudono non appena Raido pronuncia quelle parole. Non vorrebbe che Kouki avesse nessun'altra madre. Lei è l'unica. L'unica che lui vorrebbe come tale. La ragazza non può fare a meno di osservarlo basita, sorpresa, minimamente impreparata a veder arrivare quelle parole. Perchè..? Perchè le dice questo? Perchè pur essendo convinto di questo non possono essere una famiglia? La Hyuga era convinta che lui non si fidasse più di lei e che per questo non volesse tornarci assieme; ma non può essere vero. Se davvero non nutrisse più alcuna fiducia nella ragazza non le avrebbe mai concesso di rimanere al fianco della figlia, non le avrebbe mai concesse di rimanere sua madre. Ma allora perchè...? Perchè le fa questo? Tenerla lontana dal proprio cuore eppure ancora parte della sua vita? Vuole torturarla? Vuole punirla per quello che è successo tenendola sospesa in un punto singolare della sua esistenza? Una figura importantissima in qualità di madre di Kouki e al tempo stesso insignificante, non facente realmente parte della sua vita, delle sue scelte, delle sue decisioni. La ragazza non replica, non risponde, non aggiunge alcunché. Non sa cosa potrebbe dire in risposta alle sue parole. Si limita ad abbassare il capo inspirando stancamente, sentendosi per lo meno felice del fatto che con la sua bambina le cose non siano state irrimediabilmente rovinate. Ha complicato un po' la situazione, certo. Ma non l'ha perduta e sembra invero che in qualche modo l'abbia stretta ancor di più a sé. Sentire realmente l'assenza dell'altra nella propria vita ha portato entrambe a realizzare quanto bisogno abbiano l'un l'altra della loro presenza. Non avrebbero più potuto tornare indietro, adesso. Kaori non avrebbe più potuto tollerare di vivere senza Kouki e Kouki non avrebbe più potuto pensare di stare senza la sua mamma. Forse il suo desiderio di tornare ad essere una persona integra e sana non ha portato solamente spiacevoli conseguenze. Forse ha persino portato alla nascita di qualcosa di buono, una consapevolezza che le avrebbe scaldato il cuore per sempre. Ma il senso di sollievo provato all'udire tali parole ha vita breve: ben altre tempeste devono essere affrontate, ben altri demoni. Come ad esempio la cosa che sta crescendo dentro l'Oboro nutrendosi del suo sangue, delle sue energie, della sua vita. Il frutto dell'utilizzo di un potere corrotto e malevolo e meschino. Maledetto, mai parola fu più azzeccata per descrivere quella forza perversa. Kaori si sente morire poco a poco man mano che realizza ciò che sta accadendo. E' un medico: ha visto tanti casi clinici disperati, tante diverse situazioni in cui neppure la medicina ha potuto far molto, e tanti casi in cui una cura tempestiva ed attenta ha potuto salvare delle vite. Ma adesso, ora come ora, non sa come catalogare quella cosa che sta vedendo. Non ha abbastanza dati per sapere cosa stanno per affrontare e soprattutto non è abbastanza lucida per riuscire a ragionare come un medico al cento per cento. Si tratta di Raido. Si tratta dell'uomo che ama, dell'uomo che avrebbe sposato, del padre di sua figlia. Si tratta di lui e lei non riesce a capacitarsi del fatto che una cosa simile sia potuta capitare proprio all'Oboro. Dirlo ad alta voce lo rende reale. Dirgli cosa lo sta affaticando, cosa lo sta distruggendo rende quella condizione immediata ed urgente, la porta a sentirsi assalita dalla paura e al tempo stesso dal bisogno di fare qualcosa. Eppure non può essere lei. Non può occuparsi lei delle sue cure. Non è la persona più indicata, sarebbe solamente doloroso per tutti. Raido assimila silenziosamente quelle parole e quando parla nuovamente la Hyuga si ritrova a fissarlo sgranando leggermente gli occhi, sentendo arrivare quella richiesta così improvvisa. <Non possiamo nasconderle una cosa simile> gli dice cercando di essere razionale, di pensare a cosa sia meglio fare in quella situazione. <Quando ci rivedremo mi chiederà cos'hai, se ho scoperto qualcosa nella mia visita. Non posso guardarla in faccia e dirle che va tutto bene o che non lo so> continua umettandosi le labbra, in difficoltà. <Le cose peggioreranno prima di migliorare. Lei lo saprà, lo vedrà e sarà ancora più difficile vederti consumarti sotto i suoi occhi senza sapere perchè, senza sapere che migliorerai. Dovremo dirglielo, Raido> cerca di essere ragionevole, cerca di prendere la decisione migliore per la loro bambina richiedendo però il consenso dell'altro. E' una cosa che devono fare insieme. <Non morirai> dice di punto in bianco dopo qualche attimo di silenzio, fissandolo dritto negli occhi, tentando ora di portare le mani ai lati del suo viso per impedirgli di guardare altrove, per forzarlo a fissarla negli occhi lucidi. <Lo so cosa stai pensando, ti conosco. Non è la fine. Non la lascerai sola.> continua lei con tono duro, categorico, fissandolo seria. Lo conosce ancora abbastanza bene da sapere cosa lo sta tormentando in questo momento, cosa sta pensando, cosa sta provando. Non vuole mostrarsi debole, soprattutto non davanti a Kouki e non vuole abbandonarla. Ma Kaori avrebbe fatto tutto il possibile per impedirlo, per permettere che ciò non accada. <Sei malato ma guarirai. Farò in modo che i migliori medici di Kusa si occupino di te e tutto andrà bene. Uscirai da qui sulle tue gambe e starai meglio. No, anzi. Starai bene.> cerca di rassicurarlo, di convincerlo. Non sarà lei a curarlo, non sarà lei a occuparsi di quel caso. Ci avrebbero pensato altri, ci avrebbero pensato i migliori dottori che sarebbe riuscita a trovare. Fino a quel momento si è preoccupato soltanto di come l'avrebbe presa Kouki, di come sarebbe stata lei, ed anche Kaori se n'è preoccupata. Ma in quell'istante, in quel preciso attimo, Kouki è ancora tranquilla, al riparo da quei nefasti pensieri, e quello che sta soffrendo per quella verità è proprio lui. <Ma devi crederci perchè questo accada. Devi combattere questa cosa anche tu se vuoi che si riesca a batterla. Quindi smettila. Smettila di pensare in negativo e preparati a combattere.> Ha già fatto altre volte discorsi simili con pazienti che davanti ad una simile notizia si erano già dati per spacciati. Ma questa volta è diverso. Questa volta si tratta di Raido, questa volta si tratta dell'Oboro, dell'uomo che ama. Sa che è un guerriero, sa quanto sia potente, ma sa anche che davanti a simili fattori la semplice forza fisica non basta. Deve essere convinto nel cuore, nella mente di potercela fare. E lei può aiutarlo solamente mostrandogli quanto lei creda che riusciranno a farcela. Dev'essere così, non ammette altre possibilità. Solo a quel punto -ammettendo che fosse in precedenza riuscita a porre le sue mani sul suo viso- Kaori sarebbe andata a far scivolar via le dita dal suo volto udendo poi il successivo dire dell'albino. Annuisce, lo comprende. Forse è davvero meglio se prima di vedersi Raido abbia modo di metabolizzare la scoperta appena fatta. Inoltre di lì a poco avrebbero dovuto portarlo a fare la risonanza e probabilmente diversi altri esami che avrebbero potuto tenerlo sveglio tutta la notte. Non il modo migliore di accogliere la figlia. Tuttavia quando aggiunge quel successivo dire, la Hyuga si ritrova a fissarlo spiazzata e a labbra schiuse. Vuole che la porti a casa. La loro casa. Che ci rimanga con lei. Il solo pensiero le fa salire un groppo in gola di calde lacrime. Sente il naso pizzicare, gli occhi bruciare, mentre la sola idea di entrare in quella casa la nausea. Aveva sempre desiderato vederla completa, poterci finalmente vivere. Aveva immaginato la prima volta che ci sarebbe entrata molte volte: Raido che la teneva in braccio stretta a sé nel suo abito da sposa, la notte di nozze. I due che varcano la soglia assieme con Kouki al seguito ed uno sguardo colmo d'amore al solo pensiero di poter finalmente dire “Sono a casa”. La loro casa. <Va... bene> annuisce, alla fine, deglutendo a vuoto, distogliendo lo sguardo. Per quanto doloroso possa essere non può fare a meno di acconsentire. Deve farlo per Kouki, deve prendersi cura di lei. Non ha altra scelta, non ci sono altre possibilità. Raido ha ragione, Kouki ha bisogno di una mamma adesso, ha bisogno di stabilità, e questo vuol dire anche che ha bisogno della sua casa. Di rifugiarsi in cose con cui ha familiarità, che le diano un senso di sicurezza e continuità. Non può lasciarla sola e non può portarla fuori dalla sua dimora. Sarebbe rimasta con lei, anche se questo avrebbe fatto male. Così Kaori, inspirando a fondo, decide semplicemente di andare a sistemare le cose da subito concentrandosi sul suo chakra. Nel mentre andrebbe a fissare nella sua mente l'immagine di se stessa, come se si stesse osservando allo specchio o se stesse portando a galla una vecchia fotografia. Visualizzerebbe nella sua memoria la sagoma di una ragazza piuttosto esile ma con una muscolatura definita e soda sotto la pelle bianca. Fianchi stretti, vita morbida, ventre piatto. Un seno generoso, cosce compatte, gambe agili e non troppo lunghe. Andrebbe a visualizzare la folta chioma violacea, il viso ovale e gli occhi color perla tipici degli Hyuga. Si concentrerebbe sui particolari quali le ciglia folte, le labbra sottili, la forma delle orecchie o delle mani dalle dita affusolate. E poi i vestiti. La canotta nera che lascia scoperte le braccia, la cintura con la tasca porta oggetti, i pantaloni bui, gli stivali da kunoichi. Il coprifronte viene attentamente riprodotto dalla sua memoria rendendo completa l'immagine mentale di se stessa. Solo a quel punto, con quella foto ben impressa davanti alle palpebre, la Hyuga andrebbe a sospingere una grande quantità di energia verso le estremità del corpo spingendola dunque al di fuori degli tsubo. Il chakra andrebbe a fuoriuscire fino a compattarsi al suo fianco, venendo successivamente rimodellato secondo le linee e le forme dell'immagine mentalmente fissata dalla ragazza. Verrebbe plasmato mentalmente con scrupolo ed attenzione dando dapprima una forma generica e poi concentrandosi sui dettagli, sui colori. Una volta che avesse finito di sistemare i particolari Kaori sarebbe andata a rilasciare il chakra così da avere accanto a sé una perfetta copia di se stessa. Stanca, piuttosto provata dall'aver donato alla sua copia quasi più di metà delle sue energie, la Hyuga andrebbe a fissarla con il respiro leggermente affaticato. <Porta Kouki a casa. Assicurati che vada tutto bene finché non torno> le chiede con voce sommessa, piatta, preoccupata, portando la copia ad annuire. Ella si avvicina al comodino e, recuperate le chiavi, semplicemente esce dalla stanza per raggiungere Asia all'esterno dell'ospedale. Kaori, all'interno della stanza, respira a fondo accusando il colpo, l'improvvisa mancanza di tutto quel chakra. Sa che sicuramente non le sarebbe successo nulla, ma in caso di emergenza vuole che la sua copia abbia chakra sufficiente a poter difendere la sua bambina. Ma la serata non è ancora conclusa e la parte difficile, per assurdo che fosse, arriva solamente adesso. Raido parla, sente di dover spiegare cosa è accaduto, sente di doverle dire altro, per lo meno adesso che è più calmo e tranquillo. Sente di non poter continuare con quella pantomima degli ex che parlano tranquilli lasciando in sospeso tra loro una vicenda di così enorme portata come se semplicemente non esistesse. E Kaori ascolta e soffre e muore poco a poco ad ogni parola. Incassa silenziosamente fin quando l'altro non si ferma ed allora si apre e risponde e lascia libero il dolore sotto forma di nuove parole. Ma non lo libera tutto, no. Solo una parte, solo un poco, incapace di lavorare su quella sofferenza già da ora, soprattutto in quel momento così complesso. Soprattutto temendo, in una piccola parte di sé, che anche tutti i suoi sforzi di medico non sarebbero stati sufficienti a salvare la vita al ragazzo. Il kiriano ascolta, la lascia parlare e quando chiosa nuovamente è come se le dia uno schiaffo in pieno viso. La madre di sua figlia. Lei è questo. Lei ha una funzione nella sua vita solamente perchè Kouki le vuole bene. Se la bambina non l'avesse voluta con sé allora non sarebbe stata altro, non sarebbe stata niente. <No. Non dirlo. Non dire altro> gli dice Kaori con la voce spezzata, quasi supplicando perchè lui si fermi. Ma non lo fa. Lui continua ed ogni parola che le offre è solo un'altra pugnalata in pieno petto, una coltellata al cuore che apre nuove ferite sanguinanti e profonde. Lo sguardo della Hyuga si dilata, le iridi si fanno più grandi, gli occhi si aprono maggiormente mentre il respiro pare mancarle di bocca. Sente le lacrime prossime ad uscire, combatte con tutte le sue forze per fermarle, per trattenerle, ma è così difficile che le sembra di impazzire da un momento all'altro. <E che cosa sarei io, nella tua vita?> domanderebbe con un sussurro spezzato, ricolmo di dolore, mentre la gola brucia e il cuore le fa male da morire. <Credi che io voglia uscirne? Credi che non vorrei farne parte? Rimanerti vicino?> la voce s'incrina, le gote s'arrossano e così il naso, gli occhi luccicano e un velo di lacrime si alza davanti alle iridi senza però che lei faccia colare alcuna goccia salata da esse. <Ma come pensi che possa essere possibile? Come credi che lei--> la voce svanisce, una fitta di dolore le toglie le parole di bocca per un secondo portandola a chiudere gli occhi assaporando il retrogusto amaro e velenoso di quelle parole che la uccidono poco a poco. <--possa accettarlo?> Continua, un istante dopo, con voce morta. Non conosce questa persona, non sa chi sia, che carattere abbia, ma sa che nessuna ragazza riuscirebbe mai ad accettare facilmente l'idea che la quasi ex moglie del proprio uomo faccia ancora parte della sua vita, che abbia un qualche tipo di rapporto con lui, essendo per altro la madre della loro bambina. Avrebbe tutte le ragioni di questo mondo per essere contraria, per trovare la cosa inaccettabile e nonostante Kaori senta di voler odiare questa persona, non riesce a fare altro che mettersi nei suoi panni e sentire che non dovrebbe farle una cosa simile. Che non è giusto, che la sua coscienza non sopporterebbe una cosa simile almeno quanto il suo cuore non sopporterebbe di rimanere loro lontana. Così come ancora non sopporta di esser stata lasciata dopo un errore, un errore fatto non per ferire ma nel tentativo di fare la cosa giusta. Nel tentativo di salvarsi. Un errore che Raido ha fatto spesso e per cui lei non ha mai pensato di gettare la spugna. Certo, lo ha fatto in modi diversi, ma lo ha fatto. Prendere una decisione da solo, senza dire nulla a nessuno ed eseguirla senza pensare a quali conseguenze avrebbero potuto scaturirne. Scelte fatte a fin di bene, certo, ma che hanno rischiato di ferire tutte le persone attorno a lui. La scelta di addossarsi il peso del sigillo maledetto, qualcosa che se avesse fatto dopo l'incontro con Kaori l'avrebbe portata quasi ad impazzire; la scelta di cercare i serpenti senza sapere cosa aspettarsi da quelle creature; la scelta di testare la forza di Cappuccio Rosso lasciandosi deliberatamente colpire fino ad arrivare quasi a morirne. La scelta di proporre a Kouki di far parte della vita di Kaori senza che lei avesse modo di essere pronta a questo. Scelte fatte sempre d'istinto, da solo, che avrebbero potuto portare alla sofferenza di tutte le persone che lo amano e che, in un paio di occasioni l'hanno fatto. Scelte che forse potrebbe considerare in ben più piccola scala rispetto quella fatta da Kaori, ma che per lei sono state ugualmente dolorose. Non saprà mai, lui, quanto sia stato straziante vederlo quasi morto in quel letto d'ospedale ad Iwa. Non saprà mai cosa abbia significato non sapere se sarebbe vissuto o morto sotto le sue mani, forse incapace di guarirlo. <E' questo il punto! Saresti morto per me e nonostante tutto ti è così facile farla finita!> E' questo. E' questo che la uccide, che le toglie il respiro, che le impedisce di capire e di accettare. <Ti avrei perdonato qualunque cosa. Qualunque sbaglio, qualunque tradimento. E lo farei ancora!> le lacrime scintillano pericolosamente nel suo sguardo, non cadono ancora, ma sono lì, evidenti come stelle in un cielo privo di nuvole. <Se mi ferissi ti perdonerei. Se mi tradissi ti perdonerei. Se mi uccidessi ti perdonerei> la voce si affievolisce, si abbassa, finoa ridursi ad un soffio flebile e leggero. <Qualunque cosa... ti perdonerei> si arrende, stancamente, alla potenza devastante di quella consapevolezza. Si allontana di pochi passi, gli dà le spalle, osserva il mondo fuori dalla finestra con la stanchezza a riflettersi nel viso, nello sguardo, negli occhi. Quelle lacrime che pesano come macigni, che non riuscirà a trattenere ancora a lungo, mostrano ogni cosa al di là di un velo nebbioso e sfuocato che rende l'orizzonte un insieme di contorni poco nitidi e sfumati. Chiazze di colore che si mischiano e confondono nella notte calante. Sa, dentro di sé, che non sarebbe mai riuscita a fare ciò che l'Oboro ha fatto. Dare un taglio netto, chiudere definitivamente la loro storia, neppure se avesse dovuto scoprire la più atroce verità. Neanche se avesse saputo di Meiko, probabilmente, sarebbe riuscita a dire basta. Sarebbe capitolata al pensiero di vivere una vita senza Raido a farne parte e alla fine l'avrebbe perdonato. Ne avrebbe compreso il pentimento, il rimorso e avrebbe perdonato anche il più oltraggioso affronto. Non c'era cosa su quella terra che non sarebbe riuscita a perdonargli. Forse solo l'incolumità di Kouki eppure, francamente, non ne è certa. Raido è il suo più grande punto debole, la sua più grande debolezza. Sente il cuore battere ad un ritmo insolito, stanco, affaticato, eppure con forza. Fa male ad ogni contrazione come se invece di pompare sangue nel suo corpo stesse pompando puro acido o vivo veleno. Il respiro vacilla, le labbra tremano nel disperato tentativo di non lasciar via libera ad un indecoroso ed inadeguato pianto. Ci prova, ce la sta mettendo tutta, ma la situazione è troppo devastante. Non solo il dolore della perdita, non solo la forzata accettazione di un'altra donna a prendere il suo posto, ma anche il terrore profondo di poterlo vedere morire da un momento all'altro a causa di un male che ha preso a crescere dentro di lui. Una massa, un tumore. Se può riuscire faticosamente ad accettare che Raido l'avrebbe lasciata per vivere la sua vita con un'altra, non può assolutamente riuscire ad accettare l'idea di esser lasciata per vederlo poi morire e svanire definitivamente dalla vita di chiunque in quel mondo. Anche se la loro storia è finita può ancora vederlo, può ancora assicurarsi che stia bene, può sorvegliarlo da lontano, essere ancora legata a lui tramite Kouki. Ma la morte... quella è assoluta e non le avrebbe donato neppure quei pochi momenti con lui. A lei così come a nessun altro. Il solo pensiero le toglie il respiro e la porta a trovar faticosa l'idea di trattenere oltre il pianto. Ma alla fine questo arriva. D'un tratto, inaspettatamente, Kaori avverte il corpo di Raido contro il suo. Avverte il suo petto sulla schiena, le sue braccia attorno al corpo e il suo calore avvolgerla in un abbraccio che non avrebbe mai più pensato di poter ricevere. E' troppo. E' troppo per lei. Non può sopportare anche questo. Le lacrime scivolano via silenziosamente dai suoi occhi ripercorrendo l'intera lunghezza del suo viso. Rigano le gote arrossate in una scia umida per poi raggiungere il mento e cadere giù. Fa male. Fa male come se le avesse ficcato un kunai dritto nel cuore. Quanto aveva desiderato che lui la stringesse ancora così? Quanto aveva desiderato un ultimo caldo abbraccio? E quanto male fa pensare che potrebbe essere l'ultimo? Che mentre la stringe a sé non prova quello che prova lei. Quel batticuore violento che pare quasi volerle sfondare il petto, quella sensazione di delizioso tormento allo stomaco dovuto a quei piccoli brividi che ne esaltano il sangue. Ribolle nelle vene, nelle orecchie, nelle tempe, e brucia come fuoco sottopelle. Raido è lì, con lei, una volta ancora e tutto sembra così perfetto da farle temere che non sarebbe più stata in grado di respirare una volta che lui avesse allentato la presa di quella stretta. Avverte il suo respiro stanco, si chiede quanta fatica gli stia costando quel gesto, eppure per un istante soltanto non le importa. Si abbandona contro di lui, con le mani che risalgono a poggiarsi sugli avambracci di Raido, gli occhi a chiudersi per godersi a pieno quell'istante. Le lacrime scivolano, corrono via mentre la voce di lui arriva diretta al suo orecchio. Ed al suo cuore. Per un secondo soltanto niente di tutto quello sembra reale. I mesi distanti, la rottura, la lite, l'ospedale. Sono insieme come un tempo, felici, l'uno accanto all'altro nella loro casa. Si amano e si dicono quanto sia impossibile vivere davvero senza l'altro nella propria vita. Ma è solo un secondo, il tempo di un mezzo respiro prima che il momento passi e la verità torni violentemente a piombare tra di loro. Le lacrime scorrono più veloci, molte, molte di più. Kaori trema, soffre. Fa male. Stringe appena le dita contro le braccia di lui, abbassa il capo stringendo i denti, sentendosi cadere in miriadi di pezzi. Piange. Piange forte, singhiozza, trema e gemiti acuti escono dalle sue labbra con forza. Non si trattiene, non più, non ce la fa. A che serve tenersi dentro tutto quello? Tutto quel dolore, tutta quell'angoscia? A che serve cercare di contenere qualcosa di così grande e ampio e vasto da non poter essere limitato all'interno di un corpo piccolo come il suo? Lascia uscire tutto, lascia uscire ogni singolo lamento, ogni ansimo, ogni sommesso vagito. Sente le labbra impastate, il naso chiuso, la gola otturata dal grumo di saliva che non riesce a mandar giù. Il volto è inondato di lacrime, non vede più, gli occhi bruciano e gocciolano dolore senza pause. Le sembra di non poter più smettere, di non potersi più fermare. Non si limita, non si impone un freno, affronta quel dolore come ha imparato a fare in quei mesi di lontananza: sentendolo. Semplicemente lasciandosi avvolgere, lasciandosi travolgere. Apre le braccia a quello tsunami di sofferenza e panico e lascia che semplicemente arrivi, investendola con inaudita forza e potenza. Cerca solamente di non gridare, cerca di non urlare, limitandosi a sentir graffiare la gola per via degli stridenti versi che escono incontrollati dalle sue labbra umide. [Moltiplicazione superiore del corpo – Copia chakra: 50/100 – Kaori chakra: 47/100]

14:40 Raido:
 La madre di sua figlia. Questo le ha detto con tanta convinzione, una convinzione che avanza sempre di più e ogni momento che passa è fermamente più convinto che sia la scelta giusto e la scelta più concreta. Kouki ha scelto loro, ha scelto i due ragazzi per fare parte della sua vita come mamma e papà e solo Kaori è in grado di scatenare nella Yakushi questo sentimento ma non solo. Ha discusso e l'ha perdonata, l'ha perdonata per quello che ha fatto come prova che vuole soltanto lei, non l'ha scacciata e non ha cambiato idea e non può andare contro le decisioni di sua figlia su un argomento tanto delicato. Vuole troppo bene a Kouki per privarla dell'unica persona che considera sua madre, la ama troppo per lasciare che rimanga sola con lui e con lui soltanto. Nonostante le gelosie verso gli altri, nonostante la paura di sapere che, un giorno, qualcuno possa portargliela via, non desidera per lei la solitudine e finchè ci sono loro può essere tranquillo. Purtroppo questa decisione va in contrasto con l'altra, non possono tornare insieme, non possono tornare ad essere una famiglia come una volta, non ci riuscirebbe, non lo sopporterebbe perchè nonostante lei abbia promesso che non se ne sarebbe più andata, nonostante abbia chiesto scusa, non si fida abbastanza. Lui rischia davvero di rimanere solo per sempre, una solitudine che lo ha logorato per un'intera vita. Ha vissuto senza genitori, senza quella figura che gli ha fatto scoprire l'amore, che lo ha portato sulla via della lussuria e per tanto tempo ha vissuto solo con se stesso, tra missioni e allenamenti sfiancanti, allenamenti che lo hanno portato a distruggersi il corpo e allo stesso tempo a tenerlo impegnato. Tutto questo gli impedisce di dirle di si, gli impedisce di darle una nuova possibilità per ricostruire una famiglia. E' vero, forse non ha aspettato abbastanza ma lei è andata via e non vi è nessuna certezza che sarebbe tornata da lui, che si sarebbe nuovamente fatta viva e vivere con questo pensiero è insopportabile, vivere senza certezze. Ha aspettato per un po' ma più il tempo passa e più quelle poche certezze svaniscono fino a diventare come carboni ardenti all'interno del proprio cuore, carboni che vorrebbe estirpare con violenza. Lo ha fatto, in un certo senso, con Fumiko, la sua presenza lo ha aiutato ad andare avanti, a non pensare più a niente, a ed essere felice in un momento buio della vita e pensare di dover tornare con una donna che gli ha provocato questo grande vuoto, no, fa troppo male, troppo per poter vivere serenamente. Il dolore si accentua sempre di più nell'apprendere che quel male gli sta logorando il corpo, sputa sangue, si sente debole e numerose fitte lo percuotono giornalmente. Non ha mai provato un dolore simile ma non è tanto il dolore o la condizione a farlo star male quanto la paura, la paura di lasciare tutto quanto, di lasciare Fumiko, di lasciare definitivamente sola Kouki senza un padre che possa prendersene cura, lasciare sola quella bambina capace di scioglierlo, di scatenare in lui sentimenti mai provati prima, di renderlo capace di provare amore paterno verso qualcuno; di lasciare Kaori. Tra loro è finita, finita definitivamente ma sapere che la propria scomparsa avrebbe accentuato ancora di più il dolore della Hyuga, un dolore che è cominciato con il di lei ritorno per poi aumentare giorno dopo giorno, prima con lui, poi con Kouki e nuovamente con lui per mano di questa malattia. Odia l'idea di questa evenienza e per questo gli risulti difficile perdonarla per ciò che ha fatto, vuole solo il bene per lei, vuole che viva una vita felice dimenticandosi di lui e andando avanti. Questa malattia lo sta distruggendo e vorrebbe piangere, lasciarsi andare a un pianto liberatore, un pianto che possa mettere fine a tutti i pianti della sua esistenza ma deve dimostrarsi forte, deve essere forte per la sua piccola la quale non deve sapere niente. Sta soffrendo per quello che è accaduto alla famiglia, sta soffrendo per tutto quanto e mettere su di lei un nuovo peso, qualcosa come quello è davvero troppo, potrebbe impazzire lasciandosi andare definitivamente a Mirako. Non è qualcosa di negativo ma così soffrirebbe ancora di più e non vuole eppure, Kaori, è di altro avviso. Non la guarda, cerca di concentrarsi su altro mentre le di lei parole si fanno vive, parole che gli fanno aprire gli occhi. Come fa a dirle una cosa simile? Dirle che suo padre sta rischiando di morire e che potrebbe morire da un giorno all'altro se il tumore peggiorasse? E' troppo persino per uno come lui, arrecare una sofferenza simile a una bambina così piccola, a una bambina che ha sofferto più di quanto possa soffrire una persona normale. Sente le mani di Kaori poggiarsi sul proprio viso per venire portato a incrociare quello di lei e quelle parole, parole che vogliono dargli fiducia. Non morirà ma ne è sicura? E' davvero sicura che potrebbe farcela a non lasciare nessuno? Combattere gli sembra tanto impossibile adesso, gli sembra inutile sapendo che potrebbe fallire come niente e non ci sarebbe modo alcuno di rimediare a quel fallimento ma le sue parole riescono a risvegliare una parte sopita di lui, la parte del guerriero che non si arrende davanti a niente. Il più grande modo di morire per uno spadaccino è farlo combattendo contro un avversario di pari valore e forse, ora, ha trovato l'avversario più potente di tutti, se stesso perchè solo Raido può uccidere Raido. Deve combattere contro di se e vincere contro il proprio corpo <Combatterò> la voce piano piano si rianima portando dentro di se una strana determinazione, una forza prima perduta e poi ritrovata, qualcosa che solo lui ha. Il sigillo comincia a ruotare, le tomoe si muovono in senso orario ma senza illuminarsi. E' la prima volta che accade un fenomeno del genere, la prima che volta che il potere del marchio si manifesta ma senza manifestarsi effettivamente eppure non sembra accorgersene <Combatterò fino alla fine> è deciso, determinato a farlo per tutti coloro a cui tiene. Non vuole lasciare nessuno di loro, non vuole andare via così presto perchè qui si trova la sua casa e la sua famiglia, le persone che ama e tutti coloro con cui vuole stare e poi, ha promesso che avrebbe gareggiato per il titolo di Kage. Forse non può diventarlo a Kiri ma a Kusa si se si fosse dimostrato all'altezza di tale ruolo, se avesse dimostrato a tutta Kusa che potrebbe prendere il posto di Yukio da un momento all'altro. Si, si, si. Hotsuma glielo ha fatto intendere e capire che lui sarebbe stato il suo successore ideale e ora deve dimostrarlo anche ai Kusani. Non vuole spodestare Yukio, non vuole toglierlo dal suo ruolo ma spingerlo a farlo perchè è la cosa giusta. E' giunto il tempo di andare avanti, di combattere ogni singola battaglia che gli si presenta davanti, il tempo di affrontare ogni cosa lasciata in sospeso, combattere per diventare il ninja più potente che si sia mai visto sulla faccia della terra, qualcuno che tutti possa rispettare e temere al solo passaggio. Le parole di Kaori riescono a dargli una grande forza, una determinazione talmente forte da spingerlo a vivere anche in questo momento. Gli occhi sono lucidi ma la voce non è strozzata, è temprata, pacata, riesce a parlare tranquillamente mentre le lacrime passano, vanno via. Una parte di se vorrebbe che fosse Kaori a svolgere l'intervento, vorrebbe che partecipasse per un suo senso di sicurezza ma sa che non ne sarebbe in grado, è troppo coinvolta emotivamente, è troppo presa per poter lavorare lucidamente e cosa fare quindi? L'unica cosa sensata, lasciarla andare con Kouki, darle il compito di badare a lei e vivere con sua figlia finchè tutta questa storia non si fosse risolta in una sonora risata. La loro bambina ha bisogno di una figura che la sostenga, qualcuno che possa consolarla nei momenti peggiori, ricordarle che tutto può andare bene, tutto potrebbe davvero risolversi per il meglio. Lei più di chiunque altro deve crederci e sa che le sta portando ulteriore dolore chiedendole di andare a stare nella magione, quella che sarebbe dovuta essere la loro casa, la loro dimora dopo il matrimonio ma è proprio ciò di cui ha bisogno Kouki in questo momento, sapere di essere al sicuro in qualcosa di famigliare e non da sola come sarebbe rimasta se Kaori non fosse mai tornata. Resta in silenzio mentre la copia viene materializzata ed è essa che ha il compito di riportare la bambina a casa, alla sua casa eppure dopo ciò, un nuovo e ultimo argomento viene affrontato. E' riuscito a riprendersi, è riuscito a tornare più lucido grazie alle parole della Hyuga e per combattere deve anche sistemare le cose, deve mettere tutto quanto a posto se non vuole che altre persone soffrano. Non è solo colpa di Kaori se stanno male ma anche colpa propria e addossare tutto quanto sulle spalle della ragazza è qualcosa che solo un mostro farebbe e lui non lo è, non lo è per niente e deve aggiustare tutto quanto il prima possibile per far tornare tutto alla normalità. Parla, non smette di parlare, non smette di dire ciò che ha dentro e non si ferma, sa di star provocando in lei tanto di quel dolore da portarla ad avere una sofferenza inimmaginabile però devono affrontarlo, devono sfogarsi e l'unico modo è parlare, dire tutto quanto. Sta soffrendo insieme a lei in modi che nemmeno immagina, il cuore piange mentre il viso trattiene tutto quanto senza lasciar trasparire niente ma la ragione prende il sopravvento sulle emozioni, prende davvero il sopravvento non permettendogli di continuare quella farsa, quelle parole che fanno solamente del male <Non potrebbe> ammette a bassa voce. In questo modo farebbe davvero del male anche a Fumiko e veder soffrire anche lei lo ucciderebbe, lo porterebbe a morire ancora di più, ancora e ancora e ancora. Quella ragazza non merita di soffrire per qualcosa in cui non c'entra niente, non merita di provare il loro stesso dolore e Kaori ha ragione, ha dannatamente ragione. Lo sta accettando, sta facendo i conti con se stesso, sta sbagliando forse, sta veramente sbagliando ma dirle addio, lasciare che esca dalla sua vita in quel modo..no, anche se è la madre di sua figlia non vuole non vederla più, non vuole non parlarle più, la vuole ancora al suo fianco, ancora vicino a se per quanto sia distante questa vicinanza e le parole di Kaori sono nuove pugnalate, colpi ben assestati al cuore, precisi come non mai. L'ha tradita una volta, ha passato varie notti con Meiko senza dirglielo e ha capito di essere nel torto, per questo ha rotto con la Oboro definitivamente dopo poco tempo, ha lasciato che tutto divenga un lontano e spiacevole ricordo ma nonostante questo, non ce la fa a perdonarla, non riesce ad accettare la scomparsa <Non è facile, non lo è e anche se morirei ancora per te, non è facile> non lo è per niente mettere fine a quella relazione, mettere la parola fine a una storia che gli ha portato grande gioia, una gioia mai provata prima <Non riesce ad accettarlo...mi dispiace> non può passare sopra a una cosa simile, non può dire di si a quello che ha fatto, sarebbe un'ipocrita, andrebbe contro se stesso e contro quello pensa della vita. Chi scompare una volta, scompare per sempre. Lei non è un'amica, è la sua donna ed è andata via lasciandolo, non può passarci sopra. Ha detto tutto, ha parlato, si è sfogato e l'istinto prende il sopravvento, l'abbraccia, la stringe contro di se come un tempo, felici come una volta la tiene contro di se per un'ultima volta prima di lasciarla andare definitivamente, prima di chiudere completamente con la loro storia. L'abbraccia e non la lascia andare, non ha la forza di lasciarla andare così presto e lei piange, le lacrime escono voraci, escono copiose dagli occhi della ragazza. La vestaglia si bagna, sente le braccia venire strette sotto la morsa della mani della donna. Muove le proprie verso la di lei testa tenendola contro di se, tenendo il di lei corpo contro di se lasciando che si sfoghi, che butti via tutta quella sofferenza in un pianto liberatore, un pianto che potrebbe farla star meglio. Non si muove da quella posizione, non la manda via e non se ne va, resta li immobile lasciando che tutto quanto esca da lei e piccole lacrime scendono lungo il viso dell'Oboro, lacrime di silenziosa sofferenza. Lui sta male, lui è forte per lei e così deve essere. Non può mostrarsi debole, non davanti a Fumiko, non davanti a Kouki e non davanti a lei. [END]

Kaori va a trovare Raido per visitarlo scoprendo che il ragazzo ha un tumore. Lo incita a combattere e a non mollare e poi parlano, discutono di Kouki e chiariscono alcuni punti. Kaori piange in un pianto liberatore mentre Raido non parla rimanendo forte per entrambi.