Freddo come la morte...

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Zashiki tira un D5 e fa 2

15:11 Zashiki:
  [Centro] Tempo, è passato del tempo dall'ultima volta che si è potuto concedere il lusso di fare una passeggiata. Tempo. Già, ne vorrebbe molto di più. Più tempo. Si proprio così, poter fare più cose, camminare, leggere, riflettere, spacciare, governare. Quanti pensieri affollano quella mente, già incasinata di suo. Tutto ciò si riflette sul viso del ragazzo, un viso freddo, gelido, apatico. Completamente inespressivo. Oggi a quanto pare tocca alla personalità distaccata governare il corpo del ragazzo. Passi lenti ma costanti si susseguono. uno dopo l'altro, mentre il corpo slanciato ma longilineo del ragazzo si aggira per il quarto cerchio. Veste in maniera elegante, un completo nero, simil smoking. Una giacca grigio scuro è appoggiata sulle spalle del giovane, mentre i capelli violacei sono parzialmente nascosti da una fedora anche essa grigio scuro. Insomma, il solito abbigliamento stile mafioso anni 50. Del resto è pur sempre un membro della Yakuza e di certo ne va fiero. Le mani, le mortali mani, sono coperte da un paio di guanti neri in pelle, per evitare di trasmettere involontariamente quello che è il suo potere. Con se ha l'immancabile sacca portaoggetti, contenente una coppia di coltelli ben affilati. Il moto prosegue, indifferente e incurante di tutto ciò che gli sta intorno. [Sacca portaoggetti: due coltelli]

15:13 Giusca:
  [Quarto cerchio] Oggi stranamente non piove. Il cielo è davvero imprevedibile. Un secondo prima c'è un sole abbagliante e uno dopo dei nuvoloni grigiastri che coprono qualsiasi raggio solare. Il ragazzo dalla folta criniera rossa e mossa sta passeggiando per strada, questa volta non perché sente il bisogno di liberare la sua mente dai mille pensieri che solitamente lo tormentano, ma perché ha bisogno di comprare dei vestiti nuovi. Indossa un kimono verde smeraldo, dalle maniche larghe e lunghe, giunto in vita da una fascia bianca, un po' ingiallita e consumata, arrotolata per ben due volte, se non di più, attorno ad essa a causa della magrezza del ragazzo. Ai piedi invece le sue uniche infradito, quelle in legno, molto semplici, ma parecchio scomode. Il giovane si guarda intorno, volta il suo capo prima a destra e poi a sinistra, le strade sono quasi deserte, probabilmente alcuni stanno ancora pranzando, altri si stanno riposando. E' in cerca di un negozio di abbigliamento. Si guarda timidamente intorno, con un'espressione di indecisione, data dalle labbra che assumono una posa un po' buffa e dai suoi occhi cangianti, chiarissimi alla luce del sole, un po' meno all'ombra, i quali sembrano voler chiedere aiuto.

15:24 Zashiki:
  [Centro] Sospiro. Un piccolo sospiro. Fortunatamente non c'è tanta gente quest'oggi per le strade, meglio così, altrimenti avrebbe potuto fare una strage dato l'umore odierno. Odia le urla, le risate, i sorrisi. Insomma, odia tante cose. Un piccolo particolare che prima è stato omesso. Sul braccio sinistro vi è legato il coprifronte del villaggio di Kusa, segno del suo ruolo ufficiale da ninja. La lingua schiocca bruscamente sul palato del giovane, come un onda fa contro gli scogli. Un rumore sordo, percettibile. La sua avanzata prosegue, inarrestabile. Lo sguardo si muove tra i vari presenti, in cerca di qualcuno di particolare? No assolutamente, almeno non per ora. Del resto, le persone che gli interessano non si trovano in quel cerchio, o sono molto sopra o molto sotto. Una via di mezzo? Non esiste. O tutto o niente. Infondo è così il giovane, perché scendere a compromessi? Passo felpato quello del giovane, si, però anche molto deciso. Infondo intorno a se ha una piccola aura carismatica, è famoso per quello. Probabilmente non è un gran combattente, ma con le parole, diamine se con le parole ci sa fare. La mano destra viene estratta dalla medesima tasca con una sigaretta, mentre la mancina, tiene in mano un accendino. La sigaretta viene lentamente portata alla bocca così che quelle sottili, pallide, labbra la possano cullare. Quindi giungerebbe anche la mancina che andrebbe ad accendere quel sottile tubicino di tabacco. Una fiamma seguita da una nuvoletta di fumo, bianco, intenso e la sigaretta prenderebbe vita. Dunque la mancina riporrebbe nella tasca l'accendino e tornerebbe in letargo nella stessa tasca. Un tiro, prima di adocchiare il ragazzo con i capelli rossi. Uno sguardo freddo, intenso, rude. Uno di quegli sguardi capace di penetrare l'anima del malcapitato. Gli passa affianco, lo ignora? Più o meno. Si arresta al suo fianco, per fare l'ennesimo tiro di sigaretta e per rilasciare la nube di fumo. Nube che dovrebbe finire sul malcapitato giusca. [Stessi oggetti]

15:37 Giusca:
  [Quarto cerchio] Passeggia ancora in cerca di un negozio, la sua testa si muove senza sosta da sinistra a destra, da destra a sinistra. Si guarda intorno,impaziente e disorientato, ci sono troppi negozi e questo crea ancora più confusione nel ragazzo. <uff> sbuffa. Questa situazione lo mette un po' a disagio. Il suo amato kimono nero si è strappato nella lezione del giorno precedente a causa di un kunai. Avrebbe voluto evitare volentieri questa "sfacchinata". Socchiude gli occhi, come a volersi calmare ed ecco che inspira a bocca aperta, a pieni polmoni. Un colpo di tosse fuoriesce dalla piccola bocca del ragazzo, uno strano odore sopraggiunge alla sua gola, tanto da costringere Giusca ad aprire gli occhi e a portarsi il palmo della mano destra sulle sue labbra. Il fumo proviene da un ragazzo che passeggia accanto a lui. Ha degli stranissimi capelli viola ed è vestito in un modo altrettanto strano. Non saprebbe dire se fosse eleganza o semplicemente voglia di sfoggiare la propria ricchezza. Lo sguardo dell'estraneo è freddo, e Giusca guardandolo negli occhi prova un senso di timore tanto da costringerlo a chinare il capo e non a ribellarsi a quel maleducato.

15:45 Zashiki:
  [Centro] Il capo, da prima fisso dritto avanti a se, cambia la sua posizione. Torna sul ragazzo. Sia chiaro, il busto permane fermo, ruota solo il collo <Oh, qui qualcuno non è abituato al fumo passivo> sentenzia gelido il ragazzo. Beffardo? Molto. Ma è fatto così. Però dai, poteva andare di peggio, almeno oggi non è violento, è semplicemente distaccato e leggermente strafottente. Aspettate, effettivamente strafottente lo è sempre. Va be, particolari. La lingua schioccherebbe nuovamente sul palato, un tuono a ciel sereno insomma. Verrebbe esaminato. Proprio così, giusca verrebbe analizzato da capo a piedi, ogni singolo dettaglio. Il kimono, ecco cosa turba il giovane Doku, il kimono. Diavolo se li odia, lo hanno sempre costretto a metterlo ma è come un po' con il grembiule scolastico, lo ha sempre visto come qualcosa di troppo. Dunque la lingua farebbe capolino andando ad umettare le pallide labbra, saltando la sigaretta, ancora accesa, viva <Dimmi un po', perché indossi un kimono?> domanda curioso. Curiosità che permane impercettibile, del resto è difficile comprendere quello che sta provando ora il ragazzo. Poi attimi di pausa intenti a fumare ancora, un bel respiro e successivamente dalla bocca uscirebbe una sottile coltre di fumo che si disperderebbe nell'aria. Attende la risposta del ragazzo ora, impassibile, come una lucertola, o una salamandra. Quindi sussurrerebbe qualcosa <Uh, forse potrebbe essere divertente> ma rivolto a chi? Beh per fare una citazione, sono parole lasciate al vento. [Stessi oggetti]

16:01 Giusca:
  [Quarto cerchio] Lo strano ragazzo si volta verso Giusca mentre tra una tirata e l'altra comincia a parlargli. Si sente osservato, studiato a 360 gradi. Per la prima volta dopo tempo sente nuovamente quella brutta sensazione che l'aveva turbato in passato e che ultimamente, dopo la conoscenza di Hikari e in parte di Shitsui, era riuscito a mettere da parte. Odia le persone che mettono soggezione, chi giudica, chi non sa spendere due parole positive per gli altri e per chi non conosce. Odia chi approfitta dei più deboli, degli indifesi e in questo momento il ramato si sente come una piccola preda nelle grinfie di un predatore. Ascolta quelle parole di insensata ironia che fuoriescono da quelle labbra sottili e pallide che un po' ricordano le sue. Avverte anche quella repulsione che il tipaccio ha nei confronti del suo kimono. In realtà non capisce il perché, non sa darsi una spiegazione valida. Sarà il colore acceso? Saranno quelle maniche così larghe o semplicemente non ama i kimono? Una serie di domande sciocche pervadono la mente di Giusca. Poi viene colto impreparato da una domanda che gli viene rivolta. Le sue folte sopracciglia si inarcano e la fronte si corruga. Non riesce a dare un senso a quella domanda. Magari è solo curioso. I suoi occhi cercano lo sguardo dell'estraneo come a voler trovare la risposta ai suoi dubbi nei suoi occhi. <Perché ho solo questo kimono, non ho altro> risponde con tono freddo e distaccato. Non si fida, in genere capisce fin da subito di chi può fidarsi e di chi no. Ma in ogni caso spera di sbagliarsi. <Come scusa? con chi parli?> Direbbe ancora più confuso, prendendo un po' di coraggio.

16:17 Zashiki:
  [Centro] Continua la pacifica conversazione tra i due ragazzi. Un piccolo ghigno appare sul volto del giovane Doku. Un piccolo, piccolissimo ghigno. Quasi invisibile. Chissà se il giovane Giusca riuscirà a coglierlo? Sta di fatto, che ora ruoterebbe anche il corpo. Il torace del giovane, così come le articolazioni inferiori, verrebbe rivolto verso il ragazzo, sfociando in una posizione frontale. Che gli voglia dare più attenzione? Chissà. Sta di fatto che la sigaretta, ormai quasi del tutto consumata, verrebbe prelevata dalla mano destra, afferrata e lasciata cadere al suolo, a metà tra i due. Quindi il piede destro si muoverebbe rapidamente e con una discreta violenza andrebbe a calpestare la sigaretta, per spegnerla chiaramente. Ma non solo. Vorrebbe mettere in soggezione il ragazzo, ancora di più di quello che è. Eh, nulla da fare. E' proprio un rettile il ragazzo, avverte la paura negli occhi di chi ha davanti e si scatena, dal il proprio meglio. Quindi nuovamente andrebbe a schioccare la lingua <Capisco, quindi se ne avessi la possibilità ne prenderesti un altro?> domanda in maniera semplice lo yakuza. Vuole divertirsi un po'. Lasciateglielo fare, è da parecchio che non lo fa. Quindi la mano destra rientrerebbe nella medesima tasca, dando al ragazzetto un aria ancora più figa. Si infondo il suo narcisismo non passa mai inosservato <Sai, i kimono, sono fuori moda> spiega pacato <Non siamo più nel medioevo> continua con la sua spiegazione <Oppure significa che sei abbastanza ricco da poterteli permettere> un analisi dettagliata della situazione, o meglio della persona <O ancora provieni da una famiglia con un forte senso della tradizione> perché questo? Perché è proprio il caso di Zashiki. Alla domanda di Giusca resterebbe impassibile <Chissà, potrei essere chiunque, come nessuno> una breve pausa <Potrei essere persino un illusione, no?> conclude assottigliando gli occhi. Vuole vedere si dove può arrivare l'allievo. Vuole testare la sua resistenza mentale. [Stessi oggetti]

16:41 Giusca:
  [Quarto cerchio] I suoi occhi sono rivolti verso quello strano personaggio che ora si è addirittura voltato verso di lui. Quel suo fare così sicuro, un po' strafottente non gli piace affatto. Per non parlare della sigaretta gettata per terra e della violenza con cui l'ha calpestata con il suo piede. Non ci siamo proprio. Due mondi opposti. Giusca così tranquillo, insicuro, timido e l'altro così sbruffone, ama provocare. Sembra quasi un ragno che tesse la sua tela per la sua vittima prima di mangiarla. Il tipico bullo, come quei bulletti stupidi che si divertivano a prenderlo in giro e a menarlo quando era più piccolo, fermati sempre in tempo, per fortuna, dal suo amato fratellone. Ma ora è solo, non è qui e non può salvarlo. Il ricordo del passato, quei brutti momenti che riaffiorano alla mente del rosso, cominciano a ribollire al suo interno. Una sensazione di rabbia, i suoi occhi quasi perlacei sono carichi di odio e fissano il vuoto. Le sue labbra si divaricano lasciando intravedere la dentatura bianca e serrata del giovane. Sul suo viso non c'è più paura, è stufo di essere il ragazzo triste, debole che viene preso in giro. E' buono si, ma non stupido. E' altruista, ma vorrebbe esserlo con chi merita. <Assolutamente no> risponde con una sottile ironia. E' arrabbiato, ma cerca di trasformare la rabbia nella stessa medesima ironia che usa il suo "avversario", perché è così che lo vede al momento. <Ma davvero? Non lo sapevo, ti ringrazio per queste tue piccole perle di saggezza> il tono di Giusca si fa sempre più carico di ironia e presunzione. <Sfortunatamente non sono ricco e non ho una famiglia, altrimenti non sarei quasi sicuramente qui a perdere tempo con un tipo strano e maleducato come te>. Aggiungerebbe poi <Non mi importa di chi sei o cosa sei, resta il fatto che i tuoi modi di fare non cambierebbero>. In genere non ama litigare ma la presunzione lo porta a diventare acido e quasi incontrollabile. Sentendosi in colpa poi si scuserebbe, abbassando lo sguardo nuovamente verso terra e vergognandosi del tono usato <mi dispiace, non volevo essere così scorbutico.

16:43 Giusca:
  [Quarto cerchio] edit <mi dispiace non volevo essere così scorbutico>

17:02 Zashiki:
  [Centro] Impassibile, nonostante tutto resta impassibile, distaccato. Del resto, quel ragazzo, cosa altro non è se un passatempo? <Vedo che siamo suscettibili, che cosa carina> sentenzia freddo. La mano destra uscirebbe dunque ora dalla tasca, ma per fare cosa? Semplicemente andrebbe a toccare la targhetta con l'effige di Kusa, andrebbe a picchiettarci su con l'indice <Vedi questa?> domanda serio <Questo è il segno che mi identifica come Genin di Kusa, sono un ninja> spiega senza mostrare alcuna variazione nel suo tono. Un tono fisso, inespressivo, enigmatico, proprio come il volto <Ora, non so chi tu sia e onestamente non mi frega nemmeno, del resto le persone che mi interessano le conosco> sentenzia nuovamente con una estrema sincerità <Ma se vuoi anche tu seguire questo percorso> lo sguardo cercherebbe quindi quello di Giusca <Ti consiglio di cambiare strada> gelido <Vai a fare il commerciante, il fabbro, il contadino ma di certo non il ninja> quindi cercherebbe di accorciare le distanze, di avvicinarsi alla figura dell'allievo <Lo dico per il tuo bene> schiocca nuovamente la lingua sul palato <Mai chiedere scusa, mai> la verità, la verità fa male <Se ti fai intimorire da uno come me, che non è altro che una pedina, cosa potrebbe succedere quando dovrai combattere, uccidere, vedere la morte?> domanda <Sei debole, sei troppo debole> la mano destra quindi tornerebbe nella tasca <Che delusione, pensavo mi sarei divertito e invece> concluderebbe quindi il giovane allontanandosi di qualche metro dal ragazzo <Questo è un consiglio, lascia perdere, il mondo è peggiore di quello che riuscirai mai a pensare, è pieno di gente peggiore di me che a quest'ora ti avrebbe fatto secco senza neanche accorgertene> quindi resterebbe fermo, statuario, mentre lo sguardo vuoto continua a fissare il rossiccio <Comunque mi chiamo Zashiki e fidati che i miei modi di fare potrebbero cambiare> è schizofrenico, si che i suoi modi potrebbero cambiare. Solo ultimamente sta iniziando a prendere consapevolezza di questa sua malattia, solo ultimamente sta iniziando a rendersi conto di essere frammentato, di avere più anime al proprio interno. [Stessi oggetti]

17:30 Giusca:
  [Quarto cerchio] Freddo, più freddo della neve, di una bufera. L'indifferenza sul volto di quello strano personaggio suscita curiosità nel rosso. Come è possibile rimanere così calmi e pacati, pronunciare parole senza far fuoriuscire emozioni? Come si fa a non avere un cuore? Avrà sofferto anche lui in passato? Sarà solamente una maschera, un modo per proteggersi dal mondo esterno? Sarà veramente fatto così? Cattivo, senza pietà? Dall'altro lato però questo suo modo di fare lo rende esattamente uguale a tutti gli altri. Superiore, un parassita della società. Uno qualunque. E' vero però che a differenza di molti altri, seppur in un modo sbagliato e odioso, ha dato delle attenzioni a Giusca il quale sente come un peso sullo stomaco la mancanza di persone che gli vogliono bene, di qualcuno su cui poter contare, che possa aiutarlo ad uscire dalla situazione pessima in cui si trova, di ragazzo sciocco e perbenista, fragile, solo e povero. Ascolta le parole dell'estraneo solo per buona educazione mentre dentro di sé c'è una guerra tra due emozioni contrastanti. Vorrebbe prenderlo a pugni, risulta così insopportabile oppure vorrebbe farselo addirittura amico, ha tutte quelle caratteristiche che in lui mancano e che potrebbero aiutarlo a sbloccarsi, a diventare una persona migliore. Sa quasi per certo che il suo invito a cambiare strada, a non diventare un ninja è solo perché non pensa che il giovanotto dai capelli rossi possa farcela, possa competere in un mondo fatto di violenza e sopraffazione e lo odia per questo, lo odia profondamente. Però spera che le sue parole in realtà siano solo perché vuole tutelarlo perché gli suscita tenerezza. <Mi dispiace ma diventerò un ninja> direbbe con tono quasi sicuro fissandolo dritto negli occhi. <Diventare ninja è l'unico modo che ho per trovare mio fratello> aggiungerebbe chiudendo i suoi occhi per celare quel dolore che si riuscirebbe a leggere se fossero ancora aperti. <Non mi importa, se vuoi uccidermi fallo, allevieresti solo la mia pena> direbbe poi con tono ironico scuotendo il capo mentre dalla sua bocca uscirebbe una risata amara. <Quindi hai anche un nome, Zashiki, io mi chiamo Giusca> risponderebbe solo per cortesia.

17:53 Zashiki:
  [Centro] Oh, a quanto pare la reazione dell'allievo tradisce quelli che erano i piani di Zashiki. Confidava di averlo messo in difficoltà, alle strette. Voleva notare fin dove poteva arrivare e a quanto pare sembrerebbe essere più resistente del previsto <Tsk> la mano destra quindi si muoverebbe, rapida, andando alla ricerca di un qualcosa dentro alla sacca portaoggetti. Un coltello. La mano destra tenterebbe di afferrarlo quindi, andando a prenderlo per il manico. Quindi la mano rapida uscirebbe da quella grotta di seta, la punta è rivolta verso il suolo. Quindi le gambe verrebbero flesse, i muscoli posti sotto tensione. Pochi istanti e sfruttando l'effetto molla cercherebbe di eseguire un breve, ma intenso scatto. Questo servirebbe a bruciare la distanza che c'è tra i due. Una volta giunto a contatto con il ragazzo, cercherebbe di poggiargli la lama sulla gola. Non con forza, però cercherebbe di fargli sentire quel freddo gelido che contraddistingue una lama, la morte. Se fosse riuscito lo fisserebbe negli occhi. Ancora una volta senza mostrare alcuna emozione <Io non credo proprio> afferma il ragazzo <Uno come te non durerebbe mezzo secondo li fuori> sputa verità come se nulla fosse <Voi, quelli come te, che piangono, che si vogliono sentire degli eroi> un tono neutro accompagna il tutto <Voi siete i peggiori, perché non vi rendete conto di cosa è la realtà> un discorso saggio, ma detto da uno come Zashiki, potrebbe quasi mettere paura <Lo senti? Il freddo gelido di una lama?> domanda curioso <Senti la paura scorrere dentro di te? Offuscare la tua mente?> aspetta qualche secondo <Poi inizieranno a tremare prima le gambe e poi le braccia perché il tuo corpo sa che non potrà fare nulla, resterai inerme dinnanzi al freddo della morte> spiega <E morirai, solo, in mezzo al nulla, andando a cadere nel vuoto più totale> perché lo fa? Vuole vedere come reagirà il ragazzo sotto stress e una simulazione di quello che un giorno potrebbe capitare rende al meglio l'idea <Non ti uccido, non ne vale la pena di sporcarmi le mani per qualcuno come te> sentenzia <In più ci vuole molto più coraggio a vivere, sopportare il dolore che la vita ci impone giorno dopo giorno, che morire> quindi attenderebbe la reazione del ragazzo. Lo fissa, vuole vedere, vuole capire. [Stessi oggetti]

18:13 Giusca:
  [Quarto cerchio] Sta cercando qualcosa, frugando nella sacca portaoggetti. Giusca non distoglie lo sguardo dai suoi movimenti, da quella figura che rapidamente si accinge a raggiungerlo. Ha un coltello in mano, forse vuole ucciderlo. Ha paura si, è vero. Chi non ha paura della morte? Il non poter sentire più il cuore battere, il non poter aprire gli occhi e guardare ciò che ci circonda. Sentire la frescura durante la notte che ti scompiglia i capelli e ti accarezza il viso. Udire gli uccellini che intonano un canto o lasciarsi pervadere dagli odori più buoni e intensi, come quelli dei fiori. Lo lascerebbe fare, si lascerebbe avvicinare la lama al collo, lascerebbe trapelare la sua paura dai suoi occhi chiari. Ascolterebbe le parole presuntuose di Zashiki, restando fermo, impassibile, cercando di tenere il suo respiro abbastanza regolare, per quello che può. Poi risponderebbe a quelle domande retoriche che gli verrebbero poste. <Si lo sento, ma non perché ho un coltello attorno alla gola, la paura è parte di me ed è la mia forza. Non sai nulla di me, esattamente come io non so nulla di me stesso. Mi vedi così debole perché sono io a volerlo. Cosa ti fa credere che io sia davvero così?> replicherebbe con un tono di voce sottile, carico di odio, ironia, tante cose. <Se vuoi uccidermi fallo pure, se ti rende felice> aggiungerebbe guardandolo fisso negli occhi come a volerlo sfidare. <Tanto sono solo, non ho nessuno, non ho una famiglia. Nessuno e dico nessuno sentirebbe la mia mancanza, forse nemmeno io. Sai quante volte ho provato ad uccidermi, ma senza riuscirci. Ora ho l'occasione per porre fine a questa vita che non mi rende felice> aggiungerebbe con un sorriso su quelle pallide labbra.

18:23 Zashiki:
 Continuerebbe a fissarlo, come un automa <Tu non vali la morte, non ne sei degno> afferma, prima di riporre il coltello nella sacca. Aspetta qualche istante <Pensavo valessi qualcosa, ma dopo questo> schioccherebbe la lingua sul palato, un suono sordo <Non vali niente, la paura non è forza, è paura> sentenzia <Tu sei un debole, perché ancora non hai capito quale è la vera forza, cosa è giusto o è sbagliato> tuona il giovane <Tu non meriti di morire, devi soffrire e ancora per molto tempo> quindi con la destra tenterebbe di tirargli un pugno nei pressi della bocca dello stomaco, un pugno con una forza discreta, ma non così forte da fargli provare un dolore atroce. Deve servire come monito per il ragazzo, perché deve ricordare questo giorno, perché deve ricordare il volto di Zashiki <No, non sei debole perhè sei tu a volerlo, sei debole e basta> quindi lo lascerebbe li, abbandonato al proprio destino. Lo guarderebbe un ultima volta prima di lasciare il loco. Quest'oggi il giovane Giusca ha avuto un assaggio di quella che è la vita, di quella che è la paura, di quello che è e può essere Zashiki. [End]

18:30 Giusca:
  [Quarto cerchio] <Non mi importa più di quello che pensano gli altri di me, è la paura a renderci più forti, è lei che ci porta a migliorare. Chi non ha paura sottovaluta il nemico, chi non ha paura pensa di essere invincibile ed è proprio quello il suo punto debole> risponderebbe con tono ormai sicuro di sé. Starà forse cambiando qualcosa nel giovane rosso? <Sono debole ora, ma più in là non lo sarò> aggiungerebbe sputando un po' di sangue dopo essersi lasciato colpire dal pugno di Zashiki ed essersi accovacciato a terra per il dolore. Poi si alzerebbe a fatica da terra e si incamminerebbe verso casa tutto dolorante, immaginando quella figura che lo aveva colpito, il suo viso, i suoi capelli, i suoi abiti, per non dimenticarlo. [End]

Giusca e Zashiki si incontrano al centro di Kusa e la chiacchierata sfocia in un qualcosa di più accesso finendo con una bella dimostrazione pratica di quello che è la vita da ninja