[Innata] Kira kira doku ni [Atto II]

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Giocata di Clan

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con Chie

12:00 Chie:
  [Stanza di Akuma] Itawooshi fa, Itawooshi vuole, Itawooshi, Itawooshi! Non se ne é mai lamentato effettivamente, essere un burattino sbattuto a destra e a manca non gli ha mai fatto la differenza. Quello che fa la differenza é il ritorno dei pensieri con la mole piumata di tutto quello che arriva e può passare velocemente- se solo chiudessi gli occhi e aspettassi una manciata d'attimi. Il fischio contro lo stipite ligneo della finestra si sposa con il celere alzarsi ed abbassarsi del petto; l'ennesimo respiro che gli si soffoca in gola rigirandosi nel tatami finendo faccia a terra. Travi polverose della stanza di chi non ha molto tempo per occuparsi di se stesso. O forse non si figura l'utilità di prendersi cura di qualcosa di cosi poco utile. Acido; quest'odore acido c'è sempre- abbastanza da non preoccuparsi più di tanto guardando un rivolo di saliva dal colore giallognolo e dal sapore acre collega il labbro inferiore squamato a quella trave di cui parlavamo prima. Duro. Scomodo. E la frenesia tamburella nel petto fino a fargli ingollare il cuore. Figura nerboruta e bianca come il latte, gli occhi ferini aperti a dar finestre su vasche d'oro fuso, intenso, la quale pupilla si presenta solo leggermente oblunga. Una presa in giro; ecco cos'è Akuma "Il Silenzioso". La salamandra. Una presa per il culo. La smania dei discendenti del Maestro Orochimaru e la superbia dei figli di Danzo. <nfh.> Uno sbuffo dalle narici sostituisce una voce inesistente. Una voce di cui non ha affatto bisogno, in realtà. Le ginocchia piegano verso il pavimento ad aver sostegni per destar la mezza figura. Perennemente inginocchiata verso quelle gabbiette che gli lasció il Capo Clan delle Salamandre per assicurarsi che lui abbia realmente il veleno allucinogeno. É cosi ogni risveglio? Una maschera di ceramica dai tratti di una volpe ti osserva, osserva il marchio sulla spalla color bluastro ricordandoti chi sei. Da dove vieni. Chi servi. Un numero e non un entità. Ed il tintinnio ferreo, quello su cui sposta lo sguardo dorato, risponde a tutta quella serie di domande sussurrando: Niente. [ck off]

12:14 Chie:
  [Stanza di Akuma] I dorsali perennemente contratti fanno compagnia ad un costato largo disegnato da solchi e gonfiori, da una cresta che si alza sotto le scapole lasciandole uscire fuori come ali- pronte a lacerare la pelle e abbandonare la struttura ossea; quale figura più sbagliata da associare alla Salamandra? Vola chi ha sogni, non chi é una macchina. Un verso di sforzo quando poggia le terga sui polpacci passandosi la destra tra le ciocche argentate, appena più lunghe di quelle di un anno fa. La barba cresce ispida, incurante la sfiora accostando le dita al mento. Un accenno indesiderato dovuto alla crescita, sporadici sprazzi sui baffi e mento, disegna una linea lungo la mascella spigolosa e quando abbassa gli arti superiori senza risolvere nulla ne per il crine, ne per la barba- é solo per eseguire l'impasto. Le mani che s'uniscono nel sigillo caprino, la destra solleva indice e medio ponendo il pollice verso l’esterno, ad altezza della gola. Il palmo si corruga, come a chiudersi lievemente dagli esterni su se stesso, e il medesimo movimento vien fatto dalla destra con la semplice differenza che la dritta vien posta appena più in basso, ad aderire i polpastrelli di indice e medio esattamente al centro del monte del palmo. Gli occhi socchiusi prendono ancora visione di quelle due sfere, opposte- ma non così tanto differenti. Non vi è maggiore e minore importanza, ma solo diverse consistenze e colori. E come rimescolare lo yin e lo yang, prende un lembo della potenza psichica, posta al centro del plesso solare, ed un lembo della potenza fisica, posta al centro dello stomaco, riversando uno nell’opposto, ricollegandoli come se avesse innescato qualcosa di completamente nuovo. Come aprire rubinetti- che noi chiamiamo tsubo, e lasciare che il chakra sgorga e si dirami, pian piano, infilandosi a riempire e gonfiare appena i muscoli. Andando a dargli la presa massimale sulle sue competenze fisiche. Quando le mani si sciolgono dal sigillo caprino, fosse riuscito ad impastare il chakra, fletterebbe appena il busto in avanti ad afferrare con le mani le sbarre superiori delle gabbiette metalliche. [Tentativo impasto]

12:21 Chie:
 La curiosità che ebbe per il canarino, giusto l'anno prima, va sfumandosi in quel che é divenuto un dovere dimostrativo nei confronti del clan Doku. Si ripiega in un abbassarsi del capo, in direzione della gabbietta e aprir lo sportellino con l'incastro a pressione che scatta, come il dito lo sblocca, a sbatter contro la parete accanto alla porticella facendo il classico rumore di ferro che cozza. Trovandosi a trasportare volutamente un'effimera-minima quantità di chakra nelle ghiandole poste alla base della gola, intensificando l'apporto dello shi no chi alla sua epidermide e facendo si che la stessa si ricopra- frutto del veleno trasportato nel sangue stesso di Akuma- di una patina dello stesso, chiaramente invisibile ad occhio nudo poiché in realtà la tossicità del Doku è costante- ma solamente per quel che riguarda i liquidi emessi dal suo corpo, e quindi in parti minime, venute già a contatto con la saliva, o con il sangue dello stesso. Il chakra che si ridimensiona a passar da quelle ghiandole prima d’esser distribuito, come se fossero filtri, poi si riversano su tutto il corpo del giovane proprio mentre questo infila la mano, direzionata verso un ratto a coda lunga dallo sguardo vispo. Squittii sporadici, issando la testa in sua direzione e cercando di spostarsi qui e li nella paglia, per schivare la sua presa. [CHK ON] [SE; Arte del Veleno I: ON]

12:35 Chie:
 Uno per uno; il palmo accoglie la pancia del primo topo, abbandonandolo al pavimento. Sporcandolo della sostanza secernata dalle ghiandole che sporca il chakra che va coprendo l'epidermide dal primo all'ultimo centimetro di pelle. Cosi le mani, cosi il petto, il viso, la schiena. Le ginocchia contro il pavimento pressano verso il basso facendo cigolare il pavimento ogni volta che questo si abbassa ancora un poco in direzione della gabbietta. Alla fine non é uccidere. Alla fine Akuma non si chiede neanche cosa voglia dire "ammazzare" con la propria Innata. Quello che dovrebbe succedere, a differenza del canarino che senza la sua agilità fu perduto in un volo a picco verso il basso, é che il topo invece che fuggire una volta posato a terra- inizi a ciondolare lasciando che Akuma prenda conoscenza del suo Dono. Sbatte contro la gabbietta, a facoltà cognitive annebbiate. Zampetta a destra, e sinistra, sbatte il capo contro l'angolo con l'intenzione di fuggire, ottenendo invece gli occhi curiosi della salamandra addosso. Un apporto ciclico di veleno, innescato e non disinnescato. La mano si avvicina, addrizza il capo del ratto per fargli prender una via retta, distante dalla gabbia alla quale da le spalle. Eppure non é più veloce; confuso, tentenna e vacilla impossibilitato a correre. Lascia che il vento ridotto ad uno spiraglio scampato allo stipite della finestra lo accompagni stropicciandogli la pelle, i pantaloni da shinobi che non son altro che il pezzo inferiore della divisa Anbu che é divenuta una sorta di seconda pelle quando non é Itawooshi a convocarlo. <Nhf.> Ennesimo sbuffo taurino, scivolando con le piante verso il pavimento per sollevar le ginocchia dallo stesso ma rimanere comunque flesso a terra, ad altezza delle gabbiette dei ratti. [Ck on//1 di 15][Arte del veleno I]

16:39 Chie:
 Ed un respiro placido si spalma su scaglie rossastre che gli dipingono sprazzi di pelle costringendolo costantemente a nasconderle sotto uno strato di stoffa. Abbandona narici e labbra strette spingendolo a curvare le spalle in avanti; clavicole come mostri sotto pelle che spingono sullo strato roseo di pelle che va tendendosi dietro i movimenti. L'ennesimo giro in direzione di un nuovo ratto lo spinge ad avanzare l'avambraccio nerboluto verso l'interno della gabbietta. Dita nodose, spesse, lo afferrano con più sicurezza nello stesso identico punto -per il dorso- andando a pinzargli la collottola tra indice e pollice. Sposta la mano sotto il mento abbassando lo sguardo imperturbabile sulla creatura. Più tempo rimane in contatto con il pelo, anche solo- carezzandoglielo nel senso errato, fino a vedere la pelle rosea del torso, appiccica acre veleno che filtra infame, andando ad intaccare le facolta cognitive del ratto. Probabilmente muscoli e visione dei colori- dei rumori. Lo stringe appena tra le dita soffiandogli un verso baritono lasciato andare dal fondo della gola, accostando le nocche al pavimento, appena accanto al tatami ancora disfatto. Una vera apocalisse di polvere, lenzuola, vambraci di ferro della divisa Anbu. Uno scricchiolio d'ossa che si flettono in avanti. Come una gabbia d'ossa le dita si distendono e il topo scappa fuori- zompetta e più di prima, dopo due collisioni cade immobile a terra con uno sguardo assonnato- frastornato. <Wa-rusa bakari no-> Raucedine di chi non parla mai. La sensazione non è dissimile al sentire per la prima volta una voce che non conosciamo uscita improvvisamente da qualche parete. Melodia ubriaca di chi non sa cantare ne' tanto meno metter in fila due note per poter fare qualcosa di affine anche solo al ricordo di una canzone.<Uddo--pe-kka.> Scandisce le parole, basso, giovando del silenzio che il giorno impone al Tanzaku Gai dove momentaneamente abita.
[CHK ON// 2 di 15][Arte del Veleno I - Veleno Allucinogeno]

17:06 Chie:
 Che risvolti tristi e patetici, alla fine non possiamo esser tutti grandi eroi- giusto? Akuma sa di non esser portato ad esserlo, di non esser portato ad essere esattamente niente di quello che non sia già. Ambo i topi poco distanti da lui son oramai riversi a terra senza emettere più uno squittìo. Non sono certamente deceduti anzi, forse dormono lasciando che la cassa toracica si muova ancora in respiri frenetici e spaventati. Una reazione animale. Come quella di ricordare una ninna nanna che parla di picchi dai becchi velenosi. Patetico. Sguardo cianotico mentre una fitta sotto la mascella gli fa curvare il capo in avanti- giù, affonda fino a toccare con la fronte il pavimento cigolante. Quando esattamente si è agitato così tanto da metter in moto le ghiandole tanto violentemente da farsele dolere? La verità è che secernano da tutta la notte, tramite sudore- tramite anche il semplice sentirsi in pericolo. Più suda. Più lascia scivolare veleno verso il pavimento. E' l'ombra delle mani sudate contro l'opaco di un noce lasciato spoglio di vernici. <A--> Non un urlo, non si permetterebbe di chiedere aiuto. E allora perchè ancora fa male quelle voci? Perchè ancora porta lo sguardo sulla porta- sul corridoio occultato. Perchè sente ancora questo stato di vergogna mangiarlo dall'interno? Risale la bocca dello stomaco e conquista la bocca con un acidulo gusto di bile. Chiazze di bagnato. Lacrime gravitazionali soffocate dal dolore che gli piglia quasi tutta la gola- la bocca. Le labbra si aprono a lasciar uscire un respiro straziato. Specchio delle vene gonfie negli avambracci la rete di chakra infettato dal shi no chi che si abbandona a sua volta in quelle piccole, minime ombre sul terreno. Ci si arrampica contro il mobile che trattiene la maschera di Ren, dove una volpe giudiziosa sembra star guardando questo strazio con un occhio critico. Tutti lo fanno. E' okay. E' abituato a questo- ad essere uno sbaglio. Quando gli avambracci sollevano il peso, il veleno contro il pavimento- che il suo effetto non può fare -rallentare un oggetto inanimato è impossibile- finisce solamente con il marcire. Lasciare chiazze violacee sul legno piegato dal peso differente del veleno. Conche sotto fronte e mani, dal punto che il legno è di per se "vivo", naturale. <Ya-> Lo specchio accoglie il resto di quel respiro velenoso. E la salamandra gracchia, imperia; contro chi? Se stesso? "Loro?"-- monete d'oro cerchiato di malato rossor del vino annacquato. Le labbra schiuse gorgogliano rauche: <Me- te.> Yamete. Basta. Basta! La destra posa il palmo appena sopra il pomo d'adamo, dove le ghiandole son appena sotto sforzo per esser state utilizzate tutta la notte. Come al solito. I capelli d'argento scivolano, lustri, seta morbida sulle spalle con sempre lo stesso identico disordine di sempre. Nascondono la fronte, frustrano il mento inspido di un leggerissimo strato di barba. Yamete. Sta pregando, o imponendo? Abbandona l'allenamento sul bordo del lavandino- assieme all'ennesima vomitata nevrotica di bile sotto forma di uno sputo. Una manata d'acqua al viso- ed Akuma muore nel suo sudore velenoso lasciando posto a Ren. Una macchina, non un uomo. [CH ON 3 di 15][Arte del Veleno I][END][4/6 azioni]

Allenamento innata (EEEH FFINALMENTE)
-entrata
-impasto(lapizza)
-attivazione
-utilizzo
-utilizzo
-utilizzo

(si a parte le ultime due azioni l'ho fatta dal cellulare quindi probabilmente il correttore mi ha fatto scherzi poco simpatici)