{ Soli. Insieme. }

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Giocata di Clan

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21:28 Haran:
 La luna brilla, alta, in un cielo buio e nero. Miriadi di stelle splendono qua e là facendo da contorno alla loro regina mentre una brezza leggera soffia dall'alto con fare pungente. Non è fredda, non è calda, è una carezza gentile che scivola morbida sulla pelle in maniera piacevole e suadente. E' una serata silenziosa, è una serata come tante, non particolarmente importante. Akira si trova accanto ad uno dei quattro portoni d'ingresso, quello Nord, che osserva l'orizzonte con occhi distanti. Sola. Non si è mai sentita così sola in tutta la sua vita. E sì che lo è stata per molto tempo, ma questa è la prima volta che si sente così vicina all'oblio. Ha conosciuto l'affetto, la compagnia, il piacere di un abbraccio ed ora si ritrova a sentirne la mancanza sentendo il petto sanguinare di giorno in giorno. Dove sono finiti tutti? Katsumi, Kimi, Yukio, Hitachi...? Dove sono andati a finire dopo averle promesso amore? Una famiglia, una casa? Spariti. Svaniti come la nebbia al mattino quando si leva il sole alto nel cielo. E lei rimane indietro, senza nessuno a cui poter tendere la mano, senza nessuno da cui tornare la sera. Stanca. Si sente stanca di questa situazione, di questa solitudine, delle mille promesse infrante. E' arrabbiata, è delusa ed è triste. Siede ai piedi del portone d'ingresso con la schiena poggiata contro le mura e le ginocchia piegate al petto. Stringe le gambe al seno con le braccia mentre il viso è chino ad osservar l'orizzonte. E' come se s'aspettasse di veder tornare qualcuno dei suoi cari da chissà dove, come se sentisse che da un momento all'altro sarebbe tornato almeno uno di loro a porre sul suo capo la propria mano. Eppure, ancora, la via è deserta. Silenzio, pace. Nulla. Solo il soffio del vento che spira e il vociare distante della città che vive alle sue spalle. E lei, distante, che si scosta da quella vita alla quale sente di non appartenere. Diversa. Sola. Destinata, forse, a non trovare nessuno al quale potersi poggiare per andare avanti. Destinata, forte, a divenir grande da sola. Indossa un kimono nero dalla trama floreale rossa e rosa che risale dagli orli della veste per tutta la sua lunghezza. Arriva esso fino alle cosce dove si apre in una gonna morbida e sottile con due spacchi laterali che lasciano intravvedere lembi di pelle nivea. Un obi rosso le cinge i fianchi, alto, richiudendosi sulla schiena in un fiocco grande e leggero. Le maniche sono lunghe, ampie e nascondono alla vista le braccia sottili. Alti stivali da kunoichi le coprono le gambe lasciando tuttavia in vista le ginocchia tonde. I capelli neri, lasciati crescere fino a giungere a metà schiena, ormai, son liberi di ricadere in sottili ciocche nere lungo i lati del viso. Le iridi bicromatiche osservano l'orizzonte al di sopra del coprifronte di Otogakure legato attorno al collo. Ha impastato il chakra prima di recarsi lì, andando a comporre all'altezza del plesso solare il sigillo della Capra. Avrebbe richiamato il chakra andando a cercare di raccogliere all'altezza del capo le energie psichiche presenti nel suo corpo mentre, all'altezza dell'addome, avrebbe tentato di radunare le energie fisiche scaturite dai suoi muscoli, dalle sue ossa, dal suo nutrimento. Avrebbe tentato di raccogliere in due punti precisi queste forze e, una volta fatto, avrebbe tentato di far discendere ed ascendere tali energie al fine di far raggiungere loro il plesso solare. Qui avrebbe tentato, semplicemente, di polimerizzarle attraverso un moto rotatorio combinato che permettesse la loro fusione e la loro unione così da dar vita, infine, ad una unica e nuova energia: il chakra. Abbassa il capo, delusa, stanca, fino a portare la fronte a poggiarsi contro le ginocchia. Stringe con maggior forza le gambe al petto andando a rannicchiarsi su se stessa con fare infantile. Sente di star per cadere in pezzi da un momento all'altro e cerca di tenersi unita, tutta assieme, compattandosi in un abbraccio che non la riscalda, che non la trattiene. [Impasto Chakra]

21:42 Kioshi:
 È passato un po' di tempo dall'ultima volta che le iridi nere dell'Uchiha hanno scrutato le mure possenti all'ingresso del Villaggio dell'Erba. L'ultima volta fu quando Arima gli ordinò di recarsi in missione nel Paese dell'Aria. Forse solo per allontanarlo dal Quartiere o forse per un valido motivo. Quelle che successe dopo il loro ultimo saluto, lo sanno tutti ormai e non c'è la necessità di riprendere quel pensiero e portarlo nuovamente nelle mente del jonin. I capelli neri si muovono liberamente sul dorso dell'Uchiha, tenuti solamente da un filo spesso all'altezza del collo. Il ciuffo davanti, invece, è diviso su entrambi i lati e cadono lungo le tempie del giovane. Gli occhi neri scrutano ciò che si disegna davanti ai suoi occhi. Il Villaggio dell'Erba inizia a mostrarsi ai suoi occhi, ma nessun sentimento nasce dentro il suo corpo. I muscoli del viso non si spostano di un centimetro. Le labbra non alludono ad un sorriso che non nasce in cuor suo. Quel Villaggio, in fondo, non gli ha dato mai nulla a livello sentimentale. Non ci sarebbe da sorprendersi, dunque, se neanche un sorriso viene mostrato sul viso dell'Uchiha alla vista di Kusagakure. Cammina a piccoli passi costanti lasciando scivolare le braccia avanti e indietro sul kimono bianco indossato. Le maniche della maglia nera, portata sotto di esso, sono visibili visto che la veste bianca dell'Uchiha si presenta a mezze manica. L'ampio colletto è tenuto aperto lasciando modo di intravedere le ossa della clavicola che fuoriescono in maniera vistosa. Una fascia nera chiude il kimono, sotto il quale si mostra infine un pantalone largo e di colore nero. Il vestiario del jonin si conclude con uno stivale da ninja, del medesimo colore del pantalone. Le stelle brillano alte nel cielo oscurato di questa notte dove si può trovare, come sempre, la Luna a farla da padrona. Una leggera brezza si infila tra un capello e l'altro dell'Uchiha lasciando che la lunga coda si sposti a destra e sinistra a causa di essa. Giunge all'entrata Nord del Villaggio. Lo sguardo si abbassa leggermente per non mostrare in modo ottimale il suo volto. Non vuole farsi riconoscere, al momento. Deve cercare di restare il più possibile in incognito. Lo sguardo, però, rimane alzato cercando di vedere chi si trova nelle vicinanze. L'attenzione è sempre massima. Non è solo in quel luogo e qualcuno potrebbe accorgersi di lui. Nota qualcuno seduto per terra, rannicchiato in se stesso come se non si sentisse bene. E qualcosa lo attira in lui, come se ci fosse un flusso ad unirlo a quella figura. I passi che sta compiendo lo portano ad avvicinarsi a quella persona, ma non sa ancora se fermarsi o no. Le iridi nere continuano a spostarsi: davanti a se stesso e su quella figura. Un movimento continuo, mentre i metri tra i due iniziano a ridursi. [chk on]

21:58 Haran:
 Quante parole le sono state dette in quel periodo? Quante promesse le son state affidate da chiunque nella sua vita? La promessa di divenir grande, di divenire una kunoichi incredibile, speciale, una volta fuori dalla sua cella. Ed ora si ritrova ad essere a stento capace di fermare un nemico per volta, mostrandosi come una kunoichi mediocre, appena sufficiente. La promessa di far parte di una famiglia, di venir istruita da qualcuno che l'ha liberata perchè lei potesse crescere sana e forte assieme agli Uchiha. Eppure una volta fuori da quella porta è rimasta sola, rimasta con se stessa e le sue sole misere forze, senza nessuno ad occuparsi di lei, ad insegnarle cosa sia il mondo. La promessa di esser considerata una figlia, una nipote, di esser protetta e parte di un nucleo. Eppure come mai nessuno l'ha mai cercata? Perchè nessuno ha mai teso un dito fra i suoi capelli per una semplice carezza? La promessa di essere amata, di esser stretta forte a sé suggellata con un bacio. Dov'è, Shura, ora? Il cuore si contrae, si stringe nel petto, sanguina. E' ferito, soffre ed ha paura. E' il suo destino quello di credere alle promesse di gente che l'avrebbe semplicemente abbandonata? E' davvero la solitudine l'unico percorso possibile per un Uchiha? Lei non aveva voluto credere a queste parole, aveva voluto credere che ognuno potesse creare la propria storia, il proprio futuro. Eppure... eppure. Si ritrova ora a vacillare in ogni sua più piccola e profonda convinzione. Si ritrova a venir smossa dal vento senza più aver un qualcosa al quale potersi aggrappare. Detesta la sua vita, detesta l'idea di esser stata creata, di non esser stata cresciuta. Detesta sentirsi esclusa dal mondo, lontana dallo scorrere normale degli eventi. Lei che di normale non vede nulla attorno a sé, che sente di imparare troppo poco, troppo lentamente. Bambina racchiusa in un corpo di donna. Stringe le dita contro la carne spoglia delle ginocchia andando a scavare solchi brucianti nella carne. Fa male, ma non importa. Non quanto fa male il petto, non quanto fa male il cuore. La casa ove s'è trasferita è vuota da giorni, Hitachi è scomparso e lei non ce la fa più a rimanere prigioniera di quelle mura il cui silenzio è semplicemente assordante. Vorrebbe poter sentire semplicemente una voce amica, qualcuno che pronunci gentile il suo nome. Vorrebbe non dover vivere da sola, senza nessuno al quale sentirsi quanto meno connessa. Stringe i denti, le labbra, gli occhi, trattenendo un ringhio furioso fra esse. Avverte il chakra ribollire dentro di sé, schizzare ovunque nel suo corpo, incontrollato, fino a finire agli occhi, al viso. Avvertirebbe calore, bruciore, una sensazione come di fuoco ardente che le consuma gli occhi. Sentirebbe la rabbia e la paura nutrire quella sensazione mentre il chakra s'addenserebbe violento alla base degli occhi, richiamando con prepotenza il risveglio del gene Uchiha in lei sopito. <Nghh...> un gemito sommesso, le dita a scivolare dalle ginocchia nude fino al capo, ai capelli, stringendo la presa fra essi, con forza. <No. Non voglio...> un lamento rabbioso, basso, mentre scuoterebbe il capo a voler scacciare quel bruciore dagli occhi. <Non. Voglio.> ringhierebbe, ancora, con la voce sottile e furente desiderando in questo momento poter allontanare quel potere maledetto da lei il più possibile. [Sharingan I] [chakra: 33/34]

22:26 Kioshi:
 Le gambe continuano a muoversi, avanti e indietro. I passi dell'Uchiha lo portano sempre più vicino all'ingresso del Villaggio dell'Erba dove, successivamente, cercherebbe luogo dove riposare per questi giorni. Ha un obiettivo ben chiaro in testa che potrebbe richiedere tempo e organizzazione. Deve sapere di più su quella tragica notte: gli uomini che c'erano lì, chi ha visto, chi ha combattuto. Deve sapere ogni cosa e, in seguito, agirà di conseguenza. Non vuole farsi rallentare da incontri casuali o storie che non gli interessano. Ma quella figura, la persona racimolata in se stessa, continua ad attirarlo come se fosse qualcuno che i suoi occhi hanno già conosciuto. Ormai dista pochi metri dalla figura e i suoi occhi continuano a fissare quel suo malessere mostrato in quella maniera. La guarda e sembra essere avvolta nella solitudine. È sola, nessuno che si preoccupi per lei. Nella mente dell'Uchiha ritorna in ricordo l'ultimo periodo passato nelle stesse condizioni. È rimasto solo, senza nessuno che si preoccupasse delle sue condizioni, di come stava. Arima era l'unico.. L'unico amico. Un fratello, quasi. Tutta l'infanzia passata insieme, tutti quegli anni passati fianco a fianco e Arima che si mostrava sempre come il più grande. Lo consigliava, lo aiutava ed era sempre accanto al jonin. Dopo la sua morte, però, quel posto vuoto di fianco all'Uchiha ha iniziato a pesare e quel sentimento, che Arima gli mostrava, è iniziata a mancare. Il periodo sta passando in qualche modo ed ora il ragazzo vuole affrontare il suo dolore, a modo suo. Cercherà risposte alle sue domande. Troppe domande.. E non si fermerà fino a quando non avrà raggiunto il suo scopo. Sapere la verità. Tutto qui. I metri di distanza da quella persona si azzerano e l'Uchiha passa accanto a quel corpo con lo sguardo fisso dritto davanti a sé. Ed è proprio in quell'istante che le urla della ragazza si fanno sentire investendo il jonin con la forza con cui sono state pronunciate. Quella voce l'ha già sentita. Quei lineamenti li ha già visti. E quegli occhi sono come i suoi. La ragazza di cui aveva bisogno, si palesa davanti alle iridi nere dell'Uchiha. <Akira..> un filo di voce cerca di penetrare nell'udito della ragazza. Un tono calmo, freddo. Come mai si trova qui, da sola? Il jonin arresta il suo passo rimanendo in posizione laterale rispetto alla ragazza. Il viso, invece, è spostato verso di lei. <Non dovresti stare da sola> ripete quasi similmente le parole dette proprio da lei al jonin durante il loro primo incontro. <Rischi di perderti nuovamente..> metaforico il senso con cui esprime queste sue parole. Rimane lì, fermo e in silenzio, attendendo che lei lo riconosca. [chk on]

22:57 Haran:
 Lo Sharingan danza nel suo sguardo con forza, con prepotenza, quasi volendo nutrirsi di quei suoi sentimenti che la colmano e straziano dal profondo. Avverte la forza di quella vista aumentare man mano che il sangue ribolle violento nelle vene. Era vero, dunque, che il potere dei suoi occhi dipende dal grado di sofferenza del suo cuore? Che potere maledetto è mai quello? Quello che necessita del dolore e della paura per crescere ed aumentare? Quali disgrazie han visto succedere tutti i possessori di uno Sharingan ben più potente e forte del suo? Il solo pensiero che quel suo sangue sia maledetto fino a questo punto la nausea, le chiude la gola, portandola a sentire i polmoni bruciare dell'aria inalata con forza. Stringe le labbra, i denti, digrignandoli quasi fra loro. Gli occhi bruciano, pulsano, vibrano e le sembra di vedere tutto attorno a sé farsi più nitido e chiaro che mai. A tratti, a momenti, la vista cala e poi migliora, i colori si accentuano e s'opacizzano a ondate irregolari. E' agitata, è tesa e il suo controllo su quel potere è minimo. Stringe i capelli fra le dita, le palpebre fra loro, cieca a qualunque cosa vi sia attorno a lei. Non sente Kioshi avvicinarsi, non lo vede, non può a palpebre calate. Eppure... eppure la sua voce giunge nitida, leggera al suo udito, andando a spezzare quel silenzio che la stava pressando fino a quel momento. Le iridi di lei vengon svelate, le palpebre si levano verso l'alto mentre le iridi ora cremisi verrebbero rivolte verso la fonte della voce. Akira ruota il capo, lo alza appena dalle sue ginocchia, andando a portar eretta la schiena contro il muro, non più ricurva verso le ginocchia. Le mani si abbassano lasciando la presa sui capelli ora decisamente scompigliati. Lo Sharingan si posa sulla figura di Kioshi ritrovandolo dinnanzi a sé, inaspettatamente. Akira lo scruta, l'osserva, lo riconosce con le labbra che si schiudono pian piano e gli occhi che pizzicano e bruciano, scintillando. Non piange, non vuole, ha promesso tempo prima di non farlo più. Trattiene con forza qualsiasi debole istinto e si limita a smuovere appena le rosee in un tenero vibrar di parole. <Kioshi...> un sussurro basso, incerto, sorpreso, che la porta ad ascoltar quel suo dire con attenzione. Lo sguardo s'abbassa, si china, puntandosi mesto verso il terreno nell'udire quelle sue parole mentre il corpo si ritrova quasi incapace d'alzarsi. <Perdermi...> ripete lei mestamente, a bassa voce, con tono amaro. E' già persa. Lo è sempre stata. Senza un qualche luogo che possa definire come casa, ormai. Ha creduto di averne trovate diverse, nel tempo, eppure alla fine l'unica in cui si sia mai sentita protetta è proprio la cella nella quale Arima ce l'aveva rinchiusa tempo prima. <Non importa> replica, alla fine, con tono rassegnato, basso, assottigliando di poco lo sguardo, sentendo lo Sharingan pulsare. La mancina andrebbe a portarsi sull'occhio, a coprirlo, mentre cercherebbe di concentrarsi sul proprio chakra per ritrarlo dai propri occhi, dalle proprie iridi. <Tu... Sei venuto, alla fine.> osserva come a voler sfuggire dai propri pensieri dedicandosi interamente a lui, alla sua presenza. <Sei qui per restare? O... te ne andrai di nuovo?> non osa tornare a guardarlo, a posare nuovamente su di lui i propri occhi. Non vuole ricordarlo, non vuole salvare nella propria memoria un'altra figura che se ne sarebbe andata, che l'avrebbe lasciata sola. Non vuole legarsi ad un'altra cometa nella sua vita, non vuole ritrovare in quei lineamenti familiari del momentaneo conforto. Si sarebbe tramutato, nel tempo, in nuovo e fresco dolore. [Sharingan I]

23:29 Kioshi:
 Guarda quegli occhi. Lo sharingan espresso nelle iridi altrui. Quel rosso accesso, colorato come il sangue che scorre nelle vene. E, forse, è proprio ciò che alimenta quel potere. Il sangue versato. Il dolore interno. Le proprie emozioni che strappano il cuore dalle sue fondamenta e lo gettano via, senza prendersene cura. Questo è il potere degli Uchiha. Questa è la sua maledizione. Può esserci salvezza per questo Clan e i suoi elementi? O è questo il destino a cui sono ormai tutti segnati? I suoi occhi, oggi, sono neri invece. Quel potere lo sta nascondendo, il dolore lo sta mettendo da parte. Lo trascina nella profondità della sua anima, lo accumola in un unico e preciso punto. Resterà lì, fino a quando non sarà deciso di tirarlo fuori e sfogarsi contro le crudeltà di questo mondo. Gli occhi dell'Uchiha sono fissi sulla figura della ragazza. La vede mettersi con la schiena contro il muro, come se la voce dell'Uchiha l'avesse investita con un'onda d'urto. Segue attentamente il lento muoversi delle labbra della kunoichi quando lei dice che non importa se si perdesse. Gli occhi del jonin si fanno più seri, ora. Ferma il suo respiro ruotando il corpo in direzione della ragazza. La mano destra si muove in avanti, il braccio si alza lentamente e viene direzionato verso la figura dell'altra. La mano si tende verso Akira <Alzati> quel gesto vuole essere pieno di significati. Prenderla e tirarla su dal baratro in cui sembra stia cadendo. Agguantarla e farla sentire importante, non più sola. Il jonin aveva un favore da ricambiare con lei e vuole sdebitarne subito, senza stare troppo a lungo a pensarci. Se lei afferrasse le sue dita, flettendo il braccio e contraendo il bicipite con forza cercherebbe di tirarla su in piedi. Se lei facesse questo, i due si troverebbero quasi sullo stesso piano. Altrimenti, manterebbe lo sguardo basso nel suo sharingan. La ragazza le pone una domanda e il giovane sbatte lentamente, più volte, le palpebre. Lo sguardo rimane serio, il viso non mostra alcun emozione. <Sarò sempre nel posto in cui devo essere. E, ora, devo essere qui. Ci sono alcune cose che devo sistemare> afferma il jonin con un tono serio. Per ora, non le spiega nulla di più. Restare, andare via di nuovo.. È così importante? Dove il destino chiederà la sua presenza, lui ci sarà. Non resterà attaccato sentimentalmente in un unico luogo dove non ha motivo di restare. Dove le sue emozioni non provano nulla. Per ora, vive la sua vita con questa linea di pensiero. <E ho bisogno di te> era venuto qui proprio per cercare lei. Ha bisogno delle sue informazioni, delle sue conoscenze. Deve fungere da guida al jonin. Lei ha vissuto qui nell'ultimo periodo e, per questo, l'Uchiha ha bisogno della sua presenza. [chk on]

23:44 Haran:
 Cerca di calmarsi, cerca di attenuare il dolore che le si attanaglia dentro. Vorrebbe incanalare quella sofferenza verso lo stomaco, nasconderla sotto strati di calma e pace autoimposta. Vorrebbe poter nascondere quella sofferenza che l'altro potrebbe chiaramente riconoscere nei suoi gesti, nel suo isolamento. Non vuole mostrarsi debole, non vuole mostrarsi vulnerabile. Era venuta fin lì per rimanere sola, per nascondersi alla presenza di chiunque nei dintorni ritenendo il confine un posto sufficientemente isolato. Tuttavia ha sbagliato ed ora si ritrova a nascondere sotto lo sguardo serio ed attento di Kioshi i propri sentimenti confusi, feriti. Deglutisce andando a cercare di respirare a fondo, piano, per mettere a tacere quel dolore che le ulula e grida in mente. Non è semplice, non è facile. Eppure ci prova. L'afflusso di chakra agli occhi traballa, cede e risale, lasciando che le di lei iridi si mostrino in un caleidoscopico cambiar di sfumatura. Bianco, rosso, bianco, rosso. L'iride chiara s'alterna a quella scarlatta mentre quella solitamente cremisi mostra l'alternarsi della comparsa della tomoe nera al nulla che solitamente è presente nella sua iride. Un effetto a intermittenza che rivela il poco controllo di quel potere in questo momento. La voce di Kioshi la raggiunge nuovamente, le impartisce quasi un ordine, portando la ragazza ad aggrottar confusa le sopracciglia sottili. Ruota il capo, il viso, in sua direzione, notando solo ora quella mano che le viene rivolta ed indirizzata. Le tende la mano, le offre un appoggio. Un sostegno al quale affidarsi per rialzarsi, per tornare in piedi. Akira schiude le labbra osservando in silenzio, per pochi istanti, quelle dita tese, alternando lo sguardo dalla sua mano al di lui viso serio e deciso, incerta sul da farsi. Vorrebbe rimanere lì, continuare a maledire il fato per averle donato una simile misera esistenza, ed al tempo stesso vorrebbe afferrare quella mano ed affidarsi, ancora, a qualcuno. Ma non può. Kioshi ora è qui e domani chissà. Come chiunque altro è solo una presenza passeggera che l'avrebbe ferita se solo gli avesse donato troppi pezzi di sé. Stringe le labbra, dolente, prima di sospirare silenziosamente. La mancina si porterebbe sopra il palmo della mano dell'Uchiha. Andrebbe a poggiarla sulla sua, a ricercarne un appoggio, per poi rialzarsi grazie anche all'aiuto dell'altro. In qualche modo, anche se per un attimo, sente che qualcuno si è interessato a lei, alla sua condizione. Qualcuno l'ha vista, l'ha vista per quello che è e non per chi le somiglia e l'ha voluta rimettere in piedi. Kioshi ha visto semplicemente Akira e questo, per ora, le basta per andare avanti. Lo Sharingan va definitivamente spegnendosi mentre lei si ritroverebbe ora in piedi accanto a lui, col viso basso, la mano a scivolare via da quella del clone. Non dice nulla in merito, non ne sostiene lo sguardo, si limita ad udire quelle sue fredde e pratiche spiegazioni per poi rimanere colpita di quel suo ultimo dire. Lo sguardo si leverebbe ora alto a cercare quello di lui, le sopracciglia ad aggrottarsi mentre le labbra si smuoverebbero lente. <...Me?> domanderebbe lei, incerta, quasi convinta di non aver capito bene. Perchè mai, qualcuno, dovrebbe aver bisogno di lei? Perchè, soprattutto, qualcuno di forte come lui? <E cosa potrei mai fare, io, per te?> chiederebbe, allora, incerta, fissandolo confusamente con le sue iridi bicromatiche. [chakra: 32/34]

00:12 Kioshi:
 Tutti hanno bisogno di qualcuno nella loro vita. Qualcuno che sia di aiuto, qualcuno che sia presente nei momenti di difficoltà, qualcuno che non scompaia ogni volta nel momento sbagliato. Le iridi nere dell'Uchiha fissano quelle di lei. Gli occhi di lei che sembrano così confusi, persi in uno stato emotivo difficile da comprendere. Bianco, nero, rosso. I colori nelle sue iridi continuano a cambiare, come se non sapessero quale strada intraprendere. L'attenzione dell'Uchiha rimane fissa sulla figura di Akira, mentre lei guarda la mano tesa del jonin rivolta verso il suo corpo. Cosa fai, Akira? Afferri quella mano o decidi di sprofondare nella solitudine? Proprio quell'oblio da cui ha cercato di salvare Kioshi, ora è lei a caderci dentro senza possibilità di salvarsi. Perchè? Cosa è cambiato da quei pochi giorni di distanza dal loro primo incontro? Fiducia o paura. Queste sono le strade che la ragazza può intraprendere. Non ha altre scelte, non può decidere di andare da qualche altra parte. E, ad un certo punto, la mancina della kunoichi si alza leggera posandosi sopra il palmo del jonin. Le dita dell'Uchiha stringono quelle altrui. Lo sguardo è ancora quello precedente. Serio, cupo, inespressivo quasi. Le iridi si posano sull'immagine delle loro mani che si intrecciano. Lei è stata la prima a mostrare interesse per come stava, per quello che poteva accadergli. E ora il jonin non può fare altre che essere un appoggio per lei, come se volesse ricambiare semplicemente il favore datogli. Con esigua forza, la mano si porta verso il busto dell'Uchiha aiutando Akira ad alzarsi in posizione eretta. <I tuoi occhi.. Si stanno perdendo> voce bassa, profonda. <Sicura che non importi?> rivolta la sua stessa domanda. <Non rimanere sola> e se la ragazza avesse un po' di memoria, ricorderebbe che queste parole sono esattamente le stesse di lei che gli aveva detto precedentemente. Le ha tenute a mente, le ha ricordate in tutti questi giorni. È tornato per rimanere solo. Farsi aiutare nel suo scopo. <Sì, te> ha bisogno di Akira e di tutto ciò che conosce. <Potrai essermi di aiuto. Hai passato questo periodo nel Villaggio. Conosci chi frequenta il quartiere Uchiha ultimamente, no? Saprai sicuramente guidarmi nel Villaggio> non ha dubbi, non mette neanche in prevenzione che lei non sappia nulla. Sarebbe un mezzo disastro. <Devo scoprire tutto su quella notte> la sera della morte di Arima. <Chi era lì. Chi combatteva. Chi guardava. Ogni dettaglio> svela a lei ciò che vuole fare, quello che vuole sapere. <Se non eri lì, saprai chi potrà aiutarmi a trovare le risposte> vuole, però, che lei scelga se farlo o no. <Mi aiuterai?> domanda ora mantenendo lo sguardo sulla kunoichi. Cosa farà lei, ora? [chk on]

00:37 Haran:
 Sente le dita di Kioshi stringersi appena sulle sue. Non fa male, non impiega forza in quel fare, ma solo una pressione sufficiente a non farla cadere, a trattenerla quel tempo necessario a farla sollevare. L'aiuta, la rialza, le presta un briciolo di quella forza che lui pare aver ritrovato dal loro ultimo incontro. O forse che aveva sempre posseduto e che aveva voluto abbandonare in quel frangente solo per concedersi il lusso, per una volta, di crogiolarsi in un attimo di vulnerabilità e debolezza. Avverte la sua mano sul busto, sul fianco, aiutarla a tornare in piedi, avverte lo sguardo distaccato e serio di lui fermo su di sé. Si sente guidata da ogni minima parte del clone per tornare su una strada incerta e ricca d'ostacoli, ma dalla quale non può permettersi di allontanarsi se non vuole perdersi ancora. E chissà che questa volta non fosse giunto nessuno a salvarla dalla sua solitudine se avesse smarrito nuovamente la via. Rimane ferma ad osservare il suo sguardo per pochi secondi, alzandosi, prima di sentire le sue mani abbandonare il contatto con lei. Sente lo Sharingan lampeggiare qualche altro istante nei propri occhi prima di svanire, di assopirsi, lasciando però modo a Kioshi di scorgerne la confusione, l'incontrollabilità. Akira ode le sue parole, la sua voce bassa e rassicurante, e al rivoltarsi della sua stessa domanda non osa rispondere distogliendo semplicemente lo sguardo, mordendo il labbro inferiore con fare colpevole, incerto, sapendo quanto in realtà fin troppo le importi. Non vuole perdersi, non vuole rimanere sola. Vorrebbe avere qualcuno al suo fianco, qualcuno che le mostri il mondo senza farla sentire sperduta. Ma ogni persona nella quale provi a riporre fiducia l'abbandona, la ferisce e lascia solchi profondi e incolmabili nel suo animo. Katsumi, Arima, Hitachi, hanno strappato pezzi importanti di lei dal suo cuore. Hanno rapito parti di lei che non sarebbero mai più tornate, facendola sentire ora incompleta, derubata. Alla deriva. Stringe le labbra fra loro risentita, non osando rispondere, prima d'udire la voce di Kioshi risuonare nuovamente nella sua mente. E s'alza ora lo sguardo, si specchiano le iridi in quelle di lui, mentre ode quella frase rimbombare nella sua mente. Le iridi si dilatano le pupille si contraggono e le labbra si schiudono mentre lui le ripete quel dire. Ricorda, lei, quel loro incontro. Ricorda la sua sofferenza, ricorda il suo turbamento, ed il tentativo di non lasciarlo andare a fondo. Ricorda quanto pensasse che lui avesse bisogno di qualcuno a cui aggrapparsi, ed ora... risente quelle parole scivolare dalle sue labbra. Fa male. Fa male ovunque. <Ci provo. Ci provo...> mormora lei sentendo le labbra tremare, gli occhi riempirsi di fuoco. Bruciano, il viso è caldo, ma si trattiene. Non piange, gli occhi non brillano di nuove lacrime, la voce non si spezza. Trema solamente un po' mentre cerca di deglutire un grumo di saliva rimasto bloccato in gola a toglierle parte del fiato. <E più lo faccio più fa male.> rivela lei fissando gli occhi scuri di lui coi propri. <Credi di aver trovato qualcuno che rimarrà con te, ti fidi di lui e poi... va via.> mormora lei stringendo le labbra, i denti, i pugni lungo i fianchi. <Svanisce senza lasciare niente dietro di sé, se non semplici ricordi...> I pugni si serrano, la voce si scurisce appena mentre sente la rabbia montare nuovamente su. <Ma non me ne faccio niente di quelli! Non. Voglio. Ricordi.> No, non vuole vivere delle sue memorie. Vuole vivere dei giorni che la vita le ha messo davanti. Vuole vivere il futuro, non il passato. Stringe le labbra, le sente tremare e cerca di fermarne il moto. Deglutisce a fatica, l'osserva e ode la sua voce proseguire nel suo discorso. Ha bisogno di lei per quanto sa del Villaggio, per quanto sa circa la notte in cui Arima è morto. Ha bisogno di lei per trovar giustizia o, forse, la semplice verità. Akira respira piano, a fatica, ricercando la calma che per qualche attimo aveva precedentemente perduto. <Io... non so chi abbia visto, chi abbia combattuto. So solo che Katsumi...> l'ha ucciso. Non riesce a dirlo, non riesce a pronunciare quelle parole. <Che è stato lui.> continua allora espirando, abbassando il capo. <Ma so che quella notte tutto il clan era radunato alla Magione. C'era una gran folla e la gente gridava e litigava... sicuramente in giro sapranno qualcosa> aggiunge allora, poco dopo, come per non volersi rivelare interamente inutile per l'altro. Torna a sollevar lo sguardo, le iridi bicromatiche trovano quelle di Kioshi che, in attesa, rimane fermo a guardarla. Ha bisogno di lei, del suo aiuto... e lei... beh, ha sempre voluto sapere cosa sia successo quella notte. Avrebbe voluto saperlo da Katsumi, aveva tenuto per sé quelle domande per rivolgerle a lui ma, a questo punto, probabilmente non lo avrebbe più ritrovato per farlo. <...Sì. Ti aiuterò> conferma alla fine Akira, piano, in un sussurro ovattato. <Scopriremo cos'è successo quella notte e perchè> [chakra: 32/34]

01:25 Kioshi:
 La ragazza ritorna in piedi mentre il suo Sharingan si spegne in un attimo. Il potere degli Uchiha, eh. Ambito da qualsiasi ninja, posseduto da pochi eletti e controllato da ancora meno. Cosa te ne fai di un potere così potente se non riesci a governarlo? Tutto ciò che comporta è solamente dolore. Distruzione di se stessi. E male. Male ovunque. Dentro il corpo, dentro il cuore, dentro l'anima. Una maledizione, altrochè un potere. Ma se si riuscisse a controllare? Se non fosse questo tutto quello che i loro occhi potrebbero vedere? Se ci fosse altro che si cela ancora alla loro vista? Forse, le cose cambierebbero. Una nuova visione del mondo, una nuova strada da intraprendere. Per fortuna dell'Uchiha, la sua vita è ancora all'inizio e ha tempo per scoprire cosa si nasconda dietro il potere del suo Clan. Se avesse avuto Arima al suo fianco, tutto sarebbe stato più semplice. Ora che è rimasto solo, deve trovare le risposte per conto suo. Non sarà semplice, ma non è la prima volta che la vita gli pone degli ostacoli davanti. Li affronterà, uno ad uno, abbattendoli. L'Uchiha ascolta la voce spezzata della kunoichi. Le sue attente iridi scrutano il tremolio della ragazza mentre continua a parlare. Akira riceve delusioni su delusioni dalla sua vita. Si fida di chi le promette tanto, ma quelle stesse persone spariscono. Crede di aver trovato qualcuno che rimarrà con lei e, poi, va via.. Il jonin immagina subito la figura del suo defunto amico in mente. Pensava che sarebbe rimasto con lui per sempre, invece ha trovato la via della morte prima del previsto. Di sua volontà o per colpa di qualcun'altro, questo il jonin non lo sa ancora. Quello di cui è già a conoscenza è che quel vuoto lasciato da Arima, inizia a sembrare incolmabile. <Non devi viveri di ricordi. Non regalare la tua fiducia, è un bene prezioso. Donala a chi non ti lascia solo parole, ma ti dimostra con i fatti ciò che dice> questo è il consiglio che vuole lasciarle. Nulla di più. Lei deve dimostrare di essere forte, è un Uchiha. Non può lasciarsi abbattere. Deve lottare. Il Clan Uchiha è una casata di guerrieri. E, poi, lui non è il tipo da promettere qualcosa. Quindi, non riesce a mettersi nei panni di chi l'ha delusa. Lui è di poche parole. E se dice qualcosa, la fa immediatamente. La kunoichi gli spiega cosa lei sa di quella sera. Non sa chi c'era, non conosce i dettagli. Sa solamente chi è il colpevole. E quel nome risuona nella testa dell'Uchiha. I lineamenti simili della ragazza non turbano più la sua vista. Se non fosse così, l'avrebbe uccisa quel stesso giorno. È riuscito a guardare oltre quella somiglianza, però. È riuscito a vedere Akira e mettere da parte il resto. Ciò che non centrava niente con lei. La ragazza gli darà l'aiuto che vuole, mentre inizia a sembrare più calma di prima. Smette di tremare e lo sguardo cupo dell'Uchiha sembra accorgersene <Il mio obiettivo iniziale è proprio la folla che era presente. Dobbiamo trovare uno di loro e farci dire tutto quella che sa, con le buone o con le cattive> è sincero, a questo punto. Non gli interessa se la ragazza cambierà idea. Se non vorranno dirgli ciò che sanno, il jonin userà anche la forza pur di ottenere le informazioni che vuole. Non ucciderà nessun innocente, però. Questo è sicuro. <Credi di riuscire a trovare qualcuno nel Quartiere?> le domanda quante possibilità crede di avere nel raggiungere questo primo step. Altrimenti, dovranno trovare un altro modo per riuscirci. [chk on]

14:50 Haran:
 E' una strana sensazione quella che giorno dopo giorno va colmando il piccolo, docile corpo di Akira. Il rancore, sì. Il rancore verso quelle figure che tanto le hanno promesso e nulla le hanno dato. Frammenti. Istanti di tempo che avrebbe ricordato per sempre, che nonostante tutto significano ancora tanto per lei. Ma non può vivere solo per quei piccoli brandelli di tempo rimasti ancorati alla sua memoria, non può fare di quegli attimi sfuggevoli il suo porto sicuro. Ha bisogno di qualcosa di reale, di concreto. Qualcosa che sia a portata di mano come in quel momento lo sono le dita di Kioshi. Ha bisogno di una certezza, di una sicurezza al quale potersi affidare ma... come può sapere, adesso, di cosa sia sicuro fidarsi? Come può sapere in cosa o in chi riporre la propria fiducia? Si sente semplicemente sola, si sente destinata a percorrere questa strada solitaria. Non riesce ad immaginare più la possibilità di avere qualcuno al suo fianco pronto a percorrere la via assieme a lei. Shisui è un maestro importante per lei, le ha insegnato tanto. Eppure... sa che la sua fedeltà al clan ed il suo impegno nel renderlo migliore gli impedirebbero di lasciare tutto per aiutare lei. Koichi si è sempre comportato bene con lei, certo. Eppure non è un Uchiha e anche se in parte può capire il suo dolore, dall'altro non potrà mai sapere cosa voglia dire essere un clone, il frutto di studi e ricerche di laboratorio. Una differenza che le pesa profondamente sul cuore. Perchè è stata liberata? Perchè è stata lasciata libera d'uscire da quella cella se poi nessuno ha voluto davvero offrirle la possibilità di muoversi in quel mondo senza pericolo? Troppe domande, troppi dubbi, troppe incertezze. Eppure, fra tutte, s'erge forte la convinzione di dover imparare a muoversi da sola... Se solo avesse potuto recuperare tutti quegli anni d'infanzia che le sono stati strappati via! Se solo avesse potuto vivere anche lei quegli anni d'apprendimento cui non ha avuto diritto! <Tutti gli Uchiha che ho conosciuto... sono soli.> rivela lei in replica al consiglio ricevuto dal clone. <Soffrono di questa condizione, incolpano il loro potere maledetto. Eppure sono stati loro ad andarsene... ad andare via.> Risentita, arrabbiata, confusa. Non capisce come gente che abbia sofferto così a lungo la solitudine possa poi aver abbandonato una speranza di vicinanza giunta a loro nei panni di una giovane sperduta anima ingenua. <Katsumi mi aveva liberata. Era un fatto, per me, quello> principia lei ricordando come fosse ieri quel momento. <Hitachi mi ha presa con sé quando sono rimasta sola. Mi sono fidata di lui...> l'ha accolta in casa sua, l'ha cercata in un quartiere che lo ha ripudiato, l'ha baciata in un bosco fiorito promettendole amore. Lo sguardo s'abbassa, s'oscura, mentre il cuore sanguina al solo pensare a quel momento. L'assenza di Shura che brucia nel profondo dentro di lei, che fa male, che le toglie il respiro quando ripensa a quanto aveva desiderato averlo con sé. <Di quali fatti posso fidarmi per non rimanere ancora delusa?> domanderebbe allora, alla fine, rialzando lo sguardo per puntare le iridi bicromatiche in quelle scure dell'altro. Ne ricerca un consiglio, un aiuto, per non perdere totalmente la speranza. <C'è qualcuno di cui ti fidi, tu?> Perchè lei vorrebbe, vorrebbe davvero fidarsi di qualcuno, sapere di non dover andare avanti da sola, sapere di poter fare affidamento su qualcuno. Eppure... eppure l'altro sembra così solo... anche lui. Questo le toglie la speranza di credere che, da qualche parte, esista una qualche persona cui poter regalare la propria fiducia, il proprio affetto. Eppure... non è già fiducia il credere nelle sue parole? Il dar per vere le sue frasi? Non è già fiducia l'aver accettato la sua mano tesa per rialzarsi da quel fondo che sembrava proprio aver toccato? Non è fiducia accompagnare l'altro in quel difficile cammino verso la verità su quanto accaduto quella notte? Akira ascolta le parole di Kioshi, ascolta il suo dire, le sue frasi, e si ritrova a storcere appena le labbra in una espressione pensosa, riflessiva. <Mhn> la mancina si alza, le dita si piegano sotto il mento ed un alito di brezza ne sfiora la pelle nivea e candida. <Non conosco molti Uchiha... ma un paio sì. Posso provare a chiedere a Keizo o a Shisui> dice lei scostando la mano dal mento e tornando a fissare più decisa le iridi nere del clone. <Magari uno dei due sa qualcosa, magari almeno uno di loro era presente quella notte> aggiunge stringendosi appena nelle spalle. <Io sono stata liberata dalla mia cella quando tutto era già finito> [chakra: 32/34]

15:28 Kioshi:
 La fiducia è qualcosa che va guadagnata. Non si può pretendere di averla dopo un singolo incontro o un evento solitario. Con il tempo, quel rapporto può crescere e instaurare un legame che unisca le due persone. Lei soffre, troppo forse. La fiducia che lei riponeva nelle persone al suo fianco è sempre stata tradita. Non ha avuto mai l'opportunità di colmare quelle delusioni precipitando in un dolore continuo fino a fargli perdere le speranze che la felicità possa esistere. E, invece, no. La solitudine ti avvolge e ci si nasconde in essa. Si brancola nel buio fino a quando non si vede una luce in fondo. Quella luce può essere una speranza. E bisogna decidere se correre contro velocemente o rimanerci lontano continuando a vagare nell'oscurità. L'Uchiha si trova a pochi metri da quella luce dove non vede la soluzione alla sua solitudine. No. Vede ben altro. I suoi occhi guardano oltre e comprendono che, forse, essere soli non è così sbagliato, in fondo. Se le persone accanto a te non meritano la tua presenza, non sei obbligato a stare al loro fianco. Il jonin ascolta le parole della ragazza mantenendo i suoi occhi neri fissi su quelle di lei. Le labbra ricurve verso il basso vengono leggermente aperte, in modo da permettere alla voce dell'Uchiha di giungere all'udito della kunoichi <Non posso aiutarti in questo. Ognuno vede il mondo da un punto di vista differente. Io mi fidavo di Arima perchè ogni giorno mi dimostrava di essere sempre accanto a me, di credere in me e nelle nostre idee. Non mi ha mai fatto nessuna promessa. Non ho dovuto donare la mia fiducia in cambio di belle parole..> forse, è solo questo che la ragazza ha ricevuto dai legami che aveva creato e che ora la fanno soffrire. Parole dettate dal momento, ma non provate dal profondo del cuore. Non conosce i dettagli di quelle storia, neanche vuole saperli sinceramente. Prova solo a mettersi nei panni di lei e immaginare come possa essere andata la storia, tutto qui. Niente di più. La ascolta solamente perchè è lei. Se fosse stato qualcun'altro, a quest'ora avrebbe tagliato il discorso molto tempo prima. L'Uchiha, però, vede in lei la persona che, dopo la morte di Arima, ha provato ad aiutarlo. Per questo, si sforza nel comprendere il suo stato d'animo e trovare un modo per darle una mano. Di chi si fida lui, invece? <Di me stesso. Sono sicuro che non potrò tradirmi mai..> dopo la scomparsa di Arima, ha dovuto combattere nella solitudine. Ma in quel dolore, è riuscito a trovare la forza per iniziarne ad uscire. Ed è solo in se stesso che ha scoperto quella forza. <E di te. Altrimenti, non ti avrei chiesto di aiutarmi nel mio obiettivo> vuole darle fiducia perchè, senza quella, una persona non riesce ad esprimere il meglio di se stessa. Nella vita, come in una missione, porre fiducia in un elemento, permette a quella figura di dare il cento per cento. Sta a lei coltivare la fiducia che l'Uchiha le sta dando e farla crescere, senza tradirla. Il jonin rimane comunque molto serio in viso. Le espressioni del volto non mostrano sentimenti. Neanche un sorriso, neanche una bozza di esso. Atipico, cupo, infelice. Darebbe questa sensazione guardandolo dritto negli occhi. E, invece, si nasconde molto altro sotto quell'espressione. La ragazza spiega che non conosce molti Uchiha ma qualcuno, che potrebbe aiutarli, c'è. <Inizia da loro due, il prima possibile se ti è possibile> il jonin le detta i passi da seguire cercando comunque di non essere troppo arrogante. Non esattamente una cosa così semplice, per lui. <Tieni a mente che non sai chi era presente e cosa è successo quella notte. Dunque, dovrai mantenere un profilo basso con loro. Non svelare i nostri piani..> le rivela una cosa importante. Non dovrà andare diretta nell'argomento, ma provare a girarci intorno. E la kunoichi potrebbe notare come il jonin la stia coinvolgendo nel suo obiettivo. 'Nostri piani', quando solamente qualche minuto prima parlava in modo singolare. <Non deludermi> le sue ultime parole. Una speranza, una minaccia. C'è in gioco troppo per Kioshi. [chk on]

15:56 Haran:
 E, ancora, Akira non sa che pesci prendere. Non ha esperienze pregresse sulle quali poter contare, non ha avuto modo -prima di quei legami- di conoscerne altri. Non ha potuto neppure assistere a dei legami fra altre persone, non ha potuto vedere nulla del mondo prima di ritrovarcisi schiantata all'improvviso. Tutto ciò che ha conosciuto era la sua stanza e le rade visite di Arima per assicurarsi che la piccola clone stesse studiando quanto necessario per l'inizio dei suoi piani. Progetti che non sono mai giunti al loro termine, che hanno lasciato un lavoro incompiuto, che hanno lasciato una persona formata solamente per metà. Akira si sente esattamente così. A metà. Incompleta. Fisicamente una persona come tante, con un corpo normale, due braccia, due gambe, degli occhi, dei capelli, ma internamente... vuota. Nessun ricordo, nessuna chiarezza, nessuna conoscenza. E' un guscio che cerca di intrappolare in sé quanto più sapere possibile, ma che non riesce ad afferrare tutto quanto le serve per vivere. Troppo, troppe cose che non conosce, troppe cose che dovrebbe sapere. Stringe i pugni, Akira, nel sentire le parole di Kioshi. Le fa male sentire quanto l'altro le dice, le fa male quell'espressione che l'altro dice con semplicità. Ogni giorno. Lei, ogni giorno, non ha mai avuto una stessa persona al suo fianco che non fosse lei stessa. <Perchè non c'è stato anche per me?> le dita si richiudono, premono contro il palmo e le nocche sbiancano. <Perchè veniva solamente ogni tanto? Perchè non poteva stare ogni giorno con me?> E il chakra esplode, ribolle, si scatena fuori da lei andando ad attraversare lo spazio che dovrebbe frapporsi fra i due. Incontrollato, indomabile, andrebbe a schiantarsi contro l'altrui mente cercando di trovar spazio e riparo nel suo cervello impreparato. La realtà attorno a Kioshi dovrebbe ora mutare andando a rivelargli frammenti di ricordi della piccola Uchiha. Una Akira rannicchiata in una cella bianca, una semplice veste bianca a coprirla, nessun mobile, nessuna finestra, nessuna apertura. Una branda piuttosto scomoda ed il solo ticchettio solitario di un orologio a parete. Akira è sola. <Ogni giorno. Ogni giorno. Ogni giorno da sola> la voce trema, ringhia e vibra. La scena varia appena rivelando la ragazza dormire nel letto, leggere libri ormai finiti e rifiniti da tempo. Akira che disegna, che mangia, sempre sola nella sua piccola cella. E poi la porta si apre, Katsumi è oltre la soglia coi vestiti sporchi di sangue e l'accoglie fra le sue braccia in una stretta paterna. La consola, la conforta, promette di rimanerle accanto. Kioshi può vedere i ricordi della genin attorno a sé, come se lui fosse uno spettro presente all'interno della stanza. E poi... poi il ricordo muta e Akira si risveglia, sola, nel vecchio ufficio di Arima coperta della giacca di Katsumi. Lui non c'è, non ci sarebbe più stato. E, ancora, tutto muterebbe. Akira da sola nella sua stanza alla Magione, Akira, sola, ad allenarsi fuori dai Quartieri, Akira, sola, alla prateria della memoria. A quel punto la furia s'interrompe e si fa largo solamente un profondo sconforto, un'immane tristezza. L'incontro con Hitachi è ancora troppo doloroso per venir mostrato, la sua una ferita ancora fresca. Andrebbe a ritrovar controllo ed il chakra verrebbe fatto ritirare. L'illusione -se mai si fosse verificata- andrebbe spezzandosi riportando i due dinnanzi le mura esterne del Villaggio. <Non so cosa significhi rimanere ogni giorno con qualcuno. Non credo di essere destinata a questo> ammette, alla fine, con tono basso, rassegnato, spegnendosi poco a poco in viso, abbassando lo sguardo verso il nulla. Ha detto a Kioshi di non rimanere solo, di non vivere nei ricordi, eppure anche lei cade nello stesso errore. La sua speranza è andata spegnendosi nei giorni trascorsi da sola a Kusa, la speranza è andata svanendo man mano che la convinzione d'esser dannata s'è radicata in lei. Kioshi sembra esser egualmente solo, egualmente distante da tutti. Non c'è nessuno di cui si fidi a parte lui. Le sue parole portano Akira ad annuire, a credere che, effettivamente, faccia la cosa migliore. Forse dovrebbe solo smettere di sperare nella vicinanza di qualcuno, nella concretezza di una famiglia. E' un clone, non ne ha una, è inutile che cerchi di cambiare le cose. Dovrebbe solo arrendersi, dovrebbe solo andare avanti, da sé, disinteressandosi di qualsiasi altra cosa. Ma poi.. quel successivo dire altrui la porta a schiudere la labbra, la porta a rialzare il capo puntando le iridi bicromatiche in quelle fredde e serie di lui. L'osserva, scontra quelle nere pagliuzze nel suo viso e non sa cosa pensare. Si fida di lei. Ma lei... si fida di lui? Può permetterselo? No. Non può. Non dopo tutto quello che ha passato, non dopo che tutti l'hanno lasciata sola. Lui sarebbe stato solamente un'altra ferita ad aggiungersi al suo cuore. Non può credere davvero che sia diverso. Non può... <Perchè? Non ti ho dimostrato niente coi fatti...> chiede allora, distogliendo lo sguardo, ripetendo quanto l'altro le ha consigliato poco prima. Fidati di qualcuno che possa dimostrare concretamente le sue promesse. Ma lei... lei non ha fatto proprio nulla per lui. Non ha senso fidarsi di lei. Però, nonostante tutto, vuole comunque aiutarlo nel suo scopo, vuole scoprire anche lei la verità. Per un breve attimo nelle loro vite i loro scopi e obiettivi coincidono, sono gli stessi. Mirano e guardano allo stesso orizzonte, lo stesso confine. E, solo per il tempo di questa ricerca, avrebbe potuto affiancarlo, avrebbe potuto concedersi di rimanergli vicino. Poi... poi sì, sarebbe rimasta sola e sola sarebbe cresciuta e migliorata. <Farò il possibile. Ma non posso garantirti nulla, non so se davvero sappiano qualcosa> replica lei in merito alla sua raccomandazione, sentendosi per la prima volta parte attiva di qualcosa. Non di una famiglia, non di un legame, di un progetto. Qualcosa di un po' più freddo e distante di quanto avrebbe voluto, ma è un inizio. E' qualcosa. <Voglio scoprire anche io la verità su quella notte... non manderò tutto a monte. Starò attenta> assicura, in un soffio, abbassando nuovamente il viso. Si sente spossata, si sente distrutta da quello sfogo, da quell'incontro. [Se Illusione di due sensi -vista e udito] [chakra: 25/34]

16:42 Kioshi:
 La ragazza è davvero in uno stato emotivo molto complicato. Cammina su un filo sottile rischiando di cadere al di sotto di esso, dove troverebbe solamente un mare di dolore. Lo stesso filo su cui l'Uchiha camminava poco tempo fa. Le iridi nere scrutano la ragazza. Ha davvero bisogno di lei in questo stato? Il jonin inizia a porsi delle domande sull'effettivo aiuto che la kunoichi gli potrebbe dare se continuasse ad avere questi problemi. Cosa fare? Cambiare i piani e cercare qualcun'altro? Provare a scoprire tutto da solo? Non lo sa. Il suo sguardo continua ad essere serio, posato sulle di lei iridi. La ragazza si domanda il perchè lei non abbia avuto tutto ciò. Perchè Arima non stava ogni giorno con lei. Il jonin scuote leggermente il capo, in maniera lenta. <Non fisicamente. Lui non stava ogni giorno con me. Aveva tanto da fare con tutti voi..> pensa di nuovo a quei giorni. A quei momenti passati insieme al suo vecchio amico. <Non c'era la necessità che i nostri occhi si guardassero ogni giorno. Quando due anime sono collegate, possono restare lontane per tempo. Ma io sapevo che lui ci sarebbe stato in qualsiasi momento, se io avessi avuto bisogno> spiega ciò che voleva intendere prima cercando di far capire alla ragazza che Arima non poteva stare con lei ogni giorno in ogni momento. L'atmosfera intorno a loro cambia. Muta a immaginazione della ragazza mentre affoga nei suoi ricordi. Le iridi attente del jonin si muovono guardando le varie scene che si susseguono attorno a lui. <Non risolverai niente sprofondando in questi ricordi..> è duro, ma sincero. Stava commettendo lo stesso errore, purtroppo. Prima di tornare nel Villaggio dell'Erba, era andato a visitare il suo vecchio Villaggio. Il Villaggio del Suono. Lì, i ricordi gli hanno evocato vecchie nostalgie. Un lungo dolore nel quale cadere, senza avere la possibilità di tornare a galla. Ma la sua vita non era destinata a quella fine. No, c'era altro. Ci deve essere per forza dell'altro. I ricordi della ragazza vanno spegnendosi e lo sguardo del jonin ritorna a posarsi sul viso della genin davanti a sé <Magari sei destinata a qualcosa di più grande, chi lo sa. Ma fino a quando non lotterai per ciò che vuoi, cadrai in un abisso sempre più profondo> l'ha già provata quella sensazione. <Lotta contro la tua solitudine> queste sono le sue parole per la ragazza. <E per scoprire come, devi guardare dentro te stessa. Lì troverai la forza per superare questo momento> le spiega, in poche parole, ciò che ha fatto lui. Più di questo, non può dirle. Più di così, non può aiutarla. La ragazza si sorprende, però, nel momento in cui il jonin le dice di fidarsi di lei. Gli domanda il perchè non avendo dimostrato a lui nulla. E qui la kunoichi si sbaglierebbe <Mi hai aiutato nel mio momento più difficile. Non ci conoscevamo, ma mi hai detto di lottare per non rimanere solo> questo il primo motivo per cui l'Uchiha è ancora lì a parlare con lei e le sta dando fiducia per scoprire tutto di quella notte. <E hai accettato di aiutarmi nel mio obiettivo. Questi due fatti mi bastano..> non gli serve molto altro. Fino a quando la ragazza si dimostrerà di sostenerlo, lui le darà la sua fiducia. Akira spiega che non è garantito che sappiano qualcosa, ma starà attenta per scoprire la verità. <Se ti sembrano nascondere qualcosa, portali da me. Li interrogheremo, insieme> devono far di tutto per scoprire le prime informazioni su quella notte. <Altrimenti, proveremo a trovare qualcun'altro. Suppongo che in molti abbiano assistito a quella scena.. Qualcuno deve pur esserci> deve esserci, per forza. Se no, il suo piano inizierà incontrando delle difficoltà. Ora, però, è tempo che le loro strade si dividano seppur per breve tempo. <Alloggerò in centro, in queste notti. Dimmi un luogo in cui poterci incontrare per aggiornarci> vuole sapere dalla ragazza dove possono incontrarsi per potersi parlare. <È tempo che io vada, ora. Rimani qui o mi segui fino in centro?> le domanda ancora ruotando il corpo in direzione dell'ingresso del Villaggio. Se la ragazza lo seguisse, camminerebbe fino all'alloggio in cui dormirà in queste notti. E in quel posto se venisse seguito, o alle mura se la ragazza rimanesse lì, il jonin la saluterebbe <Ci vedremo presto, Akira. Abbiamo tanto da fare se vogliamo scoprire la verità> pronuncia queste parole senza far trasparire alcun emozione dal suo volto. Un ultimo saluto e via. Si allontana mentre il tempo passa. È giunto il momento che il suo piano abbia inizio e ha trovato una nuova persona che la potrà supportare. Akira, sarai capace di superare le tue difficoltà o cadrai nella solitudine? Qualcuno, come Kioshi, le sta dando un'opportunità. Tutto è nelle sue mani. [END]

17:11 Haran:
 Si sente travolta, soverchiata e sconquassata da quei sentimenti, da quelle emozioni che la stanno colmando. Le scopre lentamente, giorno dopo giorno, man mano che sperimenta cosa sia la vita. Nei suoi giorni in cella non era stata triste, non soffriva la solitudine, semplicemente perchè non aveva idea di cosa fosse la compagnia. Le visite di Arima erano sporadiche e non erano mai state molto colloquiali. Lui le insegnava, lei apprendeva e poi andava via. Non era esattamente una visita che le donasse conforto per quanto le facesse piacere vederlo comparire dalla soglia della sua stanza. Ma tutto è cambiato con l'arrivo di Katsumi, tutto è cambiato quando il mezzo Seiun le ha fatto scoprire l'emozione di una chiacchierata tranquilla, di un contatto umano, di un abbraccio. Ha conosciuto per la prima volta l'affetto e non è più riuscita a vivere bene la sua solitudine. Ed ora non sa più cosa dovrebbe fare, come dovrebbe comportarsi. E' sbagliato cercare qualcuno che le stia vicino? Dovrebbe rimanere sola e andare avanti con le sue forze? Eppure sente che rimanere soli è sbagliato, che sia meglio trovare qualcuno con cui vivere la propria vita. Ma al tempo stesso è stanca delle delusioni, di venir abbandonata senza neppure un saluto, un arrivederci. Fa tanto male da farle venir voglia di rimanere sola da principio, rancorosa. Le parole di Kioshi risolvono alcuni quesiti e ne aprono di nuovi portando Akira a sentirsi semplicemente investita da pensieri soverchianti. Sospira, annuisce e quando i suoi ricordi esplodono attorno a loro, l'altro li osserva silente prima di chiosare, duro. Sa che ha ragione, sa che è così. Lei stessa gli aveva detto di non vivere di sole memorie durante il loro primo incontro: ma dove è finita la forza di volontà che aveva mostrato in quell'occasione? Dov'è finita la sua forza d'animo, la sua positività? E' solo un giorno no dove tutto sembra più buio e scuro o sta semplicemente perdendo fiducia nella sua stessa strada? Abbassa lo sguardo, sfugge quello di Kioshi ritrovandosi alla fine ad accogliere le sue parole, i suoi consigli. Lottare contro la sua solitudine... <Forse faccio prima ad accettarla> Abbracciarla invece che combatterla, imparare a star bene da sola, a non aver bisogno di nessun altro. Farsi bastare se stessa e quindi imparare persino, magari, ad apprezzare il suo esser sola. Ma è poco dopo che le parole di Kioshi andrebbero semplicemente a scuotere la ragazza, rivelandole qualcosa che le dà la forza di risollevare il viso. Le labbra schiuse in una espressione sorpresa, le iridi grandi di stupore e quel contatto visivo nuovamente ristabilito fra i loro occhi. Lui le rivela cosa l'ha portato a fidarsi di lei e lei non sa bene cosa dire. Non pensava di aver potuto fare qualcosa di davvero importante con le sue parole... è stato quasi naturale, per lei, dirgli tutto quanto, quel giorno. Il cercare di non lasciarlo solo, di capirlo, di spronarlo a non cadere. Parole nate spontaneamente e che ritiene quasi la normalità. <L'ho fatto.. istintivamente. Quando ti ho visto in quella radura ho pensato che dovessi sentirti solo> ammette e spiega semplicemente lei ciò che ha pensato nel vederlo in quel frangente. <E non volevo che qualcun altro si sentisse come mi sentivo io> Voleva salvarlo dal dolore con cui convive quasi ogni giorno da che ha memoria. Non sa, però, quanto dolore l'altro possa nascondere dentro per il semplice fatto di aver vissuto più a lungo di lei. Ma è qualcosa che, comunque, li lega ed unisce, che li accomuna, esattamente come l'obiettivo che per caso si ritrovano a condividere. Kioshi le dà delle linee guida, delle direttive, ed Akira annuisce piano col capo ad ogni suo dire prima di udire il di lui congedo. Le dispiace che vada già via, le dispiace doverlo salutare ora che è appena arrivato. Sa che si sarebbero rivisti, almeno fin quando avessero avuto uno scopo comune da raggiungere, ma aveva iniziato a sentirsi più tranquilla in sua compagnia. Forse perchè può capirla, forse perchè è piacevole sapere che qualcuno si fida di noi, chissà? Ad ogni modo quando l'altro le propone un luogo ove incontrarsi Akira si ritrova a schiudere le labbra confusamente e, alla fine, gli fa il nome di uno dei pochi posti nel Villaggio che ha avuto modo di conoscere al di fuori del quartiere Uchiha. <La cattedrale> pronuncia lei d'istinto, di getto, quasi senza ragionarci su. E, al contrario, rimane in silenzio per diversi istanti quando Kioshi le chiede se preferisca rimanere lì o accompagnarlo fino alla locanda. Akira non sa cosa fare, non sa cosa sarebbe giusto scegliere. Seguirlo andando in qualche modo a ricercare per qualche altro attimo la sua compagnia o facilitare il distacco rimanendo lì, da sola? <Devo rientrare anche io. Ti accompagno> sceglie, alla fine, dopo qualche attimo di silente esitazione. Se proprio vuole crogiolarsi ancora nel suo rammarico sarà meglio farlo in casa, al sicuro da occhi indiscreti. Avrebbe lasciato che il pianto la culli fino al torpore del sonno e, al mattino, si sarebbe senz'altro sentita più leggera, più riposata, liberatasi di un carico emotivo non indifferente. Eccola quindi che sarebbe andata a seguire i passi dell'altro fino a superare le mura del Villaggio, accompagnandolo fino alla locanda ove avrebbe trascorso la notte. Akira avrebbe arrestato il passo, l'avrebbe guardato un'ultima volta e, annuendo, avrebbe accolto il suo congedo. <Ti farò sapere se dovessi scoprire qualcosa> assicura, lei, guardandolo negli occhi, prima di voltarsi e salutarlo per l'ultima volta questa notte. <A presto, Kioshi. Ci vediamo> E, detto questo, eccola dirigersi con una nuova consapevolezza verso casa. [end]

Akira e Kioshi s'incontrano fuori le mura di Kusa, casualmente.
Akira pensa e rimugina sulla propria solitudine mentre il jonin è di ritorno a Kusa per iniziare ad indagare su quanto accaduto la notte della morte di Arima.

I due si ritrovano, parlano, e fra pianti, illusioni e consigli, uniscono le forze per arrivare insieme a scoprire quale sia la verità.