{ Una nuova famiglia }

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con Kimi, Haran

15:05 Haran:
 Lo sguardo della piccola Uchiha osserva avido e stregato quella scrosciante fonte d'acqua che si riversa violentemente in quel lago naturale formato ai suoi piedi. Osserva il modo in cui il riversarsi dell'acqua su se stessa crei una schiuma bianca e momentanea nell'acqua, ascolta l'assordante scroscio di quell'evento e studia con fare attento le forme delle due statue ai lati del corso d'acqua. Da un lato l'incisione del corpo di Madara Uchiha, dall'altro quello di Hashirama Senju. Nelle lezioni di storia passate con Arima Akira ha sentito molto parlare di loro e del loro leggendario scontro proprio in quel luogo, ma non aveva mai veduto i loro volti. Adesso può osservare con le sue iridi bicromatiche le teste intagliate dei due prodi guerrieri giacere al suolo, ai lati del lago creatosi ai piedi della cascata. Le statue son state rovinate, sono distrutte, e parte di esse giacciono in rovine frantumate sul terreno. Akira non si avvicina, non osa muovere un passo, osserva con meraviglia lo spettacolare paesaggio che ha dinnanzi. Le piace moltissimo l'effetto dei raggi del sole sull'acqua che si riversa verso il basso, così come l'effetto della vegetazione circostante che fa da cornice a quello spiazzo naturale. Il cielo è limpido, terso sopra di lei, e qualche nube passeggera passa di tanto in tanto ad oscurare un sole brillante. Il clone quest'oggi indossa degli abiti appena diversi dal solito. Una camicia nera a maniche lunghe assai simile a quelle solitamente indossate dal mezzo Seiun ed una cravatta rossa che ne spezza la monotonia di colore. Al posto dei pantaloncini che è solita portare assieme alle bretelle, vi sono un paio di semplici pantaloni scuri che cadono lisci lungo le gambe corte ed esili. Bassina, estremamente magra, con la pelle bianca che par quasi fatta di puro avorio. I capelli corvini sono pettinati e lisci e scivolano in ciocche sottili ai lati del capo fino all'altezza delle spalle. Le labbra rosee sono carnose, morbide e schiuse per la sorpresa mentre gli occhi rimangono grandi ad osservare il paesaggio. Fra le dita stringe la benda bianca che le ha regalato Katsumi, desiderando poter vedere quel bellissimo luogo con ambo le sue iridi. L'una bianca e luminosa, l'altra rossa come il sangue. Attorno al bicipite destro porta legato il coprifronte di Otogakure dal quale non si separa mai ed il suo chakra è stato precedentemente attivato prima di arrivare in quel luogo. Trovandosi in una terra straniera ha preferito ricorrere a tale mezzo prima di uscire di casa e perciò aveva composto con le mani il sigillo della Capra all'altezza del plesso solare per poi tentare di richiamare nel suo corpo le energie fisiche e psichiche di cui è dotata. Le prime sarebbero state incanalate e raccolte all'altezza del ventre fino a dar vita ad una fiammella rossa e bruciante, le secondo sarebbero state radunate all'altezza della fronte ricavate dall'esperienza e dalla disciplina. Solo a quel punto sarebbe andata a smuovere le due energie facendole ascendere e discendere verso lo stesso punto: il plesso solare. Qui avrebbe fatto sì che le due fiamme s'incontrassero e, mosse entrambe in un unico moto rotatorio a vortice, ecco che sarebbe andata a fonderle fino a farle divenire un'unica grande forza: il chakra. [Tentativo Impasto Chakra]

15:22 Kimi:
 Una pausa ecco cosa l’ha spinta ad uscire dalle mura di Konoha nonostante gli incontri del torneo ai quali avrebbe potuto assistere, nonostante gli impegni e tutto ciò che ne concerne, no lei ha deciso di distaccarsi da tutto almeno per oggi. E così procedendo a casaccio su qualche consiglio origliato da gruppi di Kusani ha deciso di spingersi fino a quel luogo, il più simile al lago nero che possa trovare in quel paese e proprio per quello il prescelto da lei, la nostalgia la porta forse ad una sorta di prevedibilità nelle azioni eppure sa che se si trovasse ancora ad Oto tutto sarebbe molto più semplice e diretto per lei, contare sulla Kage come alleata è ben diverso quando la si ha così vicina e invece no, da qualche parte qualcuno ha rapito il suo capoclan e lei invece è lì a cercare di portare in alto il nome dei Doku, un clan che da sempre cerca la sua rivincita per smettere di sentirsi emarginati e maledetti. Cammina lei con il chakra che scorre nel suo corpo, muovendosi leggiadra e lenta per il luogo, i piedi che paiono quasi sfiorare il terreno nel suo solito modo di incedere persino etereo, un’anima che attraversa la terra senza dar l’impressione di farsi coinvolgere dalle vicende umane, chiunque potrebbe cascare in quest’interpretazione basta osservare quei due occhi azzurri e freddi come ghiaccio o quel volto candido e così bianco da farla apparire un cadavere privo di ogni espressione, una maschera di gelo quella sul suo volto, persino sulle labbra rosee e carnose. Si presenta come una qualsiasi Doku quindi per ora si sta muovendo per Konoha vestita come un tempo, lunghi pantaloni neri ed aderenti a fasciarle le gambe snelle ed allenate, una camicia nera a coprirle busto e braccia fino al collo, abbastanza da nascondere quindi tutte le cicatrici, sì persino l’ustione dei cacciatori di taglie dato che la camicia è chiusa fino all’ultimo bottone a sotto al colletto spunta un cammeo di pietra azzurra, stesso colore delle sue iridi. A sormontare tutto questo semplicemente un gilet viola abbastanza scuro da non stonare su quel look altrimenti completamente nere. Persino il volto è tornato ad acquistare colore, infatti proprio come quando si muoveva per Oto si è colorata le palpebre di azzurro donando quindi ulteriore freddezza e per assurdo anche profondità ai due grossi occhioni che si ritrova. Unica cosa a cambiarla rispetto ad anni f è la lunghezza dei capelli, ora decisamente più corti arrivano giusto alla nuca, sono comunque lasciati liberi, una piccola ondata nera a coprire la pelle di porcellana. I suoi occhi si posano su una figura davanti a lei, quelle camice le risultano quasi inconfondibili eppure ormai sa che da qualche parte lui se le procurerà pure quindi non salta a conclusioni affrettate, solo apprezza la visione. I capelli, l’altezza, ci sono molti piccoli dettagli oltre al vestiario che le permettono di non urlare il suo nome e correre, si avvicina però curiosa, spinta forse dalle somiglianze, andando lenta. Dovrebbe giungere dalle spalle della sconosciuta motivo per cui non può notare altre cose molte importanti come l’occhio e la benda. Cammina dunque, respirando solo grazie ai movimenti del diaframma e mascherando quindi quel normale movimento giusto ciò che basta a far sembrare che non lo compia affatto, come se non avesse bisogno di respirare [chakra on]

15:39 Haran:
 Probabilmente non dovrebbe essere qui a scorgere le meraviglie del mondo, probabilmente in questo momento dovrebbe semplicemente preoccuparsi di allenarsi per gli scontri del torneo che avrebbe dovuto affrontare di lì a breve. Avrebbe dovuto cercare di imparare a padroneggiare al meglio il suo Sharingan, imparare a gestire le illusioni che da poco ha imparato ad eseguire, imparare a schivare, colpire, osservare. Dovrebbe fare tanto eppure nel suo cuore arde forte il desiderio ed il bisogno di conoscere quel grande folle mondo al meglio delle sue possibilità. Ci sono così tante cose che non conosce, così tanti luoghi mai visti, così tante persone mai conosciute e lei si sente un puntino minuscolo in mezzo ad un caos senza fine. Non ha mai visto una cascata prima di allora così come non aveva mai potuto vedere un lago. Sono piccoli dettagli che per chiunque altro sarebbero potuti essere normali, cose da poco, da nulla, ma che per lei significano essere un passo più vicino ad una persona qualunque, una persona normale. Non si è chinata per sfiorare l'acqua con le proprie dita, non si è avvicinata alle rovine delle statue per toccare con mano qualcosa che ha fatto la storia. Le basta poter guardare da lontano, assistere coi suoi occhi a ciò che è la vita reale e salvare foto di questi paesaggi nella sua memoria. Non chiede molto, si accontenta di poco. Respira piano, a fondo, l'aria frizzantina e piacevole di quella giornata d'inizio primavera. L'odore del fiume è strano, sottile, le fa sembrare l'aria più buona, più pulita nonostante lei preferisca di gran lunga l'odore che l'aria assume quando dal cielo piove forte. A differenza di Kusa qui non c'è molto verde, il terreno è per lo più terroso e solo di quando in quando qualche cespuglio affiora dal terreno accanto a degli alberi dalla folta chioma. Cerca di salvare tutte queste informazioni nella sua testa riempiendosi gli occhi di ogni dettaglio e continua a rigirarsi fra le dita la bianca benda di stoffa donatole dal "genitore". Vuole vedere altri di questi bellissimi luoghi, vuole esplorare ancora il cammino attorno al Villaggio della Foglia e per questo decide di riprendere il suo cammino per cercare nuovi posti da scoprire. Tuttavia non appena va per girarsi, ecco che si ritrova a sobbalzare appena nel ritrovarsi dinnanzi l'immagine di Kimi. <!!!> La benda le cade -per lo spavento- di mano e finisce fra i suoi piedi mentre il cuore le balza in gola per via della sorpresa. Subito si china flettendo le gambe per cercare di raccogliere il prezioso oggetto tenendolo questa volta ben stretto fra le mani, e andrebbe poi a ritornar in posizione eretta portando le iridi bicromatiche a soffermarsi sulla figura della Doku. Un po' più alta di lei, magra, con la pelle bianca e corti capelli scuri. Indossa degli abiti che sarebbero quasi simili ai propri se non fosse per l'assenza della cravatta e per la presenza di quel gilet violaceo e ha degli occhi azzurri come il cielo. Akira la trova da subito bellissima, elegante e quasi inarrivabile. <M-mi scusi. Non pensavo ci fosse qualcuno> mormora lei, con voce sottile ed educata, deglutendo appena un grumo di saliva, cercando di far ridiscendere il cuore che batte ancora forte nella sua gola fino a riportarlo al proprio posto nel petto. Non sa se dovrebbe aggiungere qualcosa, non sa se dovrebbe semplicemente andarsene, si sente inchiodata sul posto e decisamente confusa dalla situazione. E' stato scortese spaventarsi così? E' stato sbagliato? Non lo sa, sa solo che in questo momento non riesce a fare a meno di ignorare quei brillanti occhi azzurri così fissi su di sé. [chakra: on]

15:54 Kimi:
 Non si pone domande fondamentali come quanto sia giusto avvicinarsi così alla figura che comunque sta fissando forse con troppa insistenza, non sarebbe da lei altrimenti, solo si avvicina e arresta il passo. In un’istante poi il suo cuore pare fermarsi, la ragazza si volta, sobbalza osservandola mentre lei va ad abbassare lo sguardo quel tanto che basta da registrare i movimenti, analizza velocemente di lei tutto ciò che le è possibile vedere, i tratti a renderla assurdamente simile all’uomo che lei ama, quell’occhio estremamente chiaro e l’altro invece rosso, la osserva chinarsi forse intimidita o spaventata con l’atteggiamento che si può immaginare sia normale per dei bambini e poi ne ascolta la voce, ogni dettaglio di lei le suggerisce qualcosa, urla un nome uno solo. Nella sua testa tutto viene capovolto mille domande vanno a coglierla di sorpresa vede ciò che non c’è probabilmente, spinta solo dalla speranza di ritrovare la figlia eppure non può averla lì davanti, insomma è troppo grande. Ci riflette, scuote appena il capo mentre l’altra parla e similmente a lei resta inchiodata su quel posto, i capelli le frustano il volto mentre cerca id cacciare da sé quel pensiero finchè non le sovviene il ricordo dei figli di Yukio, cresciuti molto velocemente. Il sangue pare raggelarsi nelle sue vene, il piede destro striscia lievemente sul terreno andando ad arretrare appena, il tallone che si alza mentre la punta rimane l’unica a terra, coperta da un paio di sandali da ninja neri. La fissa ancora e le dita delle mani iniziano ad accusare un lieve tremore. Il suo volto però non esprime molto, spalanca gli occhi certo ma non ci sono altri segnali che possano indicare incredulità o stupore. Apre la bocca quindi per replicare, rispondere alla ragazzina, porre un quesito a sua volta e subito dopo lo richiude, muta. Incapace di esprimersi e di emettere suoni. Tace quindi ancora qualche esitante mentre le braccia si fanno deboli, coperte dalla camicia forse non si nota, probabilmente è solo una sua percezione eppure i suoi arti le sembrano deboli proprio come quando si riduce allo stremo dello sforzo e si allontana dal campo di battaglia camminando, si sente instabile e non solo fisicamente questa volta, un’ondata id emozioni è lì e si sta solo caricando è pronta. Chiude la bocca e riflette su quella domanda mai espressa ma che spontaneamente preme per farsi udire, riflette sulle eventuali conseguenze conscia di quanto a volte l’ignoranza possa essere preziosa, spesso avrebbe preferito non conoscere sa che la sua vita sarebbe stata più semplice, ad iniziare dalla sua innata se non l’avesse mai richiamata, non ne avesse scoperto il potere non avrebbe ferito nessuno per errore, non senza ferirsi prima <come> un profondo respiro mentre le labbra si richiudono veloci. Ha quindi deciso di parlare? O semplicemente una parte di sé sta spingendo e non riesce a trattenerlo? Non ne ha idea, non sa nemmeno cosa pensare o come farlo, incapace persino di controllarsi <come> ripete ancora con più decisione, giusto un pelo. Il tono che esce dalla sua voce è comunque lontano, stanco quasi, solo lei conosce la fatica che prova nel pronunciare cerca parole <qual è il tuo nome?> diretta, senza altri preamboli. Eppure nessuno ha mai detto in giro il nome della figlia, nemmeno si rende conto di quanto stupido sia quel quesito, anche ammesso che si trattasse di lei molto probabilmente non risponderebbe al nome scelto da lei e Katsumi[chakra on]

16:10 Haran:
 C'è qualcosa di strano nella reazione della donna, qualcosa che porta Akira a fissarla con fare sorpreso, intimidito. La vede arretrare di quei pochi centimetri, le braccia ferme lungo i fianchi, le iridi leggermente sgranate mentre la fissa dritta in viso. Non dice nulla, non si muove, rimane semplicemente ferma a fissarla portando la clone a chiedersi se forse non l'abbia davvero ferita col suo atteggiamento. Non voleva che ci rimanesse male, ma è solo rimasta tanto sorpresa dal trovarsi qualcuno alle spalle. Non sa cosa dire, non sa come comportarsi, forse dovrebbe solamente andarsene? Eppure trova che sarebbe davvero brutto lasciare quella persona lì, ferma, da sola, dopo quella strana circostanza. Che abbia bisogno di aiuto? Magari ha qualche problema? L'Uchiha non lo sa, sa solamente che quando la voce finalmente fluisce dalle labbra della Doku la sente debole, stanca e sottile. Sì, probabilmente ha bisogno d'aiuto, sembra decisamente poco in forma a giudicare da quel tono lontano e affaticato. Prova e riprova diverse volte prima di porre quella domanda che alla fine raggiunge Akira con sorpresa. <K...> Si ferma per un istante trattenendo quella parola, come se stesse sbagliando risposta. D'istinto, di primo acchito, il suo vecchio nome le sale alle labbra come se ancora si identificasse con quel codice che Arima per primo le aveva voluto affiancare. k-21. Eppure immediatamente le parole di Katsumi tornano nella sua memoria e vanno a fermare la sua voce, le sue labbra, ricordandole che ormai quelle lettere, quei numeri, non sono più capaci di identificarla, di darle una personalità. <Akira> si presenta allora usando, questa volta, la parola giusta. <Akira Uchiha> ripete per completezza dandole il suo nome per intero. E non sa, non può immaginare le reazioni che il suo viso, il suo nome, potrebbero scatenare nell'altra. Non sa cosa quel suo viso possa significare, ricordare o far riemergere nella mente altrui. Non sa che la persona che ha davanti è la stessa Kimi di cui Yukio le ha parlato durante il loro primo incontro ai piedi del Palazzo del Governo. Ingenua non ha idea di ciò che si sta verificando fra loro e si ritrova ad osservare la ragazza con fare semplice, sereno, mentre le mani si alzano ad infilare la benda attorno al capo, la stoffa bianca a coprire ora, al di sotto dei ciuffi corvini, l'iride bianca con cui è nata. <E tu chi sei?> domanderebbe quindi, alla fine, sistemandosi i capelli scuri attorno al viso, al di sopra della benda, così da poter far scivolare le braccia lungo i fianchi con fare sereno, libero, incuriosita adesso dalla figura che ha davanti. [chakra: on]

16:22 Kimi:
 Ascolta e osserva tremando segretamente in attesa di sentire qualcosa, spaventata e al contempo impaziente non sa a cosa sta andando incontro non sa nemmeno come reagirebbe s ei sospetti fossero fondati. Attende ricorrendo a tutto il suo scarso autocontrollo per cercare di non manifestare i suoi sentimenti per non venirne sopraffatta ancora una volta. Una lettera giunge distintamente ai suoi occhi, no non è sua figlia, insomma non ha lo stesso nome. E così mentre l’altra si ferma riflettendo su chissà cosa lei si sente svuotare all’improvviso, le speranze che vanno a disfarsi offrendole un’altra pugnalata in quel cuore già malandato, il dolore per quella delusione velocemente la avvolge lasciando che le sue mani si rilassino, le dita tornano a distendersi e lo sguardo pare svuotarsi di luce, un solo attimo però. Il nome giunge subito dopo con una nuova positiva ondata di sogni <Yume> mormora delicatamente mentre la bambina va a ricoprirsi l’occhio bianco, che sia l’unico somiglianza con lei? A guardarla potrebbe davvero sembrare un perfetto misto tra lei e Katsumi, l’iride più chiara delle sue certo ma non per questo tanto differente. La osserva lasciando che le mani tornano a venir prese dal lieve tremito, felicità forse? Eppure quella ragazza pare essere cresciuta, seppur troppo velocemente per averlo fatto normalmente, nell’inconsapevolezza della sua esistenza. La osserva in silenzio ancora. Deve rispondere, deve trovare una risposta a ciò che le è appena stato chiesto, <t> si ferma, no la rase che stava per formulare potrebbe sconvolgerla definitivamente senza contare che ancora non è sicura che si tratti proprio di sua figlia, tace quindi andando a mordersi il labbro inferiore, spinta dall’altruismo tiene per sé quei pensieri, quel tormento e anche la felicità davanti all’idea di aver ritrovato sua figlia <Kimi Medusa Doku> si presenta lei, nome completo sia quel insignificante “TU” datole alla nascita da una pessima madre sia il nome che ha deciso per sé stessa tempo fa, quando ha iniziato il cammino per diventare una ninja, quando si è unita all’Akatsuki. Non vuole perderla però, non vuole farsela sfuggire dalle mani con tanta semplicità ed è per questo che esita, resta ancora lì immobile sforzandosi di riflettere sulla prossima mossa <quanti anni hai?> una curiosità insolita in lei ma che è velocemente spiegata con la tipica apprensione materna e con quell’immenso sogno, poter davvero credere che quel maledetto clan non l’ha uccisa e che lei quasi per caso l’ha ritrovata, insomma è fin troppo facile così è fin troppo bello ma non riesce a non illudersi[chakra on]

16:36 Haran:
 Aggrotta le sopracciglia la clone quando Kimi va mormorando quel nome con fare delicato, quasi sognante. Non può sapere cosa sta accadendo, non può capire la situazione né minimamente immaginare ciò che in questo istante sta sviluppandosi nel corpo e nella mente della Doku. Katsumi non le ha parlato di lei, non ancora, e non le ha spiegato molto della propria vita. Le ha offerto la libertà, una famiglia, ed ora le sta donando il tempo di abituarsi a quello che è il mondo al di fuori della cella nella quale ha vissuto per chissà quanto tempo. Le sta dando modo di entrare in contatto con l'umanità, con tutto ciò che l'attendeva fuori da quella porta ma forse qualche anticipazione sulla sua vita avrebbe anche potuto offrirgliela. Insomma, magari non era il caso di lasciarla proprio totalmente allo sbaraglio, ma Akira non gliene fa una colpa. Lui l'ha salvata dalla solitudine e l'ha liberata dalla sua prigione: ha già fatto più di quanto non fosse in dovere di fare e per questo non avrebbe mai potuto ringraziarlo abbastanza. Le va bene imparare da sola a vivere, passo passo, sapendo che alla minima difficoltà avrebbe potuto sempre tornare indietro e chiedergli aiuto. Non commenta a quel nome che l'altra pronuncia limitandosi semplicemente ad osservarla con una espressione interrogativa. E' una creatura che la colpisce e stranisce senza sapere quanto in realtà sia proprio lei ad essere bizzarra fra le due. Lei che all'apparenza par così grande, così cresciuta, eppure le sue parole ed il suo carattere paiono essere così incredibilmente giovani. Dimostra diciassette anni eppure nei suoi modi di fare v'è una innocenza infantile che gliene toglierebbe almeno sette, di anni. Respira piano, serena, osservando la figura della Doku e, non appena ode il suo nome, si ritrova ad accendersi immediatamente in viso di una luce improvvisa. <Oh!> esclama battendo le mani l'un l'altra davanti al petto, una volta soltanto, sgranando l'occhio rosso all'udire quel dire. <Ma allora sei tu Kimi!> esclama tutta contenta aprendo le labbra in un grande sorriso sincero, spontaneo. <Sei la ragazza di Katsumi! E la figlia di Yukio e...> si ferma mettendo su una espressione pensosa storcendo appena le labbra con fare confuso. <...mh. Non lo so cosa sei per la cuoca e per Totoro.> Ancora con questa cuoca?! Ad ogni modo l'espressione perplessa dura pochi attimi perchè subito va tornando alla felicità di poco prima guardandola con un misto di ammirazione e gioia che la rendono ancora più infantile di poco prima. <Non vedevo l'ora di conoscerti! Yukio ha detto che dovevo assolutamente conoscerti e anche io volevo farlo perchè, insomma, in famiglia ci si deve conoscere, no? Però mi vergognavo a chiederlo a Katsumi perchè sei la sua ragazza e magari voleva tenerti tutta per lui e io non lo so come si fa in queste cose e...> si ferma dopo quello spropositato sproloquio accorgendosi solo in quel momento di averla travolta di mille parole. <...ops> sussurra imbarazzata con le gote che si tingono immediatamente di rosso e lo sguardo che s'abbassa improvviso verso i propri piedi. Improvvisamente li trova la cosa più interessante che abbia mai visto in tutta la sua vita. <ehm... scusa. A volte non mi controllo> mormora timidamente osando solo ora risollevare su di lei lo sguardo per poi udire quell'ultima domanda. Una domanda molto più complessa di quanto non si possa credere nella sua particolare situazione, che la porta d'un tratto a boccheggiare ritrovandosi spiazzata e sprovvista di una reale risposta. <Ahm...> mormora battendo le palpebre una, due, tre volte in rapida successione. <Io... non lo so.> ammette iniziando a giocherellare nervosamente con la punta della cravatta rossa che si dilunga per il suo petto appena accennata. <E' complicato> borbotta non sapendo davvero se sia il caso o meno di spiegare la situazione. Non sapere da quanto tempo si è vivi su quella terra, quando si ha avuto origine, come e da chi. [chakra: on]

16:57 Kimi:
 Attende ancora una volta la risposta restando sempre sul filo del rasoio che la ragazza risponda anche a quella domanda eppure avviene qualcosa di completamente inaspettata capace di confonderla. La ascolta e si fa semplicemente colpire da quelle parole, rimane abbastanza sbigottita andando ad aprire la bocca lievemente e poi aprendola sempre di più mentre procede. Sono tanti i punti che riescono a farle fare quell’espressione eppure è tutto così confuso e complicato al tempo stesso, non si tratta quindi di Yume? Eppure conosce il suo nome, la sua famiglia anzi è proprio di quella che parla <cosa sono…> mormora confusa decidendo di concentrarsi prima sulle cose meno importanti <un impiccio Totoro e una spina nel fianco per la cuoca credo> effettivamente non si può dire che non li faccia sgobbare a volte inutilmente. Ma tutto ciò non è assolutamente importante, quindi eccola riflettere ancora, sospirare, prendere un paio di profondi respiri nel tentativo di andare a radunare le idee <non credo che ragazza sia il termine adatto comunque> effettivamente a voler far ei fiscali non hanno mai dato un vero nome al loro rapporto, non si sono mai definiti ma considerando come sono andate le cose forse “ragazza” è fin troppo riduttiva <sono al contempo molti di più e molto meno di quanto di solito si intenda con il termine ragazza> si prende la briga di spiegarlo lentamente <sono la tempesta sulla sua testa e anche il sole che risplende dietro alle nuvole> non che comunque riesca a farsi capire bene <ma come sai tutto questo? Qual è il tuo rapporto con Katsumi? Chi sei per lui?> altre domande, in tutto questo cerca solo di dare un senso ai suoi pensieri <e perché Yukio ti ha parlato di me? Come lo conosci? Cosa vuol dire in famiglia?> eppure l’adulta dovrebbe essere lei, dovrebbe almeno evitare id sommergerla con tutti quei quesiti seppur si riveli incapace di farlo. Appurato che non si tratta di sua figlia, messo da parte il dolore immenso che la speranza infranta le sta causando, cercando di nasconderlo a lei e anche a sé stessa rimangono molte altre domande che la sorprendono per la forza con cui si riversano fuori dalla sua bocca, si rincorrono una dopo l’altra dando vita ad un vero e proprio fiume <e cosa significa che è complicato?> aggiunge infine senza un minimo di attenzione o riguardo nei confronti dei suoi sentimenti, lei è tornata profondamente egoista in un solo istante, richiudendosi dietro ad uno strato di ghiaccio che le permette id non affrontare subito tutto il dolore. Vuole capire, anche perché tanto per cambiare c’è sempre di mezzo quel dannatissimo clan e quasi si aspetta di vedere Arima apparire all’improvviso, una specie di incubo che si ripresenta davanti ai suoi occhi [chakra on]

17:15 Haran:
 Ecco, sì, lo sapeva. La sua fiumana di domande ha finito col travolgere la donna andando a confonderla e sconvolgerla. Lo vede nel modo in cui rimane sbigottita, in cui risponde quasi boccheggiante a quelle prime parole, lo vede dal modo in cui, lentamente, quella sorta di calma gentile di poco prima va divenendo autorità e fermezza. Muta gradualmente la voce e l'espressione della Doku portando Akira a chiedersi, man mano, se forse non abbia sbagliato a dire tutte quelle cose. Forse, come aveva temuto fin dal principio, non sarebbe piaciuta a tutti nella famiglia nella quale è entrata a far parte e sapere che potrebbe aver rovinato tutto proprio con la ragazza di Katsumi la fa sentire improvvisamente spaventata. Cade nel panico mentre, schioccando la lingua sul palato, va a rivolgersi a lei con voce molto meno entusiasta, un po' più remissiva e intimidita. <Ahm... non lo so... Yukio ha detto che sei la sua ragazza io... non lo sapevo> Insomma, lei si è limitata ad assorbire i concetti espressi dall'Hasukage e poi li ha ripetuti, non pensava di aver detto qualcosa di sbagliato, qualcosa di male. Di sicuro non era sua intenzione farlo. E poi arrivano quelle domande, quelle parole, quell'inarrestabile bisogno di sapere e capire che porta Akira ad arretrare di un solo passo, a deglutire un grumo di saliva che le si era bloccato in gola, rendendola improvvisamente irrequieta. Chi è per Katsumi? Qual è il loro rapporto? Con Yukio era stato più semplice parlarne, il modo in cui le aveva chiesto come conoscesse il mezzo Seiun era stato molto diverso, più tranquillo, mentre in questo momento è come se si ritrovasse vicina ad un precipizio, come se le sue parole potrebbero essere giuste o sbagliate, e non semplicemente vere o false. <Lui...> la osserva intimidita, preoccupata, schiudendo le labbra senza riuscire ad aggiungere altro. Boccheggia, esita, prende tempo prima di riuscire a far uscire un filo di voce dalle sue labbra. <E' la mia famiglia.> Alla fine dà la stessa risposta che tempo addietro aveva dato a Yukio, non sapendo in che altro modo definire ciò che lui rappresenta per lei. <Non so come potrebbe definirmi lui però... non mi interessa davvero.> Non importa se un giorno lui dovesse odiarla, se dovesse abbandonarla, se dovesse farle del male. Lui sarebbe sempre stato la figura che per prima le ha donato un nome, che per prima le ha mostrato il mondo liberandola dalla sua stanza, tenendola con sé. Lui è stato la sua salvezza e nel suo cuore sarebbe sempre stato l'unica famiglia di cui mai avrebbe avuto bisogno a prescindere da ciò che lui avrebbe potuto pensare di lei. <Yukio... Yukio ha detto che facciamo tutti parte della stessa famiglia. Che... che se ero nella famiglia di Katsumi allora lo ero anche nella sua e che potevo chiamarlo nonno.> rivela lei cercando di rispondere alle domande circa il Tessai, sentendo un brivido assalirla da capo a piedi. Non vuole che lei la rifiuti. Non vuole che lei non accetti la sua presenza. Questo cosa avrebbe comportato per il suo rapporto con Katsumi? Se ne sarebbe allontanato per amore di quella persona? L'avrebbe lasciata sola? Troppe domande, troppe possibilità che la spaventano, la travolgono, andando ad impedirle di pensare lucidamente. Ha sinceramente e profondamente paura di aver fatto qualcosa di sbagliato, di aver appena perduto l'unica famiglia della quale ha mai sentito di far parte. <Che non so risponderti...> mormora Akira ritrovandosi a mordersi il labbro inferiore, sentendosi sull'orlo di un abisso. <Non lo so quanti anni ho> [chakra: on]

17:36 Kimi:
 Troppe informazioni che la portano a fin troppi dubbi, ha sicuramente bisogno di sedersi ed ecco quindi che andrebbe a flettere le ginocchia per poi poggiare il sedere a terra ed incrociare le gambe <nonno?> domanda semplicemente perplessa andando ad aprire gli occhi <q…> ancora una volta non sa se fare quella domanda o meno, non ha idea di come porla <quindi sei figlia di Katsumi?> pare dubbiosa, titubante nuovamente, questo cosa potrebbe significare? Andando a ritroso nel tempo le pare quasi ovvio che non possa essere stata concepita prima della loro storia, nonostante l’età apparente della ragazza. Insomma sarebbe stato troppo piccolo, consideriamola un’adolescente di circa quindici anni, togliamoli all’età di Katsumi e abbiamo un bambino che crea bambini. Scuote il capo con forza per cacciare quell’idea, per scartarla, questo potrebbe solo significare che durante i tre anni passati separati lui si sia dato da fare. Non potrebbe certo odiarlo per questo, non potrebbe nemmeno arrabbiarsi avendo passato i tre anni ad inseguire delle farfalle e il loro evocatore, avendo sognato un bacio poi ottenuto, avendo bramato di più e ricevendo ancora, mese dopo mese, un suo segno. Ha trascorso tre anni in compagnia del fratello gemello di Katsumi, ormai svanito, finendo pure per conquistarlo senza rendersene conto, spezzandogli il cuore e macchiandosi probabilmente di quella sparizione, insomma diciamo che anche lei non è stata proprio con le mani in mano eppure fa male scoprire che tutto quello ha prodotto una bambina che adesso sta davanti a lei. Una figlia non sua ma di Katsumi, qualcosa che per lui potrebbe sostituire Yume, la loro bambina. Abbassa La testa smettendo di guardarla richiudendosi nel suo silenzio analizzando tutto cercando e sforzandosi di restare calma per non scoppiare. Non ha nessuna colpa quella “Akira” lei è solo il frutto di qualcosa, così come ha imparato a non incolpare sé stessa per la sua nascita deve sforzarsi di restare neutrale nei confronti dell’Uchiha. Tace quindi prendendo respiri profondi, la mano destra che lentamente andrebbe a spostarsi verso il petto <se sei sua figlia> continua solo ora, con un tono debole, fatica a parlare fa troppo male metterla in quei termini <chi è tua madre?> oh quello vuole saperlo. Ha davanti a lei qualcuno che potrà rubarle le attenzioni dell’uomo che ama e da qualche altra parte c’è una donna che è stata in grado di donargli ciò in cui lei ha fallito. Incurva e spalle in avanti lasciando che i capelli ricadano davanti al suo volto mentre il chakra andrebbe a convergere verso le sue ghiandole salivari, in essere andrebbe quindi a bagnarsi del veleno prima di tornare in circolo, l’innata che viene attivata quasi per una forma di difesa da tutto ciò che sta provando ora, come se potesse aiutarla, forse ha sbagliato innata [chakra on][arte del veleno liv3]

18:15 Haran:
 Kimi va sedendosi in terra quasi come se tutto quel discorso fosse troppo da sopportare rimanendo in piedi, quasi come se potesse venir travolta e fatta precipitare se non avesse trovato una base d'appoggio più ampia e confortevole. Akira la guarda rimanendo in piedi, ritrovandosi ad udire quella domanda che la stordisce. Vorrebbe dirle di sì. Vorrebbe dirle che sì, lei è sua figlia e lui è suo padre, così come lo ha iniziato a vedere molto tempo prima durante i lunghi giorni trascorsi in cella dopo il loro primo incontro. Lui è il frutto dal quale lei è nata, lui è l'origine di ogni cosa per lei, ad un livello fisico ed umano. Lui è il principio della sua stessa vita e per questo identifica nella figura del mezzo Goryo quella di un genitore. Eppure... eppure sa che non lo è davvero, che non è nata da lui come fanno le persone normali. Lei è s p e c i a l e, così come Arima le ha sempre detto e ripetuto dopo averla creata, dopo averle offerto la vita. Lei è nata da lui come potrebbe nascere un gemello, nata dal suo dna, dal suo stesso sangue, non dal suo seme. Lei è una copia sbiadita della figura di Katsumi, è come ciò che rimane quando si disegna su della carta carbone. Una sagoma somigliante, pallida, di un originale. Se in un primo momento la sua espressione va illuminandosi di viva gioia al pensiero di venir riconosciuta come la figlia dell'Uchiha, in un secondo ecco che il suo viso va lentamente sbiadendo fino a divenire malinconico, fino a divenire triste. Le labbra distese in un sorriso amaro, sofferto, mentre scuote appena il capo. No. Non è sua figlia. <Lo considero tale, però.> aggiunge qualche istante dopo quella sua prima risposta non verbale, stringendosi appena nelle spalle. Lo considera un padre, lo considera un genitore. Un riferimento. Va lentamente seguendo il moto della Doku e, flettendo le gambe verso il basso avvicina le proprie curve posteriori al terreno poggiandosi così al suolo. Si siede andando a piegare le gambe di modo tale da avere le piante ben fissate al suolo e le ginocchia puntate verso l'alto, stringendole poi al petto con le braccia esili, sottili. Ascolta la voce di Kimi, la sua domanda, e si ritrova a rimanere in silenzio per diversi secondi. Non sa se può dirglielo, non sa se dovrebbe liberamente parlare di una cosa simile con qualcuno che non appartiene al clan Uchiha, eppure lei è parte della famiglia. E' la donna di Katsumi, è la persona a cui lui vuole più bene che alle altre stando a quanto detto da Yukio. Quindi si fida di lei, no? E se lui si fida di quella ragazza allora anche lei sente di poterlo fare, anche lei sente di potersi fidare nella sua fin troppo palese ingenuità. <Non ce l'ho una madre.> risponde Akira puntando l'iride scarlatta sul viso dell'altra, non potendo accorgersi di quanto ella sta facendo senza l'ausilio del suo Sharingan. <Io... sono un clone.> rivela alla fine con un sorriso amaro, il mento che va poggiandosi adesso sulle ginocchia che mantiene strette al petto. <Il suo clone> come se la cosa non fosse a questo punto ovvia. <Non ho dei genitori. E per questo non so quanti anni ho. La prima cosa che ricordo è che ero nella stanza da cui Katsumi mi ha tirato fuori quando è morto Arima. Non so per quanto tempo ci sono stata, non so come contare il tempo...> spiega lei andando ora a dare una risposta più chiara ed esauriente alle di lei domande. [chakra: on]

15:46 Kimi:
 Rimane seduta mentre ascolta le parole della ragazzina, abbassa il capo andando portarsi il volto tra le mani, coprendosi gli occhi e socchiudendoli appena, il dolore che in lei monta la sovrasta, un’ondata di emozioni così forte da sorprenderla, incapace ancora una volta di ributtarla semplicemente indietro, il solo pensiero di una simile eventualità riesce a ferirla e a scuoterla molto profondamente. Lui le aveva giurato che le avrebbe portato solo calma, le aveva promesso di cacciare la tempesta che solitamente è lei ad attirare su di loro eppure adesso eccoci al contrario, le parole della ragazza giungono solo di sfuggita alle sue orecchie mentre con le mani appena tremolanti nasconde il volto di chi sta disperatamente tentando di resistere al più primordiale degli istinti: uccidi o verrai ucciso, un istinto primario di sopravvivenza che l’ha sempre caratterizzata sin dal profondo, una persona che adesso si sta mordendo con forza il labbro inferiore, fino a farlo sanguinare, per cacciare quell’enorme peso sul suo cuore che la sta divorando che le pare toglierle il respiro. Cerca di nascondere tutto questo a lei. Ma ecco che il discorso della ragazzina pare farsi interessante, delle parole lontane dalla sua mente attirano la sua attenzione, la lingua esce appena dalla bocca, puntando quel tanto che basta per passare sul sangue, leccarsi la ferita appena provocata stabilendo un repentino cambiamento. Le mani lentamente si scostano dal di lei volto arrestando il tremore, quello scuotersi violento ma quasi impercettibile di poco prima. Lentamente apre gli occhi e sposta lo sguardo su di lei, il dolore di quella ferita, di quel pensiero è ancora presente sullo sguardo, una lacrima, forse un paio dai, sono scese sul lato destra mentre il sinistro è riuscito a trattenerle, un semplice rivolo che le riga quel volto di porcellana affilata, non se la asciuga quasi non temesse quel dolore o di mostrarsi vulnerabile, non ha mai negato l’esistenza del suo cuore e poi ammettiamolo quanto le è rimasto da perdere? No lei è statuaria davanti a quella sofferenza e non teme di rendersi debole nella mente altrui, lei è la Morte e non c’è suo aspetto che debba essere nascosto, non c’è sfaccettatura di cui vergognarsi, mostra le sue lacrime senza paura ma non per questo con orgoglio apparendo forte e al tempo stesso estremamente debole, pronta a rompersi al minimo soffio ma al contempo anche in grado di resistere ad una tempesta <il suo clone> replica a voce massa, mormora con le labbra che si muovono mentre altro sangue si affaccia al mondo, altro veleno si mostra andando a colorare le labbra. Altre domande si affacciano alla sua mente, perché non le è stato detto nulla, perché gliel’ha nascosta eppure sono insignificanti ora che la paura d’essere sostituita è svanita. Non troppo tempo fa si era detta pronta a rinunciare al loro legame solo per tenerlo al sicuro eppure proprio come allora anche adesso le pare impossibile la sola remota idea di vivere senza di lui <se per te lui è un padre e per lui> fa male, eccolo l’altro dolore che la porta a riempire gli occhi di lacrime <sei una figlia> il tormento per la perdita di Yume, il fatto che forse l’Uchiha è riuscito ad andare avanti e trovare una sostituta, la speranza infranta d’aver ritrovato la sua creatura, il sangue del suo sangue, ciò che lei stessa sta per dire <credo di voler> si ferma, esita. La destra si alza a raggiungere il petto, nascosta c’è quell’incisione, le dita si stringono intorno alla camicia andando a stropicciarla, con forza cerca di impedire al suo cuore di spezzarsi <essere considerata una madre per te> ammette infine, le lacrime ora scorrono sul suo volto mentre lei resta statuaria nell’espressione, non vuole cadere, non vuole cedere. No non sta tradendo sua figlia, quella di sangue, la Doku come lei. No sta combattendo ancora per lei, la ritroverà e un giorno potrà finalmente stringerla ma non vuole nemmeno arretrare davanti a quella ragazzina che forse per Katsumi vale molto più di quanto si possa immaginare, per arrivare a considerarlo un padre, non vuole restare indietro ancora, non vuole allontanarsi da lui l’ha capito fin troppo bene che non ne sarebbe in grado. Ha bisogno di lui come aria ed è per questo che adesso è disposta a superare tutto il dolore, tutta la tristezza e la gelosia solo per loro. Per il giorno in cui cacceranno davvero le nubi da sopra la loro testa, per arrivare quel giorno adesso è lei che deve affrontare la tempesta, deve farlo per Loro due [chakra on][arte del veleno liv 3]

16:12 Haran:
 Akira osserva composta la figura di quella donna che siede davanti a sé. Ne scruta il modo in cui si richiude a riccio, il modo in cui par nascondersi al mondo e non sa bene come reagire. Dovrebbe dire qualcosa? Dovrebbe fare qualcosa di specifico? Magari sta male. Dovrebbe forse chiedere aiuto a qualcuno? Non lo sa. Non sa bene come dovrebbe comportarsi in certe circostanze, non sa come dovrebbe preoccuparsi per un'altra persona. Ma sa che si sente quasi responsabile per il repentino cambio d'umore di quella ragazza e vorrebbe poter fare qualcosa per scusarsi, per rassicurarla. E' una persona molto importante per Yukio e per Katsumi e in qualche modo sente di essere legata a lei. Non vuole fare del male a qualcuno che è così importante per la sua famiglia, non vuole essere quella che ferisce la ragazza del mezzo Seiun. Ma al tempo stesso non sa neppure come dovrebbe comportarsi. Si ferma, arresta le sue parole dopo averle spiegato la verità sulla propria nascita, e si ritrova a vederla lentamente muoversi. Poco a poco rialza il capo, lo scopre, ed il suo viso è rigato da lacrime silenziose. La gota destra è attraversata da una scia umida mentre le labbra sono rosse per via di un piccolo taglio da cui nuovo sangue va sgorgando. Akira schiude le labbra, la osserva e ode quel suo mormorio basso con fare incerto. Cosa fare? Le dispiace vedere l'altra in quello stato, le dispiace sapere che in qualche modo è riuscita a farla piangere. Eppure, al tempo stesso, la trova incredibilmente stoica. Non pare disperata, non pare triste, la sua espressione sembra essere ugualmente forte. Tuttavia quelle lacrime lasciano presagire una fragilità nascosta che si è fatta largo attraverso crepe sottili della sua armatura. <Ehi... non piangere> mormorerebbe lei non sapendo bene come comportarsi, non riuscendo a fare a meno di preoccuparsi per quel suo fare. Tenterebbe di andare ad allungare una mano per sfiorarle il viso, per scostare quelle lacrime dal suo volto, sperando che quel piccolo gesto possa darle un qualsiasi tipo di sollievo. L'Uchiha ascolta la sua voce, sente le sue parole e si ritrova a sbattere lentamente le palpebre con aria preoccupata. Quel dire sembra costare molta fatica alla ragazza che ora, addirittura, va stringendosi il petto con una mano. Starebbe quasi per offrirle aiuto o forse una nuova scusa quando il termine di quel concetto la lascia per un attimo impietrita sul posto. L'iride rossa -unica visibile per via della benda che ricopre l'altra iride- si sgrana e dilata poco a poco mentre il sopracciglio s'inarca sulla fronte. Le labbra rosee, carnose, si schiudono lasciando che parte dei denti divengano visibili in una espressione a dir poco sbalordita. Per un breve, infinito istante, ogni cosa va divenendo silenziosa. Lo scroscio della cascata svanisce, il fischio del vento fra le foglie, il cinguettio di qualche uccellino che vola sopra di loro. Per un attimo tutto quanto tace e al mondo rimane solo lei e la donna dinnanzi a sé. Una madre. Qualcosa al quale s'era rassegnata da molto tempo, fin da quando ha scoperto da cosa una famiglia fosse composta molto tempo prima. Lei che genitori non ne ha, lei che ha potuto semplicemente trovare nelle figure che le hanno dato la vita -volontariamente o meno- il simbolo di un padre. Non sa cosa dire, come dovrebbe rispondere, e semplicemente tace osservando l'altra col cuore in subbuglio ed uno strano sentimento di calore che si propaga nel suo corpo. <Ma..dre?> mormora come se non potesse quasi credere ad una simile eventualità. Sbatte le palpebre, boccheggia, ritrovandosi travolta da un dono immenso. <Io... io non lo so se lui mi vede come una figlia. Ha detto che il nostro legame è quello di una famiglia, quello che dovrebbe esserci fra tutti gli Uchiha.> Le fa male specificare questo concetto, ammettere che l'altro non ha mai realmente detto di vederla come una figlia. Fa male dover ammettere a se stessa che Katsumi potrebbe non vederla in quel modo, ma sente di doverlo dire, sente di dover spiegare all'altra la verità. <Però... anche se lui non mi dovesse vedere così... posso comunque pensare a te come la mia mamma?> e questa volta è lei che, timidamente, alza lo sguardo per cercare quello di Kimi, questa volta sono i suoi denti che vanno timidamente incastrandosi contro il suo labbro inferiore. Fa male. Fa stranamente male chiedere questa cosa, chiedere ad una persona di poter essere un porto sicuro, un riferimento. Ma è un dolore diverso da quelli subiti fino a quel momento, è un dolore... giusto. Dolce. Come se fosse felice di provarlo, come se sentisse che questo tipo di dolore sia esattamente ciò che può differenziarla dall'essere un clone come un altro e renderla, come detto da Katsumi in uno dei loro incontri, una persona. [chakra: on]

16:34 Kimi:
 La ragazza allunga la mano verso il suo volto, un solo istante prima di ricordare i gesti compiuti poco fa quando il dolore l’ha portata a difendersi nell’unico vero modo che conosce: con il veleno. Ed è per questo che semplicemente arretra con la schiena, andando a scostarsi per evitare quel vesto e d’essere toccata. Lo fa per lei, per proteggerla da ciò che avrebbe potuto provocarle, semplicemente sfiorandosi. La osserva quindi mentre spalanca appena la bocca, mostra così genuinamente quei sentimenti, accenna appena un sorriso lei andando ad inclinare le labbra verso l’alto, i muscoli tirano poco abituiati ad assumere quella posizione infondo. Ode quella domanda, un quesito non da nulla effettivamente eppure annuisce mentre le lacrime ancora sgorgano sul suo volto divisa tra ciò che è giusto e sente come tale e ciò che invece la sta pugnalando, sa di aver preso la decisione giusta per loro, sa di averlo fatto solo per poter restare davvero accanto a Katsumi in questo momento eppure in qualche modo sente di aver tradito Yume seppur non abbia rinunciato ancora a trovarla e salvarla. Annuisce ancora alla ragazza confermando <sì> ammette quindi dando voce a quel pensiero <ma se ti ha detto che siete una famiglia allora è ciò che siamo> si comprende questa volta quasi per rassicurarla <e non offenderti quando non ti toccherò, ognuno ha le sue maledizioni> ammette lei andando semplicemente a portare le mani verso terra, il palmo destro che andrebbe a cercare un tratto di erba verde, qui si concentrerebbe per lasciare che il chakra che scorre per il suo corpo agisca come al suo solito, al contatto il veleno dovrebbe quindi passare dal suo sistema circolatorio proprio a quei fili d’erba andando a farli marcire a causa della componente tossica della sua innata. Rialzerebbe quindi la mano lasciando lì quell’evidente segno di morte <e la mia è questa, Yukio dovrebbe possedere l’antidoto> per quanto le abbia promesso di averlo eliminato non si fida completamente, un giorno avrebbe potuto tornare nuovamente utile per salvarla ed un vero padre apprensivo queste cose le immagina <chiedilo pure a lui e sii pronta a soffrire prima di prenderlo. Ma almeno così potrai sfiorarmi> a fatica ora andrebbe a puntar ei piedi, i muscoli che farebbero forza mentre le ginocchia flesse iniziano appena a tendersi, il peso del corpo viene gestito dal busto che cercherebbe di permetterle abbastanza stabilità per rialzarsi senza troppi problemi <ora rientriamo, ti va?> un istante in cui si permette di cacciare da sé i sensi di colpa, quella ragazza ha già avuto una vita fin troppo simile alla sua nessun genitore ad accudirla, una figura identificata come paterna, insomma è decisamente facile paragonarle ed è per questo che si offre, la accoglie nonostante tutto, è anche per questo motivo che lei è lì a cercare di offrire in qualche modo stabilità e protezione, non importa se finora non è stata proprio un grandissimo esempio di stabilità mentale o emotiva, non importa se non è riuscita nemmeno a proteggere sé stessa se a causa della sua debolezza Yume le è stata portata via. Le cose sono cambiate, lei deve cambiare e non le è mai stato così chiaro <figlia mia> aggiunge poi poco dopo titubante, allungando il braccio sinistro in direzione di Konoha, il busto andrebbe a voltarsi nella stessa direzione, è pronta a camminare qual ora anche l’altra ne avesse voglia. Da qualche parte tra il sorriso e la spiegazione del veleno ha anche smesso di piangere seppur non accenni a volersi asciugare le lacrime, loro restano lì a testimonianza del dolore provato ancora una volta e soprattutto a ricordarle che nonostante tutto se ne sta in piede ed affronta la vita, non si arrenderà mai più ad essa. Solo la lingua passa sulle labbra a rimuovere il sangue mentre cammina verso gli alloggi, deve proprio fare due chiacchere con Katsumi comunque, questa cosa che continua a nasconderle dei pezzi, inutilmente tra l’altro, inizia a diventare quasi divertente, immagina le motivazioni che l’hanno spinto a tali gesti, capisce e non ha bisogno di spiegazioni ma probabilmente sarebbe giusto informarlo che ora sa [chakra on][arte del veleno liv 3][eventuale end]

16:58 Haran:
 Inutile dire che, quando Kimi va scostando il viso per impedire alla mano di Akira di sfiorarla, la ragazza sente il cuore contrarsi in petto e la sensazione di aver osato troppo a farsi largo dentro di sé. Forse ha fatto qualcosa di affrettato, di sbagliato, non le è ancora ben chiaro, ma d'istinto va ritraendo il braccio come se avesse toccato qualcosa di incandescente, come a voler ritirare quel gesto inopportuno che l'altra ha deciso di schivare. <M-mi dispiace> ammette contrita, imbarazzata e mortificata andando a stringere la man destra a pugno verso il petto, la sinistra a stringere il polso come per voler tenere a bada i propri gesti. Non voleva certo essere invadente o darle fastidio, ma sperava che quel piccolo gesto potesse darle un minimo di conforto. Ascolta la di lei voce, le sue parole, e si ritrova a pensare immediatamente allo Sharingan. Un potere definito da molti maledetto, un potere che Arima le aveva detto poter essere visto come una sorta di condanna sulle loro teste, per chi non era in grado di capirne il vero valore. Osserva il modo in cui la mano della ragazza va sfiorando quel piccolo punto erboso e schiude le labbra quando quei filamenti verdi vanno marcendo sotto le di lei dita. <Oh...> mormora sorpresa, colpita, non avendo davvero idea di cosa sia appena accaduto. E' evidente che la donna abbia rinsecchito quei fili d'erba, ma non sa come possa esser questo possibile. Inizia a capire ora che forse è questo il motivo per cui ha evitato di farsi toccare, che forse a suo modo era un tentativo di proteggerla, di tenerla a parte di quella brutta fine. <Va bene. Ne parlerò col nonno> annuisce lei umettandosi le labbra, osservando la giovane andare ad alzarsi. Ormai le riesce quasi naturale riferirsi al Tessai come al suo caro arzillo e svitato nonnino, ma forse ci vorrà un po' di più per iniziare a vedere nella figura di quella donna la sua nuova madre. E' un legame che ha a lungo bramato, che ha molto invidiato e cercato e del quale ha sempre sentito un reale bisogno. Sapere di poter contare su qualcuno, di poter avere al suo fianco delle figure disposte a comprenderla e capirla, guidandola per quella vita che solo ora inizia realmente ad assaporare. Sentire come l'altra abbia acconsentito ad essere ugualmente una figura materna per lei nonostante la possibilità che Katsumi non si senta allo stesso modo un padre le ha aperto una voragine nel petto. Si sente precipitare verso l'infinito, come se non fosse in grado di rimanere stabile. Si sente leggera e pesante allo stesso tempo, avvolta da un calore immenso e meno sola che mai. D'istinto, meccanicamente, va muovendo le proprie gambe non appena vede l'altra levarsi in piedi. Punta le suole contro il terreno ed i palmi contro l'erba per darsi una spinta che, unita ad uno scatto delle reni, la fa rialzare verso l'alto. Le gambe si ridistendono, il busto si allunga e lei è nuovamente in posizione eretta. Osserva Kimi con nuovi occhi, con le iridi luminose di riconoscenza, gratitudine e felicità e vede aprirsi dinnanzi a sé una nuova gamma di opportunità. Tutto par essere più vivido, più luminoso e colorato e la voce della Doku le carezza il viso con fare gentile. Akira la guarda con espressione persa per un istante soltanto prima di avvertire un calore profondo sprigionarsi nel suo cuore all'udire quelle ultime parole. <Sì... mamma> le labbra si aprono e distendono verso l'esterno con fare candido, impacciato e sincero. Le gote si tingono appena di un rossore gentile mentre l'iride rossa s'accende di lacrime mute. Non piange, non le lascia scorrere, ma sente gli occhi farsi lucidi e caldi. Si sente piena di emozioni e sensazioni vivaci, piena di speranza e felicità mentre, affiancando la special jonin, inizia ad avanzare verso il Villaggio con gioia. Forse, dopotutto, anche un clone come lei può davvero essere una persona come un'altra. Una persona normale. Una persona vera. [END]

Akira e Kimi s'incontrano per caso alla Cascata dell'epilogo.

Kimi rimane sconvolta dalla somiglianza della ragazza nei confronti di Katsumi e scopre, parlando con lei, che si tratta di un suo clone salvato da poco proprio dal mezzo Seiun.

Fra lacrime, veleno e una valanga di feels, Akira trova una madre e Kimi acquisisce una figlia che non andrà mai, però, a sostituire la piccola Yume cresciuta nel suo grembo.