Statue e tornei

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22:34 Kaori:
 Il secondo scontro delle eliminatorie è terminato da poco. Kaori ha assistito all'intera scena ed ora si ritrova leggermente sconfortata all'idea di doversi confrontare proprio contro Mekura alla finale. Aveva sperato con tutta se stessa che questo non accadesse, che non toccasse proprio a loro affrontarsi, ma alla fine forse il destino ha voluto dar modo alle due di incontrarsi ancora e questa volta, sul serio, su un campo di battaglia. Non teme per la sconfitta o per la vittoria, il risultato finale non le interessa poi molto: ma l'idea di dover affrontare proprio lei la disturba. Non sa ancora in che rapporti si siano ritrovate ad essere dopo le vicende del Cappuccio Rosso e non sa cosa avrebbe provato ad averla davanti in quello scontro. Avrebbe voluto colpirla fino a farle realmente male o non sarebbe stata capace di toccarla? Non prova rabbia per lei in questo momento, non più da quel giorno in cui -diverso tempo prima- l'altra l'ha aiutata a tornare a casa propria dopo la perdita di suo padre. Ma non può neppure dire di fidarsi o definirla un'amica. Cosa sono, loro, adesso? Conclannate, certo. E poi? Non lo sa. Un sospiro stanco esce in uno sbuffo dalle labbra carnose mentre il riflesso di una mezza luna pallida brilla nelle acque del bacino acquatico ai piedi della cascata dell'epilogo. Kaori si ritrova seduta sulla riva di questo piccolo lago vestita di una maglia gialla con uno scollo a barca che lascia le spalle scoperte ed una gonna bianca, morbida e liscia, a ruota, che le copre il bacino, fino alle ginocchia. Le gambe nude, scoperte, son tese oltre il bordo della riva e vanno ad immergere nelle acque del lago i piedi piccoli e bianchi. L'acqua è fredda, rigenerante e la fa sentire meglio. I capelli neri stanno ricrescendo, le punte ore si distendono qualche centimetro sotto la spalla in ciocche ancora irregolari e sfilacciate: sicuramente le sistemerà prima del matrimonio. Il coprifronte appartenuto ad Azrael è legato attorno al collo mentre le scarpe giacciono alla propria destra poggiate sul terreno. E' una serata silenziosa, serena, e qualche nuvola bianca passeggia oscurando di tanto in tanto una luna brillante. Le stelle, da contorno, brillano distanti mentre il canto di grilli lontani riecheggia nei dintorni assieme allo sciabordio dell'acqua che scontra se stessa in quel flusso continuo e violento. Dista circa una decina di metri dalla cascata, siede sola col chakra che brucia e arde nel suo corpo. Osserva il modo in cui i propri piedi, sott'acqua, generano una serie infinita di cerchi concentrici in quello specchio trasparente lasciando vagare nel nulla i suoi pensieri. [chakra: on]

22:50 Hitomu:
  [Piedi della Cascata] La notte è silenziosa. Le nuvole passeggiano senza far rumore tra le vie del cielo. La Luna risplende in alto senza emettere alcun suono e le stelle brillano intorno a lei oscurate, qua e la, dalla presenza di quelle nubi scure. Esiste solo un rumore in quel luogo tanto spirituale quanto simbolico: il ruggito rabbioso della cascata che dall'alto si infrange sul fondo per riprendere il corso del fiume infine. Seduto sul piano dell'acqua vi è il jinchuuriki della Foglia, il Nono Hokage. Gambe incrociate tra loro, avambracci posati sull'interno coscia di entrambe le gambe. Le palpebre sono chiuse nascondendo al mondo intero il colore azzurro delle sue pupille. La cascata si infrange al suolo e le gocce d'acqua, che si innalzano, bagnano il viso del jinchuuriki e i suoi capelli biondi che cadono ora davanti alla sua fronte. Il Nono è alla ricerca di qualcosa. Si concentra, in silenzio, raccogliendo verso se stesso tutta l'energia possibile. Una patina azzurra si disegna sotto di lui. La rappresentazione del chakra utilizzato per rimanere sopra il filo d'acqua e non precipitare sul fondo del fiume. Questa è la seconda volta che il ragazzo si trova in poco tempo in questo posto dove i più grandi ninja della storia hanno combattuto e hanno segnato le ere degli shinobi. Si trova esattamente ad un metro dal getto di quella cascata e, infatti, tutte le sue vesti sarebbero umide. Come al solito, indossa una maglia a maniche lunghe di colore blu e sopra il giubbotto senza maniche di colore verde. Mentre nella parte inferiore, porta un paio di pantaloni neri con una fasciatura bianca sulla coscia destra e ai piedi, infine, un paio di sandali neri da ninja. L'haori bianco da Hokage è tenuto sopra le spalle e ricoperto da gocce d'acqua che lentamente scivolano sul dorso del Nono o, in caso contrario, vengono assorbite dal tessuto del manto. Kurama sarebbe nella sua stessa posizione, in silenzio e concentrato al massimo per riuscire nell'impresa di trova ciò che stanno cercando. Ma, al momento, nulla vi è riuscito. Il Kyuubi avverte solamente una presenza a poca distanza dal loro punto, ma non si tratta di una presenza con spiccata malvagità in animo. Il Nono rimane dunque fermo aspettando che chi si trova nelle vicinanze si riveli o rimarrà concentrato su ciò che sta facendo. [chk on]

23:06 Kaori:
 La ragazza non si è poi molto soffermata a guardarsi attorno una volta giunta alla cascata. In realtà le sue gambe si son mosse praticamente da sola guidando quella sua passeggiata serale fin lì senza che neppure se ne rendesse conto. Aveva bisogno di camminare, di sentire l'aria fresca della sera andare a scivolarle sulla pelle e, sovrappensiero, aveva lasciato che fosse il suo corpo a guidare la sua via. Alla fine si è ritrovata dinnanzi a quel piccolo lago e, ritornata presente a se stessa, si è chinata per andare ad immergere i piedi in quell'acqua fredda e rigenerante. Ha lasciato che i pensieri vagassero liberi per la sua mente portandola ad affrontare numerose domande prima di inspirare a fondo e volgere il capo verso le due statue tipiche di quel luogo e, proprio in quel fare, si ritroverebbe quindi a notare la figura del biondo che siede silenzioso ai piedi della cascata. Le labbra di lei si schiudono mentre, tacendo, osserva e rimira quella scena. Hitomu in mezzo alle figure di Hashirama e Madara. Figure rovinate, distrutte, i corpi di pietra che giacciono in parte sul terreno circostante in massi e rovine sparse, ma ancora riconoscibili per chi ha l'occhio abbastanza attento da poterne rimirare i dettagli. Dopo quell'attimo di iniziale sorpresa le labbra della Hyuga vanno distendendosi verso l'esterno in un sorriso mesto, sereno, pacato, che la porterebbe a sentire un moto di calore al petto. La presenza di Hitomu è sempre rassicurante per lei e, da qualche tempo, piuttosto cara. Andrebbe quindi la giovane ad andare a concentrarsi sul proprio chakra nel tentativo di raccoglierne una parte e spingerla verso le leve inferiori canalizzandola lungo gli arti. Dalle cosce alle ginocchia, dalle ginocchia alle caviglie e poi verso i piedi, lì dove andrebbe a far fuoriuscire il chakra dagli tsubo ivi presenti per permettere a quell'energia azzurrina di andare a plasmarsi al di sotto della pianta del piede in una patina adesiva e resistente che le consenta di rimanere in perfetto equilibrio su qualunque tipo di superficie. Se vi fosse riuscita, dunque, ecco che andrebbe a far leva sulle mani che poggiano sul terreno ai propri lati per darsi una spinta che la porti a issarsi in piedi. Essi sarebbero già posti sull'acqua e le consentirebbero di rimanere eretta sulla superficie della stessa, andando a farle compiere pochi cauti passi in direzione del nono. Le braccia sarebbero portate dietro la schiena, le mani incrociate all'altezza del fondoschiena, mentre le leve inferiori si alternerebbero in un moto regolare e cadenzato, elegante. Andrebbe a bruciare quella distanza fra loro per raggiungere il fianco del biondo, fermandosi a circa un paio di metri così da non risultare troppo invadente. <Inizio a sospettare che i tuoi migliori amici siano fatti di pietra, sai?> andrebbe a dire alla volta dell'altro con una mezza risata bassa, gentile, osservando però con gli occhi le forme delle due statue di fronte a loro. Spesso e volentieri, dopotutto, si sono incontrati al Monte dei Volti ed ora qui, dinnanzi ad altre statue di antichi eroi. <Disturbo?> domanderebbe dunque, poco dopo, voltando ora il capo verso Hitomu con le labbra di poco distese in un piccolo sorriso calmo, lo sguardo pacato e tranquillo privo di lucori gioiosi o di ombre oscure. Sereno, cortese, forse un po' spento, ormai. [Rilascio del chakra finale] [chakra: on]

23:30 Hitomu:
  [Piedi della Cascata] Le gocce d'acqua cadono su di lui come se stesse piovendo dal cielo. La sensazione che riceve sulla sua pelle è la medesima che si prova durante le giornate di pioggia. Ma questo rilassa i suoi muscoli, soprattutto quelli facciali. E infatti questi si distendono donando al jinchuuriki leggerezza in volto e nessuna ruga che desti preoccupazioni. Le mani vengono portate all'altezza del bacino. Le dita si avvicinano tra loro coordinandosi nel tentativo di comporre inizialmente un sigillo e in seguito tutti gli altri necessari. Ma prima che le mani giungano alla loro unione, la percezione del jinchuuriki capta qualcosa di diverso sul piano dell'acqua su cui è poggiato. Una sensazione strana e, forse, il Kyuubi aveva ragione. Qualcuno si sta avvicinando. Ma il suono della voce che lo raggiunge non è affatto minaccioso o pericoloso. Anzi, quelle parole lo inducono a distendere le labbra e mostrare un piccolo sorriso alla persona davanti a se. Riconosce la voce di quest'ultima riflettendo sui sospetti di lei. Forse, Kaori ha ragione. Passa la maggior parte del tempo alla ricerca di risposte aspettando queste davanti a dei volti di pietra e, anche oggi, sembra esser invitato ad un incontro tra i due shinobi che hanno fatto la storia dei ninja, ma soprattutto di Konohagakure. Hashirama e Madara. Ad un suo fianco il Senjuu e alla parte opposta l'Uchiha, il jinchuuriki si trova tra le rovine della statue tra cui, quando erano ancora nel loro splendore, hanno combattuto i più grandi rivali ninja della storia. Quale posto migliore di questo? Pieno di ricordi, di rivalità, di legami spezzati. Gli occhi rimangono chiusi mentre risponde alla ragazza <Certo che no> risponde al di lei dubbio se lo stesse disturbando. <Ho sempre pensato se fosse giusto riportare queste statue al loro stato originale..> pone alla ragazza questo suo dubbio storico, da quando è l'Hokage più che altro. <O se lasciarli così. Distrutti, spezzati. Per ricordare al mondo quanto pericoloso può essere la mente di un uomo> conclude le sue perplessità. <Al posto mio, cosa faresti?> domanda ora alla ragazza mostrando le sue iridi azzurre che, dirette, puntano allo sguardo altrui. Occhi perlacei riflessi ad occhi azzurri. La risposta attende nelle parole della kunoichi. [chk on]

23:47 Kaori:
 Man mano che si avvicina al fianco di Hitomu avverte giungere su di sé gli zampilli d'acqua che schizzano per via dello scroscio della cascata. Gocce che rimbalzano in ogni direzione andando a posarsi sulla di lei pelle, sulle sue vesti, fra i capelli corvini. Non le disturba, non le dà fastidio, anzi. Trova estremamente piacevole la sensazione di quelle gocce che la colpiscono ad intervalli irregolari, in modo casuale. Ascolta le parole di Hitomu accogliendo così i suoi dubbi, le sue perplessità, ritrovandosi dunque a stringere le labbra fra loro con fare pensoso. Ruota il capo così da portarlo ad osservare dinnanzi a sé le due statue e si ritrova a studiarne le forme. Mezzi busti rovinati, distrutti, i cui resti giacciono al suolo ormai da molto tempo. Le teste dei due ninja rimangono mozzate ai loro stessi piedi mentre detriti grandi e piccoli ne fanno da contorno. Si è sempre chiesta come sarebbe stato osservare quelle sculture quand'ancora erano sane, intere, composte di un'unico immenso pezzo. Non ha potuto lasciare i confini del Villaggio se non a seguito del suo diploma avvenuto solamente un anno prima e al tempo le statue erano già state rovinate e distrutte dallo scontro che si era svolto fra loro. Ma ora che si ritrova a chiedersi se fosse non dovessero venir risistemate il dubbio s'insinua strisciante nella sua mente, fra i suoi pensieri, portandola a rimanere in silenzio per diversi attimi mentre l'acqua continua a spruzzare gocce sparse sulla sua figura. <Io credo che questo posto serva da monito a chiunque abbia gli occhi per guardare oltre le semplici apparenze, ma molto più in là, verso il passato.> principia dopo diversi istanti, lei, con un tono morbido, basso, sicuro. <Le statue furono costruite per ricordare questi eroi, lo scontro che ha dato origine ed inizio al Villaggio stesso. Le rovine che ora si mostrano sotto i nostri occhi invece sono a memoria delle gesta di un folle, un traditore, una figura che dovremmo sempre cercare di non imitare, di non far più rinascere> Perchè, nella mente della ragazza, la figura del Tessai che ha distrutto quelle opere non è solamente la rappresentazione dell'uomo Shin Shikyou, ma il simbolo di un concetto, di uno stato mentale che potrebbe ripresentarsi nel tempo. Qualcosa che dovrebbe essere stroncato sul nascere. <Io credo che anche queste rovine, per quanto possano forse sembrare un insulto, siano storia.> aggiunge semplicemente, alla fine, prima di tornare a volgere il proprio viso verso la figura del biondo al suo fianco distendendo appena le labbra verso l'esterno. [Rilascio del chakra finale] [chakra: on]

00:13 Hitomu:
  [Piedi della Cascata] In quegli attimi di silenzio, prima che la ragazzi spieghi il suo pensiero a riguardo della domanda posta dal jinchuuriki, quest'ultimo rimane vigile su di lei. Nota come le gocce d'acqua bagnino il suo viso ma non sembra darle fastidio, proprio come lui. La mano destra cade lungo il fianco poggiando il palmo sul corso dell'acqua. Lentamente, la mano scivola avanti e indietro per poi far si che solo l'indice e il medio dello stesso arto sorvolino il piano del fiume dividendo delicatamente il moto dell'acqua in due. Ascolta, infine, le sue parole. Un ragionamento corretto, in fondo. Le parole della ragazza vengono udite con attenzione dal jinchuuriki della Foglia mentre lo sguardo ora si sposta, qua e la, tra un detrito e l'altro. <Forse era destino che dovevano essere distrutte. Ma non ne comprendo ancora le ragioni> sembra voler trovare un motivo divino alla caduta delle due statue e non solamente l'errore umano che ha portato alla loro distruzione. Come sempre, la mente pericolosa di un uomo assetato di potere porta a qualcosa di grave. La distruzione di questo luogo simbolico come la rovina dei volti degli Hokage durante l'ultima guerra ne sono la prova intangibile. <Mi trovo d'accordo con le tue parole, però. A volte, c'è bisogno di dover osservare con i propri occhi l'errore del passato e non solo avere ricordo di esso> è anche questo il suo pensiero. Tra tantissimi anni, le nuove leve della Foglia non crederanno a chi gli racconterà che i Volti durante la guerra furono distrutti. Perchè li vedranno al loro posto, intatti, senza nessuno sfregio. E invece quando si recheranno in questo luogo, non potranno pensare che siano un brutto scherzo di uno shinobi. Perchè vedranno queste statue distrutte, rovinate, a causa della malvagità di un solo uomo. <Ti ringrazio per il tuo pensiero> sorride nuovamente verso di lei ponendo ancora lo sguardo verso i suoi occhi, possessori del Byakugan. <Ho visto le ultime sfide del Torneo..> le accenna ora. Sa che ha passato il turno e ha visto trionfare Mekura nell'ultima battaglia. Le due, tra pochi giorni, dovranno scontrarsi. <Hai visto di chi è stata l'ultima vittoria?> le domanda ancora incosciente che anche lei era presente all'Arena. [chk on]

12:16 Kaori:
 Avverte quelle gocce fredde andare a scivolare sul suo viso, fra i capelli ora umidicci, sulle spalle nude, sulla maglietta bianca dalle maniche ampie e vaporose che si restringono poi attorno ai polsi. Sente l'abito andare, poco a poco, ad incollarsi alla sua pelle, la gonna bianca divenire appena più pesante man mano che le gocce vi si posano sopra. I piedi son nudi sul pelo dell'acqua, loro sono ormai fradici avendoli immersi fino a poco prima sotto la superficie del laghetto. Sensazioni piacevoli, galvanizzanti, che mischiate alla sensazione della brezza fresca che soffia sulla sua pelle la fanno sentire bene. In pace. Osserva il violento scorrere delle acque che precipitano in mezzo alle due statue distrutte ed ascolta la voce di Hitomu giungere pacata al suo orecchio. Un mezzo sorriso si delinea sulle labbra rosate di lei mentre quel dire termina. <Forse è stato solo un capriccio dei kami. O forse un loro modo di farci vedere che anche se dovessimo finir spezzati, distrutti, nessuno potrà mai eliminare davvero ciò che siamo, ciò che abbiamo fatto.> Parla continuando ad osservare quelle sculture in roccia, ripensando a come, nonostante siano in frantumi, chiunque fosse mai venuto lì avrebbe riconosciuto in quelle macerie le due grandi figure del passato, quei guerrieri incredibili che hanno dato inizio ad una storia intera. Anche rovinandone la memoria, nessuno avrebbe mai potuto dimenticare davvero la verità. Hitomu prosegue, continua quel dire e Kaori si ritrova a volgere ora il capo in sua direzione ritrovandosi a fissarlo in viso, silente, per alcuni attimi. Ha ragione. Lo sa. <Vero anche questo.> ammette annuendo appena col capo, la mancina a levarsi ora verso il viso per ravviare i capelli umidicci all'indietro con una semplice passata delle dita fra essi. Il ragazzo la ringrazia per il suo parere, per quell'opinione, e passa successivamente ad un argomento a loro ben più vicino. Il torneo. Kaori sbuffa appena, leggermente, con fare non stizzito ma bensì leggermente impensierito. Si umetta le labbra, le stringe fra loro e annuisce col capo un paio di volte. <Eh sì... ho visto> risponde con sguardo ora lontano, i pensieri a tornare a quell'incontro, al modo violento in cui Mekura si è accanita contro i suoi avversari. Non si è risparmiata, non ci è andata leggera. <Due konohani in finale. Due Hyuga.> il pensiero un po' la fa sorridere. <Papà sarebbe stato euforico per giorni.> probabilmente avrebbe considerato già una vittoria l'idea di vedere confrontarsi in finale due Hyuga fra tutti i partecipanti degli altri villaggi in gara. Non le avrebbe messo molte pressioni, probabilmente, sarebbe rimasto silente, quieto, osservando da lontano i di lei allenamenti lasciando che si battesse con tutte le sue forze, da sola. <Io sono un po' tesa, invece. Non volevo battermi con lei> rivela con un mezzo sospiro chiudendo gli occhi e reclinando il capo all'indietro, il viso a puntare il cielo sopra di loro mentre l'acqua della cascata arriva a zampillare fino a colpirne il viso, la gola esposta al di sopra del coprifronte. <Ma farò del mio meglio> commenta semplicemente, alla fine, stringendosi nelle spalle. [Rilascio del chakra finale] [chakra: on]

12:38 Hitomu:
 Un capriccio del fato. O un atto volontario, un avvertimento per chi ha ancora occhi per guardare e tempo per vivere. Non sa quale delle due vie sia la verità e forse non ne verrà mai a conoscenza durante la sua esistenza. I giorni trascorrono e gli anni passano in fretta senza che qualcosa si riveli alle loro iridi. Tutto tace, tutto rimane quieto. Gli occhi azzurri sono spostati prima sulla roccia raffigurante Hashirama e poi su quella dell'eterno rivale, Madara. Senjuu e Uchiha, un tempo due dei migliori Clan del Villaggio della Foglia. Poi il destino ha separato il Clan dello Sharingan dalla sua radice strappandola e lasciandola ricrescere lontano dal Paese del Fuoco. Più a ovest, nel Villaggio del Suono. Ma il filo che lega il Clan dal suo Villaggio, forse, non si è mai spezzato per davvero. Nel corso del suo mandato, sono stati tanti gli Uchiha che hanno fatto richiesta di visitare il loro vecchio Quartiere. Potrebbe fare tanti nomi e nella sua mente scorrono le immagini degli incontri avvenuti con loro. E queste due statue rappresentano quel filo che non si è mai spezzato. <Il tempo ci rivelerà il motivo della distruzione di queste statue..> se lui sarà ancora in vita per conoscerne le ragioni. O, forse, morirà prima senza venirne a galla. Il tema dell'argomento si sposta, successivamente, sul Torneo e le iridi azzurre si posano su quelle della ragazza notando in lei una sorta di apprensione. Le parole della Hyuga rivelano al jinchuuriki che è a conoscenza del nome della sua rivale. Afferma come suo padre sarebbe stato felice di tale finale, ma anche come lei sia preoccupata nell'affrontare questa sfida. <Il Clan dovrebbe essere orgoglioso di voi..> afferma sapendo che la ragazza non è nei migliori rapporti con la sua casata. <Sarà una sfida difficile. Mekura ha molta esperienza. La lontananza dal Villaggio l'ha aiutata molto in questo> e la presenza accanto di uno come Akendo, ti aiuta molto. <Ma quali sono le tue reali preoccupazioni?> domanda ora il Nono. Timore di affrontare un rivale più forte di sè? O c'è qualcos'altro sotto? Il jinchuuriki della Foglia rimane in silenzio aspettando il suo dire, pronto ad aiutarla come può se lei ne avesse bisogno. [chk on]

13:27 Kaori:
 Già. Forse il tempo avrebbe svelato le carte del fato, forse avrebbe donato loro una risposta. O forse avrebbero continuato a far supposizioni in eterno chiedendosi il significato di quel gesto, di quell'atto. Qual che sia la verità Kaori pensa che, tutto sommato, forse rimanere nel dubbio non sia una cosa così malvagia, così pessima. Forse è bene non trovare sempre una risposta a ciò che la vita ha in serbo per noi. Il respiro è lento, rilassato, mentre il cuore batte regolare e forte nel di lei petto. La sensazione dell'acqua sulla pelle è piacevole e così il suono dei grilli che, tutt'attorno, cantano assieme allo scroscio della cascata. Ripensa al torneo, allo scontro che avrebbe affrontato fra non molto tempo e il cuore le si fa ora più pesante in petto. Aveva davvero sperato che non si ritrovassero l'una contro l'altra, ma alla fine il fato ha deciso, beffardo, di permetter loro quella battaglia, quello scontro che le avrebbe viste finalmente rivali dopo tutti i problemi ed i rancori che in passato son scorsi fra loro. Hitomu deve essersi reso conto dell'ansia della special, di quella che vibra potente oltre il timore di dover affrontare una kunoichi più esperta e probabilmente più forte di lei. Kaori si volge a guardare i di lui occhi, quelle iridi azzurre e luminose che la osservano e studiano con fare benevolo, gentile, studiandola. Le sembra quasi d'esser trasparente sotto il suo sguardo, di essere facilmente leggibile a quegli occhi che, sicuramente, molto hanno veduto e vissuto fino a quel momento. Boccheggia per un attimo non sapendo bene cosa dirgli, come esporgli i suoi pensieri, ritrovandosi ad aprire e richiudere le labbra senza far uscire alcuna parola, ma solo qualche piccolo verso strozzato ed indefinito. <E'...> si schiarisce la voce, si umetta le labbra e poi inspira a fondo capitolando sotto lo sguardo dell'altro. Non avrebbe senso aggirare la domanda, evitare la risposta. Ormai il ragazzo ha visto e compreso che qualcosa s'agita nel di lei animo, sarebbe stato quasi una scortesia mentirgli o nascondergli la verità. <Temo che non riuscirò a fermarmi.> rivela la kunoichi, alla fine, abbassando ora lo sguardo, le dita a stringersi pian piano a pugno mentre di ritrova ad ammettere a lui ed a se stessa quell'atroce e triste verità. Si vergogna. Si vergogna profondamente di quel pensiero e ne ha timore. Timore profondo. <Se dovessi iniziare a colpirla... ad attaccare... temo che non riuscirò a trattenermi.> chiarisce ripensando al modo in cui ha ridotto Hiashi durante le eliminatorie, il modo in cui aveva frantumato le sue gambe, congelate in modo quasi selvaggio dalla sua combo violenta. Non pensava di farlo, non voleva ridurlo così male, eppure in quel momento non è stata in grado di ferirlo meno di così. <Abbiamo avuto trascorsi difficili e non so in che rapporti siamo ora. Dopo la storia con Cappuccio Rosso è come se mi fossi svuotata di ogni cosa. Rabbia, risentimento, vendetta... non aveva importanza più nulla, eppure non in senso positivo. Non è come quando ci si butta qualcosa alle spalle e ci si sente meglio. E'.. diverso> E' ancora tutto lì. Ancora tutto dentro di lei, seppellito, nascosto nel profondo. Dopo aver ucciso con le sue mani Cappuccio Rosso Kaori si è sentita semplicemente vuota. Annullata. Credeva che ucciderlo le avrebbe portato conforto, sollievo, giustizia... eppure si è sentita semplicemente sporca. Aveva freddato un uomo, una larva indifesa attaccata a tubi e macchinari. Aveva ucciso per la prima volta come un'assassina. Non per difendersi, per desiderio. E non si è sentita affatto meglio. Suo padre non è tornato in vita, i morti son rimasti morti e il suo corpo era stato egualmente violato dai suoi burattini. Nulla era cambiato, se non lei e quelle dita che ora vede, costantemente, sporche di sangue. Il capo si china ad osservare le mani che ora vengono leggermente sollevate, piegate dinnanzi a sé, al petto, per essere osservata dai suoi stanchi e spenti occhi. <E non so come mi sentirò, come mi comporterò, se dovessi iniziare a combatterla...> termina il suo pensiero, la sua ammissione, richiudendo le dita a pugno sotto il proprio sguardo, sospirando stancamente la sua preoccupazione. [Rilascio del chakra finale] [chakra: on]

14:02 Hitomu:
 Sarebbe meglio non avere risposta? Rimanere all'oscuro della verità e continuare a vivere all'ombra di ciò che non si conosce. Forse perchè la verità, a volte, fa male. Certe volte, troppo male. E la verità uccide la speranza, in alcuni casi. Spegne quel fuoco che si ha dentro e ti sbatte in faccia con violenza la cruda realtà dei fatti. Ma se il jinchuuriki dovesse scegliere, opterebbe per conoscere a fondo la verità dei fatti. E si metterebbe alla ricerca di una soluzione se questa si rivelasse distruttrice di speranza. Ciò che può fare, però, è lasciar scorrere il tempo ed aspettare che il destino riveli le sue carte. Il discorso sulle statue di roccia si conclude lasciando spazio all'argomento 'torneo'. La domanda del jinchuuriki ha messo in difficoltà la ragazza che sembrerebbe non saper cosa dire in risposta al quesito. Ma dopo alcuni attimi di silenzio, la special jonin rivela ciò che più la spaventa di fronte alla prossima sfida del torneo. Una frase che lascia sorpreso il giovane hokage, in realtà. La ascolta mentre spiega il suo stato d'animo attuale e la paura di non riuscire a bloccare il suo istinto. Gli occhi del Nono scrutano con attenzione la ragazza della Casata Hyuga. Le iridi azzurre si focalizzano su di lei, quasi a volerla analizzare. Pensava, forse sperava, che quella parte del suo passato fosse ormai buttato alle spalle. E, invece, no. Tutti quei sentimenti, quel dolore, è ancora lì. Dentro di lei. <Siamo ninja, Kaori> le rivela qualcosa di scontato, forse. Ma non è tutto quello che ha da dire. <E come tali, dobbiamo essere capaci di convivere con il nostro passato e con le nostre azioni> aggiunge nuovamente ponendo sempre lo sguardo su di ella. <Ti ho sempre detto che bisogna riuscire ad andare avanti, sempre. E questa è la verità, infatti. Ma non possiamo scordarci di ciò che facciamo perchè, oltre a ninja, siamo esseri umani> ricorda anche lui i volti delle persone che ha dovuto uccidere. Non le può dimenticare. Ogni singola sfida, ogni singola battaglia. Fanno parte di lui, ormai, e sono cicatrici dentro la sua memoria. <Ma..> perchè c'è un altro ma <Non possiamo permettere a questi ricordi di sopraffare il nostro presente e il nostro futuro> altrimenti si rimane imprigionati dentro se stessi e lentamente si muore. Soli, sul pavimento di casa propria, annegando nei sensi di colpa.

14:18 Kaori:
 Ha desiderato ucciderla, per un periodo. Ha davvero, sinceramente, desiderato di porre fine alla sua vita. Ha voluto colpirla, farle del male e ancora e ancora e ancora fino a non far rimanere più nulla di lei. Ha voluto vedere il sangue sgorgare dal suo corpo, le iridi solitamente perlacee per via del Byakugan farsi vuote per via della morte. Lo ha desiderato davvero, nel profondo, prima di scoprire cosa volesse dire divenire un assassino, uccidere per brama e non per esigenza. Allora tutto è svanito, è parso scivolare via dalle sue spalle lasciandola sola e vuota dentro se stessa. Uccidere quell'uomo ha cambiato molte cose per lei e ha reso tutto ancora più confuso. Prima era arrabbiata, furiosa e aveva identificato in Mekura e nel clan stesso la causa di tutto. Ma dopo la morte di quel vecchio non ha più saputo cosa provasse per chi, e perchè. Sa solo che si sente ancora incredibilmente confusa, persa in un mondo improvvisamente troppo grande. Le era sembrato di averlo potuto rinchiudere in uno schema preciso, era convinta di aver capito come vivere la sua vita, come andassero le cose. Era convinta di aver trovato il suo posto, il suo spazio. Ed ora ha perso la via. Ma cerca di non lamentarsi, cerca di non piangere più, cerca di continuare a camminare per ritrovare quella strada che aveva un tempo iniziato a percorrere verso il proprio futuro. Ha smesso di abbattersi, di piangere, si è buttata anima e corpo nelle cure in ospedale, nel torneo, nella sua storia con Raido, come se cercasse di continuare a muoversi e fare cose solo per non fermarsi a pensare a guardare indietro a quanto è accaduto. Grida, dentro di sé, per coprire il suono di quei perchè che riecheggiano soffocati nella sua testa. Ascolta le parole di Hitomu, rialza lo sguardo per porlo sul suo viso abbassando lentamente le braccia. Respira piano, a fondo, lasciando che quelle parole penetrino nella sua mente. Sa che ha ragione, sa che dovrebbe semplicemente andare avanti e ci sta provando, ci sta provando davvero. Ma una parte di lei, ancora, è come rinchiusa in quella cella nel laboratorio che proprio sotto i loro piedi era stato costruito ed è come se si trovasse con un piede oltre la soglia e con un piede ancora trattenuto all'interno. Vuole uscire, ci prova, si sforza, ma qualcosa la tira indietro impedendole di abbandonare quel luogo. Quei ricordi. <E' un confine delicato quello che mi mostri> mormora lei con un sorriso amaro sulle labbra. <Ricordare le nostre azioni, il nostro passato ma senza lasciarci travolgere.> chiarisce meglio il suo concetto riassumendo il discorso del biondo. <E' un confine pericoloso> C'è gente che, nella sua vita, è rimasta bloccata, paralizzata nei propri ricordi senza riuscire più a trovar la via che conduce al futuro. Gente che ha perduto di vista i suoi reali obbiettivi e desideri per via di avvenimenti passati che ne hanno manipolato e controllato l'esistenza. Si umetta le labbra, ruota il capo ad osservare la cascata e lo sguardo si posa inevitabilmente sulla figura di Madara, l'esempio forse migliore possibile per quel concetto che ora è venuto a galla. <Lui non ci è riuscito> divorato, consumato nel tempo dalla sua rivalità con Hashirama e dal desiderio di essere il più forte, anche più potente della sua amicizia con lui. Un desiderio che ne ha controllato la vita e la morte. [Rilascio del chakra finale] [chakra: on]

14:42 Hitomu:
 Non ha idea di cosa passi per la testa della ragazza in questo momento e nemmeno di ciò che erano le sue intenzioni verso Mekura, prima che succedesse quel che lei ha raccontato a lui. Non può averne idea, purtroppo. Ma lui ha vissuto tanto e ha visto ancora di più. L'esperienza è dalla sua parte. Ha vissuto tante situazioni difficile, sia da parte sua che da parte dei suoi compagni. E se c'è qualcuno che deve riuscire ad aiutare Kaori, oltre al suo futuro marito Raido, questo è lui. Quel confine è pericoloso, lo sa bene. Ma forse, precedentemente, non si è spiegato nei migliori dei modi e ora vuole far capire alla ragazza il suo pensiero. <Non bisogna camminare in bilico su quel confine, però. Bisogna voltare le spalle al nostro passato e compiere un piccolo passo in avanti. Ogni piccolo passo determinerà la tua forza nel riuscire a controllare la tua anima> ogni centimentro in avanti sarà la conseguenza delle sue azioni future. <Non bisogna vivere nel ricordo, ma accettare di essere parte di esso. Non si può tornare indietro, purtroppo. Ma si può andare avanti, in ogni momento della tua vita> vivere la propria esistenza nel ricordo di ciò che si è commesso, non è vita. Passare ogni istante nel passato, non può fare altro che distruggerti dentro. E non si ha via di uscita. Si sprofonda, sempre di più, sempre più nell'abisso. Nota l'esempio della ragazza che guarda la statua di Madara. <No, hai ragione> l'Uchiha si è lasciato trascinare verso l'oscurità. Da essere il padre fondatore di Konoha fino a voler distruggerla. <Ma lui era solo..> il Clan lo aveva abbandonato, il Villaggio schierato a fianco del Primo Hokage. E soprattutto Hashirama lo ha lasciato andare, con dolore. Ma nel momento in cui ha capito che il Villaggio era più importante di tutto, ha dovuto combatterlo. E Madara è diventato il nemico che la storia racconta. E la loro rivalità ha portato alla costruzione di questo luogo. Le iridi azzurre si concentrano su Kaori per concludere il suo dire <Ma tu no. Tu non sei sola> lei non può sprofondare nell'oscurità. Perchè nel momento in cui si sentirà cadere sempre più verso il basso, le mani del jinchuuriki, quelle di Raido, come quelle dei suoi più cari amici, si poseranno sotto di lei spingendola verso l'alto. Potrà trovare conforto, amore, fiducia. Ma mai si sentirà sola. [chk on]

14:58 Kaori:
 La voce di Hitomu è saggia, tranquilla mentre spiega quel delicato concetto alla giovane Hyuga. Kaori ascolta, salva, memorizza ogni parla cercando di trarre da esse il meglio. Lui, dopotutto, è l'Hokage del villaggio oltre ad essere suo amico ed è qualcuno con un carico di esperienze tali, sulle spalle, da poter essere in grado di capire i suoi sentimenti e darle una giusta guida. Ha già udito quelle parole, già udito quel discorso e sa che ha ragione, che quella è la verità, tuttavia non riesce a smettere di scappare dal suo passato. Un lato di lei crede di aver accettato ed accolto quanto è accaduto fino a giungere al punto da poter andare avanti, l'altro è ancora spaventato dall'idea di fermare quella corsa che continua a fare verso il futuro. Il torneo, il matrimonio, le missioni, l'ospedale. Teme che fermandosi il passato tornerà alla carica assalendola e per questo non si dà un attimo di pace. E' stancante dover affrontare due sensazioni così diverse e così egualmente intense eppure continua a farlo. Giorno dopo giorno continua ad andare avanti cercando di essere un po' più forte ad ogni passo. <Non posso cambiare ciò che è successo.> mormora lei conscia ormai di quella dolorosa verità. <Avevo quasi sperato di poterlo fare. Quando ho affrontato Cappuccio Rosso e l'ho ucciso ero quasi convinta che ponendo fine alla sua vita il passato sarebbe cambiato. Che i morti sarebbero tornati, che io non mi sarei sentita più...> ...violata. <Ma non è successo. Non è cambiato niente. C'era solo un morto in più, l'ultimo di quella storia> un sorriso amaro le increspa le labbra mentre respirando a fondo va gonfiando il petto, i polmoni, sollevando il viso verso il cielo. <Non riesco a capire neppure io cosa ancora cerco da questa storia. Ormai è finita...> sospira con fare pensoso, mite, stringendosi leggermente nelle spalle. <Forse ho solo bisogno di altro tempo per accettarlo ad un livello più profondo. Più inconscio...> azzarda lei dando voce a quel pensiero, quella possibilità, cui ha pensato tanto a lungo. Ad un livello razionale, conscio, ha capito che ormai non potrà più far nulla per quella storia, che è finita e conclusa, ormai dietro le sue spalle. Ma ad un livello più istintivo e primordiale è ancora legata a quanto è successo, ancora turbata, arrabbiata e spaventata da quelle vicende. Forse deve solo attendere che la sua ragione riesca a penetrare abbastanza a fondo nella sua anima da riuscire a convincerla anche nel profondo di essere finalmente libera. La voce di Hitomu torna a colpire l'udito della Hyuga che, riabbassando il capo, va volgendo lo sguardo dalle statue al viso del biondo ritrovandosi alla fine ad aprirsi in un sorriso riconoscente e felice quand'ode quel suo ultimo dire. Non è sola, lo sa. Lo sente. E per questo non avrebbe mai potuto ringraziare abbastanza. <Non sono sola> ripete con voce più morbida, più dolce, distendendo le labbra verso l'esterno fino a sollevare verso l'alto le gote e gli zigomi stessi. <Grazie> mormora dunque, poco dopo, con gratitudine. <E in caso dovessi riuscire a vincere lo scontro con Mekura prepara qualche consiglio da darmi contro il Rikudo, eh?> sorride ancora, poco dopo, cercando di alleviare quell'atmosfera improvvisamente troppo seria con un tono più leggero, più allegro, pensando alla possibilità che il vincitore avrà di affrontare niente altri che il leggendario possessore del Rinnegan. [Rilascio del chakra finale] [chakra: on]

15:25 Hitomu:
 Cambiare il passato. Se solo fosse stato possibile, anche il jinchuuriki lo avrebbe fatto. Si sarebbe tolto un po' di dolore a se stesso.. Lo avrebbe tolto al Villaggio della Foglia donando a lei un'esistenza più tranquilla degli ultimi dieci lustri. Quanti fatti sono successi, quante morti hanno visto quegli occhi di pietra scolpiti sul monte. Le guerre, gli attentati, gli attacchi di Kurama, l'Akatsuki.. La storia è scritta e tutti la conoscono perchè hanno la possibilità di leggerla. Ma il dolore provato dal Villaggio non lo sa nessuno. Quel male straziante, quelle lacrime versate per terra, quei sentimenti si devono vivere per poterli comprendere. Gli occhi attenti del jinchuuriki vagano sui lineamenti visivi della ragazza. Gli dispiace che una simile ragazza deve soffrire in questo modo. L'ha conosciuta e sa quali sono i suoi ideali, il suo carattere, la sua educazione. Ma, invece, il destino le ha voluto affidare un'esistenza momentanea dolorosa. Una sfida posta in questa parentesi della sua vita. Un ostacolo da superare. Ascolta le sue parole mentre analizzano ciò che sperava succedesse dopo la fine della storia di Cappuccio Rosso. <Hai la forza per superare questo momento, ne sono sicuro> afferma lui essendo convinto del suo potenziale. E non solo come kunoichi, ma soprattutto come persona. La vede finalmente sorridere mentre con una battuta smorza la tensione che si era creata con quelle loro ultime parole in questo luogo, teatro di grandi battaglie. <Oh, ti darò una mano. Certo> sorride anche lui verso la Hyuga. Il viso si distende rilassandosi nuovamente. Le labbra si distendono verso l'alto e le iridi azzurre si posano ancora una volta su di lei. <Sarà molto più semplice di quel che credi> afferma ironicamente il jinchuuriki mentre con l'aiuto delle mani e la pressione esercitata sulle piante dei piedi ritorna in posizione eretta. Scherza su Akendo, ovviamente, per mantenere quel tono leggero nella conversazione. <Credo di aver preso abbastanza acqua, per oggi> ne è convinto, anzi. <Ci allontaniamo da qui?> le domanda iniziando a camminare sopra la parete d'acqua verso il terreno poco distante e allontanandosi dalla cascata. [chk on]

15:40 Kaori:
 E' proprio vero. Non si può comprendere cosa sia il dolore fino a provarlo sulla propria pelle. Kaori ha sempre avuto una vita piuttosto tranquilla, non ha mai sperimentato reali sofferenze prima di quella faccenda, potendo godere e vantare una esistenza serena e ordinaria come tante. Ha visto la guerra, certo, ma non ne è stata toccata direttamente, protetta dalla propria famiglia, dalla rilevanza e importanza del proprio clan. Non aveva mai perso qualcuno di caro, non aveva mai conosciuto la morte da vicino, nè il dolore di una ferita profonda al proprio corpo. Adesso ha sperimentato ogni sorta di esperienza in breve tempo, un carico forse eccessivo da vivere in un lasso temporale così corto, ma che ormai ha già vissuto. Ha visto suo padre morire sotto i suoi occhi, ha sentito il suo corpo venir violato dalle loro stupide macchine, ha quasi sperimentato una gravidanza. Ha combattuto fino allo stremo delle forze e ha ucciso. Ha capito solamente in quel momento cosa fosse il dolore ed ora ne è rimasta bruciata. Ma se in un primo momento si è abbandonata a quelle sensazioni crogiolandosi nella sensazione di lutto e sconfitta, adesso sta scegliendo di andare avanti. Di non leccarsi le ferite ma di ignorare il dolore che esse provocano convivendoci assieme. Ha scelto di non piangere più, di non rimanere indietro. E sebbene qualche volta si ritrovi a ripensarci, a rimirare in silenzio i segni che quella vicenda ha lasciato sul suo corpo, sente comunque d'esser divenuta più forte, di poter sopravvivere, andare avanti. La speranza c'è, non è avvolta dalle tenebre, non completamente. Vede il sole brillare dinnanzi a sé e la luna splendere. Vede la strada che porta al proprio futuro e, incespicando e barcollando, continua a seguirla senza fermarsi. <Anche se non l'avessi avrei trovato ugualmente il modo di farcela. Non posso rimanere indietro> abbozza lei un sorriso mentre decide di far cadere quell'attimo di triste serietà in favore di un qualcosa di più leggero, più allegro. Scherza con Hitomu, ne ricerca una risata, un aiuto, mentre lui sorridendo va rialzandosi dalla sua posizione. <Semplice?> domanda lei, scettica, scherzosamente, fissando il biondo con un sopracciglio inarcato e le mani a posarsi ora sui fianchi. <Forse potrebbe essere semplice per te Mr. Volpe a Nove Code> andrebbe a scherzare lei con fare ironico cercando di allungare la destrorsa per dargli un buffetto sul bicipite sinistro con fare semplice, leggero, un contatto appena accennato ed amichevole. <Ma io sono ancora ben lontana dai vostri livelli> sorride, scherza, ma quel che dice è vero e lo sanno entrambi. E' ancora troppo debole per loro nonostante sia decisamente più forte di uno special jonin ordinario. La strada è ancora lunga da percorrere e nella sua mente non scivola neppure l'idea che possa avere la benché minima possibilità contro un ninja di quel calibro. <Comunque è presto per pensarci, prima devo pensare a come battere Mekura. Il resto si vedrà> sorride ancora, più tranquilla, prima di andare ad udire la proposta del jinchuuriki. <Sì, forse è il caso di tornare> Annuisce col capo andando a seguire i di lui passi fino alla riva per poi distanziarsi un attimo soltanto per recuperare le scarpe lasciate a riposo qualche metro più in là. Le afferra con la mancina tenendole appese all'indice ed al medio sinistro prima di tornare a fiancheggiare la figura di Hitomu e seguire i suoi passi verso il Villaggio. [END]

15:57 Hitomu:
 Al jinchuuriki fa piacere che questo momento abbia trovato anche un minimo di allegria con attimi di ironia e battute. Ascolta il dire di lei ed annuisce quando la kunoichi afferma che ce l'avrebbe fatta anche se non ne avesse avuto la forza. Ed è felice di sentire queste parole. Riconosce in lei quell'istinto di sopravvivenza che è necessario in un ninja. Quella volontà necessaria per poter superare ogni ostacolo. La mano della ragazza colpisce, con fare leggero, il bicipite del ragazzo spiegando come sia semplice per lui essendo in possesso del Kyuubi. <In realtà, non sarebbe semplice neanche per me> sorride cadendo in una successiva risata. Il possessore del Rinnegan è un astuto shinobi. Uno scontro con lui non è nei piani, ma questa conversazione gli mette in testa qualche strana idea. Perchè non sfidarsi? Lontani da occhi indiscreti. Lui e Akendo. Il jinchuuriki della Volpe a Nove Code contro il possessore del Rinnegan. Uno scontro che, se espresso ai loro massimi potenziali, potrebbe radere al suolo un Villaggio intero. Non si sente inferiore al suo amico, ma riconosce quanto sia abile nel combattimento. Non a caso, è a capo di un team élite. <Non avere fretta, con il tempo raggiungerai il tuo massimo livello e saprai affrontare ogni difficoltà> aggiunge nuovamente. <Chissà, magari tradirò il Villaggio e dovrai essere tu a fermarmi..> cerca di rimanere serio per qualche secondo sapendo di non riuscire a trattenere l'ennesimo sorriso disegnato sul suo viso. Tradire il Villaggio? Hitomu? L'estrema ironia dovrebbe essere colta facilmente dalla ragazza. <Pensa al tuo prossimo incontro e metticela tutta, come sempre> conclude mentre la ragazza si trova d'accordo con il jinchuuriki. Così, insieme fianco a fianco, proseguono la camminata fino a giungere al Villaggio e fare ritorno alle loro dimore. [END]

Ai piedi delle statue di Hashirama e Madara Kaori e Hitomu s'incontrano per caso.
I due iniziano a parlare di vari argomenti fra cui le decisioni del fato, il ricordo di valorosi eroi, esperienze da incubo e il torneo dei Villaggi ormai giunto al suo clou.