Scontro e incontro

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11:24 Giusca:
  [Quarto cerchio] Oggi è una bella giornata, il sole finalmente splende radioso nel cielo limpido, mentre si ode il canto degli uccellini, che ,felici, effettuano delle vere e proprie acrobazie in volo. Il ragazzo ramato, passeggia per strada, questa volta i suoi capelli mossi e folti sono tirati tutti indietro, lasciando respirare quella fronte spaziosa che raramente è abituata a vedere la luce del sole. I suoi occhi cangianti hanno un'espressione diversa dal solito, sembrano felici. Non c'è paura, non c'è dolore, solo tanta voglia di essere sereni, in una giornata così bella, difficile non esserlo. Indossa il kimono giallo, quello usato per la festa di carnevale, con qualche striatura che richiama il colore fiammeggiante dei suoi capelli, chiuso in vita dalla fascia verde acqua rubata a suo fratello. Ai piedi le infradito in legno. Non c'è un vero motivo per quella passeggiata, i raggi solari così caldi che sfiorano i volti delle persone che lo circondano e il suo viso chiaro e dai lineamenti morbidi gli ha semplicemente aperto la mente. E' stufo di essere escluso dal mondo, di soffrire per qualcosa di cui non ha colpa. Ha voglia di interagire con gli altri, di essere libero. Addio nostalgia, addio paure. Intorno a lui una marea di gente, non ne aveva mai vista così tanta. Tutti vestiti in modo diverso, alcuni con abiti dai colori scuri, altri con altrettanti vivi e sgargianti. Tanti rumori, urla, risate si fondono con quel canto melodico delle rondini. E' una giornata perfetta per visitare qualche negozio di abbigliamento, dato che l'ultima volta non ha fatto in tempo, a causa dell'incontro con Zashiki, quel tipo folle che gli ha addirittura posto la lama del coltello alla gola.

11:29 Kiemon:
  [Quarto cerchio] Dopo la prima lezione in accademia il capelli castani cammina per il villaggio con la sua chioma ribelle dalle punte sbarazzine e scomposte. Si trova a Kusa, villaggio che è diviso in cinque grandi quartieri ma il giovane Deshi precisamente è al centro al quarto cerchio a fare una passeggiata dove solitamente c'è confusione. E di fatti. Zaino sulle spalle di colore nero, sguardo perso nel vuoto e inespressivo. Non molto alto e sopratutto gracile. Occhi ambrati quelli del giovanotto che si guardano intorno mentre cammina a dei passi lenti ma inesorabile. Nessuno che conosce fra le persone che osserva, il sole è radioso e alto nel cielo ed un sospiro accompagna questa bella giornata. Lineamenti da ragazzini, duri e con una cicatrice che scende sotto al mento. Il centro di Kusa è pieno di persone, una calca di genti e si trova precisamente al quarto cerchio. Ancora non si accorge di Giusca ma è verso quest'ultimo che inconsapevolmente si dirige. Il capelli castano indossa una tuta blu notte come pantaloni e sopra una maglietta arancione con sopra un giubbetto a metà busto sempre della stessa tinta ma di colore più scuro, mentre come calzature semplici scarpe da ginnastica. L'espressione del volto gel giovanotto si fa come sempre apatica e smorta, pelle cadaverica e diafana e un modo di camminare al quanto militare e buffo per un piccoletto del genere.

11:47 Giusca:
  [Quarto cerchio] Giusca passeggia avanzando lentamente a causa del kimono di qualche taglia più grande. Le maniche talmente larghe e lunghe, nascondono quasi quelle mani morbide e piccole, dalle dita affusolate. I suoi movimenti sono piuttosto ridicoli e goffi, le sue gambe per avanzare si sollevano quasi fino a metà busto, assumendo un angolo retto, così da riuscire a sollevare il kimono con entrambe le mani, per lasciare liberi i piedi e per evitare di inciampare sulla stoffa che ha indosso. Ad ogni movimento il suo viso assume una smorfia diversa, una più buffa dell'altra. Le sopracciglia folte si inarcano verso l'alto mentre la sua bocca si spalanca assieme agli occhi, oppure le prime si spalancano verso il basso, la fronte si corruga e le labbra pallide si fanno seriose. Si guarda intorno meravigliato, osserva la gente, i negozi, quel via vai incessante di persone che lui non conosce. Ascolta quel ticchettio dato dai passi rapidi. Il rumore delle mani che sfregano sulle buste della spesa. Il chiacchiericcio delle donne. Probabilmente spettegolano. Continua a camminare, seppur a passo di lumaca con lo sguardo perso, continuando ad essere meravigliato da quello che lo circonda. Al che griderebbe <Aia>, si scontrerebbe con qualcuno che viene dalla direzione opposta alla sua. Vedrebbe un ragazzo dai capelli castani con addosso una tuta blu scura e con una maglietta arancione. Il cui sguardo sembrerebbe essere perso nel vuoto, un po' come il suo. Si scuserebbe <mi dispiace> con voce sottile, un po' imbarazzato.

11:59 Kiemon:
  [Quarto cerchio] Mentre cammina a medie falcate, un altro ragazzo lo urta, con buste della spesa ed improvvisamente perde l'equilibro il Deshi di Kusa che non si è accorto minimamente di Giusca che viene dalla parte opposta. <NH! GH> mugugna provando a trattenere il dolore per l'urto umetta le labbra dopo un secondo di confusione <scusa> ammette voltandosi verso l'altro ed osservandolo per bene da capo a fondo. Si da un po di contegno scrollando le spalle e guardandosi a destra e sinistra <non ti ho visto > ammette per niente arrabbiato solo sceso dalle nubi. <ero sovra pensiero.> sospira. <sei di queste parti ?> chiede così come prima cosa che gli viene in mente senza pensarci e con voce neutra senza particolare inflessione e per niente infastidita.

12:18 Giusca:
  [Quarto cerchio] L'impatto fra i due non è lieve, tanto che l'altra ragazzo perde l'equilibrio e cade per terra. Giusca invece resta in piedi, miracolato, le sue gambe sollevate forse gli hanno permesso di rimanere immobile su se stesso. Si porta le mani all'altezza della fronte, dove ha sbattuto, leggermente arrossata. Chissà se uscirà un bel bernoccolo.
Il lamento dello sconosciuto gli provoca ancora più dispiacere. Il rosso sa benissimo che la colpa di tale scontro è sua, era distratto e viaggiava senza meta guardandosi attorno meravigliato. Le scuse poi del ragazzo dai capelli castani, l'ammettere di essere con la mente altrove, lo rasserenano. Evidentemente non è l'unico distratto a Kusa e si autoconvince che la colpa sia al 50 e 50. <Si sono di Kusa...> risponde socchiudendo gli occhi mentre le sue labbra, simulando un sorriso, lasciano intravedere i denti bianchi del ragazzo come a volersi scusare nuovamente. <Tu piuttosto, di dove sei? Non ti ho mai visto e cosa fai qui?> aggiungerebbe preso da una grande curiosità, mentre l'imbarazzo iniziale comincia a svanire. In realtà Giusca non conosce quasi nessuno, ma non ha voglia di rattristarsi in una giornata così radiosa e calda.

12:30 Kiemon:
  [Quarto cerchio] Il giovane si riprende e si alza osservando l'altro interlocutore che gli rivolge una domanda, al che lo osserva con sguardo curioso <Mi chiamo Kiemon, molto piacere> si presenta all'altro <sono iscritto all'accademia per shinobi> ammette <si, sono di Kusa. Kiemon Goryo> si presenta. Un cognome fra l'altro del posto. <studio. E tu di cosa ti occupi ?> ammette facendo spallucce osservando ancora Giusca con modo inespressivo verso quest'ultimo <sono rimasto orfano e non giro molto per il villaggio. Me ne sto di solito in casa> ammette senza alcun problema attendendo risposta da parte dell'altro ragazzo

12:54 Giusca:
 Osserva lo sconosciuto sollevarsi da terra, il quale con tranquillità, una volta sistematosi di fronte a Giusca, risponde alle domande semplici del Deshi. E' iscritto all'accademia ed è di Kusa, un viso per niente familiare. Per adesso ha conosciuto solamente 4 persone, se non ricorda male, un certo ragazzo di nome Haruo, una specie di coppia di fidanzatini Hikari e Shitsui e un pazzo sclerato di nome Zashiki. E poi ha avuto l'onore di conoscere Yukio, il Tessai, conoscere per modo di dire, ha solo dovuto combattere contro di lui nella sua prova pratica per diventare Genin. E le ha prese, ha fatto una figuraccia. <Kiemon Goryo, interessante, il mio nome è Giusca> il ragazzo non gli sembra per niente un tipo di cui poter aver paura, a differenza di Zashiki, del quale si era già fatto un'idea negativa. Sembra un tipo innocuo, i suoi occhi sembrano sinceri, così come le sue parole. <Anche io studio all'accademia, ho provato l'esame pratico qualche giorno fa, ma devo portare a compimento una missione per poter diventare Genin, della quale, tra l'altro, non so praticamente nulla> ammette con un tono di voce pacato mentre nei suoi occhi chiari e luminosi si può leggere la confusione che il rosso dai capelli ribelli ha a tal riguardo. E' orfano, proprio come lui. Quella gioia che Giusca provava fino a poco tempo fa sembra svanire in un batter d'occhio. Avrà sofferto, sono simili. Non ha voglia di raccontare la sua storia, si è ripromesso di cercare di andare avanti, di essere più forte, di guardare al futuro, piuttosto che voltarsi indietro e cadere in quel burrone dal quale non potrebbe più risalire. <Mi dispiace, come ti capisco>. Il capo chino e lo sguardo volto verso il basso, tanto dispiacere, sa di cosa parla, non vuole far vedere al nuovo conoscente quella rabbia che vorrebbe fuoriuscire dal corpo di Giusca e spazzare via tutto, distruggere ogni cosa sul suo cammino perché cieca, vogliosa di capire il perché di quella sua situazione. <E' una bellissima giornata oggi, non trovi?> cercherebbe di cambiare discorso. I suoi occhi andrebbero ora a fissare il cielo limpido e chiaro dal quale i raggi solari illuminano ogni cosa. Verrebbe quasi abbagliato dall'intensità di questi, tanto da portarlo a riosservare Kiemon.

13:12 Kiemon:
  [Quarto cerchio] Il volto è piacevolmente sorpreso perché il Deshi non si aspetta un altro studente pronto però per l'esame <wow addirittura sei pronto per l'esame. Quindi devi essere tosto > ammette ad alta voce verso l'altro < non conosco bene come si svolgerà l'esame, anzi non so proprio nulla> ammette di rimando <ti andrebbe qualche volta di allenarci insieme?> gli chiede con sguardo preoccupato mentre l'altro gli dice che è una bella giornata <preferisco la pioggia, personalmente > ammette verso il compagno. <la missione che tu sappia può mettere a rischio la tua vita ?> gli chiede ignorando totalmente come funzionino le cose e si sgranchisce il collo con movimento verso destra, leggera torsione per portare gli occhi grandi ambrati a guardare quelli altrui, il viso del ragazzo è serio ma non vi sono intenzioni particolari <stavo facendo un giro così per non pensare molto. Le lezioni sono pesanti in accademia> ammette <molto piacere e dopo un po gli porge la mano come a suggellare quella presentazione tra i due. <conosci altri studenti ? Come sono ? Non ho molti amici > chiede con aria persa

13:38 Giusca:
  [Quarto cerchio] Non si aspettava di vedere il volto di Kiemon così sorpreso, alla fine non aveva detto nulla di così eclatante. Il suo modo di parlare gli risulta un po' buffo, riesce a capire ugualmente cosa voglia intendere, ma non è abituato a sentire spesso termini così di uso comune, che solitamente si usano tra due amici. D'altronde Giusca non ha mai avuto degli amici, non ha mai avuto dei veri e propri dialoghi con altre persone, pochi confronti, sempre dominati da una timidezza e da un imbarazzo che lo hanno portato a risultare più piccolo della sua età, debole, e innocuo. E' la prima volta che qualcuno cerca di coinvolgerlo in qualcosa, che effettivamente richiede la sua partecipazione, la sua presenza. Un invito ad allenarsi insieme, Giusca che si allena con qualcuno? Di certo non può spiegare nulla lui, conosce sicuramente qualcosina in più di Kiemon, ma non è di certo pronto per fargli da maestro. Scoppia in una risata, i suoi occhi si chiudono, mentre le mano destra raggiunge la nuca e le dita affusolate raccolgono quei capelli crespi e mossi che sono totalmente spettinati. <Beh è la prima volta che qualcuno mi chiede di fare qualcosa insieme, magari un giorno potremmo organizzarci, ma non sono poi così forte come credi>. Una voce carica di sottile ironia, intesa in senso buono e di strano imbarazzo fuoriesce da quelle labbra fini e pallide. <La pioggia mi mette tristezza, mi fa pensare e in questo momento non ho proprio voglia di deprimermi> confessa Giusca mentre la mano destra continua a massaggiarsi la cute e la sinistra gesticola qualcosa al ragazzo per meglio enfatizzare le sue parole. <Come ti ho già detto non so nulla della missione, ma sinceramente spero proprio di no. Da un lato morire allevierebbe le mie pene e sofferenze. Dall'altro però sarebbe un fallimento nei miei confronti. Significherebbe arrendersi. E non c'è cosa più brutta di rassegnarsi. La rassegnazione porta sofferenza>. Osserva quegli occhi grandi e ambrati che cercano i suoi chiari, ancora più chiari alla luce del sole, ascolta le ulteriori parole del castano, porge anch'egli la mano per presentarsi. <Piacere mio, non conosco quasi nessuno purtroppo. Solo di vista>. Poi chiederebbe <so che magari non hai voglia di parlarne, ma come mai sei orfano? Cosa è successo?>. E' pura curiosità, Giusca vorrebbe confrontare la vita del ragazzo alla sua per vedere se effettivamente sono così simili.

13:43 Kiemon:
  [Quarto cerchio] Ascolta le parole altrui e il viso prende un espressione più naturale composta del resto non è abituato alle relazioni con gli altri. <A me piace> commenta sulla pioggia senza insistere così come si fa quando si argomenta qualcosa <capisco> ammette in risposta alle parole di Giusca <bhe sono convinto che ci possiamo aiutare allenandoci insieme. Tu dovresti essere più avanti di me con le arti ninja> ammette facendo spallucce e all'ultima domanda sospira triste <bhe mia madre a quel che so è morta quando mi ha partorito. Non l'ho conosciuta> ammette mesto <mio padre è scomparso ero comunque piccolo non ricordo molto> ha rimosso per la maggior parte e resta a fissare Giusca <non mi piace particolarmente parlare di questo argomento > ammette intristito

14:11 Giusca:
  [Quarto cerchio] Tanta curiosità pervade Giusca, voglia di capire se le sofferenze di Kiemon sono come le sue, voler trovare qualcuno che è come lui, solo, in un mondo di rapaci che sono pronti a beccarti. In un mondo di egoisti che pensano solo a se stessi, dove il più forte sopravvive, il più debole invece resta a marcire sul ciglio di una strada, in attesa che muoia. Dove vali meno che zero se non servi alla collettività, se non sai e puoi difendere le persone che ami, se non hai chi può coprirti le spalle. Se non hai amici che ti possano tirare su in situazioni cupe e tetre, che ti possano rallegrare le giornate anche con un semplice sorriso o con una pacca sulla spalla. Che ti facciano sentire vivo, non uno zombie che vaga senza meta. La mente del rosso viene assalita da pensieri che si fanno sempre più fitti. Porta le sue mani all'altezza delle orecchie, per non voler sentire più quelle voci che insistenti risuonano nella sua testa. I suoi occhi sofferenti cominciano a diventare lucidi, le narici si increspano per la rabbia, la fronte si scava di rughe di espressione, mentre le sopracciglia rosse disegnano una "V" sul suo volto. Le parole di Kiemon da un lato lo rasserenano, il fatto di non essere più invisibile agli occhi degli altri lo porta ad essere "fiero" di se stesso, vuol dire che qualcosa sta cambiando in lui, ma le parole riguardanti la morte della madre durante il parto e la scomparsa del padre, non fanno altro che accrescere la sua rabbia. Volendo o nolendo lo portano a ripensare al suo passato, alla sua vita, alla sua famiglia del quale non sa nulla. Alle lacrime che hanno solcato le sue gote fin da quando era bambino e che continuano tutt'ora. Alle labbra che mostrano tagli evidenti e sanguinano spesso a causa dei morsi nervosi provocati da se stesso. Ai pugni dati alle pareti della sua stanza, al dolore che avrebbe dovuto provare sulla sua pelle, ma che si è fuso completamente al dolore interno. La tristezza che si mostra sul viso di Kiemon poi, il suo tono di voce non aiutano di certo. Si sente in colpa per avergli posto una domanda così personale. Non ha più il coraggio di guardarlo negli occhi. Come al solito ha rovinato una giornata che era iniziata bene per poter soffrire nuovamente. E' un autolesionista, la sofferenza, lo fa soffrire si, ma lo fa essere se stesso. Non sa cosa sia effettivamente la felicità, è durata qualche anno, prima di perdere anche suo fratello. La paura lo assale, gli occhi vengono sommersi totalmente dalle lacrime. Giusca se ne vergogna, si porta rapidamente i piccoli palmi delle mani sugli occhi, non voleva arrivare ad un punto simile. Al che si volterebbe di scatto, dando le spalle a Kiemon e griderebbe <mi dispiace> singhiozzando, fuggendo via verso casa. [End]

14:17 Kiemon:
  [Quarto cerchio] Argomento spiacevole per il senza famiglia eppure non sa bene cosa accade, forse troppa sensibilità e mentre stanno parlando osserva la reazione di Giusca che a quanto pare ha un passato simile. Un tasto dolente è stato toccato e ad un certo punto il Deshi vede come l'altro grida e singhiozza <aspetta Giusca> mano destra che viene issata, tersa ma invano per ricadere al vuoto, al vento, l'altro con le mani agli occhi corre via da li mentre il ragazzino osserva la scena inerme senza poter far altro se non una frase che muore li mentre l'altro va via. Occhi sbarrati <spero di rivederti presto> triste ma allo stesso tempo è l'unica cosa che fuoriesce in quella frenesia, attimi in cui si trova in questa serie di eventi. Anche gli occhi del Deshi ambrato e dai capelli castani, son lucidi e scappa una lacrimuccia mentre va via diretto verso l'abitazione degli zii e con un certo zelo, almeno una postura pseudo militare, composta con la schiena ben eretta e la testa altrettanto. Inspira profondamente a pieni polmoni e guarda verso l'alto sospirando ancora un ennesima volta prima di andar via da li. [End]

Giusca e Kiemon, distratti, si scontrano. Iniziano a parlare in maniera del tutto tranquilla, a conoscersi. Ma una risposta di Kiemon e la sua storia portano Giusca a ripensare al suo passato e alle sue sofferenze che sono sempre dietro l'angolo.