{Cosa accadde quella notte}

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Giocata di Clan

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12:43 Haran:
 I passi l'hanno portata, alla fine, a raggiungere la sua meta. Il tempo, inclemente, s'è abbattuto violento su di lei man mano che la distanza verso l'edificio diminuiva. Forse, semplicemente, era desiderio del cielo di piangere con lei dopo l'incontro inaspettato con Kimi. Il cielo s'è oscurato, rabbuiato e nuvole scure si son addensate lente dinnanzi al sole iniziando a lacrimare piano. Boati distanti han riecheggiato per miglia e miglia andando a risuonare gravi nell'aere. Tuoni come ringhi che paiono lamenti disperati di un pianto sommesso. Non se n'è neppure accorta, lei, della pioggia che scrosciante ha preso a riversarsi sulla sua figura, sui suoi vestiti. I capelli neri, corvini, lunghi fino a metà schiena, che si sono incollati sulla pelle cadaverica, sugli abiti zuppi. Non si è accorta quasi della sensazione del kimono che aderisce, fradicio, alla pelle del corpo, che si fa pesante. Il tessuto nero si fa ancor più scuro, la trama floreale rossa diviene color del vino o del sangue rappreso. L'obi attorno alla vita sembra stringere ancor di più ed il grande fiocco sulla schiena pesa, ricolmo d'acqua. Gli stivaletti tengono i piedi al riparo, eppure ogni loro passo è uno sciabordio nelle pozzanghere che rapidamente vanno formandosi per strada. Il coprifronte quasi par soffocarla, legato al collo e bagnato di pioggia, ma non ci fa caso. Sente male, dolore ovunque, l'acqua che si abbatte su di lei non è nulla a confronto della sensazione di cadere in pezzi. L'espressione è vacua, vuota e le iridi bicromatiche sono distanti ed assenti. Rimane ferma dinnanzi la porta della stanza di Kioshi fissando il legno con fare perso. Perchè è venuta fin lì? Che senso ha, ora, continuare a cercare risposte? Serviranno davvero? Ha come la sensazione che avrebbe solo fatto più male. Eppure... eppure i suoi piedi l'hanno condotta lì, l'hanno portata d'istinto verso la meta di quel giorno. La voglia di parlare è sotto i piedi, la voglia di spiegare anche. Ma ha fatto una promessa. E... non vuole rimanere sola. Fissa la porta gocciolando sul pavimento in legno del corridoio, cerca la forza di fare il passo successivo, combattendo con l'istinto di lasciarsi semplicemente cadere lì. Plic. Plic. Plic. Dalle dita, dai capelli, dal viso, dagli abiti, cadono ritmicamente, irregolarmente, gocce candide. Sul viso le lacrime si confondono con la pioggia nascondendo il suo dolore con quello del cielo. Alla fine, dopo lunghi istanti di silenzio e quiete, la destrorsa s'alza pigra dal fianco andando a richiudersi in un pugno poco convinto, molle, al fine di far impattare debolmente le nocche contro il legno.

13:04 Kioshi:
 Tante Lune sono passate dall'ultimo giorno in cui Kioshi ha avuto notizie della ragazza che ha deciso di unirsi alla sua causa. Da quel momento, in cui i due si sono separati, non ha avuto più notizie di Akira e nessun aggiornamento su quello che era il suo piano. Ripensamenti da parte della ragazza? Non crede, a lui sembrava essere sincera lei quando parlavano. Difficoltà nell'incontrare dei testimoni? Può darsi. Tutto potrebbe essere possibile, ma stare immobili a ragionare su quale potrebbe essere la causa sarebbe del tutto inutile. Per questo, il jonin è andato in giro alla ricerca di chiacchere che lo potessero portare ad avere qualche informazione in più su quello che accadde quella notte. Ha camminato per il Villaggio, per il Quartiere Uchiha e ha passato pomeriggi in alcune locande sperando di ascoltare qualche parola che potessero aiutarlo. Nulla, però, è stato ascoltato di utile per il suo obiettivo. Niente di interessante. Tutto tempo sprecato e ora si ritrova con niente in mano, mentre i giorni continuano a trascorrere incessanti. In questa giornata di pioggia, il jonin si trova nella stanza della locanda dove sta soggiornando dal suo ritorno al Villaggio dell'Erba. Compie piccoli passi, avanti e indietro, per la sua stanza, come se fosse preso dal nervoso. Vuole sapere qualcosa, vuole avere novità sul piano che aveva stabilito. Ad un certo punto, si ferma guardando fuori dalla finestra. Le gocce d'acqua battono contro il vetro e scivolano su di esso. Le iridi nere scrutano oltre quel vetro notando il Villaggio sommerso dalla pioggia. Cosa deve fare? Non è riuscito a trovare risposte alle sue domande e la sua mente continua a vagare nell'ignoto. Scuote piano la testa, mentre le dita di entrambe le mani si stringono forte all'interno del palmo. Arrendersi? No. Deve per forza riuscire a capire di più sulla morte di Arima. Per questo, sposterà mari e monti se ce ne sarà il bisogno. Ma, ad un certo punto, qualcuno bussa alla porta della sua stanza e l'attenzione dell'Uchiha viene catturata in un istante. Si avvicina alla porta nascondendosi dietro essa, pronto ad un'eventuale minaccia. Non riceve mai visite in questa locanda e nessuno, a parte una ragazza, sa che abita lì in queste settimane. <Chi è?!> domanda alzando il tono della voce. Serio, duro. Poggia una mano sulla maniglia della porta, pronto ad ogni evenienza. [chk on]

14:09 Haran:
 Fissa la porta senza vederla davvero, la sua mente è distante, lontana anni ed anni luce. Sente il corpo raffreddarsi, farsi man man sempre più gelido per via dell'acqua che lo ricopre e tuttavia è una sorta di fastidio sordo, di sottofondo, di cui non sembra rendersi realmente conto. Avverte la guancia ove Kimi l'ha colpita bruciare ancora, pizzicare, sicuramente dev'essere ancora presente un vago rossore a ricordo di quello schiaffo inaspettato. Tutto sembra esser muto attorno a lei, ogni cosa è priva d'importanza. Si sente senza scopo e senza meta per via di tutte le informazioni cadutele addosso in queste poche ore. Arima avrà davvero ucciso una bambina ancora non nata strappandola dal grembo della madre? Avrà davvero fatto una cosa simile a Katsumi? Kimi sembrava abbastanza sconvolta da lasciarle supporre che non avrebbe potuto mentire in modo tanto sfacciato su una questione così delicata eppure... può davvero accettare che Arima fosse capace di una cosa simile? E perchè Keizo non le ha detto nulla? Il motivo per cui hanno attaccato la magione risulta essere confuso nella mente annebbiata della genin. Due spiegazioni totalmente opposte e diverse che non hanno nulla a che vedere l'una con l'altra. Due ragioni che nel suo cuore si scontrano prepotentemente portandola a chiedersi quale spera sia la verità. I pensieri si contorcono e attorcigliano nella sua mente ottenebrata dalla confusione e dal dolore, dallo shock della conversazione avuta con la Doku, e sfuggono rapidamente al suo controllo. E' come se non appena stringesse la presa attorno ad un pensiero per poterlo seguire, esso sgusciasse via come fumo dalle sue dita lasciandola nuovamente senza appigli. Sospesa in uno stato emotivo pesante, vuoto, che la fa sentire distante e lontana da ogni cosa. E in questa bolla fatta di nulla e niente, la voce di Kioshi giunge ovattata eppure chiara. Arriva superando la porta, la distanza mentale fra Akira ed il mondo, e giunge nella sua mente come un fuoco d'artificio. Akira smuove le labbra ma non esce alcun suono da esse. Un rantolo rauco, l'ultimo spasimo di un pianto spossante. Espira aria calda, stantia, andando poi a deglutire e riprovare. <A...> la voce è debole, un soffio sconnesso, lontano, che pare venire da un altro universo. Richiude le palpebre andando dunque a poggiare la fronte contro la superficie della porta, stancamente, e così la destrorsa. la base del palmo e le dita poggiate sul legno in una forma a coppetta ove il palmo non tocca la porta. Un appoggiarsi pigro, leggero, silenzioso, che la induce dunque a ritentare un'ultima volta quel suo fare. <Akira> pronuncia questa volta con voce un po' più forte, udibile, ma piuttosto bassa e smorta.

14:34 Kioshi:
 L'Uchiha attende la risposta da dietro la porta all'interno della sua stanza. Vi sono attimi di silenzio, in quell'istante lungo quasi un'eternità. Perchè quella risposta non arriva? Perchè qualcuno ci mette così tanto a dargli una risposta? E la domanda è alquanto semplice. Non ci sarebbe difficoltà nel rispondere ad una frase interrogativa così banale. E, invece, no. Un lungo silenzio separa l'Uchiha dal momento in cui avrà la sua risposta. Questi attimi si potrebbero definire simili alla situazione attuale della sua vita. Ha posto delle domande, su Arima, sul perchè di quella notte, e ancora non è riuscito ad avere una risposta. Cosa c'è sotto? Cosa gli stanno nascondendo? Domanda su domande.. La sua testa è un centro interrogativo che non riesce a far uscire neanche una risposta a tutti quei dubbi. La mancina è appoggiata sulla maniglia della porta e il dorso del jonin è disteso lungo la parete in legno della porta di ingresso. Le iridi nere guardano dritto davanti a lui mentre sembra perdere la concentrazione per un attimo. Poi, però, il suo udito si accorge di un altro battito sul legno della porta all'esterno della stanza. Non gli sembra lo stesso suono del precedente, ma uno più debole, più rassegnativo. Ruota il volto verso la sua sinistra con le iridi che fissano la sua mano mancina. Aprire o no? Non sa esattamente cosa fare, in questo momento. Vorrebbe capire chi c'è dietro di lui, a così poca distanza l'uno dall'altro. E, infine, quel nome. Pronunciato così debolmente e faticosamente. La sinistra va a ruotare aprendo la porta verso l'interno della stanza. Gli occhi dell'Uchiha guardano la figura di Akira. Il viso perso, il corpo stanco e zuppo d'acqua, bagnato da testa a piedi. Una smorfia si disegna sul volto del jonin, leggermente preoccupato per le condizioni della kunoichi <Cosa diavolo ti è successo?> non riuscirebbe a dire altro essendo rimasto sorpreso dalla situazione. <Entra dentro..> direbbe alla ragazza cercando di aiutarla ad entrare nella sua stanza. Non si tratta di una stanza grossa, ma è dello spazio sufficiente per tenere dentro un letto, una scrivania e un armadio. Il letto sulla sinistra appoggiato alla parete rispetto alla porta di ingresso, l'armadio in fondo alla stanza sempre sulla sinistra e la scrivania adiacente alla parete destra. Kioshi tenterebbe di accompagnarla fino a farla poggiare comodamente sul letto. Si allontanerebbe, in seguito, per prendere dentro l'armadio degli asciugamani. <Tieni> li porge alla ragazza con l'intento di aiutarla ad asciugarsi. Il volto si fa leggermente più tranquillo di prima cercando ora di ragionare sulla situazione. <Che cosa è successo, Akira?> domanda ora con un tono di voce duro. Vuole sapere il motivo per cui si trova in quelle condizioni. [chk on]

14:52 Haran:
 Stanca. Si sente così stanca. Spossata dalla quantità indefinita di domande che le si accavallano per la mente. Perchè Arima è morto? Qual è il motivo reale fra i due uditi quest'oggi? Perchè Katsumi è sparito? Sorprendentemente non solo dalla sua vita ma anche da quella di Kimi a quanto pare. Cosa gli è successo? Possibile che in realtà gli sia successo qualcosa di male? Che sia stato ferito magari, o peggio? Aveva sempre pensato che fosse con Kimi chissà dove, lontano da lei, eppure adesso, sapendo che neppure lei sa cosa gli sia accaduto, sorge per la prima volta la possibilità che possa essere ferito. In difficoltà. Solo. Il pensiero le stringe le viscere, la fa sentire meschina. La fa sentire egoista. Si è preoccupata solo e soltanto di sé, del suo dolore, del suo essere stata lasciata da tutti. Ma come può sapere cosa sia successo ad ognuna delle persone che l'ha lasciata? Possibile che, davvero, non abbia diritto di essere arrabbiata? Che stia sbagliando? Eppure... eppure si sente così furiosa! Così furiosa da star male, da voler distruggere qualcosa. Si sente ribollire il sangue nelle vene nel non sapere a chi poter donare fiducia, si sente costantemente sul punto di urlare fino a perdere la voce. Ma ne ha diritto? Kimi dice di no. Non ha diritto di soffrire, non ha diritto di sentire la mancanza di gente che ha conosciuto per così poco tempo. Non ha diritto di star male per Katsumi, per Yukio, per Kimi stessa. Non li conosce, non abbastanza, ed il fatto che quel poco che ha potuto vedere le sia bastato a provare qualcosa per ciascuno non conta. Ma non è colpa sua se, semplicemente, non ha avuto il tempo per conoscerli di più. Non gliene hanno dato la possibilità, svanendo come ombre così come sono arrivati. Davvero non ha diritto a soffrire per loro? E cosa le resta, dunque? Sospira silenziosamente, con le palpebre chiuse, la fronte bagnata a premere contro la porta, la frangia corvina, zuppa, che inizia a gocciolare acqua lungo il viso per via di quella pressione contro il legno. Legno che va a muoversi, subito dopo la sua presentazione, portandola a distaccarsi da esso con il viso e con la mano. La destrorsa s'abbandona come morta lungo il relativo fianco, il viso permane dritto, puntato in avanti, verso un Kioshi ch'ora compare dinnanzi ai suoi occhi. Lo guarda, ma non lo vede. Assente. Sente la sua voce, la sua sorpresa, la preoccupazione che sfuma nel tono. Non si muove, però, non si scompone, come se non avesse udito alcunché fino a quando l'altro non la invita ad entrare. Le gambe muovono pochi lenti passi, si alzano stanchi dal terreno per riposarsi su di esso un metro più in là, ritmicamente, aiutata e sostenuta da un basito Uchiha. L'accompagna fino al letto ove lei andrebbe semplicemente a sedersi. Sul bordo, con il kimono a zuppar le lenzuola e le gambe strette, composte, a non sfiorar neppure il terreno per via della sua statura inclemente. Le mani vanno abbandonate sul ventre, l'espressione vacua fissa dinnanzi a sé mentre i secondi scorrono e passano. Kioshi si muove, armeggia nella sua stanza senza che lei capisca. Non bada ai suoi movimenti fino a quando non si avvicina di nuovo porgendole qualcosa. Ruota meccanicamente il capo in sua direzione vedendo gli asciugamani, afferrandoli, ma senza usarli. Li accetta per un puro istinto, ma li lascia a poggiar sulle cosce, come se non sapesse cosa farci. Totalmente spenta, vuota, con la mente che girovaga altrove cercando ancora di trovar un punto saldo al quale appoggiarsi. La domanda giunge dura, forte, scuotendola appena da quel senso di torpore nel quale è caduta la sua coscienza. Avverte il suo nome pronunciato dall'altrui voce e si ritrova a schiudere le labbra con la voce sottile a filtrare da esse. <Sono andata ai Quartieri Uchiha, oggi> chiosa con tono neutro, piatto, fermandosi un istante con le iridi bicromatiche fisse sulla parete che ospita la scrivania. <Ho chiesto a Keizo cos'è successo quella notte.> continua, poco dopo, andando solo allora ad aggrottare le sopracciglia, ad assottigliare lo sguardo, le iridi, come se cercasse di trovare qualcosa che sfugge al suo sguardo. <Ma non capisco...> Dove sia la verità. Perchè. Come si sia arrivati a tutto questo. Non capisce. Non ce la fa. Le dita giocherellano spontaneamente col tessuto spugnoso e morbido dell'asciugamano che ha fra le mani, lo sguardo rimane fisso dinnanzi a sé ed un tuono rimbomba distante andando a far tremare lievemente i vetri delle finestre. L'incipit perfetto per una lunga, lunga storia.

15:18 Kioshi:
 La ragazza entra nella stanza del jonin accompagnata proprio da quest'ultimo. Viene aiutata a sedersi sopra il letto e riceve gli asciugamani di cui non fa uso, per ora. Le iridi nere dell'Uchiha fissano quelle dell'altra. E, anche se i loro occhi si incrocerebbero, il jonin vedrebbe il vuoto dentro quelli di lei. Cosa le è successo? Può essere che sia caduta vittima di qualche tecnica? Il jonin non lo sa. Non sa proprio cosa pensare. Il corpo dell'Uchiha ruota di 180 gradi e si rivolge verso la parete opposta della stanza. Compie alcuni passi con gli stivali neri che rumoreggiano sulle assi di legno. Il jonin afferra la sedia sulla quale è poggiato il suo kimono bianco abituato ad indossare. Infatti, essendo nella sua stanza, il ragazzo indossa solo la maglia a maniche strette e lunghe di color nero e il pantalone nero che cade dentro il lungo stivaletto portato ai piedi. Pone la sedia, dunque, davanti alla ragazza e decide di poggiarsi sulla superficie in legno in fronte a lei. Inizia ad ascoltare le sue parole. Lo sguardo di lei è perso nel vuoto sulla parete oltre l'Uchiha. Il suo tono è freddo, distaccato dalla realtà in cui stanno vivendo, come se si trovasse in un'altra dimensione. Una situazione complicata che neanche il jonin saprebbe come affrontare. Però, quando lei spiega che ha parlato con un certo Keizo di cosa successe quella notte, le preoccupazioni per lei vengono messe da parte e i battiti del cuore iniziano ad accelerare. Un fuoco divampa dentro di lui e lo brucia interiormente. Sta per conoscere la storia che aspetta da troppo tempo e, involontariamente, mette in un angolo la ragazza pensando a lei solamente come unico mezzo per conoscere la verità. È ad un piccolo passo dall'avere le risposte alle sue domande e non vuole perdere questa occasione. <Non capisci cosa?> chiede usando un tono ancora più serio. Le iridi nere guardano la ragazza dritti negli occhi di lei. <Cosa è successo allora?> un'altra domanda porta alla kunoichi. Vuole sapere tutto, ogni dettaglio che le è stato rivelato. Deve sapere, ora. [chk on]

15:40 Haran:
 E' come se fra lei ed il mondo, al momento, si trovasse una parete fatta di finissimo vetro. Una parete oltre la quale può vedere ogni cosa senza però toccarla, senza però raggiungerla. Un mondo che può sfiorare con lo sguardo senza tuttavia poterlo realmente vivere sulla pelle, distante, lontana, messa da parte oltre quel vetro trasparente e privo di colori. In questo momento si sente così. Comoda ed unica residente di una bara di puro cristallo. Osserva, ascolta eppur non vive. Vede Kioshi muoversi, lo vede prendere la sedia, avvicinarsi, sedersi dinnanzi a lei. Lo vede distintamente sebbene le sia difficile riconoscere nei suoi tratti, in questo momento, qualcosa più che un volto noto. Sente la sua voce raggiungerla, chiedere, e quando quell'ultima domanda si fa impaziente il viso di Akira ruota lentamente. Quasi fosse una bambola meccanica o la più realistica marionetta, va a volgere il viso in direzione di quello dell'Uchiha puntando le iridi vacue in quelle altrui. Poco a poco, lentamente, inizia a tornar presente a se stessa. Un processo lento, complesso, che inizia col mettere bene a fuoco i tratti di lui. <Keizo...> la parola esce dalle sue labbra rauca, solitaria, bassa, portando la clone a deglutire silenziosamente prima di riprendere. <...ha detto che quella notte lui, Kimi e Katsumi hanno attaccato la Magione. Ha detto che Arima ha continuato i suoi esperimenti sugli Uchiha creando nuovi cloni nonostante i laboratori avessero dovuto essere stati chiusi. Che per questo doveva essere fermato> Una spiegazione che non riesce a comprendere, che odia con tutta se stessa. Che le fa provare rabbia. Lei... lei può godere della luce del sole, grazie ad Arima. Lei può pensare, può gioire, può soffrire grazie ad Arima. Lei possiede una vita, un corpo, dei sentimenti. Emozioni che logorano e bruciano e consumano fino a lasciare niente di lei, esattamente come succede a qualsiasi altro umano. Come si può condannare una simile cosa? Come può, proprio un clone, decidere di fermare qualcosa del genere? <Ha detto che sbagliavo a considerarlo un padre perchè mi ha trattato come un animale. Che non avrebbe permesso altri esperimenti per dei cloni...> Si ferma, deglutisce, andando a stringere fra le dita l'asciugamano bianco che ha poggiato sulle cosce umide, bagnate della pioggia presa all'esterno, della gonna del kimono che si incolla alla pelle delineandone alla vista le forme, accentuandole. <Ma... Kimi ha raccontato tutta un'altra storia> aggiunge, poco dopo, stringendo quindi le labbra, irrigidendosi appena, un brivido di freddo a risalirle la colonna. E non sa se questo dipenda dal suo esser totalmente fradicia o se invece dipenda dal ricordo di quella conversazione che così tanto ha scombussolato e disorientato i suoi sensi.

16:04 Kioshi:
 Due figure sono presenti in quella stanza, ora. Akira, totalmente sprofondata nel suo abisso e visibilmente distrutta da ciò che ha sentito. E Kioshi, totalmente accecato dalla possibilità di sapere tutto quello che successe quella lontana notte in cui il suo amico perse la vita. Si trova ad un passo dalla verità, mentre lei si trova ad un centimetro dall'oblio. L'Uchiha rimane immobile su quella sedia. Il busto leggermento inclinato in avanti, i capelli che cadono lungo entrambi i lati del suo viso e la coda che segue i lineamenti della sua colonna vertebrale. I suoi occhi si socchiudono in uno sguardo più serio. La ragazza inizia a spiegare quel che Keizo le ha detto e l'Uchiha ascolta, interessato, il discorso. Ad ogni parola raccontata dalla kunoichi, l'incredulità del jonin aumenta a vista d'occhio. La tiene per se stesso, però. Non la dimostra in nessun maniera. Quel che riesce a mostrare sul suo viso è solamente la rabbia per quelle parole che hanno poco senso. Arima, la persona che ha messo al mondo tutti loro e li ha aiutati nell'essere pronti per affrontare la loro vita, ucciso per delle assurde colpe. E poi, chi è questa Kimi? Non la conosce. <Lo hanno ucciso per averli messi al mondo..> sussurra con un filo di voce, quasi a non credere a ciò che gli sta dicendo la kunoichi. Davvero esistono certe menti nel Clan Uchiha? L'unica colpa che può avere Arima è di essere stato troppo buono a dare loro la possibilità di vivere. Persone come queste, dovrebbero essere grate di essere in vita. E, invece, si sono permesse pure di porre fine alla vita di Arima. <Keizo..> ripete il nome di questo. Lo ripete altre volte nella sua mente, come a volerlo incidere nella sua memoria. Se ne ricorderà, sicuramente. La storia, però, sembra non essere terminata. Akira spiega come questa Kimi abbia raccontato tutta un'altra storia. Ma chi è lei? Un'Uchiha? Non ne ha mai sentito parlare, purtroppo. <Kimi.. Chi è?> domanda con un tono sempre più basso e freddo. Il volto dell'Uchiha è scuro, sempre più. Quel che non capisce, però, è la ragazza. Non ha detto nulla in risposta alle parole che Keizo le ha detto e, per questo, il jonin teme che lei ci creda. Aspetterà il finale del discorso di lei per capire quale sia il pensiero di Akira. Se crederà a tutte queste storie, le loro strade si potrebbero dividere anche oggi stesso. Non può vivere accanto a delle persone che reputano Arima un animale. Con quale coraggio? [chk on]

16:31 Haran:
 Kioshi ascolta ogni cosa in silenzio. Non dice una parola, non commenta, lascia semplicemente che Akira parli e racconti, senza fermarla. La ragazza trova difficile l'idea di spiccicar parola; si sente soverchiata da tutte quelle informazioni e la cosa è quanto di più estenuante esista. Vorrebbe avere tempo e modo di raccogliere tutto e trovare un senso a quelle parole, a quelle rivelazioni, avere modo di stendersi semplicemente a terra, su un letto, su un prato, ad osservare il soffitto od il cielo per perdersi in esso e lasciare che semplicemente i pensieri vaghino alla ricerca di una unica strada. Le riesce difficile parlare, raccontare tutto, quando in testa le si sta scatenando l'inferno, tuttavia forse esternare a voce alta tutto quello che le è stato riferito è il modo migliore per trovare nuovo ordine, nuova chiarezza. Quando si ferma Kioshi va mormorando poche parole. Osserva, analizza, commenta quanto ha udito senza però sbilanciarsi in nessun modo. Non dà veri pareri, non esprime sentimenti. Non a parole, almeno. Ma il tono è incredulo, lo sguardo ricolmo di rabbia. E' intuibile il suo stato d'animo persino agli occhi di un'Akira così assente, così sconvolta. Continua ad osservarlo, a tenere le iridi bicromatiche fisse in quelle dell'altro, scure e nere come l'Abisso, per poi avvertire come una stilettata dolorosa all'altezza del petto, del cuore. Il nome di Kimi giunge a lei come una colata di lava incandescente che le toglie il respiro. Già nominarlo le ha causato dolore, è risultato estremamente complesso e difficile. Sentirlo pronunciare dall'Uchiha è ora ancor più doloroso. Sente il cuore contrarsi per un istante mentre, umettandosi le labbra, va smuovendo nuovamente le rosee per tentare di rispondere alla di lui curiosità. <E'... la ragazza di Katsumi. E' la figlia di Yukio> rivela lei deglutendo. <L'ho incontrata mentre venivo qui. Non la vedevo dal Torneo dei Villaggi che si è tenuto a Konoha> spiega Akira rivelando da quanto tempo non avesse di lei notizie, fissando Kioshi con espressione distante. <Abbiamo parlato di Arima e...> A quel punto la voce trema, il fiato si spezza e lei non sa come continuare. Un qualcosa crepa quella sua inespressività andando a far baluginare una luce nello sguardo. Un'emozione, una lontana traccia di un'emozione brilla distante, da qualche parte, dentro di lei. Le labbra rimangono schiuse, il cuore accelera e le ciglia battono rapide una, due, tre volte prima che ritrovi la forza di parlare. <Ha detto che lui l'ha rapita. L'ha torturata e si è preso la bambina che aveva in grembo.> La voce è incerta, tremante, mentre un nuovo brivido le risale la schiena. <Dice che l'ha abbandonata per strada senza reni e senza sua figlia.. e di Katsumi. Che temeva che il suo sangue potesse sporcare il nostro e che per questo sua figlia doveva morire.> Solo ora abbassa lo sguardo portando le iridi a fissare gli asciugamani che stringe fra le dita con fare sconvolto. <Arima... non farebbe una cosa simile. Vero?> la domanda esce bassa, rotta dalle sue labbra. <Keizo e Kimi mi hanno raccontato storie diametralmente opposte, completamente diverse e non so quale mi faccia più schifo> Le labbra tremano, la voce traballa e una nuova lacrima scivola. <Non posso credere che l'abbiano ucciso perchè ci ha donato la vita. E non posso credere che possa aver fatto questo a Katsumi... è una cosa...> ...orribile. Si ferma, incapace di proseguire, ritrovandosi solo ora ad alzare lentamente il capo per portare le iridi a specchiarsi in quelle dell'altro. <Dov'è la verità...Kioshi?>

17:05 Kioshi:
 Lo sguardo ricolmo di rabbia, esattamente. Gli occhi dell'Uchiha sarebbero vuoti di emozioni positive. Nessuna luce risplende in essi, nessun segno di perdono. Non ascoltando quelle parole, quelle storie che potrebbe definire ridicole. Di cosa stanno parlando? Davvero Keizo ha avuto il coraggio di raccontare una storia del genere? Forse, il clone non si rende conto di ciò che ha commesso. Forse, è stato tutto un gioco per lui. La testa, oltre ad averla, bisogna farla ragionare. Bisogna saper vivere per restare al mondo e non farsi trascinare in storie più grandi di se stessi. Keizo ha sbagliato.. E ne pagherà le conseguenze. Quali saranno? L'Uchiha non lo sa ancora.. Non sa nemmeno quale strada vendicativa vuole seguire. Se uccidesse tutti quelli che erano coinvolti quella sera, Arima sarebbe contento? Il jonin non crede proprio. Quale strada prendere allora? Cosa meritano questi individui. Cosa merita Keizo? Altre domande di cui vuole trovare le risposte, da solo o con l'aiuto di qualcuno. La kunoichi davanti a lui riprende a raccontare quel che le è stato detto. Akira spiega chi è Kimi e gli occhi dell'Uchiha si sorprendono nuovamente. Una smorfia si disegna sul suo volto e le labbra si separano tra loro per permettere alla voce del ragazzo di uscire <Cosa c'entra lei con il nostro Clan? Cosa..?> la rabbia aumenta in lui. Il fatto che qualcuno non del Clan si sia intromessa nei suoi affari, lo fa imbestialire. Fidanzamenti, matrimoni o parentele. Non gliene frega un bel niente. Si trattava di vita e di morte e questa kunoichi si è messa in mezzo a questioni del Clan Uchiha. In seguito, ascolta le parole di Akira riguardanti la storia raccontata da Kimi e ciò che Arima avrebbe fatto a lei. Una storia dura, non c'è dubbio. Qualcosa di perfido, anche solo da raccontare. Ma è la verità? Arima compiva ogni azioni per un motivo ben preciso. Ogni clone nasceva per uno scopo, non per voglia personale di generare altri Uchiha. Ogni strada presa aveva un perchè. <La verità? Solo una persona la sa..> ed è Arima stesso. <Se solo ci fosse una possibilità di parlare con lui, anche solo per un attimo.. Tutto sarebbe più chiaro> un miracolo, forse. <Se esistesse una tecnica per farlo tornare in vita, darei qualsiasi cosa in cambio..> è arrabbiato, con tutti. Con il mondo, con il Clan e soprattutto con le persone che si sono intromesse. Le dita della mano destra continuano a premere duramente contro il palmo della mano. Stringe forte il pugno battendolo contro la sua stessa coscia destra con foga. La ragazza davanti al jonin è distrutta. Non sa dove stia la verità e l'Uchiha non può aiutarla. <Le parole di Keizo sono di qualcuno che non era realmente a conoscenza della gravità dei fatti che stava compiendo..> questo è il suo pensiero per il clone Uchiha. <Mentre per quanto riguarda Kimi, non so darti una risposta certa. Arima non agiva mai per caso e se avesse commesso davvero un gesto simile, per quanto sia orribile, lo avrebbe fatto solamente per il bene del nostro Clan> non può fare altro che difendere la posizione del suo defunto amico. Non sa esattamente come siano andate le cose, ma potrebbe anche aver avuto ragione nell'uccidere quella bambina. Che effetto avrebbe potuto avere quel sangue sul gene Uchiha? <Spiegami una cosa, però. Prima hai detto che temeva che il sangue di quella ragazza potesse sporcare il nostro.. Perchè? Ha un sangue particolare?> domanda il jonin alla kunoichi davanti a lui. Per avere le risposte che vogliono, devono avere un quadro chiaro davanti a loro e ogni dettaglio deve venire a conoscenza. [chk on]

17:30 Haran:
 Un altro tuono, un lampo. La stanza cala nel buio per un momento e poi, d'improvviso, s'illumina di bianco nel giro di un rapidissimo istante. Un bianco abbacinante, abbagliante che si ritrae così com'è venuto facendo ripiombare la stanza alla solita illuminazione di poco prima. Akira sente il cuore martellarle in petto mentre non sa più cosa dovrebbe credere. Dove risiede la verità fra quelle due versioni udite? E' stato ucciso perchè generava cloni o perchè ha ucciso la figlia ancora non nata di una coppia troppo pericolosa? Ed è mentre si pone questa domanda che una nuova possibilità s'insinua fra i pensieri di Akira cogliendola alla sprovvista, sorprendendola. E se fossero entrambe vere? Se Keizo avesse partecipato a quell'attacco per fermare le clonazioni mentre Katsumi e Kimi avevano semplicemente tutt'altro motivo per voler fermare Arima? Se si fosse trattato solamente di una coincidenza d'obiettivi quella che ha portato quei tre ad attaccare la Magione quella notte? Il solo pensiero le chiude la gola, fa salire una nausea violenta mentre la voce di Kioshi risuona per la stanza. Già... Solo Arima sa cosa ha fatto e perchè. Solo Arima avrebbe potuto spiegare cosa l'ha spinto nelle sue azioni. Che si trattasse di sapere perchè continuasse a generare cloni o che si trattasse di capire perchè doveva togliere di mezzo la figlia di Kimi e Katsumi. Ma nessuno ha pensato di chiederglielo. Nessuno ha semplicemente pensato di fermarlo. No. Hanno dovuto ucciderlo senza neppure donargli il beneficio del dubbio. Kioshi continua a parlare, dare pareri, fare osservazioni e la ragazza si ritrova ad udirlo come un suono al quale aggrapparsi per non cadere troppo a fondo. Spera quasi che lui possa donarle risposte convincenti a quelle domande che le ronzano per la mente, ma anche lui, come lei, non ha idea di cosa sia realmente accaduto negli ultimi mesi di vita di Arima Uchiha. La domanda che le pone alla fine la porta, però, a fissarlo con una briciola di confusione. <Io... non lo so> dice confusa, timidamente, non avendo idea di quali siano gli effettivi poteri di Kimi, se sia detentrice di una innata oppure no. Tuttavia cerca di rimembrare la loro conversazione, di trovare frammenti importanti della loro conversazione, ritrovandosi alla fine a stringersi appena nelle spalle. <Ha detto che Arima non voleva che il nostro sangue venisse sporcato da quello di una Doku. Non so cosa significhi, però... credo sia il suo cognome> spiega innocentemente, lei, non avendo avuto mai modo di sentir parlare delle Salamandre prima d'ora. Qualcosa che per lei era stato di poco conto e che solo adesso, forse, ritrova importanza. Si sente stanca, stremata da quelle rivelazioni, da quelle informazioni. Il solo pensiero che Arima possa essere coinvolto in qualcosa del genere la fa rabbrividire dal profondo. <Katsumi potrebbe essere l'unico a sapere qualcosa. Lui ha parlato con Arima prima che morisse a quanto ha detto Keizo... ma non sa cosa possano essersi detti, non era con loro durante lo scontro> soffia alla fine lei, debolmente, chiudendo le palpebre, passando la mancina sul viso, sulla fronte, coperta dai ciuffi corvini incollati al suo viso. <Ma è sparito... nessuno sa dove sia. Neppure Kimi l'ha più visto...> continua, stanca, sospirando, la voce ridotta ad un soffio scostato dal vento fino all'udito dell'Uchiha. <Cosa succederebbe se... se davvero ha ucciso quella bambina?> rialza lo sguardo, lascia ricadere la mano dal viso al grembo, portando le iridi a specchiarsi in quelle buie di lui. L'osserva in volto, negli occhi, sperando che l'altro abbia le idee più chiare delle proprie. Si sente persa, si sente stravolta e non riesce a ragionare lucidamente. E' tutto troppo travolgente per lei che fino a questo momento non ha mai dovuto fare i conti con realtà così crude e terribili. <Non so più cosa pensare. A chi credere. Cosa fare.> ammette con un filo di voce sentendo una nuova lacrima scivolare dall'iride sinistra, quella rossa, bruciante, calda. <Mi sento persa in mezzo a troppe domande e mi sento mancare il respiro. Le uniche persone a conoscenza della verità sembrano essere entrambe perdute e rimanere nel dubbio di quello che è successo mi mette i brividi...> .. <Cosa credi, tu, Kioshi?> domanda, alla fine, con voce morbida, sottile, sillabando lentamente ogni parola quasi come fosse troppo stanca per riuscire a parlare più rapidamente o più forte di così.

18:14 Kioshi:
 Un lampo illumina la stanza, ma non riesce a distogliere dal buio le anima dei due Uchiha presenti lì dentro. Il jonin non sa cosa pensare, effettivamente. Quel che è stato detto da parte di Kimi ad Akira potrebbe anche essere vero. Negli ultimi tempi, l'Uchiha non era sempre vicino all'amico. Aveva le sue cose da fare e passare del tempo insieme non era semplice come durante la loro infanzia. Le parole di quella donna, però, potrebbero essere anche solamente un modo per gettare fango sulla vita di Arima. In entrambi i casi, però, sicuramente il giovane Uchiha non reputerà il suo caro amico come un criminale. Se avesse ucciso quella creatura, avrà avuto i suoi buoni motivi. La ragazza cerca di spiegare quel che sa, con la voce un po' confusa. Non sa bene se Kimi potesse avere qualche sangue particolare, ma dice solamente che Arima non voleva che il gene Uchiha fosse sporcato da quello di una Doku. <Il Clan Doku, una casata del Villaggio del Suono..> cerca di mettere chiarezza, quando può, nella mente della kunoichi. L'unico che potrebbe sapere qualcosa è Katsumi, ma di certo il jonin non può andare da lui direttamente. Si esporrebbe troppo e rischierebbe di compromettere i suoi piani. Ma anche se volesse parlarne con Katsumi, sembra che quest'ultimo sia sparito dalla circolazione e non si faccia vedere da tempo. Non si sa che fine abbia fatto e nessuno sembra avere notizie di lui. La domanda della ragazzina giunge diretta al jonin che piega di pochi millimetri il capo verso sinistra. Le sopracciglia si corrugano e l'espressione dell'Uchiha si fa più seria <Cosa vorresti dire, Akira?> le domanda, quasi retoricamente. <Di certo, non lo giudicherò come un criminale> mette subito in chiaro le cose il jonin. Tutti possono commettere errori e come non sanno se quelle parole siano vere, non sono a conoscenza del motivo per cui Arima ha commesso quell'azione. Se fosse stato fatto a fin di bene? Loro non possono saperlo. <Non sappiamo niente di questa storia e, anche se fosse vero, non sarà di certo un episodio a farmi cambiare idea su una persona che conosco sin da quando eravamo piccoli. Gli errori vengono commessi da tutti, ma nonostante questo.. Sappiamo le motivazioni che hanno spinto Arima a fare ciò? No> glissa subito senza lasciare rispondere la kunoichi. <Quindi non possiamo accusarlo di nulla. È un gesto estremo, orribile.. Ma sono sicuro che, se lo avesse fatto, lo avrebbe fatto per salvaguardare il bene del nostro Clan. Per lui era il primo pensiero ogni giorno.. Il nostro bene. Se quella bambina fosse stata una minaccia per il Clan, avrebbe dovuto perdere la vita..> un po' duro come ragionamento e può darsi che la ragazza non sia d'accordo con il suo ragionamento. Ma lui è nato con un obiettivo ben preciso: far rinascere un Clan puro. <Per quanto sia difficile uccidere una creatura così piccola, il nostro Clan ha perso troppo in troppe occasioni..> abbassa leggermente lo sguardo. Sa benissimo che se Arima avesse fatto un gesto del genere, lo avrebbe fatto a malincuore e avrebbe dovuto attingere a tutto il suo coraggio. Ascolta il resto della parole della ragazza cercando di trovare le parole giuste per provare ad aiutarla. <Io credo..> questa è una bella domanda. Deve trovare le risposte dentro la sua testa per poterle dare quel che vuole. <Credo che continuando così non andremo da nessuna parte. Abbiamo troppe domande, tanti dubbi e pochissime risposte> afferma sincero il jonin. Continuando su questa strada, finiranno per perdersi tra di loro nelle domande che si porgono. <Devo trovare un modo, a qualsiasi costo, di parlare con lui. Dovrà per forza esistere una tecnica del Clan, un'illusione che possa permettere di mettermi in contatto con lui.. Qualsiasi cosa> esclama alzandosi in piedi con vigore causando la caduta della sedia sul pavimento. La rabbia aumenta in lui e non riesce a trattenerla. [chk on]

18:47 Haran:
 Il lungo discorso di Kioshi circa la natura di Arima porta Akira a schiudere le labbra fissandolo ora un po' più espressiva. Quelle iridi vuote e vacue vanno pian piano ritornando al presente, illuminandosi lentamente di una luce distante. Il dolore per le dure parole sentite da Kimi viene in parte messo da parte grazie a Kioshi. Lui non le ha mai negato il diritto di provare il suo dolore, lui la ascolta, la accompagna, l'aiuta. Le sta rimanendo a fianco sebbene sia solo per far chiarezza su una vicenda per lui importante. Anche se non è per il semplice desiderio di rimanere con lei e di sostenerla le va bene comunque. Sente la sua voce, le sue parole ed il modo in cui par quasi impedirle di dire qualsiasi cosa. Ma, alla fine, quando l'altro abbassa lo sguardo e la sua voce sfuma, Akira si ritrova a smuover le rosee tenendo le iridi ancor fisse sulla di lui figura, sul volto ora chinato come perduto in sue silenziose riflessioni. <Non intendevo dire questo...> inizia col mormorare lei prendendo una piccola pausa. <Intendo dire che se davvero ha fatto una cosa del genere non possiamo certo biasimarli per aver voluto vendicarsi.> spiega lei guardandolo, pacata, con la voce morbida e sottile. <Per quanto potrebbe aver agito spinto da ragioni magari positive, se davvero quello che ci ha detto Kimi è vero, avrebbe ucciso una bambina strappandola dal grembo di sua madre dopo averla torturata. Come potremmo dire ai loro genitori che era giusto così?> La sua voce si fa man mano più stanca, quasi un sospiro gettato fuori con spossatezza mentre andrebbe a scivolare dal letto per portare i piedi a toccare il suolo, le gambe a ritrovar sostegno ed il busto a ergersi in tutta la sua modesta statura. In piedi, in equilibrio, debole ma desiderosa di non lasciarsi cadere. Non più, non ora. Parlare le ha fatto bene, l'ha aiutata a gettar fuori tutti quei pensieri confusi mettendoli in ordine in uno schema leggermente più chiaro. Circondato di domande, dubbi, quesiti irrisolti, ma ben più ordinati della confusione mentale con la quale era arrivata. Muoverebbe pochi passi fino a fermarsi dinnanzi la finestra accanto all'armadio, praticamente frontale alla porta d'ingresso. Darebbe a Kioshi le spalle guardando la pioggia che scende fuori dai vetri, cadendo su Kusa. Sente le membra gelide, l'acqua penetrare fino alle ossa, mentre solo ora andrebbe a portare l'asciugamano bianco finora tenuto in grembo, sulla testa. Tenterebbe di strofinarlo sui capelli per asciugarli, per liberarli di gran parte dell'acqua raccolta, si alleggerirli e forse un po' scompigliarli. Andrebbe a strofinare forte attorno al capo e a racchiudere poi la parte finale degli stessi attorno ai lembi bianchi della salvietta, all'altezza dell'addome, strofinando con nuova forza. <Se anche fosse vero non lo odierei. Ma non pretenderei che loro non lo odino> aggiunge, alla fine, ruotando ora il corpo in direzione della stanza, di Kioshi, guardandolo adesso con una espressione più umana, più viva, semplicemente malinconica. Il suo aspetto è quasi tenero mentre i capelli inumiditi le incorniciano il volto in miriadi di ciocche disordinate. L'asciugamano ha reso la sua chioma spettinata, vaporosa, disordinata, con mille fili d'ombra che s'arrampicano qua e là sulla pelle umida del suo volto delicato. Osserva il jonin, le sue iridi e nota quella leggera titubanza che lo porta a pronunciare quell'ultimo dire. Concorda su quanto egli dice e, quando lo vede alzarsi dalla sedia rovesciandola in terra per l'impeto di quel gesto, ecco che si ritroverebbe a muovere pochi passi in sua direzione. Andrebbe a cercare di raggiungerlo, di bruciare la distanza fra loro per guardarlo meglio negli occhi, dal basso della sua statura, scorgendo in quelle iridi scure la rabbia e l'impotenza del momento. <Puoi sfogarti, con me> Quelle parole fluiscono sottili, vellutate, dalle di lei labbra mentre le iridi bicromatiche si soffermano sui tratti del volto dell'Uchiha. <Se vuoi urlare o piangere o rompere qualcosa. Puoi farlo.> continua lei vedendo nei suoi gesti una rabbia inespressa, malcelata, che si riversa solamente di tanto in tanto in parte delle sue azioni. Rendendo le sue frasi un po' più dure, facendo cadere una sedia con malagrazia. Comprende quel suo stato emotivo, ne comprende l'origine sebbene forse non possa capirne la potenza. <Non lo saprà nessuno.> Come nessuno avrebbe mai saputo di quel loro primo incontro, del pianto del ragazzo soverchiato dall'emozione d'aver perduto un amico. Un maestro. Come nessuno avrebbe mai saputo, d'altronde, di quei loro incontri alla ricerca della verità, di ciò che è stato e che sarebbe potuto essere. <Non riusciremo a capire cosa fare se non sarai lucido... perciò...> si ferma, si umetta le labbra, guardandolo in viso, smuovendo le rosee. <...Io ci sono. Se vuoi.> E con questo, semplicemente, tace, stringendo appena le labbra, abbassando ora lo sguardo, lasciando modo al jonin di decidere cosa fare. E' lui la guida di quell'operazione. E' lui che sa cosa sia bene e cosa sia male, cosa sia giusto e cosa sia sbagliato. E' lui a gestire le loro mosse mentre lei è lo strumento attraverso il quale possono ottenere quei piccoli frammenti di verità. Uno scandire di ruoli sottinteso e spontaneo nato nel tempo durante le loro conversazioni.

19:26 Kioshi:
 Il jonin ascolta la ragazza che cerca di spiegare ciò che prima intendeva. Non voleva offendere la memoria di Arima, ma solamente chiarire che non potrebbe biasimare Kimi e Katsumi se avessero voluto vendicarsi per aver ucciso la loro bambini. L'Uchiha tace, non muove un singolo muscolo. Rimane fermo ad udire il discorso della kunoichi cercando di trattenere la rabbia il più possibile. Se fosse uscito di mente, andrebbe dai due che hanno parlato con Akira e tenterebbe di ucciderli. Ma avrebbe senso? Non crede proprio. La Doku ha dalla sua una possibile motivazione valida, mentre Keizo è quello che non ha alibi per ciò che ha commesso. Le sue stupidi scuse verranno messe a dura prova se lo incontrerà. Akira, infine, dice che non odierebbe Arima, ma capirebbe il sentimento d'odio da parte dei due genitori privati del loro figlio. <Ti comprendo..> ma non farà lo stesso. Finchè non avrà un valido motivo per la sua morte, non potrà arrendersi così. La genin si alza dal letto portandosi a dare le spalle al jonin vicino alla finestra. Quando l'Uchiha si sfoga, però, la ragazza si avvicina velocemente a lui e le distanze tra i due corpi si assotigliano. Il jonin è in preda alla rabbia. Vorrebbe distruggere tutto ciò che incontra davanti a lui. Ma le sue iridi nere si posano su quelle bicromatiche altrui. Sente quelle parole e lascia che entrino dentro di lui. Le accoglie e gli donano un attimo di tranquillità. È la seconda volta che Akira tenta di aiutarlo. La seconda volta che le sue parole provano ad essere d'aiuto per lui. Gli occhi del jonin rimangono seri, fissi su di lei. Non sembrerebbe guardandolo in volto, ma è rimasto sorpreso da quel gesto istintivo. C'era un'unica persona che lo aiutava sempre quando ne aveva bisogno ed è quella persona di cui stanno tentando di scoprirne i motivi della morte. Ma lei ora è lì, per la seconda volta. Akira cerca di venire in contro a lui aiutandolo ad uscire da quel dolore e da quella rabbia così profonda. E lui, invece? Quando lei è entrata in quello stato emotivo così difficile, il jonin ha pensato solamente ai suoi affari e non ha cercato nemmeno di aiutarla. Sente qualcosa partire da dentro di lui, un sentimento di colpa. Scuote la testa chiudendo per un attimo gli occhi e aprirli pochi secondi dopo. <Grazie..> le labbra si aprono leggermente e questa è l'unica cosa che riesce a dire alla kunoichi. Non sa perchè lei stia facendo tutto questo, non riesce a comprenderne bene i motivi. <E perdonami per prima.. Avrei dovuto fare quello che tu stai facendo con me, ma..> la voce si blocca per un attimo. <Sono stato accecato dalla possibilità di conoscere la verità..> è sincero, almeno. E Akira ha perfettamente ragione. Se lui non sarà lucido in questo momento, non riusciranno ad andare avanti e capire cosa fare. Il jonin si calma, dunque. Prende un grosso respiro buttando fuori, successivamente, tutta l'aria. E si mette subito alla ricerca di un modo per poter proseguire nelle loro indagini. <Dobbiamo trovare una tecnica che sia in grado di riportare in vita i morti. Non so se esista, non so se una mente umana possa inventare qualcosa del genere.. Ma è la nostra unica via..> parlare con Arima sarebbe il modo per capire tutto di questa situazione. <Conosci il Villaggio? Ci sono posti in cui poter cercare?> domanda ora ad Akira chiedendo il suo aiuto. [chk on]

19:49 Haran:
 Un denso silenzio cala fra loro quando la voce di Akira smette di fluire. I due si guardano, s'osservano e, semplicemente, attendono. La pioggia continua a scendere fuori, battendo sulle finestre, mentre qualche altro tuono borbotta distante. Il vento soffia, ulula e il vociare lontano del Villaggio arriva attutito fino a loro. Ma son tutti suoni di sottofondo, tutti rumori confusi e distanti che fanno semplicemente da sfondo a quel momento. Non parlano, non si muovono, rimangono semplicemente immobili l'uno dinnanzi all'altro per una manciata di secondi fino a quando Kioshi non va a smuovere, nuovamente, le rosee. Ringrazia la kunoichi, l'osserva e quando va a pronunciare quelle frasi riscontra negli occhi della ragazza una sorta di muta comprensione. Akira si limita a scuotere appena il capo, a smuovere quella chioma disordinata ed umida, come a voler fermare le sue parole. <Non importa> replica semplicemente senza scomporsi, senza sorridere senza piangere. Il pianto, la rabbia, la tristezza, tutto ha lasciato semplicemente spazio ad un grande vuoto che ora la porta ad agire sospinta da una stanca arrendevolezza. Come quella sensazione di pesantezza che succede un lungo e doloroso pianto, quando non si desidera altro che rimaner stesi ad osservare il nulla, ad attendere il tepore del sonno, dell'oblio. <Non sarei riuscita a dir nulla comunque. Va bene così> cerca di tranquillizzarlo per quelle scuse che non ritiene necessarie. Se solo lui le avesse offerto di sfogarsi probabilmente si sarebbe ritrovata in difficoltà; non avrebbe saputo dirgli cosa l'ha ferita fino a questo punto, non avrebbe avuto la forza o la faccia di dirgli che a ferirla più di ogni altra cosa, era stato il divieto da parte di Kimi di professare il suo dolore per l'abbandono di Katsumi. Come avrebbe potuto lamentarsi, proprio con lui, per il fatto che sente la mancanza dell'assassino del suo migliore amico? Non può.Semplicemente non ce l'avrebbe fatta e per questo sente che è meglio sia andata così. In qualche modo anche solo il parlare con lui, l'essere ascoltata da qualcuno l'ha fatta sentire importante, l'ha fatta sentire meglio. Almeno in questo, almeno in questa situazione, si è rivelata utile. Kioshi respira dunque a fondo, riacquista la calma e va poi a riprendere il discorso con rinnovata decisione. Akira l'ascolta ed inclina appena il capo verso la spalla sinistra. <Sarebbe possibile una cosa simile?> domanda confusa, sorpresa, leggermente inquietata da quella possibilità. L'idea di poter parlare con un morto un po' la spaventa e preoccupa. <Non faremmo prima a cercare di capire la verità da Katsumi? Sicuramente sarà più rintracciabile di Arima... no?> azzarda poi, quasi spaventata dalla reazione che potrebbe mostrare l'altro, fissandolo da sotto le ciglia folte, con le labbra a schiudersi incerte, timorose di una sua eventuale reazione. <Ad ogni modo.. uhm.. forse la biblioteca avrà qualcosa! Quando si cerca qualcosa in genere si va a controllare sui libri, no?> tenta, quindi, nel pieno della sua innocente semplicità, non avendo assolutamente idea di dover altro potrebbe andare a cercare qualcosa in proposito di un simile argomento.

20:13 Kioshi:
 Il silenzio cala tra i due Uchiha fino a quando non è Kioshi ad aprire bocca per parlare con Akira. Lei, però, scuote la testa. Le iridi nere e scure del jonin guardano il capo della ragazza muoversi e i suoi capelli scombinarsi con quel movimento. Perchè non importa? Per lui sì, invece. Non le ha mai dato niente in cambio. Non le ha promesso un bel niente e, però, lei è sempre lì che prova ad aiutarlo. Akira cerca di capirlo, di comprenderlo, di alleviare il suo dolore. Per quale motivo? Perchè Akira fa tutto ciò? <Invece importa. A me, sì..> vuole farle capire che, nonostante non abbiano un gran legame alle spalle, lui sta apprezzando i suoi modi di fare. È sincero quando la ringrazia perchè, a parte Arima, nessuno si è mai interessato di come si sentisse dentro. E lei continua a farlo, invece. Per questo si è scusato. Perchè lui era abituato a rispondere alle attenzioni di Arima aiutandolo in cambio. Per quale motivo non riesce a fare lo stesso con Akira? Perchè non la aiuta quando la vede in difficoltà? Domanda su domande, così tante che stuferebbero. Gli occhi si fanno meno seri, ora <Sei una persona. E una persona, quando compie gesti d'aiuto verso altri, deve essere ringraziata. E tu non sei da meno..> dunque, accetti i suoi ringraziamenti e le sue scuse per ciò che è successo poco fa. Il discorso si sposta sul nuovo piano in mente che ha avuto l'Uchiha. Nel frattempo, fuori continua a piovere e la pioggia sbatte contro la vetrata della finestra nella stanza. <Non lo so, sinceramente..> non sa se è possibile solo inventare una tecnica del genere. Lei domanda se non sia più semplice chiedere la verità a Katsumi. Lo sguardo ritorna serio, ora, e le iridi nere si fissano sulla ragazza. <Se tu vuoi, domanda a lui. Io sono sicuro che non riceverei tutte le risposte che voglio da quella persona. Per questo, voglio cercare una tecnica del genere..> cerca di chiarire le sue idee ad Akira. <Penso possa esistere solo una persona in grado di chiarire ogni mio dubbio e darmi una risposta per ogni mia domanda. Ed è Arima> per questo, vuole tentare di riportarlo in vita. Gli basterà parlare con lui e, dopo di che, lascerà in pace la sua anima. <La biblioteca?> ripete a se stesso il jonin. <Penso sia il posto ideale per cercare qualcosa del genere> afferma convinto l'Uchiha guardando nuovamente la kunoichi. <Ti andrebbe di cercare te delle informazioni nella biblioteca del Villaggio?> per la prima volta, non le da un ordine. Cerca di metterla al suo stesso livello, visto l'aiuto che gli sta offrendo. <Io andrò a cercare qualcosa nel Villaggio del Suono. Potrei trovare qualcosa di interessante..> meglio cercare in due posti differenti dove le storie e i libri sono totalmente diversi. [chk on]

20:37 Haran:
 Non sa neppure lei perchè si ostini a cercare di aiutare l'altro ogni volta che lo vede in difficoltà. Non sa cosa la spinga ad agire in questo modo, cosa la spinga ad offrirgli sostegno. Non si conoscono da molto tempo e l'un dell'altro sanno ben poche cose. Non hanno molto in comune se non una persona per la quale condividono il dolore della perdita. Non possono dire di avere un vero e proprio legame, ma di essere semplici conoscenti. Non pensa, Akira, che possa definirlo in qualche modo amico o familiare: si sta sforzando per non ritenerlo una persona più cara di quanto non lo sia. Si sta sforzando per mettere una sorta di distanza fra loro così da non rimanere ferita una volta che l'altro se ne fosse andato a progetto concluso. Sa che se solo non si sforzasse di pensare a lui come solo un compagno di missione, finirebbe con il considerarlo ben più importante e speciale per lei, come accaduto con tutte le persone conosciute fino a quel momento. Finirebbe col ricercare sempre più la sua presenza nella sua vita, iniziando a considerarlo una parte di essa e questo avrebbe comportato nuova e insopportabile sofferenza al momento della conclusione del loro periodo di collaborazione. Non può permettersi l'ennesima delusione, l'ennesima ferita. E per questo cerca di imporre distanza fra loro, dentro di sé, ritrovandosi tuttavia costantemente calamitata verso di lui. Non appena finita la discussione con Kimi si è ritrovata in viaggio verso la sua stanza nonostante l'attimo si sofferenza e perdizione. Non appena lui s'è mostrato sconvolto i suoi passi l'hanno guidata al suo fianco. Non appena ha mostrato sofferenza la sua voce ha offerto appoggio. Razionalmente non sa cosa l'abbia portata a farlo. Inconsciamente potrebbe esser stata spinta da semplice bontà d'animo, da una innata predisposizione ad offrire conforto a chi soffre, o forse ad un incontrollabile desiderio di donare a qualcuno la gentilezza di cui è capace. Chissà ove risiede la verità? Ma non ci fa caso, non cerca una risposta, non si pone queste domande. Lascia che sia l'istinto a guidarla in questo frangente porgendogli una virtuale mano cui potersi aggrappare. E le parole di lui la sconvolgono nel profondo, con la forza di un tornado. A lui importa. Se sta bene, se sta bene. A lui importa. Se lei nota o meno il suo dolore o la sua rabbia, a lui interessa. Vede Akira ed i suoi gesti e questo è qualcosa di infinitamente prezioso per lei. E' come se fosse il primo a dirle una cosa del genere. Il primo a dirle chiaramente che di ciò che pensa gli importa. E questo le fa contrarre il cuore, le fa sanguinare il petto. Schiude le labbra osservandolo stordita, non sapendo cosa dire, come dovrebbe reagire a queste sue spontanee parole. Le rosee si ritrovano a distendersi spontaneamente verso l'esterno, un sorriso va a mostrarsi sul suo volto, tenero, genuino, mentre un paio di morbide fossette farebbero la loro comparsa ai loro lati. Un gesto istintivo, meccanico, che le esce naturale dal cuore nel sentire quella sua spiegazione. Un sorriso puro, innocente, che quasi par stonare sul volto di un Uchiha. <Allora devo ringraziarti anche io> replica lei semplicemente, stringendosi nelle spalle, guardandolo ora in viso con meno distacco. <Scusami se non l'ho fatto prima> serena, ingenua, spontanea, mentre dentro di sé realizza di averlo dovuto ringraziare da principio per averla accolta nella sua camera, per averla fatta sedere sul suo letto così zuppa e inadeguata. Per averle dato modo di asciugarsi, per averle offerto ascolto sebbene fosse più il sentire il resoconto d'una missione che l'udire lo sfogo d'un compagno. Per averle dato un briciolo d'importanza, quella di cui chiunque ha bisogno per andare avanti. Le basta poco, le basta questo per trovare un po' di forza, un po' di luce in quella fitta notte nella quale sembrava essersi persa. E dunque le parole scorrono, il tempo passa e Kioshi le dice che preferirebbe parlare con Arima piuttosto che con Katsumi, che solo lui può dargli le risposte di cui ha bisogno per trovare pace. Akira si morde il labbro inferiore comprendendo i sentimenti altrui, almeno in parte e sospira leggermente con fare rassegnato. <Glielo chiederei... se solo sapessi dov'è finito> replica un po' scoraggiata espirando una boccata d'aria, passandosi la mancina fra i capelli scompigliati, udendo dunque il successivo dire del clone. Ha avuto una buona idea, quindi? Ha fatto bene a consigliargli la biblioteca? Le fa piacere sapere di essergli potuta tornare utile, di aver detto qualcosa di sensato, e quando l'altro le pone quella richiesta Akira si ritrova ad osservarlo sbattendo le ciglia rapidamente, un paio di volte, colpita. Non un ordine, questa volta, bensì una richiesta. <Sì... va bene!> annuisce lei con un mezzo sorriso sulle labbra, guardando il ragazzo negli occhi, diretta, senza abbassare lo sguardo. <Cercherò tutto quello che posso sulla rinascita e relativi studi o jutsu> spiega lei ciò che sarebbe stato al centro delle sue ricerche, ritrovandosi quindi a sentire quell'ultima frase. Se ne sarebbe andato. Sarebbe andato ad Oto per continuare le ricerche, avrebbe lasciato Kusa. E lei. Come aveva preventivato. Ma non dovrebbe essere un addio, avrebbe dovuto far ritorno per raccogliere i dati in loro possesso e quindi proseguire. Sarebbe stata solo una breve pausa prima di rivederlo. Avrebbe sfruttato l'occasione per ristabilire la distanza fra loro che aveva quasi rischiato di far cadere per un attimo di sciocca debolezza, di inopportuna speranza. <Mhn. Mi sembra una buona idea...> annuisce allora lei, un po' meno convinta e vigorosa di prima, come se un soffio della sua determinazione fosse stato appena strappato via.

13:10 Kioshi:
 Le anime dei due Uchiha si placano e si rasserenano una con l'altra. Entrambi vivono un periodo della proprio vita complicato. Uno per dei motivi e l'altra per la scomparsa delle persone che le avevano promesso di starle vicino. Il jonin, invece, non le ha promesso nulla. Non le ha giurato amore eterno, non le ha promesso un'amicizia infinita e non le ha detto che rimarrà al suo fianco per sempre. Perchè? Il motivo è semplice e verrebbe ritrovato nel carattere di Kioshi, astio nel circondarsi di tanti amici. Negli anni precedenti, aveva come punto di riferimento Arima mentre ora vaga come un'anima perduta alla ricerca di qualcosa. È fatto così, purtroppo. Però la ragazza dai capelli neri sta dimostrando a lui di interessarsi più volte alla sua persona. A come sta, cosa prova, ai suoi sfoghi. Beh, di certo tutto questo non passa inosservato dalle iridi nere come la pece. Quelle parole, dette alla ragazza, dunque arrivano direttamente dalla parte più profonda dell'anima dell'Uchiha. Quel pezzo che aveva lasciato cadere nell'abisso a causa della morte del suo caro amico d'infanzia. Lo sguardo rimane posato sulla figura minuta della kunoichi e riesce a notare in lei un sorriso. Atipico penserebbe il jonin. Non l'aveva mai visto sorridere così. Forse, questo siginifica che in qualche modo l'Uchiha sta aiutando la genin ad uscire dai suoi problemi, a far sparire quel dolore che provava fino al loro ultimo incontro. Kioshi ascolta le parole della ragazza che vanno a ringraziarlo e l'Uchiha china la testa in avanti accettando le parole della ragazzina. Sorriso? E no, sarebbe chiedere un po' troppo. Le labbra rimangono curve verso il basso e il taglio degli occhi resta sempre molto serio. Non si potrebbe vedere, ma sarebbe felice di quel che sta succedendo. Per la prima volta dopo la perdita di Arima, sta aiutando qualcuno e si sente preso in considerazione allo stesso tempo. I discorsi ritornano sul piano da seguire per cercare di fare passi avanti nelle ricerche e Akira spiega come non sappia dove sia finito Katsumi. <Finchè non uscirà allo scoperto, sarebbe inutile cercarlo..> da un consiglio alla ragazza. Se Katsumi non si sta facendo vedere, è perchè non vuole essere visto. Non crede che possa essergli successo qualcosa di serio. La kunoichi accetta la richiesta del jonin e andrà a controllare nella biblioteca, quasi felice di poter aiutare l'Uchiha. Ma quando sente che il jonin abbandonerà il Villaggio per potersi recare a Otogakure alla ricerca di informazioni, la sua espressione, come il suo tono di voce, cambiano leggermente. <Tornerò..> dice il jonin guardando dritto nelle iridi bicromatiche la ragazza davanti a lui. Se pensava di rimanere sola nuovamente, questa volta le parole dell'Uchiha potrebbero aiutarla a farle capire che si sta sbagliando. Ha bisogno di lei per seguire il suo piano e Akira ha bisogno di lui, per non restare sola. Finchè non ci sarà qualcuno al suo fianco, cercherà di starle accanto per non farla sentire in solitudine. <Starò via il tempo necessario per trovare quel che mi serve..> una mezza promessa, in poche parole, anche se il jonin non la vede in questo modo. Se le doveva un favore visto il suo aiuto nei momenti di diffcoltà, questo è il modo in cui si sta sdebitando con la ragazza. Non la lascerà da sola un'altra volta. [chk on]

14:33 Haran:
 Non se la prende, Akira, quando quei semplici ringraziamenti cadono nel vuoto. Sa che lui li ha sentiti, sa che li ha accettati, ed anche se non trova nulla da dire o non ha alcun tipo di espressione da mostrare, tanto le basta per sentirsi meglio. Non le serve che lui la gratifichi o le prometta qualcosa, non è questo che cerca dalla gente. E' quello che ha ricevuto nel tempo dagli altri spontaneamente rimanendo poi ferita quando si sono dimostrati incapaci di mantenere le loro promesse. Ma Kioshi è diverso: lui non le ha mai garantito di rimanerle accanto, non le ha mai detto che è importante per lui o che sarebbe stato sempre lì per lei per farla sentire protetta o speciale. Al massimo le ha rivelato di fidarsi di lei ma nulla più di questo. Lui, semplicemente, compare quando sente di farlo e quando lo fa le dà modo di sentirsi in qualche modo utile. Kioshi non le ha mentito finora e questo la risolleva interiormente. Non può permettersi di continuare a credere che questo rapporto sarebbe continuato a lungo, non vuole illudersi, ma finché può perchè non prendersi ciò che le viene offerto? Ascolto, comprensione, aiuto? Così lascia a sua volta cadere il discorso limitandosi a proseguire in quella conversazione annuendo mestamente all'osservazione del clone. Sì. Probabilmente nessuno sarebbe stato in grado di trovarlo fino a quando lui non avesse deciso di voler essere trovato. Oltretutto lei non lo conosce abbastanza da poter ipotizzare dove possa essere e pertanto non ha neppure il più minimo indizio su dove poter iniziare le sue ricerche. La Magione Uchiha è l'unico luogo che sa appartenergli ma lì non si vede ormai da molto, molto tempo, per cui non le pare essere un buon luogo da cui partire. Si limita dunque a sospirare in risposta a quell'osservazione, lasciando schioccare la lingua molle sul palato. <Sì, hai ragione. Ma terrò le orecchie aperte in caso dovessero vederlo o dovessi sentire di qualcuno che l'ha visto> afferma lei, annuendo, ritrovandosi poi a prendere una improvvisa decisione. Un pensiero sul quale s'era soffermata già da tempo e che ora decide di accettare, semplicemente. <Tornerò a vivere ai Quartieri. Alla magione. Sarà più semplice tenere d'occhio la situazione, sentire voci girare> lo informa quindi stringendo le dita con forza attorno all'asciugamano ormai umido stretto nel palmo. Non ha più motivi, ormai, per rimanere in attesa di Hitachi in casa sua. E' passato molto tempo da quando si sono visti l'ultima volta, mesi senza una singola notizia da parte sua. Non ha più ragione di attendere oltre il suo ritorno in quell'abitazione che sempre meno, ormai, appare come una casa per il suo animo. E assieme a questa decisione si fa strada una nuova consapevolezza. Le dispiace pensare che un giorno Kioshi se ne andrà per non tornare. Si è sforzata fin da subito di non affezionarsi a lui, di non lasciarsi andare alla speranza di poter aver trovato un compagno, un amico, ma alla fine ha comunque finito col trovare in lui una presenza rassicurante. Ha finito istintivamente col donargli muta fiducia man mano che l'ha visto mostrarsi e rivelarsi a lei, affidarle qualcosa di importante come la verità sulla morte del suo carissimo amico. Non sa se è stato uno sbaglio farlo, se dovrebbe impedirsi di fare affidamento su di lui, ma sapere che sarebbe partito la rattrista nel profondo, improvvisamente. Tutto questo deve in qualche modo esser comparso sul suo viso perchè, poco dopo, il ragazzo la guarda negli occhi dicendole che sarebbe tornato. Quasi una rassicurazione in risposta a quei pensieri di lei che non hanno trovato voce. Akira ne rimane colpita, sorpresa. Ha risposto spontaneamente ad un pensiero che lei non ha espresso. Ha compreso semplicemente guardandola e questo la porta a sentirsi... capita. Accolta. Qualcosa che non sentiva sulla pelle da molto tempo. Qualcosa che fa tanto bene da far male. Akira ascolta la sua voce, le sue parole e finisce con l'annuire piano ad esse non sapendo bene cosa dirgli, ora. Dovrebbe dirgli che spera torni presto? Che le sarebbe mancato? Che l'avrebbe atteso? Sembra tutto così sbagliato da dire, così superfluo. Lo fissa ancora negli occhi mentre nella stanza cade il silenzio e solamente il suono della pioggia che batte contro i vetri strazia quella quiete ormai densa. Un tuono rimbomba distante, un lampo crepa la monocromia del cielo ed i secondi si succedono rapidi mentre nella mente dell'Uchiha non sorge nessuna adeguata risposta alle sue parole. Alla fine sceglie semplicemente di non replicare, di non dire nulla, come lui ha fatto in precedenza all'accettar i suoi ringraziamenti. Non sa cos'altro dire, cos'altro possa esser rimasto da dirsi, ora. Gli ha raccontato tutto ciò che ha scoperto e lui le ha predisposto dinnanzi gli occhi un nuovo piano. Hanno un obiettivo da raggiungere, un nuovo passo da compiere e a loro non resta altro che dividersi nuovamente per realizzare i loro scopi. Così, rigirandosi l'asciugamano per le mani, distogliendo da lui lo sguardo, si ritrova Akira a far scorrere rapida la lingua fra le labbra, inumidendole, schiarendosi la voce con fare timido. <Allora... vado> chiosa alla fine trattenendo il labbro inferiore verso l'interno della bocca, ripiegandolo verso i denti. <Domani inizierò le ricerche in biblioteca. Prenderò appunti per non dimenticare nulla quando tornerai> aggiunge rialzando lo sguardo e posandolo in quello dell'Uchiha. Annuisce appena col capo, semplicemente, schiudendo nuovamente le rosee. <Grazie... per questi> continua porgendogli ora gli asciugamani umidi, l'espressione leggermente imbarazzata. <E scusa per il letto. L'ho bagnato tutto> aggiunge volgendo il capo verso di esso, notando la chiazza scura d'acqua che s'è allargata nel punto ove s'era andata a sedere. Una rapida occhiata a farla sentire leggermente in colpa prima di tornare a fissare lui in silenzio, in difficoltà. <Fai... un buon viaggio, allora. E buona fortuna con le ricerche> azzarderebbe quindi un sorriso in sua direzione, piccolo, timido, cortese, per poi tentare di superarlo con pochi semplici passi e raggiungere quindi la porta. Se l'altro non l'avesse fermata o non gliel'avesse impedito, avrebbe dunque preso congedo, aprendo l'anta e percorrendo dunque il corridoio fino a raggiungere l'uscita della locanda. [Se END]

15:20 Kioshi:
 È vero. Kioshi non ha detto neanche una parola in risposta ai ringraziamenti da parte di Akira, poco fa. Un solo cenno con il capo. Un singolo movimento accompagnato dal nulla. Per quale motivo? Lui è fatto così, purtroppo. Per sciogliere una lastra di ghiaccio, non basta una vampata di fuoco che dura un paio di secondi. Ci vuole un lento processo che trasformi l'acqua da solida in liquida e, solo successivamente, si potrebbe notare la vera natura di quella sostanza. Per ora, il jonin è chiuso in un blocco di ghiaccio e, per quanto Akira si possa sforzare, al momento solo poche gocce d'acqua iniziano a cadere da quella lastra. Ci vorrà del tempo, dunque. E prima o poi, l'Uchiha riuscirà a mostrare un po' di più i suoi sentimenti. O potrebbe non accadere mai. Non sempre la forza del fuoco riesce a sciogliere la durezza del ghiaccio. Il jonin, però, in cuor suo sa quanto la ragazza davanti ai suoi occhi tenebrosi stia riuscendo a fargli riprovare certe sensazioni. Quelle emozioni, quei sentimenti che aveva perso da un po' di tempo. Proprio dalla perdita di Arima.. Ecco, quest'ultimo potrebbe essere il crocevia per il futuro del jonin. Fino a quando ci sarà di mezzo lui e non avrà le risposte che cerca, sarà difficile che possa pensare a qualcuno al suo fianco. Un amico, un legame.. Preferisce accantonare quelle sensazioni quando provano ad uscire fuori da dentro la sua anima e le caccia nuovamente nel profondo, in modo da aver sempre fisso il suo obiettivo principale. È gia doloroso il ricordo della sua perdita. Provare nuovi sentimenti che possano ferirlo e che potrebbero mettere a rischio il suo piano, è un rischio che non vuole correre. L'Uchiha ascolta le parole della kunoichi che gli rivelano dove tornerà lei a vivere. <È una buona idea..> aggiunge il jonin con voce bassa, udibile dalla ragazza però. Le iridi nere fissano la figura della genin. I suoi movimenti, le sue espressioni. Tutto di lei. Conosce bene le sue paure, rivelate durante i precedenti incontri. Ha sofferto per solitudine, abbandonata da chi le aveva promesso che sarebbe restato al fianco di lei. Invece, puntualmente, ogni promessa fatta è stata gettata dal vento. Solo parole, nessun fatto. Dunque, quei cambiamenti di espressione e di voce hanno fatto capire al jonin cosa turbasse la ragazza. Il silenzio cala nella stanza dopo le parole del jonin. Tornerà, lo ha appena detto alla ragazza. E lei resta zitta, immobile. Lo sguardo dell'Uchiha si muove alla ricerca di quelle bicromatiche della ragazza. Occhi profondi, e bui come l'abisso, si riversano in quelli di lei. Non vuole aggiungere altre parole. Non vuole dirle che tornerà presto o in poco tempo. Non conosce il futuro e non sa quanto tempo ci metterà per trovare ciò che vuole al Villaggio del Suono. Ma lei sa che, prima o poi, lo farà. Non appena avrà terminato le sue ricerche, tornerà a Kusagakure per trovare lei e aggiornarsi su quel che hanno scoperto. Un piano da eseguire e un motivo per rivedersi un'altra volta. Akira sta per andare via dicendo che inizierà da domani le ricerche necessarie. Il jonin riprende in mano gli asciugamni umidi e scuote la testa quando lei si scusa per avergli bagnato il letto. <N-No, tranquilla> cerca di non farla sentire in colpa. <Chiederò agli inservienti di cambiare le lenzuola..> dice ora con un tono un po' più serio. I loro occhi si incrociano un'ultima volta e lei le augura un buon viaggio. L'Uchiha china il capo leggermente andando a rispondere alla kunoichi <Stai attenta tu..> nota ancora quel suo piccolo sorriso sulle labbra e, infine, la sua figura superare le proprie spalle. La porta si apre e lei sparisce dietro quell'anta. Il jonin non si volta indietro. Non la guarda per un'ultima volta. Lo sguardo ora è rivolto verso la finestra e compie pochi passi per avvicinarsi ad esso. Cercherebbe con gli occhi la figura di Akira, se passasse verso quella parte di strada, e, se ne avesse la possibilità, la guarderebbe allontanarsi fino a quando questa non sparirebbe dalla sua vista. Stanotte partirà per il Villaggio del Suono, però. Deve prepararsi ora! [end]

Akira si dirige nella stanza di Kioshi per raccontargli tutto quello che ha scoperto dell'attacco alla Magione Uchiha dove Arima ha perso la vita.

Fra nuove domande e antiche paure, nel silenzio rotto da un acquazzone estivo, nascono nuove consapevolezze ~