Ti troveranno Yume.

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con Kimi, Hanae

15:31 Kimi:
 Ha lasciato adesso una stanza in piena discussione, discutono su di lei, sull’eventuale aiuto da darle, la giustizia e tanti altri argomenti di cui non le può importare di meno. Yuurei ha mosso i primi passi sulle scale per raggiungere Katsumi, dopo aver mostrato le sue ferite, dopo aver parlato di ciò che le è successo ma è Kimi adesso a camminare verso il tetto alla ricerca dell’unica altra persona in tutto il mondo di cui le importa qualcosa. Nel suo cuore solo dolore, rabbia ma soprattutto tristezza. Ha visto sua figlia, era solo un’illusione eppure l’ha vista e se questo non fosse abbastanza dobbiamo pure aggiungere che la sua simpatica controparte ha deciso di esporre al mondo il suo trauma, un argomento di cui lei è ancora incapace di parlare, le basta il pensiero per distruggerla. Così quasi striscia, il corpo protetto da quel semplice mantello nero e il completino scuro, pantaloncini e fascia, Il viso pare essersi fatto improvvisamente scavato gli occhi azzurri marchiati da un dolore profondo, molto più di quello che si sarebbe mai potuta aspettare. Sale le scale confusa, non sente più nulla, nelle sue orecchie un brusio soffuso, il cuore che batte e null’altro. Stupida Yuurei. I piedi strisciano a terra mentre la mano destra cerca il corrimano per sostenersi, ciondola andando poi a buttarsi verso la porta con il palmo sinistro teso in avanti. Usa il suo corpo, il suo peso, tutto il fisico per cercare di spalancare la porta del tetto ed eccolo il freddo colpirla. Gli occhi che sbatto un paio di volte, la bocca che si spalanca, il sangue la macchia, coprendole quei capelli neri e corti, segno di ciò che ha fatto e di quella sete mai completamente esaurita. Ancora arrabbiata. Ondeggia, cammina senza sostegno ancora un paio di metri prima di limitarsi a cadere a terra. Un peso invisibile sulle sue spalle, una stretta al cuore che le impedisce la corretta respirazione, alza il volto verso il cielo alla ricerca di quell’aria fredda che dovrebbe aiutarla. Incapace di sintetizzare un reale pensiero sensato, solo LUI, cerca Lui cerca di destreggiarsi nel dolore, di nuotare in quel mare di merda che l’ha sopraffatta ancora una volta. Le mani vanno ad impattare con il terreno, così come le ginocchia, il corpo è teso, provato da ciò che ha appena finito di compiere. Se ne resta lì qualche istante mentre disperatamente cerca di riprendersi, lascia che il capo, vada ad abbassarsi, venga ricoperto dai capelli neri, lo sguardo si maschera così da nascondere appena delle lacrime che finalmente escono, nuovamente affiorano su quel volto candido e cadono verso terra, apre la bocca in un urlo pieno di dolore e malessere, un urlo tanto potente quanto silenzioso, non si sente nulla provenire da lei e non li si vede, coperta così dal mantello, dai capelli e dalle braccia che a fatica sorreggono il peso di quel busto reclinato verso terra. Eppure si nota il respiro, la schiena alzarsi ed abbassarsi velocemente, affannosamente, non può farsi vedere così, non può mostrare il dolore e la debolezza ancora una volta, deve nascondere tutto questo, deve farlo per Katsumi, deve correre da lui. Ed è per questo che chiude gli occhi, strizza le palpebre così che e ultime lacrime possano abbandonarla dopo aver rigato il viso ed essere passate attraverso il sangue che viene quasi lavato via prima di finire a terra. La destra si alza a sfregarle il volto, a confondere quei segni quasi per nascondere quella debolezza [arte del veleno liv 3]

16:23 Hanae:
 La serata in cui la magione degli uchiha è stata attaccata è ormai giunta al termine, la confusione generale che si è sparsa per il quartiere è soltanto una conseguenza di un evento totalmente inaspettato, un evento che ha portato adesso un'altra identità a portare al dito l'effige del clan Uchiha, simbolo di colui che è destinato a guidare i portatori della maledizione dello sharingan. Ma ormai le ombre della notte sono totalmente svanite, l'alba è giunta da un po' ormai e con essa il sole va alzandosi sempre più al cielo, coperto parzialmente soltanto da qualche nube che ancora piange gli eventi del mondo terreno, non scure nè trppo dense, una pioggia tipicamente estiva. Il tetto dove si trova l'Uchiha adesso è avvolto quasi per intero da aiuole sulle quali son presenti gigli bianchi, in parte schiacciati ed in parte avvolti da un ormai secco color cremisi, sangue appartenuto alla persona caduta nello scontro che si è svolto nel cuore della notte. Ma non c'è più nessun corpo a terra, soltanto una forma irregolare avvolta in fasciature sulla quale son poggiati dei sigilli, e appena di fianco l'immagine del solo puro rimasto, un'immagine che Kimi conosce in quasi ogni sua sfumatura, se non tutte. L'immagine di Katsumi, in piedi. A vestire il suo corpo una camicia nera dal taglio aderente, elegante e facente parte del vestiario che s'era preparato per affrontare il capoclan, un vestiario adesso scomposto. Scendendo un pantalone bianco ed infine un paio di stivali neri lucidi, laddove sotto la suola sono rinvenibili cenni di sangue. La mancina, non guantata questa volta, va scivolando lungo la fronte per raggiungere il crine bianco e tirarlo appena indietro, aiutandosi con il loro esser bagnati per riuscire nella sua azione e ricreare un minimo di ordine nella sua immagine. Lo sguardo è immobile, eppure stanco, pensieroso- sicuramente non vi è esubero in quell'espressione, non è lo sguardo di un vincitore nè di uno sconfitto. Tutto è finito ma l'aria rimane pregna di un indissolubile sapore salmastro. Potrebbe rimanere immobile a fissare il nulla ancora un po', dando modo ai propri pensieri e a quell'amaro sapore di dissolversi assieme al vento, eppure passi vanno agitati in propria direzione, qualcuno raggiunge il tetto. Il capo ruota appena alla propria sinistra, per permettere agli occhi di sollevarsi e osservare di striscio chiunque possa esser giunto, e permarrebbe così se non fosse per il tonfo che segue da una figura ben precisa..Kimi. Il busto va per voltarsi, così da dirigere l'intero corpo in sua direzione, sarebbe pronto a scattare per raggiungerla e sostenerla, pronto a controllare le sue ferite qualora lo scontro non fosse andato per il meglio, ma l'urlo che segue spezza nuovamente ogni pensiero, lo porta per un momento a trattenere il fiato e ricordare nuovamente di cosa ha perso per arrivare fino a questo punto. Il dolore è qualcosa di ormai tanto vano che miscelandosi ai ricordi rischia di farli svanire in maniera automatica, per preservare sè stesso, ed è qua che Kimi fa da monito a quel suo pezzo d'umanità che se venisse persa non lo renderebbe tanto diverso dalla sua controparte, da un parassita che ha preso la propria effige umana e l'ha lasciata cadere per ricomporla in maniera differente con i pezzi raccolti, creando soltanto chaos. Il passo va affrettandosi dopo qualche istante per raggiungerla, le ginocchia vanno piegandosi fino al toccare il terreno, andrebbe a porsi davanti a lei, abbastanza vicino dal tentar di allungare la mancina per impedirle di pulirsi il volto con la mano. < La tempesta ha smesso di espandersi.> Le labbra si schiudono in un sussurro, tentando conseguentemente di poggiare il palmo della destra lungo il dorso della mano che ha tentato di trattenere precedentemente. Non c'è molto da dire, non c'è mai stato tanto da dire tra loro, ciò che vi è da sapere già si sa. [chakra on]

16:42 Kimi:
 Non si aspettava di trovarlo lì, subito, non ha nemmeno cercato di guardare su quel tetto prima di crollare semplicemente incapace di sopportare ancora quel peso. Alza il capo, senza più piangere, senza più mostrare il dolore e la debolezza. Quante parole vorrebbe riversare su di lui, quante cose vorrebbe dire, raccontare eppure non ne ha bisogno, tutto il tumulto il tumulto in lei si placa con quelle semplici parole, con quel semplice contatto. Lentamente andrebbe a far scivolare in avanti la gamba destra così da poggiare il piede e andare semplicemente a rialzarsi in piedi. Fino a quel preciso momento aveva avuto davanti ai suoi occhi solo la vendetta, non aveva minimamente pensato a lui e a quello che potrebbe provare. Il suo clan, insomma in qualche modo comunque sangue del suo sangue <l’hai usata?> domanda però. Una parte di lei ancora non pensa ad altro se non alla vendetta e alla sofferenza. Le è costato molto farsi da parte, limitarsi al supporto al piano di sotto, le è costato molto più di quanto si possa immaginare. Ha abbassato il capo e si è fatta da parte eppure una parte id lei si è sentita privata di un diritto importante, una risoluzione ad un trauma che probabilmente non giungerà mai eppure le basta posare gli occhi sul corpo di Katsumi per ricordare a sé stessa il perché ha deciso di starsene quasi buona. Resta in silenzio, attende quella risposta mentre per sicurezza andrebbe semplicemente a spostare il chakra che le è rimasto verso le sue ghiandole salivari, qui semplicemente il suo chakra andrebbe a muoversi come una carta laminata e traspirante, si porrebbe tra una porzione di veleno e invece la sua bocca per poi farla fluire verso l’altro filtrandola così da riuscire a sintetizzare il suo antidoto. Solo questo gusto le dovrebbe affiorare sulla lingua prima di muovere la mano destra, di lasciarla salire verso la nuca di Katsumi che poi verrebbe con forza e decisione tirata verso di sé. Tenterebbe in questo modo di andare a posare e sue labbra su quelle di lui, andando poi a socchiuderle così da poter lasciare che il veleno dalla sua bocca passi a quella di lui. Un gusto al quale dovrebbe essersi ormai abituato. Non ha altro da aggiungere, i sentimenti e il dolore paiono quasi manifestarsi anche in quel contatto stranamente privo della più semplice passione e di amore, fredda anche in quel frangente, incapace di perdonarlo completamente conscia però delle motivazioni. Riesce a mettersi nei suoi panni, riesce ad immaginare il perché dei suoi gesti eppure al tempo stesso non è in grado di accettarlo e quasi lo odia per questa privazione, un sentimento che si mischia con forza nei suoi occhi al profondo amore e viene sovrastato da un dolore che vuole solo essere nascosto, nelle sue iridi passano i sentimenti e vengono nascosti, è vero non c’è più la tempesta e per quanto la sua voce sia bastata a farla rialzare e calmare una parte di lei continua a sanguinare ferita fin nel profondo, continua a covare rabbia e odio verso un clan intero e soprattutto verso coloro che le hanno strappato la figlia dal ventre, verso quel ragazzino ancora vivo al piano di sotto che ha osato mostrarle quell’illusione, rinchiudere la sua mente in un mondo fatto di speranza. Tutto questo prova ad essere mascherato dal semplice distacco, unico modo che ha per nascondere tutto. Lo ama così tanto da farsi nuovamente da parte, da provare a preoccuparsi solo per lui, lo osserva e resta in disparte senza mettersi in mezzo, un muro che sta costruendo tra loro senza nemmeno accorgersene[arte del veleno liv 3][antidoto]

17:26 Hanae:
 Gli occhi vanno abbassandosi appena per poter inquadrare l'immagine della Doku, non riesce ad immedesimarsi in quel sentimento di ira che lei percepisce, non riesce ad odiare come una volta ha fatto per restare in vita, non è un sentimento che adesso potrebbe riuscire a provare nei confronti di Arima, ma allo stesso modo verso nessun altro. L'odio è un sentimento che per molto tempo gli ha concesso potere e motivazioni per combattere, l'odio lo ha portato a incontrare Kimi ed a raggiungere Sasuke, ma come un fuoco è andato affievolendosi fino al diventare cenere trasportata via dal vento, da sentimenti rinati quando Izanagi gli ha perforato il petto, uccidendolo. Il capo va ad essere scosso appena da un lato all'altro quando giunge la domanda di Kimi, il veleno che gli è stato dato non è stato usato durante il combattimento per fronteggiare Arima. Probabilmente se avessero combattuto in una pianura non sarebbe neppure stato in grado di colpirlo con Deflagrazione, il tetto gli ha donato la possibilità di un attacco sicuro che con l'ausilio di antigene gli ha permesso di terminare quella che in fin dei conti si è rivelata essere una recita di Arima, mantenuta totalmente fedele fino all'ultimo istante della sua vita. < Non l'ho usata durante lo scontro. > Giunge adesso la conferma a ciò che viene detto, seguito dal gesto della Doku. E' un qualcosa di similmente ricorrente da quando per la prima volta hanno avuto il coraggio di toccare uno la pelle dell'altra, un gesto dolce che in questo caso porta con sè una folata di significati differenti. Accompagna quel movimento ma non si limita a godere del funzionamento dell'antidoto; il proprio chakra va scivolando e concentrandosi negli tsubo della pelle ove vi è contatto con il corpo della Doku, una patina invisibile e sottile che va trasferendo il chakra di Katsumi in Kimi. Questo chakra andrebbe rapidamente a raggiungere la mente di lei, con lo scopo di alterare i segnali visivi ricevuti per mostrarle quanto Katsumi vuole. Sono immagini rapide, che si alternano al presente dove le loro labbra trovano contatto, immagini che mostrano in rapida successione lo scontro avvenuto con l'ex capoclan, dal momento nel quale antigene si è attivato fino al momento nel quale Katsumi ha composto i sigilli della tecnica deflagrazione, colpendo Arima in un solo fatale attacco. Vi è un taglio improvviso nelle immagini, che vede poi il mostrarsi del cadavere di Arima prossimo all'essere sigillato, sul quale viene quasi con gentilezza sparso il veleno della Doku da parte dell'Uchiha. Ma c'è qualcosa oltre alle sole immagini, uno stimolo che viene indotto in Kimi mentre vede il veleno cadere lungo quel corpo. Un senso di apatia e noia che si alterna ad una profonda tristezza, il così detto senso di vuoto. Il sentimento che l'uchiha prova e vuole trasmettere silenziosamente anche a lei, una sensazione sgradevole ma colma di razionalità che definisce una mancanza. E' qualcosa di indotto inizialmente, che va tuttavia scemando poco dopo, quando l'illusione stessa si spezza al termine del contatto che vede l'Uchiha scostarsi appena indietro. Il silenzio calerebbe nuovamente per del tempo, interi secondi prima che un'altra parola fuoriesca dalle labbra del puro.< Amore e morte sono i due grandi cardini su cui ruota tutta la compassione umana..> Qualcosa che viene detto in parte per Kimi ed in parte per sè stesso, un rimprovero, un modo per ricordare qualcosa di importante. < Ciò che facciamo per noi stessi muore con noi; ciò che facciamo per gli altri vive dopo di noi. Non ho intenzione che tutto vada sprecato, Kimi, è tutto ciò che posso fare come padre. > Si giustifica di domande che non ci sono state, lascia che la propria coscienza si esprima, almeno con la Doku. [ chakra on] [illusione dei due sensi - Emotivo e visivo ] [125 125 125 125]

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17:40 Kimi:
 Osserva il combattimento, lo scontro come se fosse sempre stata lì a guardarlo, l’odio monta in lei unito ad una paura irrazionale appena l’illusione le permette di scorgere Arima eppure non si scosta, resta lì vittima consapevole di quel potere. Cerca di assorbire ogni dettaglio che le viene fornito, non c’è veleno in quello scontro lei non c’è. Rabbia e odio che potrebbero raggiungerla anche per quel gesto eppure ci sono anche dei sentimenti che le vengono quasi innestati, li sente scorrere sulla sua pelle e li riconosce, accettandoli e rendendoli parte di sé, per anni ha potuto provarli, per molto tempo sono stati la sua unica compagnia e così si limita ad assistere a tutto quello Il salto ed il corpo di Arima, finalmente avvelenato. Forse il suo era un desiderio irrealizzabile <è ciò che provi?> alza lo sguardo verso i lui non appena il contatto viene meno e così anche l’illusione. Irrazionalmente altra rabbia monta, la ferita nel suo petto si allarga e si squarcia come se la vendetta fosse stata solo del padre e lei relegata a nulla, una madre che non he nemmeno potuto vendicare sua figlia, un dolore che viene sigillato in lei dietro ad un muro di ghiaccio. Non si esprime oltre limitandosi a guardarlo, sta mettendo ancora una distanza tra loro, una distanza che non è in grado di ridurre ora, avrebbe solo voglia di scappare e dimenticare tutto e tutti, separarsi da lui è forse l’inizio di una guarigione ma al contempo anche la fine della sua umanità, del suo essere. Non vuole e non può permetterselo ed eccola quindi lottare per stare accanto all’uomo che ama e che ora rappresenta anche la più grande fonte di dolore. Tradita. Ecco come si sente, semplicemente messa da parte, abbandonata ancora una volta quasi non valesse abbastanza per lui, insomma quel dannato clan non ha fatto altro che farglielo capire quel giorno: lei non è degna. Un passo indietro ad arretrare <capisco> replica quindi a quella frase. Non è in grado di continuare a parlare, di esprimere ciò che prova solo lo fissa, senza mai staccare lo sguardo freddo, nasconde persino a lui i suoi sentimenti fallendo proprio per questo in partenza. Chi meglio di Katsumi sa leggere dietro a quella solita freddezza? A quel distacco ostentato e a quel disinteresse generale? <molti stanno dalla tua parte> aggiunge solo ora, facendo quasi per voltarsi, andarsene proprio come anni prima. Ancora una volta in lei si scatena una lotta, da una parte vorrebbe abbandonarlo, allontanarsi limitarsi ad avercela con lui dall’altro invece vorrebbe solo correre da lui, culalrlo tra le sue braccia e assorbire, riempire quel senso di vuoto che lo pervade. Un sensazione che per quanto ci proverà in lei non si placherà mai invece, come potrebbe mai superare la perdita di una figlia d’altronde. La mano si limita a spostarsi sul suo volto appena le spalle vengono donate a lui <forse dovresti raggiungerle> ogni parola che sta pronunciando le sta facendo scegliere la via del distacco e ne è talmente tanto consapevole da portarsi il palmo sul volto. Non potrebbe mai rinunciare a Katsumi eppure istintivamente è ciò che le viene da fare. Il palmo si posa sul naso, la mano va a coprire il volto le dita nascondo lo sguardo e le lacrime che nuovamente minacciano di uscire seppur adesso per un motivo ben diverso[arte del veleno liv 3]

18:47 Hanae:
 Il genjutsu termina, assieme a quest'ultimo quelle scene di combattimento con Arima vanno sfumando per far tornare gli occhi di Kimi a osservare ciò che è la realtà, tornare ad uno scenario che in fin dei conti mantiene sempre un che di ricorrente, è plausibile che entrambi sappiano dove tutto voglia andare a culminare, ed è alquanto ironico che tutto ciò stia avvenendo oltre la notte, per la prima volta esposti totalmente ad una luce quasi soffocante e piuttosto beffarda. < E' ciò che ho provato. > Va repentinamente a correggere ciò che viene espresso da parte della Doku, poichè anche quelle emozioni ormai sono calate, come la maschera che ha deciso di utilizzare per combattere con Arima: Nemurimasen. L'aria va diventando più densa in ogni pausa che intercorre tra un periodo e l'altro, gli occhi di Katsumi si abbassano lungo le gambe di Kimi, quando lei indietreggia. La memoria scorre nuovamente al passato, a momenti differenti della loro esistenza nei quali scene simili sono esistite, forse fin troppe, forse mai abbastanza considerando ciò che costantenemente sembra aver voluto colpire e tempestare la vita della Doku e dell'Uchiha. La osserva allontanarsi poco a poco, osserva il suo braccio alzarsi per spostare la mano sul volto, una lieve forza ad essere applicata sulle ginocchia per riportarsi in piedi, il capo si inarca appena e gli occhi si alzano per poterla seguire nei suoi movimenti. Quelle poche parole, quello stesso tono, sono come piccoli aghi che vanno ad essere innestati sotto pelle, sono fonte di fastidio, fonte di una sensazione che ha imparato a non tollerare. < Desideri così tanto andartene..? > Qualche passo in avanti, abbastanza da ridurre le distanze ma non dal poterla sfiorare allungando un braccio, lo sguardo permane fermo e attento. Quello strato di ghiaccio che ormai troppo rapidamente continua a formarsi, qualcosa che non può più semplicemente sciogliere nella speranza che la temperatura si alzi così che non si riformi, è qualcosa che non potrà fare da solo. < La prima volta ti ho lasciata andare, in silenzio. Non ero capace di trattenerti. > Il tono non è più un sussurro ma viene alzato appena, non è dolce nè distaccata la voce, bensì quasi severa. La memoria si riporta alla vecchia casa che possedeva nei pressi del villaggio di Kusa, abbandonata da tempo, lì non fu in grado di proferire parola, ma soltanto di lasciarsi andare alla propria isteria dopo la scomparsa di Kimi. < La seconda volta che sei voluta fuggire ti ho trattenuta. > I bassifondi di Kusa, neppure troppo tempo fa, è lì che il ghiaccio tornò a formarsi. E adesso, a distanza di così poco tempo, s'è riformato. < Sei libera di andartene, Kimi. Nessuno oserà ostacolarti ulteriormente. > Lo sguardo va assottigliandosi appena, le sopracciglia ad avvicinarsi appena l'una all'altra e le labbra ad incurvarsi appena. < E allora potrai trovare pace in un piccolo e degradato monolocale dei bassifondi di Kusa. Potrai allontanarti dal dolore e il tempo curerà la maggior parte delle ferite. > C'è aggressività in quel tono, un modo di essere che difficilmente è stato in grado di esprimere verso qualcuno, che quasi mai è stato in grado di manifestare proprio verso colei che più vorrebbe preservare in questo mondo. < Ma io continuerò a cercare, troverò o creerò una via, e allora troverò Yume, viva o morta. La morte non è la più grande perdita nella vita, e non sempre è definitiva. Mi sentirò sconfitto quando ciò che provo morirà mentre io vivo, mi sentirò sconfitto soltanto quando..> un attimo di silenzio, quasi esitando. < ..capirò cosa provi adesso. > Termina così di parlare, inconscio di ciò che causeranno le sue parole a Kimi. Forse ira, forse nulla, forse molto altro che ancora non può immaginare. < Se ti allontani così, adesso, non sarò più capace di raggiungerti. > ... [top]

19:05 Kimi:
 Si sente chiamare, la sua voce giunge fino alle sue orecchie riuscendo quindi a bloccare il cuore, un battito che salta appena si sente chiamare e poi quella domanda. Un quesito che lei non aveva osato porsi ma che ora sembra costretta ad affrontare. Lo ascolta parlare, ne comprende il verbo ma soprattutto si sente morire appena il nome di Yume torna tra di loro <me l’hanno mostrata> replica per prima cosa mentre la mano scivola lentamente dal suo volto, portando con sé gran parte di quella voglia di allontanarsi ma non la debolezza. Il ghiaccio che davanti a lui si scoglie, come sempre insomma, incapace di resistergli proprio perché conscia di cosa sia a vita senza di lui e del bisogno fisico che invece lei sente. Per poter respirare, mangiare e sopravvivere ha bisogno di Katsumi al suo fianco, incapace di sottrarsi per quanto a volte possa desiderarlo, quando la fuga sembra l’opzione migliore. Si volta lentamente mostrando il suo volto provato da tutte quelle emozioni. Lo osserva senza riuscire davvero a vederlo, gli occhi velati delle lacrime che sfocano il mondo intorno a lei <non era altro che un’illusione ma è bastato a rendermi inutile> replica semplicemente <mi sono sentita in colpa e mi sento sbagliata perché penso che se non fosse mai esistita nessuno potrebbe ricattarmi ancora> continua in sua direzione <ti odio per averlo ucciso senza di me> continua ora con un cenno verso dove teoricamente ha sigillato il corpo di Arima <ma so perché l’hai fatto e cosa deve esserti costato> continua semplicemente <non posso odiarti finché ti amo così tanto eppure ogni volta che ti guardo sento di averti deluso> è tutto così dannatamente difficile <non voglio andarmene ma non credo sia giusto restarti al fianco> parole difficili da pronunciare mentre quasi stoica resta davanti a lui, priva di vere energie <quanto sacrificio, quanta sofferenza hai dovuto affrontare unicamente a causa mia?> la pura, semplice e lampante verità le affiora davanti agli occhi <ho giurato di non abbandonarti mai e non è mia intenzione ma inizio a credere che forse dovrei limitarmi a guardarti le spalle lasciandoti libero> sospira e deglutisce per trattenere le lacrime <di vivere la tua vita e vederti felice. Forse dovrei solo permetterti questo>le mani sono abbandonate lungo i fianchi e tremano, non vuole andarsene ma non riesce nemmeno ad avvicinarsi, ancora combattuta, ancora distrutta da tutto ciò che gli sta capitando, da quel dolore e da quei sentimenti così ambivalenti e così potenti da lasciarla senza forza. Lo osserva, come ha sempre fatto, ammettendo la sua bellezza, la potenza del suo animo, sentendo quell’amore crescere istante dopo istante cosa che rende il suo pensiero ancora più doloroso. Se l’avesse lasciato stare, se non l’avesse aggredito in piena rabbia, se si fosse limitata a morire <tutti qui lo pensano> ammette molto semplicemente <io non sono degna di te Katsumi> abbassa lo sguardo <e mai sarò degna. Tu meriti di poter tendere alla felicità mentre io lo sai sono destinata alla sofferenza> non può sostenere i suoi occhi, le mani vanno a chiudersi in due pugni tremanti, non ha nemmeno la forza di arrabbiarsi davvero, di soffrire davvero <io ti amo Katsumi e credo d’essere diventata la tua tempesta> cede infine chiudendo le palpebre, si nega la vista dell’uomo che ama così profondamente da essere per la prima volta disposta ad un gesto di puro altruismo, oltre l’odio che prova, oltre al tormento emotivo per la perdita della figlia, oltre al dolore che sa che dovrà affrontare. Oltre a tutto questo rimane solo lui e il sentimento che prova per quel ragazzo incontrato per caso, conosciuto altrettanto per caso e di cui ha finito per innamorarsi. Avrebbe dovuto fermarsi quando non era ancora in grado di toccarlo senza ferirlo, avrebbe dovuto allontanarsi allora. [arte del veleno liv 3]

17:02 Hanae:
 Si ritrova quasi alla soglia della porta che separa il tetto da una rampa di scale che portano al piano di sotto, il corpo permane statuario e soltanto le pupille vanno spostandosi di tanto in tanto dall'alto verso il basso e viceversa, da Kimi verso punti imprecisi della zona che li circonda. Ascolta le parole che fuoriescono deboli e rotte dalle labbra altrui, di tanto in tanto dalle narici una profonda quantità d'aria viene inspirata, le sopracciglia si mantengono invece inarcate verso il basso e avvicinate tra loro. Qualcuno sa di Yume oltre Arima, qualcuno che dovrebbe averlo assistito, la notizia viene tradotta parzialmente dall'Uchiha come la possibilità di avere una pista dalla quale iniziare per scoprire tutto il necessario riguardo la sparizione della figlia. Ma ancora nulla viene espresso dalle sue labbra, alcun sentimento si manifesta tramite espressione facciale e continua a posare davanti a lei, finchè non giunge una domanda, forse retorica, forse no..ma non fa a meno di schiudere a tal punto le labbra per rispondere. < Più di quanto potessi sopportare. > Una risposta che sembra quasi elevarsi a condanna da parte del puro, tuttavia non termina qui il suo parlato, seguito dopo brevi attimi dal ulteriori periodi. < E anche adesso, mi sento profondamente addolorato, per quel che è accaduto questa notte e per ciò che ora sta accadendo. > Non accenna a delusione, non ancora, si limita tuttavia a quel discorso che porta sotto la luce del sole ciò che vi è nella parte più superficiale della propria mente. < Arima mi aiutò ad alzare nuovamente il capo quando mi sentivo totalmente svuotato da ogni emozione, mi accolse sotto la sua ala per tre anni e mi indicò una via da seguire. > C'è una triste malinconia nel tono, che va scemando in una certa forma di disprezzo nelle parole che seguono. < Mi riportò metaforicamente in vita, e poi mi tradì con il tuo rapimento. > Racconta la storia in brevi parole, passando dal periodo in cui Kimi per la prima volta andò via per giungere al suo stesso rapimento, oltre 4 anni più tardi. < Non sono capace di odiarlo, ma sono rimasto profondamente deluso perchè dopo tutto quello che c'è stato, ha avuto la capacità di alzare un enorme muro di fiamme tra me e gli Uchiha. E fino alla fine ha recitato per potermi far giungere a questo. > Si volta per un'istante, da le spalle alla Doku e allarga le braccia in direzione di ciò che vi è oltre il tetto: visibili le mura del quartiere, parte delle costruzioni presenti. < Mi sento sconfitto e deluso, da Arima. > Termina questa prima parte del discorso, una forma di antefatto per giungere a quello che realmente è il punto focale del suo dire, ed è ora difatti che si riporta con lo sguardo in direzione della Doku, vorrebbe semplicemente stringerla e impedirle di piangere ulteriormente, ma deve resistere. < Ma tu, Kimi, in questo momento mi intristisci. > Un sentimento che percepisce al petto come una lontana e silenziosa fitta, qualcosa di conosciuto ma mai abbastanza. < Mi sento ferito dalle tue attuali convinzioni, mi ferisce che tu non mi abbia chiesto se le tue ipotesi fossero vere, mi ferisce sapere che tu non ti senti degna, e ancor di più mi ferisce pensare che se non avessi detto nulla adesso saresti già lontana da qua. > le labbra si incurvano verso il basso ed il capo segue il movimento chinandosi lievemente verso il terreno. < Mi sono erto dal sangue e dalla polvere per raggiungerti, e mi fa male pensare di non essere stato in grado di suscitarti lo stesso istinto. Mi fa male sapere che ti sei rassegnata alla tua sofferenza. > Ultimi atti di silenzio, per poi terminare. < Ma mai, ti ho trovata indegna. Mai ti ho osservata con delusione. > [k]

17:19 Kimi:
 Quelle sue prime affermazioni arrivano al suo orecchio, superano il timpano e attraverso il cervello arrivano fino alle sue emozioni, può quasi sentire il cuore spezzarsi, aprirsi nuovamente in una ferita mentre si focalizza su ciò che le dice, sull’inizio di quel discorso che per fortuna non viene arrestato ma continua e così mentre il dolore si fa spazio dentro di lei anche la razionalità cerca di ritrovare possesso del suo corpo così da poter finalmente andare ad ascoltarlo davvero. Si immerge in quelle parole provando a comprenderne il dolore, il vero significato <non ti lascerò mai davvero> replica lei <voglio che tu sia libero ma qualsiasi cosa accada io non sparirò più dalla tua vita> ammette semplicemente cercando di guardarlo ancora <se tu non mi avessi fermato forse avrei esitato io o forse mi sarei limitata a stare alle tue spalle, osservarti da lontano e proteggerti per quanto mi sarebbe stato possibile> continua semplicemente con quel discorso tremante, bloccata anche lei. Vorrei poterlo abbracciare, vorrebbe farlo suo nuovamente così come al contempo sente il bisogno di consigliargli di scappare da lei, vorrebbe quasi urlarlo eppure non sottovaluta la sua intelligente. Indecisa, combattuta e profondamente divisa da troppi sentimenti ambivalenti e contrastanti. Resta in silenzio, ancora qualche istante lasciando che i capelli coprano in parte quei sentimenti, debole lei con il capo chinato verso il basso, incapace di sostenere uno sguardo <io ti amo Katsumi> la voce trema, quei sentimenti escono allo scoperto <e sono stufa di ferirti> ammette ancora poco dopo <mi ritrovo sempre complice dei tuoi graffi, ogni volta che sanguini la cosa ha a che fare con me e non voglio causarti dolore> continua semplicemente <ho imparato ad essere egoista in tre anni ma non ho mai imparato a moderarmi> ormai il suo è più che altro un flusso di coscienza <ti amo> continua poco dopo <ti amo come ti ho sempre amato> ormai pare quasi non ascoltare più ciò che dice, trattiene appena i suoi sentimenti così a lungo repressi da non poter semplicemente uscire senza rischiare di sopraffarla definitivamente <come quella notte alla magione di Yukio, come sulle mura di Oto o al Lago Nero> elenca solo alcuni dei ricordi a lui legati, i ricordi più positivi <come ti ho amato quando mi sono sentita respinta, quando ho affrontato lo sdegno del tuo clan, quando ti ho rivisto dopo le torture di Arima> il solo pronunciare quel nome riesce a farle venire un lieve brivido lungo la schiena, ma è morto giusto? La sua fiducia in Katsumi le permette di non dubitare di quel dettaglio nemmeno per un secondo per quanto il solo ricordo del defunto capo clan riesca istintivamente a terrorizzarla <ti amo e non è giusto ferirti> crolla ora, lasciando che le ginocchia impattino con il terreno, restando lì a terra, la schiena appena incurvata in avanti, i capelli neri a coprirle il volto, la mano destra poggiata sul suo ventre <avrei solo voluto renderti un padre felice> conclude quel discorso andando a premersi la pancia, perché alla fine è tutta colpa sua: è stata troppo debole e non ha difeso la loro bambina [arte del veleno liv 3]

18:10 Hanae:
 Le parole da lui dette sono quasi tutto ciò che in questo momento percepisce all'interno della sua mente, una serie continua di scosse che lo portano a percepire sommariamente un fastidioso disagio, questa giornata permarrà per sempre nei suoi ricordi una delle più grandi sconfitte mai subite, forse sarà soltanto in grado di far evolvere il sentimento di delusione che prova per Arima in qualcos'altro, quando scoprirà la verità su Yume. Teme di scoprire qualcosa di atroce, ma in parte sente che non è davvero finita così. Se Arima ha voluto mentire fino alla fine la verità sulla loro figlia potrebbe essere ancora da scoprire. < Nessuno di noi ha più necessità di essere protetto da nulla..> E' triste come ammissione, è triste pensare che più nulla potrebbe portare a queste condizioni di nuovo. E' l'ammissione finale di quanto le cicatrici che loro due si portano dietro siano ormai profonde, abbastanza dal perforare totalmente anima e corpo, abbastanza dal distruggere la favola bella alla quale per tanto hanno voluto credere. < Siamo capaci di avere il controllo che serve, quando serve. > Sono capaci di filtrare le loro emozioni in maniera tale che possano fluire liberamente soltanto quando sono assieme, così come sono capaci di bloccarne il flusso a piacimento. L'unica cosa che non viene filtrata è un sentimento che per primo li ha legati e che per ultimo li abbandonerà. Ascolta ogni parola, la scompone e in ognuna ritrova ricordi più o meno passati, in un solo istante vengono rivissuti e assaporati. Dalla magione al lago nero, andando perfino oltre. Sono forse i suoi ricordi più gioiosi, dove non vi è dovere nè dolore, ma soltanto un forte senso di riempimento e benessere. E' lì che vorrebbe tornare, ma sembra sempre più difficile. Eppure con le ultime parole da lui espresse il silenzio cala per più di qualche secondo, assiste in silenzio al sequenziale crollo della Doku, rimane immobile mentre lascia che le proprie emozioni filtrino attraverso i suoi occhi ed il suo corpo, portandolo a sospirare flebilmente, a muovere lenti e silenziosi passi in direzione della Doku. Si china una seconda volta in questa giornata, le braccia si distendono stanche in avanti, che raggiunga direttamente il capo o le spalle della lei non importa, ma il solo tentativo sarebbe di tirarla a sè, o quanto meno invitarla a seguire il suo fare, per portarla a poggiare il capo sul proprio petto, per permetterle persino di ascoltare il proprio moderato battito cardiaco, in grado di annullare il silenzio che intercorre tra una parola e l'altra, in grado di darle modo di comprendere di più. < Puoi ancora provarci. > il tono si abbassa d'intensità, tornando a divenire una melodia gentile, un tentativo di cullarla e portarla laddove soltanto la sua mente può arrivare. < Non è ancora finita. > Non è un semplice tentativo di darle speranza, perchè nelle sue parole c'è molto più di una dolce bugia, c'è una forte determinazione, c'è un forte senso di dovere ed al contempo una nota di dolore. Quello che è successo con Yume non potrà mai essere ricordato con gioia, la possibilità che sia morta è concreta, ma fino alla fine.. < Sento che non è finita. > Conferma, dando sfogo ad un'istinto, ald una sua forma di fede che gli suggerisce che il cerchio non è stato completato. In cuor suo la vita non è ancora appassita. < E se provi fiducia nei miei confronti sposta quei capelli dal volto e ricordami cosa mi ha sempre fatto perdere la testa per te. > Le labbra si tendono in un sorriso, una frase che chiede in poco qualunque cosa. [ toppot]

18:36 Kimi:
 Silenzio che corre tra loro ma che per lei non è altro che un rumore davvero assordante, rimbomba nelle sue orecchie lasciando che l’afflusso di sangue ne riempia i timpani, il suo battito pare quasi rallentare quando nella realtà die fatti sta accelerando. Soffre e non sentirlo più le fa quasi temere il peggio, ciò che poi gli aveva chiesto fino a quel momento. Madre e donna, entrambe le sue identità vanno in pezzi lentamente una dopo l’altra senza lasciarle la possibilità di salvarne almeno dei frammenti, questo fino a quando il tocco non la raggiunge. Lei che già aveva chiudo le palpebre si ritrova a sentire quella mano sul suo volto, si ritrova a nutrirsi ancora una volta di quel contatto. Un respiro viene preso, come una nuova boccata d’aria, i polmoni che si dilatano, può quasi sentirli bruciare quasi fosse rimasta in apnea fino a quel momento. Nuovamente il baricentro viene spostato e il piede strisci a terra così da poterle fornire come appoggio per farla alzare sotto quel gentile invito, accompagnata da un gesto tanto dolce quanto autoritario per lei, un richiamo al quale non può e non vuole davvero resistere. Fa forza sulle sue gambe e si alza, per poi lasciarsi cadere con dolcezza sul suo petto, il collo che viene flesso quel tanto che basta per girarsi e poggiare su petto la guancia destra, lascia che il battito del cuore di lui prenda il controllo sulla sua stessa mente, eliminando il casino prodotto da quel silenzio, andando a calmare anche il suo cuore, lasciando che pian piano rallenti e possa battere all’unisono con lui. Lo ascolta limitandosi ad aprire la bocca, quelle parole la sconvolgono sin dal profondo. Lentamente alza il mento così da portelo osservare, le labbra ancora appena aperte. Riavere sua figlia, sperare di poterla tenere tra le braccia, il solo pensiero la riempie di felicità eppure ha paura della possibilità che quella si mostri ancora una volta come una semplice illusione. Indecisa si limita a scostare i capelli utilizzando la mano sinistra, che lieve passa tra il suo crine nero, in contrasto con quella carnagione candida, così pallida da poter essere messa a paragone con un fantasma o una bambola di porcellana. Gli occhi invece profondamente azzurri ora ancora luccicano per effetto di quelle lacrime versate e trattenute unite alla felicità donata dalla semplice speranza <io mi fido> tre semplici parole che però contengono tutto il suo immenso amore, sta facendo qualcosa che va contro sé stessa, si sta permettendo ancora di sperare in un futuro migliore, sta combattendo contro la possibilità di andare incontro ad una delle più grosse e profonde delusioni però è lì pronta a lanciarsi in quella folle avventura semplicemente perché è stato lui a chiederlo, perché è stato Katsumi a proferire quelle parole. La mano sinistra lenta vorrebbe risalire verso il volto di lui, cingerlo nel suo palmo con le lunghe e affusolate dita che dovrebbero posarsi sugli zigomi, delicata senza effettuare alcuna pressione, solo lo fissa accarezzandola rapita, come sempre, da lui da tutto ciò che significa e da tutto ciò che rappresenta. Non solo un bel corpo ma anche l’unica vera anima senza la quale le sarebbe persino solo immaginare di poter vivere senza. Un’ anima per la quale è e sarà sempre disposta a tutto[arte del veleno liv 3]

19:02 Hanae:
 E nuovamente infiniti attimi di silenzio intercorrono tra ogni singolo sospiro e respiro, il suono del vento e del battito del cuore dei due è la sola cosa capace di colmare quanto vi è attorno, lo stesso sole ormai si alza privo di nuvole in cielo, ponendo luce su di loro. < E'..strano. > Gli occhi si alzano appena in direzione del cielo, il sole è qualcosa che non è tipicamente caratteristico di questi momenti, generalmente è la notte a calare in questi momenti, ma in questo caso vi è soltanto quell'immensa forma sferica che va lentamente alzandosi ai loro occhi, in un clima atipico, quasi in grado di mettere a disagio colui che da adesso in poi dovrà essere in grado di prendere facoltosamente decisioni non solo per sè, ma per una massa di individui piuttosto consistente. Eppure una volta ancora la tempesta va realmente disperdendosi, forse per l'ultima volta sul serio, forse davvero non ci sarà più nulla capace di scalfire ulteriormente quel sottile filo rosso nato nell'oscurità ed alimentato da una luce piuttosto particolare. Il tempo va avanti e il puro termina di proferire parola alcuna, rimane in attesa di un trinomio di parole da parte della Doku che non tarda difatti ad arrivare, accentuando appena il sorriso sul suo volto e portando i suoi occhi ad alzarsi per concentrarsi lungo gli occhi di lei, azzurri come uno specchio d'acqua ai bordi di un lago ed illuminati dallo stesso sole e dalle lacrime che fino a poco fa solcavano il suo volto. Il risultato è un'immagine che lascia interdetto per dei momenti Katsumi, quasi incapace di mandare avanti il tempo per poter osservare più a lungo quel bagliore unico. Stupefatto da un fiore che ogni volta sembra sbocciare, senza giungere mai ad invecchiare, in grado di riavvolgere il tempo alla prima volta nella quale quegli occhi si sono incrociati con amore. < Il sentimento più felice che provo è quando scopro nuovamente di amarti. > Il busto si flette appena ed il capo si china verso il basso, andrebbe a cercar di portare la propria fronte su quella altrui, un incrociarsi gentile che porterebbe lui a permanere immobile per del tempo, prima di spostare appena più in basso il proprio corpo e dunque la propria testa, nel tentativo di raggiungere le labbra di lei con le proprie, in un solo e unico bacio, colmo d'affetto, potente dei sentimenti che vuole rilasciare silenziosamente. Non c'è molto altro da aggiungere dal canto suo, potrà rimanere così ancora per molto tempo prima di essere richiamato a qualunque possibile dovere. Potrà rimanere anche solo a osservare i suoi occhi per minuti interi, in attesa che il sole scompaia coperto da qualche nuvola. Soltanto allora potrà davvero abbandonare il tetto, per distendere le braccia verso il sè stesso che è uscito da una crisalide dorata durante questa notte colma di eventi. [direi end][toppiti]

Si inizia sul tetto, dopo tutto il macello fatto tra gli Uchiha.
Entrambi reduci dai rispettivi combattimenti, si parlano, si confrontano e lasciano che i sentimenti abbiano la meglio.
Katsumi infine fa nascere la speranza di ritrovare la figlia in Kimi.
E NIENTE SI AMANO TANTO.