Dolore e speranza

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09:33 Kaori:
 Qualche nuvola bianca oscura di tanto in tanto la luce di un caldo sole estivo. Konoha è in fermento, la festa procede e l'allerta par essere massima. A quanto pare approfittando dell'evento qualcuno ha iniziato a far accadere spiacevoli incidenti per i quali Ren, suo fratello, ha quasi rischiato di perdere la vita. La situazione è critica ma Kaori decide di tenersene fuori ancora per qualche giorno. Un comportamento forse deplorevole per una kunoichi, ma non le importa. Egoisticamente, adesso, sente solo il bisogno e l'urgenza di ritrovare Kouki e riabbracciare la sua bambina. Scusarsi, dirle quanto la ama, quanto le è mancata e quanto mai, mai più l'avrebbe lasciata per così tanto tempo. E' partita presto questa mattina per incamminarsi assieme all'inseparabile Asia fino a Kusa. Avrebbe potuto prendere il treno ma qualcosa le diceva che sarebbe stato meglio andare a piedi: camminare, avere tempo per pensare a cosa dire una volta che l'avesse trovata. Doveva tenersi in movimento, fare qualcosa, perchè se si fosse trovata immobile ed inutile sulla carrozza del treno si sarebbe ritrovata preda del panico e dei suoi timori. Kouki l'avrebbe perdonata? Avrebbe capito il motivo della sua assenza? O l'avrebbe ripudiata esattamente come aveva fatto suo padre poche sere prima? Il timore c'era ed era bruciante e Kaori non poteva concedersi di pensarci un momento di più. Così, impegnata nella lunga camminata, sotto un sole caldo e piacevole, la Hyuga avanza senza fermarsi mai fino a raggiungere le colline che dividono i territori dell'Erba da quelli del Fuoco. Indossa un paio di stretti pantaloni elasticizzati di simil-pelle neri e degli stivali al ginocchio da kunoichi. Una cintura cinge i fianchi reggendo una tasca porta oggetti mentre una canotta nera copre busto e schiena lasciando nude spalle e braccia. Il coprifronte della Foglia è legato attorno al collo mentre una borsa tracolla le pende dalla spalla finendo poggiata sul fianco sinistro. Contiene dell'acqua, dei soldi, documenti ed un regalo per la sua bambina. I lunghi capelli violacei sono legati in un'unica morbida treccia dietro la schiena mentre la frangia ricade in ciuffi sparuti sulla fronte, sugli occhi perlacei. Ha bisogno di vederla, ha bisogno di trovarla. Ha bisogno di rimediare a quanto successo. Asia la segue fedele con la tipica eleganza felina della sua specie. Non si lamenta, non si ferma, avanza al di lei fianco troneggiando regina sui campi circostanti. Ormai sono quasi a Kusa, sono nei pressi della zona dove un tempo avrebbe dovuto vivere assieme alla sua famiglia. La casa era già in costruzione quando era sparita, probabilmente ormai doveva esser stata ultimata. Magari vivono proprio lì. Senza di lei. [chakra: on]

09:44 Kouki:
  [Colline] Sono passati un po’ di giorni dalla sua promozione a Chunin, quindi dal suo compleanno, così come è stato deciso con suo padre, ma quello è stato anche il giorno che non si scorderà mai più per diversi motivi. Era iniziato come una bella nottata, davvero, ma poi è andato tutto a rovinarsi irrimediabilmente… la notizia che suo padre le ha dato, che le ha causato quello che sembrerebbe un vero e proprio shock, ma la cosa che rincarato la dose facendole cadere un macigno in testa è stata la caduta dell’uomo. Una caduta fisica, un malore, non saprebbe come definirla, sta di fatto che si è portato una mano al cuore, ha tossito sangue ed è caduto sul pavimento. L’ha portato in ospedale, o meglio… non ricorda di averlo fatto, perché da quel momento ha un vuoto, quindi deve essere stata Mirako. Purtroppo però le sue condizioni non sono migliorate e suo padre si trova tutt’ora in ospedale, senza che i medici abbiano capito cosa gli sia successo. Ed eccola qui la giovane Yakushi, buttata in un limbo oscuro, sballottata da una parete all’altra del suo mondo nero, senza più nessuno e con la preoccupazione nel cuore di non rivedere mai più né sua madre, né suo padre. Vaga come un etereo fantasma per le colline di Kusa, dove vi è la magione in cui abita, senza meta, senza un perché, semplicemente vaga. La testa le fa male, i vuoti di memoria si fanno sempre più frequenti e la vista ogni tanto, come oggi, peggiora. Le sta succedendo qualcosa, ma ancora non si fa nessuna domanda, ancora non si chiede il motivo di quei malori, forse pensando che sia tutto dovuto alla situazione o alla sua crescita. Non riesce a pensare, non riesce ad affrontare la situazione con la dovuta calma e logica, non riesce a comprendere e ora vive col terrore vivo e pulsante che suo padre muoia con nelle orecchie le ultime parole di rabbia della piccola. Il cuore pulsa così tanto nel proprio petto, da arrecarle delle fitte dolorose che si diramano per tutto il corpo, ma lei non smette di camminare. Indossa un semplice kimono bianco corto, smanicato, con le bordature blu e il colletto leggermente alto. La vita è stretta da una fascia anch’essa blu e sulla quale vi è la placca in metallo del copri fronte di Kusa. Il simbolo del suo clan Yakushi è visibile sul davanti del kimono, in alto a destra, mentre quello situato sulla schiena a livello infra scapolare non può essere notato per via dei lunghi capelli neri e lisci che sono tenuti sciolti, liberi di ricadere sulle spalle e percorrere la schiena fino al sedere e poco oltre. La frangia è cresciuta, le copre leggermente gli occhi gialli e spenti, il viso in contrasto col nero dei capelli risalta per via del suo pallore, oggi più accentuato. Al di sotto del kimono indossa un paio di pantaloncini neri, stretti ma elasticizzati e ai piedi le scarpe ninja. Non indossa le sue fasciature, non ha avuto la voglia di coprire le cicatrici e le bruciature che percorrono tutto il suo corpo. È cresciuta, certo, fisicamente sta ormai entrando nella fase dell’adolescenza, un po’ più alta, più formata, ma ora si sente esattamente come all’inizio, quando si è svegliata a Kusa… piccola e debole. Porta con sé tutto il suo equipaggiamento, il porta kunai e shuriken alla coscia destra e il porta oggetti legato in vita, dietro alla schiena. Si è vestita in maniera automatica, come fa sempre, senza pensare e senza avere una vera e propria volontà… non riesce a definire ancora quello che prova, ma sa che fa male, dannatamente male. I regali che le ha fatto suo padre non li ha ancora indossati, ne tanto meno si sofferma a guardarli più del dovuto, non tanto perché si senta arrabbiata con lui, ma perché per una qualche ragione non sente di meritarseli. Ha urlato contro suo padre, fregandosene della sua sofferenza, e ora sta male, non è riuscita a reagire. Non servono altre ragioni per ritenersi responsabile. E cosa dovrebbe fare ora? Cammina come se le proprie gambe agissero di volontà loro, gli occhi fissi davanti a sé, stanchi, vuoti… ormai non sta nemmeno più dormendo, proprio come un tempo. Deve cercare di riprendersi, vuole riacquistare il controllo della propria mente, ma come fare? [Chakra: 35/35][Equipaggiamento: guanti ninja - Armi: 6 shuriken – 6 kunai con veleno composto speciale sulle lame – 10 spiedi – 28 fukumibari – 1 manriki-gusari – 5 bombe luce – un set da 4 fumogeni – 5 fuda con tronchi e 5 fuda liberi – 5 tonici coagulanti e 5 speciale – 5 tonici recupero chakra e 3 speciale – 6 veleni composto speciale – 3 veleni inibenti – 2 veleni tossici C – 2 veleni stordenti C]

10:02 Kaori:
 Ormai è quasi arrivata. Questo continua a ripetersi mentalmente Kaori e puntualmente si ritrova poi a fare i conti con una domanda. Arrivata dove? Non a casa, non ad un preciso obiettivo. Non sa dove sia Kouki quindi il suo viaggio non è assolutamente finito: per quanto ne sa potrebbe essere semplicemente appena iniziato. Al massimo può dire di essere arrivata a Kusa ma... se la sua bambina non dovesse essere lì non sarebbe stato chissà quale utile traguardo. Le si stringe il cuore pensando che, in questo momento, non ha un posto che senta di poter definire casa. Fino a pochi giorni prima se si fosse chiesta quale fosse la sua dimora la risposta sarebbe stata semplice e naturale: Raido. Ovunque fosse stato lui sarebbe stata a casa, assieme alla loro piccola Kouki. Ma adesso.. adesso lui non c'è più, è andato perduto e con Raido, forse, anche la sua bambina. Kaori è circondata dal nulla, la sua mente è vuota, deve ancora metabolizzare quanto è successo. Le sembra ancora assurdo e inconsistente ciò che è accaduto con l'Oboro solo pochi giorni prima. Non ha accettato fino in fondo quanto è successo sebbene ad un livello razionale e cosciente cerchi di ripetersi che è finita. Ma ci vorrà tempo per accettarlo davvero, tempo perchè anche il suo subconscio arrivasse a realizzare che il sogno era concluso. Deglutisce, la Hyuga, avanzando ancora, uno sguardo lanciato ad Asia al suo fianco che continua a camminare senza mai fermarsi. Hanno stretto un rapporto profondo, loro due. Si sono trovate come anime affini e nel silenzio della notte Kaori aveva fatto una promessa a Kurako: non l'avrebbe lasciata sola. Torna a guardare dinnanzi a sé e, d'improvviso, si ritrova ad arrestare i propri passi pietrificandosi sul posto. Di tutte le reazioni che aveva pensato di provare nel momento in cui avesse rivisto Kouki, quella era stata l'ultima alla quale avrebbe mai potuto pensare. Il terrore. Il suo cuore si stringe in una morsa dolorosa e le manda fitte acute che si riverberano per tutto il corpo con fermezza. Non riesce a muoversi, non riesce ad avere il controllo su alcun muscolo. Dentro di sé vorrebbe correre, correre fino a perdere il fiato, raggiungerla e abbracciarla come non aveva mai fatto fino a quel momento, con la disperazione che solo una madre può avere. Vorrebbe sentire il suo corpo stretto al petto, carezzarle i capelli, ripeterle quanto la ama e quanto sia mortificata ma non ci riesce. Teme che se avesse anche solo provato ad avvicinarsi Kouki l'avrebbe guardata coi glaciali occhi gialli di Mirako e le avrebbe risposto esattamente come suo padre ha fatto poco tempo prima. "Non ti avvicinare". Come fosse un'estranea, una minaccia. Un'infezione. La paura le chiude la gola, le fa battere forte il cuore mentre lo sguardo segue istintivo il moto di quella creaturina che s'aggira sola e apparentemente senza meta ad una manciata di metri di distanza. La osserva in silenzio, da lontano, per un tempo indefinito come se volesse gustarsi quell'attimo di pace prima di rischiare di precipitare all'Inferno. Ma poi, alla fine, il senso del dovere si fa strada e il bisogno di parlarle si fa inarrestabile. Kaori ricorre a tutta la sua forza e muove un altro passo. Asia, al suo fianco, fermatasi dopo l'arresto improvviso della compagna, l'osserva dubbiosa, agitando la coda pigramente. Kaori avanza lentamente, impacciata, come se stesse combattendo contro una corrente troppo forte. "Ancora un passo. Ancora un altro. Ancora" si ripete man mano che i piedi si muovono. Ed alla fine abbatte le catene della paura che l'avevano bloccata e prende velocità. Lentamente, gradualmente, fino a correre verso la sua bambina con gli occhi che pizzicano di lacrime e il timore di venire respinta. <Kouki...> mormora quasi come un appello disperato. <Ko--Kouki!> la chiama, adesso, avanzando verso di lei in una corsa disperata, spaventata, fino a fermarsi -se l'altra non avesse voluto diversamente- ad una esigua distanza da lei, cadendo in ginocchio, a braccia aperte come per richiederle il permesso d'abbracciarla. Asia corre al suo fianco, la segue, balza con eleganza accanto a lei strappando fili d'erba coi suoi artigli affilati. <Kouki, Kouki, sono tornata!> le direbbe Kaori -se fosse riuscita ad avvicinarsi-, con le lacrime agli occhi e la voce colma di speranza e timore. [chakra: on]

10:22 Kouki:
  [Colline] Le sembra di camminare in un costante e buio labirinto, dal quale non trova uscita, dal quale si sente risucchiata sempre di più. Ha desiderato tanto quella famiglia, una famiglia, una mamma e un papà, e ora tutto le si sta sgretolando davanti agli occhi, ora tutto la riporta a quando stava in quel laboratorio, nella sua testa la voce di Otsuki è forte e potente, proviene dai suoi ricordi lontani. Lui forse aveva capito tutto, aveva capito che lei non poteva meritarsi una famiglia e una vita normale. È bastato così poco per far ripiombare la giovane in quella sua trappola mentale? Nonostante sappia che deve riprendersi, che deve agire e fare qualcosa, che non è ancora tutto perduto, insomma, suo padre non è ancora morto… ma allora perché non riesce a scuotersi? E Mirako? Non ha ancora chiesto il suo aiuto, anche solo ascoltare la sua Voce le fa male, quel suo rinfacciarle le cose, quel suo ‘te l’avevo detto’. Ha bisogno di una scossa, ma si sente fin troppo pesante, un macigno nero nel cervello e nell’animo. Le palpebre sono pesanti, gli occhi doloranti sono ridotti a due fessure per permettersi di osservare meglio l’ambiente intorno a sé… e se si lasciasse semplicemente cadere lì a terra? Si, forse lei lo avrebbe fatto, si sarebbe abbandonata al nulla, con la sola voglia di non sentire più niente. Ma sa che Mirako non glie l’avrebbe permesso, avrebbe preso il controllo del suo corpo e probabilmente lo avrebbe preso per sempre in quella situazione. Uccidere definitivamente Kouki per lasciar vivere la personalità più forte non è una cattiva idea, ma qualcosa la ridesta da quell’invitante pensiero. Una voce, il suo nome appena pronunciato, così come aveva fatto suo padre prima di cadere a terra… ma non è una voce maschile, ma femminile. Le gambe si fermano, ma ancora non si volterebbe verso la fonte della voce, ancora incapace di riconoscerla, eppure smuove in lei un sentimento decisamente forte. Un tuffo al cuore e finalmente la propria mente inizia ad elaborare quel suono, quella parola, quella voce e davanti a sé ha l’immagine chiara della sua mamma. Si volterebbe quindi ora, lentamente, come senza energia o volontà, andando a posare i propri occhi verso la figura in movimento verso di lei. Una figura sfocata che man mano diviene definita. Una figura accompagnata da un grosso animale affianco a sé, che corre con lei, una tigre. Si ritrova disorientata, non capisce, non riesce a comprendere se quello che sta vivendo sia un sogno oppure la realtà… che sia impazzita del tutto? La donna si ferma, si lascia cadere con le ginocchia a terra ed apre le braccia, ma lei ancora la sta osservando come si osserva un sogno, come se ancora non avesse capito cosa stia effettivamente accadendo. Ed eccole là, quelle parole, così forti ed acute nella sua testa, che penetrano nel suo cervello e nel suo animo, rischiarando tutto quanto attorno a sé. Gli occhi si sgranano, la consapevolezza trova la sua strada e il viso finalmente ottiene una qualche espressione. Stupore, incredulità, ma allo stesso tempo il freddo che sentiva dentro di sé viene spazzato via da quell’onda di calore che l’avvolge da dentro. Sapeva che sarebbe tornata, se lo sentiva… e vorrebbe correre verso di lei, abbracciarla, e in direzione di quel pensiero andrebbe a compiere qualche passo, mentre il viso si rasserena, spunta un sorriso. Eppure rallenterebbe poco dopo, pur senza fermarsi. Le cose ora sono diverse, forse se fosse tornata un po’ prima, suo padre non avrebbe trovato qualcun altro con la quale sostituirla. Si ritrova ora a pensare che nemmeno la sua mamma è esente da qualche colpa. I pugni vengono stretti, gli occhi non provano nemmeno a trattenere le lacrime, le quali scorrono con estrema facilità sulle sue gote pallide. Vi è molta felicità, moltissima, eppure dentro di sé avverte quella rabbia ruggente che man mano cresce. Eppure la ragazzina non smetterebbe di avvicinarsi a lei. <Mamma…> sussurra verso di lei, la voce bassa, rotta… deglutisce per cacciare via il magone che sente, senza successo. Se solo fosse tornata prima. Se solo suo padre avesse aspettato. Non può accettare tutto quello. Se fosse riuscita ad avvicinarsi alla Hyuga, allora cercherebbe di allungare le sue braccia nude, cercherebbe di afferrare le vesti della donna con le proprie mani e li si fermerebbe. Non è un abbraccio, ma si afferra ai suoi vestiti, senza mettere in contatto il proprio corpo con quello della madre. La testa viene abbassata, i ciuffi dei lunghi capelli le cadono in viso coprendole gli occhi, i quali si puntano verso il basso. <Sapevo che saresti tornata…> è tornata, uno dei suoi pilastri… ma perché non riesce più ad averli entrambi? <Dove…> eccola, la sente… la rabbia che sale, una rabbia ancora controllata. Non vuole fare lo stesso errore che ha fatto con suo padre, e se anche lei poi si sentisse male? Deglutisce, ancora una volta, il cuore batte, ma cerca di trovare un minimo di controllo. <Dove sei stata? Perché te ne sei andata? Perché non ci hai detto nulla?> domande su domande, le pone con quella sua vocina bassa e rauca, mentre man mano le mani, se fosse riuscita ad afferrarle le vesti, si stringerebbero ancor di più nella loro presa. [Chakra: 35/35][Equipaggiamento: guanti ninja - Armi: 6 shuriken – 6 kunai con veleno composto speciale sulle lame – 10 spiedi – 28 fukumibari – 1 manriki-gusari – 5 bombe luce – un set da 4 fumogeni – 5 fuda con tronchi e 5 fuda liberi – 5 tonici coagulanti e 5 speciale – 5 tonici recupero chakra e 3 speciale – 6 veleni composto speciale – 3 veleni inibenti – 2 veleni tossici C – 2 veleni stordenti C]

11:02 Kaori:
 Lo sguardo di Kouki è circa quello che Kaori si era aspettata. Sorpreso, incredulo, come se fosse impossibile quello che ora sta vedendo. Non ha dato indizi o informazioni circa il suo arrivo, il suo ritorno, e per questo la bambina è naturalmente basita dall'improvvisa comparsa della Hyuga dinnanzi ai suoi occhi. Eppure... possibile che Raido non le abbia detto nulla? Che non le abbia detto di essere tornata? La cosa le stringe il cuore, fa male, ma si contiene. E' cresciuta in quei mesi, è stata via proprio per poter essere più forte e perciò non si abbandona al dolore ed alla sofferenza fin da principio. Può resistere, non ha alternative dopotutto. Deve combattere con le unghie e con i denti per riuscire a riguadagnarsi la fiducia della sua bambina. Kouki la osserva incredula, si avvicina lentamente, come fosse timorosa di fare un passo falso, di cadere forse in una trappola. Kaori rimane immobile, con le braccia aperte, come per volerla invitare a tuffarcisi dentro. Trema dentro di sé, non le stacca gli occhi di dosso, mentre le iridi luccicano di lacrime trattenute. La sua bambina. La sua dolce, meravigliosa, sperduta bambina! Solo ora che l'ha di nuovo davanti realizza quanto profondamente le sia mancata in quei pochi mesi. Quanto realmente sia importante per lei, quanto non possa più immaginare la sua vita senza quella dolce creatura che ne faccia parte. Sente il cuore pesare come un macigno nel petto quando le prime lacrime iniziano a sgorgare dagli occhi di lei. Pronuncia quella parola, quell'unica, sola parola e Kaori si sente morire e rinascere nello stesso istante. Mamma. L'ha chiamata mamma. Non l'ha disconosciuta, non l'ha scacciata. Forse c'è ancora speranza, forse -almeno lei- non ha dimenticato... Deglutisce il groppo che le è salito dolorosamente alla gola e annuisce con fare tremante con un sorriso amaro e spaventato dipinto sulle labbra umide. "Sì. Sì Kouki, sono la tua mamma" vorrebbe dirle. Ma non ce la fa. Ha paura che potrebbe rovinare ogni cosa con anche solo una parola di troppo. Deve lasciarle modo di assimilare, capire, accettare che lei è proprio lì. Tornata. Tornata da lei. Kouki allunga le mani e per un istante soltanto Kaori spera che lei voglia abbracciarla. Ma le mani della Yakushi si fermano sugli abiti di lei, sulla sua canotta, stringendone appena il tessuto senza avvicinarsi oltre. Come volesse accertarsi che sia reale ma tenendo ancora una distanza di sicurezza. Si sta proteggendo da lei. Kaori abbassa lentamente le mani, annuisce nuovamente, amaramente, deglutendo. E' giusto così. Non può pretendere di essere calorosamente accolta dopo una sparizione simile. Eppure la speranza è ancora lì. Kouki non aveva mai smesso di credere che sarebbe tornata, lei aveva creduto in Kaori. Ma è ugualmente arrabbiata, lo sente. Lo sente dalla voce che cerca di rimanere distaccata, dagli occhi che sembrano gridarle addosso le più orrende e giuste accuse. Le domande arrivano tutte insieme, rapide, dirette e la Hyuga le accoglie come un martire che incassa colpo su colpo. Ma lei non è una martire. Lei sta solamente iniziando ad assolvere la sua colpa. <La mamma è dovuta andare via. E' dovuta andare ad affrontare una difficile prova. Non ha mai avuto intenzione di abbandonarvi, ha sempre saputo che sarebbe tornata da voi> inizia col dire cercando di riassumere al massimo quanto è successo nel tentativo di rassicurarla prima di partire con una spiegazione più particolareggiata ed esaustiva. Kaori tira su col naso, si umetta le labbra ed espira tremante mentre Asia si accuccia sulle zampe posteriori, rimanendo fieramente seduta ad osservare il piccolo corpo martoriato della Yakushi. La fissa coi suoi occhi gialli e penetranti, incuriosita da quel piccolo, piccolo essere umano, annusando appena l'aria attorno a lei. <Ricordi quando ti ho invitata a casa durante il torneo e ti ho detto che il mio papà non c'è più? Che ero appena tornata da un periodo difficile durante il quale ero stata tenuta in una cella per un mese, da sola?> le chiede ricordando quel pomeriggio in cui, per la prima volta, le due erano riuscite a parlare da sole e francamente senza timore, senza paura. Loro, una tazza di tè, dei biscotti e il desiderio di sentirsi più vicine. <Credevo di aver superato quegli avvenimenti. Credevo di aver accettato quelle brutte cose e di essere pronta a vivere la mia vita di sempre. Mi sono dedicata agli allenamenti, a te a...> la voce si affievolisce per un istante mentre il ricordo di Raido le toglie il respiro. <papà> deglutisce cercando di riprendere aria, il dolore a colpirle forte il cuore prima di farsi forza e riprendere. <Ma non era così. Faceva ancora male. Tutto quanto. Solo che lo nascondevo dietro le cose belle che sento per voi. Mi dedicavo a te e a papà per non pensare a tutto quello che era successo prima ma appena mi allontanavo da voi tutto tornava e faceva così male che credevo di impazzire> le spiega con voce bassa, tremula, quasi una supplica perchè la sua bambina possa capire cosa l'ha spinta ad andarsene. Per assurdo sembra quasi stia parlando di Mariko, del modo in cui ella ritorni sempre, ogni volta, nei momenti di maggiore debolezza pronta a far vacillare la forza e la sicurezza di Kouki. <Mi sentivo rotta, Kouki. Mi sentivo come se stessi scappando da un Demone inarrestabile e non potevo continuare a fuggire nascondendomi dietro il vostro amore. Dovevo affrontarlo e accettare cos'era successo così da andare avanti, così da essere più forte.> Un soffio di vento le carezza il viso, i capelli ai lati del volto ondeggiano appena morbidamente. <Avrei voluto dirvelo ma se l'avessi fatto R--> Una nuova fitta, una lacrima che cade via dall'occhio destro disperdendosi nel nulla. <--aido, non me l'avrebbe permesso. Avrebbe cercato di venire con me insieme a te, di convincermi che insieme avremmo superato tutto. Ma questa era una cosa che dovevo fare da sola... senza affidarmi a voi. Dovevo riuscire a combattere questa cosa con le mie forze. Forze che voi mi avete dato, forze che non avevo prima di incontrarvi> le lacrime a quel punto sono intrattenibili e scorrono sul volto come un fiume in piena. La sua voce trema, vacilla, ma non si spezza. <Non volevo lasciarvi. Non posso vivere senza di voi. Siete la mia vita Kouki. Volevo tornare. Ogni istante, ogni momento. Sei sempre stata nei pensieri della mamma bambina mia> le dice cercando a quel punto, timidamente, di alzare le mani per portarle ai lati del viso della piccola. Tenterebbe di poggiarle sulle sue gote, di carezzarle il viso coi pollici, guardandola dritta negli occhi attraverso un velo nebbioso di lacrime. <Ma ho resistito. Ho resistito e sono guarita. E ora sono tornata. Per sempre. E mi dispiace. Mi dispiace da morire, non volevo che soffriste per me. Non vi ho mai abbandonati, non l'avrei mai fatto... Vi amo. Vi amo così tanto..> la voce si spezza, questa volta non riesce a tenerla salda. Ha paura. Si sente vulnerabile, esposta e fragile come mai prima. Kouki potrebbe ucciderla o salvarla con una sola parola. Le labbra della piccola sono una spada di Damocle che pende pericolosamente sul cuore della Hyuga. <So che sono imperdonabile... so che.. dovevo dirvelo. Ma... non odiarmi. Per favore...> supplica, prega, lasciando scivolare via le mani dal viso di lei per prostrarsi letteralmente ai piedi della figlia. <...ti prego. Non odiarmi, Kouki... non lasciarmi anche tu> E si sente meschina. Non ha diritto di chiedere una cosa simile dopo quanto successo, non ha diritto di chiedere alcun ché. Ma non ce la fa. Il solo pensiero di perdere la bambina è intollerabile ed insostenibile e la porta a implorare clemenza. Asia, al suo fianco, la osserva triste, mugola un verso stridente e triste mentre si accuccia andando a sfiorare con il muso la sua testa abbassata, rivolta al terreno. [chakra: on]

11:33 Kouki:
  [Colline] A chi dare la colpa? Chi è il responsabile di tutto? Lei stessa? Sua madre o suo padre? Oppure forse è l’altra ragazza, quella con la quale suo padre si vede. Certo, perché dare la colpa a qualcuno che ama? Molto più semplice darla a chi si è messo in mezzo. Non si sofferma a pensare che probabilmente quella ragazza non sapeva niente di tutto questo, impossibile pensare che quella ragazza probabilmente è l’unica persona a non avere colpe. L’unica innocente in questa spaventosa bufera. Eppure non può fare a meno di odiare anche lei, pur non conoscendola, pur non sapendo nulla di questa qui… ed è un odio che non è dettato da Mirako, questo è il suo odio, il suo personale, quello che nasce da Kouki stessa. Dopo tutto lo ha sempre saputo… lei non è una ragazzina buona. Per questo non merita nulla, per questo ha fatto del male a suo padre, per questo lo ha ferito. La sua colpa è di averlo fatto star male. È colpa sua, solo sua. Ma sarebbe bastato non arrivare a quella situazione, sarebbe bastato che lui aspettasse e non corresse dietro alla prima ragazza incontrata. Sarebbe bastato che lui rimanesse fedele a sua madre… e sarebbe bastato che sua madre fosse tornata prima, che avesse lasciato un biglietto, che li avesse avvertiti. Dannazione! Di chi è la colpa?? Le manine si stringerebbero ancora di più alle vesti della donna, mentre la propria testa viene pervasa da quella rabbia oscura, da quella disperazione. Lo sguardo viene tenuto basso mente finalmente la sua mamma inizia a parlare. La sente tramare nell’animo, avverte il suo dolore, ma come è successo con suo padre al momento non sembra accorgersene. Non c’è il dolore di chi ha davanti, c’è solo il suo e tutte quelle persone che dicevano di amarla la stanno invece facendo a pezzi. Mentre Mirako, la persona che aveva sempre trattato come una nemica è invece quella che la tiene in piedi. Lei è andata via, Kaori se n’è andata per affrontare da sola una prova… lo comprende, lo concepisce. Ma perché non avvertire? Perché lasciare tutti nel dubbio e nella sofferenza? Ma non dice nulla, perché sua madre non ha ancora finito. Ricorda quel giorno, lo ha ricordato anche con Raido quella fatidica sera… quando è stata invitata a casa della Hyuga, hanno preso il thè, dei biscotti e hanno parlato… quanto è felice e doloroso quel ricordo ora. Le ha parlato del padre perduto, di quello che ha passato, per questo almeno sa più o meno quello che le è successo e allora era riuscita a comprenderla. Sa cosa si prova nell’essere tenuta prigioniera e torturata. Sa cosa sia la solitudine. Quindi non si era mai lasciata alle spalle il trauma, non era mai guarita… come le ha detto papà, non ce l’ha fatta. Ed è questa la sua colpa, il non avercela fatta insieme a loro? Non la interrompe, continua ad ascolta, parola per parola, parla di un Demone metaforico, parla della sua fuga e di come ha dovuto invece affrontarlo. Si, ha fatto lo stesso anche lei con Mirako… ma lo ha fatto grazie all’amore che suo padre e sua madre le hanno dato. Non è andata da sola chissà dove per poter far pace con Mirako, se di pace si tratta ora. Certe cose si possono affrontare da soli? Oppure bisogna avere la vicinanza di qualcuno? Ha desiderato con tutto il suo cuoricino che sua madre tornasse, ha aspettato con fiducia, eppure adesso dentro di sé ha tanta, tanta rabbia. Perché? Perché è tardi. Perché suo padre ha un’altra ragazza! È tutto dannatamente sbagliato, è tardi, ci ha messo troppo a tornare. La situazione si è strappata nel giro di poco. Sente la voce di sua madre pregarla, quelle ultime parole che hanno la capacità di dilaniarle il cuore. Lasciarla anche lei? lasciarla? Suo padre ha un’altra, quindi ha lasciato sua madre. È di questo che parla? Quindi ha già avuto modo di parlare con papà? E papà ha scelto di rimanere con l’altra? Il cuore batte all’impazzata, il respiro si fa veloce, sempre più veloce, un affanno, i polmoni bruciano, il petto fa male mentre si alza e si abbassa con violenza. La testa fa male, scoppia, mille aghi si infilano nel suo cranio dandole scosse elettriche che si diramano per tutto il corpo. Le mani si staccano, le braccia si alzano, e le dita vengono affondate nei propri neri capelli. Li stringono con forza, li tira fino a farsi del reale dolore. Le labbra di spalancano e urla. Urla tutto il dolore e tutta la rabbia che prova, un urlo alto, per sfogarsi tutto in una volta. Un urlo talmente grande che aveva lanciato solo una volta, nelle fogne, quando il terrore aveva preso possesso di lei e quei mostri la stavano dilaniando con zanne e artigli. Un urlo continuo atto a svuotare tutti i suoi polmoni di aria. Trema, vistosamente, Mirako urla insieme a lei perché è un dolore che avverte persino la sua doppia personalità, è un dolore che sconvolge il loro sistema nervoso, qualcosa che circola nel loro sangue. Un’infezione ancora sconosciuta alla Yakushi, ma che ha contratto già da tempo, in quelle fogne. E dopo quell’urlo tutto tace. Il fiato ormai è finito e la gola le fa male, le brucia, da quanto ha urlato. Ora il respiro lentamente si calma, si fa più regole, anche se rimane ansimante. Le mani lasciano la propria testa, tra le dita sono incastrati dei fili lunghi e sottili dei suoi capelli. Un lungo silenzio prima che le labbra pallide della piccola si riaprano per parlare, questa volta. <Ho capito.> un lieve senso di accettazione, dopo tutto ha capito cosa ha detto sua madre. <Ho capito come ti sei sentita… ho capito cosa hai ritenuto giusto fare…> sospira, cerca di alleviare il dolore alla testa, ma non passa e la vista si fa sempre più faticosa, gli occhi fanno male. <Se sei riuscita a guarire da sola… vuol dire che era la cosa giusta da fare.> forse a qualcuno sempre avere delle persone vicine per guarire, mentre ad altre no. Le mani ora tornerebbero a stringersi, chiudersi a pugno. <Ti sei solo dimenticata di avvisarci allora.> che semplice mancanza. <O meglio… avremmo potuto parlarne almeno, con le parole e il dialogo magari sia io che papà avremmo capito, e ti avremmo permesso di andare da sola.> era un’opzione, una eventualità che però non è stata presa in esame. Lo sguardo ora si sposterebbe verso la tigre, lì accucciata, forse, e non ha la minima idea di che cosa ci faccia una tigre con la sua mamma. <Durante il viaggio da sola ti sei comprata una tigre? È molto bella. Significa che non eri davvero sola però. Quella tigre è stata più utile di me e papà?> ferma, ferma, ferma. Sta facendo lo stesso errore che ha commesso con suo padre, si sta lasciando andare alla rabbia. Gli occhi vengono chiusi, forte, la testa dolorante scossa. <Scusa… io non voglio lasciarti, tu resti sempre la mia mamma e ti voglio bene. E’ che sono arrabbiata, anche se sono così felice di vederti!> ammettere cosa si prova è la cosa migliore. <Sono arrabbiata perché sei tornata tardi, perché papà non ha aspettato e ora è tutto in rovina! Non vorrei essere arrabbiata perché ho fatto del male a papà con la mia rabbia e le mie parole, ma dovete lasciarmi sfogare.> potrebbe esplodere se no, potrebbe essere peggio. <Io non odio nessuno. Odio solo me stessa…> mormora infine, tra le lacrime che non hanno smesso di scorrere. È questo che vuol dire affrontare le proprie emozioni? [Chakra: 35/35][Equipaggiamento: guanti ninja - Armi: 6 shuriken – 6 kunai con veleno composto speciale sulle lame – 10 spiedi – 28 fukumibari – 1 manriki-gusari – 5 bombe luce – un set da 4 fumogeni – 5 fuda con tronchi e 5 fuda liberi – 5 tonici coagulanti e 5 speciale – 5 tonici recupero chakra e 3 speciale – 6 veleni composto speciale – 3 veleni inibenti – 2 veleni tossici C – 2 veleni stordenti C]

12:10 Kaori:
 Quell'urlo porta Kaori a pietrificarsi, ad osservare Kouki agghiacciata, terrorizzata, con un unico freddo brivido che le risale la colonna vertebrale fino a raggiungere il cervello che per un istante soltanto va in corto. Kaori si torna con la schiena eretta, ancora inginocchiata ai piedi dell'altra, l'osserva con gli occhi sbarrati e le labbra schiuse, le lacrime a grondare dalle gote mentre la fissa senza sapere cosa fare. Non l'ha mai vista in quello stato, non ha mai sentito un simile urlo uscire dalla sua gola. Non ha mai sentito il vero suono della disperazione. <Ko--uki...> sussurra interdetta, spaventata, con la flebile voce di chi ha timore di rovinare tutto anche solo muovendo un muscolo. Che quell'urlo potesse servire ad esprimere la sua rabbia? La sua frustrazione? La stanchezza? Che non voglia più sentirla parlare e stesse cercando di zittirla? Non lo sa. Non comprende appieno ma in qualche modo sente in quel grido pieno e straziante il peso di un dolore insopportabile sulle spalle. Se ne sente responsabile e sente la lama di quella spada immaginaria farsi ancora più vicina al suo cuore, la sente pesare su di esso graffiandone la superficie, pronta a calare del tutto e trafiggerlo da parte a parte fino a lasciarne solo due metà distrutte ed insanabili. Kaori trema, l'osserva indifesa, vulnerabile, fino a quando la bambina non si rilassa leggermente e torna alla normale compostezza. E' ancora agitata, ovviamente, ma almeno non urla più. La sua voce è tornata normale, quasi misurata mentre le dice di aver compreso cosa sia accaduto. Kaori sente il cuore contrarsi, incassa quelle parole sapendo di meritarle fino all'ultima. Accoglie il dolore di quello che le viene detto senza minimamente lamentarsi, senza cercare giustificazione alcuna per quello che ha fatto ed è successo. <Sapevo che avreste potuto capire. Ma sapevo anche che c'era una buona possibilità che non sarebbe successo. Raido...> quel nome. Quel nome è come una pugnalata ogni volta che viene anche solo pensato, pronunciarlo è una maledizione che le ustiona la lingua ogni volta. <...è convinto che era qualcosa che avremmo dovuto fare assieme. Ero quasi certa che non mi avrebbe lasciata andare da sola. Ma ne avevo bisogno. Non sarei riuscita a scappare se avesse intuito che volessi farlo, non avrei potuto affrontare questo viaggio... Avevo paura di perdere la mia unica possibilità di superare questa prova. Avevo... paura> le spiega e rivela Kaori il motivo per cui non ha avvisato nessuno. Non una dimenticanza, non ha fatto altro che pensare a loro per tutto il tempo! Ma un errore, forse. <Ho sbagliato ad affrontare così questa scelta... me ne rendo conto ora. Ho sbagliato> ansima lei senza fiato, tremante, richiudendo le palpebre per un istante, liberando nuove lacrime. E poi Kouki continua, prosegue e si riferisce ad Asia che, dal canto suo, torna ad osservarla con espressione neutra. Kaori rialza il capo e avverte la voce tagliente della bambina, quasi come le avesse appena rivolto un'accusa. Ahi. <No, niente del genere, Kouki> le dice con voce bassa, un po' più calma, rassegnata all'idea di aver rovinato ogni cosa. <Non l'ho comprata. Lei... è come me> lo pensa davvero, ne è fermamente convinta. <Anche lei ha perso per sempre il suo papà e si stava lasciando morire poco a poco. E' stato grazie a lei che ho capito che anche io mi stavo spegnendo. Avevamo lo stesso sguardo. Anche se sorridevo, anche se vivevo, anche se andavo avanti, sotto sotto avevo i suoi stessi occhi.> Lo sguardo di Kaori non era più stato lo stesso dopo la morte di suo padre. Più duro, più sofferente, lontano e distaccato da ogni cosa come se guardasse il mondo al di là di una vetrata senza mai toccarlo realmente. Adesso quella vetrata è stata distrutta e il suo sguardo, seppur carico di dolore e paura, è assai diverso da quello con cui Kouki l'ha conosciuta. Sembra più limpido, più pulito. <Abbiamo affrontato la stessa prova. Abbiamo dovuto fare i conti con lo stesso dolore. Solo per questo è venuta anche lei... non perchè sia più importante, non perchè potesse darmi qualcosa che voi non mi abbiate dato. Voi siete il motivo per cui ho deciso di vivere ancora Kouki, lo capisci?> le dice con la voce rotta, lo sguardo sincero e implorante. <Quando mio padre è morto il mio mondo è andato in pezzi. Da sola in quella cella ho pensato che avrei anche potuto morire per quel che ormai la mia vita valeva. E' stato solo il pensiero di tuo padre a farmi resistere. E poi quando ti ho conosciuta ho iniziato ad amare anche te e ho sentito che dovevo vivere per voi due. Che dovevo essere abbastanza forte da sopravvivere a qualsiasi cosa così da rimanere con voi> le dice con il fiato corto, un singhiozzo a distorcere la sua voce. Kouki sembra quasi calmarsi per un istante ma poi alla fine cede e libera il suo dolore e la sua frustrazione andando a rivelare tutta la sua rabbia alla ragazza. Kaori incassa, accetta quelle parole, è giusto che lei sia furiosa. Avrebbe accettato anche il suo odio, sarebbe stato giustificato. E non dice nulla, non mostra tentennamenti. <Kouki... tu sei l'unica a non avere nessuna colpa qui. Non hai motivo per odiarti> le dice morbidamente lei, a bassa voce, una volta che la bambina si sia fermata. <E' giusto che tu sia arrabbiata con me. E sarebbe stato giusto se mi avessi odiata. E' giusto se non ti fidi di me. Ho sbagliato> continua lei sentendo ad ogni parola gli occhi bruciare di nuove lacrime. <E farò tutto il possibile per riguadagnare quella fiducia. Se me lo permetterai spenderò il resto della vita per farlo> sincera, convinta, continua quel dire cercando di rassicurare la bambina. Non ha alcuna colpa, non ha fatto nulla se non essere vittima di scelte che le sono state imposte passivamente da lei. <Papà... ha ragione> Kaori tenta di abbozzare un sorriso ma il dolore per quelle parole è così forte che esce fuori solamente una smorfia distorta di dolore e stanchezza. <E' arrabbiato con la mamma e non vuole vederla perchè lei ha sbagliato. Ma... la mamma non se ne andrà dalla tua vita per questo, capito? Possiamo vederci ancora, tutte le volte che vuoi. Saremo una famiglia un po' strana, ma avrai ancora i tuoi genitori. Magari un giorno papà riuscirà a perdonare la mamma...> Non sa Kaori. Non sa di Fumiko, non sa cosa Kouki intenda quando dice che Raido non ha aspettato. Non lo sa e una piccola parte di lei spera davvero che un domani, fra molto tempo, lui sarà ancora in grado di amarla come un tempo. <Cosa vuol dire che hai fatto male a papà? Avete litigato?> le domanda allora un po' preoccupata, cercando di sollevare una mano per poggiarla fra i capelli di lei, se lo avesse voluto. <Non... non essere arrabbiata con lui, Kouki. Non lo merita. E' colpa mia> le dice con l'amara consapevolezza di star dicendo la verità. <E' solo colpa mia se ora le cose sono rovinate, se non vuole più stare con me. Me lo merito> le dice con un amaro sorriso bagnato delle lacrime che ancora cadono dai suoi occhi. Fa male. Fa terribilmente male. La sola idea di averlo perso davvero è lacerante e straziante ma è la verità e deve imparare ad accettarla il prima possibile per poter andare avanti come avrebbe voluto. <Ma tutti e due ti amiamo tantissimo. Io amo ancora tuo padre, non smetterò mai, così come non smetterò mai di amare te. Anche se non sarò sua moglie sarò ancora la tua mamma se lo vorrai... e non farò più questo errore. Non mi allontanerò più senza prima avertelo detto. Te lo prometto> le ripete con voce rotta, spezzata, sentendo le spalle tremare, incurvarsi sotto il peso del dolore. [chakra: on]

12:48 Kouki:
  [Colline] Quell’urlo è liberatorio per un certo senso, ma è stato il risultato di tutto quello che ha accumulato fino ad adesso. L’accumulo fino a scoppiare e quel dolore fisico che le investe la testa, gli occhi e tutto il corpo. È un miscuglio di vari fattori che l’ha portata a dover urlare con tutte le sue forze. Ma ora si calma, cerca di controllarsi, di tenere a bada le proprie emozioni per evitare che succeda quello che è accaduto con suo padre. Osserva Kaori, la guarda finalmente negli occhi, rivede il suo viso ed è lì, davanti a lei… si sente sollevata nel rivederla, si sente così felice. Eppure non può ignorare la rabbia. Ascolta le parole di sua madre, di come abbia avuto paura, di come abbia preso quella decisione e dell’errore che ammette di aver compiuto. Non dice nulla, annuisce lentamente, comprendendo anche quanto suo padre forse si sarebbe intestardito, ma ciò non toglie che l’errore da parte di sua madre c’è stato. Le cose sono state gestite male e sono sfuggite al controllo di ognuno… ma ora? Sua madre sta già soffrendo, sta già pagando con la perdita di Raido. E suo padre allo stesso modo sta pagando il suo unico errore di non aver aspettato e di essersi lasciato andare a qualcun’altra. E la Yakushi? Lei sta pagando per due. Sta pagando per gli errori commessi dai suoi genitori, sta pagando il fatto di non essere riuscita ad essere quel collante che avrebbe dovuto tenerli insieme. L’unica che non sta pagando nulla è l’altra ragazza e ora tutta la sua rabbia può invece riversarsi su quella sconosciuta. Sua madre parla della tigre, lei ascolta, assimila, rimane con lo sguardo fisso sull’animale ora. <Capisco.> comprende, è vero ed è sincera, ma ormai quella parole sembra vuota, sembra aver perso ogni significato. Lei può capire, comprendere tutto, e non può farci niente. Quella bestia era come la sua mamma… il viso viene abbassato sulle proprie cicatrici. Credeva di poter essere lei a meglio comprendere sua madre, a meglio comprendere cosa si prova ad essere prigionieri e soli. Ma non aveva valutato la questione del padre deceduto. Lei non può capire quel particolare fatto, perché non ha perso mai un padre, non può capire quel dolore, ma ora può comprendere benissimo la paura di vederlo morire. <Papà… papà non ha completamente ragione. Se il suo amore fosse stato saldo e vero… avrebbe aspettato… se lo fosse non distruggerebbe tutto per un singolo errore.> non c’è più rabbia nella sua voce, o meglio, la sta controllando molto meglio rispetto a prima, ora si evince solo tristezza e frustrazione nella sua voce. <Gli basta questo… allora se anche io dovessi fare un singolo errore, verrei eliminata dalla sua vita? Non mi perdonerebbe e mi sostituirebbe con un altro figlio come ha sostituito te?> trema ora la ragazzina, quel pensiero la tormenta, le fa paura. Le braccia si muovono e lei si stringe le spalle con le mani, forte, abbracciando se stessa. <Lui… lui mi ha detto che si vede con un’altra ragazza… e io gli ho urlato contro. Non mi sono curata del suo dolore, ho pensato solo alla mia rabbia e lui…> si ferma, deglutisce, le lacrime continuano a scorrere e la sua voce ora è rotta dal pianto. <Lui si è sentito male…! Ha tossito sangue ed è caduto a terra! Io gli ho fatto quello! Sta male ora per colpa mia!> il tono si alza, ora sente nuovamente la rabbia esploderle nel petto. Gli occhi vengono chiusi, forte… si sente così tremendamente fragile. <Ho pensato… che anche io potevo essere normale, che potevo avere una famiglia ed essere felice… e ora lo state distruggendo! Avreste dovuto lasciarmi con Otsuki, avreste dovuto permettergli di farmi tutto quello che voleva! Di ferirmi e torturarmi ed usarmi! Invece mi avete fatto provare dei sentimenti… e ora fanno male, mi scoppiano nella testa…> e dopo quello sfogo tutto svanisce. Viene privata di ogni sentimento e le braccia ricadono lungo i fianchi. Si sta sforzando di gestire il tutto da sola, senza chiamare Mirako, ma è difficile, non ce la fa… è troppo per lei e il suo cuore fa male. <Ho paura… di andare da papà in ospedale… ho paura che sia arrabbiato con me per quello che gli ho detto, per quello che provo… ho paura di ucciderlo.> per questo se ne sta a vagare per le colline, avendo almeno la decenza di nutrire il suo piccolo gatto. Ma lei, non mangia, mangia poco, non dorme. Si stava lasciando andare. <Ho paura che muoia con le mie schifose parole nelle orecchie…> il silenzio ora, non parla e si lascia cullare da quel nulla. È stanca e non sa nemmeno se è riuscita a farsi capire. Avvicinerebbe il proprio passo alla figura di sua madre, lenta, automatica, come una bambola mossa da fili, quindi cercherebbe di appoggiarsi a lei, al suo petto, andrebbe silenziosamente a ricercare un appoggio, un abbraccio, qualcosa che la risollevi, qualcosa che le dia il coraggio di andare da suo padre. Ma vuole anche far comprendere a sua madre che lei non la lascerà per questo errore. Cercherebbe dunque di appoggiare la propria testa sulla spalla dell’altra, cercherebbe di far aderire il proprio corpo tremante al suo e solo in ultimo cercherebbe di stringersi a lei con le proprie mani. <Tu sei la mia mamma… non posso fare a meno di volerti bene.> sussurra verso di lei, la voce ancora rotta dal pianto. E non può nemmeno smettere di volere bene a suo padre. Sentimenti contrastanti che prova per entrambi, e che la stanno facendo impazzire. Vorrebbe solo odiare o solo amare, e invece non può. Una lunga pausa, la sua psiche già fragile si sta sgretolando sempre di più e non tutto è dovuto a una situazione che di norma potrebbe essere considerata normale. C’entra anche quel malore che si porta dentro, quel sangue infetto, ma nulla può farci perché non può saperlo… e allora tutto si riconduce alla sua psiche, alla sua completa incapacità di gestire le emozioni. Vorrebbe sparire, vorrebbe lasciare il campo a chi ne sa di più. <Mirako…> non dice altro, solo un flebile sussurro. [Chakra: 35/35][Equipaggiamento: guanti ninja - Armi: 6 shuriken – 6 kunai con veleno composto speciale sulle lame – 10 spiedi – 28 fukumibari – 1 manriki-gusari – 5 bombe luce – un set da 4 fumogeni – 5 fuda con tronchi e 5 fuda liberi – 5 tonici coagulanti e 5 speciale – 5 tonici recupero chakra e 3 speciale – 6 veleni composto speciale – 3 veleni inibenti – 2 veleni tossici C – 2 veleni stordenti C]

14:17 Kaori:
 E le parole di Kouki aprono una voragine nel cuore di Kaori. Quelle parole arrivano come un pugno ben assestato alla bocca dello stomaco e come un abbraccio caloroso al tempo stesso. Sono le stesse parole che la Hyuga si è ripetuta dall'ultimo incontro con l'Oboro, sono le parole che sperava di sentirsi dire, le stesse parole che continuava a sentire urlare nella sua mente dalla voce della sua ragione. Si sente rassicurata sul fatto di essere stata giudicata troppo duramente e troppo in fretta e al tempo stesso si sente morire al solo pensiero di non essere stata realmente amata da lui. O, forse, non abbastanza. Perchè, dopotutto, se è riuscito ad escluderla dalla sua vita così facilmente cos'altro poteva significare? Quanti anni ci erano voluti perchè superasse il dolore di esser stato lasciato da una donna che poi non era più tornata? Al tempo era un adolescente, un ragazzo, e quando ha amato di nuovo era un uomo. Quanto invece per decidere che Kaori era storia vecchia? Un mese e mezzo, due scarsi. E Kaori era la donna che aveva detto di voler sposare, la donna con la quale aveva voluto adottare una bambina, creare una famiglia. Kaori... cos'era realmente? Il viso della Hyuga s'irrigidisce alle parole di Kouki, vorrebbe ringraziarla semplicemente per quel che sta pensando. Ma non dice nulla e si concentra invece sul dolore che lei prova al solo timore di poter essere abbandonata al semplice commettere un errore. Deve concentrarsi su di lei. Mettere da parte il dolore personale per sanare quello della figlia innocente sebbene non comprenda a pieno cosa voglia dire quando dice che Raido l'ha sostituita. <No. No Kouki, non è così> le dice lei cercando di sorriderle, le lacrime a fermarsi lentamente, una vaga calma a pervaderla nel rendersi conto che la bambina non l'avrebbe cacciata ma che era solamente arrabbiata. Una rabbia diversa da quella mostrata dall'Oboro, più composta. Una rabbia che sarebbe sfumata, un giorno, nel perdono. <L'amore che si prova per un figlio è diverso da quello che si prova per un compagno. L'amore per un figlio non finisce. Mai> le dice Kaori guardandola negli occhi, le mani che tenterebbero di andare a poggiarsi sulle spalle della bambina per darle forza e sostegno. <Potrai sbagliare una, due, tre, mille volte e nonostante tutto non riusciremmo mai a smettere di amarti, a smettere di darti nuove opportunità. Un figlio non può essere sostituito. Ha per sempre un posto nel cuore di una persona che non si potrà mai rimpiazzare.> E' sicura che anche Raido la pensi così. E' sicura che se anche la piccola avesse dovuto commettere uno sbaglio, lui non l'avrebbe mai abbandonata come ha fatto con Kaori. Le fa male pensarci, le fa male sentire di conoscere l'altro ancora così bene, accorgersi di quanto le venga naturale immaginare i suoi sentimenti. Probabilmente non li conosce così bene come crede, probabilmente si sbaglia su molte cose che lo riguardano, ma su quell'argomento... su quell'argomento è sicura. Raido sarebbe morto prima di lasciare il fianco di Kouki. <Papà non lo farebbe mai con te. Devi credermi> le dice cercando di confortarla, di rassicurarla sull'affetto ch'egli prova per lei. Non spetta a lei farlo, non dovrebbe più parlare per lui, ne ha perso il diritto. Eppure non vuole che per colpa sua Kouki si riempia di dubbi sulla fedeltà di suo padre. Eppure sono le successive parole della bambina che distruggono e capovolgono il mondo della Hyuga. Kaori scopre che Raido ha un'altra ragazza. E' questo che intendeva dire quando diceva che l'aveva rimpiazzata. Adesso c'era un'altra. Ecco perchè era andato avanti. Ecco perchè non l'aveva toccata. Ecco perchè non era felice del suo ritorno. Non perchè fosse arrabbiato. Perchè stava complicando tutto. Adesso c'era un'altra. Le mani della Hyuga scivolerebbero via dalle spalle di Kouki andando a finire molli ai fianchi della ragazza. Lo sguardo vuoto, sbarrato, mentre missa Kouki incredula. Un'altra. Raido ha un'altra. Le labbra schiuse, la voce che non ne vuole sapere di uscire. Da quanto tempo andava avanti? Era mancata così poco... E già c'è un'altra. Quanto tempo ha aspettato? Quanto tempo prima di tornare a guardarsi attorno? Due settimane, un mese? Questo è quello che è valsa la loro storia. Questo è quanto lei ha significato per lui. Un mese, forse un mese e mezzo di dolore. Nulla di più. Kaori è devastata. Kaori si sente tradita, si sente furibonda. Nonostante la colpa per il suo errore sente di non meritare un simile trattamento. Sente di star subendo più di quanto fosse giusto aspettarsi. Forse non ha il diritto di pensarlo, forse è puro egoismo, eppure sente di incolpare l'albino per quella scelta. E le ha detto di amarla... solo pochi giorni prima, fra le lacrime. Le ha detto di amarla mentre chissà dove c'era un'altra donna ad attendere il suo ritorno. Una donna che per quanto ne sa potrebbe meditare di diventare la madre di sua figlia. Un violento attacco di nausea sale alla gola della Hyuga mentre il respiro si fa corto e la pelle è gelida. Pallida, mortalmente pallida, mentre poco a poco sente di tornare vigile e presente a se stessa, con le lacrime che son tornate a scorrere senza che se ne rendesse conto. Vuole mettere da parte il dolore per quella rivelazione in favore di ben altri sentimenti: la preoccupazione per la piccola Kouki che si sente responsabile di quanto sta succedendo e, persino, la preoccupazione per le condizioni di Raido. Nonostante la rabbia, nonostante il senso di tradimento, nonostante il dolore, rimane ben viva una preoccupazione profonda per lui. Aveva sempre temuto di sentire quella notizia... Da quando aveva scoperto che la vita di lui era stata diminuita dalla maledizione che ha addosso ha sempre temuto di trovarlo, un giorno, svenuto o consumato da quel potere. Non ha idea se quel malore di cui parla Kouki abbia o meno a che fare con quello, se magari non fosse solo ferito per via di una missione, ma qualunque cosa fosse le toglie il respiro portandola a fissare la bambina con fare preoccupato. <Kouki... è giusto che tu sia arrabbiata. Che ti senti spaventata. Sono sicura che lo sappia anche lui, che lo capisca. E che non sia affatto arrabbiato con te.> le dice cercando di calmarsi, di ricorrere al tono più fermo e calmo che le riesce possibile. <Non credo che sia stata tu a farlo stare male. Sono un medico, ricordi? E in tutta la mia esperienza non ho mai sentito o visto un caso di malore dovuto ad una litigata. Un piccolo capogiro sì, ma tossire sangue? No, mai> Non le sta mentendo, davvero non ha mai sentito una cosa simile, eppure in parte sente di star omettendo la verità. E' possibile che il dolore influisca sulle condizioni fisiche di una persona. E' possibile morire di dolore. Ma non è quello il caso... non può esserlo. Raido è forte, è una roccia e non basta una semplice lite per abbatterlo. Kouki ha il potere di ferirlo più a fondo di chiunque altro, questo è certo, ma lui non sarebbe crollato così, non così in fretta. <Forse era ferito. Sicuramente è stata un'altra cosa, non la vostra discussione.> le dice con voce ora ferma e sicura, decisa, deglutendo e soffocando nel fondo di se stessa la rabbia e il risentimento verso di lui. <Non. E'. Colpa. Tua.> le ripete, lentamente, sillabando quelle parole, lasciando poi che lei continui il suo sfogo. Le sue parole la straziano, la feriscono e la portano a vederla fare qualcosa che aveva desiderato dal momento stesso in cui aveva lasciato Konoha. Kouki si abbandona contro di lei. Si abbandona al suo petto, si affida a lei e Kaori l'abbraccia cingendo la sua schiena con le sue braccia. La stringe forte carezzandole i capelli, chiudendo gli occhi, poggiando il capo contro il suo baciandole dolcemente la chioma corvina. Si bea di quella sensazione lasciando nuovamente libere le lacrime. <Lo so. I sentimenti fanno male. Essere umani fa male. Ma è la cosa più bella che esista> le sussurra all'orecchio con voce sottile, bassa, continuando a carezzarla con dolcezza. <Sono questi a farci sentire vivi. E sono questi che sono capaci di darci la gioia più grande. Dobbiamo solo superare i momenti in cui ci fanno desiderare di morire> Fosse facile. <Ma adesso non sei più sola. Adesso siamo di nuovo tutti qui. Anche se non insieme, ci siamo tutti. Hai ancora il tuo papà e la tua mamma e entrambi ti amano più di ogni altra cosa al mondo. Sei ciò che ci tiene legati a questa terra Kouki. La mamma vive per te> E papà... beh, papà sicuramente anche. Ma, forse, anche per un'altra... Questo però preferisce non dirlo. Sente le parole della bambina e quindi umettandosi le labbra inspira a fondo. <Papà non morirà. Papà è fortissimo, ricordi?> le dice cercando di ricorrere al tono più sicuro e confidente che le riesca, andando ora a cercare il di lei sguardo distaccandola appena da lei con le mani sulle spalle per guardarla. <Lui è forte, Kouki. E finchè tu vivrai lui vivrà perchè ha promesso di guardarti le spalle e di proteggerti. Però se... se hai paura che possa stare così male da lasciarti posso venire con te. Posso visitarlo e cercare di capire cosa ha così potrò aiutarlo e tranquillizzarti, va bene?> le propone sentendo un nuovo doloroso colpo alla bocca dello stomaco. Ha paura di vederlo. Ha paura di come avrebbe potuto reagire al solo rivederla. Ma Kouki ha paura e lei non sa cos'altro fare per rassicurarla. Quando un bambino ha paura del buio il genitore va nella sua stanza con lui per dimostrargli che va tutto bene, no? Quando teme che un mostro possa uscire da sotto al letto per rapirlo, il genitore si china a controllare che il letto non ospiti alcuna insidia. Allo stesso modo Kaori spera che Kouki possa tranquillizzarsi se la sua mamma medico le dirà che il suo papà non sta male a causa sua o delle sue parole. Anche se le farà male farlo, anche se forse lui la odierà ancora di più per averlo raggiunto. Ma per Kouki avrebbe sopportato qualunque cosa. E poi... una parte di lei desidera assicurarsi delle sue condizioni per se stessa. Non ha mai smesso di amarlo, non avrebbe smesso mai ed il solo pensiero di saperlo in pericolo o ferito la ferisce quanto l'idea che fosse felice assieme ad una donna che non è lei. Le parole di Kouki riaccendono per un istante un barlume di speranza nel cuore della Hyuga. Le sue parole sono buone, dolci, gentili, e portano Kaori a guardarla ora commossa. E' felice, sinceramente felice di sentire quelle parole, eppure al tempo stesso non può fare a meno di sentire la colpa gravare ancora più pesante sul suo cuore. <Ed io non posso fare a meno di amarti. Però non voglio che tu mi perdoni. Non ancora> le dice con un sorriso amaro sulle labbra, l'espressione più leggera, stanca, mentre cerca di carezzarle il viso. <Voglio che tu sia arrabbiata con la mamma ancora per un po'. Che te la prenda con lei ogni volta che ti sentirai stanca o frustrata o nervosa per qualcosa. La mamma ha sbagliato a comportarsi così ed è giusto che tu abbia tutto il tempo di cui hai bisogno per stare di nuovo bene. Fino ad allora se sei arrabbiata con me, va bene così> le dice guardandola negli occhi, sorridendole, carezzandole appena il viso con dolcezza. <Però... anche se non ho il diritto di chiederlo... vorrei chiederti di promettermi una cosa> le sussurra con il sorriso che vacilla e lo sguardo che s'appesantisce d'un tratto, un groppo in gola a far tremare la voce che con tanta fatica era riuscita finalmente a rendere forte e sicura. <Promettimi che anche se troverai un'altra mamma non ti dimenticherai di me. Anche se la nuova mamma sarà più brava e non vi farà arrabbiare. Anche se vi renderà più felici. Non... dimenticarti di me. Va bene?> E' una richiesta grande, enorme e forse sotto molti punti di vista sbagliata ed egoista. Ma Kaori può essere forte fino ad un certo punto. Può sopportare di aver perduto l'amore della sua vita. Può sopportare di essere odiata da lui. Può sopportare di essere stata sostituita, di sapere sua figlia arrabbiata con lei. Ma sopportare di essere sostituita come mamma, nel tempo, quello... quello non può neppure immaginarlo. [chakra: on]

14:22 Kaori:
 EDIT (pezzo finale mancante): Fa tutto così male, è tutto così doloroso. Le sembra di essere invecchiata di cent'anni solo nel giro di quella conversazione per quanto si sente stanca. E nonostante tutto, quando la bambina sussurra quel nome, si ritrova a sorprendersi non aspettandosi che nominasse "l'Altra" così di punto in bianco. Aggrotta le sopracciglia, Kaori, fissandola dubbiosa, interrogativa. <Cosa?> le chiede guardandola negli occhi, a bassa voce. <E' successo qualcosa con lei? Sta bene?> S'informa preoccupata, sinceramente, anche per l'altra personalità della bambina.

14:53 Kouki:
  [Colline] La sua paura viene portata alla luce, essere sostituita anche lei come è successo con sua madre. Non potrebbe mai sopportarlo, e non può nemmeno vivere con questa ansia crescente per paura di sbagliare e ritrovarsi sola. Tuttavia le parole di Kaori arrivano come una fresca e rigenerante doccia, come se dell’acqua fosse stata buttata sull’incendio di emozioni che sta gravando nell’animo della giovane. L’amore per un figlio è diverso rispetto a quello di un compagno… è diverso, più forte e non muore mai. Le parole di sua madre sono sicure, vanno dritte al punto e lentamente leniscono quel dolore che sente dentro al proprio cuore. Torna ad osservare la donna, i suoi occhi gialli e colmi di lacrime si tuffano in quelli più limpidi, anche se straziati, dell’altra. È come se tutto quanto intorno a lei stesse riprendendo un corretto scorrere, come se tutto stesse rallentando e intorno a sé riuscisse a vederci nuovamente chiaro. Annuisce, non saprebbe dire altro, e ne segue un momento di assoluto silenzio. Un momento segnato dalla notizia che la ragazzina ha forse dato con troppa leggerezza, senza preoccuparsi dell’effetto che avrebbe potuto dare su sua madre. Raido ha un’altra ragazza, e ora Kaori si ritrova completamente impietrita. Pallida e morta dentro probabilmente, le mani che fino a poco prima aveva poggiato sulle esili spalle della giovane, scivolano via. Si abbandona a quella notizia, mentre il suo cervello cerca di metabolizzare probabilmente. La Yakushi rimane in silenzio, la osserva con crescente preoccupazione… è successo di nuovo? Di nuovo per colpa delle sue parole qualcun altro si sta sentendo male? Ma quando imparerà a gestire anche le parole? <Mamma…?> la chiama, un flebile sussurro nella speranza di scuoterla, nella speranza di vederla muoversi e parlare, nella speranza che anch’ella non cada a peso morto sul terreno. Fortunatamente a differenza di suo padre, sembra riprendersi, si scuote, torna ad osservarla e a parlarle cercando di farle comprendere che lei non ha colpa. Non si può stare male con un litigio, le parole non fanno sputare sangue. È vero, insomma, è un ninja medico anche la giovane, però non sta più ragionando lucidamente da un po’ di giorni. Forse era ferito. È quella frase a darle un briciolo di speranza… dopo tutto erano appena tornati da una missione. <Oh, si. Forse era ferito e io non me ne sono accorta. Forse un colpo ricevuto senza lasciare ferite esterne… eravamo appena tornati da una missione…> ecco che torna a riflettere, a far girare le rotelle del suo cervello, senza aggiungere altro, senza dire, per il momento, che è diventata Chunin dopo quella missione, che ha dimostrato di avere le carte in regola per una promozione. Certo… ora quelle carte non le sta dimostrando, ma non è in missione, no? Si lascia andare a quell’abbraccio, si sente avvolgere dal calore di sua madre. Le sue mani, i suoi baci, le sue carezze. Chiude gli occhi e si lascia coccolare, tornando finalmente in uno stato di quiete, lasciandosi accompagnare dalle parole che la donna va a dirle. È vero, non è sola, ci sono ancora tutti, però non sono più una famiglia. Non adesso almeno, ma forse ci sarà un modo per risolvere la situazione, no? Rassicurazioni su rassicurazioni, ecco quello che al momento sua madre le sta dando. Parole che hanno un certo effetto, che non fanno altro che aumentare la stretta della piccola alle vesti dell’altra, che la spinge a stringersi con forza come se non volesse lasciarla andare via, non un’altra volta. <Non è una cattiva idea… tu sei un ninja medico molto abile, forse riusciresti a capire qualcosa. Magari potresti curarlo. In ospedale qui a Kusa non hanno saputo dire ancora niente…> una piccola, enorme speranza si accende nel cuore della corvina. La speranza che non solo sua madre possa capire cosa stia succedendo al padre, ma anche una piccola speranza di riavvicinamento fra i due. Si distaccherebbe infine da lei solo quel tanto che basta per poterla guarda negli occhi nelle sue parole successive. Le viene chiesto di non perdonarla, anche se ormai la maggior parte dello sfogo lo ha già avuto. Ma a stringerle il cuore, a smuovere ancora una volta un moto di rabbia, è il suo dire successivo… quella promessa che le chiede di fare, quella di non dimenticarsi di lei anche se avrà una nuova mamma. <No.> la voce viene lasciata andare attraverso le labbra, secca e decisa, quasi non la controlla. <Non mi dimenticherò mai di te, tu sarai sempre la mia mamma.> ha faticato tanto per riuscire ad accettare e riconoscere i sentimenti che la legano a lei, come potrebbe mai dimenticarseli? La testa le scoppia, letteralmente, la sente pulsare e picchiare contro il cranio, e gli occhi vengono chiusi, un sospiro emesso. Mirako è lì, è stata chiamata e si è subito precipitata al limitare della voragine che si è creata nella sua psiche. <No, sta bene… è che io… ho bisogno di lei adesso, ho bisogno di dormire… io non so nemmeno…> si blocca, non può nominare ancora l’altra ragazza di suo padre, non può arrecare altro danno a sua madre. Ma davvero… che tipo di persona potrebbe essere quest’altra ragazza? Non sa nemmeno se è stata messa al corrente di tutto, non sa nemmeno se sappia che la Yakushi è psicolabile. Ha avuto la fortuna di trovare due persone che l’abbiano accettata e sostenuta, non potrà mica avere fortuna anche con una terza. Scuote la testa, non vuole pensarci… sua madre è tornata e pian piano tutto andrà meglio, pian piano anche suo padre starà bene, perché è forte, una roccia. Lentamente la mano destra verrebbe portata alla propria testa, alla tempia, sorreggendola. Le fa male, ha bisogno di lasciarsi andare nel buio della propria mente e non sentire più nulla per un bel po’. <Sai… ho un gattino… io ho un gattino e tu una tigre. Mi piacciono i felini…> mugugna appena appena, tenendo gli occhi chiusi, l’espressione dolorante e un lieve sorriso a distenderle le labbra. Tutto andrà a posto, tutto. [Chakra: 35/35][Equipaggiamento: guanti ninja - Armi: 6 shuriken – 6 kunai con veleno composto speciale sulle lame – 10 spiedi – 28 fukumibari – 1 manriki-gusari – 5 bombe luce – un set da 4 fumogeni – 5 fuda con tronchi e 5 fuda liberi – 5 tonici coagulanti e 5 speciale – 5 tonici recupero chakra e 3 speciale – 6 veleni composto speciale – 3 veleni inibenti – 2 veleni tossici C – 2 veleni stordenti C]

15:25 Kaori:
 In qualche modo, lentamente, la situazione sembra trovare un giusto percorso. In qualche modo Kouki sfoga tutta la rabbia, la paura, la frustrazione di quel periodo lasciando fuoriuscire ogni cosa. Spossata, esausta, stanca, fra lacrime, urla e domande, la Yakushi si libera di un enorme peso che le è gravato addosso per fin troppo tempo. Un peso che non avrebbe mai dovuto cadere sulle sue spalle, un peso che Kaori cerca di toglierle portandolo sulle proprie, assieme a molti altri. Per colpa sua la sua bambina ha pianto, ha sofferto ed è stata male. E' qualcosa del quale non riuscirà mai a perdonarsi e per cui neppure l'Oboro riuscirà a farlo. Ma forse la bambina stessa sì. Nella sua bontà, nella sua ingenuità, forse almeno lei riuscirà a perdonarla per quel dolore sofferto in quel periodo. Kaori si è sentita travolta e soverchiata da un sacco di emozioni in quella conversazione. La paura di perdere la sua bambina, la colpa di averla ferita, il dolore di aver perso per sempre la famiglia che aveva scelto per sé ed il lacerante dolore di aver scoperto come Raido abbia sostituito la figura della Hyuga con quella di un'altra donna senza volto. Kaori si sente sazia, piena, come se il suo corpo non potesse sostenere e contenere anche solo un'emozione di più. Eppure in qualche modo, stringendo i denti e sopportando ogni cosa, si ritrova a veder scivolare la conversazione verso toni più calmi. Kouki sembra rilassarsi poco a poco, le parole della konohana riescono a darle il sostegno necessario a sentirsi più calma. Un sorriso mesto e sollevato increspa le labbra di Kaori quando la bambina le dice che i due erano appena tornati da una missione. <E' probabile. A volte succede> dice la ragazza cercando di fornire alla bambina una spiegazione molto più facile da sopportare per il malessere del genitore. Tuttavia la paura che possa trattarsi di qualcosa di molto più oscuro permane e la ragazza vorrebbe solamente poter andare a controllare di persona la situazione. Guardare col suo Byakugan il corpo di Raido e analizzare la situazione di quel maledetto sigillo, assicurarsi che non sia mutato, che non stia in nessun modo aggredendo il suo organismo. Ma non può farlo... non ne ha più il diritto. Sospira mentre abbraccia la sua bambina e memorizza dentro di sé ogni singola sensazione provata in questo momento. Vuole salvare nel suo cuore ogni attimo con lei, adesso che ha scoperto quanto grande sarebbe il terrore di vedersela sfuggire via dalle mani. La stringe e la carezza con tutta la dolcezza di cui è capace. Vuole rassicurarla, vuole proteggerla, vuole assorbire in sé il dolore e le ferite che ha inflitto alla sua piccolina con il suo comportamento. In qualche modo sembra che la sua proposta di visitare Raido rassicuri la Yakushi. Non sa se sarà in grado di capire cosa sia successo. Non sa se ha i mezzi necessari per venire a capo della fonte del suo male, ma per il bene della sua bambina deve provare. Ed anche per lui. <Posso sicuramente provare a dare una mano. Se... se lui vorrà> le dice con un sorriso tirato e stanco guardandola in viso, sistemandole un ciuffo di capelli con un dito, con la dolcezza che solo una mamma ha nei riguardi della sua bambina. <Farei il possibile per aiutarlo> ammette tristemente ad alta voce. Non dovrebbe. Non dovrebbe più pensare in quel modo. Eppure non può certo spegnere i suoi sentimenti così, da un momento all'altro! Lo ama, lo ama ancora e anche se di nascosto, anche se solo da lontano, avrebbe sempre fatto tutto quanto in suo potere per proteggerlo. Sente che quella conversazione sta volgendo al termine, che entrambe hanno svuotato i loro cuori di ogni cosa porgendo il tutto all'altra. Si sono sfogate, si sono scusate e chiarite, si sono abbracciate ed ora non resta che un'enorme stanchezza ed un grande vuoto a pesare sulle loro spalle. Esauste, sconfitte dal dolore. Il lungo pianto ha gonfiato gli occhi della Hyuga rendendo evidenti le brutte occhiaie dovute a quelle notti senza sonno succedute all'incontro con l'Oboro. Dei semicerchi scuri che contrastano col rosso delle iridi di lei, della pelle umida di lacrime ormai esaurite. Kouki non è la sola a sentirsi meglio. Le sue parole portano Kaori a sorridere per la prima volta felice e guidano le sue braccia fino a cingere una nuova volta il corpo della bambina al proprio. La stringe forte, dolcemente, al petto, riversando in quel gesto tutto il suo amore per lei. <Oh... bambina mia> mormora senza fiato come fosse una preghiera. Gli occhi chiusi, una speranza piccola e luminosa ad irradiarsi nel suo petto. La consapevolezza di non aver perso proprio tutto, di avere ancora qualcosa per la quale valga la pena combattere. Kouki sarebbe rimasta la sua bambina... l'avrebbe aiutata a risollevarsi e con lei anche Asia e Ren e sua madre e la gente che ha lasciato al villaggio. Mekura, Sakura, Hitomu. Il pensiero vola persino ad Hiashi, al maestro che ha perduto tempo prima a causa di una differente lite. <Ti voglio bene. Te ne vorrò sempre> le dice guardandola ora negli occhi, prima di distaccarsi appena da lei e sorriderle, più leggera. Più stanca. Esattamente come Kouki che, debolmente, mormora qualcosa con fare confuso. Kaori comprende il senso di spossatezza che deve sentire e, sorridendole, va ad alzarsi in piedi guardandola in viso. <Allora riposa un po'. La strada verso il Villaggio è ancora lunga, puoi riposare mentre andiamo in ospedale da papà.> le propone Kaori con tono carezzevole e dolce guardando verso l'orizzonte, la strada che conduce verso Kusa. <Puoi farti portare da Asia. Potreste fare amicizia e poi quando vorrai potrai presentarmi il tuo gattino> le propone, ancora, con voce bassa, quasi a voler cullare la di lei stanchezza inducendola al riposo. Se Kouki avesse acconsentito, Kaori l'avrebbe aiutata a mettersi in sella su Asia. Una tigre robusta, forte e obbediente. Kaori non avrebbe lasciato il fianco della bambina, si sarebbe assicurata che non cadesse e che non le accadesse alcunché. L'avrebbe condotta fino al Villaggio cercando la strada verso l'ospedale. Una nuova prova sembra pronta ad accoglierla e questa volta l'avrebbe superata per lei, per la sua bambina. [END]

15:51 Kouki:
  [Colline] È stato un duro colpo, è stata una situazione intensa e stancante, dove entrambe hanno pianto e lei ha avuto modo di sfogarsi almeno con lei. Ha avuto modo di sentire il suo accettare l’errore commesso, ha avuto modo di arrabbiarsi con lei e anche con suo padre, e solo ora la situazione sembrerebbe man mano calmarsi. Quella è la scossa che le serviva per ridestarsi da quel suo stato, ha ritrovato parte della sua sicurezza e ora sa che può andare in ospedale dal padre. Ha bisogno di vederlo e quando succederà dovrà trattenere le sue parole, dovrà cercare di non sfogarsi direttamente con lui. In ogni caso non può assolutamente lasciare che lui muoia o si allontani, non succederà. La situazione sembra abbastanza calma da poter aggiungere una qualche informazione in più rispetto a quella sera, qualcosa che vuole condividere con lei, anche se potrebbe sembrare fuori luogo. <L’altra… l’altra sera dopo quella missione, abbiamo deciso che quello sarà il giorno del mio compleanno.> dopo tutto è la sua mamma, deve saperlo, deve essere a conoscenza del fatto che finalmente ha una data di nascita anche se forse non è quella vera. La sua mamma, lì con lei adesso, è il regalo più bello che ella potesse farle anche se in ritardo. Non aggiunge altro per il momento, lasciandosi stringere, abbracciare e lei si gode di quel momento, ogni piccolo istante, ogni carezza e coccola. <Grazie mamma… vorrò esserci anche io quando lo visiterai. Che lui sia… arrabbiato o meno, tu sei comunque un ninja medico molto abile e deve mettere da parte l’orgoglio… per avere il tuo parere.> insomma, spera di essere stata chiara con quella frase, tuttavia tace al momento, stringendosi ancora di più tra le braccia della donna. Quelle parole, quel suo rinnovarle l’affetto che prova le scalda il cuore, così come spera di poter fare lei con quell’abbraccio. Entrambe hanno gli occhi gonfi di lacrime, entrambe si sono sfogate e forse ora si sentono meglio. <Ti voglio bene anche io…> un sentimento così forte che sente solo per lei e suo padre, parole che rivolge solo a loro e a nessun altro, e che non dice mai tanto per dire. Rimane immobile, appoggiata al suo petto, ascoltando il battito dell’altra… quel battito la tranquillizza, anche se non ha idea del motivo. Rimarrebbe quindi in quella posizione fino a quando la madre non la invita ad avviarsi verso l’ospedale. La ragazzina annuisce, poserebbe il suo sguardo sulla tigre… e be, chi non vorrebbe cavalcare una tigre? <Va bene.> accenna un sorriso e si lascerebbe aiutare a salire sulla grotta, andando lentamente ad accarezzare quel pelo. Si, è come accarezzare il suo micio, solo che proprio non si può dire che sia la stessa cosa. Divaricherebbe le gambe per cercare di premere le proprie ginocchia ai fianchi dell’anima, per non cadere e mantenere l’equilibrio, ma senza stringere troppo. Terrebbe la schiena dritta e le mani appoggiate avanti a sé, sulla sua schiena. Così, in questo modo, si avvierebbero verso l’ospedale, per andare a trovare suo padre. <Wow… be, è tutto nero con una macchietta bianca sotto al collo, è ancora piccolo. Mi occupo io di lui.> il sorriso si sforza e alla fine si accentua, anche se gli occhi rimangono sempre un po’ tristi per la situazione generale, stanchi e doloranti. E sarà durante il viaggio, probabilmente, che dirà alla madre di essere diventata Chunin. [Chakra: 35/35][Equipaggiamento: guanti ninja - Armi: 6 shuriken – 6 kunai con veleno composto speciale sulle lame – 10 spiedi – 28 fukumibari – 1 manriki-gusari – 5 bombe luce – un set da 4 fumogeni – 5 fuda con tronchi e 5 fuda liberi – 5 tonici coagulanti e 5 speciale – 5 tonici recupero chakra e 3 speciale – 6 veleni composto speciale – 3 veleni inibenti – 2 veleni tossici C – 2 veleni stordenti C][END]

Kaori torna e si reca alle colline per cercare Kouki. Dopo che entrambe si sono trovate, la Hyuga ha la possibilità di spiegare i motivi della propria assenza, mentre la Yakushi sfoga la sua rabbia, la sua tristezza e la sua paura. Informa la madre del fatto che Raido ha un'altra donna e che al momento l'uomo sta male, ricoverato in ospedale. L'atmosfera di calma, entrambe decidono di recarsi in ospedale dall'Oboro per permettere a Kaori di valutare le sue condizioni e per Kouki lei rimarrà sempre la sua mamma.