Alter Ego

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22:08 Hikari:
  [Piazzetta] Una serata tranquilla potrebbe dirsi, fortunatamente, poiché la pioggia ha deciso di dar tregua alla popolazione di Kusa. La temperatura non è troppo bassa, perciò si sta piuttosto bene. Un numero non importante di persone passeggia per le strade del villaggio, chi tranquillamente, chi agitato, chi sovrappensiero. Gli abitanti non parlano più del torneo, ormai è passato diverso tempo. Meglio così, è stata un’esperienza piuttosto intensa, e quello che servirebbe in questo momento alla giovane ragazza seduta in una piccola piazzetta è solo tranquillità. E’ lo stesso luogo in cui si è scontrata con quello psicopatico inquietante che sembra continuare a perseguitarla, persino a Konoha. Non scorderà mai quella sua risata malata né tanto meno le sue minacce. Eppure, da quella volta, non lo ha più visto né sentito. Che sia un buon segno? Così si spera. Non vuole grane, solo tranquillità, almeno per qualche tempo. Non ha ancora avuto modo di parlare col suo compagno delle suddette minacce né tantomeno del proprio sospetto su un qualcosa riguardante delle scommesse a proposito del torneo. Tante cose le affollano la mente, ma non ha modo di liberarsene se non parlandone proprio con Shitsui, fonte della sua tranquillità. Con lo sguardo verso l’alto, la genin si trova su una panchina, sovrappensiero. Alla sua sinistra si trova una busta contenente capi d’abbigliamento. Ebbene sì, anche quest’oggi ha deciso di spendere qualche soldo qua e là. Le mani sono intrecciate sul ginocchio destro, accavallato sul sinistro. Indossa un maglione piuttosto grande, che ha deciso di usare più come un vestito. E’ di un color rosa cipria e le arriva a circa metà delle cosce, mentre le maniche le coprono parte dei palmi. I capelli sono divisi in due trecce che le ricadono sulle spalle, fino a raggiungere il petto. Ha con sé tre kunai, riposti del portakunai legato attorno alla gamba sinistra. Niente armamentario completo, non ha creduto potesse servire. D’altronde, è solo uscita per prendere un po’ d’aria e svagarsi. [Portakunai: 3xkunai]

22:31 Koichi:
  [Piazza.] Labbra che andrebbero appena ad aderire, una contro l'altra, accettando quello strumento che si frappone: il proprio Kiseru, una pipa orientale, il quale verrebbe sfruttato per incenerire del tabacco e far sì che quel miscuglio possa essere inalato, assimilato, dall'organismo maschile. Un breve intervallo di tempo prima che quel composto verrebbe emesso, con un forte soffio verso l'alto, alimentando così una nuba leggera, grigiastra, che andrebbe a disolversi durante il proprio movimento ascensionale. <Uh...> Respirerebbe, osservando appena quel prodotto, quella coltre d'aria. Eccolo che marcerebbe lungo le vie del territorio, fin quando non potrà presentarsi al cospetto di una delle varie piazze che formano il plesso cittadino, lasciando che le braccia si spalanchino leggermente, distanziandosi dai corrispettivi fianchi. Sembrerebbe quasi che si stia stiracchiando, sollecitando quei muscoli, rilassandoli cautamente. <Una passeggiata dopo cenato è ottimo per digerire.> Sussurrerebbe, stretto tra quelle labbra, mentre riprenderebbe una posizione comoda, con quegli arti a penzolare, a scuotersi leggermente, ogni passo che verrebbe compiuto, dietro ogni orma che verrebbe impresso. Silente, mentre continuerebbe con quel movimento lento, a piccole falcate, lasciando che lo sguardo arancione, attento, possa indirizzarsi su vari punti, catturandone varie informazioni, le quali verrebbero poi sintetizzate nella propria mente. Come un automa, seppur distenda i propri lineamenti facciali, tale da sembrare anche particolarmente rilassato, con una ipotetica guardia calata. Nulla di più errato, in realtà. Testimone ne sarebbe quel flusso energetico, alimentato dal connubio delle energie fisiche e psichiche, che andrebbe ad alimentare la figura maschile, scuotendo quel sistema all'interno di sé fino alla sua naturale fuoriuscita mediante i punti di fuga. Il chakra sarebbe stato già richiamato, pronto al suo utilizzo, in caso di particolare necessità. Scuoterebbe appena quel capo, in ambedue le direzioni, non preoccupandosi di quei ciuffi ribelli, azzurri, che sembrerebbero saltare da un punto all'altro, attorcigliandosi o sciogliendosi come meglio credono; quasi una forma di vita a parte quel cuoio capelluto. A fasciare invece il corpo sarebbe un semplice haori e pantaloni, dal tessuto elasticizzato, dal colore blu notte, con un obi piccolo, bianco, a cingergli la vita, risaltando maggiormente la propria muscolatura, allenata, seppur non uno dei suoi punti di forza. Tonico, questo sicuramente, lo si potrebbe anche intravedere da quello squarcio lieve, a causa di quello scollo sufficientemente largo. Non si preoccuperebbe, non dovrebbe risultare comunque volgare in ciò. Con sé, ma ben nascosto ad occhi indiscreti, non potrebbe mancare il proprio equipaggiamento, ben disposto. Ignorerebbe, per ora, la presenza della Genin, seppur rientrerebbe proprio lungo la propria traiettoria: che sia uno scontro frontale? [Chakra On][Equip.Scheda]

22:44 Hikari:
  [Piazzetta] Sempre a sguardo alto la ragazza, perso tra le nuvole che sovrastano la città come una maledizione. Una cupezza che non sembra però contagiare gli abitanti del villaggio, fortunatamente, anche se c’è da dire che diverse persone che lo abitano non abbiano proprio tutte le rotelle a posto. Il piede a mezz’aria, quello della gamba accavallata, alterna qualche oscillazione a momenti di fermo. Le piace la sera, la tranquillità che offre. E’ piuttosto rilassata in questo momento, tanto da non far caso alle persone che attraversano la piazza, e tra queste il medico che ha avuto la pazienza di curarla dopo il combattimento a Konoha. Rimane dunque così per qualche istante, prima di inspirare un’ingente quantità d’aria e poi esalarla, in un lungo sospiro. A seguito di questo gesto, abbasserebbe il capo, lasciando che gli occhi viaggino nella direzione dinanzi a sé, fino ad incontrare una sbiadita nuvola di fumo in aria. Abbassando ulteriormente lo sguardo, le iridi castane incontrano l’autore di quella nuvola. Capelli azzurri, sguardo ambrato, buon portamento. Inconfondibile. < Ma… > un sussurro che si perde nella sera. Incerta se attirare o meno la sua attenzione, continua a osservarlo, fino a decidersi. Solleva dunque il braccio in un gesto semplice, non teatrale, che viene seguito da: < Koichi! > una breve esclamazione indirizzata all’altro. Impossibile sbagliarsi, è sicuramente lui. Poi, se l’altro si voltasse verso di lei, agiterebbe appena la mano in segno di saluto, allungando le labbra in un sorriso. [Portakunai: 3xkunai]

22:54 Koichi:
  [Piazza.] E può sembrare davvero una locomotiva a vapore, per tutto quel fumo che getterebbe verso il firmamento, tentando anche di creare delle particolari forme a quell'espulsione, muovendo abilmente le labbra, in espressioni che possono sembrare anche divertenti. Ma sarebbe il richiamo vocale a concedergli quel pizzico di attenzione verso la fonte di quel suono, non potendo non notare quel braccio innalzato verso l'alto, come a chiarire maggiormente la posizione da parte della ragazza. <T'oh, guarda chi si nota.> Allungherebbe appena le labbra, non distogliendo però quella pipa dalle proprie labbra, iniziando ad apprendere anche l'antica arte di saper conversare con quell'oggetto stretto tra le proprie labbra. <Hikari-San.> Evocherebbe, man mano che si avvicinerebbe alla posizione d'ella, notando la panchina su cui sarebbe seduta e quella busta ad uno dei due lati rispetto al corpo avverso. <E' da tempo che non ti vedevo.> Capo che si torcerebbe in più direzioni, quasi stesse esaminando qualcosa, sotto più punti di vista: <Sembra che tutte le tue ferite siano state risanate, magnificamente.> Un complimento? Probabilmente sarebbe un lontano ed implicito modo di auto elogiare la propria capacità di risanamento. Rimarrebbe qualche secondo in silenzio e, senza chiedere un particolare permesso, andrebbe a porre qualche altro passo, affinché possa accomodarsi accanto all'altra, non risparmiandosi affatto un netto spazio, come se il duo si conoscesse a sufficienza per saltare quei convenevoli. Mugugnerebbe appena, inspirando altro tabacco e rigettando altrove. <Vuoi provare?> Quasi a chiedere, indicando la pipa con la mano destra, chiusa a pugno ad eccezione del dito indice. <Non fa male se provi una sola volta.> Ma per lui è totalmente un altro discorso; sarà forse il gene Goryo che gli permette di incanalare così tanto tabacco, ben tagliato, d'ottima qualità, senza subire eccessivi danni all'organismo. Alla fine, può sempre rigenerare interi organi, mediante il suo chakra. <Dunque...> La fisserebbe, dritta negli occhi: <Spero che tu abbia trovato le persone che tanto attendevi.> Prenderebbe una piccola mole d'ossigeno. <O che ti abbiano almeno spiegato il motivo per il quale non siano venuti quanto prima.> Un lieve sorriso che comparirebbe sul proprio volto, un abbozzo, ma non tale da far trasparire la propria dentatura, sottostante. Intanto non poco lontano passerebbe un piccolo carro, con qualche prelibatezza da ingerire rapidamente. <Su, offro io.> Indicando con l'altra mano quel mezzo di trasporto ambulante, non badando affatto a spese. <E non accetto un no.> Ottimizzerebbe, costringendola ad ordinare qualcosa, se non vuole che il medico possa dimenticarsi qualche passo, la prossima volta che la curerà. Perché la curerà lui, vero? [Chakra On][Equip.Scheda]

23:15 Hikari:
  [Piazzetta] L’altro si accorge subito della propria presenza grazie all’esclamazione di lei. Meno male, si sarebbe sentita in imbarazzo a chiamarlo una seconda volta, ma perché di preciso? Forse perché non le piace ripetere le cose, o chi lo sa. In ogni caso, viene riconosciuta subito dal suo interlocutore, che si appresta subito ad avvicinarsi fino a raggiungerla, sedendosi poi al suo fianco. Volterebbe appena il busto, il necessario per far sì che la visuale sull’altro sia limpida. < Già, chissà chi è stato a rimettermi a posto. > direbbe quasi ridendo, oscillando il capo da destra verso sinistra, mostrando chiaramente la propria allegria nel rivedere una faccia conosciuta. Il ragazzo ha detto bene, era un po’ che non si vedevano. Dalle cure, per la precisione. Hanno avuto modo di conoscersi meglio durante la permanenza di lei in ospedale. < Cos’è? > domanderebbe, indicando anch’essa la pipa che l’altro le sta offrendo. Non per forza deve essere tabacco, anche se è la cosa più scontata. Nel caso fosse proprio tabacco, non si farebbe problemi ad accettare un tiro, nonostante non abbia mai provato a fumare. Dunque, se l’altro le desse quella conferma, prederebbe tra le dita, molto delicatamente, quell’oggetto, portandoselo alle labbra. Inspirerebbe appena, timorosa di sbagliare o di “soffocarsi” con il fumo. Un sapore raffinato, anche se non troppo piacevole, invade la cavità orale della ragazza, che subito tenta di rigettarlo fuori, tossendo. < Caspita! > comincerebbe < Che sapore strano. > forse deve solo abituarsi, o no? Nel frattempo, la tosse va lentamente a calmarsi. < Ti dispiace se riprovo? > domanderebbe, un po’ imbarazzata per la figura appena fatta e per la richiesta. < In realtà non ho ancora avuto modo di parlarci. > un tono di voce basso, ma attraverso il quale tenterebbe di dissimulare il dispiacere e la preoccupazione dovuta ai suoi compagni. < Spero di trovarli presto. > concluderebbe, osservando la pipa che ha tra le dita. Alle proprie orecchie giungerebbe poi un nuovo suono, come qualcosa che si muove sul pavimento della piazza. Solleverebbe lo sguardo in quella direzione, finché davanti ai propri occhi non si para un carretto che ha con sé diverse prelibatezze. < Ma… sei sicuro? Posso pagare. > domanderebbe con un sorriso, anche se è contenta in realtà della proposta dell’altro, mangiucchiare qualcosa è proprio quello che ci vorrebbe per aggiungere un altro punto alla serata. [Portakunai: 3xkunai]

23:28 Koichi:
  [Piazza.] Labbra che andrebbero a schiudersi, lievemente: <Vorrei davvero sapere questo medico così abile ed affascinante, che ha saputo curarti in questo modo.> E perché limitarsi, lasciando che una piccola risata possa scoccare dal proprio volto. Qualche secondo in cui potrebbe ridere, serenamente, senza concentrarsi eccessivamente all'esterno, rimanendo pur sempre cauto; quella sarebbe una zona popolata ed un ipotetico attacco significherebbe troppe vittime. Lui dovrebbe impedire qualsiasi cosa che possa portare a delle vittime, in qualità di medico. <Questo è un Kiseru.> Le risponderebbe, lasciando che possa esser estratto totalmente dalle proprie labbra: <E' diviso in tre parti.> Andrebbe quasi a spiegare, indicando man mano il punto che definirebbe: <Questa è la parte finale, ove avviene la combusione del composto. Come se fosse un fornello, in metallo.> Risalirebbe man mano, indicando l'asta: <Questo è il canale intermedio, in liegno.> Ed infine verso la parte più prossima alle proprie labbra: <Infine questo è il bocchino, ove si poggiano le labbra, per aspirare, anch'esso in metallo.> E non si preoccuperebbe di ceder quell'articolo, lasciando che l'altra possa tentare una prima volta, con qualche semplice colpetto di tosse. <Naturale, nessuno riesce alla prima volta.> Come quando si vuole apprendere una tecnica od inseguire un obiettivo: il primo tentativo rasenterebbe sempre quasi il totale fallimento, ma la determinazione dell'altra risulterebbe curiosa. Ostinata, la cosa potrebbe lievemente interessargli, come proprio superiore di grado. <Nessun problema.> Soggiungerebbe poco dopo: <E' del tabacco proveniente da una zona di periferia, di Kusa, ove compongono queste meraviglie.> E nel paese dell'erba, cosa potresti mai attenderti, dopotutto? Lascerebbe che l'altra vada a tentare un ulteriore tiro, quando la voce maschile si presenterebbe, come un sussurro, caldo e melodioso: <Sai dove hai appoggiato le labbra, Hikari-San?> Come un serpente, quasi suadente, mentre le labbra propria si schiudono, per far fuoriuscire la propria lingua e farla scorrere su tutto il perimetro, su tutto il contorno. Si sarebbe atteso che l'altra utilizzasse qualcosa, come un fazzoletto, per ripulire la parte del bocchino. Avrà dimenticato questo particolare? Però la questione risulta divertente, fin troppo. Ed ecco che un'altra risata ne conseguirebbe, notando l'ipotetica reazione dell'altra: in effetti, potrebbe anche averlo fatto appositamente, no? Oh che marpiona, nel caso. <Mi dispiace per coloro i quali tu definisci persone a te care.> Lui non avrebbe lo stesso concetto, nella maniera più totale. Se qualcuno esprime di esserci, ci dovrà essere: non solo parole, ma anche azioni. Concrete, palpabili. <Non preoccuparti.> Quasi stia prendendo gusto a viziarla, oppure un modo gentile per fossilizzare quel misfatto? Alzerebbe dunque la mano, scioccherebbe sonoramente le dita, un rumore che il venditore potrebbe udire e si avvicinerebbe lentamente, con quel cigolio della ruota sempre più vivo. <Dia qualsiasi cosa voglia questa ragazza. Son il suo medico e deve rimettersi in forze.> E quale miglior modo risulta, nel cibarsi di dolciumi o qualsiasi altra prelibatezza? Attenderebbe solo il verbo di lei. [Chakra On][Equip.Scheda]

23:46 Hikari:
  [Piazzetta] Asseconderebbe la risata di lui, rivolgendogli uno sguardo sottile, con le palpebre leggermente calate. < No mai detto “affascinante”? > domanderebbe, curiosa della reazione dell’altro. Un sorriso che potrebbe definirsi furbo comparirebbe sulla labbra della ragazza. Ascolterebbe poi il suo dire a proposito della pipa, che a detta sua si chiamerebbe Kiseru. Non s’intende affatto di cose simili, perciò non ha nulla da ribattere all’altro, poiché è lui l’esperto. Si ostina quindi ad ascoltare, cercando di memorizzare quelle informazioni che probabilmente non le ritorneranno troppo utili in futuro. < D’altronde, paese dell’Erba. > aggiungerebbe, prima di avvicinare nuovamente il Kiseru alle proprie labbra. Ma proprio in quel momento ecco che le seguenti parole dell’altro la investono come un treno. Un fulmine a ciel sereno quell’essersi dimenticata in qualche modo del fatto che quella stessa pipa si trovava prima tra le labbra dell’altro. Eppure, un particolare simile non le sarebbe potuto mai sfuggire, come quando ha dovuto stringere la mano sudaticcia a un capo cantiere, anche se, essendo in missione, la cordialità era d’obbligo. Avrebbe dunque solo il tempo di inalare e, a seguito di quelle parole, tossire nuovamente a causa della sorpresa. Diamine. Il volto le avvamperebbe, assumendo un colorito piuttosto acceso. < Ecco…! > cosa dire in una situazione simile. L’altro sembrerebbe gustarsi il momento in ogni suo secondo. Porterebbe dunque la mano destra al viso tentando, inutilmente, di coprirsi, mentre con l’altra tenderebbe il Kiseru verso il legittimo proprietario. Cercherebbe dunque di sviare immediatamente il discorso, tornando ai propri compagni. < Anche a me dispiace, ma ci parlerò e chiariremo tutto. > un balbettio dovuto all’imbarazzo per ciò che è successo poco prima. Ora, non aspetta altro che l’uomo con il carretto si avvicini, così che la situazione possa girare in qualche modo a proprio favore. < Ecco, vorrei… > comincerebbe, passando velocemente gli occhi sulle varie prelibatezze. Quell’attimo di imbarazzo l’ha parecchio destabilizzata. < Un barattolo di zucchero filato e un pacchetto di patatine. > cose che tra di loro non vanno di certo a nozze, vero?

00:01 Koichi:
  [Piazza.] Capo che verrebbe appena piegato di lato, mentre mormorebbe: <Non l'hai detto, ma sicuramente lo era. Non credi?> Provocherebbe, avanzando quella domanda così tremendamente innocua, ma dall'aspetto sicuramente più interessante. Curioso, dopotutto, di quanto possa esser sensibile l'altra, alla propria presenza. E difatti quando l'altra metabolizzerebbe la questione delle labbra, come un fulmine a ciel sereno, il colorito la colmerebbe totalmente, facendola divenire paonazza. L'altra si coprirebbe con una sola mano, mentre l'altra sarebbe impegnata a restituire la pipa; fortunatamente quella mano non velerebbe così tanto quel rossore che avvolgerebbe il capo d'ella. Inoltre quel balbettio potrebbe sembrare la ciliegina sulla torta. Busto che si piegherebbe appena, verso la controparte, lasciando che le mani, ambedue, vadano ad avanzare: La destra ad agguantare il Kiseru, dalla mano avversa, e la gemella verso il viso femminile, tentando di strapparla via quella mano. <Non puoi nasconderti, oramai.> Come se fosse una macchia che non potrebbe esser lavata. <Questo bacio indiretto sarà il nostro segreto.> E la lingua verrebbe estratta fuori, alquanto dispettoso. <Anche se sei stata tu a toccare le mie labbra, ma non l'inverso.> E le iridi proprie andrebbero quasi a fissare l'oggetto che non sarebbe stato ancora rimosso dal palmo avversario. Che sia una sorta di sfida a riprenderlo, prima che il medico possa poggiare le proprie labbra vicino? Se non fosse troppo lenta, non farebbe altro che prendere quel Kiseru e lasciarlo che sia a propria disposizione. Ecco, il carretto. Che mossa strategica, d'altronde. Infatti, mentre l'altra risulterebbe impegnata ad ordinare ed ad agguantare quella combinazione strampa, andrebbe a ripulire vicino al proprio haori quel bocchino, senza che l'altra possa notarlo. In effetti, rimarrà sempre un ottimo Shinobi; saprebbe come svolgere queste mansioni, sfruttando un movimento che non dia nell'occhio, che non attiri l'attenzione avversa. Solo dopo aver compiuto il tutto, andrebbe ad emettere: <Strana combinazione.> Per poi osservare il venditore: <Uno Yakitori.> Un singolo spiedo, lungo, colmo di carne, pollo per l'esattezza. Peccato che dovendo agguantare lo spiedo, gli servirà una mano libera: dunque qual miglior modo è inserire nuovamente il bocchino del Kiseru, tra le labbra, provocando un nuovo innesto, per Hikari? Mano che ora libera andrebbe nella tasca interna dell'indumento, per prelevare qualche banconota e pagare il tutto, con una piccola mancia. <Grazie.> Verso quest'ultimo, prima che scomparirebbe. Ora, che potrà fissare nuovamente l'altra, sembra che voglia particolare concedere attenzione alla propria pipa: si, la sta premendo sulle proprie labbra, ove tu credi che siano ancora dipinde le tue impronte. Perfido, senza ombra di dubbio. [Chakra On][Equip.Scheda]

00:21 Hikari:
  [Piazzetta] < Beh, forse sì, forse no. > cerca di far aleggiare un aria dubbiosa su quelle parole. Le piace fare così. Diciamo che in qualche modo le piace lasciare in sospeso qualcosa e lasciare che l’altra parte possa provare ad indovinare quello che lei intende, e per ora, Koichi è il primo con cui utilizza questo modo di parlare. Poi, per quanto riguarda la pipa, sembra l’altro ad avere il coltello dalla parte del manico. Lo osserverebbe di sottecchi mentre è intento a scoprirle il viso. < Non mi sto nascondendo. > direbbe, distogliendo immediatamente lo sguardo. Quella vicinanza non fa altro che peggiorare la situazione. I modi di dire dell’altro la fanno in qualche modo sentire come se avesse appena commesso qualcosa di illegale e forse troppo grande, ma alla fine non è successo nulla di che, no? < Hey! > esclamerebbe, voltandosi immediatamente nella sua direzione, lasciando che l’altro riprenda la propria pipa, senza opporre resistenza, almeno per ora. < Non c’è stato alcun bacio indiretto! > il viso ancora paonazzo, mentre fa appello a tutta la propria sicurezza per pronunciare quelle parole. E’ chiaro che l’altro stia cercando di metterla in difficoltà, e sembra anche divertirsi. Il viso scatterebbe poi nella direzione opposta, mento alto, mentre le braccia si incrocerebbero al petto. Ma in che situazione si è cacciata? Non vede l’ora di poter affondare il viso nel sacchetto di patatine e scomparire. Quando riceve quanto ordinato infatti, e dopo aver abbandonato il barattolo di zucchero filato sopra la busta delle proprie compere, si appresta subito ad aprire il pacchetto e prendere una manciata di patatine tra le mani. < Buon appetito. > un sussurro senza nemmeno guardare il ragazzo che le siede a fianco. Però, non può resistere alla curiosità di sapere se l’altro abbia deciso di continuare a fumare la pipa nonostante anche lei abbia avuto modo di provarla. Perciò, lentamente e in modo cauto, farebbe scivolare le iridi verso destra, in direzione di lui. < Ma…! Che fai? > esclamerebbe ai suoi gesti. Quel suo premere, appositamente, le labbra sulla pipa la lascia spiazzata. Ma quanto si starà divertendo questo tipo?

00:46 Koichi:
  [Piazza.] L'altra cercherebbe di rendere un alone di mistero, senza concedersi troppo? Peccato che non abbia capito nulla, assolutamente niente di come possa risultare manipolatore il Chuunin, il quale si divertirebbe nel perforare quel volto paonazzo con delle situazioni sicuramente divertenti per sé. <Sei diventata scarlatta.> Sorriso ampio, dopo quelle risate appena terminate: <Mancava poco che dovessi preoccuparmi, sai un paziente che muta così rapidamente colore.> E soggiungerebbe dopo, ad incrementare la beffa. <E che colore carico, intrinseco.> Aumenterebbe la dose, senza preoccuparsi minimamente dell'altra e di quello che potrebbe pensare, in tale frangente. <Nessun?> Chioserebbe, in via retorica. <Hai poggiato le labbra, ove poco prima le avevo io.> E questo dimostrerebbe che abbia ragione, nella maniera più oggettiva possibile. Anche quella velata serietà che manifesta sembrerebbe concedergli qualche punto a proprio favore. <E non solo le hai toccato una volta, ma anche chiesto di provare una seconda volta.> Dovrebbe sentirsi sempre più colpevole: <In ospedale, sento spesso miei colleghi che si vantano di come le loro pazienti li sognano e li adorano.> Mugugnando appena, riflettendo a quei discorsi. <Ma credevo che fossero tutte storie per incrementare la loro autostima e per apparire affascinanti, come se fosse una sorta di sfida.> Ed ecco che giungerebbe il colpo finale, lentamente: <Invece ora mi trovo con una paziente che quasi rinnega la sua stessa infatuazione per il proprio medico.> Vorrebbe ridere, davvero, ma si trattiene appena, non più di tanto dopotutto. <Però non vi è nulla di male, devo pur sempre conservare il silenzio che vige sempre tra medico e paziente. E fin quando non vi è dell'altro, il nostro legame può continuare indisturbato.> Un poco come: non fidanzarsi con i propri pazienti o qualcosa di simile. Ecco come starebbe etichettando tutto l'accaduto. E quando l'altra si volterebbe, quasi indignata, dalle gesta del Medico, la fisserebbe, nell'attesa che riapra gli occhi. E' cosciente che lo farà, fin troppo curiosa. <Tocco il mio Kiseru.> Banale, no? Dovrebbe dare spiegazione? <O forse lo vuoi un altro poco?> Proporrebbe, come se nulla fosse accaduto, ma in realtà quella frase avrebbe totalmente un altro valore. Vuoi ancora toccarle? Ed infatti lo strumento, quella pipa, verrebbe nuovamente distaccata e posta a favore della Genin. Le labbra maschili, oramai esenti dal contatto con quell'oggetto, andrebbero ad esser coinvolte in quel pezzo di pollo, che verrebbe strappato mediante i propri denti. Un morso, poi un altro, senza preoccuparsi affatto. <Gustoso.> Terminerebbe, in una constatazione semplice. [Chakra On][Equip.Scheda]

01:06 Hikari:
  [Piazzetta] Ebbene deve continuare così la serata? L’altro ha ben campito come girare il coltello della piaga. Diamine, vorrebbe scomparire, eccome se vorrebbe. Si sente come se fosse in trappola e non potesse scappare. Eppure, cosa le costerebbe alzarsi e andarsene? Gliela darebbe vinta, ecco cosa accadrebbe. < Beh, mi dona. > farebbe poi schioccare la lingua contro il proprio palato, prima di infilare nuovamente la mano nella busta di patatine, un piccolo diversivo sperando che la conversazione diventi solo del carbone spento. Ma come è potuta nascere una simile discussione da una così piccola svista? < Come, scusa? > un’espressione a dir poco stupefatta quella che compare subito sul viso della ragazza all’alludere dell’altro a delle relazioni tra dottori e pazienti. Incredula, ancora una volta non può far altro che voltarsi verso di lui, mostrandogli così quell’espressione. < Sei proprio fuori strada. > e agiterebbe il capo così come la mano destra, indice alzato. < Non c’è alcuna infatuazione qui. > aggiungerebbe, con una risata sarcastica. < E’ tutto nella tua testa, caro mio. > un “appellativo” anche questo ironico, a cui non dà peso alcuno. La conversazione sembra continuare ad ardere, altro che spegnersi. < No, voglio che tu lo pulisca. > tenterebbe di apparire il più lapidaria possibile. Non ha assoluta intenzione di posare le labbra ancora una volta su quel Kiseru, può tenerselo, farlo sparire, tutto quello che vuole. < Altrimenti lo farò io. > secca, mentre avvicina la manciata di patatine presa poco prima alle labbra, prima di masticarle. Forse non avrebbe dovuto dirlo, potrebbe essere un aggiunta di carbone alla discussione. Forse andarsene è davvero la scelta migliore. Purtroppo, a sfavore di Hikari, il rossore sul viso non è ancora sparito.

01:46 Koichi:
  [Piazza.] • Esatto, cosa limiterebbe la Genin nell’intenzione di sollevarsi, alzarsi da quella panchina e muovere passo altrove? Dopotutto avrebbe ottenuto anche la consumazione, senza pagare, lasciando che il Chuunin abbia fatto tutto. <Sai…> Esordirebbe, osservandola direttamente nelle ibridi, in un contatto diretto, intenso. Non argomenterebbe subito, preferendo che il silenzio cada lievemente, riaffiorando alcuni ricordi. Una sera, con dei petali di ciliegio che ne incorniciava il panorama, quelle panchine ed il loro primo incontro. <Essere medico non significa solo stare all’interno di una struttura e curare le ferite di ogni paziente.> La voce risulterebbe improvvisamente seria, inserendo quel discorso improvvisamente, senza nessuna base da cui partire effettivamente. <Esserlo significa essere predisposti alla salvaguardia della vita e qualche volta ci son ferite che un Jutsu Medico non può curare> Andrebbe a prendere qualche altro boccone, morso dopo morso. <Mi è stato riferito che avevi curiosità verso L’arte medica.> Non rivela però da parte di chi, risulta influente. <Devi trovare l’energia adatta per curare anche le ferite che si albergano sotto la pelle e le ossa. Parlo di tutto ciò che il nostro cuore produce.> Decade il senso reale, fisico, della medicina. <Dopo averti chiesto di quelli che non son venuti, ho trovato una microfrattura> In quella voce d’ella. <E dunque ho fatto il possibile per farti tornare il sorriso, rendendo questa serata diversa.> La stava provocando solo per scherzare? <Che poi, abbia riscontrato che tu abbia anche una infatuazione per me, questo non me lo aspettavo.> Non, ci scherzerebbe ancora sopra, senza demordere, senza ascoltare il dire di Iei. <Stai cercando di placare la situazione, di spegnere questo rossore e poi… > Mancina mano che, mantenuto il Kiseru, si porterebbe all’indietro, con tutto l’arto teso. <…Mi sfidi così apertamente?> L’altra non solo non avrebbe spento il focolare, ma avrebbe aggiunto davvero altro carbone bollente. <Ti sfido, dunque.> Accettata, senza mezze misure, terminando la sua consumazione. Libero di combattere, seduto, ponendo il proprio corpo a protezione del Kiseru. <O forse hai timore di perdere, Hikari San?> Minaccia, ora. [Chakra On][Equip. Scheda]

02:00 Hikari:
  [Piazzetta] Che situazione scomoda quella venutasi a creare. E pensare che tutto ciò che lei voleva era tranquillità. Che terremoto, questo Koichi. Attende che l’altro completi il suo dire, attraversando quel momento di suspance che sembrerebbe fare da introduzione a un discorso serio, e magari abbandonare il precedente. Ed infatti, ecco che l’atmosfera sembra cambiare, almeno per ora. Parole che abbandonano il campo fisico della medicina e si spostano su quello sentimentale del paziente, quello che alimenta il lato emotivo e, soprattutto, metaforicamente vitale. < Una microfrattura… > ripeterebbe, a voce bassa. E’ davvero questo quello che sta nascondendo anche a se stessa? Probabilmente è proprio così. Non ha voluto credere che i suoi compagni in qualche modo si siano dimenticati di lei, eppure… è passato del tempo dall’ultima volta che si sono visti, precisamente quando lei e Ikkino hanno fatto visita a Shitsui in ospedale. Però non vuole trarre alcuna conclusione finché non avrà prima parlato con loro, e spera di farlo il prima possibile. Il discorso sembrava prendere una bella piega, si è sentita persino lusingata dalla sua preoccupazione, ma ecco che l’argomento torna su questa fantomatica infatuazione su cui l’altro sta marciando. < E smettila con questa infatuazione! Stavi andando bene. > e si abbandonerebbe, poggiandosi allo schienale della panchina, pensierosa, mentre la mano cerca altre patatine nel sacchetto, ormai quasi terminate. < Non parlare come se sapessi quello che faccio. > sbotterebbe, sapendo che però le parole dell’altro sono veritiere. < Oh, ora tu sfidi me, eh? > domanderebbe, intrigata da quella sua risposta alla propria provocazione. Prima di accettarla, però, vorrebbe smuoverlo ulteriormente. < Dimmi un po’. > inizierebbe < Che facessi se ora mi alzassi e me ne andassi? >

22:07 Koichi:
  [Panchina.] Ancora seduto su quella panchina, comodamente, mentre il braccio sinistro sarebbe teso, disteso, all'indietro, nella direzione opposta a cui si troverebbe la Genin, la quale sembrerebbe continuare ad ostentare una provocazione nei confronti del medico. Stava procedendo davvero bene, con quel proprio discorso, ai limiti della filosofia, per poi far svanire tutto quella complessità in un singolo frangente. <Uh...> Un piccolo respiro, mentre il Kiseru verrebbe fatto roteare accuratamente tra le dita, facendo che l'asta possa saggiare ogni dito, con quel movimento fluido ed elegante. Una sorta di incantesimo, un modo per attirare l'attenzione visiva altrui. Un movimento incondizionato, o forse no? Un rumore semplice di catene, sì, che verrebbero avvertite nel proprio subconscio, da quella fonte d'oscurità in cui emergerebbero due smeraldi vivi, verdi. Vigile, la controparte, che animerebbe appena quella mente maschile, senza richiedere esplicitamente un cambio d'identità. Ti stai divertendo? Sembra sussurrare al Chuunin, all'interno di sé. Una domanda che non avrebbe una risposta precisa, se non quel sorrisetto che sembrerebbe palesarsi sul volto maschile. Un semplice quanto accennato sorriso, con quelle labbra che si estendono appena e tendono a curvarsi verso l'alto. <Oh, Hikari-San...> Ne evocherebbe il nome, quando l'altra raggiungerebbe le fasi finali del suo dire. La mano destra, ora libera, andrebbe ad innalzarsi, indicando palesemente l'area della piazza circostante, con quel palmo lievemente aperto. <In questa realtà, tutto vige per alcune incognite.> Andrebbe a sussurrare, con una tonalità di voce placata, appena accennata. <Nessuno può dirti esattamente cosa potrebbe accadere, se tu facessi qualcosa.> Calerebbe il capo livemente a destra, di una decina di gradi. <Vi è un solo modo per saperlo, in realtà.> Ed il sorriso si completerebbe, in un accento che sembra assumere fattezze sadiche o comunque da intimorire l'altrui. <Respirare e lanciarsi contro l'ignoto, assumendosi tutte le responsabilità che ne derivano.> Accadrà anche in missione dopotutto di prendere delle decisioni improvvisamente e di dover considerare fin troppi fattori; e quasi sempre si avrà dei ripensamenti, dei punti in cui ti pentirai di ciò che hai scelto o, per meglio dire, ciò che hai deciso di rinunciare. <Ora...> Ti fisserebbe, dritto negli occhi. <Sei pronta ad assumerti il rischio di quest'azione?> Velenoso, con una sicurezza disarmante, come se non ti invitasse né a rimanere lì e neanche ad andartene. <Son curioso di conoscere la tua volontà.> La spronerebbe a decidere però, prima che la scelta possa essere presa da terzi e non dalla controparte. Capo che andrebbe a raddrizzarsi, lentamente, quasi in una proiezione meccanica, non totalmente liscia. Dovrebbe trasmettere una specie di timore, di paura del vuoto e dell'ignoranza. Che sapore potrai assaggiare al tuo prossimo boccone? Che cosa vedrai, la prossima volta che riaprirai gli occhi, dopo averle sbattute? Abbi timore, ragazza. Ma decidi, prima che sia troppo tardi! [Chakra On][Equip.Scheda]

22:24 Hikari:
 Il discorso pare prendere una piega diversa. Avrebbe dovuto aspettarselo da un tipo come lui. Un tipo particolare, forse unico nel suo genere. Ha rigirato la frittata a proprio favore, l’ha manipolata così facilmente che lei non ha neanche avuto modo di accorgersene. O forse sì? Forse è stata proprio lei ad andare in cerca del rischio, ma a che pro? Forse per distrarsi, per non pensare a quel dubbio che l’altro ha insinuato in lei e che non le dà pace. Spesso le persone, in momenti di confusione, sono portate a fare cose che normalmente non farebbero. Che sia uno di quei casi? La conversazione si è trasformata in un continuo lancio di sfide. Chi avrà la meglio in questo gioco? La situazione non sembra molto a favore di Hikari, che però in qualche modo è divertita dalla piega che il tutto sta prendendo. Da tempo non veniva spronata in qualcosa, e purtroppo la curiosità è il suo punto debole. E’ catturata da quel sorriso, un sorriso prettamente ambiguo e che la spaventa. Vorrebbe sapere che cosa ha in mente, e, come ha detto lui, per scoprirlo c’è un solo modo. Alzarsi o non alzarsi? Ottimo quesito. < Diamine, sembra di star per compiere un viaggio nell’oblio. > direbbe, voltando lo sguardo dinanzi a sé e abbandonando il sorriso terrificante dell’altro. Si sente in soggezione, l’allegria che fino a poco fa aleggiava tra i due si sta trasformando in qualcos’altro. < Il destino del mondo dipende dalla mia azione, eh? > una risata sarcastica riecheggerebbe nell’aria fresca della sera. Afferrerebbe la busta contenente i suoi acquisti della giornata, esitante. Sta davvero per alzarsi? Dentro di sé, sa che ci sarebbero conseguenze per entrambe le azioni, sia che rimanga seduta, sia che se ne vada. Ne è certa, e non sa spiegarselo. Dunque, che fare? Sfidiamolo, pensa. Si darebbe dunque un piccolo slancio per potersi alzare, con in mano ancora il pacco di patatine. Mezzo secondo che sembra eterno, quello di compiere l’azione, in attesa che l’altro dica o faccia qualcosa. Potrebbe anche rimanere lì, immobile, chi lo sa. Ma diamine, sentirebbe il suo sorrisetto perforarle la schiena. < Beh, ci vediamo. > un dire formale, che potrebbe essere tradotto in un “sfida accettata”.

22:38 Koichi:
  [Panchina.] Si gusterebbe ciò che avrebbe dinanzi, come se fosse una semplice cavia di esperimento, nel notare ciò che viene espresso dalle sue labbra e da quei lineamenti facciali che sembrano tramutare ogni qual volta. Quelle espressioni, quei minimi movimenti che andrebbero ad esser derivate di numerosi pensieri, come se fosse dispersa nel totale oblio. Riuscirebbe quasi a scorgere la confusione che attanaglia la mente d'ella, in quel bivio che si sarebbe posto così improvvisamente, come un fulmine a ciel sereno. Eppure la risposta verrebbe a raggiungersi rapidamente, notando come la mano d'ella vada ad afferrare la busta della patatina e, con un semplice slancio di reni, si raddrizzerebbe. Un movimento lento, od almeno sarebbe questa la sensazione che l'altra dovrebbe assaggiare; oltre all'attesa di un qualsiasi gesto. Il respiro d'egli, il sorriso del Chuunin potrebbe ancora farsi avvertire, ad ogni passo che l'altra compia. Non farebbe nulla, non immediatamente, lasciando che l'attesa di una reazione possa dilaniare la sua mente, possa farla ribollire come se fosse all'interno di un pentolino sul fuoco. Dover attendere il momento propizio per schiudere le proprie labbra e far uscire così il suono così elettrico, della propria voce. <Hikari-San.> Non sembra esser un richiamo, un invito a girarsi, in quanto subito dopo raggiungerebbe un'altra dose di voce. <La Shinobi che prima afferma qualcosa e poi si ritira, dichiarando una sconfitta implicita.> Ed ecco che l'arto distante verrebbe ritratto affinché la pipa orientale possa porsi dinanzi alla propria bocca. <Se questa è la tua capacità di rimanere concentrata sul tuo obiettivo, sarà difficile che tu possa andare molto avanti. Arrendersi non è contemplato.> E la lingua fuoriuscirebbe a leccarsi le labbra, quasi cosciente che l'altra possa solo scorgere il prossimo movimento d'egli. Infatti, bagnate le proprie labbra, andrebbe ad avvicinarsi al proprio bocchino, tornando nuovamente ad inalare quel tabacco che andrebbe ad esser attivato, mediante la combustione manuale. Premerebbe duramente contro quell'oggetto metallico, mentre le iridi arancioni, magnetiche, sarebbero poste verso la ragazza. Ora sarà entrata in un loop infinito, in cui l'unica uscita sembrerebbe esser la sconfitta: se andrà via, sarà sconfitta nella prova di togliere il Kiseru; se ritornerà indietro, sarà sconfitta nel suo volere di andarsene da quella panchina. Sorprendilo, ora, giovane Genin, dimostra quanto ardore può esservi nel tuo animo. <A volte..> E sembrerebbe sottolinearlo: <Solo a volte, non sempre...> Continuerebbe, mentre terrebbe quell'accessorio con la semplice mancina mano, come ulteriore supporto. <La sconfitta è contemplata, ma per un fine superiore alla stessa condizione.> Come può risultare vero questo dogma, in effetti? Che l'altro la stia semplicemente prendendo in giro o questa sera vi sembra esservi una reale lezione di vita, per te, Hikari-San? [Chakra On][Equip.Scheda]

22:57 Hikari:
 Compierebbe dunque qualche passo, tentando di risultare il più naturale possibile, ma le riuscirebbe difficile, non sapendo quale siano le intenzioni altrui. Egli non parrebbe volerla seguire in nessun modo, ma anzi in qualche modo farle notare di aver comunque “perso” qualcosa. Il Kiseru, già. Come negarlo, la testa tra le nuvole, come sempre. Però la situazione sembrerebbe essere diventata una sorta di prova per testare le sue abilità. Si rimprovera da sola per essere stata così sciocca, ma, essendo di spalle all’altro, non darebbe a vederlo. Si bloccherebbe perciò al dire di lui, sospirando. Che diamine, odia essere presa in giro. Ma alla fine, nella tela del ragno ci è finita da sola. < Sconfitta implicita. > ripeterebbe, gustando il suono di quelle parole, quasi a dirigersele lei stessa. E allora volterebbe appena il capo, quanto basta per poterlo vedere mentre con piacere preme le labbra contro il bocchino del Kiseru. Che bastardo, eppure la fa divertire. < In effetti, non ho una grande capacità di concentrazione, è vero. > concorderebbe con l’altro, riportando lo sguardo dinanzi a sé. < Non volevo neanche essere un ninja, inizialmente. > e forse seguire la propria idea iniziale non sarebbe stata un male, forse non è portata per una vita come questa. Ha così tante incertezze in questo periodo, e persone sicure come Koichi non fanno altro che aumentarle. Un po’ lo invidia. < Potrei restarmene ferma qui finché tu non sparisci. > e si volterebbe completamente verso l’altro, mentre questo è intento a godersi lo spettacolo. < Se sparissi in uno schiocco di dita, in qualche modo avrei vinto, no? > tornerebbe poi indietro, nervosa, con passi pesanti. Quella sua aria divertita è contagiosa ma allo stesso tempo le fa saltare i nervi. Si dirigerebbe dunque in direzione dell’altro, e non dello spazio da poco abbandonato sulla panchina. < Mi hai stancato, dà qua! > e con un repentino movimento del braccio tenterebbe di afferrare il Kiseru dalle labbra dell’altro, quasi a strapparglielo via. Ci riuscirà? Sarà caduta in un’altra trappola? Che modo testardo di agire, quello di lei.

23:19 Koichi:
  [Panchina.] Come un'onda che risalirebbe la schiena femminile, eccolo presentarsi così lieto ed allo stesso tempo fastidioso, nella mente della Genin, la quale andrebbe a voltarsi, per tornare sui propri passi, ancora con qualche insicurezza, dettata anche dal proprio vociare: <Chi ti ha imposto questo sentiero, dunque?> Chiederebbe, con un tocco quasi interessato, per poi notare come l'altra si avvicini pericolosamente. Andrebbe dunque ad inalare una grande quantità di tabacco all'interno dei propri polmoni, come se sapesse già come consumarlo in un secondo momento. Infatti la tratterebbe all'interno del proprio corpo, incamerando quella coltre affinchè venga utilizzata, come diversivo. E solo quando l'altra sarà sufficientemente vicina, andrà a scattare la trappola del predatore: labbra che andrebbero ad esser dischiuse e, con un soffio forte, ingente, andrebbe ad espellere quella nuvola di fumo che dovrebbe rigettarsi totalmente sul volto femminile, immergendola in una ipotetica condizione in cui la visibilità rasenterebbe la nullità. Ed in quel frangente che una piccola cellula di chakra verrebbe utilizzata, attinta, con l'obiettivo di innalzarsi, come se danzasse elegantemente, verso l'alto superando sia la trachea che le stesse corde vocali, fin quando non potrà raggiungere il proprio cervello. Ecco che il cancello prima tremerebbe, per poi essere totalmente spalancato con forza e violenza, appena il chakra del Chuunin avrà raggiunto quel solco, quella cavità, tra i due emisferi del proprio cervello, sollecitando così il gene Goryo. Una trasformazione repentina, una cambio d'identità che andrebbe ad esser contemporaneo a quel temporaneo accecamento avverso, se fosse riuscito nel proprio intento, adoperando nella maniera più totale ogni propria conoscenza ed abilità. Le ciocche azzurre andrebbero a spegnersi, ad esser risucchiate di qualsiasi tonalità e forza, facendo cadere numerosi filamenti candidi, ad incorniciare quel volto maschile; le iridi, da arancioni, andrebbero a mutare in un verde carico, intenso. Due gemme, brillanti, che nasconderebbero un'energia fuori dal comune. In contemporanea a quella trasformazione, tenterebbe di spostare abilmente l'oggetto distante dalle proprie labbra, spostandolo inizialmente nella direzione opposta alla nuova posizione della Genin, scappando da quell'arto teso femminile. In secondo momento, tenterebbe di farlo fluire in una seconda traiettoria, con lo scopo di farlo ritrovare a pochi centimetri dalle labbra femminili. <E' così importante per te vincere?> Una voce nuova che potrebbe giungere all'orecchie femminili, una voce dal tocco più angelico, seppur quel volto sembra rivelare tutt'altro. <Osa muoverti e potresti conoscere il sapore di una sconfitta.> Non si preoccuperebbe di minacciarla, lasciando che la mano destra, rimasta libera fino ad ora, provi ad agguantare il polso femminile, imprigionandola teoricamente in quella posizione. Non farebbe eccessiva forza, affatto, ma semplicemente un modo per imporre il proprio dettato. <Vuoi pulirla personalmente, se non sbaglio.> Oh oh, che pensieri attanagliano quella mente perversa e subdola? Due concezioni di divertimento, due modi d'essere. Così vicini, così distanti. Eccolo, lui: Chikage. [Chakra On: 68/70][Equip.Scheda][Attivazione Innata Goryo Secondo Stadio - Sindrome]

23:37 Hikari:
 < Non è affar tuo. > risponderebbe, sbottando. Ma perché non se ne è andata? Perché è caduta in questa stupida trappola? E’ voluta davvero caderci da sola? Non è certamente questo il momento di raccontargli la sua vita, e poi, a lui potrebbe anche non interessare affatto. Poco prima che ella possa raggiungere l’obiettivo del proprio impeto verso l’altro, ecco che nell’aria si libera una coltre di fumo pronta ad investirla. E’ un tipo previdente. < Ma che cazzo! > esclamerebbe, evitando di inspirare quella roba, la stessa che poco prima le è andata di traverso e l’ha fatta tossire. Tenterebbe di scacciare quella nube agitando le mani. Non ne può veramente più, ma cos’ha fatto di male per finire sempre ad incontrare gente poco normale? In quella coltre, un nuovo suono raggiunge i padiglioni auricolari della giovane. Un’altra voce, chi è? Sembrerebbe una voce più pacata, che stona tuttavia con le parole pronunciate. Quello che avrà dinanzi a sé quando aprirà gli occhi, sarà qualcosa di completamente diverso. Un sussulto prima di aprire bocca. < Ma cosa… > un balbettio debole che si perde nell’aria. Due iridi verdi sono fisse su di lei. Ciuffi di capelli bianchi incorniciano quel viso, tutt’altro che angelico come la voce. Spiazzata, visibilmente, non sa che cosa dire. Dov’è finito Koichi? Vorrebbe guardarsi attorno, ma è talmente scossa da non volersi muovere. < Chi sei? > domanderebbe, raccogliendo tutto il proprio coraggio. Ci mancava solo questa, ora. I vestiti sono gli stessi dell’altro ragazzo, che si sia trasformato o qualcosa di simile? Diamine, che nervi. < Lasciami. > lapidaria, con le iridi castane fisse negli smeraldi dell’altro. Non degnerebbe di un minimo sguardo la pipa che l’altro le sta praticamente puntano alle labbra. < Se non vuoi che mi muova, puoi tranquillamente pulirtela da solo. > sosterrebbe dunque il suo sguardo, cercando di mostrarsi il meno intimorita possibile. Il non sapere che cosa stia succedendo contribuisce al proprio nervosismo.

23:58 Koichi:
  [Panchina.] Peccato per la fanciulla che avrebbe dinanzi un'entità totalmente differente, distaccata, ma non troppo, dalla presenza del medico. Chi sia sarà difficile da dire, da spiegare, sempre ed ammesso che lui voglia realmente porgere questa spiegazione, a conoscenza della Genin. Lui la fisserebbe, senza battere ciglio, studiando totalmente quel volto, quegli occhi e quel corpo che fino ad ora dovrebbe risultare vicino alla propria. <Potrei dirti che il fumo prima assunto era un veleno ed ora stai visualizzando qualcosa di irreale.> Mugugnerebbe appena: <Oppure che sei caduta in un'onda illusoria, nel momento in cui il tuo volto è stato totalmente immerso nel fumo del mio Kiseru.> E mugugnerebbe appena: <Oppure che sia qualche divinità troppo annoiata e che ha deciso di impossessarsi di un corpo per divertirsi.> E la cosa normale sarebbe che...<E la mia vittima sacrificale sia tu.> Ed una risata che andrebbe a compiersi, anche di gusto, chiaro ed esplicito segno che la stia prendendo in giro, che tutte le soluzioni non sono affatto le reali soluzioni. Oppure vi sarebbe un fondo di verità di ogni frase espressa? <Io sono Chikage.> Ammetterebbe, cordiale, osservando l'altra: <E tu dovresti essere Hikari.> Diretto con quel nominativo, senza suffissi alcuno, non rilasciando così alcun segno distintivo, totalmente atono ed inespressivo dall'altrui parte. Distaccato. <Non ti devi muovere, infatti.> Le ricorderebbe, avvicinando ancora un poco la propria pipa a quelle labbra femminili. <Ma se dovessi rimaner totalmente ferma, non dovresti neanche muovere quelle labbra e quella lingua.> Segno che l'altra stia già mancando di rispetto a quell'imposizione. <Dunque perché non sfrutti la tua unica parte mobile...> Si, ciò che stai sfruttando. <Per pulirlo?> Un sorriso sadico che andrebbe a presentarsi. <Un ulteriore tiro di tabacco non guasterà.> E non te lo sta proponendo, ma ti invita a farlo con un pizzico di violenza psicologica. <Se vuoi davvero portare a termine il tuo obiettivo, questo è l'unico modo che si presenta per riuscire.> Come se non vi fossero ulteriori soluzioni. Che vita ingiusta, vero? Anche gli Shinobi devono compiere atti illeciti, pur di concretizzare i propri scopi. Abbassarsi a gesti non nobili pur di poter salvare una popolazione intera; che serata ricca di significato, no? <Se vuoi almeno conoscere il sapore della vittoria, almeno una volta.> Che malefico, che ragazzo perfid... ma come si può dire di no a quel volto così angelico, a quel sorrisetto così incantevole, che sembrerebbe trasparire una fiducia incondizionata? <Hika-Chan.> Cosa? Lo dice in modo così improvvisamente infantile, come se stesse incitando il suo ego a sottostarsi a quella prova improvvisa. <Non mi puoi deludere, ora.> E lo direbbe come se fosse un bambino dinanzi alla propria eroina, mentre sta per affrontare la più ardua delle sue prove. <O vuoi che siano altri a scegliere per te?> Ed ecco quella voce che verrebbe ripristinata, con quell'ultimo dubbio che va a porsi. <Ti concedo un premio, nel caso in cui accetti di proseguire.> Mormorerebbe, lasciando appena la presa sul braccio, quasi sicuro che l'altra non vada a ritirarsi, ma sempre pronto a far scomparire il Kiseru dalle grinfie altrui, in caso in cui notasse un minimo movimento del braccio. Non uno sprovveduto, non lui. [Chakra On: 68/70][Equip.Scheda][Attivazione Innata Goryo Secondo Stadio - Sindrome]

00:19 Hikari:
 Ascolta le parole dell’altro, di questo nuovo individuo che le è letteralmente comparso davanti. Un dire sostenuto, ironico, divertito dalla pressione psicologica che sta effettuando sulla genin, in preda ai nervi. Non è una che ha molto autocontrollo, ma sta cercando di non sputargli in faccia con tutta se stessa. Poche volte si è trovata tanto in difficoltà ad interloquire con qualcuno, anzi, forse questa è la seconda. La risata di lui riecheggia nella piazza e, una volta terminata, anche nella testa di lei. Che lenta, e terribile tortura. < Chikage, eh? > domanderebbe, quasi stesse davvero parlando con un’altra persona. Ma non è così, vero? Lui è Koichi, no? Sta sicuramente continuando a prenderla in giro. Probabilmente non dovrebbe esserne tanto certa. < Non parlare come se non mi conoscessi. > continuerebbe. Immobile la ragazza, non accenna alcun movimento se non per parlare. < Puoi anche scordartelo, puliscitelo da solo. > tono serio quello che abbandona le labbra di lei, che sta per raggiungere davvero il limite. Talmente catturata da quei due smeraldi che paiono del tutto divertiti nel vederla in difficoltà. Un viso così angelico da risultare falso. Alla fine, che cosa le importa di vincere in questo caso? Perché vincere se il prezzo è venire manipolati? Non le va più di stare al gioco. Il ragazzo che ha davanti sembra cambiare personalità molto rapidamente, in modo piuttosto inquietante. Che cos’è ora questo tono infantile? Quell’espressione supplichevole? Tono che immediatamente, nel giro di due minuti, torna improvvisamente quella di prima. La fa rabbrividire. < Smettila! > tuonerebbe, e con un gesto brusco tenterebbe di liberarsi dalla presa dell’altro, che non è mai stata troppo stretta, per rispondergli subito con un gesto piuttosto forte. Palmo aperto, diretto repentinamente verso il viso altrui. Cinque dita che andrebbero a stamparsi sulla pelle chiara del ragazzo. La mano appena liberata ha voluto ricambiare il favore. Forse non avrebbe dovuto farlo, è già pentita.

22:06 Koichi:
  [Panchina.] Immobile in quella posa, statuario, seppur possa esser totalmente controllore della situazione, analizzando ogni minimo dato e calcolando variabili su variabili, quasi come se fosse un automa. La studierebbe, tenterebbe di stuzzicare il sistema nervoso d'ella e le potenziali reazioni ai tocchi tocchi, alla propria voce, alle proprie sfide. E quando sentirebbe fluire via la mano dalla presa, leggera, debola, comprenderebbe rapidamente il prossimo movimento d'ella. Viso che tenterebbe anche di piegarsi indietro, rapidamente, dovendo fuoriuscire così dalla traiettoria del colpo che starebbe per giungere; uno sguardo intenso, delle iridi che sembrerebbero parlare. Noti come sia facile evitarlo? Vorrebbe dirle, semplicemente, lasciando che un meccanismo simile, ma contrario, venga ad esser immediatamente applicato. Così come sfuggito, andrebbe a portare nuovamente la testa in avanti, rientrando volutamente nell'orbita, irrigidendo la parte muscolare interessata, pronto a subire quel colpo, a quelle dita che andrebbero ad impattare sulla propria guancia. Peccato che non piegherebbe, non verrebbe smosso il capo, il quale rimane a fissare avidamente il corpo femminile, in particolar modo quel volto. <Sai...> Ammetterebbe, lasciando che il Kiseru vada ad avvicinarsi alle proprie labbra questa volta e saggiare quel contatto, in modo leggero, appena appoggiato sulle labbra maschili. <Non so chi diventerai, ma ora so chi sei.> Sussurrerebbe, con una voce tranquilla, alquanto seria. Qualche secondo verrebbe tralasciato appositamente, intenzionato a far formulare il pensiero che il Chuunin dovrebbe riuscire a predire. <Forse ora starai pensando che risulta impossibile, che sia stupido riuscire a fare ciò e che in realtà stia ancora prendendo in giro.> Alzerebbe appena il soppracciglio destro, verso la controparte. <Vero?> Così diabolicamente manipolatore da riuscire a spingere la Genin verso il pensiero che intende far comparire, nella di lei mente? <Hai ancora molte pecche, lo si nota, ed il tuo modo di reagire non lo gradisco.> Ammetterebbe, senza mezzi termini: <Per tale motivo, rifletterò se reagire o meno.> Davvero risulta dubbioso? <Non ho intenzione di sporcarmi le mani, in realtà.> Che sia così facile, che sia davvero plausibile questa scelta? Respirerebbe appena, espellendo leggermente quella coltre, quella nebbiolina leggera. <Sacrificio.> Improvvisamente, come un fulmine a ciel sereno. <Noi Shinobi dovremo conoscere questo termine, in quanto spesso dobbiamo sacrificare il nostro nome, per ottenere un bene superiore.> Tutto in virtù di un obiettivo principale. <A volte dobbiamo essere definiti come feccia, pur di dar la possibilità ad altri di vivere.> Respiro, ancora un altro. <Spesso siamo utilizzati semplicemente come mezzi d'altri, pur di strappare un frangente di felicità a qualcun altro.> Riflessioni casuali, che non sembrano avere un nesso logico: <Tu invece sembri esser diversa.> Un punto a favore o sfavore? <Sei interessante, per questo continuerò ad analizzarti.> Non ha un retrogusto di sadismo tutto ciò, caro albino? <Non legarti troppo ad obiettivi irrangiungibili, oltre il firmamento. Meglio avere un punto d'arrivo più facile, ma conseguebile.> Uno sbuffo leggero: <Più concreto.> Soggiungerebbe poco dopo: <Altrimenti potresti morire disperata dal dispiacere di non esser riuscita a divenire ciò che volevi, a fare ciò che volevi, a completare il tuo percorso per come volevi.> Un senso che sembrerebbe assomigliare ad una discussione così distante, così lontana: gli ultimi tocchi verbali del loro primo incontro. <Carpediem, cogli l'attimo, rendi ogni nuovo istante il tuo obiettivo.> Ed andrebbe a silenziarsi, toccando quella pipa, mentre l'energia andrebbe ad esser manualmente sopita, lasciando che quella identità vada a disperdersi così, dissolvendosi man mano. Le ciocche sembrerebbero rialzarsi, riprendere vita con quelle tonalità azzurre, e gli occhi, con un semplice batter di ciglia, tornerebbero arancioni, di quella tonalità carica e magnetica. Il cancello verrebbe nuovamente rinchiuso, ove dei passi lenti andrebbe a scomparire nell'oscurità. E' un saluto, il suo: Chikage tornerà presto, ma intanto Koichi è nuovamente comparso, dinanzi agli occhi della Genin. [Chakra On][Equip.Scheda]

22:30 Hikari:
 Temeva il peggio, temeva che l’altro avrebbe potuto in qualche modo rispondere a quel gesto per così dire estremo. Già, estremo per una ragazza come lei, la quale avverte qualcosa dentro di sé nell’ultimo periodo, qualcosa di nuovo, spaventoso, qualcosa che non le si addice e da cui ha sempre voluto tenersi distante. Una violenza sconosciuta continua a bussare alle porte del proprio animo, una forza prepotente che però non è ancora riuscita ad identificare. Avverte che in lei qualcosa è diverso, ma non sa cosa. Sa solo che non riesce più a sentirsi se stessa. Ma in fondo come potrebbe definire “se stessa” se continuando a cambiare si è effettivamente se stessi? Che tale Chikage abbia voluto di proposito incassare quel colpo? Colpo che alla fine non si è rivelato assolutamente efficacie. Ritrarrebbe subito la mano la ragazza, intimorita da una possibile reazione violenta, che però non arriverà mai. < Che intendi? > domanderebbe, una chiara incertezza nella voce. “So chi sei?”, parole che la farebbero rabbrividire. Che cosa vuol dire? Com’è possibile che sappia chi sia? E soprattutto, in che senso lo sa? Quanti dubbi. Continua a provocarla, manipolarla, lei non sa più che cosa dire. E’ sicuramente molto più abile di lei nelle parole. Quelle sue espressioni stanno avendo la meglio sull’attimo di coraggio che la giovane ha avuto prima, anzi, sarebbe meglio dire impeto. < Diversa? > una domanda che riecheggerebbe nel luogo che li circondano come una voce lontana. Che cosa sa lui che lei ancora non sa? Sarà vero che non la sta prendendo in giro? Onestamente, non sa dove il ragazzo voglia andare a parare, sono discorsi un po’ confusi o forse è lei quella troppo confusa per potervi trovare un filo logico. < Analizzarmi? Ma smettila. > sbotterebbe, ostentando ancora quell’atteggiamento sicuro che però non può rivelare alla controparte altro che il contrario. < Stammi lontano, piuttosto. > e farebbe quindi un passo indietro. < Obiettivi, ma di che parli? > domanderebbe, prima che le parole “carpe diem” raggiungano le sue orecchie. Sono le stesse che lui le ha rivolto la prima volta che si sono incontrati. E’ un ragazzo piuttosto complicato, sicuramente impossibile da comprendere a pieno. E poi, quasi si stesse spegnendo, eccolo smettere di parlare. Un breve silenzio aleggia tra i due prima che l’altro torni alla forma originale. I capelli mutano all’improvviso, lasciandola senza fiato. < Yah! > esclamerebbe. Allora si era trasformato sul serio!

23:19 Koichi:
  [Centro di Kusa.] Un respiro, un altro ed ancora un terzo. Non parlerebbe immediatamente, lasciando che del tabacco possa essere esaurito in quel modo, tra un tiro ed un altro e quel fumo che inizierebbe ad arieggiare intorno alla propria figura, ancora seduta su quella panchina. Curioso di quante cose siano accadute in così poco tempo, ma si sentirebbe pur sempre soddisfatto. La mano libera che andrebbe a sfiorare appena la gote, quella colpita, quella lesa dallo schiaffo femminile. Tasterebbe appena la zona, quasi come se volesse confermare la sensazione che tutt'ora pervade il cervello. <Dovevi proprio riceverlo, eh?> Sussurra, a denti stretti, probabilmente difficile da esser percepito dalla femminile presenza, in quanto il messaggio avrebbe tutt'altro destinatario. Un'entità che si sarebbe già rifugiata altrove, nel proprio subconscio. <Hikari-San.> Distoglierebbe la mano dalla guancia, facendola cadere su uno delle proprie gambe. Si rilasserebbe, per quanto la situazione gli potesse concedere. <Ha semplicemente trovato un qualcosa di diverso su cui porre il proprio tempo, nulla di eccessivamente preoccupante.> E non avrebbe problemi a parlare in terza persona, come se fosse una realtà distaccata dalla propria. <Almeno credo.> Un sorriso che andrebbe a presentarsi, leggero, notando come la ragazza sembra impaurita dalla presenza dell'albino, oramai fuggente, oramai scomparso agli occhi della Genin. <Hai...> Lascerebbe ricadere quasi la frase, mugugnando appena, nel tentativo di riscontrare il termiine più adatto: <...paura?> Timore o qualsiasi cosa si avvicini, per esser precisi, a quella sensazione di disagio che l'altra potenzialmente prova, dinanzi a quanto accaduto quella stessa sera. Gambe che andrebbero ad esser sollecitate, affinché, con un semplice colpo di reni, la figura maschile possa innalzarsi totalmente e stiracchiarsi appena, inarcando adeguatamente la schiena. Davvero può risultare così tranquillo, dopo tutto ciò che è accaduto? <Ogni essere umano ha degli obiettivi. Il suo consiglio è semplicemente un altro sentiero di quello che ti proposi io, quando ci incontrammo.> I ricordi che sovvengono, lentamente, come una sequenza di fotogrammi rapidi. <Rendi ogni momento vivo e pieno, non ricercando un concetto astratto ma godendoti delle piccole cose, concrete, come un semplice mangiucchiar patatine o zucchero filato.> Davvero può godere del tempo trascorso con il duo, le due facce della medaglia Goryo? Passi che andrebbero lentamente ad esser scanditi, atti ad avvicinarsi alla ragazza, non preoccupandosi di ciò che l'altra potrebbe pensare. <Si sta avvicinando il tempo di ritornare a casa.> Prenderebbe aria, gonfiando i propri polmoni: <Ti accompagno.> Un ordine, non sembrerebbe accettare contro misure di nessun gener. Intanto poserebbe l'accessorio in una tasca apposita, una volta che il tabacco sarebbe oramai scomparso, estinto, da quel fornello metallico. <Se dovessi scegliere un colore per definire la tua vita?> Una domanda così, a bruciapelo, come se potesse davvero esser influente, come se fosse un'informazione vitale. Ma intanto... Rosso Cremisi? [Chakra On][Equip.Scheda]

23:54 Hikari:
 La situazione cambia all’improvviso, come se fino a quel momento dall’arrivo dell’albino avesse vissuto in una realtà completamente diversa. Però, la visione di Koichi, della personalità per così dire familiare delle due che vivono in lui, un po’ la tranquillizza. Ciò che le importa è che quel sadico sia scomparso dalla propria vista, almeno per ora. < Koichi ma… > un sussurro forzato, come se non avesse il coraggio di proferir parola. < Chi era? > come se fosse anche lei certa adesso che quello che aveva fino a poco prima davanti non era effettivamente lui. Ma come ha fatto a convincersene così in fretta? Forse perché in qualche modo non vuole che l’unica persona che in questo momento pare interessarsi a lei sia una presenza negativa? < Un po’. > due semplici parole in risposta alla sua domanda. Insomma, chi non sarebbe spaventato dall’accaduto? E’ la prima volta che vede qualcosa di simile in vita propria, non riesce neanche a spiegarselo. Ascolta poi il suo dire, il vivere ogni momento. E’ ciò che lei fa, da sempre. Non ha mai avuto un obiettivo chiaro attorno a cui far girare la propria vita, è più una che vive giorno per giorno, soprattutto nell’ultimo periodo. E’ talmente sbigottita, nonostante la dipartita dell’altra personalità, da non saper più che cosa dire. Tutto ciò che si chiede è: a cosa ho appena assistito? Quando poi l’altro si alzerebbe, non può evitare di compiere un altro passo all’indietro, intimorita. Eppure, tutto ciò che lui vuole offrirle è un passaggio, per così dire. E’ gentile, ma chi può dirle che l’alter ego non compaia una seconda volta? < Grazie. > un balbettio lieve, forse addirittura non udibile dall’altro, che non pare voler accettare un rifiuto. Sarà un bene mostrargli dove vive? E’ certa però che in ogni caso potrebbe scoprirlo, potrebbe seguirla in qualsiasi momento. “Continerò ad analizzarti”. Diamine, era davvero inquietante. < Rosso, come i fuoco. > chiaramente riferito alla propria appartenenza al clan Yoton e al proprio potere, grazie al quale riesce a sentirsi speciale e capace di qualcosa. Quello di cui la ragazza si sorprende, è la serietà con cui pronuncerebbe quelle parole, come se il fuoco cui allude fosse qualcosa di pericoloso. Ma lei, in fondo, è un agnellino.

Un incontro piuttosto singolare e ambiguo quello tra i due, o meglio dire, tra i tre. Hikari ha l'occasione di poter conoscere l'alter ego di Koichi, lasciandola spiazzata. Tuttavia, in qualche modo riesce a reagire.