Due facce della stessa medaglia

Free

0
0

18:56 Giusca:
  [Quarto cerchio] Il motivo della presenza del rosso tra le strade di Kusa è del tutto sconosciuta. Probabilmente ha solo voglia di partecipare in maniera più attiva alla vita, di stare in mezzo alla gente e di non essere il solito tipo che si estranea da tutto e da tutti. E' buio, ormai il sole ha abbandonato da tempo quel cielo che alternava cambiamenti continui di colore, dal celeste chiaro fino al grigio scuro a causa dei nuvoloni che con insistenza tendevano ad occuparlo. Si intravede però la luna, la quale ogni tanto splende illuminando i volti della gente di un candore che sembra quasi essere più caldo dei raggi solari, mentre le stelle restano nascoste dalle nubi. C'è un leggero venticello, che sfiora le gote morbide e pallide del ramato, smuovendo di continuo i suoi capelli fiammeggianti, ribelli e mossi, soprattutto il ciuffo che gli copre la fronte. Indossa il suo unico kimono viola, dalle maniche lunghe fino a metà mano, con i bordi di un colore ancora più scuro, che richiamano il colore della cinta che lo chiude in vita. Sotto al kimono invece sbuca una maglia a rete di colore nero, dalla quale si intravede quel petto leggermente accennato. Ai piedi invece dei calzari ninja di colore blu, i quali lasciano le dita dei piedi in bella vista. E' seduto su una panchina, ad osservare il via vai di gente che entra ed esce dai negozi e dai ristoranti. Molti di essi hanno bustoni pieni di roba da mangiare o di vestiti. Li osserva con attenzione, ogni loro singolo movimento, come a volerli studiare. Porta i suoi occhi chiari che, a causa della fioca luce che proviene dai lampioncini ai lati della strada, sembrano molto più scuri, sui passanti, osservando anche i loro vari abbigliamenti, cercando di ascoltare i loro discorsi. La sua gamba destra è accavallata sulla sinistra e tiene in braccio la sua piccola marionetta di legno d'allenamento.

18:56 Yuki:
  [Centro di Konoha-Quarto cerchio] Il sole sta già tramontando e tutto il villaggio sembra ormai sbiadito. I pochi raggi del sole che riescono ad oltrepassare le fitte nubi, colorano ormai il villaggio di un arancio che rende l'atmosfera un po' malinconica. Il passo del ragazzo è lento, ma costante. Immerso in quel di kusagakure, il Kori riesce ad osservare la gente che va e che viene, rimanendo comunque nel suo personalissimo, quanto isolatissimo mondo. La pelle del giovane dai capelli blu scuro è bianca, a tratti quasi pallida, mentre gli occhi sono di un azzurro così profondo e chiaro quanto l'oceano in una mattinata soleggiata. Il ragazzo non è molto alto, ma in compenso possiede un fisico asciutto e longilineo, palesemente scolpito da duri anni di palestra e lavoro. Indossa un kimono non troppo elegante dai colori cristallini, principalmente bianco e azzurro con piccoli motivi geometrici, principalmente linee rette, che donano al capo una sensazione di poca formalità. Sotto tale Kimono il ragazzo porta un paio di Geta, tipici sandali orientali di legno che a causa del materiale di cui sono composti emettono un tipico rumorino ad ogni passo. I geta ovviamente non sono i sandali più comodi al momento, ma possono risultare sicuramente d'effetto. Non sembra portare con sé alcun tipo di arma. L'unico elemento che lo contraddistingue da qualsiasi persona comune, però, rimane il suo coprifronte. Il coprifronte è di certo motivo d'orgoglio e segno ufficiale di essere entrato nel mondo dei ninja. Per quanto riguarda il suo, si trova sulla fronte attaccato da una stoffa anch'essa blu che ricorda un po' i colori dei suoi capelli e dell'abito. Il coprifronte sembra stonare un po' con gli abiti di certo molto tradizionali, ma non portarlo sarebbe stato quasi un ingiuria contro il suo stato e il suo popolo.

19:14 Giusca:
  [Quarto cerchio] Nulla di interessante, tutte persone particolarmente estroverse, intente a ridere e scherzare con i loro amici, tutti ricconi che sanno quale denaro sperperare e come. Tutto l'esatto opposto di Giusca. Persone finte, che non sanno cosa voglia dire essere sinceri, che si comportano in un modo con te e che poi ti voltano le spalle e sparlano quando non ci sei. Persone prive di contenuti morali, prive di sentimenti puri. Ma ecco che all'improvviso sembra passargli davanti un ragazzotto che a primo impatto sembra essere diverso da tutti gli altri, silenzioso, immerso in un suo mondo. Ha i capelli blu scuro e la sua carnagione sembra essere pallida quasi quanto la sua. Il chiarore di luna poi, quella bellissima luna piena che cerca di emergere da quei nuvoloni antipatici, non è di aiuto, in quanto accentua ancora di più il candore delle loro pelli, che sembra quasi essere cadaveriche. Anch'egli indossa un kimono, ma di un colore che non centra assolutamente nulla con quello del rosso, anzi in netto contrasto. Mentre il suo è scuro e viola, quello del ragazzo che è intento ad osservare con curiosità, lo ha di un colore cristallino, molto chiaro. Ai piedi invece ha delle specie di infradito che ricordano molto i sandali che usava spesso, quelle odiate infradito che lo rendevano goffo in tutti i suoi movimenti ed erano particolarmente scomode, sia per camminare, che per condizioni meteorologiche quali la neve e la pioggia. Non è più il ragazzo di una volta, dopo aver scoperto le sue origini e l'appartenenza al clan Chikamatsu, aver ritrovato i suoi genitori e suo fratello, sembra essere maturato molto dal punto di vista umano e anche dalla considerazione che ha di sé. Infatti sembra essere meno infantile, nonostante sia abbastanza grande di età e sembra essere soprattutto più coraggioso. Al che griderebbe, con tono scherzoso al giovanotto <Hey tu, ragazzo con i capelli blu> facendo un cenno con la mano destra, la quale lascerebbe la marionetta nella sinistra, come a volerlo salutare.

19:31 Yuki:
  [Centro di Konoha-Quarto cerchio] Il ragazzo continua la sua isolata passeggiata immerso in un mondo di persone così vicine fisicamente a lui, ma lontane da tutti gli altri punti di vista possibili e immaginabili. Si scansa più e più volte da qualche padre sbadato che rincorre un figlio selvaggio alle prese della conquista del mondo o più semplicemente a volte si scansa da una semplice vecchietta che a causa dell'età e dei dolori è costretta ad una camminata lenta e noiosa. La solitudine è straziante, ma al ragazzetto non sembra dar fastidio. Un viso tanto raffinato, viene però in qualche modo imbruttito da uno sguardo tremendamente serio. Il giovane fissa con i suoi occhi l'ambiente circostante, quasi potesse congelare il mondo intorno a sé, eh chissà magari un giorno con le sue particolari abilità potrà pure riuscire a farcela. La sua solitudine viene interrotta da un particolare richiamo. Un giovane dai capelli rossi e dal kimono violaceo. Apparentemente sembra essere più grande di lui qualche anno, ma non troppo per non poterlo definire tranquillamente coetaneo. Il Kori si gira sorpreso dall'evidente saluto e lo fissa con aria interrogativa. Ovviamente non si sarebbe potuto aspettare mai e poi mai di essere salutato da uno sconosciuto . Infatti indica se stesso proprio per avere conferma di quanto sta percependo. Si avvicina di qualche passo, è un miracolo che sia riuscito a sentire la sua voce in mezza a tutta quella gente. <Ciao, ragazzo dai capelli rossi> afferma riprendendo un po' le parole del Chikamatsu. La sua voce è matura, maschile, ma non troppo profonda, la voce tipica di un ragazzo. Breve respiro. <Posso aiutarti?> chiede accennando appena un sorriso e in attesa di una risposta.

19:49 Giusca:
  [Quarto cerchio] Eccolo, finalmente le parole del rosso giungono a quel ragazzo che stava fissando con insistenza, non di certo per mettere timore o altro, ma semplicemente per una sensazione di simpatia a pelle. Ed eccolo anche voltarsi verso di lui e avvicinarsi di qualche passo lentamente, leggendo sul suo viso un'espressione un po'disorientata, come a voler capire il perché di tale richiamo, così inaspettato. In realtà non c'è un motivo ben preciso, ma semplicemente voglia di fare due chiacchiere, di passare una serata tranquilla, diversa dal solito e di voler fare amicizia. Un po' di curiosità, un po' di noia, voglia di essere trasgressivo in qualche modo e di voler rompere il silenzio che aveva caratterizzato tutti questi anni di vita del povero ramato. Ascolta la sua voce maschile mentre proferisce parola dalle sue labbra, quella sottile linea di ironia, simpatica anche, che si legge nel chiamare Giusca facendo riferimento al colore dei capelli. E' sorpreso, non sembra essersela presa, anzi sembra quasi voler stare al suo gioco. Sembra un tipo tranquillo, pacifico e per niente violento, bisognoso forse di amicizie, proprio come lui. <In realtà non ho bisogno di nessun tipo di aiuto, ti ho chiamato solo perché avevo voglia di fare quattro chiacchiere, di conoscere nuove persone e tu sembri il tipo adatto, per nulla invadente e diverso dagli altri che ridono e scherzano anche senza motivo> risponde accennando un leggero sorriso sulle sue labbra che lasciano intravedere la dentatura bianca e con un tono di voce calmo e pacato. Poi lo inviterebbe a sedersi al suo fianco, sulla panchina, per poter iniziare una conversazione tranquilla per perdere un po' di tempo, battendo la mano destra, che si era liberata precedentemente per salutarlo, sulla panchina, alla sua destra. <Come ti chiami e come mai solo soletto per le vie di Kusa?> chiederebbe guardandolo fisso negli occhi cercando di essere però il meno invadente possibile.

20:15 Yuki:
  [Centro di Kusa-Quarto cerchio] Il ragazzo dai capelli blu continua a fissare l'altro con aria interrogativa. Ascolta le parole dell'altro e non trasmette alcun tipo di emozione, rimanendo fermo e immobile col suo visino di ghiaccio dove accenna un sorriso. Certo, è logico ammettere che questo Giusca deve proprio essere un tipo particolare per averlo fermato solo per una motivazione così stramba, ma lui non sembra davvero dar peso all'illogicità del momento. Fa spallucce. <Capisco> si limita a pronunciare. Invitato a sedersi al suo fianco egli si appoggia delicatamente a quella panchina un po' scomoda. I suoi occhi lo scrutano. Il suo sguardo non sembra essere penetrante né in alcun modo cattivo, semplicemente sembra volerlo scrutare con autentica curiosità. <Il mio nome è Yuki Kori> afferma continuando a guardarlo fisso. Il suo tono di voce è identico a prima, profondo, ma non troppo, di certo sereno e pacato. <Mentre il tuo è?>. Respira profondamente tra una frase e l'altra come se dovesse prendere una boccata d'aria vitale. Smette di analizzare il corpo dell'altro ed il suo sguardo si concentra principalmente sugli occhi del Chikamatsu nei quali è possibile, per riflesso, rivedere la sua figura. Gli scambia un sorriso, per la primissima volta, un sorriso sincero forse cercando di mascherare un po' d'imbarazzo. Il sorriso illumina in qualche modo il viso del Kori che prima sembrava appartenere ad una statua greca marmorea, bella, impassibile e immobile, mentre questo sua sorrisino, che mostra anche dei denti perfetti e bianchissimi, dona umanità alla sua figura.

20:33 Giusca:
  [Quarto cerchio] Il nuovo conoscente non sembra essere entusiasta della risposta datagli dal ragazzo ramato, probabilmente si aspettava una motivazione più logica, qualcosa di più intenso e non una cosa così banale. Ma nella sua banalità invece, si nasconde sicuramente altro, una sorta di richiesta di aiuto, il bisogno di non sentirsi più solo al mondo, di essere preso in considerazione da qualcuno. E' lieto nel vedere che il giovanotto gli dà corda, che non prova nessun tipo di pregiudizio nei suoi confronti e che non abbia paura di lui, tanto è vero che decide di accettare il suo invito a sedersi. Ascolta nuovamente la sua voce, in contrasto con quella di Giusca, che è si maschile, ma comunque abbastanza delicata. <Yuki, che bel nome> direbbe di getto, portandosi la mano destra dietro la nuca per accarezzarsi quella folta chioma ondulata. Continuerebbe a fissarlo, mentre osserva ogni suo movimento, ogni suo singolo respiro prima di chiedergli il suo nome. <Mi chiamo Giusca> risponderebbe con pura tranquillità. Non gli mette soggezione, sembra davvero un bravo ragazzo, non prova nessun tipo di timore e la sua mente è totalmente svuotata. Nessun pensiero negativo la affligge, nessun ricordo del passato. La freddezza di Yuki, dovuta sicuramente al fatto che i due non si conoscono e non hanno nessun tipo di rapporto, sembra svanire quasi completamente grazie a quel sorriso che ora è stampato sulla sua bocca. Giusca è felice, sembrano quasi due buoni amici, l'unica persona con la quale si era trovato bene fino ad ora era quella ragazza dai capelli lunghi e castani di nome Hikari, che aveva fatto di tutto per metterlo a suo agio, cercando di essere premurosa con lui. Ma ora anche con questo ragazzo sembra essere se stesso al cento per cento, sarà perché gli ispira fiducia? Oppure perché c'è stato un cambiamento del modo di pensare, di agire e di essere dello stesso Giusca? Chi può dirlo, fatto sta che la cosa importante è si trovi bene. Al che direbbe <Cosa ci fai qui, tutto solo?> socchiudendo gli occhi cangianti e inarcando le labbra verso l'alto, mentre la sua espressione si fa serena e i suoi muscoli facciali sono rilassati.

20:45 Yuki:
  [Quarto cerchio] La luna ormai brilla alta nel cielo ed il sole ha lasciato definitivamente al grande ammasso lunare. I nuvoloni non sembrano voler abbandonare la scena di una, rendendo l'ormai matura notte più sinistra del solito. <Grazie>. Sorride di getto per quella bella lusinga. Yuki significa neve e il suo nome calza quindi a pennello, dato che tale elemento per diversi fattori si ricollega alla sua persona. <Giusca?> lo guarda incuriosito, come se volesse avere conferma di quanto precedentemente sentito dall'altro. <Il tuo nome è bizzarro> il viso è serio <particolare>. Il suo tono di voce è calmo e pacato. Sorride nuovamente <In senso positivo ovviamente>. Pare che il suo tono si sia addolcito leggermente, forse per sottolineare l'assenza di offesa delle sue parole. <Mi piace girare per le vie del paese> il respiro è impercettibile < Da solo, a volte rifletto> le dita tamburellano un po' sul suo ginocchio. <Mi piace riflettere>. Il suo viso è fisso di fronte a sé e il suo sguardo torna ad essere serio, come se in quello stesso istante lui non si trovasse li, ma fosse stato catapultato da qualche altra parte. Svegliatosi improvvisamente dai suoi brevi pensieri si gira felice in direzione del Chikamatsu. <E tu cosa ci fai qui da solo?> chiede assumendo un tono di voce più amichevole. La strada verso la confidenza è aperta. <Ma sei un ninja?> chiede a susseguirsi all'altro, non dandogli neanche il tempo di poter rispondere alla prima domanda, come se la seconda gli fosse venuta in quell'istante e avesse un'importanza tale da non poter essere trattenuta in nessun modo alcuno. Il giovane rimane in silenzio, adesso, attendendo risposta da parte dell'altro.

21:05 Giusca:
  [Quarto cerchio] <Si si, Giusca> ribadisce in segno di conferma. Le parole di Yuki non lo feriscono assolutamente, sa bene che è un nome bizzarro, in realtà non sa nemmeno cosa voglia dire e se abbia un significato. Non se lo è mai chiesto, ha sempre avuto altri pensieri fissi nella testa che lo hanno portato a vivere una vita piena di sofferenze e di delusioni, senza poter mai pensare a semplici sciocchezze che magari gli avrebbero potuto alleviare quella pena. <Non preoccuparti, avevo capito> aggiunge per rassicurare il ragazzo. La sua voce è calma e carica di dolcezza, non vuole assolutamente inculcare pensieri negativi su di lui o forme di timore nel nuovo "amico". Quindi gli piace girare per le vie del paese solo soletto per riflettere. Gli ricorda molto se stesso. Le sue lunghe passeggiate sotto la pioggia, la neve, senza un adeguato abbigliamento per proteggersi da esse, con le infradito scomode che ora non indosserebbe più. Il vagare senza una meta ripensando a quel passato tormentato che puntualmente ritornava a galla e lo distruggeva lentamente dall'interno, logorandolo. Quegli incubi che affioravano di notte terrorizzandolo, facendolo sudare freddo. Che gli hanno procurato non poche ferite sulle mani e lacrimoni incessanti che rigavano le sue gote morbide. Lo stesso passato che lo bloccava nei rapporti con gli altri, facendolo risultare più debole di quanto in realtà fosse. <Nulla di che, avevo solo voglia di uscire un po' di casa e di liberare la mia mente dai pensieri inutili>. Non ha voglia di ripensare al passato, ormai ha deciso di metterci, in parte, una pietra sopra, di ricominciare in un modo o nell'altro. Il tono di Yuki si fa sempre più amichevole e questo mette sempre più a suo agio Giusca, il quale risponde ad ogni domanda senza pensarci più di tanto alle conseguenze e senza badare alla rapidità con la quale le fa. <Si, se così si può dire, sono solo un genin, nulla di particolare. Tu suppongo di si, ho notato fin da subito il tuo coprifronte. Il mio lo dimentico sempre a casa> direbbe scoppiando in una risata, mentre la gamba destra tornerebbe nella posizione normale e non più accavallata e battendo le mani sulle cosce, ma lasciando cadere per sbaglio la sua piccola marionetta. Al che inarcherebbe la schiena verso il basso, allungando le braccia per raccoglierla e riprendendola in braccio.

21:20 Yuki:
  [Quarto cerchio] Il ragazzino continua a fissare l'altro sorridente. Il suo sorriso diventa sempre più sincero e caloroso. Questo passaggio però è lento e graduale e a causa di ciò poco percettibile. Annuisce serio alle parole dell'altro quando afferma di aver capito che non vi era alcuna malizia nelle sue intenzioni, bensì solo pura sincerità. In fondo, il nome Giusca è davvero un nome buffo, ma non per questo un nome orribile. Visti da lontano i due sembrerebbero due facce opposte della stessa medaglia, uno un po' basso, l'altro abbastanza altro, l'uno che ispirava colori caldi come il rosso, l'altro invece più freschi, come per esempio il blu. Andrebbe ad osservare il piccolo pupazzetto che il giovane tiene in braccio. <Ti capisco> gli sorride. <Capita anche a me>. Continua a fissare i suoi occhi dai mille colori. <A volte anche se si è soli, ma all'aria aperta sembra che il vento porti via i tuoi pensieri> afferma ammirando il cielo buio, dove il lontananza è ancora fissa la luna brillante, che pallida illumina il villaggio. <Che bello!> esclama contento, mettendo per la prima volta un po' di grinta nel suo tono. <Anche io sono un Genin>. Indica il proprio coprifronte, proprio quando l'altro afferma di averlo ovviamente già notato, in fondo è abbastanza visibile. La mano sinistra incontra in quella destra emettendo un semplice suono quasi impercettibile. Essere Genin è sicuramente il primo passo verso una grande e più ampia carriera da Ninja, una carriera pericolosa quanto meravigliosa. Il giovane guarda in silenzio l'altro che raccoglie il piccolo pupazzetto. <Che bella> afferma guardandolo. <L'hai fatta tu?> chiede incuriosito cercando nel suo sguardo di trovare qualche tipo di emozione.

21:36 Giusca:
  [Quarto cerchio] Il rapporto fra i due si fa sempre più sincero e vero. Sembrano sentirsi entrambi a loro agio e i muscoli dapprima contratti dei due ora sembrano pian piano sciogliersi. Probabilmente vanno così d'accordo perché si capiscono. Forse hanno un passato simile, forse entrambi hanno provato lo stesso medesimo dolore. Oppure perché entrambi talmente sensibili da riuscire ad immedesimarsi nei panni degli altri, cercando di non essere pungenti o di ferire i sentimenti altrui in qualche modo. Almeno Giusca è così, di Yuki non ha certezze, ma a primo impatto sembrerebbe un bravo ragazzo. Sembra capirlo, almeno dalle risposte che il giovanotto dai capelli blu gli dà, sembrerebbe proprio così. Le sue mille supposizioni sembrano quasi essere confermate dalle parole che escono dalla di lui bocca. Il volto del conoscente si addolcisce sempre più e lo stesso fa anche quello di Giusca, nei cui occhi si può leggere quella gioia mista a dolcezza che lo caratterizza. Perché è così, un ragazzo solare e buono con chi lo merita, con chi lo fa stare a suo agio. Una persona che darebbe di tutto per far stare bene le persone a cui vuole bene. E la stessa conferma l'ha quando con fierezza Yuki dichiara di essere anche lui un Genin indicando il suo amato coprifronte. Poi capisce che la sua attenzione si posa ora sul suo giocattolino, quella piccola marionetta, semplice, forse anche un po' bruttina, ma che per lui ha comunque un certo valore. Un valore affettivo probabilmente. Un ricordo di suo padre e di sua madre, dai quali avrebbe voluto tutto l'amore di questo mondo e dai quali invece non ha avuto altro che delusioni su delusioni. Ma questa è un'altra storia. <Non l'ho fatta io, è un regalo di mio padre, mi serve per allenarmi> ammetterebbe con un tono di voce un po' nostalgico e triste, nei suoi occhi la gioia si va pian piano spegnendo, ma prima che sia troppo tardi e che venga nuovamente assalito dal suo passato e dal rancore, deciderebbe di sollevarsi dalla panchina, saluterebbe Yuki <E' stato un piacere conoscerti, ma ora si è fatto davvero tardi e io devo andare, ci vediamo in giro>. In realtà non ha nulla da fare ma preferisce non scherzare con il fuoco e non vuole sfidare i fantasmi del passato. Quindi dopo aver salutato con la mano destra si incamminerebbe verso casa, senza mai voltarsi, ripensando anche al giuramento fatto a suo fratello, che non avrebbe dovuto mai proferir parola riguardo al suo clan. [End]

21:48 Yuki:
  [Quarto cerchio-> Casa] Il giovane ragazzo dai capelli blu rimane seduto in quella panchina a parlare. Questo si che è un evento più unico che raro, in quel di Kusa non era mai riuscito a stringere una forta amicizia con nessuno, forse a causa del suo carattere schivo e pacato. Nonostante i tratti principali del suo carattere sembra che fra i due giovani si stia venendo a creare piano piano sempre più un legame. La prova vivente che si può comunque fare amicizia, basta cercare la persona giusta. In effetti, così è, i due parlano ed il tempo sembra volare via. Il loro discorso si sposta definitivamente su quel piccolo pupazzo che lui tiene in mano. <Particolare> afferma mentre la sua attenzione si sposta nonostante il discorso principalmente sul padrone. Il giovane dai capelli blu ascolta attentamente il fare del giovane dai capelli rossi, mentre rimane in silenzio, accorgendosi che il suo tono di voce si sta velando di un'antica tristezza. <Capito, sei un ninja abile con le armi immagino> afferma cercando di smorzare un po' il discorso e la pesantezza del tono cambiando in qualche modo argomento. Il suo tono nonostante tutto sembra essere più tranquillo, spensierato e pacato. L'altro si alza e lo saluta. <Il piacere è tutto mio, comunque spero di poterti rivedere presto> risponde il giovane alzandosi dal posto imitando l'altro. Mai state parole più veriterie, accenna un sorriso prima ancora di completare la frase. Avanzando di un passo, osserva la massa di gente e poi quello del nuovo Genin appena conosciuto, la sua figura inizia a diventare sempre meno intercettabile fino a sparire del tutto. Anche il suo momento di tornare a casa è arrivato. Iniziando di nuovo la sua lenta camminata si dirige verso la sua abitazione. [end]

Tra noia e pensieri i due ragazzi si incontrano casualmente per le strade di Kusa. Da un gesto insolito da parte di Giusca nasce una chiacchierata che porta i due ad aprire la propria mente nei confronti dell'altro, dando il via ad una probabile futura amicizia.