Giocata del 28/02/2017 dalle 19:00 alle 20:56 nella chat "Dojo Uchiha"
Out Katsumi; In fato..attendere
E' forse questo il momento in cui le emozioni di Akira non riescono più ad essere filtrate nella giusta maniera, per tanto ha vissuto la solitudine e si è abituata a quest'ultima, vivendo la gioia in soli minuscoli frammenti di tempo nei quali è stata in grado di incontrare anche soltanto la voce di Arima. Per tanto la severa attitudine dell'uomo ha riempito di qualcosa, seppur difficile da percepire, il cuore di Akira..è difficile rendersi conti della propria natura o di quella altrui ma nel momento in qualcuno scompare giunge naturale porsi una miriade quasi infinita di domande, che vanno confluendo dal cuore alla testa in un tripudio colmo di solo terrore e ansia. L'arrivo di Katsumi ha stravolto tutto, l'ha portata a soffrire per tanto una solitudine concreta, potrebbe addirittura averla portata a provare un senso di claustrofobia nei confronti della sua sola dimora, ma nulla è mai stato in grado di penetrare tanto in profondità come quell'immagine. E' difficile capire il dolore che sta provando, è impossibile persino comprenderlo, eppure..in mezzo a quella scena, a quel terrore, un'immenso tetto che va sfumando gradualmente sull'azzurro, il suono del vento che s'incastra tra i capelli di lei, il suono prodotto dai piedi che vanno scontrandosi con le piccole chiazze d'acqua a terra. Perchè è tutto così bello, Akira? Persino nel viso del defunto è visibile un sorriso gioioso, persino le tue lacrime nate dalla tristezza vanno riflettendo sulla luce che compare all'orizzonte, attraversate dalla luce a formare bellissime sfumature dai tratti incogniti. E' distruttiva, tutta quella bellezza, non fa che alimentare una fiamma di dolore in te, non fa che ricordarti che da ora potrai danzare senza limiti sul palmo del destino, ma non con colui che in parte è responsabile della tua esistenza, colui che avresti voluto avere al tuo fianco assieme al nuovo capoclan. La morte di Arima, è come la venuta della stagione autunnale: così bella, nonostante tutto derivi dalla radice della morte. All'uscio che separa il tetto dalle scale posa l'ombra del puro, non osa proferir parola nè causar suono alcuno, forse anche lui sta contemplando la distruttiva bellezza di quel paesaggio. Nel vorticare di queste emozioni il tuo sguardo andrà sfumando casualmente sul nero e sul rosso, come se le tue palpebre di tanto in tanto calassero sugli occhi o come se i tuoi occhi fossero ebbri di sangue. Ma non è nessuno di questi fattori, è qualcosa che ancora non puoi comprendere ma che va rapidamente formandosi, un patto sta venendo rispettato. [poetic fato intensifies]
E' una overdose sensoriale quella che in questo momento sta investendo la piccola Akira. E' tutto ed è niente. Rimane inginocchiata accanto al corpo della prima persona amata e tutto è così terribilmente doloroso. Il colore del cielo che va sfumando dal nero più intenso al rosa più chiaro, il vento che soffia fischiando nelle orecchie e carezzandole il viso con dita gentili, l'odore penetrante dei fiori che riempiono quel luogo, della terra bagnata da quelle lacrime di pioggia. E la sensazione del freddo contatto con il pavimento umido, l'odore ancor più acido e pungente del sangue che ricopre la figura di Arima. Tutto, ogni cosa, pare così banale ad occhi esterni, eppure per lei è uno schiaffo che la colpisce con forza. E' la vita che si apre sotto i suoi occhi, è il mondo che si rivela sotto il suo sguardo. E così presto, seppur appena nata, si ritrova già a fare i conti con la morte. Non riesce a fare a meno di fissare quel corpo vuoto, quel viso pallido, freddo, che offre quell'ultimo eterno sorriso. Il suo corpo è scosso dai singhiozzi, le braccia tremano distese sul petto di Arima. Non riesce a sentire il suo cuore che batte, il suo torace non si gonfia, non si muove e così i suoi occhi dietro quelle lenti trasparente. La gola brucia mentre gemiti e lamenti escono soffocati dalle sue labbra umide, il viso è macchiato del sangue del clone mescolato alla pioggia, alle lacrime. E gli occhi bruciano, bruciano come infuocati mentre il dolore si libera da lei in mille e più forme. Si libera in ogni lacrima, in ogni contrazione del corpo, in ogni difficile respiro, in ogni vibrante singhiozzo. Fuoriesce e colpisce ad ogni gemito, ad ogni suono strozzato che non riesce a liberare del tutto. Vorrebbe gridare e vorrebbe non farlo. Non sa controllarsi, non sa cosa fare: cosa si fa in questi casi? Riesce soltanto a sentirsi frantumare, poco a poco, dall'interno, mentre cerca di ricordare l'ultima parola che può avergli detto. Qual è stata? E lui, cosa le ha detto per l'ultima volta? Cerca di ricordare, di pensare, ma nulla sovviene alla sua mente. I suoi giorni si sono riempiti e succeduti con il pensiero di Katsumi nella mente, con la mente rivolta alla sua prossima venuta. Ha iniziato a vivere, inconsciamente, in attesa del suo ritorno dimenticando chi per primo le ha donato la vita. E la colpa si fa strada nel suo cuore, brucia e logora e consuma, andando a toglierle il respiro. <M-mi... mi di--dispia--ace...> singhiozza a fil di voce guardando il viso di Arima. Lo guarda e lo vede sfumare nel nero e nel rosso in fiammate intermittenti. Come se ad ogni battito di ciglia il mondo le si rivelasse in modo differente. Scarlatto prima, a colori poi. Intriso di pennellate nere e poi di sfumature albeggianti. E' una sensazione strana, fastidiosa, che le fa bruciare gli occhi. O forse sono solamente le troppe lacrime, magari l'acqua della pioggia che ne colpisce le iridi bicromatiche. Ed è un velo che scende sul suo sguardo e poi svanisce sospinto dal vento, è la tinta di un attimo che viene e va, quasi a seguitare ed accompagnare ogni singhiozzo, ogni contrazione del petto e del ventre. Eppure... eppure in questo momento le sembra poco importante. In questo momento persino questa strana interferenza visiva non ha importanza perchè Arima l'ha lasciata, questa volta per sempre. Non potrà più sperare in una sua visita, non potrà più renderlo fiero di lei mostrandogli, finalmente, d'aver risvegliato l'antico potere degli Uchiha. Non avrebbe più sentito la sua voce dirle, convinta e sicura, che lei è speciale. E tutto, una volta ancora, a questa consapevolezza, va sfumando in una nuova pennellata scarlatta attorno a lei, ombre danzanti che come fiamme oscure brillano di qua e di là, per un attimo soltanto. [That hurts me so deep inside]E' strano pensare che Arima in fin dei conti significava per tutti molto più di quanto non ha mai fatto credere. E' strano pensare che nè lei nè Katsumi abbiano mai pensato al giorno in cui sarebbe sparito, è strano pensare che quel giorno sia arrivato in un battito di ciglia, in una maniera tanto ironica e drammatica. E' giunta improvvisamente a quel livello di emozione dove pare quasi di incontrare sensazioni celesti date da una fredda arte e da sentimenti appassionati. Raggiungendo il tetto con una nuova consapevolezza il suono del battito cardiaco di Akira sembra quasi esser cambiato, la vita attorno a lei inaridita, se solo si stesse muovendo potrebbe sentire quel magnifico pezzo di cielo sopra di lei caderle addosso. Il mondo muta in maniera molto più drastica in questo secondo atto di dolore, tutto diviene improvvisamente nero attorno a te, Akira. Il cielo si riempie di quelle sfumature scure così come il corpo di Arima, freddo come quello stesso colore vorrebbe essere. Per quegli istanti in cui si propagano quelle sfumature potrai notare soltanto una cosa differente dal resto: strette per inerzia tra le dita del capoclan due piccole macchie rosse, la sola e unica sfumatura dotata di tale caratteristica intorno a te, forse soltanto girandoti percepiresti le stesse sfumature provenire da Katsumi. Se tentassi di osservare meglio, noteresti nient'altro che due Fuuda. Non ti è ancora data la possibilità di raggiungere la calma, schizzi di chakra vanno alimentati dalle tue sole emozioni per il tuo corpo, casualmente si propagano in diversi punti e ti fanno percepire terribili scosse di mal di testa; e son proprio quegli schizzi casuali a raggiungere di tanto in tanto le tue iridi per dipingerle di rosso, permettendoti di osservare il mondo da un secondo punto di vista. In mezzo a quel mal di testa potresti essere in grado di prendere coscienza di cosa stia succedendo, del risveglio di quel potere, così come potresti prendere coscienza delle parole che tu stessa dicesti a Katsumi prima del suo primo allontanamento. "Arima-Sama mi insegnerà di sicuro a risvegliare lo sharingan..[...]" Persino ciò sembra esser stato premeditato, un triste destino che Arima soltanto è riuscito ad impugnare a due mani. Il solo che ha deciso di lasciare qualcosa ai vivi, al futuro degli Uchiha, di cui tu fai parte, Akira.
Fa male. Fa male fin nel profondo, fin dentro lei stessa. Le stringe lì, all'interno, in quella congiunzione fra cuore e stomaco. E' una sensazione che le toglie il respiro, che la brucia poco a poco, consumandola. Ha visto così poco della vita eppure già conosce così bene la morte. E' ironico, è triste ed è reale. Eppure è così elegante il suo modo di soffrire, così ingenuo. Naturale. Nonostante il dolore, nonostante la paura, la solitudine che strisciano nelle sue vene come il sangue che le affiora ora alle gote, non prova rabbia, né rancore. Non odia Katsumi per quel che ha fatto, non nutre risentimento per lui. Prova solo uno sconfinato senso di solitudine, la colpa di non avergli dato l'importanza che meritava quando ancora era in vita. Non riesce neppure a ricordare il loro ultimo incontro, le loro ultime parole. Che suono aveva, la sua voce? Non la ricorda più, ogni cosa sta svanendo poco a poco da lei e questa cosa la spaventa, la logora e la strazia. Le mani si scostano dal di lui corpo e vanno a salire fino ad afferrare i capelli mentre si china in se stessa; le gambe piegate sul terrazzo, il busto inarcato in avanti, quasi a voler incontrare col petto minuto le cosce tremanti. Si sente distruggere e cadere mentre quella consapevolezza le strappa pezzi di sé, poco per volta. E poi... qualcosa cambia. Quell'alternarsi di sfumature dinnanzi ai suoi occhi muta, varia e d'improvviso ogni cosa diviene nera. Ogni cosa, dinnanzi a sé è oscurità e buio come se la notte avesse ripreso il proprio posto scacciando via quell'alba appena nata. Sgrana appena le iridi, le pupille si dilatano e le labbra, schiuse, tremando trattenendo quel gemito strozzato. <Ngh...> Tutto sfuma nel nero più buio ovunque volga lo sguardo. Il tetto attorno a lei è buio, così il cielo sopra di sé, non più sfumato di quelle pennellate rosa e azzurre. Un velo nero cala sulla sua vista andando a rendere lo stesso corpo di Arima scuro, color pece. Ed è mentre continua a guardarlo che nota quel piccolo dettaglio, quella novità che risalta all'occhio. Fiammelle rosse che danzano strette nella sua mano, l'unica rimasta. Lo sguardo s'assottiglia, le lacrime continuano a scivolare ed il cuore si stringe nel di lei petto. Stringe appena lo sguardo continuando a tremare, a singhiozzare, tornando a guardarsi attorno. Ed è allora che, voltandosi verso la porta che dà sulle scale, nota una sfumatura scarlatta ben più viva, ben più vispa di quelle macchioline cremisi strette fra le dita del clone. Le labbra di lei si schiudono l'espressione si contorce appena e si ritrova a guardare nuovamente la mano di Arima. Non sono macchie rosse, sono... fuuda. Quei fogli capaci di contenere cose di cui lui stesso le aveva spiegato la funzione. Eppure nulla, nulla ha senso, tutto continua ad essere strano, insensato e soverchiante. Il dolore non accenna ad allentare la presa su di lei portandola semplicemente ad agitarsi ancor di più dinnanzi ad un fenomeno che non riesce immediatamente a comprendere. E sente come fiotti di calore che salgono in lei, che la investono, che la colpiscono. Sono come piccole fitte agli occhi che vanno ad accentuare o diminuire la tonalità di quelle sfumature che ora la circondano. E' troppo... è tutto... troppo per lei. La stretta delle dita va a consolidarsi fra le ciocche corvine, le tempie pulsano, il capo duole. Fa male, fa male ovunque. Dentro, fuori, non c'è parte di lei che adesso non vorrebbe gridare. E poi un pensiero scivola fuggiasco nella sua mente mentre continua, silenziosamente, a chiedersi "perchè?". Non è il mondo, probabilmente, ad essere mutato. Non è il mondo ad aver cambiato tinta e colore. Non è il mondo che ora, in questo momento, sta tormentando e stilettando il suo capo ed il suo cuore con piccole accoltellate pungenti. Qualcosa è cambiato, certo, ma non attorno a lei. Dentro. Le labbra si schiudono mentre lentamente andrebbe a liberare un gemito, un ansimo spaventato. Andrebbe a portare le mani, tremanti, dinnanzi a sé, dinnanzi al viso, notando come siano nere. Eppure, di tanto in tanto, quasi al ritmo di quelle fitte al capo, una pennellata scarlatta ne interrompe la monotonia svanendo e ricomparendo a ritmi irregolari, come venature sanguigne che brillano a ritmi irregolari. Il respiro si fa corto, scostante, mentre le iridi tornano ora a volgersi verso Arima con la disperazione nel cuore. <Ce--ce l'ho fatta...?> una domanda alla quale non avrebbe potuto trovare risposta, una domanda alla quale lui non avrebbe mai potuto darle soddisfazione. E questo la sfinisce, la distrugge, portandola a ruotare meccanicamente, stancamente, il capo in direzione della porta, dell'uscita da quel posto. Calde lacrime continuano a scivolare oltre le iridi, lungo il viso, mentre ricercherebbe con lo sguardo la figura dell'Uchiha, quella fiammata cremisi che, unica, interrompe la monotonia di quel nero senza fine tutto attorno a lei.E DAL NULLA TIRA UN D50
Akira tira un D50 e fa 5
Tutto giunge repentinamente al culmine per Akira, consapevolezza che va sbocciando come una rosa sotto i raggi del sole che adesso compaiono in tutta la loro bellezza dall'orizzonte per illuminare quel tetto, tutto viene messo in risalto, una luce unica che tu vedrai tuttavia sotto una nuova oscurità, i tuoi occhi hanno perso quelle sfumature uniche, colmi di chakra al punto dal farli sfumare su una scala di rossi piuttosto innaturale. Ma non è quello il segnale ultimo, tutto sembrerà improvvisamente rallentarsi, persino il tuo stesso dolore potrai analizzarlo in frangenti di tempo che parranno più lunghi del reale. Una piccola macchia nera s'è ormai formata all'interno della pupilla, un meccanismo d'uscita del chakra comunemente detto Tomoe. Un potere che ti era dovuto dalla nascita, ma che soltanto adesso riesci ad assaporare nella sua reale essenza, soltanto adesso potrai comprendere la natura dello sharingan e il motivo per cui questo viene definito maledetto. Soltanto adesso puoi davvero comprendere nuove emozioni, perchè hai superato il normale limite di un umano, hai deciso di diventare un tutt'uno con te stessa, più o meno involontariamente. Voltandoti verso Katsumi potrai osservare il suo corpo avvolto in sfumature cremisi, ma in particolar modo noterai una concentrazione di chakra all'iride, laddove potrai riconoscere il suo particolare disegno; il suo mangekyo sharingan. Quegli occhi che fanno sì che dallo sguardo del nuovo capoclan non filtri nulla di troppo verso quell'immagine; nè tristezza nè mutuo apprezzamento verso il grande piano di Arima. "Arima ha rispettato la sua ultima promessa.." Improvvisamente dallo sguardo dell'Uchiha potrai osservare un fascio color cremisi dirigersi verso di te, e conseguentemente potrai osservare davanti a te una tua copia, come uno specchio, che se osserverai potrai notare avere negli occhi sfumature cremisi accese ed una tomoe, segno dello sharingan. "Ce l'hai fatta." L'immagine va disperdendosi in fumo, lasciando al suo posto un amaro sorriso dell'Uchiha. E' molto vicino, e il perchè lo incontrerai in te stessa. Tutto va improvvisamente scemando, lo sharingan, quell'immenso cielo, l'immagine di Katsumi. Il risveglio dello sharingan, in condizioni tanto estreme, portano rapidamente il tuo io a perdere ogni forza, come se fin'ora avessi combattuto. Pochi attimi ancora, e i tuoi sensi ti abbandoneranno definitivamente, facendoti svenire. Al tuo risveglio sarai nell'ex ufficio di Arima, su in divanetto per la precisione, il tetto sarà totalmente pulito da ogni traccia e avrai addosso una bianca giacca a mò di copertina. Forse sarà difficile inizialmente, ma al solo patto che registri i tuoi movimenti, sarai libera di muoverti ovunque tu voglia, sarai libera di assaporare il sole e la luna, sarai libera di trovare il tuo inno interiore. E nonostante quell'immensa perdita, davanti a te non si porge più una mano, ma un enorme clan..come l'aveva chiamata Katsumi? "Famiglia" [ENDDDDISSIMA][dimmi se vuoi endare o meno!]