Uno spiraglio

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17:34 Giusca:
  [Bosco] Nulla da fare, ieri notte non ha chiuso occhio. Si è girato e rigirato nel letto ripensando all'incontro con Hajime. Nemmeno ripensando al suo passato si è mai sentito così inerme e indifeso. Ha provato paura, tanta paura. Ma diversa dal solito, non è la paura di morire, la paura dell'abbandono. Bensì quello di poter provare qualcosa nei confronti di un altro. Non si parla di amore, mi sembra normale, ma una specie di affetto, se così si può dire. Qualcosa che ormai Giusca non provava da tanto tempo e che è diventato nuovo per lui. Ha pianto e tanto. Non sa nemmeno se scappare sia stata la scelta giusta. Un po' se ne è pentito, avrebbe voluto vedere come si sarebbe evoluta la situazione, ma dall'altro era terrorizzato. Si sentiva di nuovo gli occhi puntati addosso, nudo, privo di difese di alcun tipo. Avrebbe potuto fargli qualsiasi cosa, sarebbe rimasto fermo. Tremante, con le gote arrossate e il capo chino. Con le mani congiunte mentre venivano sfiorate da quelle di Hajime. E quella sensazione di protezione gli è piaciuta eccome, si è sentito amato finalmente, desiderato, ricercato. Si è sentito speciale. Ma forse proprio per la paura di illudere gli altri e di far star male qualcuno, in questo caso l'albino, ha preferito autoinfliggersi una punizione. Ha preferito la sua sofferenza, perchè tanto ormai ne è abituato. La sensibilità gli gioca un brutto scherzo, lo porta ad essere troppo fragile, troppo insicuro di sè. Qualsiasi cosa provi a fare viene inevitabilmente spazzata via come un castello di carte distrutto da una folata di vento. Ma chiudendo questa parentesi poniamo l'attenzione sul ramato, il quale si è recato con foga di nuovo nel bosco di ciliegi. Il motivo? E' semplice, fuggendo via ha dimenticato la sua marionetta, l'unica cosa importante nella sua vita in questo momento. E' deluso da se stesso, come può averla dimenticata lì, ora è stato lui ad abbandonare qualcuno. Non l'ha fatto volontariamente, era smarrito, confuso, ma l'ha fatto ed è questo quello che conta. Tra l'altro piove come al solito. Il cielo è grigio e una spesso strano di nuvole copre il sole. Il luogo è poco illuminato e l'ambiente sembra tetro e cupo. Gli alberi sembrano parlargli, minacciarlo di morte, ammonirlo per quanto ha fatto il giorno prima. E' andato correndo, diretto verso la panchina sulla quale erano seduti i due. Ed è arrivato con il fiatone e i battiti del cuore accelerati. Il kimono viola si è bagnato tutto, lo stesso la fascia che lo stringe in vita e il cui nodo sta cominciando ad allentarsi. Le scarpe ninja di colore blu hanno lasciato entrare una grande quantità di acqua al loro interno, costringendo i piedi a rimanere a stretto contatto con quella sostanza incolore e insapore. Le maniche si sono praticamente incollate alle braccia, mentre la maglia a rete nera che si intravede dallo scollo del kimono ha permesso alla pioggia di sfiorare il suo petto. I capelli sono completamente fradici, schiacciati e appiccicati in testa. Complice anche il coprifronte di Kusa. Il ciuffo ribelle copre la fronte ostacolando in parte anche la vista. Gli occhi chiari lasciano trasparire tutte le emozioni che Giusca sta provando in questo momento, paura, dolore, rabbia, dispiacere. Si guarda intorno, volta il capo, ma non riesce proprio a trovare la sua marionetta. L'ha perduta, l'ha perduta, eppure era quello il luogo esatto. Chissà se l'ha presa Hajime, lo spera davvero, ma dopo quello che è successo ieri, non sa come comportarsi, in più non ha la più pallida idea di come trovarlo. Si dispera, si siede sulla panchina flettendo le gambe e lasciandosi scivolare su di essa. Inizia a piangere, permettendo alla pioggia e alle sue lacrime che si fondono con essa di rigare quelle morbide guance che invece dovrebbero essere accarezzate e baciate. Che dovrebbero smettere di soffrire. Singhiozza, alternando lamenti a spasmi. Digrigna i denti. Resta lì fermo, immobile.

17:52 Hajime:
 A dire la verità dopo gli eventi di ieri Hajime è totalmente confuso. Non sa bene quello che sia successo. Infatti, ripensando al dialogo avuto il giorno prima con il ragazzo dai capelli rossi, ovvero Giusca, non può far altro che notare quanto il comportamento dell' altro sia stato strano. Magari era stanco e distratto, magari la pioggia, anzi, la tempesta di ieri l'aveva reso un po' più confuso, sta di fatto che se n'è scappato via in quel modo lasciandolo totalmente di sasso. Non che il piccolo genin di Kusa dai capelli bianchi sia un esperto di rapporti con le persone eh, questo assolutamente no, ma ha cercato di essere, come dire, gentile, o quanto meno di venire incontro all'altro, senza un esito positivo però. Pensandoci bene, probabilmente l'altro deve essersi offeso per qualcosa che lui ha detto, ma non riesce bene a capire cosa. In fondo ha detto solo i propri pensieri e, onestamente, non ci vede niente di male, non da offendere qualcuno. Certo, resta il fatto che Haji abbia ancora miglia e miglia da pedalare prima di capire che a volte anche un pensiero può ferire, ma per ora questa cosa non lo sfiora neanche per la testa. I discorsi di voler essere solo infatti, di non fidarsi e di avere paura degli altri, soprattutto quando non si sa quello che possono fare, gli sembrano il minimo sindacabile, l'abc che ognuno dovrebbe avere e seguire per sopravvivere, qualcosa di così banale che nessuno dovrebbe perdere tempo a spiegarne il motivo. Soprattutto poi adesso che è entrato in una nuova vita, quella del ninja, che richiede ancora più attenzione di quanta già non ne mettesse prima. Però, dal canto suo, è dispiaciuto dello svolgersi degli eventi. Non che gli cambi qualcosa a lui, alla fine è sopravvissuto e non ha subito nessun cambiamento nella propria vita, ma fare del male non è nelle sue caratteristiche, almeno non lo è provocare dolore senza un buon motivo. Certo, se dovesse dipendere da un' azione cattiva qualcosa che lo riguarda direttamente, allora la compierebbe senza alcun ripensamento, ma appunto in questo caso non era per niente così. Vive da solo, non ha ne vuole amici, visto che pensa possano portare più problemi che vantaggi e soprattutto gli piace stare separato dal mondo. Quando trova qualcosa a cui tiene, cerca di ottenerla, ed è per questo che adesso si trova li nel bosco dei ciliegi. Infatti, seguendo appunto la propria logica, ieri ha raccolto la marionetta che lui definisce "bambola" di Giusca, non perchè gli serva, ma perchè da come l'altro l'ha sempre visto tenerla, deve essere importante per lui. Quindi, sperando in un tempo un po' migliore ma vabbè, è quello che è, si vuole accertare di aver raccolto tutti i pezzi, volendola poi restituire. Cosa ci guadagna? Sul momento niente, ma se quell' oggetto per l'altro è davvero importante, allora forse in futuro avrà un favore ricambiato. Certo, è una scommessa che in parte non dovrebbe neanche fare, ma il viaggio di Konoha gli ha insegnato che, ogni tanto, bisogna provare a scommettere sulla gente che si incontra. Ha con se un ombrello che lo copre dall' acqua che cade. Ieri ha preso un po' il raffreddore, quindi oggi (anche se tardi) è un po' più prevenuto. Indossa una tuta (completa, sopra + sotto) nera, senza ne icone ne scritte, ovviamente a maniche e gambe lunghe. Delle scarpe da tennis con la suola di gomma e il coprifronte con il simbolo del villaggio sulla fronte. Sulle spalle ha lo zaino, visto che non sapeva bene dove mettere la marionetta. Quest'ultima, come il ragazzo, è coperta dalla cappa nera che porta sopra, con il cappuccio calato sulla testa ad ulteriore protezione dal tempo. Una figura attira la sua attenzione. Non perchè stia facendo qualcosa in particolare, più che altro perchè sente quei soliti lamenti e mezzi singhiozzi di chi sta piangendo. Non avrebbe molta fatica a riconoscerla. Accostandosi porterebbe l'ombrello in avanti, per coprirgli almeno la testa. <Hey... Ma stai sempre a piangere...?> Andrebbe a chiedere con tono un po' preoccupato.

18:14 Giusca:
  [Bosco] Non riesce a smettere. Ci prova, davvero, ma è tutto più forte di lui. Si sente piccolo, paranoico. Sbatte i piedi con violenza per terra, si tira pugni sulle cosce per obbligarsi a smettere, ma il suo viso è stremato, non ce la fa più. E'stanco di lottare con se stesso, è stanco di tutto e di tutti. Si sente debole, fa fatica a respirare per via del pianto continuo. I singhiozzi non gli permettono di catturare l'ossigeno necessario per tranquillizzarsi. In più non ha dormito e la stanchezza è dovuta soprattutto a quello. Il cristallino dei suoi occhi è arrossato, sia per il pianto sia per la spossatezza. Il capo è chino e non gli passa nemmeno per la testa di guardarsi intorno. Piange incurante che possa esserci qualcuno, anche se dubita profondamente visto il tempo. Ma ecco che una voce sopraggiunge al ramato. Gli è familiare. In realtà ha capito che si tratta di Hajime, ma si vergogna. Smette tutto a un tratto di piangere. Non vuole farsi vedere così da nessuno, né tanto meno da lui. Si calma, lo fa perché deve. Si asciuga il viso con i palmi delle mani mentre sente improvvisamente il capo coperto da qualcosa. Nessuna goccia sopraggiunge più sul suo capo. Mentre alla sua vista ora compaiono un paio di scarpe da tennis. Solleva il capo, lentamente, spaventato dall'idea che possa farsi l'altro di sé. Mente, mente spudoratamente. Si schiarisce la voce per renderla il più naturale possibile e non singhiozzante o flebile <Non stavo piangendo>. Lo guarderebbe dritto negli occhi, sapendo che l'altro non è affatto stupido. Ha gli occhi rossi e lucidi e in più ha singhiozzato per tutto il tempo, come potrebbe non accorgersene? Proverebbe a cambiare discorso, a mettere da parte quell'imbarazzo che è normale si sia formato tra i due dopo lo scorso incontro. <Che ci fai qui? Mi segui per caso?> Direbbe con tono un po' aggressivo, riabbassando il capo verso terra e vergognandosi per quanto appena detto. <Mi dispiace> Aggiungerebbe dopo stringendo i pugni appoggiati sulle cosce. <Non ho nulla contro di te, ce l'ho con me> continuerebbe a giustificare quel tono "ingiustificato" di poco prima.

18:32 Hajime:
 Vede il comportarsi dell' altro, il suo tentativo di fingere. Non gliene fa una colpa, anche lo stesso ragazzo dai capelli bianchi odia essere visto quando ha un momento di debolezza, se così si può chiamare. Certo, deve anche aggiungere che l'altro di momenti di debolezza ne ha anche troppi, almeno da quando l'ha incontrato, però non lo farà notare, terrà per se il pensiero, anche perchè sennò non saprebbe come provare quanto meno a gestire la cosa. <Capita che quando guardi in alto con la pioggia... O con il vento... Qualcosa ti possa finire negli occhi> Non sa bene perchè dice queste parole, magari per far finta di credere alle parole dell' altro, magari per far finta di niente, non lo sa bene, sicuramente non ci crede neanche lui stesso a quello che ha appena detto e fa una fatica bestiale per trattenere una risata e rimanere calmo e più o meno impassibile. Sente le parole dell' altro, rimanendo un po' dispiaciuto ed un po' ferito da quel commento. In effetti, anche se non lo stava seguendo, era qui per cercare qualcosa che in realtà appartiene all' altro, qualcosa che deve essere importante per il rosso, mentre per lui non ha nessun valore. Quindi rimane in silenzio, guardandolo e ascoltando il suo sfogo, anche se poi sembra rimproverarsi da solo. Non sa bene che dire, è un po' dispiaciuto perchè... Bhè... Gli sembra strano vedere qualcuno ridotto così, qualcuno che comunque dovrebbe essere un ninja, dovrebbe essere o apparire quanto meno un po' forte. <Scusami> Direbbe, con un tono totalmente sincero e un po' dispiaciuto. <Non voglio ne causarti problemi ne altro... Non m'hai fatto niente e non ci guadagnerei niente> Si va a spiegare mentre inizia a slacciarsi la cappa, andando a sciogliere il nodo che la tiene legata sotto il collo. Quindi, facendola scorrere di lato, staccando adesso lo sguardo dall' altro, continuerebbe il discorso, mentre cerca di arrivare a prendere lo zaino. <Mi dispiace averti offeso o turbato ieri... Dicevo solo quello che penso e... Bhè... è un pensiero che resterà immutato...> Cerca in questo modo di scusarsi, non avendo ben capito quale sia stato il problema. Ovviamente non può dire che non pensava o che ha cambiato idea dal giorno alla notte, quello che ha detto ieri per se stesso è la sacro santa verità e così resterà. Comunque cercherebbe di far scivolare lo zaino fuori dal braccio libero, visto che con uno ha la mano occupata nel tenere l'ombrello. Quindi proverebbe a farlo scorrere in avanti per poterci arrivare appunto con la mano libera. <Magari volevi solo liberartene... Ma dato che t'ho visto tenerla con molta cura... Penso che vorresti indietro la tua... Hem... Marionetta> Stava per dire bambola ma non è il caso eh. Comunque, adesso l'altro se guarderebbe verso di lui, vedrebbe quest'ultima uscire dallo zaino che adesso tiene davanti al proprio busto. Ovviamente non l'aveva chiuso ne forzato la chiusura, in modo che non si danneggiasse, tanto c'era la cappa a proteggere entrambi. <Ho pensato che... Bhè... Era meglio portarla al riparo dal tempo...> Va a dire come scusa perchè l'aveva presa. Per sopravvivere ha dovuto rubare un po', quindi è anche un ladro, ma non di bambole (?!).

18:59 Giusca:
  [Bosco] Capisce fin da subito che la risposta di Hajime in realtà non è sentita e lo fa solo per rincuorarlo. Ma ne apprezza profondamente il gesto. Avrebbe potuto infierire ulteriormente dicendo "stavi piangendo", ma non l'ha fatto. Ha preferito tenere il suo gioco, fare il finto tonto per rasserenarlo. Impossibile non accennare un sorriso dinanzi alla sua esclamazione e infatti Giusca se ne lascia sfuggire uno. Un sorriso che su quel volto segnato dalla pioggia, dalle lacrime e dalla stanchezza non sembra starci per niente bene, ma che di sicuro non può che essere una cosa positiva, vista la situazione. <Grazie> direbbe con dolcezza, cercando di rimanere il più calmo possibile prima di lasciare l'altro libero di parlare. <Non scusarti, non hai niente da rimproverarti, è solo colpa mia> cercherebbe di tranquillizzarlo visto che pensa di aver fatto un torto a Giusca, ma non è così. Lo fisserebbe dritto negli occhi, seguendo i suoi movimenti. Lo slacciare la cappa fino alla presa dello zaino, il tutto mentre mantiene l'ombrello per offrirgli protezione. Il tono di Hajime è ancora dispiaciuto, chissà se effettivamente le sue scuse sono sentite. Gli sembra sincero, perchè mai dovrebbe mentirli? A che pro? <Ti prego non insistere, non mi hai offeso. I tuoi pensieri possono essere diversi dai miei, ma li rispetto e in ogni caso per certi versi hai ragione> replicherebbe cercando di risollevare un po' il suo stato d'animo. Lo zaino quindi verrebbe sfilato dal braccio libero. Perché mai l'ha tirato fuori? All'inizio non riesce a capire, troppi pensieri per la testa. Ma grazie alle parole di Hajime i suoi occhi si riempiono di gioia. Per fortuna l'ha presa lui, vorrebbe piangere, ma questa volta di gioia, ma non lo fa, ha pianto fin troppo. In più il fatto che l'altro l'abbia chiamata Marionetta lo rende ancora più felice. In tutti i loro incontri l'aveva chiamata sempre "Bambola" e se lo ricorda bene. L'ha sempre preso in giro per questo. Non riuscirebbe a proferir parola, ma si limiterebbe ad accennare un sì con il capo. L'altro potrebbe leggere la gratitudine nel viso del ramato. La vedrebbe uscire dallo zaino, posto dinanzi al petto dell'albino, integra, intatta. L'ha protetta, l'ha tenuta al sicuro, forse anche meglio di quanto abbia fatto Giusca in tutto questo tempo. <Ti ringrazio davvero, non dovevi> proverebbe a dire tendendo le braccia verso di lui così da poterla riabbracciare per portarla al suo petto, come è solito fare.

19:15 Hajime:
 Mh, non riesce proprio a capirlo. O lo fa di propria intenzione, oppure ha sbalzi d'umore, sta di fatto che il rosso lo confonde, incredibilmente. Prima si arrabbia, poi scappa, poi piange, poi si scusa, poi ripiange, poi sorride, poi gli dice che non si deve scusare, bho... Non riesce proprio a stargli dietro. E ad essere sinceri si sta impegnando per seguirlo eh, ma non è del tutto facile. Prenderebbe un piccolo respiro, tenendo l'aria nei polmoni come se la cosa potesse aiutarlo a pensarci meglio. Deve esserci qualcosa che non quadra, ma non riesce a capirlo. Comunque non risponde subito, impegnato com'è nell' estrarre la marionetta per porgerla all' altro. Vabbè che comunque il bianco continua a vederci solo un pezzo di legno, niente di più, ma vabbè, questi son dettagli. Magari è importante come oggetto perchè è legato ad un ricordo, a qualcosa d'importante, questo di certo non può dirlo. Ma è sicuro che se avesse anche solo un qualcosa a cui aggrapparsi d'importante, lo farebbe pure lui senza troppi problemi. <Quindi...> Andrebbe a dire mentre l'altro riabbraccia la sua marionetta, quasi avesse ritrovato il suo amore perduto. <Perchè sei scappato...? Cioè... Se non sono stato io a farti arrabbiare... Ti stava aspettando qualcuno?> Cerca di rimettere in ordine i pensieri, magari quello che sa e quello che ha derivato da questo è sbagliato, magari è arrivato a conclusioni errate. Tutto è possibile, anzi è molto probabile. <Pensavo fossi solo> Andrebbe a dire, ricordandosi della storia del fratello. Poi ovvio, perchè non dovrebbe avere qualche parente o altro, mica sono tutti orfani a questo mondo come lui, che mondo triste sarebbe dopotutto? Comunque mentre l'altro si diverte con la bambola ritrovata, lui proverebbe a salire in piedi sulla panca di lato all' altro. Non si mette seduto perchè, almeno oggi, non ha voglia di bagnarsi. Un pizzichio accompagnato da un plurito al naso lo va a colpire tutto d'un tratto. Prova a grattarselo ma subito dopo finisce con lo starnutire, sbilanciandosi in avanti e quasi cadendo. <Merda... Ieri devo aver preso il raffreddore> Va a constatare, pensando alla stupidità del giorno prima. In effetti, la tempesta di ieri era un chiaro monito per tutti di coprirsi, ma si sa, se uno è testardo ci deve sbattere per forza. Non guarda l'altro, non volendo interrompere il suo momento di felicità. Però è un po' monotona la cosa, tanto che non sa cosa fare. <Pff... Non c'è mai niente da fare qui nel villaggio... Devo inventarmi qualcosa...> L'ombrello è sempre sicuro e stretto nella mano, per utilizzarlo al meglio comunque cerca di non separarsi troppo dall' altro, così da poter coprire entrambi, mentre con l'altra mano tiene la cappa, sorretta anche con l'aiuto del braccio. Avrebbe bisogno di entrambe le mani per rimettersela, cosa adesso impossibile.

19:42 Giusca:
  [Bosco] Nonostante sia felice di aver ritrovato la sua bambola, essendo un acuto osservatore, il ramato si accorge, con la coda dell'occhio che qualcosa non torna sull'espressione di Hajime. E' un po' meravigliato, forse incredulo, forse anche un po' scocciato. D'altronde come dargli torto? E' difficile rapportarsi con Giusca, soprattutto in momenti come questo durante i quali ha continui sbalzi d'umore. Non lo fa di certo apposta, è una cosa che gli viene naturale. Sbagliata forse, ma naturale. Ascolta con attenzione le parole dell'albino mentre stringe a se la piccola marionetta. E' proprio una di quelle domande che non avrebbe voluto sentire. Che cosa può rispondergli ora? Arrossisce un po' sulle guance e l'imbarazzo torna sovrano. <Io...Io> cercherebbe di dire qualcosa <ho avuto paura>. Finalmente riuscirebbe a dire qualcosa di sensato, seppur con fatica e voce un po' tremante. <Non ho nessuno ad aspettarmi> questa volta tornerebbe serio. Ormai l'ha detta tante volte questa frase che la ripete come fosse un robot, senza emozioni. Seguirebbe con i suoi occhi chiari la figura dell'altro che ora si muove, tentando di salire in piedi sulla panchina, riuscendoci. Non capisce bene cosa voglia fare, ma non ha interesse a chiederglielo. Gli ha già dato fastidio abbastanza con i suoi pianti e i suoi cambi di umore, figuriamoci se ora inizia a tartassarlo di domande. Studia il suoi movimenti, cercando di capirci qualcosa in più. La mano libera che raggiunge il naso, come a volerselo grattare ed ecco un rumore, uno starnuto. Lo vede sbilanciarsi e d'istinto Giusca si alza in piedi lasciando cadere il burattino per soccorrerlo. <Attento!> griderebbe preoccupato. Per fortuna non perderebbe l'equilibrio e resterebbe in piedi. Ancora una volta ha messo da parte la sua bambola. Ha cominciato a dare più importanza agli umani. Che stia cambiando qualcosa dentro di sé? Alle affermazioni di Hajime circa il raffreddore un po' si dispiace. Perchè l'altro ha pagato le conseguenze della negligenza e Giusca no? Nonostante ciò Hajime non lo fissa, chissà perchè, forse è ancora offeso per qualcosa oppure non ha semplicemente interesse a guardarlo. <Cosa ti piacerebbe fare?> chiederebbe incuriosito dalle parole dell'albino, mentre continua ad osservare il suo vano tentativo di allacciarsi la cappa. Al che direbbe <Aspetta ti aiuto io>, un po' imbarazzato. Si posizionerebbe alle sue spalle, seppur l'altro è in piedi sulla panchina e Giusca no, allungando le braccia all'altezza del laccio della cappa, dovrebbe arrivarci tranquillamente. Afferrando il laccio quindi, andrebbe a fare un nodo e poi un fiocco. Poi si volterebbe verso la marionetta caduta per terra, divaricherebbe le ginocchia e allungherebbe di nuovo le braccia, ma in questo caso per raccoglierla da terra. In quest'attimo di tempo si ribagnerebbe nuovamente e lo stesso il suo burattino. Poi si alzerebbe e si siederebbe nuovamente sulla panchina per ripararsi dalla pioggia sotto l'ombrello.

19:59 Hajime:
 Ascolta le risposte altrui e non riesce a capirne il senso. Ha avuto paura? E di cosa? Lo sguardo interrogatorio di Hajime va infatti ad esprimere tutte le sue perplessità, tanto che le stesse sopracciglie vanno ad abbassarsi come in uno sguardo dubbioso. <Per essere un ninja... Avevi paura che potessi farti del male...? Hem...> Non sa cosa dire di preciso, cioè, se l'altro avesse avuto paura di uno scontro, bhè, ok che l'ha visto allenarsi, ma attraverso il velo di nebbia non è che può aver visto, o almeno crede, quindi magari pensa che sia più forte di quanto non sia in realtà (?!). Non può saperlo per adesso, comunque non credeva di poter mettere paura alla gente, cioè non è neanche alto, quindi bho, non riesce proprio a capire di che paura stia parlando l'altro. Magari lo picchiavano quando era piccolo? Forse è così per questo? <Hai avuto problemi con altri ragazzi che ti hanno picchiato?> andrebbe quindi a chiedere, cercando di capire di che paura stesse parlando. Riguardo l'essere soli fa spallucce, visto che è una situazione che lui comprende abbastanza bene. <Siamo in due... Meglio soli che mal accompagnati...> Andrebbe a dire con estrema tranquillità, sentendo il dolce suono della pioggia che va a rimbalzare sulla superficie di plastica dell' ombrello. La cosa di per se è molto piacevole, quasi divertente. Un ticchettio non costante e del tutto casuale, alcune gocce più grandi, altre più piccole, unite al suono di quelle che sbattono sul legno della panchina e sul terriccio della strada emetteno un piccolo concerto piacevole. Quando si sbilancia vede l'altro soccorrerlo e per un momento resta spiazzato, anche se grato della cosa. Non è abituato a guardare le cose con i sentimenti, quindi non volge nessun pensiero a queste cose, mentre l'altro si mostra leggermente più in imbarazzo, soprattutto quando gli fa il favore di riallacciargli la cappa. <Grazie> Dice tranquillamente, andando a tirarsi leggermente la veste dietro al collo per vedere se il nodo tiene. Quindi, facendo una piccola piroetta su se stesso, bagnando un po' le cose circostanti, salterebbe giù dalla panchina, felice e contento. <Questo è stato l'acquisto più bello e sensato della storia!> Ovviamente si firerisce al proprio manto nero che lo copre. In fondo gli piace tantissimo questo abito, lo fa sentire più protetto. Per il resto non ha proprio idea di quello che fare. <Mh... Potremmo fare un sacco di cose...> Qualche idea divertente gli è già venuta in effetti. <Potremmo andare a terrorizzare i ragazzini più piccoli... Se riusciamo a rimediarti una cappa pure a te... Potremmo spaventarli!> è uno scherzo stupido, è vero, ma trovarsi due figure nere e incappucciate che ti escono alle spalle, mentre tipo stai giocando a nascondino o guardie e ladri con altri ragazzi per strada deve essere inquietante. <Oppure non so... Potremmo cercare qualcosa per cena> Anche perchè dovranno anche mangiare. Ha altre idee per la testa, per ora però nessuna di speciale.

20:22 Giusca:
  [Bosco] D'accordo, la risposta di Giusca è stata un po' troppo vaga, ma ha detto la verità. Ha avuto paura del contatto dell'altro proprio perché non sa cosa voglia dire. L'altro è perplesso e il ramato se ne accorge subito dallo sguardo e dalle sopracciglia inarcate verso il basso. In più, dall'alto della spontaneità, è lo stesso Hajime a farglielo presente. Sembra essere curioso, forse vuole saperne di più su chi si trova di fronte e su quale sia la sua vita. Non gli è bastata la risposta precedente, non si è saziato. Non sa cosa dire, resta in silenzio a fissarlo arricciando le labbra sottili. L'altro insiste e prova a fare domande più dettagliate. Ha azzeccato, cavolo. Non sa se è il caso di dirglielo, è sorpreso in parte, non si aspettava potesse scoprirlo così facilmente. Evidentemente Giusca è così banale e facile da capire, più di quanto egli stesso credesse. Alla fine però cederebbe, non a parole, ma si lascerebbe sfuggire un sì con il capo. Non ama ripensare molto a quei momenti. E' passato tanto, davvero tanto tempo. E quasi se ne era dimenticato. Come è possibile che si dimenticano determinate cose? Perché l'abbandono del fratello e precedentemente quello dei genitori lo hanno turbato sicuramente molto di più in tutti questi anni. E quindi, per restare sano di mente, ha dovuto "sacrificare" qualche male ritenuto "minore". Non può continuare così, deve reagire. Prenderebbe coraggio e finalmente riuscirebbe a rispondere <Si, è così> con voce tranquilla, come se fosse una cosa superata. Da un lato è così, dall'altro no. <Però in questo caso non era per quel motivo... non sono pratico di dimostrazioni d'affetto e sono scappato. Ma questo non vuol dire che non abbia apprezzato il tuo gesto>. Finalmente riesce a dire le cose come stanno, sempre che l'altro riesca a capirlo. Alla fine anche l'altro è solo, se lo ricordava già dall'incontro nello stesso bosco assieme ad Hikari, quando è uscito fuori il discorso. <Hai ragione> è l'unica cosa che si sentirebbe di dire in questo momento. <Figurati, mi sembra il minimo dopo quello che hai fatto per me> replicherebbe al suo ringraziamento, mentre lo vedrebbe voltarsi su se stesso e saltare giù dalla panchina. Leggerebbe l'entusiasmo e la felicità nel suo tono di voce, parlando della sua mantella nuova di zecca e una risata si disegnerebbe sulle labbra del ramato. La mano destra, lasciando la marionetta, verrebbe portata sul collo, come a volerselo massaggiare. <Beh non so quanto sia una buona idea terrorizzare i ragazzini più piccoli, non sono proprio il tipo> direbbe con calma. <Beh questa va un po' meglio> aggiungerebbe invece riferendosi alla seconda opzione proposta da Hajime.

11:12 Hajime:
 In realtà la cosa non lo sorprende più di tanto. In fondo per ogni ragazzetto orfano, che sia cresciuto in un orfanotrofio o per strada o da solo, la regola è sempre quella. C'è poco da fare, o mangi o sei mangiato, un po' come cacciatore e preda. Bisogna sopravvivere e per farlo non c'è spazio a sentimenti, ad essere deboli in qualche modo. è per questo che a volte guarda l'altro un po' perplesso, visto il carattere che si ritrova ad evere il rosso. Non vede proprio come può sopravvivere. Però, a quanto sembra, non era quello il motivo del suo allontanamento, o almeno così sostiene l'altro. Fa spallucce, come a dire che "bhè, non può farci nulla". <Credo di aver fatto la cosa giusta... Stavi... Bha diciamo che eri in un momento no...> Vorrebbe usare parole diverse, un po' più dirette, tipo pietoso, ma crede che, anche visto il carattere altrui, sia meglio evitare. In fondo adesso che sembra gli sia passata la cosa, meglio non tornare a girare il dito nella ferita. Invece, una volta riallacciata la cappa e sceso da quella panchina bagnata, stando attento a non inciampare e sbattere la testa, sempre con l'ombrello in mano a proteggerlo dalla pioggia si sentirebbe pronto per qualunque cosa, neanche fosse un super eroe. A quanto sembra però le sue proposte non hanno funzionato a dovere, o quanto meno non la prima, anche se lui la trova del tutto geniale e divertente! Non è che devono fargli male o chissà cosa, devono solo spaventarli un po', per divertirsi nel vedere la loro espressione stupefatta quando si rendono conto di avere due sagome alle spalle. Un po' come quando stai combinando un casino e poi, girandoti, trovi uno dei tuoi genitori con le braccia incrociate davanti al petto che ti sta fissando con sguardo non del tutto amichevole. Però vabbè, ognuno ha i suoi gusti, non può farci niente, magari l'altro avrà altri modi di divertirsi. Invece, riguardo la cena, non sa bene a cosa scegliere. Ovviamente si tratta di cibi già precotti e confezionati, figuriamoci, lui non sa cucinare e non ha la minima intenzione di provare a farlo. E poi perchè dovrebbe se appunto si vende già il cibo precotto? Non ne vede proprio la logica. <Bhè... Io pensavo di comprare del ramen precotto o qualcosa del genere... Hai qualcosa che preferisci?> Chiederebbe, giusto per sapere i gusti altrui.

11:32 Giusca:
  [Bosco] Nonostante le confessioni di Giusca, Hajime assume sempre un espressione di perplessità. Proprio non riesce a seguire i modi di fare del rosso e i suoi pensieri. Ma questo non è un debole come pensano tutti gli altri. Ha i suoi momenti di tristezza, un po' come tutti, ma nel momento del bisogno cambia completamente, digrigna i denti e si impegna a rimanere in piedi. Ma in questo caso non ne sente il bisogno, l'altro non gli mette paura, anzi, ora sembra aver trovato il modo di far aprire un po' Giusca, nonostante all'inizio ci fosse un grande imbarazzo dovuto a tutta la storia dell'altro giorno e un po' a queste ultime confessioni "particolari". Lo osserva far spallucce per meglio evidenziare il suo non capire tutta questa storia, ma lascia correre. Ascolta le parole di Hajime. Sono un po' titubanti, non sa bene come esprimere il concetto, forse ha paura di ferirlo in qualche modo usando dei termini specifici. In ogni caso non si sentirebbe di dire niente, continuerebbe a fissarlo con i suoi occhi cangianti, mantenendo un'espressione apatica in questo caso, con il labbro superiore che bacia quello inferiore. E questa espressione permane anche quando arrivano proposte dall'albino. Dai diciamolo, il fatto di spaventare i ragazzini più piccoli è sintomo di immaturità, giocare ai fantasmini con le cappe e girare per il villaggio. Non l'ha mai fatto in passato, perchè dovrebbe farlo proprio ora? E' troppo grande per certi scherzetti infantili, mentre l'opzione del mangiare è comunque una cosa più tranquilla. Maggiori dettagli sopraggiungono poco dopo da Hajime. In realtà non l'ha mai mangiato il ramen o forse una sola volta, non se lo ricorda bene. Da piccolo suo fratello era solito cucinargli e quindi faceva affidamento sempre al suo angelo custode. Poi con la sua partenze, ha dovuto regolarsi di conseguenza, quindi ha imparato a cucinarsi da solo almeno le cose base, giusto per non morire di fame. <Per me va bene, mi affido a te> direbbe accennando un piccolo sorriso, cercando di celare la sua inesperienza a riguardo.

11:43 Hajime:
 L'altro non sembra esprimere molte idee, anzi il contrario. è taciturno, quasi gli avessero tagliato la lingua. Non che questo al giovane genin dai capelli bianchi possa cambiare qualcosa eh, lui continuerà tranquillamente a fare quello che fa sempre, ovvero sopravvivere, divertirsi, mangiare, portare avanti qualche idea di piano di vendetta o chissà cosa. Deve trovare il modo di chiedere udienza al Kusakage dopo tutto, anche se ha tremendamente paura nel farlo. Non sa cosa aspettarsi da un possibile incontro del genere infatti. Chissà che tipo di persona potrebbe trovarsi avanti, se lo ascolterà, se pernserà che è solo una perdita di tempo o chissà cos'altro. Ma non ha molta scelta, c'è da dire anche questo. Comunque, tornando al presente, ai due ragazzi che si trovano vicino a quella panchina nel bosco dei ciliegi, con la pioggia che, tranquillamente, scende leggera su di loro ed il panorama circostante, notando il silenzio dell' altro come se fosse in qualche modo spento il ragazzo continerebbe il proprio discorso, rimanendo non troppo sorpreso dalle finali parole altri, che già sembra aver riacquistato la voce. <Bhè... Allora andiamo...> Commenterebbe tranquillamente senza dire altro, anche se poi, pensandoci bene, gli sembra il minimo aggiungere qualche dettaglio. <C'è un negozietto per strada che vende delle cose... Credo sia aperto> Pensa alla vecchietta dove in genere si ferma sempre a comprare vettovagliamenti ed altre cose, visto che comunque i prezzi sono molto convenienti. <Casa mia poi non è molto lontana... è Una casa lungo le mura... Ci abito con altri ragazzi... Ci dividiamo le spese> Crede di avergli dato tutte le informazioni di cui l'altro può aver bisogno. Quindi, senza perdere ulteriore tempo, si incamminerebbe per la propria strada, diretto al negozietto. <end>

11:54 Giusca:
  [Bosco] Sì, è stato un po' troppo taciturno, ma non sapeva proprio cosa dire o aggiungere. Per un momento si è sentito lì fisicamente, ma mentalmente in un altro luogo, come se si fosse allontanato volontariamente, estraniato da tutto. Non è stata una cosa voluta, ma una cosa successa per caso, non studiata. Nonostante ciò ad Hajime non sembra interessare molto, alla fine che Giusca parli o stia in silenzio, per lui fa lo stesso, continua imperterrito per la sua via, dicendo quello che gli passa per la mente e facendo altrettanto, senza preoccuparsi dei giudizi altrui. E fa bene, perchè almeno non rischia di restare deluso in qualche modo dalle persone o dal loro modo di pensare. Anche il ramato era riuscito a farlo, ma in questa occasione ha ceduto, forse perché il giudizio di Hajime gli importava particolarmente. Detto ciò continuerebbe ad ascoltare l'albino, l'invito ad andare a mangiare e i maggiori dettagli a riguardo. Giusca non è molto esperto, solitamente se ne sta sempre a casa e non conosce molto i negozietti di Kusa. In più ascolta le informazioni circa la sua abitazione. In realtà pensava non ce l'avesse, almeno dall'incontro con Hikari gli era sembrato così, ma sarebbe stata davvero una disgrazia. Come può un ragazzo vivere da solo e per strada? Quindi si rassicurerebbe almeno da questo punto di vista. <Va bene, ti seguo> direbbe con voce tranquilla, aggrappandosi come un'ancora di salvezza a quella figura che in realtà non conosce benissimo, ma che ultimamente gli sta risultando più simpatica rispetto al primo incontro. Al che lo seguirebbe, mantenendo la marionetta in braccio e cercando di rimanere al suo fianco, sotto l'ombrello per ripararsi dalla pioggia. [End]

Giusca si reca nel bosco di ciliegi per cercare la sua marionetta dimenticata il giorno precedente. Comincia a disperarsi, ma subito sopraggiunge Hajime il quale cerca di consolarlo in qualche modo e gli consegna il suo burattino. Alla fine decidono di andare a mangiare insieme.