Carpe diem

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22:25 Hikari:
  [Gazebo] Appena lasciata la Bottega dell'Inchiostro, la neo genin ha bisogno di liberare la mente e evitare in tutti i modi di pensare alle parole del suo capo, che sono risultate piuttosto inappropriate e poco professionali. Piuttosto, deve pensare a come riuscire a tatuare un maiale. Non avrebbe mai pensato nella che nella propria vita sarebbe arrivata a tatuare un animale. Però è necessario per poter continuare il percorso lavorativo, e lei ha bisogno di un lavoro per potersi mantenere. E in più, le piace, è affascinante, nonostante il capo non sia proprio dei migliori. Per potersi rilassare, Hikari decide di raggiungere il Bosco dei Ciliegi, quel piacevole parco appena fuori le mura kusane che ha scoperto poco tempo addietro. E' il luogo più rilassante che abbia visitato dal suo arrivo nel villaggio. Cammina con le mani nascoste nelle tasche, i capelli castani le ondeggiano in una morbida coda di cavallo che oscilla da destra a sinistra, mentre il ciuffo di capelli che le ricade sulla fronte è tenuto fermo dal copri fronte che la contrassegna come ninja del villaggio. Questo periodo sembra essere buono per lei, e ne è piuttosto contenta. Raggiunto il cancello del parco, si ferma un attimo, per guardarsi attorno. Ci sono poche persone in giro, e non si sa mai che quel maniaco di Shoto l'abbia seguita dopo che lei ha lasciato la bottega. Si addentra le parco, lasciando che il proprio sguardo si perda tra i petali dei ciliegi. Il luogo la colpisce come la prima volta che vi è stata. Dopo qualche minuto di camminata, si imbatte in un gazebo di metallo, bel decorato da linee che ricordano figure floreali. La parte superiore è coperta da un telo, che sebbene sia di plastica è molto elegante. Decide dunque di accomodarsi lì sotto, su una delle tre panchine disposte sui lati, e guardare distrattamente ciò che le capita sotto gli occhi. [Equip: Guanti ninja | Portaoggetti: 2xKunai]

22:37 Koichi:
  [Bosco] Oh, mio uomo, dove andrai questa sera? Contro quale realtà ti affaccerai questa volta e come ti comporterai? Così, come una melodia celestiale, spingerebbe la volontà del Chuunin a proseguire il sentiero, imprimendo orme su orme, un susseguirsi di passi all'interno del bosco dei ciliegi. Uno dei territori di Kusa più interessanti, una zona in cui ognuno può ritagliarsi qualche frangente di silenzio e tentare di scovare, durante una semplice passeggiata, un qualcosa di sé. In effetti, sembrerebbe un posto adatto per riflettere, per metabolizzare il passato o per prepararsi psicologicamente al futuro. Potenzialmente un luogo di culto, in cui ognuno potrà ritrovare una risposta ad una domanda od, in assenza di essa, un briciolo di tranquillità. Per questo od altri motivi, il Kusano sarebbe lì, lasciando oscillare tranquillamente quelle leve superiori lungo i fianchi, non preoccupandosi di assumere una posa statuaria, come se fosse un semplice soldato. Rilassato, apparentemente sembrerebbe così, con quel viso disteso e nessuna smorfia a dipingersi: un volto che potrebbe avvicinarsi molto all'idea di una maschera marmorea, così bella e pulita, senza imperfezione. Il vestiario intanto si comporrebbe in un haori e pantalone, dal tessuto elasticizzato, di un color blu oltremare, scuro, che ne delinea la fisionomia; al busto, intorno alla vita, un piccolo obi bianco, che spezza quelle monocromatiche vesti. Chioma azzurra che, come solito, andrebbero a sfidare le leggi della fisica, innalzandosi in più punti, con quelle ciocche libere e senza alcun vincolo. Questi cadrebbero dolcemente lungo le spalle proprie, ondeggiando leggermente ad ogni passo compiuto. Fortuna che non cadrebbero dinanzi agli occhi, almeno quello! Intanto il flusso energetico, frutto dell'impasto tra energie fisiche e psichiche, continuerebbe a circolare violentemente all'interno del proprio organismo, come un sistema d'irrigazione che incentiverebbe i sensi d'egli. Un'arma pronta ad esser attinta, un potere che manterrebbe sotto proprio controllo, in modo costante e duraturo. <Uh...> Un semplice sospiro, alquanto leggero, mentre emetterebbe una piccola cortina di fumo biancastra dalle proprie labbra, leggermente schiuse; infatti, incastrato tra le dita della mancina mano vi sarebbe il proprio Kiseru, una pipa orientale attualmente attiva, con una piccola quantità di tabacco che andrebbe ad esser consumata. Ottima fattura, un toccasana per il Chuunin, lasciandosi cullare da quella sensazione che sembrebbe avvolgerlo. [Chakra On][Equip.Scheda]

23:02 Hikari:
  [Gazebo] Passa qualche minuto in osservazione la giovane donna, che è seduta su una panchina, la cui struttura è in metallo mentre il piano su cui sedersi è realizzato in legno. A gambe accavallate, sposta alternativamente il capo prima a destra e poi a sinistra, e continua così, distrattamente a intervalli irregolari, mentre il vento le accarezza dolcemente i capelli, facendoli ondeggiare debolmente nella notte. Il luogo è illuminato da alcuni lampioni che emanano una luce fioca, quanto basta per potersi vedere attorno. Il fruscio degli alberi è un suono rilassante, le ricorda la sua infanzia, passata per lo più all'aperto. Non vuole perdersi nel passato però, vuole pensare solamente al presente adesso. Alle cose belle che le stanno capitando e alle strade che le si stanno aprendo davanti. Le iridi della ragazza vengono catturate dalla figura slanciata di un ragazzo. Ha un colore di capelli particolare, che da quella distanza sembrano essere azzurri. Non lo ha mai visto in giro, che sia di Kusa anche lui? Probabilmente sì, dato che si trova lì. Gli occhi rimangono posati su di lui, e si muovono assieme alla sua camminata, seguendolo nel suo tragitto. Sembra tranquillo e sereno, a suo agio. Ad Hikari piace osservare le persone, immaginare come si sentono, cosa pensano, la loro vita. In quel lato del parco sembrano esserci solo loro due, nessun altro passeggia nei dintorni. Lo continuerebbe a guardare finché, in un eventuale caso, lui non si accorgesse di lei. [Equip: Guanti ninja | Portaoggetti: 2xKunai]

23:07 Koichi:
  [Bosco] Braccio che andrebbe dunque a piegarsi, ancora una volta, nel portare il bocchino vicino alle proprie labbra affinché queste possano ospitare quell'accessorio, chiudendosi appena e non aderendo duramente fra loro. Quasi una carezza, sembrerebbe che non voglia rovinare l'oggetto con una violenza che non avrebbe motivo di esistere. Elegante, almeno per come si destreggerebbe col fumo, inspirando nuovamente ed assumendo quel composto posizionato nel fornello metallico, altra estremità della pipa. Non espellerebbe, non immediatamente, lasciando che il tabacco possa intaccare dentro di sé, possa essere gustato a pieno prima di estrarlo fuori, lasciando dissolvere il prodotto oramai finito nell'aria circostante. <Credo che dovrei acquistare altro tabacco, seppur i prezzi si siano alzati ancora.> Infastidito quasi da quella constatazione, un sussurro emesso leggermente, un pensiero esplicito che non dovrebbe assumere ulteriore destinatario se non se stesso. Ed intanto macinerebbe metri su metri, rimanendo sempre affascinato dal panorama che si mostrerebbe attorno, da quei petali di ciliegio che, cadendo a causa di una legger brezza, si trasformerebbero in uno spettacolo senza eguali, incorniciando la figura maschile. Gocce rose che danzerebbero attorno al Chuunin, curiose di quell'ospite appena giunto, volendo in qualche modo mostrare il loro caloroso benvenuto. Un principio di sorriso, un abbozzo disegnato da quegli angoli delle labbra che spingerebbero verso l'alto. Un foro, una parziale visione di quella dentatura candida, come la neve, che verrebbe emessa come dono gentile, riconoscente d'esser così accettato. Che vi sia qualche Kami, incantevole e dalla sublime bellezza, a protezione di quel loco? Dovrà esser sicuramente così od esistere un qualcosa che si avvicinerebbe a tale significato, per spiegare tutto ciò, per conferire quel tocco in più che non si può individuare in posti simili. Mi dispiace, ma il bosco dei ciliegi rimarrà sempre incantevole, che tu lo voglia o meno, che tu sia felice o triste, che il mondo sia dipinto di bianco o nero. Non importa, un luogo che non sembrerebbe accusare della malvagità umana e della sua corruzione. Fantastico. Ed in quella riflessione, in quel punto vago del proprio pensiero, che il Tirocinante medico può ritrovare una struttura, un gazebo, di medie dimensioni, sotto al quale verrebbero ospitate alcune panchine: ipotetico riparo, quando il firmamento sembrerebbe ricordare la potenza degli agenti atmosferici e far capire quanto l'uomo sia infimo, limitandolo a rimanere fermo e lasciar che quest'ultimo possa godere, contemplare, tale fenomeno. Fortunatamente, oggi sembrerebbe esser solo nuvoloso, oscurando a sprazzi la presenza della luna e delle sue figlie stelle, puntini luminosi in quel telo tetro. <Ma c'è qualcuno...> Un commento sotto voce, lasciando che le proprie iridi ambrate, due gemme vive, sembrerebbero proiettarsi sulla figura avversa, una fanciulla ben posata su una delle tre panchine lignee lì presenti. E se il passo fosse solo temporaneamente rallentato, all'accorgersi d'ella, potrà riprendere la proiezione con una nuova meta dettata: avvicinarsi, con passo sicuro, verso la Kusana, fin quando non potrà godere della sua presenza, ad una distanza minore, di circa cinque metri, inoltrandosi oltre il perimetro del gazebo, sfiorando appena una degli appoggi esistenti e, se ve ne fosse uno, rimanere vicino ad uno di essi, di fronte ad Hikari. Silenzioso, non emetterebbe alcun fonema, ma non farebbe decadere quel contatto visivo, per nessun motivo. Chissà cosa starà pensando, in quel frangente: forse avrebbe un ciuffo più fuori posto del solito? [Chakra On][Equip.Scheda]

23:26 Hikari:
  [Gazebo] Il ragazzo sconosciuto non sembra accorgersi subito di lei. E' lì a distanza, ad inalare ciò che quella che da lontano sembra una pipa gli offre, lasciando che quell'offerta abbandoni poi le sue labbra. Ad un certo punto, gli occhi di lui si muovono, volgendosi proprio nella direzione in cui la neo genin sta riposando, al di sotto del gazebo. Sembra ora voler avanzare proprio nella direzione di esso. Ed è ciò che fa. Hikari non sa se distogliere lo sguardo o meno, guarda perciò prima in basso, poi in alto, poi a destra, a sinistra, fino a ritornare con le iridi su di lui quando è ormai a pochi metri dalla collocazione di lei. Non sa cosa potrebbe dire nel caso egli voglia fermarsi proprio lì, e soprattutto, dovrebbe dire qualcosa? Tutto ciò che può fare ora è essere tranquilla, alla fine non sta succedendo niente. Ha incontrato diversi sconosciuti ormai, ha imparato a destreggiarsi con chi non conosce. Il ragazzo è ora più vicino, anzi, si è fermato a poca distanza da lei. Come ha visto poco fa, i suoi capelli sono azzurri, ora ne ha la conferma, sono lunghi e gli ricadono sulle spalle, mentre alcuni ciuffetti, più corti, sono rivolti verso l'alto. Una pettinatura particolare, deve dire. Lo scambio di sguardi dura ancora, sembra che nessuno dei due voglia dir nulla. Anzi, forse è lui quello che non vuole accennare parola ed aspettare che sia lei a emettere fiato. < Ehm.. > comincerebbe, avvicinando la mano inguantata alla propria nuca e poterla grattare appena, leggermente in imbarazzo. < Buonasera. > gli rivolgerebbe dunque un sorriso, in attesa di una sua risposta. Rimarrà lì a guardarla? Proferirà parola? Se ne andrà? Il sorriso dipinto sul volto di lui lo fa apparire come uno sicuro di sé, proprio come aveva intuito Hikari guardandolo da lontano. [Equip: Guanti ninja | Portaoggetti: 2xKunai]

00:10 Koichi:
  [Bosco] Potenzialmente un gioco di sguardi, una sfida provocatoria nei confronti d'ella, atto a rendere vincitore o vincitrice a chiunque faccia cadere lo sguardo, a spostare le iridi altrove. Magnetici bulbi oculari, i propri, quasi nell'afferrare con presunzione l'attenzione femminile e renderla propria, metterla a propria disposizione. Un vezzo che potrebbe esser dannoso, se l'altrui interpretasse il tutto in modo negativo: sarà fastidioso esser messi in soggezione, dall'insistenza visiva di uno sconosciuto. Eppure il proprio sorriso, quello che verrebbe appena pronunciato, si protrae a tradire ogni intenzione malevola propria, a rendere nulla l'ipotetica tensione che potrebbe instaurarsi, in quell'assenza di suoni o frasi. Dovrà essere lui a porre la prima mossa o dovrà attendere che sia l'altra ad avanzare verbo? Intanto le proprie gambe sembrerebbero cedere, lentamente, piegarsi con naturalezza, lasciando che l'intero peso del corpo possa essere spostato cautamente verso la panchina alle sua spalle, per far sì che i propri glutei possano ritrovare supporto fisico, su quella assi in legno ben posizionate, ad una adeguata distanza tra loro, per offrire un comodo appoggio, una sensazione piacevole che sembrerebbe pervadere le gambe, nel momento in cui queste non subiranno più il peso del Chuunin, oramai seduto. La schiena che indi andrebbe a cadere all'indietro, un lieve inarcare che gli concederebbe un lusso maggiore, quello di godere dello schienale; e non solo, distenderebbe anche le braccia, aprendole in ambedue le direzioni, lasciandole sull'ultimo asse orizzontale, quello più in alto. <Che stanchezza...> Ammetterebbe, come se avesse appena camminato per giorni, come se avesse appena rilasciato quella stanchezza in un unico gesto, così comune e banale, ma efficace a quanto sembrerebbe. E poi la voce femminile a spezzare il silenzio di cui si erano avvolti fino ad ora, ma non come un tuono a ciel sereno, ma come un semplice venticello, fresco, che ti solletica semplicemente e che in qualche modo non infastidisce. Entra nei padiglioni auricolari come qualcosa di leggero, appena percettibile, potendo constatare quella timidezza primordiale nel muovere primo passo, eppure non troppo impacciata nei modi. <Oh...> Schiuderebbe appena le labbra, in un vocalizzo che presenterebbe quasi un pizzico di sorpresa, in quell'iniziativa avversa. <Sera.> Non un amante di questi convenevoli, di questi saluti che li definirebbe quasi stupidi. Non capace di iniziare, ma sicuramente più formidabile nel mantenere un dialogo, stramberie o meno. <Credevo di esser solo, in effetti.> Forse non avrebbe dovuto dirlo, non in quel modo così fraintendibile. Correggerebbe dopo aver recuperato una piccola mole di ossigeno: <Ma sembra aver trovato qualcuno.> Bisogna correggere, non aggravare la situazione, Koichi! <Qualcuno con cui poter conversare, in questo luogo così....> Come? <...Stupendo.> E cosa ti farebbe credere che lei sia disposta a parlare con un perfetto sconosciuto, come se nulla fosse? Esattamente nulla. <Ovviamente, sempre se non ti causa problemi.> Aumenterebbe quel sorriso, come se nulla fosse, non realizzando che potrebbe essere utilizzato come un'arma di seduzione di massa, dato quel gioco di luci ed ombre che si verrebbe a creare. <E comunque...> Riprenderebbe appena, come se avesse già intrapreso un argomento ed ora ne stia per iniziare un altro: <Vuoi rimanere qui sola?> Domanderebbe, d'improvviso, tornando per qualche secondo serio, come se la richiesta potesse rivelarsi essere un'ottima scelta per l'altra, prima che possa iniziare a gridare o peggio, tentare di ammazzarlo! [Chakra On][Equip.Scheda]

00:36 Hikari:
  [Gazebo] Il giovane si accomoda su una delle due panchine rimanenti nel gazebo, tranquillamente, assumendo una posa a dir poco rilassata. Tutto ciò che quel tipo trasmette è il sentirsi a proprio agio. Sembra aver trovato il proprio posto nel mondo. Sono calmi i modi, è calma la voce, persino i tratti del suo viso sono delicati. Sembra... un nobile? La ragazza sembra averlo sorpreso con quell'uscita, forse lui non si aspettava che una sconosciuto gli rivolgesse la parola. Ed infatti è proprio quello che ammette poco dopo. Forse lo ha disturbato, chissà. Anche se è stato lui a dirigersi lì, sotto il gazebo. < Nessun problema. > cosa avrebbe dovuto rispondergli, in fondo? Sembra un tipo affabile e non di cattive intenzioni. Deve però ammettere di aver pensato più o meno la stessa cosa del proprio capo, che si è rivelato poi essere una specie di maniaco sessuale, o qualcosa del genere. Se voleva provarci con lei, ha scelto certamente il modo peggiore. E poi, lei non sarebbe stata comunque interessata a lui, in alcun modo. Il cuore della giovane sta già lavorando e battendo per qualcun altro. < E' un posto davvero bello. > concorda poi, condividendo il suo parere sul posto. A queste parole si guarderebbe attorno, scrutando il paesaggio. E' davvero un bel posto, e di certo con l'arrivo della bella stagione sarà ancora meglio. Sposterebbe poi nuovamente lo sguardo sui capelli azzurri del ragazzo, seguendoli nella loro lunghezza, tornando poi sul suo viso. Gli occhi hanno un colore particolare, sono ambrati, brillano nella penombra del posto. < Un po' di compagnia fa sempre bene. > ricambierebbe dunque il sorriso di lui, che appare sincero. Le piace conoscere nuove persone, o meglio, persone che non sembrano fuori di testa. < Attento, so difendermi. > accennerebbe una risata, lo dice scherzosamente, ma allo stesso tempo vuole informarlo che non è una ragazzina svampita, mentre si indica il copri fronte che riporta il simbolo del villaggio. [Equip: Guanti ninja | Portaoggetti: 2xKunai]

21:40 Koichi:
  [Gazebo] Un nobile? Già, proprio come quella volta che sogno di esserlo, un eroe a servizio del popolo e della sua sicurezza, nel vago tentativo di individuare una pace, il suo significato più prossimo, all'interno di una realtà avvolta da carestie e guerre. Doveva risultare divertente indossare quelle vesti, seppur questo implicherebbe delle dure conseguenze: costretto ad essere imprigionato ad alcune etichette da seguire, per dare l'adeguato esempio a tutti quanti. Una vita consumata dai propri doveri e nessun piacere a cui dedicarsi. No no, assolutamente no. Il Chuunin non potrebbe mai esserlo realmente, preferendo rimanere ancora ancorato ad alcuni vizi umani, tra cui proprio il <Fuuu...> ...mo. Un respiro, rilasciando una nuova cortina di fumo, biancastro, che andrebbe a dissolversi rapidamente e disperdersi senza rilasciare macchia, nessuna impronta. Ne trarrebbe giovamento, torcendo il capo appositamente affinché quell'espirazione non vada ad ostacolare il contatto visivo che perdura tutt'ora e non crei disturbo per la controparte. Non sia mai che sia infastidita da ciò. E calerebbe nuovamente il silenzio, come una manna dal cielo, e rendere quanto più difficoltoso l'intreccio di fonemi. Eppure, a differenza di qualche secondo prima, questa volta sarebbe il Goryo a porsi avanti, schiudendo lievemente le labbra ed evocando dell'aria nella cavità orale, facendola vibrare cortesemente contro le corde vocali, producendo un suono lento, armonioso. <Si vede il tuo coprifronte, lo ho notato.> Non vi sarà neanche bisogno di indicarlo, rispondendo correttamente a quel dato appena ricevuto, seppur velato da una debole risata femminile. <Una Kunoichi a servizio di Kusa.> Continuerebbe nel proprio dire, gonfiando i propri polmoni per una bella boccata d'aria. <Finché il tuo obiettivo sarà quello di proteggere questo territorio ed i suoi abitanti, non avrei motivo di torcere un filo della tua chioma.> Una minaccia oppure un nascosto complimento? Eppure non sarebbe esplicato come le frasi precedentemente, ma con un velo di serietà che potrebbe far vibrare l'immagine del Chuunin, agli occhi altrui. Che possa esser quest'ultimo un pericolo per la Genin? Una domanda che potrebbe soggiungere, nel caso in cui lei fosse persecutrice di ideali errati o, per meglio dire, di progetti negativi, che seminano paura e terrore nella popolazione. <Ma...> E forse in questa congiunzione che la tensione potrebbe diminuire, se non annullarsi, con quel sorriso che tornerebbe, che verrebbe ripristinato sul volto d'egli. <Son sicuro che una fanciulla come te, con quel bel visino, abbia un animo privo di corruzione.> Distenderebbe dunque gli arti, muovendoli lentamente, per stiracchiarsi ancora un poco e rilasciare quanto stress possibile proprio su quella panchina, mancando forse di reprimere un legger mugugno durante quell'atto. <Ad ogni modo...> Prenderebbe ancora parola, ultimando il suo ultimo dire, con una domanda decisiva, seppur banale: <Con chi sto parlando?> Ne vorrebbe conoscere il nome, se gli risultasse possibile, tornando in una posa più consona, composta, e meno sfacciata. Non che gli prema di dar conto all'altra, ma non dimenticherebbe comunque di esser in un luogo pubblico e di mantener comunque una certa educazione, soprattutto dinanzi ad una sconosciuta, ancora senza nome, senza un'identità a cui associare. E se non parlasse per qualche minuto, è semplicemente perché si concentrerebbe a terminare il tabacco in combustione, con ulteriore tiri. Dovrebbe forse invitare l'altra ad assaggiare? Quanto risulta importante il senso di condivisione, in quel frantente? [Chakra On][Equip.On]

22:00 Hikari:
  [Gazebo] Il ragazzo è tanto fine nei modi da risultare quasi finto agli occhi della giovane, che è sempre un po’ scettica quando incontra degli sconosciuti. Però sembra amichevole, almeno per adesso. Come già detto, sembra completamente a suo agio nell’ambiente in cui si trova. Pensiero che viene un po’ scheggiato alle parole dell’altro, che non riesce a decifrare con precisione: una velata minaccia oppure un complimento? Vorrebbe ribattere a quella sua supposizione, o come la si voglia chiamare, per dirgli che lei ha proprio quel tipo di intenzioni, oltre che un obiettivo personale. Ma non fa in tempo a ribattere poiché il ragazzo dai capelli azzurri subito continua il suo discorso, facendo tornare sul suo viso quel sorriso apparentemente sostenuto. < Vedo che mi hai analizzato per bene. > ribatterebbe lei, portando entrambe le mani sul ginocchio della leva inferiore sinistra, accavallata su quella destra. Effettivamente, solo guardandola è difficile attribuirle un carattere che può definirsi cattivo o subdolo. Non è quel genere di persona, anzi, tutt’altro, e l’altro sembra averlo capito. < Hai un dono forse? > domanderebbe poi, ironicamente, senza aspettarsi un’effettiva risposta dall’altra parte. Lo guarda stiracchiarsi. La sua figura in quel frangente sembra più alta, nonostante sia seduto. < Mi chiamo Hikari. > si limiterebbe a rivelare solamente il proprio nome, d’altronde sta pur sempre parlando con qualcuno che non conosce, e tiene bene a mente l’avvertimento del suo compagno sul fatto di rivelare la propria identità a degli sconosciuti. < Ed io, con chi ho l’onore di parlare? > le braccia si incrocerebbero poi al petto, osservandolo mentre prende un’altra boccata dalla sua pipa. Non le è mai interessato fumare, né tantomeno l’ha mai incuriosita. [Equip: Guanti ninja | Portaoggetti: 2xKunai]

22:26 Koichi:
  [Gazebo] Socchiuderebbe leggermente le proprie palpebre, rilassandosi, senza mai serrarle totalmente; alla fine, avrebbe appreso a chiuderle totalmente solo quando può sentirsi totalmente a suo agio, in qualche struttura privata nel caso, e senza fonti di pericolo. Ossessionato nel non abbassare mai la guardia, in quanto servirebbe una frazione di secondo per distrarsi e, nello stesso momento, perire a causa di qualcosa che non potrebbe neanche notare. Un'incapacità o probabilmente un abitudine oramai impressa nella mente maschile, assimilata con naturalezza, dopo questi lunghi anni di reclusione, prigioniero nel proprio appartamento. <Uh...> Sarebbe finito finalmente quel composto, notando come il fornello non sembra produrre più alcun fumo, alcuna scia di quella combustione. <Poco male.> Alzerebbe minimamente le spalle contemporaneamente, compiendo una piccola smorfia sul proprio viso, spostando di lato le proprie labbra, aderenti tra loro. Così riporrebbe l'accessorio mediante un piccolo gancetto legato in vita, sicuro di non perderlo, potendosi dedicare totalmente alla presenza altrui. <Quella panchina sembrerebbe più comoda.> Accennerebbe appena, inclinando il capo verso destra, di una decina di gradi. Cosa vorrebbe intendere? <Se mi avvicinassi piano piano, senza far rumore...> Che premessa stolta sarebbe questa? Stai forse cercando di avvicinarti ad un cerbiatto, per fotografarlo? <...E mi sedessi sulla stessa panchina...> La indicherebbe sommariamente con l'indice destro, lievemente esposto rispetto alle altre dita più rinchiuse in se stesse. <...Mica fuggi via, credendo che io stia cercando di ucciderti o qualcosa di simile?> Una proposta indecente, per come sarebbe stata formulata, ma sembrerebbe divertirsi così, in questa maniera quasi infantile, non potendo immaginare come l'altra possa interpretare la richiesta. <Tranquilla che ho cenato, prima di giungere qui.> Non avrebbe fame, non sarebbe ad una fase così avanzata di cannibalismo, in particolar modo non si nutre di carne umana. Almeno lui. Il capo che dunque tornerebbe a raddrizzarsi, mentre il busto si porge appena in avanti, lasciando che gli avambracci si posino delicatamente sulle proprie gambe, leggermente divaricate. Che sia un esordio, per innalzarsi? Probabile, ma non s'appresterà ad altro movimento, finché non avrà la benedizione della Kusana. <Presto inizieranno i tornei, che io sappia...> Non ammetterebbe d'esser uno dei partecipanti, di disputare delle sfide alla ricerca di fama o semplice allenamento. <Tu andrai ad assistere o ci partecipi?> Chiederebbe, senza mezze misure, senza sprecarsi in perifrasi. E poi infine, come un unico fonema avanzato con cura, sibillandolo leggermente: <Koi-chi.> Ancora quella dentatura che si presenterebbe, al cospetto dell'occhio femminile, della sua attenzione. La vorrebbe ammaliare forse? <Questo sarebbe il mio nome.> Rassicurerebbe che quanto detto sia il proprio nome e non una semplice parola, codice o chissà sia. Se solo l'altra avesse acconsentito, andrebbe a compiere quel movimento di reni ed alzarsi, qualche passo e, senza avvicinarsi troppo alla posizione d'ella, accomodarsi all'altra panchina, di fronte rispetto a quella occupata prima dal Chuunin. <Già, avevo ragione.> Sul fatto che sia più comoda, eh? Divertente, davvero! [Chakra On][Equip.On]

22:50 Hikari:
  [Gazebo] Il contenuto della sua pipa è terminato, e da una parte la ragazza ne è turbata, perché in questo modo quel tipo non ha altre distrazioni in quel momento se non lei, che è lì a pochi passi da lui. Deve ammettersi che ora è un po’ più inquieta di prima. Da sola in un parco con un tizio che non conosce e che per di più sembra parlare lasciando aleggiare il dubbio sulle proprie frasi. Le cose che non riesce a capire la infastidiscono, perché di non poterle affrontare prontamente. Ora lui vorrebbe avvicinarsi di più, con una chiarissima scusa, poiché le panchine lì sono tutte uguali. Le sue parole sono ancora ambigue, ed Hikari non riesce a decifrarle. Cosa c’entra la cena adesso? Proprio non riesce a capire come ragiona questo ragazzo. I capelli di quel colore particolare saranno una proiezione della propria mente? Sembra in procinto di alzarsi e raggiungerla, facendo in modo che quelle sue parole non siano solo fiato dato alla bocca. Non risponde alla sua domanda, per ora, vuole vedere se effettivamente voglia alzarsi. Il discorso muta poi argomento: il torneo. Già, proprio il torneo per cui dovrebbe allenarsi come si deve, onde evitare figuracce o lesioni di qualsiasi tipo. < Parteciperò. > risponderebbe, mantenendo le braccia conserte al petto, distogliendo a tratti lo sguardo da lui, ma tenendolo comunque d’occhio di sottecchi. Non abbassa la guardia in alcun momento. Chissà se anche lui si presenterà al torneo. Considerando che ne è a conoscenza, probabilmente sarà presente, che sia spettatore o partecipante. < Koichi. > ripeterebbe poi, cercando di memorizzare il suo nome. Nonostante il discorso sia cambiato, egli sembra ancora in procinto di volersi alzare, al che la ragazza direbbe: < Basta rispettare lo spazio vitale, e tutto andrà bene. > [Equip: Guanti ninja | Portaoggetti: 2xKunai]

23:14 Koichi:
  [Gazebo] Gambe che andrebbero ad oscillare appena prima che l'intero peso possa essere ospitato su quella nuova panchina, accomodandosi ad una discreta distanza dall'altrui presenza: non proprio sul lato opposto, sul pizzo del lato opposto, ma assicurando, come suggerito dalla controparte, un adeguato spazio di sicurezza. Probabilmente un metro circa o qualcosa che si avvicinerebbe a tale misura; dovrebbe bastare no, Hikari? Rifletterebbe appena su quelle parole sempre così corte, brevi, come se rispondesse unicamente se interpellata. Che la stia mettendo in difficoltà, in qualche modo? Che la propria insanità mentale stia straripando oltre gli argini che la civiltà impone? <Capisco.> Lieve cenno del capo, in senso positivo, per confermare d'aver udito e compreso ciò che sarebbe stato espresso. <Stringi i denti, combatti con tutte le tue energie e porta il sorriso in alto.> Sembrerebbe quasi un motto, un incentivo per acquistare qualche merce dalla marca sconosciuta. Eppure è un semplice incitamento, uno comune, che potrebbe fare un Chuunin come lui a qualsiasi sottoposto, dinanzi ad un torneo così immenso ed impegnativo. <Spero di no, ma nel caso in cui dovessi ferirti, potrai rivolgerti a me.> Eh? <No, son semplicemente un tirocinante medico.> E vorrebbe testare le sue capacità mediche proprio su di lei, in qualità di paziente? <E mi sono duramente allenato sui Jutsu Medici.> Ora potrebbe risanare ferite senza alcun problema, sfruttando quel ramo di potere nato dalla purificazione del chakra neutrale, che ogni Shinobi avrebbe a disposizione. Senza considerare che potrebbe utilizzare le Arti Goryo per una più rapida e diretta guarigione. <Anche io parteciperò al Torneo.> Non glielo avrebbe chiesto, una informazione gratuita, da sbandierare ai quattro venti. Oh, alla fine lo avrebbe sicuramente incrociato da qualche parte nell'arena od alla cerimonia iniziale; dunque non si preoccuperà di mantenere il segreto. Un ulteriore sospiro, poco più accentuato, prima di mostrare la verità: <Non sembri totalmente a tuo agio, Hikari.> E ci credo, con uno sconosciuto che presuntuosamente ti chiamerebbe per nome senza aver neanche offerto una cena. Già, perché quando si tratta di offrire pasti, il Kusano non si sprecherebbe affatto, ma sempre senza eccedere, senza cadere nella povertà. Sguardo proprio che sembrerebbe perdersi nel vuoto, poi nelle iridi avverse ed infine ancora altrove. Silenzio. Brutale silenzio. <Ti ringrazio della compagnia.> Segno di dipartita, per lui? <Ma probabilmente è meglio che vada via, per lasciarti godere questo spettacolo, con la massima serenità.> Lo ha avvertito, fin troppo duramente. Non è per sé, non è per qualche mansione da eseguire, ma per la sua incapacità di rimanere in una condizione che si sta creando: comprendetelo, rimasto solitario per anni, ora vorrebbe stare tra la gente con quanta meno tensione possibile. Respirare, prendere ossigeno e colmarsi di ciò. Fallito? Non totalmente forse. <Tiferò per te, ovviamente.> E lentamente le gambe sembrerebbero essere richiamate ancora una volta, per innalzare tutto se stesso molto lentamente. Eretto, perpendicolare al suolo. Un accenno a scomparire nell'ombra, ma per ora rimarrebbe immobile. Che stia attendendo comunque una reazione da parte d'ella? Mishtero. [Chakra On][Equip.On]

23:42 Hikari:
  [Gazebo] < Grazie per le tue parole. > gli direbbe una volta ascoltate quelle parole di incoraggiamento. Nonostante la titubanza nel dargli troppa confidenza, quelle parole la tranquillizzano, almeno un po’. Parlandone, realizza sempre di più il fatto che dovrà scontrarsi con altre persone, altri ninja più esperti di lei, e il pensiero la mette un po’ in agitazione. Chissà se finirà a combattere con i suoi compagni. < Un medico? > ripeterebbe poi, voltando il capo nella direzione di lui. E’ la prima volta che incontra qualcuno di quella categoria da quando è giunta a Kusa, e specializzarsi in quel campo è una sua aspirazione. Sarebbe di molto aiuto al proprio team. < Anche io vorrei diventarlo. > il discorso sembra farsi più animato ora. Le iridi castane della giovane genin abbandonerebbero poi la figura del ragazzo per vagare senza una meta precisa tra gli alberi di ciliegio che si perdono a vista d’occhio nella penombra creata dai lampioni. < Davvero? > allora la sua intuizione era giusta, in un modo o nell’altro anche lui sarebbe stato partecipe del torneo. Chissà se rientra nella sua categoria. < In che categoria competerai? > domanderebbe, in preda alla curiosità. Sembra un tipo serio e deciso, che tende talvolta a raggirare la mente dell’avversario. O meglio, queste sono le impressioni di Hikari. Koichi non ha tutti i torti, nella solitudine che li circonda, la ragazza deve ammettere di non essere molto a proprio agio, ma d’altronde in una situazione simile è normale. Non è una ragazza molto espansiva, sebbene talvolta abbia trovate da discorrere con altri ragazzi del villaggio, e in più si trova assieme ad uno sconosciuto. Sconosciuto che tra l’altro sembra volersene andare, forse proprio per quella sua supposizione appena pronunciata. < Oh, tranquillo. > comincerebbe a dire, guardandolo fissare il vuoto. < Tanto anche io vado via tra poco. > accennerebbe quindi un sorriso, per non farlo preoccupare troppo. Alla fine non l’ha infastidita. < Grazie. Buona fortuna anche a te! > esclamerebbe, portando il piede sinistro al suolo, che fino a quel momento era rimasto sospeso a causa della posizione delle proprie gambe. Quel gesto a simboleggiare che anche per lei è arrivato il momento di levare le tende. [Equip: Guanti ninja | Portaoggetti: 2xKunai]

00:17 Koichi:
  [Gazebo] Ed una volta alzatosi, si preoccuperà semplicemente di compiere qualche passo, un paio, e porsi dinanzi alla fanciulla, senza avvicinarsi troppo, senza farle mancare il respiro. Capo che, per ovvietà di cose, per la differenza d'altezza ora, dovrà calarsi in basso e lasciare che il proprio sguardo possa ancora iniettarsi in quello opposto. <Esatto.> Rassicurerebbe l'altra sulla propria professione, seppur non possa permettersi di delinearsi come medico in tutto e per tutto, data la poca esperienza acquisita in quel settore; eppure non mancherà modo di crescere e di comprendere maggiormente le varie dinamiche che si celano dietro ogni operazione, dietro ogni paziente. <Allora sarà meglio che inizi ad allenarti, perché non è un percorso facile. Ma sicuramente chi ti farà il colloquio...> E non sia detto che possa essere proprio il Chuunin, <...testerà le tue capacità e ti saprà dire se tu sia realmente predisposta per quest'arte.> La ha sempre definita in quel modo e continuerà a farlo. Una forma d'arte per pochi eletti, non per tutti. Che sia anch'essa una predestinata? <Io sono Chuunin.> Facendo comprendere che dovrà affrontare avversari sicuramente più abili e con maggiore esperienza; non si trattano di semplici pedine, le prima su quella scala gerarchica, ma sicuramente qualcosa di più consistente, più duro da affrontare e sconfiggere. <Daremo il nostro meglio.> E terminerebbe così l'argomento, almeno su quello del torneo. E poi? Una leggera torsione del busto, in un chiaro ed esplicito movimento ad andarsene, arrestato improvvisamente, lasciando ancora il fianco destro a favore d'ella, volendo precisare ancora qualcosa: <Fai bene, comunque.> Cosa intenderebbe? Un respiro prima di continuare: <Questa tua difesa, questa tua diffidenza e sul come fai attenzione agli sconosciuti.> La sta mettendo in guardia, anche da se stesso? No, non proprio. <Il tuo disagio a ritrovarti qui, da sola, con uno sconosciuto era palpabile.> Troppo diretto e rude nel confessare ciò che ha provato e ciò che ha avverito, probabilmente. <Il genere umano non è totalmente affidabile e potrebbero utilizzare ogni varco pur di ferirti.> Tono quasi malinconico in quelle parole, quasi ricordandole di quanto possa essere infimo una mente subdola. <Ma...> Ancora una negazione, una antitesi. <Ricorda che a volte le ombre servono ad evidenziare le luci.> Molto filosofico, un qualcosa che potrebbe avvicinarsi...<Come un quadro.> Esatto, mi hai proprio rubato le parole da bocca! <Se hai intuito l'entità del mio animo, la prossima volta cerca di scioglierti maggiormente.> Non le chiede mica di scongelare un intero castello costituito di ghiaccio, ma semplicemente una minima porzione. <Stavo per perdere il gusto della vita...> Così giovane e può già annunciare ciò? <Ma son ancora qui, dopo aver distrutto il mio ostacolo.> Salvo, sano... o non troppo. <Da qui ho iniziato a raccogliere quanti più bei ricordi possibili.> E, se fosse possibile, tenderebbe la mano più vicina sopra il capo d'ella, se l'altra non si ritererà. Appoggia delicatamente. <Cogli l'attimo.> E le sorriderebbe, innocuamente, rimuovendo quel leggero tocco sulla chioma castana. Non la saluterebbe, non vocalmente, ma lasciandole semplicemente un cenno della mano e quella possibilità di incontrarsi al torneo o nei confini di Konoha. Eccolo, lui. Koichi scomparirebbe così, nell'oscurità della notte, illuminato solo dalla propria volontà.[Chakra On][Equip.On][EXIT]

00:42 Hikari:
  [Gazebo] In piedi, l’altro si porta davanti a lei. Annuisce alle sue parole, contenta di avere appreso quelle informazioni sul mondo dei medici. Dovrà impegnarsi molto, ed è ciò che farà, come ha fatto finora in tutto d’altronde. < Chuunin? > direbbe poi, quasi un balbettio. < Allora sei di grado superiore. > perciò, nonostante lei lo abbia ammonito sul potersi difendere, lui era ben consapevole del fatto di essere molto più forte di lei. Si sente un po’ stupida nel realizzarlo. < Sì, diamo del nostro meglio. > annuirebbe convinta, le braccia ancora conserte. Dovrà ben pensare a come destreggiarsi durante gli scontri del torneo, qualsiasi siano gli avversari che le capiteranno. Deve ammettere che sa bene di non essere proprio adatta, o quantomeno pronta per un avvenimento simile, ma sarà sicuramente una buona occasione per crescere sia come ninja che come persona. Ascolta poi le sue parole riguardo la diffidenza che la giovane ha avuto nei suoi confronti, ed è sollevata del fatto abbia compreso il proprio punto di vita. Non dice niente, forse perché effettivamente non sa come rispondergli. Le piace la riflessione che fa sulle ombre e le luci, è molto veritiera, deve rendergliene atto. < Concordo. > Non sa bene come il discorso si sia spostato sulla vita, sul cogliere i momenti veri, sul non sprecare neanche un attimo dell’esistenza. Dal suo discorso, riesce a capire che Koichi in qualche modo ha rischiato di perdere tutto e che si è poi finalmente rialzato. E da quanto sembra deve essere riuscito molto bene a cogliere ciò che sia davvero la vita, la sua vera importanza. E’ ammirevole. Vedendo la sua mano avvicinarsi, si ritrarrebbe appena, ma non quanto basta per poterle sfuggire, la quale sfiora i capelli della giovane donna. Le dice poi quelle semplici, ma efficaci parole. E, quando poi il ragazzo si volta per allontanarsi, la ragazza, rimasta sola, le ripeterebbe tra sé e sé. < Cogli l’attimo… > riflettendo su queste parole, si alzerebbe anche lei, diretta verso il cancello d’ingresso del parco, con destinazione la propria abitazione. [Equip: Guanti ninja | Portaoggetti: 2xKunai][End.]

Hikari e Koichi si incontrano per caso nel Bosco dei Ciliegi, fuori Kusa, e tra i due aleggia una certa "tensione", dovuta soprattutto alla titubanza di Hikari nel dar troppo corda ad uno sconosciuto. Man mano i due raccontano qualcosa di sé, sebbene sia poco. Il tutto termina con un discorso sulla vita e la realtà da parte di Koichi.