Onorare una vita, consolidare un legame.

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20:40 Kaori:
 I suoi passi si susseguono lenti per le vie notturne di Konoha. Il tempo è mite, leggero ed una candida luna bianca rischiara il cielo sopra di lei. Par esserci pace nelle vie che sta percorrendo, un brusio allegro che di tanto in tanto sfuma dalle porte di alcuni locali serali. Risate, liti, persino qualche rutto fuggiasco. Insomma, v'è vita a Konoha, tutt'attorno a lei. Eppure, nonostante l'aria fresca della notte, Kaori avanza quasi per inerzia per quelle strade ben note muovendo le leve inferiori in un alternarsi misurato e lento che la avvicina sempre di più alla Magione dell'Hokage. Tornata dalla missione si è ristabilita assieme a Raido nella loro camera alla locanda per riposare dopo le fatiche di quella lunga giornata. Lui era parecchio ferito ed è crollato quasi subito per via della stanchezza e dei danni subiti. Lei, dal canto suo, dopo una doccia calda ed essersi cambiata, non è riuscita a prender sonno trovando la sua mentre troppo concentrata a rincorrere vari momenti di quella giornata. Continua a ricordare e pensare a quanto ha visto, quanto ha vissuto, pensando e ripensando al viso di suo padre orridamente strappato dal suo volto per venir trapiantato su quello d'un altro uomo, un fantoccio al servizio di Cappuccio Rosso. Il pensiero la logora, la lacera dolorosamente dall'interno, così come la delusione per la sua vendetta sfumata. Ha potuto uccidere quel mostro con le sue mani, Raido ha lasciato che potesse essere lei a finirlo, dargli il colpo di grazia, eppure nessun sollievo è succeduto a quel gesto. Nessuna pace, nessun senso di libertà e giustizia. Si è sentita sporca e colpevole più che mai, orridamente macchiata di un crimine che le dà la nausea. Ha assassinato una persona. Una persona, in quel momento, indifesa. Rinchiuso in quel sarcofago, costretto alla vita da quei mille tubi collegati al suo corpo, era niente meno che un bambino. Indifeso, debole, morente. Non avrebbe più potuto nuocere a nessuno in quelle condizioni e lei l'ha ucciso. Non è stata legittima difesa, non può appellarsi al suo sacrosanto diritto alla vita per quanto ha fatto. E' stato omicidio. E' stato assassinio. E' stato d e s i d e r i o di uccidere, di prendersi una vita con le sue mani. Ed ora si sente sporca e malvagia esattamente quanto lo era stato lui. Questi pensieri hanno impedito che le sue palpebre calassero sui suoi occhi strappandola dalle dolci braccia di Morfeo. L'hanno tenuta sveglia, scossa e le hanno fatto maturare una decisione importante. Ha indossato degli abiti freschi, puliti, ed è uscita di casa alla ricerca del Nono. Ed eccoci tornati a noi, ai suoi passi che si susseguono per la strada principale del Villaggio. Indossa Kaori un maglioncino bianco traforato, di lana morbida, che le ricade lungo il corpo fino a fermarsi all'altezza delle ginocchia. Un po' largo scivola oltre la spalla sinistra lasciandola scoperta mentre le maniche si distendono per tutta la lunghezza delle braccia fino a coprire anche parte delle mani. Solo le dita scivolano via dalla loro copertura. Sottili, affusolate, piccole. Il coprifronte di Konohagakure è legato attorno al bicipite destro così da permettere alle guardie della Magione di riconoscerla immediatamente come kunoichi della Foglia, mentre da sotto il maglione un paio di stretti pantaloni elasticizzati neri le ricoprono e fasciano cosce e gambe. Un paio di semplici ballerine nere calzano ai piedi mentre la chioma nera, sfilacciata, è pettinata sul capo e arriva a contornarle la nuca solleticandole il collo con le sue ciocche irregolari e sfilacciate. Non indossa altro, non ha altro con sé: nessun'arma, nessun oggetto. Solamente il suo chakra ad ardere vivo in corpo. Arriverebbe alla Magione dopo una manciata di minuti di cammino ritrovandosi a varcarne i corridoi dopo aver ricevuto il permesso da parte di alcuni ninja di ronda. Andrebbe quindi scivolando per le vie interne dell'edificio mirando ad un unico piano, un'unica porta. Il passo è meccanico, lento e lo sguardo distante. Quei pensieri ancora ed ancora vibrano nella sua mente portandola a sentirsi oppressa dal loro peso. Avrebbe arrestato il proprio incedere solo una volta giunta dinnanzi la porta dell'ufficio del Nono dove, alzando di poco lo sguardo, avrebbe preso ad inspirare a fondo per ricercare una calma che fosse anche solo superficiale. Solo quando si fosse sentita pronta ad incontrarlo ecco che allora avrebbe levato la mano verso l'alto e, una volta chiusa a pugno, sarebbe andata a far cozzare le proprie nocche contro l'anta di legno chiaro. [chakra: on]

21:04 Hitomu:
 Due occhi azzurri guardano in alto in questo momento ammirando ciò che il cielo ha da mostrare. Stelle e un quarto di Luna, quello spicchio che basta per risplendere nella volta celeste e farla, come sempre, da padrona. Non vi è alcuna nuvola a nascondere a quelle iridi azzurre ciò che si trova davanti a loro e questo renderebbe la visuale nettamente più gradevole alla loro vista. Le iridi sono quelle del Nono Hokage mentre si trova appoggiato alla parete del suo ufficio nella magione. Il fianco destro è adiacente al muro in cemento mentre il volto è direzionato al di fuori della finestra davanti a lui, una delle tante presenti in quella stanza. Il lavoro per questa sera è quasi terminato. Mancano pochi documenti per concludere il lavoro odierno ma il jinchuuriki di Kurama si è voluto prendere una pausa per poter ammirare ciò che il cielo aveva disegnato stasera. Dalla posizione della sua scrivania la visuale non era il massimo e, per questo, si è alzato posandosi in quel modo sulla parete. Il kyudaime indossa una maglia a maniche lunghe di colore blu con il simbolo del Villaggio del Vortice presente sul dorso di essa, un giubbotto smanicato di color verde che presenta molte utili tasche su entrambi i lati. Nella parte inferiore, porta invece un paio di pantaloni di color nero che lascia scoperte le caviglie. Dalla loro lunghezza, si potrebbe notare delle fasciature bianche strette su entrambi i piedi fin sopra il malleolo. Infine, un paio di sandali neri da ninja sono indossate come scarpe. Dopo aver lasciato con un sorriso ciò che stava ammirando, il jinchuuriki fa ritorno sulla sedia dietro la sua scrivania volenteroso di terminare il lavoro lasciato indietro. <Manca poco, dai..> si fa forza, cerca di sostenersi per quest'ultimo sforzo giornaliero prima di fare ritorno a casa dalla sua famiglia. <Allora..> prende in mano un documento e si appresta a leggere, ma qualcuno lo interrompe prima del suo inizio. Il rumore del legno colpito da delle nocche risuona dentro la stanza e le iridi azzurre del Nono si dirigono verso la porta di ingresso <Mmh.. Avanti! Chi è?> si domanda il ragazzo sorpreso dall'arrivo di qualcuno a quest'ora della sera. [chk off]

21:20 Kaori:
 La voce del Kyudaime risuona serena dall'altro lato della porta. Riscuote Kaori dai suoi pensieri portandola a chiedersi se stia facendo la cosa giusta giungendo fin lì. Forse avrebbe dovuto evitare, forse sarebbe dovuta rimanere nella sua camera, a letto, cercando di dormire. Forse sta commettendo una follia, ma ormai è giunta alla porta del Nono e non ha senso tornare indietro. La mano andrebbe abbassandosi verso la maniglia afferrandola con poca forza. Basterebbe una semplice pressione verso il basso e poi in avanti per sospingere la porta ed aprirla, rivelando alla figura del biondo quella della Hyuga. La ragazza ha le labbra schiuse, l'espressione leggermente disorientata come se non sapesse neppure lei che cosa ci faccia in quel posto e osserva quasi confusamente la stanza, la figura del Senjuu seduto alla scrivania. Richiude la porta alle proprie spalle andando poi ad avanzare di pochi passi verso la scrivania fermandosi dietro una sedia posta come accomodamento per le visite. Le mani si poggiano sullo schienale, tamburellano appena su di esso mentre con lo sguardo si sofferma sul viso del biondo. Ha un caro ricordo del loro ultimo incontro, è stata una serata importante per lei, speciale. Eppure, a distanza di pochi giorni, si rende conto di come le sembri passata una vita. Boccheggia per un attimo prima di trovare la forza di far fuoriuscire un qualche suono dalle sue labbra. <Devo... fare un rapporto e... avanzare una richiesta> mormora lei deglutendo poco dopo ritrovandosi a sentire il cuore che martella folle nel petto ed una sensazione di freddo a scivolarle nelle vene. Non sa da dove iniziare, non sa cosa dovrebbe davvero dire. Ma sente di doverlo fare. Si umetta le labbra, nervosamente, tornando ad aprire e richiudere le labbra con fare incerto, indeciso, prima di espirare stancamente e gonfiare successivamente il petto di nuova aria. Richiude le palpebre, inspira a fondo, e si lascia andare. <Sapete chi sia Cappuccio Rosso, signore?> domanda la chuunin puntando le iridi perlacee in quelle azzurre e rassicuranti del jinchuuriki, cercando così un punto d'inizio per questa lunga, difficile storia. Forse il clan l'avrebbe sgridata, forse non sarebbero stati d'accordo, ma è al Nono che ha giurato fedeltà e non ad altri. Inoltre ha bisogno che lui sappia cosa è accaduto perchè possa accettare la richiesta che tanto le preme avanzargli. [chakra: on]

21:54 Hitomu:
 La maniglia si abbassa lentamente e la porta si apre con la stessa velocità. La figura si rivela e una ragazza fa il suo ingresso nella stanza della magione dell'hokage. Capelli neri, occhi perlacei.. <Kaori> sorpreso da tale arrivo, il jinchuuriki accoglie la kunoichi chiamandola per nome. Non si aspettava mica di incontrarla nuovamente, poco dopo il loro incontro sui monti dei volti degli Hokage. Il loro ultimo incontro ha sancito un rapporto che si potrebbe definire 'non comune' tra un kage ed un suo shinobi. E che le malelingue non si facciano cattivi e strani pensieri. Non c'è malizia nel rapporto tra la Hyuga e il Senjuu. Ma è nato 'solamente' un legame, tra loro. Le iridi loro si incrociano quando i di lei passi accorciano la distanza tra uno e l'altro. Le labbra del jinchuuriki si distendono e i loro poli tendono verso l'alto mostrando un piccolo e sincero sorriso alla ragazza <Sono contento di rivederti.. Siediti pure> le indica con la mano la sedia dietro la quale si è soffermata. Il volto della kunoichi, però, non sembra essere sereno e pare mostrare titubanza davanti alla figura del Nono. Le parole della ragazza arrivano al jinchuuriki del Kyuubi e l'espressione del ragazzo si fa seria destando qualche perplessità nell'atteggiamento della ragazza. <Ti ascolto, Kaori> afferma con decisione il kyudaime sperando che la Hyuga dica quel per cui è venuta. La domanda della ragazza è su Cappuccio Rosso, un traditore della Foglia <Cappuccio Rosso? Un vecchio mukenin di Konohagakure, scomparso tempo fa se ricordo bene> spiega il jinchuuriki affermando ciò che lui sa su tale individuo. <Purtroppo non ho ulteriori informazioni per poterti aiutare, ma.. Come mai questa domanda?> chiede ora lui alla chunin davanti a sè volendo capire dove la ragazza vuole arrivare. Gli occhi azzurri del kyudaime seguono i lineamenti della kunoichi. Lo sguardo è ben attento sulla ragazza con l'intento di notare le sue espressioni visive e captare le sue sensazioni. Attende, ora, risposta da parte di ella silenziando il suo dire in modo da permettere a lei di controbattere. [chk off]

22:14 Kaori:
 E' strano come, dopo quella sera e il legame che sia sorto fra loro, questa notte sembri tutto essere tornato alla solita pacatezza. Quasi come se quella serata passata ai Monti fosse stata una piccola parentesi momentanea, una serata strappata al percorso della loro vita. Un'eccezione. Eppure non è così che vorrebbe vedere quel momento della sua vita, non è così che vuole ricordare quel loro attimo trascorso assieme. Vorrebbe vederlo come l'approfondimento di una conoscenza, come il rapporto fra due persone fattosi un po' più stretto, un po' più reale. Ma per questa notte, per questa notte non può essere Kaori e lui non è Hitomu. Sono Kage e chuunin e fra loro v'è una storia intensa e scottante a distanziarli, a rendere ben chiari questi limiti, questi confini. Scomodi, freddi. Necessari. Deglutisce lei andando a scuotere appena il capo all'invito del biondo. No, non vuole sedersi, non vuole fermarsi. Se dovesse farlo allora i pensieri tornerebbero, la travolgerebbero e avrebbe sentito l'aria mancarle dalla gola. No, deve stare in piedi, deve camminare, muoversi. Tenersi distratta. Va quindi porgendo all'altro quella domanda e, quand'ode la di lui risposta, si ritrova ad annuire come distrattamente immaginando quanto poco il ragazzo dovesse sapere circa questa assurda figura. <Già...> annuisce appena lei, quasi meccanicamente, mentre prende a misurare l'ufficio a grandi passi, da destra a sinistra, in una semplice linea orizzontale posta ad un paio di metri dalla scrivania. Non sa da dove iniziare, non sa come riassumere in modo chiaro tutta questa faccenda. Si ritrova sommersa da eventi, fatti, informazioni e notizie e non sa da dove dovrebbe partire per rendere trasparente quell'agghiacciante racconto. Si ferma, dunque, dopo una manciata di istanti andando a voltarsi verso il biondo con le mani a poggiarsi sui fianchi. <Sì. Sì, è stato attivo per lo più vent'anni fa dopo di che se ne sono perse le tracce e nessuno ha più saputo nulla di lui> annuisce lei ripetendo quella che è la storia corrente, comune a tutti a Konoha. <Più o meno> puntualizza dopo poco espirando piano. <Non è scomparso. Non è sparito, si è solo nascosto. Ma ha continuato ad agire> spiega Kaori cercando di essere chiara e al tempo stesso concisa. Non c'è bisogno che racconti ogni singolo dettaglio, sono cose che avrebbe potuto aggiungere in un secondo momento, magari in un rapporto scritto. Ma ora... ora dev'essere efficace e diretta. <Ha iniziato a rapire Hyuga approfittando delle loro missioni fuori Konoha. Ha fatto esperimenti, ha prelevato campioni genetici, alcuni li ha tenuti come suoi fantocci piegandoli al suo volere tramite un sigillo che inibisce la personalità di un individuo, donandogli il completo controllo di una persona> Un racconto già da qui raccapricciante, disgustoso, che la porta a boccheggiare per un istante nel tentativo di capire come proseguire il discorso. <Ha rapito Daiko Hyuga. Lo ha usato per studiare e lavorare il suo seme e recentemente lo ha ucciso, rubandone gli occhi.> Il racconto sì, prosegue, ma appare quasi insensato. Informazioni, nozioni donate, ed un'unica domanda ad aleggiare fra loro silente. <E' stato la mente dietro la creazione di un progetto noto come... Hyuga puri. Riteneva che la nostra linea di sangue si fosse mescolata troppo con quelle di altri clan, che i matrimoni con gente esterna alla famiglia avesse indebolito il potere del nostro Byakugan e che quindi bisognasse riportare il clan alla sua vera forza. Voleva ricreare una razza Hyuga pulita, incontaminata, così da permettere la rinascita di quello che si pensa esser stato il primo Hyuga di tutti i tempi> Hamura Otsutsuki. Si ferma, chiude le palpebre, si porta la mancina al viso, dinnanzi agli occhi, trovando quel racconto sempre più complesso man mano che avanza. Ricordi, emozioni orribili che la travolgono e investono portandola a fermarsi. Le labbra si stringono, l'inferiore vien catturato dagli incisivi mentre va a raccogliere una nuova calma per proseguire il discorso. [chakra: on]

22:40 Hitomu:
 Già, è davvero strano. Tutto quello che è successo la scorsa notte sembra esser rimasto fuori da quella porta. Entrando nella stanza, Kaori ha vestito i panni di una kunoichi che viene a fare rapporto di una missione appena conclusa mentre Hitomu non ha posato il suo cappello da Hokage e rimane davanti ad essa ascoltandola. Altro non può fare il jinchuuriki che restere lì dov'è e attendere che la ragazza termini il suo dire. Il racconto che lei fa è quasi raccapricciante. Mai il Nono avrebbe pensato che queste oscenità fossero in atto, soprattutto da parte di un individuo che sembrava essere scomparso. E poi la notizia di Daiko.. Una di quelle notizie che lasciano di stucco il jinchuuriki gelandogli il sangue e bloccandogli il respiro. Stenta a crederci o, forse, vorrebbe che questa storia sia solo una falsità. Impossibile, però. Tutto ciò è accaduto e nulla ora può esser fatto tornare indietro. Il suo volto racconta lo stato d'animo attuale. Scuro, impassibile.. Questi sono i rapporti che più odia. Ma sono anche i rapporti dove deve farsi più coraggio ancora ed essere, come sempre, la spalla su cui versare lacrime. La ragazza termina il discorso e si porta una mano davanti al viso, quasi in procinto di scoppiare in lacrime per la rabbia, per l'emozione in corpo dopo tutto quello che è successo. Il jinchuuriki con uno scatto fulmineo si sposta davanti alla ragazza lasciando che il palmo della mano destra si posi sulla sua chioma nera mentre la mancina afferri la stessa della ragazza. Con un delicato movimento, la sposta dinanzi il suo viso riportandola verso il basso mentre la destra le continua a stropicciare i capelli in modo molto disordinato <Ragazzina..> la chiama in questo modo con un tono di voce confortante. Il jinchuuriki suppone che non abbia passato i migliori giorni dietro questa storia e, dunque, vuole che racconti tutto con tranquillità <Bisogna essere forti, ricordatelo..> afferma mentre anche lui pensa alla perdita di un compagno come Daiko. Non è il primo sotto il suo mandato a morire del Villaggio. Altri han perduto la vita e per ognuno di loro, il Nono avrebbe voluto versare lacrime per riportarli indietro dal mondo dell'aldilà. Ma, invece, nulla ha sempre potuto fare. Nient'altro che guardare le loro lapidi e poggiare sopra le loro tombe fiori coloriti. Bisogna farsi forza perchè il mondo non finisce qui, purtroppo. Va avanti, che noi lo vogliamo o no. <Prenditi tutto il tempo che ti serve..> aggiunge mentre la destrorsa scivola da sopra il capo della ragazza lungo la tempia sinistra del suo viso sfiorandole la guancia con l'indice della mano. <Continua appena te la senti> se non vuole sedersi, rimarrà in piedi insieme a lei a farle compagnia cercando di darle forza durante il suo racconto. [chk off]

23:07 Kaori:
 Il volto del Kage passa da rassicurante e attento ad essere sempre più cupo e pensieroso, assorto. E' evidente quanto quel racconto sia doloroso per lui, preoccupante, eppure non crolla, non si scompone, rimane semplicemente al suo posto ad ascoltare in religioso silenzio. Nonostante le emozioni buie che ne oscurano le iridi solitamente brillanti rimane ugualmente forte, stoico, senza lasciar intravvedere altri segni di debolezza o cedimento. Un ninja risoluto che sulle spalle deve ormai avere molti dolori simili coi quali deve aver fatto i conti. Kaori ammira e stima il portamento elegante dell'altro e invidia la sua capacità di rimanere forte nonostante tutto. Certo: lui sta ascoltando una storia già compiuta, un racconto in qualche modo parzialmente estraneo alla sua figura, non vi ha preso parte come lei, ma non per questo dev'essere per lui meno doloroso. Sa bene la Hyuga quanto l'altro ami il suo villaggio, quanto ami ogni singolo abitante della sua terra ed i rispettivi shinobi. Sa che deve soffrire molto all'idea di non aver potuto far nulla per loro e per questo non sminuisce il di lui sforzo di rimanere saldo. Si ferma solo dopo diversi secondi di racconto incapace di continuare, lasciandosi per un attimo sommergere dall'immensità di quella storia. Si copre il viso, si sente stanca, distante e al tempo stesso immersa da quei fatti appena chiosati, ritrovandosi in pochi attimi a sentire la presenza del jinchuuriki al suo fianco. Le è vicino, le carezza i capelli, ed è lì per lei. Sente il contatto con la di lui mano andare a scostare dai suoi occhi la propria e non oppone resistenza quando l'altro va a farla calare lentamente fino a scoprire il suo viso. Le iridi perlacee, tremanti, vanno a posarsi e specchiarsi in quelle azzurre di lui riscoprendo nel suo sguardo il desiderio di rassicurarla, di non lasciarla sola a combattere con quei demoni che stridono e gridano dentro il suo corpo. Annuisce mestamente, cupamente a quelle parole d'incoraggiamento ben sapendo quanto abbia ragione. Non può cedere, non può crollare. Può solo andare avanti. Le lascia modo di riprendersi, di essere pronta a proseguire e fa calare le dita dal di lei capo fino alla sua tempia, al suo viso, sfiorando cautamente la sua pelle in un tocco gentile, rassicurante. Kaori inspira a fondo, ricerca nuova aria e si sente in parte sostenere dalla di lui presenza. Si umetta nuovamente le labbra e prosegue con il suo racconto con nuova forza, nuova convinzione e non meno fatica. <Negli anni si è occupato di qualche rapimento sporadico fino a quando poi, d'un tratto, non ha deciso di far agire un'altra persona per suo conto, controllandola col suo sigillo. Akane Hyuga. Lei ha rapito alcuni membri ancora vivi del clan rubando loro ovuli e seme ma senza ucciderli. Grazie alle loro testimonianze abbiamo potuto iniziare a fare ricerche, indagare, ed alla fine abbiamo scoperto informazioni importanti> si ferma un attimo sapendo di star arrivando, lentamente, al clou della vicenda. <Stavano cercando di sintetizzare il seme dell'esemplare perfetto. Hanno unito l'eredità genetica degli Hyuga col sangue più puro per crearne uno unico, nuovo, che fosse privo di contaminazioni esterne. Hanno mescolato quello di Daiko a quello di Hiashi Hyuga e poi...> un fremito, la mascella che si serra e la mancina che vola istintivamente a portarsi sul suo grembo. No, non è necessario che lui sappia. Non è necessario che senta cosa le è successo. Non vuole farlo preoccupare ulteriormente, non anche di questo. Non è venuta fin qui per parlare di lei, di quanto le è accaduto. <Comunque le nostre ricerche sono state interrotte. Cappuccio Rosso ci aveva scoperti ed attaccati e così abbiamo scoperto che c'era una talpa nel clan. Giorni dopo Akane Hyuga, sotto il controllo di quel mostro, mi ha portato al loro covo e li ho scoperto che l'informatore era... mio padre> Parlare le costa fatica, il ricordo di Naru le fa male, la soffoca, ma non può crollare. Non. Può. Crollare. <Era sotto il loro controllo, aveva impresso il sigillo. Li ha informati dei nostri spostamenti. Ma... ma alla fine siamo comunque riusciti a farcela. Mi hanno tirata fuori e abbiamo scoperto dove fosse il loro covo principale. Questa sera siamo andati ad attaccare e... ed è finita. E' tutto finito> Molti dettagli sono stati tralasciati, molte frasi sospese e lasciate a metà, ma il succo del discorso è alla fine questo. Questo è quanto accaduto in questi mesi, questo quanto il clan Hyuga si trascina dietro nelle sue oscurità. <Cappuccio Rosso è morto, Akane Hyuga è stata recuperata e verrà interrogata credo... ma.. ma io avevo bisogno...> Ed è difficile ora rimanere stoici, rimanere tutti d'un pezzo. E' difficile non crollare mentre gli occhi pizzicano infuocati. La di lei destrorsa andrebbe a sollevarsi appena per cercare di posarsi sul petto del biondo dinnanzi a lei, per cercare di sentire fra le dita il tessuto della sua veste, del suo manto bianco da Kage e stringerlo appena senza eccessiva forza. <Mio padre è morto... gli hanno strappato la faccia, gli occhi, per metterli addosso a un... un fantoccio... come una maschera...> La voce è strozzata, un grumo di saliva le blocca la gola, e il capo si china mentre stringe i denti con forza. <Non abbiamo un corpo da seppellire... una tomba su cui piangere...> ad accogliere le sue lacrime, finora, soltanto il suo cuscino ed il petto di Raido. Andrebbe lei a sentire le gambe cedere fino a farla finire in terra, con le gambe piegate, le ginocchia puntellate al suolo e le lacrime a scivolare brucianti lungo il viso. <Per favore... per favore... il suo nome... permettetemi di farlo incidere al monumento...> La prateria della memoria, il monumento ai caduti. <Non era in sé... non è un traditore... lui... lui merita di essere ricordato...> Il suo eroe, l'eroe che l'ha accompagnata dall'infanzia al suo esser donna. Un eroe che veglia ancora su di lei, ancora adesso, anche da morto. <Per favore...> supplicherebbe allora Hitomu inginocchiata dinnanzi a lui, disperata all'idea di sapere la memoria di suo padre infangata così come il suo corpo è stato deturpato. [chakra: on]

23:47 Hitomu:
 Questo è sempre ciò che spera: essere guardato dritto negli occhi e trovare conforto, pace e amore. Questo vuole che ora Kaori ritrovi nelle sue iridi azzurre dove si rispecchia. Il dolore è enorme in lei, il cuore le batte così forte che farebbe tremare il pavimento sotto i loro piedi. Quanto è complicata la vita, quanto è difficile. Sempre pronta a metterli in pericolo, a mettere in prova la loro sensibilità. Ogni ostacolo sembra essere sempre più arduo. Ogni giorno sembra presentare sfide più dure. E alla fine, cosa si ha? La morte? No, invece no. Se ogni giorno sarà affrontato con più forza di quello primo, se ogni sfida sarà superata con più determinazione di quella precedente, la vita non sarà stata invana. Il nome di ognuno sarà scolpito sopra pagine di libri in cui la storia viene raccontata e che verrà letta dai nipoti prima di andare a letto. Il racconto della ragazza va avanti lentamente. Fa fatica, ogni parola viene detto con un groppo in gola. La storia raccontata viene ascoltata dal jinchuuriki attentamente seguendo ogni particolare dettato dalla kunoichi e ogni vicenda che elle stessa ha vissuto con il suo clan. Ad un certo punto, la nota mentre porta la mano mancina posarsi sul grembo e le iridi azzurre del Nono non possono fare altro che osservare tutto ciò. Gli occhi si stringono, come a voler focalizzare l'immagine, ma non più su tale gesto. Ma sulle di lei iridi. Si è fermata così di colpo durante quella frase.. Si mordicchia l'interno del suo labbro inferiore, in un gesto ripetuto di nervosismo. Non fa in tempo a capire di più su questa situazione però, siccome la ragazza prosegue nel suo discorso arrivando alla conclusione del rapporto. In mezzo a tutto questo casino, è finito pure il padre di Kaori e la ragazza scoppia in lacrime mentre la sua mano destra si posa sul petto del jinchuuriki. Soffre per suo padre con così tanto dolore che finisce per cadere a terra in ginocchio e chiedere che il padre sia perdonato. Il Nono abbassa lo sguardo fissando il corpo della ragazza straziato dalle ferite riportate. Ferite interne, difficili da guarire. E il jinchuuriki non può fare altro che lasciar cadere il suo corpo verso il basso e permettere alle sue braccia di stringere tra loro il corpo della kunoichi. Un abbraccio sincero. Uno di quelli che cerca di trasmettere qualcosa. Non sei sola Kaori, no. C'è Hitomu con te. Come ci sarà sempre suo marito. <Tuo padre non sarà trattato come un traditore> queste le prime parole del ragazzo <Conosco bene la tipologia di quel sigillo e so i suoi effetti> spiega ancora alla Hyuga. Stacca la sua stretta intorno a lei ritrovando il suo viso davanti al proprio. Con entrambi le mano, cercherebbe di asciugare il viso bagnato della ragazza e fermare quelle lacrime amare che cadono lungo le sue guance. <La tua è una richiesta d'amore, verso tuo padre..> la guarda ancora una volta mentre un piccolo sorriso si forma sul suo volto. Non un sorriso di gioia, non un sorriso di felicità. Un piccolo gesto in cui trovare conforto. <E sarò felice di esaudirla. Il nome di tuo padre, come quelli di tutti i membri del Clan Hyuga che hanno perso la vita, saranno incisi sulla lapide nella prateria.. In modo che tutti possano ricordare i loro nomi e nessuno possa scordarli> questa è la decisione presa. Nessuno sarà dimenticato. <Tirati su, ora. Non mi piace vederti così> così distrutta, così dolorante. Le offre la mano destra per farsi leva e rimettersi in piedi. Bisogna essere forti, sempre. [chk off]

00:16 Kaori:
 Trova quasi conforto nel silenzioso ascolto del biondo, nel modo in cui rispetta il suo racconto. Sa che sta parlando di faccende serie, importanti e che naturalmente l'altro avrebbe prestato enorme attenzione a quanto udito, tuttavia v'è altro in quel silenzio che la conforta. Non il semplice memorizzare una storia, ma il rispettoso tentativo di accompagnarla, di sostenerla. Le rimane accanto mentre ode quelle parole senza mai interromperla, senza mai porle alcuna domanda. Kaori si libera, esterna tutto quanto, e in un istante non sta solo facendo rapporto al suo Kage di quanto è accaduto, si sta rivelando -seppur per poco- ad una figura fidata. Sta lasciando fuoriuscire le emozioni scaturite da quello scontro, da quelle verità rivelate e la tensione che fino a quel momento l'ha tenuta su la sta abbandonando. Trema, si lascia scuotere dai singhiozzi in quelle sue ultime parole, in quella richiesta supplicante. Non ha potuto salvare suo padre, non ha potuto trarre in salvo il suo corpo e riportarlo a casa, ma almeno questo può farlo. Almeno la sua memoria può essere salvata in qualche modo e lei avrebbe fatto tutto il possibile per far sì che suo padre non venisse ricordato come un traditore, come una pedina, ma come il valoroso eroe che è morto cercando di ribellarsi al controllo. Anche Hitomu si lascia scivolare verso il pavimento quando Kaori s'inginocchia ai suoi piedi, si abbassa alla sua altezza, l'avvolge in un abbraccio gentile, caldo, che la porta a sfogare sul suo petto il suo pianto. Le sue braccia andrebbero a cingerlo a sua volta, le mani si porterebbero sulla di lui schiena lì dove in lettere scarlatte dovrebbe esservi ricamato il suo titolo di Kage. Si abbandona nuovamente a quell'attimo di unione, di vicinanza, lasciando che per un istante soltanto lui sia solo Hitomu e lei solo Kaori. Per oggi, forse, è stata forte abbastanza, forse solo per un secondo può lasciare da parte il suo ruolo da chuunin e ricercare conforto in un... amico. Ascolta la voce di lui, quel suo tono rassicurante, serio, deciso che va a raggiungerla come una carezza. Si scosta da lui di pochi centimetri quando l'altro va a separarsi dall'abbraccio ritrovando il suo viso vicino, le sue iridi azzurre pronte a rassicurarla. Le mani di lui vanno a sfiorarle il volto, ad asciugare quelle lacrime calde che hanno abbandonato fino a quel momento i suoi occhi. E dal suo viso si distribuisce un calore nuovo, interno, che s'amplifica e moltiplica ovunque. Risuona e rimbomba dentro di lei agendo quasi come un calmante. Assieme alle lacrime strappa via dal suo viso tensione e paura accogliendole su di sé. Kaori lo osserva in silenzio, col respiro corto, affannoso dal pianto, le labbra schiuse ed umide di lacrime. Ritrova nella serietà del suo viso un conforto nuovo che la porta ad annuire appena col capo, a ricambiare timidamente e goffamente quel piccolo sorriso comparso sul di lui volto. Tremando le labbra si distendono poco a poco verso l'esterno mentre lui le toglie un enorme peso dal cuore con le sue parole. Annuisce, annuisce ancora fino a quando l'altro non tace e, alzandosi, andrebbe ad offrirle il suo aiuto per tirarsi su. La mano della chuunin va a poggiarsi sul palmo dell'altro e, tramite una lieve pressione, ecco che la userebbe come sostegno per tornare in piedi, dinnanzi a lui. Deglutisce, respira a fondo, cercando di placare e fermare del tutto il pianto, osservando la figura del biondo accanto a sé. <Grazie..> un sussurro roco per via del recente pianto, la voce bassa, flebile, che verrebbe fatta rischiarire in fretta. <Grazie.> ripete con voce appena più forte, più chiara, puntando le iridi ancora lucide in quelle altrui. <Mi dispiace di non avervi informato prima... mi dispiace che ce ne siamo occupati da soli. Ma c'era la paura che potesse scoppiare il panico, che se la voce fosse scivolata fuori dal Villaggio saremmo divenuti un bersaglio facile...> Torna al voi, il tono, a quel distacco che aveva tentato di mantenere appena arrivata quando era alla ricerca del suo Kage. E non sa bene perchè si scusa, forse perchè le sembra di essere in debito con lui, di aver sbagliato a tener nascosta una simile atroce verità. Ma in quel momento sente molte parole addensarsi in lei, sulla sua lingua, e lascia che escano fuori in un getto inarrestabile. <Vi posso preparare un rapporto, vi posso compilare una relazione, scrivere tutto> ed è quasi tenero il modo in cui, in qualche modo, cerca come di farsi perdonare quel silenzio troppo duraturo, quel suo sfogo che ha dovuto sobbarcare sulle altrui spalle. E' agitata, è confusa, e molto più leggera. Non è sola, non più. E lo sa. <Mi dispiace per questa sera... per questo sfogo. So che magari vorreste dire che siete qui a posta, che è il vostro compito sostenerci ma... Mi dispiace di avervi buttato addosso un simile peso.> le dispiace davvero. Sa che il biondo sicuramente sta soffrendo e soffrirà a lungo per quella situazione, magari sarà persino in pensiero per lei dopo queste verità, e le dispiace di aver oscurato quella che poteva essere una serena nottata con una simile rivelazione. <Perdona..mi> ed è indecisa fino alla fine su come rivolgersi a lui. Al Nono, a Hitomu? Ma alla fine... cosa importa? Lui è entrambi. E' tutti o nessuno e quella sera è stato sia Kage che uomo. Sia suo superiore che amico. Ed è al suo confidente che desidera porre le sue scuse, il dispiacere per aver condiviso sulle sue spalle il peso di quella situazione. [chakra: on]

14:18 Hitomu:
 Le sue lacrime trovano sfogo sull'haori bianco del jinchuuriki. Le braccia della ragazza si stringono anch'esse intorno a lui scoppiando in un dolore atroce. Se le può essere d'aiuto, il Nono lo farà. Se deve essere un amico, sarà ancora una volta solamente un amico per questa notte. Lo farà per lei, Kaori. Una ragazza che il jinchuuriki sta prendendo a cuore per i suoi modi di fare, il suo carattere e i tanti problemi che una signorina della sua età non dovrebbe vivere durante questa giovinezza. Dal canto suo, il Nono è sempre stato nella situazione di essere il muro portante di una struttura. Lo era con le sue sorelle, quando sua madre se ne andò. Lo è con la sua famiglia, sua moglie, il piccolo Tobirama e sua nipote Hana. E non se ne è mai fatto un problema. Lentamente, la kunoichi riprende la calma e le lacrime si asciugano finalmente da sopra il suo viso. Il respiro del Nono è lento, profondo. Gli occhi si spostano sulla di lei figura accertandosi che tutto stia andando meglio e non peggio. La chunin del clan Hyuga ringrazia il jinchuuriki che scuote leggermente la testa sorridendole ancora <Non c'è bisogno..> le sussurra con un filo di voce ascoltando ciò che ha da dire. Una smorfia si disegna sul suo viso, successivamente <Non dico di essere felice di non essere stato avvisato, ma comprendo i motivi e le ragioni della casata Hyuga. E, tuttavia, non saresti stata tu a dovermi avvisare. Ma ripeto, tutto bene quel che finisce bene..> già.. Se le cose fossero andate in modo peggiore, non se lo sarebbe perdonato però. Avrebbe potuto dare una mano o solamente dei consigli, in quanto lui è lì proprio per questo motivo. La ragazza sembra cercare un modo per farsi perdonare, ma il giovane kyudaime non è dello stesso pensiero <Kaori> richiama la sua attenzione <Quando uscirai di qui, torna a casa. Riposati, dormi e passa del tempo con chi vorrai. Non c'è bisogno che tu faccia altro, credimi> le sorride per farle capire di essere a posto così. In quel sorriso le mostra il suo apprezzamento per i tentativi di farsi perdonare, ma le fa capire che non ha nulla di cui scusarsi. E, infine, la kunoichi spiega come le dispiaccia del suo sfogo e della situazione che il Nono è costretto ad assorbirsi ogni volta. Le palpebre del jinchuuriki si socchiudono lentamente andando ad abbassare per un attimo il volto verso il basso. <Sai, Kaori..> velocemente lo sguardo torna verso di lei mostrandole, ancora una volta, il colore azzurro delle sue iridi <Quando decisi di accettare questo incarico, feci una promessa a me stesso. Ovvero, promisi a me stesso di farmi carico di tutti i vostri pesi e portarli sopra le mie spalle. Se c'era qualcuno che poteva farlo in quel momento, ero io. E, ad oggi, quel peso non è mai stato così imgombrante e pesante da trascinarmi sul fondo> spiega alla ragazza aprendosi, un'altra volta, a lei. <Non so se dal Primo al Settimo pensino che io stia facendo un buon lavoro. Ma se esiste qualcuno in questo Villaggio che deve essere pronto a sostenervi dal basso nei momenti bui, quello credo di essere io in qualità di Hokage e in qualità di un ragazzo che vuole esservi d'aiuto> fa ritorno al pensiero dei suoi predecessori e se davvero sta facendo un ottimo lavoro. <Non è stato un peso ascoltarti.. è un peso per me guardarvi stare male e non saperne il motivo perchè vi chiudete in voi stessi. Se me ne parlate, mi alleggerite il cuore> conclude il jinchuuriki spiegando la realtà dei fatti alla ragazza. <Sei perdonata, anche se non ce n'era il bisogno> la perdona, ma lei non ha commesso nessun crimine per cui debba scusarsi. [chk off]

14:48 Kaori:
 Tornano in piedi, tornano in posizione eretta mentre lentamente il pianto si placa e l'animo della ragazza va alleggerendosi. E' stata una giornata difficile, pesante e all'improvviso sembra che inizi a mancarle tutto ciò che quel giorno è riuscito a sostenerla e portarla avanti. La vendetta, la rabbia, la paura, l'odio. Ogni cosa è lentamente scivolata via lasciando semplicemente un gran senso di vuoto e nulla che la fa sentire debole, stanca e più leggera. Ma non cade, non stanotte, non così. Anche se dentro di lei sente venire a mancare il sostegno che le ha dato forza finora, c'è gente che è pronta ad afferrarle la mano e tenerla su, tenerla stabile. Raido l'ha fatto per mesi, fino a quel momento, facendole da scudo e da protezione contro qualsiasi avversità. Hitomu lo fa ora, adesso che tutto gli è stato rivelato, adesso che la kunoichi stessa gli ha permesso di aiutarla. E lo fa di sua sponte, dolcemente, con spontaneità in quel moto di compassione e comprensione che lo rende agli occhi di lei speciale. Ha sempre ammirato e stimato la figura del Nono, il modo in cui nonostante la giovane età sia stato sempre disposto a dare la vita per il suo Villaggio, per la sua gente. Ma ora si ritrova a poter conoscere e stimare anche la persona dietro quel cappello, dietro quel mantello. Si ritrova ad apprezzare Hitomu per quello che è e ne è felice. Ascolta le sue parole, il suo dire, e si ritrova a sentirsi l'animo più leggero. Sente di aver fatto la cosa giusta venendo lì, questa sera, dicendogli tutta la verità. Sente che era la cosa più opportuna di fare e che era giusto che il suo Kage sapesse cosa fosse accaduto. Annuisce appena, tirando su col naso, guardandolo con la tipica espressione un po' confusa da post-pianto. Gli occhi sono gonfi, lucidi, arrossati, e sente le palpebre pesanti per via delle lacrime e della stanchezza. Ma il sorriso e la voce di Hitomu sono balsamo per lei, per quell'agitazione che l'ha travolta. Si sente confortata, compresa e cullata dalla sua comprensione e quando lui pronuncia il suo nome per darle quel consiglio si ritrova ad abbozzare un sorriso un po' goffo a sua volta. Annuisce piano, dolcemente, guardandolo in viso <Va bene... grazie> chiosa con la voce sottile, fragile, un po' nasale dovuta al recente sfogo. E' agitata, è improvvisamente scossa da tutte quelle emozioni ed inizia a parlare a raffica, a far scivolare via scuse su scuse e tentativi di rimediare alle colpe commesse. Eppure nonostante tutto Hitomu non la rimprovera, non la sgrida, ma le dona nuovamente rassicurazione. Le offre un nuovo lato di sé, un nuovo aspetto della sua persona che lei accoglie con riconoscenza e gratitudine. Ascolta quel racconto, quella storia, e scorge in quelle parole un'umanità ed una bontà incredibili. Anche lei, un tempo, avrebbe potuto pronunciare un discorso simile. Anche lei, una volta, avrebbe voluto farsi carico del dolore di tutti. Ma come può sorreggere tutto quel peso su delle spalle così fragili? Come può quando, a stento, riesce a sobbarcarsi il proprio? <Io credo che siano fieri di te...> mormora lei osservando il ragazzo, abbozzando un sorriso finalmente sincero, finalmente leggero. <Quando li ho incontrati sono stati felici di vedere com'era unita e in pace Konoha. Credo che se avessero potuto gli sarebbe piaciuto incontrarti> E lo pensa, lo pensa davvero. Ricorda quando le anime dei Kage erano state riportate in vita per abbattersi contro la Foglia, ricorda quando in quei brevi sprazzi di lucidità le avevano rivelato quelle parole. Nei loro occhi v'era ancora tutto il loro amore per la Foglia e il desiderio di proteggerla nonostante la morte. In Hitomu, ora, risplende e vive il loro volere, la loro forza. <Anche io, un tempo, continuavo a dire di volermi far carico del dolore degli altri. Ci credevo davvero, con tutta me stessa...> rivela lei offrendo, allo stesso modo del biondo, un nuovo frammento di sé alla di lui vista, alla di lui conoscenza. <...Ma ora mi chiedo se ne sarei davvero capace se a stento riesco a sopportare il mio> un sospiro stanco, un po' sfiduciato, che la porta ad inspirare a fondo e tornare a guardare l'altro con uno sguardo gentile, preoccupato. <E' nobile sapere che avremo sempre qualcuno disposto a portare i nostri pesi per noi. Con noi> continua lei puntando le iridi perlacee in quelle azzurre dell'altro, la voce un po' più bassa mentre si ritrova ad esprimere quel pensiero. <Ma... su quali spalle puoi condividere i tuoi pesi quando ne hai bisogno?> L'ultima volta che gli ha posto una simile domanda l'altro rispose un po' ironicamente dicendo che si confidava con suo figlio, ma questa volta Kaori è seria, la sua preoccupazione genuina alla luce della bontà che l'altro le ha offerto. <Così come desideri liberarci dei nostri problemi, sappi che allo stesso modo saremo pronti a sostenere i tuoi.> Si ferma un attimo boccheggiando, prima di riprendere. <Beh, almeno io di sicuro, ecco.> Dopotutto non può garantire la stessa cosa per ogni altro singolo abitante della Foglia, no? <Quindi non caricarti troppo, va bene?> le labbra si distendono appena in un sorriso timido, dolce, mentre la destrorsa verrebbe fatta alzare e frapporre fra loro due, il mignolino a levarsi alto rispetto alle altre dita piegate mollemente verso il palmo. <Prometti?> un momento quasi sciocco, quasi buffo in quel suo modo d'esser infantile. Eppure, in quel momento, è quanto di più spontaneo e sincero lei sia in grado di offrire.[chakra: on]

15:20 Hitomu:
 Il volto della ragazza è stanco, gli occhi sono ancora lucidi e gonfi. Piangere, a volte, può far bene. Ti aiuta a sfogarti, a liberare tutto il dolore che si tiene dentro e che magari si è trattenuto per troppo tempo. Ne ha visti tanti di shinobi piangere davanti ai suoi occhi blu, dello stesso colore del cielo. Chi per un motivo, chi per un altro. Ha sempre cercato di dare loro la forza per andare avanti, donare loro una motivazione per essere più forti. Una forza non fisica, però. Un'energia interiore che aiuti l'anima e lo spirito ad essere pronti alle difficoltà. E tutto ciò non è facile. Alcuni di questi shinobi sono ancora giovani, anzi giovanissimi. E non tutti riescono ad essere pronti per affrontare tante difficoltà, una dietro l'altra. E, anche per questo motivo, hanno bisogno di una guida. Di una persona che indichi loro la miglior via possibile e li accompagni fin quando non saranno pronti ad incamminarsi da soli. Certi raggiungono questo traguardo più presto di altri, alcuni invece tardano nell'essere maturi. Ma per ognuno di loro, il jinchuuriki darà loro una mano fin quando vita scorrerà dentro di lui. Lo sguardo cauto si posa sempre sul di lei volto. Le vede abbozzare quel piccolo sorriso e ne apprezza l'impegno per provare a mettersi tutto ciò che è successo alle spalle. Ma a sorprenderlo sono le parole della Hyuga in riferimenti agli Hokage del passato <Mmh?!> se ne era quasi dimenticato di quando i Kage furono richiamati come Edo tensei poco dopo la morte del vecchio Sukui. Purtroppo, lui non ha combattuto contro di loro e non ha avuto il tempo necessario per poter parlare insieme ai Quattro <Erano felici?> domanda nuovamente alla ragazza sperando che ella confermi ciò che ha detto. Un fuoco si accende dentro il jinchuuriki, una volontà di voler fare sempre meglio tutto ciò che concerne il suo ruolo. Se davvero loro fossero fieri di lui, il Nono sarebbe sollevato dal saperlo. Ma, rapidamente, l'argomento ritorna sulla ragazza <Sei ancora giovane, Kaori. Con il tempo, imparerai a prenderti cura delle persone intorno a te. Ora devi pensare a te, alle persone che ti stanno accanto..> come sempre, il giovane prova a donare un consiglio alla kunoichi. Quest'ultima domanda nuovamente al Nono chi si prende cura di lui quando ne ha bisogno. Chi lo supporta? <La mia famiglia, Kaori> risponde semplicemente, anche se quel concetto è molto più grande di quanto si possa pensare. La ragazza spiega che loro, sicuramente lei, saranno pronti a sostenerlo quando il Nono ne avrà bisogno. <Hai detto bene, sai? In una famiglia ci si aiuta a vicenda e sono felice di sapere che voi sarete al mio fianco se ne avrò bisogno> una grande famiglia. Grande quanto il Villaggio di Konoha. Grande quanto una foglia. La Foglia. <Prometto>. [chk off]

15:48 Kaori:
 <Beeh... diciamo che non erano contenti di essere stati rivoltati contro di noi> commenta lei con un tono un po' più leggero, più ironico, snudando i denti in un sorriso meno teso, meno stanco, cercando di voltare pagina in qualche modo dopo quell'assurda vicenda. Insomma, un inizio per stare meglio, per procedere verso il prossimo capitolo della sua esistenza. <Però erano felici di sapere che la Foglia era protetta. Che avremmo combattuto anche contro di loro per proteggerla> ricorda quel giorno con un misto di affetto e nostalgia. Avrebbe voluto avere modo di parlare un istante di più con quelle personalità così speciali per il suo Villaggio, ma al tempo stesso sa che era stato già un enorme dono il suo poter anche solo incontrarli, vederli. Loro che a questo mondo non appartenevano già più da molti, molti anni. Spera davvero di avergli potuto essere di conforto, di avergli potuto dire qualcosa di piacevole per ricambiare la sua gentilezza nei propri confronti. Un piccolo modo di dirgli quanto creda profondamente in lui e quanto stia ben operando per il bene del Villaggio. Nuovamente il biondo va a donarle conforto grazie alla sua esperienza e la giovane si ritrova a riscontrare nelle parole del biondo parte dei concetti che il Rikudo le ha affidato poco tempo prima. Un sorriso si pare sul di lei viso mentre, asciugandosi nuovamente gli occhi con la mancina, va a rivolgere al biondo una nuova occhiata più serena. <Sai...? Tu e il Rikudo Sennin vi assomigliate un sacco. Parlate un po' allo stesso modo> rivela lei ben sapendo della profonda e vecchia amicizia che lega il jinchuuriki all'Eremita possessore del rinnegan. <Cioè, non allo stesso modo. Ma esprimete un po' gli stessi concetti, ecco> Il biondo è molto più umano e solare a differenza del Rikudo che, dal canto suo, ha un modo di rivolgersi e parlare molto più criptico ed enigmatico. Tuttavia una volta grattata la superficie delle sue parole e raggiunto il succo del discorso, si può notare come in qualche modo i loro concetti si somiglino. Dopotutto hanno entrambi grandi esperienze sulle spalle ed un potere straordinario che riempie le loro spalle di responsabilità. Le fa piacere sapere che l'altro si senta sostenuto ed aiutato dalla sua famiglia, che ritrovi nel suo stesso concetto un significato così ampio e ricco. E' felice di sapere che egli si fida di loro fino a quel punto e, quando va a ricambiare la sua promessa, va ad aprirsi in un sorriso vivace e felice che quasi la riporta indietro di mesi al suo periodo più solare. <Allora posso andarmene più tranquilla> sorride a quel punto lei andando ad inspirare e fondo per poi espirare subito dopo. <Grazie per avermi aiutata e capita. Mi sento molto meglio ora... Certo, ci vorrà tempo prima di poter dire che è tornato tutto alla normalità ma... mi sento più leggera. Mi sento più forte.> rivela alla fine, lei, cercando di mostrare al suo amico, al suo superiore, che nonostante i momenti di debolezza e i piccoli crolli, non si arrende. Avrebbe continuato a combattere, l'avrebbe fatto per sempre. <Te lo dimostrerò presto!> promette allora, a sua volta, stringendo un pugno con fare risoluto, un po' buffo. E solo allora, con un nuovo sorriso, va ad umettarsi le labbra. <Allora vi lascio tornare al vostro lavoro, signore. Mi spiace di averle rubato tempo> sorride tornando adesso ad essere la chuunin al servizio del suo Kage, il busto ad inchinarsi appena in avanti in un inchino rispettoso, ossequioso, mentre porge le sue scuse. <Vi auguro una buonanotte> dice rialzandosi in posizione eretta e rivolgendogli un ultimo, confortato sorriso. Solo una volta che anche l'altro avesse congedato la ragazza, ecco che Kaori si sarebbe diretta, più leggera, verso l'uscita dall'ufficio. [END]

16:09 Hitomu:
 Un sorriso si allarga sul suo viso ascoltando le parole della ragazza. <Sicuramente non erano affatto felici, ci credo. Anche perchè non era la prima volta per alcuni di loro ritrovarsi in questa situazione> come raccontano i libri di storia, tanti anni indietro il Terzo combattè contro il Primo e il Secondo richiamati dal mukenin Orochimaru. Udire quelle parole lo rende felice, gli mettono calma e pace in corpo e in anima. Gli occhi si rasserenano e il volto si rilassa. Grazie anche a Kaori che, piano piano, ha ripreso il controllo delle sue emozioni ed ora usa toni anche ironici nelle sue frasi. <Ti ringrazio per queste parole..> è stato un bel gesto da parte della kunoichi farle sapere questi piccoli particolari quando incontrò gli ex hokage. E poi, la chunin afferma di trovare somiglianze tra i modi di parlare del jinchuuriki e del Rikudo Sennin <Mh, Akendo?> ridacchia sotto i baffi ripensando a lui. <Dici che ci assomigliamo? Magari glielo chiederò la prossima volta che lo incontrerò. Vediamo cosa ne pensa lui> sorride scherzando insieme alla ragazza della casata Hyuga. Si somigliano? Non lo sa. Forse, loro due sono come due poli opposti ma che uniti riescono a formarne uno solo. Il loro è un legame fortissimo fondato su dei valori. Lui ha fiducia in Akendo e viceversa. Forse sono simili. O forse no. Ma ciò che sono, questo è certo. Amici, compagni, fratelli. Chiamateli come volete. <Sono contento che ti sia stato di aiuto venire qui per sentirti meglio. Prenditi tutto il tempo di cui hai bisogno, non avere mai fretta> lei ha detto che si sente più forte e il jinchuuriki ne è felice. Ciò che voleva succedesse, è accaduto. Dopo ogni dolore, bisogna diventare più forti del dolore stesso. In questo modo, sarà più semplice affrontare la vita che ci rimane davanti a noi. <Ci conto, ma prima dovrai superare una sfida più difficile. Dimostrarlo a te stessa> in questo modo, e solo così, potrà poi dimostrarlo al resto delle persone, come al Nono. Il jinchuuriki non vuole più che ella si perda tra gli ostacoli che le capitano davanti. Non può permettersi di perdere se stessa ancora. Dovrà sfidare se stessa e vincere una delle più grandi battaglie che avrà nelle sua esistenza. <Ti ringrazio per la compagnia, Kaori. E presto vedrai esaudita la tua richiesta> le ha detto che metterà incisi quei nomi e lo farà. <Buonanotte anche a te, a presto> la saluta così congedandola per permetterle di lasciare l'ufficio della magione e fare ritorno a casa. Il jinchuuriki, invece, terminerà il suo lavoro per poi tornare nella sua abitazione, dare un bacio in fronte al piccolo Tobirama e mettersi a letto. Domani è un altro giorno. END

In seguito alla missione per la disfatta di Cappuccio Rosso, Kaori si reca alla magione dell'Hokage per chiedere a Hitomu di far incidere il nome di suo padre al monumento ai caduti nella prateria della memoria. Gli riassume le vicende accadute all'interno del clan e, dopo qualche lacrima e qualche abbraccio, si ritrova a rialzare il capo un po' più forte, un po' più leggera.

(MA QUANTO E' GNIGNI HITOMU ♥)