Andrà meglio. Staremo bene.

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09:32 Kaori:
 Sono minuti interi che è ferma lì, per strada, osservando un edificio dinnanzi a sé, a una decina di metri. Le sue iridi perlacee permangono immobili a scrutare e studiare le forme e la struttura di quel luogo. Il giardino era sempre stato così piccolo? Le finestre sempre state così tante? Le pareti sempre state così bianche? Sono mesi che la ragazza non torna lì, che non vede la sua casa, ed ora sa che se dovesse entrarci essa sarebbe vuota. Lo sarebbe rimasta fin quando sua madre non fosse tornata da Kiri. Le è mancata la familiarità di casa sua, l'idea di poter tornare in un luogo a lei noto, conosciuto, eppure ora che vi è davanti non riesce a muovere un solo passo, non riesce a farsi più vicina. Si sente bloccata, paralizzata da una paura violenta. E perciò rimane ferma, per strada, osservando quel luogo in cui non ha il coraggio di dirigersi, in cui non ha il coraggio di andare, respirando piano, sentendo il calore del sole sulla pelle. Questa mattina indossa un paio di pantaloni di pelle nera che le fasciano e stringono le gambe evidenziando le forme delle cosce. Ai piedi un paio di stivaletti scuri, al collo il coprifronte della Foglia. Il busto è coperto da una felpa nera, aperta, che lascia intravvedere un maglioncino giallo dallo scollo a barca. Un paio di bretelle rosse compaiono sotto di esso andando ad arrampicarsi per le di lei spalle, attorno al collo. I capelli neri sono pettinati, appena smossi dalla brezza, e ricadono in ciocche irregolari e sfilacciate all'altezza della nuca. All'anulare sinistro porta l'anello di fidanzamento che Raido le ha donato tempo prima mentre nella destrorsa regge un borsone contenente tutti i vestiti e le sue cose che aveva portato con sé in locanda durante la sua permanenza lì. Voleva tornare a casa, risistemare le sue cose, fare un altro passo per tornare alla sua vita di sempre iniziando dal fare il bucato, da indossare vestiti puliti che non ha lavato tre volte in cinque giorni. Eppure... forse è troppo presto, forse questo non è il passo giusto per iniziare. E questo timore, questa incertezza, la spaventa, la abbatte. La blocca. La fa sentire persa, la fa sentire confusa. Non può avanzare, non può tornare indietro. E allora cosa può fare? Rimane bloccata lì, immobile, in un limbo senza fine. [chakra: on]

09:50 Mekura:
 Indosso porta una casacca blu scura aderente con lo scollo quadrato arrivando chiudersi lateralmente sulla destra in linea con il seno. Il braccio destro, dalla scapola fino alla manica lunga è bianco con delle linee nere che simulano la squamatura di un serpente. Il capo scivola morbido lungo i fianchi con un leggero taglio dietro la schiena dove e possibile intravedere una maglia a rete. Pantaloni col sabbia aderenti lungo la gamba con un paio di scarpe basse che lasciano la caviglia scoperta. Una tasca posteriore portaoggetti nera con all'interno un rotolo, soldi e documenti. Stava come stava. Non era felice, non era tranquilla ed il peggio è che doveva ancora parlare con sua madre, davanti al clan e poi decidere cosa farne di lei. Non ci sarebbe stato nessun lieto fine. Rimugina, pensando ad Akane in quella stanza, quando le ha chiesto, supplicato di ucciderla e lei le ha negato questo, ha preferito che Akane rivelasse tutto quello che c'era da dire, che fosse un esempio magari, per dare giustizia, per permettere a Kaori di affrontare una volta per tutte Akane, oppure perché voleva avere il modo di parlare con colei che l'ha generata. Intanto continua a bere, sono sere che non fa altro, per passare il tempo, per coprire i vuoi che ci sono in quella casa, per tenere a bada il silenzio ed i suoi incubi, stava andando giusto ora a prendere qualcosa, non importa la marca, qualsiasi cosa sarebbe andata bene. Ed in quel momento incrocerebbe con lo sguardo Kaori, intenta a guardare la sua casa in silenzio rimanendo ferma li. Prende un lungo respiro rimanendo ferma, a distanza, cercando di capire cosa stesse facendo. Non si avvicina, la rimane a guardare da lontano con l'intenzione di portare avanti la promessa di non farsi vedere più, di non darle più fastidio. Kaori è una ragazza forte, riuscirà a varcare quella soglia se è quello il problema. Eppure sarebbe come abbandonarla di nuovo. Tentenna guardando Kaori cercando di capire che cosa fare, cosa scegliere e magari questa volta scegliere bene. Perciò, lentamente si avvicinerebbe, mantenendo da questa la distanza di 3m alla sua destra, non dice nulla, si ferma li e rimane a guardare la casa. <Buongiorno> afferma mugugnando verso la ragazza in quella condizione imbarazzante in cui si trovano. [ch on]

10:04 Kaori:
 Il vento soffia leggero, di tanto in tanto, mentre il sole bacia la sua pelle bianca. Il tempo par essersi congelato mentre lei rimane immobile, sul ciglio della strada, in quella che pare contemplazione. Stringe e ristringe la presa sul borsone, non si muove, non fiata. Le ciglia battono leggere sul viso, l'aria entra ed esce dalle piccole narici e nulla varia attorno a lei. La vita scorre alle sue spalle e lei non ne fa parte. E' incastrata in una crepa di tempo fra un istante e l'altro in attesa di riuscire a saltarla, in attesa che qualcuno ce la tiri via. Da un lato o dall'altro. Ha chiesto a Raido di permetterle di farlo da sola, sentiva che era la cosa giusta da fare, eppure... eppure adesso si ritrova a non sapere più come agire, cosa fare. Non riesce a muovere un solo muscolo, non riesce ad avanzare o retrocedere. Si sente incatenata al suolo, sente i piedi dannatamente pesanti, incollati al suolo o inchiodati ad esso. Deglutisce ripensando all'ultima sera trascorsa fra quelle mura, a quella cena silenziosa coi suoi genitori di cui ora si pente così profondamente. Era tesa, nervosa in vista della partenza, della situazione e non ha saputo approfittare di quel momento di unione con loro. Non ha saputo dir loro quanto li amasse, quanto avrebbe voluto rimanere lì per sempre, al loro fianco. Si umetta le labbra, chiude gli occhi, cercando di scacciar via dalla propria mente quel pensiero. No. No, non può pensarci, non può crogiolarsi in quegli amari ricordi proprio ora. Dev'essere forte, dev'essere stoica. Inspira a fondo gonfiando il petto gentile deglutendo un grumo di saliva che le si era bloccato alla gola. Inspira l'aria fresca del mattino e si ritrova a venir raggiunta, improvvisamente, da una voce che spezza la monotonia di quel momento. Riconosce la voce, sa chi è, e non sa cosa questo le scateni dentro. Ruota semplicemente il capo verso destra puntando le iridi perlacee in quelle della ragazza, sul suo viso candido. Non dice nulla, non sa cosa dire, non sa neppure cosa provi. Il loro ultimo incontro prima della missione le pare un ricordo lontano, appartiene ad una vita fa. Di tutta quella rabbia, di tutto quel fuoco, non rimane assolutamente nulla in lei se non le ceneri. Ruota nuovamente il capo verso l'abitazione sentendo il cuore stringersi, far male. <Non...> la sua voce è sottile, bassa, un soffio sfuggito per caso dalle sue labbra. <...riesco ad avvicinarmi.> Ammette con tono neutro, quasi piatto, sfumato soltanto di una vaga incertezza. <Volevo tornare qui, riprendere da dove tutto si era interrotto, andare avanti...> Non sa perchè le sta dicendo questo, non sa perchè si sta aprendo a lei in quel modo, ma non può fare a meno di continuare, non riesce a fermarsi, non può farlo. <...ma non posso entrare> Le labbra si stringono, il capo si scuote appena mentre continua ad osservare quella casa che mai come ora le pare così distante. <E' vuota. Non ci sarà nessuno.> E lei sarà sola. [chakra: on]

10:35 Mekura:
 Si è un problema comune, alla fine ci si ritrova davanti a case vuote di persone e piene di fantasmi. Non la guarda ancora, se non di sfuggita lasciandola parlare in completo silenzio dandole tempo per poter parlare, per poter reagire, per poter fare quello che le serve fare e di quello che ha bisogno. Lascia che ci sia del vuoto, del silenzio tra loro due e poi, incrociando le braccia, guardando verso la struttura Mekura prende un lungo respiro e alla fine parla <non sarà sempre così> non cerca di consolarla, ma solo un dato di fatto, una affermazione di chi sa di che cosa sta parlando, buona parte della sua vita alla fine l'ha passata in solitudine. <ci saranno momenti, in cui sentirai i muri parlare, di notte, qualche eco del passato> abbassa il capo, non vuole filosofeggiare troppo, nessuno delle due ne ha bisogno, scuotendo in silenzio la testa per poi portare indietro una ciocca di capelli dietro il capo. <ma presto ci sarà chi desidererai che ci sia> afferma la ragazza guardando Kaori a distanza <per ora devi solo capire se desideri esserci tu li dentro> sospira assottigliando le palpebre per poi portare le mani dietro la schiena. Non sa più che dire o fare, ha sempre l'impressione che più parla, più non fa altro che peggiorare la sua condizione costantemente. <non sono grandi consigli me ne rendo conto e non sono neppure la persona che dovrebbe darteli, non sono...la persona saggia che credevo di essere> ripescando direttamente dall'ultima discussione che hanno avuto alle terme, ricorda ogni parola che la ragazza le ha detto quella notte. Rimane di nuovo in silenzio, in quei tempi lunghi guardando quello che sembra un mostro, ma non lo è <ma parlando di case vuote, questa è una di quelle case che si è sentita sola..e che non aspetta altro che proteggere ancora una volta chi la abitava> non c'è nulla da temere in quella casa.<..hai, comunque bisogno di una mano?> probabilmente è troppo presto, ma ci prova. <oppure ti lascio in pace...non dovrei neppure essere qui, dovrei semplicemente lasciarti in pace come ti avevo promesso, almeno fino al giudizio di Akane> [ch on]

10:53 Kaori:
 Le parole di Mekura fanno da sottofondo a quel momento. Osserva e scruta quella casa rivedendo in quel luogo il volto di suo padre. Rivive ricordi, momenti passati fra quelle mura che non sarebbero mai più tornati, che non avrebbe mai più potuto ripetere. Il cuore si stringe, fa male, mentre la voce della Hyuga va a raggiungerla. Cerca di confortarla, di farle accettare la situazione e al tempo stesso di tenere quella distanza che la giovane, per prima, aveva imposto fra loro. Le sembra tutto così lontano ora, tutto così piccolo. Sente gli occhi farsi lucidi mentre ricorda, ripensa agli anni trascorsi proprio in quella casa. E' terrorizzata dall'idea di muovere un altro solo passo, eppure al tempo stesso vorrebbe tornarci. Vorrebbe rivedere quelle mura, quelle stanze, respirare una volta ancora l'aria della sua casa. A quelle ultime parole il viso di Kaori prende a muoversi lentamente, pian piano, fino a voltarsi in direzione di Mekura. I suoi occhi brillano di lacrime mute, trattenute, mentre il naso e le gote sfumano in un rosso pastello. La osserva in silenzio per qualche attimo, per pochi minuti sentendo il pianto prossimo ad esplodere. <Come... come vivo io in un mondo senza di lui?> la voce è spezzata, flebile, trema vistosamente mentre esce dalle sue labbra vibranti. Cerca di essere forte, cerca di trattenere tutto, di non esplodere ancora. <La sua pipa sarà ancora sulla mensola del camino. In bagno ci sarà il suo rasoio che non userà più. Le sue scarpe saranno nell'anticamera d'ingresso> Si ferma, si blocca, stringendo le labbra mentre una lacrima scivola via da ogni occhio, calda, percorrendo rapidamente il viso e cadendo giù, nel nulla, perdendosi fino a colpire terra. <Cosa... ne facciamo?> E pare, d'improvviso, una bambina sperduta, confusa, con le ginocchia sbucciate alla ricerca di un padre che possa dirle che non farà sempre male, che prima o poi avrebbe smesso, che sarebbe tornato tutto a posto se solo lui avesse potuto occuparsene. Ma questo non padre non c'è più, non arriverà, e le ginocchia continueranno a bruciare. <Cosa faccio... adesso?> e gli occhi si chiudono, il capo si abbassa, e le lacrime scivolano via una dopo l'altra, rapidamente, mentre trattiene a stento l'istinto di cadere, di lasciarsi andare proprio lì, per strada, rannicchiandosi su se stessa per proteggersi da tutto quel dolore. [chakra: on]

11:16 Mekura:
 Come vivere? come continuare quando si perde i propri genitori? quando si ama qualcuno che ti ha protetto fin ora e poi scompare, perché la morte arriva per tutti, forse in modi differenti. Ma la morte è la morte, con tutti i percorsi che si fanno per arrivarci alla fine il lascito del dolore che si prova non è mai bello e scatena solo lacrime. Prova una immensa vergogna di fronte a Kaori, per quello che è successo e per quello che la sua famiglia ha causato alla famiglia di Kaori. Abbassa il capo stringendo le labbra avvicinandosi di un passo. Cosa fare? cosa dire ad una bambina sperduta? la mente viaggia a quando ha perso le persone che l'hanno cresciuta Tetsuo e Baba...non parla con loro da molto tempo, vorrebbe sapere cosa potevano dirle, consigliarla...come hanno fatto loro prima di morire, nelle ultime parole. Avevano chiesto di non piangere. Si avvicina sempre con cautela con quella domanda che la assilla. cosa fare? cosa dire. Si ritrova a scavare nella memoria a quella Mekura più giovane che ha visto morirsi davanti quelle persone una dopo l'altra.Non ha pianto allora, o lo ha fatto? non ha pianto perché le avevano ordinato di non farlo...ma cosa si è portata dietro alla fine? se non il fatto di essere completamente persa senza di loro? del fatto che dovesse combattere costantemente con l'illusione che potesse farcela da sola ritrovandosi fragile al pensiero di una famiglia costantemente alla ricerca di un surrogato. Cosa fare? cosa fare? <tira fuori tutto> afferma Mekura alla fine lasciando che sia la sua bocca a parlare, il suo istinto, non il suo dubbio o le sue domande <tira fuori tutto, Kaori, non c'è alcuna debolezza in quello che senti> Si avvicina ancora arrivando praticamente di fronte a questa, senza ancora osare toccarla, guardandola comprensiva <urla, picchiami, fai quello che ti serve per liberarti, tutto quello che ti serve, posso reggere> insomma, fai di lei il manichino che si sente di essere al momento, probabilmente ha la capacità di conforto di un peluche per Kaori, quindi miserevole, ma si da quello che si può in una situazione del genere, anche se vuol dire farsi del male. [ch on]

Stop

Tutto quanto è finito, gli Hyuga sono salvi, Kaori è salva, la battaglia è vinta. Hanno combattuto con tutte le loro forze ma come ogni guerra, ci sono state delle vittime. Morti per un bene più grande, per una forza più grande ma la tristezza nei cuori della due Hyuga è troppo grande. Kaori piange la morte del padre che, nonostante si apparso un traditore all'inizio, si è rivelato un grand'uomo che ha cercato di proteggere la figlia anche in situazioni di estremo pericolo e tensione. Mekura è stata attaccata da tutti quanti, tutti quanti l'hanno incolpata di quello che è successo, l'hanno aggredita per aver svolto semplicemente il suo dovere ma da questa storia ha imparato qualcosa. In questo momento, due cuori tristi si stanno unendo per far tornare la pace, una pace salda e duratura, una pace che sarà impossibile da rompere e disfare. Non più adesso. Dall'alto dei cieli questo lo sanno perchè loro vi osservano, vi guardano in ogni momento e in ogni momento sono al vostro fianco, vi proteggono dalle intemperie della vita. La casa sembra spoglia e vuota ma davanti a voi li vede passare, li vedete camminare in mezzo alla gente come se niente fosse successo<Ciao papà>sentite una voce alla vostra sinistra, in mezzo a tutta quanta la folla, la voce di Daiko che saluta Lars Hyuga. Entrambi sono vicini e sorridono e con loro vi è anche Naru Hyuga. Tutti e tre sono li a guardarvi, a sorridervi felici per i progressi che state facendo. Tre forze, tre fantasmi, tre spiriti che continueranno a vegliare sempre su di voi. Il braccio di Daiko si solleva, il pollice destro viene portato verso il cielo in loro direzione mentre Naru indica a Kaori la porta di casa. E' tempo di cominciare una nuova vita, è tempo di andare avanti perchè è questo che vi stanno dicendo, è questo che vogliono<Noi saremo sempre con voi>conclude la voce di Lars. [Continuate pure fanciulle]

11:55 Kaori:
 Non si muove, non fa nulla quando Mekura avanza lentamente verso di lei. Forse perchè si muove lentamente, forse perchè non ha la forza di reagire, forse perchè, semplicemente, nulla ha più importanza in questo momento. Il rapimento, la paura dei giorni precedenti, la sensazione di vuoto a seguito dell'assassinio di Cappuccio Rosso. Nulla. Niente di tutto questo adesso conta perchè l'unica cosa che la pervade è la paura di tornare in un luogo così pieno di lui. Un luogo che ancora potrebbe nascondere l'odore della pelle di suo padre su un cuscino, su una poltrona, su una sedia nella cucina al tavolo da pranzo. Fa male. Ogni cosa, ogni respiro è una stilettata al cuore che la porta a contrarsi in una smorfia di dolore. Le lacrime scivolano come torrenti di fuoco lungo il viso solcando le sue gote e cadendo verso il basso. Ha pianto tanto fino a questo momento, ha sfogato spesso il dolore per quella perdita, e si sente estremamente patetica e debole a piangere ancora e ancora e ancora. Possibile che nonostante tutto non riesca ancora a sopportare quella sofferenza? Che sia ancora così debole da impedirsi di soffrire in silenzio? Si odia, si odia per questo, e sa che suo padre avrebbe sofferto a vederla in quelle condizioni. Ma il ricordo del suo viso strappato dal suo corpo, dei suoi occhi immessi nel viso di qualcun altro la tormentano ogni notte, ogni momento, portandola a non riuscire neppure a respirare. Ed è quando sente la voce di Mekura che si ritrova ad alzare verso di lei il viso, l'espressione congestionata dal dolore mentre le lacrime scivolano via senza controllo, il naso otturato e chiuso. Il respiro è corto, breve, affannato mentre cerca di respirare a dispetto di quei singhiozzi che la scuotono. E quando l'altra la invita a sfogarsi, tutto ciò che Kaori riesce a fare è far cadere la borsa di mano e lanciarsi su di lei. Brucia quella distanza che le separa e tenta di portare le braccia dietro le sue spalle, il suo collo, abbandonandosi col capo contro la sua spalla, piangendo con forza, gemendo, esplodendo, lasciando che quel fiume dentro di lei straripi inondandola e travolgendola. Si lascia pervadere dalla paura, dal dolore, buttando tutto fuori, abbandonandosi completamente contro l'altra. Un abbraccio che andrebbe a stringere attorno all'altra, nel quale andrebbe a perdersi, trovando un leggero conforto in quella concessione che le viene offerta. Può piangere, può sentirsi debole solo per un attimo, solo per un momento. Non deve essere forte, non deve combattere quel dolore. Per la prima volta le viene concesso di provarlo, di lasciarsi avvolgere, di abbracciarlo così da provarlo a pieno e farsi scuotere da esso. Piangi Kaori, piangi la tua paura. <Pa--papà...> un singhiozzo rotto, spezzato, che verrebbe librato contro la di lei spalla, col viso zuppo di lacrime salate e la voce tremante, infranta, che esce come un soffio scostante. Ed è allora, è mentre il pianto s'infrange -forse- sulla spalla di Mekura che qualcosa accade. Una voce, come un soffio di brezza calda, va sfiorando il viso di Kaori portandola a sollevare il capo, ad osservare alla loro sinistra, in mezzo alla strada, delle figure. Delle sagome evanescenti, trasparenti, che le osservano e sorridono portando in viso tutti e tre gli stessi occhi. E Kaori sente il mondo fermarsi, il cuore stringersi in una morsa calda e dolorosa al tempo stesso. Il viso di suo padre la osserva, le sorride e lei si sente morire. E' felice di poterlo vedere ancora, di poterlo sentire ancora al suo fianco, ma sapere che sarà l'ultima volta, che non potrà stringerlo né parlarci la uccide. La fa sentire devastata. Vede la figura di Daiko, quella dell'altro e uomo e uno sguardo viene lanciato a Mekura cercando in qualche modo di condividere con lei quel momento. Ma è un attimo prima di tornare a guardare quelle figure, l'immagine di Naru che, sorridendole, le indica la porta di casa. Le sta dicendo di avanzare, di andare avanti, di non fermarsi. Ma fa male. Fa maledettamente male. Kaori sente le lacrime bruciare sul viso mentre la voce dell'uomo sconosciuto le conforta. <A--aiutami...> mormorerebbe allora, fra le lacrime, alla ragazza, cercando di andare a sciogliere quella stretta -se mai si fosse verificata- per andare a ricercarne la mano. <N--non lasciarmi s--sola..> una richiesta, una supplica, per cercare la forza di avanzare, di andare avanti verso quel passo che non riesce a compiere. Ma forse, con lei, con il loro aiuto, potrà riuscire ad avanzare, ad andare avanti. [chakra: on]

12:20 Mekura:
 Non sapeva che cosa sarebbe successo, si aspettava un palmo d'aria li sullo stomaco e diciamocelo francamente, se lo sarebbe meritato. Invece la ragazza si lancia addosso portando le braccia attorno al collo iniziando a piangere come una fontana. Mekura ha un sussulto mentre guarda il vuoto, sentendo Kaori che si dispera sulla sua spalla come se avesse sentito la carica emotiva travolgerla. Anche lei è causa di quel male tremendo, colpevole di molte cose. Non è un perdono, non lo considera come tale, dovrà sudarsi la sua fiducia probabilmente per autopunirsi da sola, ma la Hyuga la lascia fare e sollevando le mani andrebbe ad abbracciarla chiudendo gli occhi cercando di darle conforto, stringendola appena in modo da aiutarla a tirare fuori le lacrime <oh Kaori...andrà tutto bene> afferma questa cercando di consolarla <Hai Raido, hai tua madre, hai molte persone che ti vogliono bene, passerà tutto> sussurra questa lasciandola fare senza dire altro, perché non c'è più altro da dire, ma solo da buttare fuori. Poi una brezza calda, una sensazione una voce familiare. Apre gli occhi guardando in direzione della voce, sbiancando osservando un fratello che non vedeva da una vita ed un padre che ha conosciuto solo nelle foto di casa sbiadite e nelle foto delle sue indagini..Lars Hyuga. Rimane seria, spiazzata ad osservare quei tre, in particolare suo padre e suo fratello fargli cenno su dove stanno andando e su dove devono andare loro e poi Lars che parla. Solleva il mento, con lo spirito vagamente temprato da quella visione, tenendo lo sguardo sul padre ricostruendo il suo sguardo temprato dalle difficoltà, con gli occhi pieni di lacrime ma trattenuti con stoica resistenza...la sua famiglia è una famiglia di martiri e di assassini, di vittime e carnefici, ora sta a lei decidere chi o cosa essere. Annuisce verso Lars fino a quando non rimangono di nuovo da sole. Scioglie l'abbraccio e afferra la mano della ragazza una volta che questa l'avesse cercata <...sempre ad attirare l'attenzione, i maschi della mia famiglia> afferma cercando di essere ironica sull'attuale evento soprannaturale che si è verificato..c'era bisogno un'attimo di stemperare, o quello, oppure sta sognando ancora attaccata alla bottiglia. Facendo la stessa strada con lei, afferrando la borda di Kaori se questa l'avesse lasciata ancora a terra, avanzano verso la porta. <non ti lascio> [ch on]

12:35 Kaori:
 E' un calore piacevole, gentile, quello che la spalla di Mekura sa offrirle. E' un riparo accogliente, sicuro che in questo momento la salva dalla disperazione che la sta travolgendo. Si lascia abbracciare, la stringe a sua volta, e riscopre in quel contatto una miriade di sensazioni nuove. Colpa, nostalgia, paura, imbarazzo, stanchezza. Tante cose sono successe, tante cose accadute fra loro e adesso tutto sembra essere lontano di anni. Adesso tutto svanisce lasciando posto solamente a quell'abbraccio stanco che la porta ad abbandonarsi ed aprirsi totalmente a lei nel suo attimo più fragile. La sua voce è una carezza, è dolce, è bassa, cerca di aiutarla a superare quel lutto, eppure le fa solamente più male. Si sente come una ingrata a continuare a soffrire per la perdita di suo padre quando tanta gente è così in pena per lei. Lo sa. Sa di non essere sola, sa di poter avere qualcuno accanto pronto ad aiutarla in qualsiasi momento, eppure... eppure questo non rende più semplice l'idea di dire addio alla figura di suo padre. Lo rende più doloroso, lo rende più difficile. Ed è solo allora che qualcosa cambia, muta e quella visione porta Kaori a cercare la forza di proseguire. L'invito di suo padre ad andare avanti, a continuare, la porta a voler tentare, a volercela fare, ma da sola non può, non riesce a smuovere i piedi da terra. Suo padre sarà con lei, l'avrebbe aiutata, l'avrebbe protetta, ma non sempre avrebbe potuto guidarla. Quel compito, forse, è meglio lasciarlo ai vivi. E Kaori, semplicemente, ingenuamente, va a rivolgere a Mekura il suo bisogno, la sua paura, chiedendole aiuto. Le due ricercano la loro mano, la trovano, e la loro pelle si stringe in un contatto più solido, più stabile, attraverso il quale si fa strada un collegamento profondo. Forse, semplicemente, si va a riaprire quel ponte che s'era alzato nelle settimane precedenti. Kaori sente il petto pesante, gli occhi bruciare, il corpo tremare, ma sa che non cadrà, che lei l'avrebbe tenuta su. Riesce persino a strapparle una risata, riesce persino a rendere un po' più leggero quel momento con quella battuta. Kaori dà in una risatina strozzata, tremante, mentre voltandosi nuovamente verso la casa prende un profondo respiro. Sente la voce di Mekura rassicurarla, aiutarla, e si ritrova semplicemente a guardarla con occhi liquidi. <Gr--grazie..> un mormorio rotto, stanco, che precede il primo passo verso quella difficile scalinata. Sono solo dieci metri. Una distanza che adesso potrebbe percorrere in un battito di ciglia. Una distanza che potrebbe percorrere col minimo sforzo, la minima fatica. Sono solo dieci metri eppure le sembra la strada più difficile che abbia mai percorso in vita sua. Neppure la corsa fatta per raggiungere il sarcofago di quel mostro le era parsa così difficile, sotto il crollo di una intera montagna sulla sua testa. Stringe la presa sulla mano della Hyuga e, deglutendo i suoi stessi singhiozzi, ecco che cerca di avanzare, di farsi forza, mettendo un passo davanti all'altro, lentamente, assicurandosi che anche Mekura sia con lei, che anche la ragazza stia procedendo al suo fianco, pronta a fermarsi assieme a lei se ne avesse avuto bisogno. E se così fosse stato, se l'altra l'avesse seguita assecondando il suo ritmo incerto e impaurito, ecco che allora avrebbe trovato in quella gentilezza la sua forza. Il gesto di Mekura le avrebbe donato la forza di non fermarsi, di continuare ad avanzare, fino a ritrovarsi dinnanzi la porta di casa. Un percorso difficile, ripido, che la fa sentire esausta, sfinita e al tempo stesso ancora a metà strada. La mano si poggia sulla maniglia, le lacrime scorrono ancora calde, e lo sguardo torna a specchiarsi in quello della special, cercando nelle sue iridi la forza per compiere quel secondo passo. [chakra: on]

12:55 Mekura:
 <Non devi> afferma con sicurezza continuando a stringerle la mano, tenendola saldamente ma con gentilezza seguendo i suoi passi <anzi, era ora che mi comportassi come un'essere umano, in particolare con..> una amica <con te> Procede con i propri passi calcolandoli con attenzione, adeguandoli a Kaori come quando doveva insegnare alla sua Ai a camminare da sola pur essendo cieca. La sente sorridere in modo strozzato facendola a sua volta sorridere leggermente per il conforto di riuscire a fare ancora queste cose, di usare l'ironia nata dalla sofferenza per portare le cose ad una "normalità". Avrebbe un sacco di cose da chiederle, come ad esempio quello che è successo in quel tempio, cosa ha dovuto affrontare, subire, che cosa è successo insomma, ma adesso non è importante, quello che è importante sono i passi da compiere verso quella casa, per il resto ci sarà tempo. Lascia che la mano vada sulla maniglia, le lascia fare tutti i passi che le servono cercando solo di assecondarla mantenendo la mano stretta su quella di Kaori per tutto il tempo. La guarda cercando di non essere assillante nel tenere lo sguardo sulla figura della ragazza e alla fine cerca di dire qualcos'altro <stai bene con i capelli neri> qualcosa di assolutamente stupido magari <ti piacciono?> chiede cercando di distrarla e rendere le cose un minimo più leggere per Kaori di affrontare la soglia, di non farla pensare costantemente al peso di quella azione. [ch on]

Kaori a pappa <3

14:03 Kaori:
 Scuote il capo, Kaori, quando ode la voce di Mekura pronunciare quelle parole. Non ha mai pensato che non si fosse comportata da essere umano. Che avesse sbagliato sì, certo. Che l'avesse abbandonata, anche... ma non che non fosse una persona. Tutti hanno fatto degli sbagli nella vita e sicuramente in quella particolare situazione. Kaori, senz'altro, ha sbagliato a sua volta ma non vuole che Mekura si addossi più colpe di quante non dovrebbe. Non vuole che si scusi, non vuole pensare a quello che è successo fra loro in quel momento. <No... Non fa niente. Non importa> cerca di cancellare tutto, di lasciare alle spalle quello che c'è stato. Da quando ha ucciso con le sue mani quel vecchio tutto ha perso d'importanza nel giro di un istante. Il dolore del rapimento, la paura passata nella sua cella, quella specie di stupro al suo corpo. Non le importava di niente, non le importava di nulla. Di tutta quella storia era rimasto solamente il vuoto di una vendetta consumata e dell'assenza di suo padre. Solo dolore, solo tristezza. Solo cenere. E sì, dovranno parlare, dovranno chiarire il loro rapporto prima o poi, dovrà scusarsi delle cose orribili che le ha detto al loro ultimo incontro. Ma ora... ora non ne è in grado, ora riesce a stento a camminare, a respirare. Ha bisogno di non crollare per poter rimediare agli errori commessi, ha bisogno di rialzarsi per ricostruire ciò che è stato distrutto. E così avanzano, camminano, e arrivano davanti a quella porta che adesso par cosparsa di fiamme dinnanzi a lei. La osserva deglutendo, tremando, tenendo ben salda la presa sulla mano di Mekura. Ed è proprio la sua voce a distrarla dalla concentrazione e dalla paura di quel prossimo passo, la sua voce a tirarla fuori da quell'abisso in cui sta precipitando, facendole vedere uno spiraglio di normalità con quelle parole semplici, leggere, forse frivole. Vitali. Lo sguardo di Kaori, umido e sorpreso, la osserva presa in contropiede mentre inizia a boccheggiare con fare confuso. <A-ah... uhm...> si umetta le labbra, si pensa su, riflettendo sul fatto che questa è la prima volta che si chiede davvero cosa pensi del suo aspetto. <Li ho tagliati male> commenta alla fine con un accenno di imbarazzo, di colpa, tirando su col naso. <Sono storti...> mormora come vergognandosi solo ora di questo piccolo particolare. <Però inizio ad abituarmi> aggiunge poi abbozzando un sorriso tremante, le lacrime che rallentano sul viso mentre inizia a sentirsi confortata e calmata dalla presenza della Hyuga. L'attenzione torna ora sulla porta, sulla maniglia stretta nella sua mano. Può farcela ad aprirla, ma non sa se vuole davvero farlo. Si sente persa, trasportata via da mille correnti di brezza contrastanti e l'unica cosa che la tiene ancorata al suolo è la mano che Mekura le stringe. Inspira a fondo, frena il pianto e, tirando su col naso, ecco che va ad abbassar lentamente la maniglia. Un cigolio leggero, stridulo, ed ecco la porta andare ad aprirsi liberando il passaggio verso l'interno. Kaori andrebbe a muovere uno, due, tre passi verso la casa ritrovandosi dentro di essa. L'ingresso è come lo ricordava, pulito, luminoso, sempre uguale. Andrebbe a sfilarsi gli stivaletti, a lasciarli nell'anticamera prima del corridoio e poi andrebbe a muovere -sempre che Mekura la segua- qualche passo più avanti fino a raggiungere il punto in cui dal corridoio ci si affaccia nel soggiorno-cucina. E' tutto così silenzioso, così familiare. Il sole filtra dalle finestre, l'aria è un po' chiusa per via dell'abbandono di quel luogo nelle ultime settimane, ma niente è mutato davvero. <Sono a casa...> un sussurro basso che vuole far eco a tutte le volte in cui, ritornando, ha pronunciato quel dire ad alta voce per informare i suoi del suo arrivo. Nessuno, però, questa volta risponde al suo avviso e la voce si disperde nel vuoto di quelle stanze. Inspira a fondo umettandosi nervosamente le labbra andando a sciogliere la presa sulla mano dell'altra per indicarle con un cenno del capo la stanza accanto. <Vieni> le dice abbozzando un sorriso mesto, spento, cupo. <Ti preparo un tè.> aggiunge allora, stancamente, andando a raggiungere la cucina superando a passi rapidi il luminoso soggiorno. [chakra: on]

14:21 Mekura:
 Lasciano perdere, inutile dire che sono cose che vanno corrette e rimesse a posto, con il tempo magari, non ora...e dovrà parlare anche con Raido, è sempre in tempo a morire sotto i colpi della Samehada. Mantiene la presa ascoltando la risposta alla sua domanda sui capelli, se piacessero o no. La ragazza alla fine, neppure troppo convinta risponde con fare confuso. Si vede che li ha tagliati storti, sfilacciati e che sta iniziando ad abituarsi <hum> mugugna Mekura riguardo ai capelli sorridendo di rimando sempre cercando di essere delicata come lo è stato fin ora, con alti e bassi. <bhe, la cosa bella con i capelli è che ci puoi fare di tutto e ricrescono> afferma questa continuando a sorridere <mi immagini con una cresta centrale? con una sfumatura alla pappagallo..o pavone? facciamo blu sulle punte e verde alla radice> cerca ancora di distrarla, di farla sorridere andando a togliersi le scarpe basse andando a sfilarsele portando la punta sul tallone e quindi piegarsi e metterle in ordine all'interno dell'anticamera seguendo la ragazza. La guarda mentre sussurra di essere a casa, iniziando a fare i suoi primi passi in casa verso questa nuova vita seguendola fino alla cucina per andare a prepararsi il thè con lei. <ti do una mano> il tono è basso, non vuole distruggere nulla di quello che stanno ricostruendo, se osasse dire qualcosa di più ha paura che tutto cada come un castello di carte. [ch on]

14:37 Kaori:
 Le iridi di Kaori si sgranano, s'allargano e fissano Mekura quasi con fare basito prima di andare a scoppiare in una piccola, sana risata. Ha provato a immaginare la figura della ragazza con i capelli appena descritti e la scena è semplicemente ilare. Non perché la ragazza non sia bella, affatto, probabilmente è l'unico problema del quale non dovrebbe in alcun caso preoccuparsi; ma perchè quel taglio le parrebbe assurdo addosso a chiunque. Più che altro, poi, per le sfumature di colore ipotizzate, non per il taglio in sé. <No, non ti immagino affatto> sorriderebbe lei sentendosi per un istante più leggera, più normale, col viso pesante a causa delle lacrime che si stanno asciugando su di esso, gli occhi carichi del peso di quel lungo sfogo. <Però penso che Yukio potrebbe farlo. La cresta già ce l'ha praticamente... solo che è tutta nera> proverebbe a dire lei con una voce un po' nasale, i ricordi a volare a quel loro primo incontro nei pressi di Shukosato. Ricorda quei bei capelli neri rasati da un lato e tenuti più lunghi dall'altro, quel taglio strano che forse solo a lui può donare così tanto. Ed è strano ritrovarsi a pensare a cose così semplici in un momento come questo, dopo quel turbine di sentimenti e dolore che l'ha travolta e sconquassata. Respira pesantemente mentre si trova a muoversi per casa, le sembra di tornare indietro di molto, molto tempo a ripercorrere quel corridoio, eppure nulla sarà come prima. Per un po'. L'assenza, il dolore, il lutto si farà sentire, la mancanza di suo padre riecheggerà per molto tempo fra quelle mura e poi diventerà un'abitudine silenziosa. Un'assenza sorda nel fondo del suo cuore, ma sempre presente. Incolmabile. Tira su col naso andando a dirigersi verso la cucina notando come la Hyuga la segua tranquilla, lentamente. Alla sua proposta Kaori sorride mesta, annuisce e va ad espirare stancamente. <Volevo rimettere un po' a posto. Aprire le finestre, pulire, sistemare le mie cose...> le rivela mentre, raggiunta la cucina, va a lavarsi le mani intrise di lacrime sotto l'acqua corrente del lavandino. <...sai, per quando tornerà mia madre.> aggiunge poi umettandosi le labbra, calmandosi poco per volta, asciugandosi le mani con un asciugamano lì vicino. <Dovrò raccontarle tutto, quindi volevo almeno non darle altro a cui pensare> le spiega voltandosi verso di lei per guardarla in viso prima di aprire uno sportello della credenza sopra il lavello ed afferrare due tazze. Le dispone sul ripiano della cucina e prende da un altro scaffale una scatola in legno molto elegante e pregiata. La tiene fra le mani volgendosi verso la Hyuga aprendola in sua direzione, mostrandole un piuttosto ricco assortimento di té ai vari aromi. <Scegli pure> la invita col tono meno cupo e triste possibile, prima di raccogliere il coraggio e respirare a fondo. <Tua... madre...> non sa bene cosa dire, come chiederlo, perciò si ritrova a fermarsi per un secondo schiarendosi la voce. <...cosa le succederà?> aggiunge, alla fine, con espressione nera, cupa, piuttosto tesa. [chakra: on]

15:02 Mekura:
 Appena ci pensa anche lei si mette a ridere a denti stretti abbassando la testa cercando di stringere le labbra mentre con la mano libera si nasconde un poco. Quando sente le parole riguardo a Yukio, Mekura pur ridendo scuote il capo con ferocia <non diamogli idee strane che lui non aspetta altro che fare qualche follia spropositata, adesso oltre ai miei figli ha anche i suoi figli> ergo ha 2 bambolotti da poter elaborare a suo piacere, una adolescente e un bambino muto che non può lamentarsi...deve andare a riprendere i suoi figli appena ha finito qui, sente un fremito nella forza ogni volta che pensa a Yukio e bambini insieme...almeno prima di ripensare ad altro. Strine la presa in uno spasmo la mano libera cercando di afferrare ancora una volta quella piccola mano, ma non trovandola si ritroverebbe di nuovo alla casa di Kaori, scossa, tentennante andando a sbattere gli occhi quando sente la necessità di Kaori <mi sembra un'ottima idea, mettere a posto casa> dovrebbe fare così anche con la sua, ne ha sofferto abbastanza, un po' come la sua dieta. <grazie> afferma andando a scegliere una tisana ai frutti di bosco, un sapore che apprezza di più del semplice thè verde, almeno ultimamente. Poi sente quella domanda riguardo a sua madre, ad Akane. Rimane in silenzio per un po', andando ad afferrare la tazza inserendo già dentro il filtro per poi girarsi verso la ragazza <Akane dovrà rispondere di quello che ha fatto, dopo aver riparato le sue ossa> è stata costretta ad azzopparla per sicurezza. <e appena sarà capace di camminare, riceverà un processo all'interno del clan Hyuga, secondo la legge> sospira pesantemente <ci dirà cosa è successo dal principio ed in quanto in questa storia ha agito al di fuori del sigillo ed in maniera consenziente> prende una pausa pensando a sua madre, al fatto che abbia fatto queste cose. Non ha ricevuto il sigillo da subito, si ricordava certe azioni, quando parlava con Kaori non aveva un blocco del carattere come invece è successo quando combatteva con lei, inoltre per lasciare quei messaggi serviva che fosse lucida. <ha solo tre scelte, se le va bene andrà in esilio, il byakugan bloccato in qualche modo, il cognome rinnegato> se le va bene <la sentenza di morte> afferma con l'amaro in bocca <oppure il seppuku> il suicidio per ripagare al disonore, non è una scelta che si fa così spesso come si creda e Akane sembra molto più propensa verso questa eventualità, o la seconda...visto che lei stessa le stava chiedendo di ucciderla. [ch on]

15:22 Kaori:
 <Dei figli? Davvero?> domanda lei, sorpresa, non avendo neppure idea che al momento il Tessai avesse qualcuna accanto. <Non pensavo fosse il tipo. Insomma, mi sembra un po'... come dire...> non vuole offenderlo, sia chiaro, ma durante il loro unico incontro al di fuori della guerra la figura del Kokketsu le ha dato l'idea di essere decisamente.. trasgressivo. <...libertino?> Ma poi, dopotutto, non può certo dire di conoscerlo davvero, sono solo sensazioni provate in un breve incontro quand'era ancora una genin. Se ci ripensa ora le sembra che siano trascorsi anni. Una volta in casa nota come il non pensare alla situazione attuale l'aiuti a rimanere tranquilla. Ritrova in quei piccoli gesti una familiarità che credeva di aver perduto e, mentre posa nelle tazzine le bustine di té, ecco che va ad estrarre da un mobile una teiera. La riempie d'acqua e la mette sul fuoco in attesa che sia abbastanza calda da poterla poi versare nelle tazze e lasciare in infusione i sacchetti. Sorride appena alla volta di Mekura quando lei concorda col suo fare e poi si dirige verso il soggiorno per aprire la finestra. Lascia che l'aria circoli, si ripulisca, mentre la Hyuga espone la situazione di sua madre. Kaori si volta verso di lei, la invita ad accomodarsi con un gesto della mano indicandole le sedie attorno al tavolo ed il divano: a lei scegliere dove sistemarsi. Ascolta le sue parole, il suo racconto e si ritrova a rimuginare, a pensare a quanto compiuto da lei fino a quel momento, in quel mese di prigionia. La Hyuga s'adombra appena, pensa, rimugina ed alla fine si trova a sospirare stancamente schioccando la lingua sul palato. <Mi ha fatto sapere lei che stavate arrivando...> rivela, alla fine, ponendo lo sguardo verso un punto imprecisato della stanza. <Dopo avermi... usata ha lasciato che sentissi che Raido aveva portato al sicuro mia madre, che stava arrivando a prendermi> spiega con tono piatto, vuoto, rievocando quei ricordi nella sua mente. <Non capivo perchè lo avesse fatto. Ma ora, forse, è più chiaro> Magari stava cercando di darle speranza, di farle sapere che qualcuno là fuori si stava preoccupando per lei. Forse era un modo, durante la sua messa in scena, di espiare parte delle sue colpe. Ma questo... avrebbe cambiato qualcosa? La sua mano ha comunque ucciso suo padre, ha comunque reciso l'arteria che gli donava la vita. Può davvero perdonarla per questo? Può davvero concedersi di provare pietà per lei? <Comunque mi dispiace, per come è finita> riprende poco dopo lasciando cadere nel vuoto quei pensieri, cercando di riscuotersi da quelle infelici riflessioni. <Non dev'essere facile> [chakra: on]

15:45 Mekura:
 Quando sente la descrizione di Yukio da parte di Kaori non può fare a meno che sorridere <un passionale libertino> la corregge ripensando al tessai <ma c'è di peggio> si può essere un passionale libertino come Azrael. <in più Yukio...ha sempre voluto la famiglia in cuor suo, avere figli, una condizione quantomeno normale, qualcuno a cui donare qualcosa di se, anche amore incondizionato> un po' come correggere quello che è successo nel suo passato, con la sua infanzia distrutta. <sono uno più bello dell'altro, l'ultima volta che li ho visti erano così piccoli che si tenevano in braccio> continua a pensare a perdersi in quella immagine <sapevano di latte, gli occhi vispi di suo padre, affamati come dei lupi agitandosi fino ad addormentarsi> continuava a perdersi nei pensieri dirigendosi in salotto rimanendo in silenzio con un sorriso malinconico sul volto. Poi un'ombra palese le si para davanti con gli occhi che diventano vitrei ritrovandosi a camminare verso la vetrata, con quei bambini, quei piccoli cadaveri sulle tavole da chirurgo del laboratorio...Prende un lungo respiro come se stesse riemergendo. Non stava neppure respirando in quel momento e si ritrova tremante, davanti ad una sedia. In silenzio senza dire nulla si mette a sedere sopra questo, afferrando la tazza sentendo il calore appena appoggia il bordo sulle gambe incrociate. Sente anche quello che dice Kaori sul fatto che l'ha aiutata all'interno del bunker. Mekura guarda il colore della tisana nell'acqua farsi più esteso, ma questo è solo una delle cose che quella donna ha fatto per loro, ha l'impressione che in qualche modo il fatto che Kaori non porti il nuovo Hamura sia dovuto ad un errore "cercato" che in qualche modo abbia corrotto il processo, ma non ha prove a riguardo <ed è spiegato perché Raido ne è uscito solo ferito da quella mossa> a Iwa, dove il fatto che quegli indizi sembrassero tanto una pista ha iniziato a farsi largo. Sentendo quel mi dispiace Mekura scuote il capo cercando di non farsi prendere da quei pensieri. <l'unico che è da commiserare interamente è il cappuccio rosso: ha costretto molte persone a fare molte cose, tra queste anche Akane> sospira <ciò non significa che non abbia fatto la parte del carnefice, per un motivo o per un'altro...una volta che ci dirà la sua parte di storia allora potrò decidere sul serio cosa pensare di lei> sospira pesantemente all'idea <ma si...dispiace anche a me> non è riuscita neppure a salvare quei bambini. [ch on]

16:10 Kaori:
 Sentire le parole di Mekura porta Kaori ad immaginare quella scena. Yukio con due pupi piangenti per casa, che li culla, li nutre con un biberon, ne cambia il pannolino. Immagina il Tessai alle prese col vomitino, con i doloretti di ogni neonato che cerca di rasserenarli, di farli addormentare. E' una scena tenera, dolce, che ha un qualcosa di gentile. Un ninja inarrestabile che sogna semplicemente la vita serena di chiunque. Una casa, dei figli, una donna. Il sorriso si fa quasi lontano sulle labbra di Kaori mentre lo sguardo si perde per la stanza rincorrendo un'immagine distante. Un neonato avvolte in lenzuolini bianchi che piange, Raido che lo solleva stringendolo al petto, davanti ad una finestra da cui penetrano fasci di luce dorata. <Figli, eh...?> mormora quasi sovrappensiero, fra sé e sé, distendendo le labbra in un sorriso amaro e dolce al tempo stesso. <Sarebbe bello> un commento sfuggito dai suoi pensieri, la mano che si pone sul ventre con fare meccanico. Un gesto che, di quei tempi, ha ripetuto più volte con orrore e disperazione. Ma si riscuote, si strappa da sola da quei pensieri inopportuni e torna a sorridere alla volta di Mekura. <Sono contenta per lui. Spero che sia felice> commenta mentre porta nell'altra stanza le tazze per il tè poggiandole sul tavolo, prima di andare ad aprire la finestra e far circolare nuova aria in quella camera. Lascia che Mekura si sieda, si accomoda al posto accanto al suo ed ascolta le sue parole rigirandosi la propria tazza fra le dita, lo sguardo basso a riflettersi sull'acqua che assorbe pian piano l'aroma ed il gusto di quell'erbetta raccolta e filtrata nella bustina. Ne avverte l'odore, il sapore salire fino al cervello mentre quel racconto si fa sempre più triste, più cupo. <Già. Anche io.> Fino a quando non saprà cosa Akane ha fatto contro la sua volontà e cosa no, non potrà sapere con esattezza cosa prova per lei. Da un lato la odia, la disprezza e la disgusta per quel che ha fatto a suo padre, per quel che ha fatto a lei. Dall'altro vede in lei l'immagine di suo padre, l'immagine di un burattino manipolato da altri per compiere azioni spregevoli che, in tutta coscienza, non avrebbe mai svolto. Sospira sentendosi stanca da tutti quei pensieri limitandosi allora a guardare la ragazza al suo fianco. <Andrà meglio.> mormora semplicemente, cercando di convincersi a crederlo, a crederci. <Staremo bene> aggiunge cercando di confortare l'altra. Sono parole brevi, poco convinte, un po' imbarazzate dopo la situazione che si è venuta a creare tra loro, eppure è tutto ciò che riesce a dire per sperare di darle conforto. Tutto ciò che è in grado di pensare, sperare riguardo al suo stesso futuro. [chakra: on]

16:30 Mekura:
 Sarebbe bello? per un po' di tempo pensava di si. Pensava a Yukio ed alla proposta di avere figli loro, pensava ad Azrael ed al fatto che bastava avere una famiglia con lui, lei e Ai. Quando vedeva i bambini reagiva come quando vede i cuccioli, in modo imbarazzante quasi iniziando a fare vocine oppure a trattarli come se fossero dei gioielli inestimabili. Ora...non lo sa. Quei bambini, quei cloni, non erano qualcosa di suo, erano solo gli esperimenti che hanno portato avanti quei maledetti, ma erano comunque, alcuni, parte di lei, erano bambini che in qualche modo potevano inserire nel clan, bambini che poteva crescere, allevare, potevano non chiamarla madre ma avrebbe avuto modo di tenerli in vita, al sicuro, dare a loro la possibilità di combattere. Invece erano tutti a pezzi letteralmente utilizzati per essere riciclati. <lo è, adesso che è Kage è come se avesse trovato la sua dimensione...anche come padre single> ma tutto è un po' più semplice quando si hanno i soldi a sostenere la vita normale. Riguardo ad Akane voleva sapere altro, voleva sapere tutto quello che riguardava quella storia. <hum..> mugugna portando le labbra al bordo della tazza <si, staremo bene> afferma questa seriamente <le cose andranno meglio> sorseggerebbe il thé pensando ad Akane, come cappuccio rosso e come madre, ma il problema è che non è mai stata sua madre, l'ha sempre usata come uno strumento per il bene o nel male, involontariamente certo, ma l'ha tenuta d'occhio, non l'ha avvicinata e appena ha visto che stava cercando lei, ha lasciato i messaggi. <se succedesse...la seconda opzione, mi prendo il dovere di farlo io> ovvero diventare il boia. <sono la più vicina nella famiglia ed è giusto che sia io a farlo> insomma, si sta preparando psicologicamente nel caso dovesse accadere [ch on]

16:42 Kaori:
 <Single, eh?> il tono di Kaori si fa appena più leggero ora che il pianto è andato svanendo, che la calma ha iniziato a pervaderla. Un mezzo sorriso si appropria delle sue labbra andando a venir rivolto alla ragazza assieme ad una occhiata un poco più vivace, più felice. <Hai mai pensato di... beh, di tornare con lui?> domanda Kaori sinceramente incuriosita, sinceramente stranita dal rapporto che i due hanno dopo una lunga relazione che par esser stata speciale per entrambi. Lei, al suo posto, probabilmente non sarebbe riuscita a rimanere al fianco di Raido se mai si fossero lasciati. Ne avrebbe sofferto troppo, sarebbe stato troppo difficile, insostenibile. <Voglio dire, non so esattamente come siano andate le cose, ma siete rimasti molto uniti, no? Magari c'è ancora qualcosa...> sorseggia dalla sua tazza stringendosi appena nelle spalle. E' davvero strano ritrovarsi così, adesso, a conversare in maniera quasi frivola di sentimenti e relazioni. E' strano ritrovarsi a spettegolare, chiacchierare davanti ad un buon tè dopo tutto quello che hanno condiviso, che hanno vissuto. E' strano. Ed è bello. Tuttavia questo piacere si incrina lentamente quando la ragazza si ritrova a dar vita e voce ad una conversazione più pesante, più importante, pericolosa, che rimane in sospeso fra loro come una sorta di spada di damocle. Non potranno evitare ed ignorare la cosa per sempre e, in qualche modo, una delle due doveva tirarla fuori. Ascolta le parole della ragazza, i suoi pensieri, ritrovandosi poi ad udire quelle ultime parole a labbra schiuse, sorpresa. Cupa. Ripone la tazza sul tavolo andando ad osservare l'altra con occhi scuri. <Conta qualcosa cosa sia giusto e cosa no, a questo punto?> domanda Kaori sbattendo le ciglia una, due, tre volte rapidamente. <Non sistemerà le cose e non lo renderà più piacevole per lei. O per te. O per noi.> continua la Hyuga abbassando lo sguardo sulla tazza di té che ha fra le dita. <Farà solo più male. Non sei costretta> continua con un sussurro preoccupato prima di rialzare il capo a cercare il viso di lei. [chakra: on]

17:07 Mekura:
 Ritornare con Yukio, la cosa la fa sorridere un po' <siamo amici, ma la mia relazione con lui è più simile a io che faccio da mamma...e poi, siamo stati lontani, ci siamo separati ripetutamente, per chiedermi scusa l'ultima volta mi ha chiesto di sposarlo, la guerra si è messa in mezzo, mi sono ritrovata da sola, lui veniva avvicinato da chi sai, noi ci siamo allontanati, io sono andata con Azrael rimandando indietro il mio anello di fidanzamento, lui invece se ne è andato con la parassita che era entrata in casa, ha fatto finta di suicidarsi, si sono ritrovati, se l'è sposata ed hanno avuto dei bambini e poi è scomparsa nel nulla> afferma la ragazza ormai in un modo non più grave ma solo come una cosa passata <da me è meglio che abbia solo il conforto di una amica che gli vuole bene, che lo possa sostenere e sorreggere alcune volte sgridarlo e stessa cosa con lui...> il suo bambino speciale e omicida. <gli vorrò sempre bene ma le cose, per quanto, ammetto che ci abbia pensato un paio di volte, visto che ci guardiamo i figli a vicenda ormai non possono tornare come prima> oltre al grave problema che è accaduto di recente con Akendo prima di partire. Rimane a pensarci con lo sguardo perso nel vuoto prima di tornare a sorseggiare <Azrael...mi manca ancora> abbassa lo sguardo <non dovrei, ormai è da tempo che è scomparso, morto o scomparso...>sussurra pensandoci portando la testa verso il basso <non ho trovato nulla, ed ho cercato e stavo pensando che tanto valeva per me puntare su un matrimonio con qualcuno di prestigioso del clan Hyuga, consolidare la famiglia che ho già e dare ad Ai ed a Ken tutto quello che serve a loro> insomma, la tristezza infinita come possibilità <ed intanto continuare a fare la kunoichi> sospira, ma ultimamente, quel maledetto problema, quel maledetto, piacevole, bel problema. <conta e non si tratta di rendere piacevole qualcosa, fare il boia non è una cosa bella> sospira stringendo la tazza tra le mani <ma se succederà qualcuno dovrà farlo> abbassa il capo stringendo gli occhi per un po' prima di pensare ad altro <voi due invece? tu e Raido?> domanda la ragazza dato che si parla di relazioni. [ch on]

17:31 Kaori:
 La storia che le racconta Mekura porta Kaori a fissarla con gli occhi che si allargano e sgranano sempre più ad ogni minuto che passa. E' una storia lunga, intensa e ricca di colpi di scena che porta la giovane kunoichi a sorseggiare lentamente il suo té con fare meccanico. <Sai? Penso che dovreste farci una opera teatrale su. La storia ce l'avete già, le battute anche... potreste farci molti soldi eh?> cerca di riderci su, di fare una battuta su quell'assurda matassa di intrighi e connessioni che l'altra le sta pian piano svelando. E poi un sorriso stanco, mesto, al sentire come adesso sia mutato e cambiato il loro rapporto. Sembra essere un'amicizia solida, consolidata quella maturata fra i due. Forse è quello che succede normalmente dopo una rottura fra persone mature? Non lo sa, non ne ha idea, in vita sua ha avuto una relazione soltanto ed in qualche modo sta arrivando ad evolvere e progredire sempre più. <Sembrate buoni amici. Mi fa piacere> aggiunge quindi Kaori poggiando la tazza sul tavolo e osservando Mekura con fare tranquillo. <E mi dispiace per Azrael. Non l'ho più visto neanche io, né Hitomu a quanto pare> continua poi con espressione dispiaciuta, mortificata, stringendosi appena nelle spalle stancamente. <Sai a cosa dovresti puntare?> domanda allora la Hyuga quando sente l'altra andare a proferire quel discorso, quel ragionamento che pare privo di speranza e felicità. <A sposare qualcuno che ami. Che sia Azrael se mai tornerà o qualcun altro che inizierai ad amare in futuro> si ferma per un istante abbozzando un sorriso. <So che è facile da dirsi, che non è così semplice a farsi, ma sposare qualcuno su una base di convenienza ti renderà soltanto infelice. Anche se è per la sicurezza dei tuoi figli> Un matrimonio dovrebbe essere il raggiungimento della gioia, il giorno più bello nella vita di una persona, e trascorrerlo al fianco di un uomo che non si ama rende quest'evento solamente più triste, più vuoto, privandolo del suo reale e più naturale significato. <E sono sicura che neppure loro vorrebbero vederti sposata con qualcuno che non ami> Soprattutto Ai che è abbastanza grande da capire, da poter riconoscere nella sua mamma un tono di gioia o di accondiscendenza. <Certo che non è bello, si tratta di uccidere qualcuno. Ma perchè un figlio dovrebbe uccidere il proprio genitore? Non riuscirai a muovere un muscolo> ...così come lei non era stata in grado di far nulla quando l'uomo con la faccia di suo padre si era rivelato ai loro occhi al fianco di Cappuccio Rosso. Non l'avrebbe attaccato, non ci sarebbe riuscita. Non avrebbe potuto far del male a suo padre... non fino a quando non si fosse reso necessario. Akane sarebbe stata una donna indifesa, vulnerabile, pronta a morire quanto un agnello sacrificale. Sarebbe davvero riuscita ad alzare la lama contro di lei? Non sa... non sa. L'aria si alleggerisce appena quando l'argomento cambia ancora e l'altra nomina Raido. Un sorriso involontario, autonomo va a delinearsi sulle di lei labbra portandola a chinare lo sguardo sulla propria tazza mezza vuota. <Va bene... le cose vanno bene> annuisce appena lei, con voce morbida, rigirandosi la tazza fra le dita, l'anello di fidanzamento a far capolino oltre la manica della felpa nera. <Credo che ci sposeremo appena saremo più calmi. Appena mia madre tornerà a Konoha.> rivela sentendo il cuore liberare un calore leggero, dolce, dentro di sé. <E pensare che avrebbe potuto saltare tutto... > mormora con un sospiro un po' più stanco scuotendo lentamente il capo. <Se il loro piano avesse funzionato non so se saremmo stati ancora qui, insieme.> [chakra: on]

17:59 Mekura:
 L'idea dell'opera teatrale la fa sorridere divertita all'idea. <oh..hohoh il diario di Mekura hyuga, lo chiamiamo così> mamma mia che casino che è stata quella relazione. neanche Hitomu lo ha visto, Kaori men che meno, ma questo lo sapeva già. Abbassa lo sguardo pensando ad Azrael e Akendo, in particolare verso quest'ultimo andando quasi ad arrossire mentre ci pensa..è stata solo una sera e deve parlargli. Tra l'altro, sposare quello che ami e non per convenienza...e se non amasse più nessuno, se stesse iniziando ad innamorarsi di una persona che sta contando i giorni? e poi ripensa alla questione di Akane, del fatto che non riuscirà ad alzare un dito contro di lei, del fatto che non può farle del male. Come figlia, magari...come ninja deve pensare a cosa deve fare per il clan. Juusan potrebbe farlo è il capo clan, ma il problema è che anche lei lo dovrà diventare, forse ed in ogni caso ad un certo punto se non Kaori, qualcuno potrebbe pretenderlo per le colpe che si porta dietro. Non dice nulla se non annuire verso Kaori per poi ascoltare quello che ha da dire riguardo a Raido. Osserva l'anello e sorride, compiaciuta dal fatto che almeno per loro le cose andranno bene insieme ai dubbi di quella ragazza riguardo al fatto che le cose potevano saltare, se non fossero ancora insieme <non lo so> afferma Mekura Seriamente finendo di bere la tisana. <riguardo a Raido...ci sono poche persone innamorate come lui, e si vede dalle azioni che compie, dai sacrifici che fa e da quante persone è capace di trucidare ferocemente> afferma la ragazza seriamente ripensando a quando ha tirato fuori Kaori di li. <se anche avessero avuto successo, da parte sua, non avrebbe rinunciato> sospira <non mi sembra il tipo e questo è confortante...ma fortunatamente non è successo in ogni caso> e devono ringraziare per queste piccole "fortune" nella sfiga più nera. <e ora, appena le cose saranno più calme avrete tutto il tempo per costruire la vostra famiglia> [ch on]

18:17 Kaori:
 <Oppure puoi scriverci un libro se non ti va la rappresentazione teatrale> ride appena, leggermente, mentre quella giornata inizia a prendere una piega migliore. Il dolore c'è ancora, rimarrà in lei per molto, molto tempo, ma sa che non dovrà sopportarlo da solo, che c'è chi la capisce, chi la comprende e chi vuole condividere quel peso con lei. Non hanno propriamente chiarito quanto accaduto fra loro, non riescono forse a mettere chiaramente in discussione quell'ultima lite, eppure la tensione va lentamente dissolvendosi ed un nuovo legame rinasce da ceneri antiche. Un legame più forte, più solido, forse ormai incorruttibile dopo l'esperienza che si sono trovate ad affrontare. Mille pensieri proferiti e non detti, mille emozioni, mille preoccupazioni e nonostante tutto riescono comunque a trovare il modo per sorridere, per non lasciarsi andare. Vanno avanti, stoicamente, passo dopo passo, stringendo i denti. Insieme possono arrivare molto più lontano sostenendosi a vicenda. Ascolta le parole della Hyuga circa Raido e quanto avrebbe fatto se nel suo grembo avesse portato un figlio a seguito di quella triste vicenda. Le iridi di lei si oscurano appena, il cuore perde un battito mentre rigetta anche la sola possibilità che questo potesse accadere. <Lo so... non ho dubbi su questo. Non dico che mi avrebbe abbandonata, non mi avrebbe mai fatto una cosa simile> chiarisce lei umettandosi le labbra, sospirando stancamente così da rilasciare fuori la tensione che ha dentro. O, almeno, parte di essa. <Ma credi che avremmo potuto essere una coppia normale? Io, lui e il figlio di Hiashi e tuo fratello?> domanda la ragazza alzando ora lo sguardo su Mekura, l'espressione cupa e triste alla consapevolezza di quanto sarebbe stata dura una simile vicenda. <Quel bambino avrebbe avuto ben due padri e nessuno di loro sarebbe stato lui. Non so se avrebbe mai avuto la forza di accettarlo. Ma, ancora prima di lui, non so neppure se io avrei potuto superare una cosa simile> rivela scuotendo leggermente il capo, bevendo ora quell'ultimo sorso di té rimasto nel fondo della sua tazza. <Però sì, meglio che non sia successo.> concorda alla fine abbozzando un sorriso mesto sulle labbra, volgendo poi verso lei una occhiata leggermente imbarazzata. <Non so neppure cosa succederà dopo il matrimonio. Non viviamo nemmeno nello stesso Villaggio.> sospira lei portando la mancina a posarsi sulla propria fronte, a grattare appena la pelle sotto la frangia corvina. <Non potrà rimanere qui per sempre, dovrà tornare a Kusa a rispondere ai suoi doveri. Ha lasciato Kiri per stabilizzarsi a Kusa, non posso certo chiedergli di cambiare ancora casa e muoversi qui. Forse dovrei lasciare Konoha e raggiungerlo a Kusa... ma sono pronta? Potrei davvero lasciare il servizio qui?> domande, domande, domande, sospira stancamente scuotendo il capo con fare rassegnato. <Insomma, dovremo pensare a molte cose. Ma in qualche modo ce la faremo> decide di essere positiva, alla fine, stampandosi in faccia un nuovo caldo sorriso. <Che dici, ti fermi per pranzo? O hai altri programmi?> la invita, dunque, a rimanere per un pasto in compagnia. Un modo forse per sdebitarsi del suo aiuto, della sua presenza, un modo per rimanere al di lei fianco ancora per qualche ora. [END]

18:46 Mekura:
 E mettere alla luce la relazione con Yukio? ci vuole coraggio, coraggio da vendere, ci sono cose che è meglio non dire, tipo panni sporchi con carte bomba lanciate contro di lei, cariche per di più, il cannibalismo di Yukio e le successive ore all'interno dell'ufficio della prigione. Mekura sorride leggermente imbarazzata mentre ci pensa. <tu...non sai, ci sono altre cose dietro, che ti parlerò, magari, un giorno, si con calma e due bottiglie di Saké> Sospira mentre il discorso torna su quella possibilità di avere un figlio non di Raido. Più ci ripensa più quel povero bambino sembra una macedonia genetica. Non sa neppure che rispondere, sa che è grave e sa che non sarebbe normale una cosa del genere, inoltre per lei non fa testo alcuno dato che sta crescendo il figlio del suo compagno scomparso che ha avuto da un incesto/stupro da parte della sua stessa madre genetica. <te lo dico per esperienza Kaori: i padri non sono quelli che fanno nascere i bambini, ma sono quelli che li crescono> sospira in silenzio <a Lars devo la vita, mi ha dovuto abbandonare per motivi brutti, probabilmente mi avrebbe cresciuto con amore, ma l'uomo che mi ha cresciuto si chiamata Tetsuo...e anche lui chiamavo padre> sospira cercando di consolarla su quella vicenda <non so il futuro, alla fine non so nulla di quello che sarebbe potuto succedere, ma insieme avreste trovato una soluzione, sicuramente> afferma la ragazza seriamente ma condivide che sia meglio che non sia successo, se è stata davvero Akane probabilmente ha dato una mano fondamentale alla salvezza della psiche di tutti loro. <si è meglio> annuisce ritornando in silenzio, sollevando le spalle prendendo un lungo respiro. Anche la situazione burocratica è una questione da risolvere: lui è di Kusa, lei di Konoha, lei appartiene ad uno dei clan più a rischio del mondo per essere presa di mira, devono scegliere dove abitare, stare, coesistere ecc ecc. <secondo me si può risolvere: viviamo fortunatamente in un periodo in cui le connessioni tra i villaggi si sono fatti più veloci e la ferrovia velocizzerà tutto il resto, potresti comunque essere una ninja di Konoha ma vivere a Kusa, volendo potresti avere un ruolo di ambasciatrice a Kusa, avrebbe senso> insomma volendo ci possono essere dei cavilli importanti per permettere questo matrimonio o in genere per permettere a loro due di stare tranquilli. Alla proposta la ragazza ci pensa su <...hum.> davvero su, insomma cos'ha da fare a casa a parte attaccarsi alla bottiglia? <..ho appena avuto una esperienza spiritica insieme a te, se entro a casa mia trovo un party di fantasmi e non mi sento pronta per ora...se non ti è di disturbo posso aiutarti con il pranzo e magari con altre faccende> insomma alla fine ha bisogno di compagnia ed avere un'attimo di pausa prima di dire a Furaya che il suo ex marito è morto. [end]

Kaori e Mekura s'incontrano per caso davanti casa della neo special jonin.

Fra un pianto disperato, un abbraccio riconciliatore, una seduta spiritca e l'angolo gossip girl le due trovano il tempo di discutere delle ultime vicende interne del clan e di ricostruire, poco per volta, un nuovo rapporto.