Un clan in frantumi ~

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20:31 Sakura:
 COsa fare in una serata tranquilla come quella di oggi? Beh, allenarsi ovviamente. Nonostante i precedenti giorni abbia avuto modo di constatare che quel luogo sia più che indicato per i suoi allenamenti, oggi ha deciso di cambiare strategia. Non ha intenzione di allenarsi sul fisico o sui movimenti per il Juken. No. Oggi vuole allenare la mente, i suoi sensi.. Il suo spirito, per così dire. Si trova seduta a gambe incrociate, sopra la testa di Hitomu. La schiena è ben posizionata e perpendicolare al piano su cui risiede, mentr ela testa è allineata all'asse principale del corpo. Le braccia sono leggermente piegate, mentre le mani se ne stanno ferme sopra le ginocchia. Per oggi, indossa un paio di jeans larghi, non troppo però, di un blu scuro con calzature ninja ai piedi ed un maglione, molto ma molto largo con il solito micio stampato sopra. I lunghi capelli sono raccolti in una coda di cavallo piuttosto alta, mentre il ciondolo con il micio regalato da Saisashi pende dal collo. Si trova in uno stato di concentrazione piuttosto elevato. La pioggia che cade dal cielo, incessante, non sembra recarle grossi problemi. Gli occhi sono tenuti completamente chiusi ed il respiro è ritmico, molto calmo e tranquillo. Non sembra nemmeno la solita Sakura, ma bensì quasi una statua, per via sia della posizione che della quasi totale immobilità del corpo. La mente è rilassata ed i pensieri completamente accantonati. Sembra che si voglia concentrare più sulla meditazione che sullo sviluppo effettivo delle sue capacità mentali. Un esercizio, per così dire, ascetico appreso durante i suoi allenamenti presso la sede dei Maboroshi. E perché dovrebbe fare questo? Molto semplice: i Genjutsu. Per crearli, manipolarli e riuscire a stabilire un eccellente contatto mentale con la vittima, serve una mente svelta, logica, aperta e potente. E per essere e sviluppare al meglio le sue capacità, deve fare quell'esercizio costantemente, ogni giorno per diverse ore. Ed è li già da un po' la giovane. Forse non si rende conto del tempo passato sopra la testa di Hitomu.

20:46 Kaori:
 Da quanto tempo non saliva lassù? Da quanto tempo non raggiungeva la sommità di quel monte per il solo gusto di poter osservare il Villaggio dall'alto? Da quanto non si sedeva sul bordo di quel dirupo limitandosi a sentire la brezza della notte che le carezza il viso? Sono mesi, ormai, che i suoi piedi non calpestano la terra di quel luogo, di quel posto che tanto ha amato fino ad appena un anno prima. Era il suo rifugio, il suo porto sicuro per sfuggire dai pensieri e dai problemi di ogni giorno. Era il suo luogo preferito, quello che la faceva sentire felice e leggera. Adesso, ad oggi, è solo un promontorio con una bella visuale. Non riesce a provare più quell'emozione che aveva sempre avvertito salendo lassù. Man mano che sale i gradini della rampa d'acciaio che conduce alla sommità del monte si sente anzi sempre più strana, come quando si ritrova un vecchio amico col quale si erano perduti i rapporti da tanto tempo. La scorta di Raido la segue come sempre appostandosi nelle vicinanze senza perderla d'occhio. Una precauzione per lei inutile ma che acconsente a portar con sé. Dubita, tuttavia, che Cappuccio Rosso si sarebbe spinta fin dentro le mura del Villaggio per prenderla: fino a quando non avesse superato i confini di Konoha sarebbe stata relativamente al sicuro. Ha bisogno di smettere di pensare, di smettere di progettare e ideare l'attacco alla base di Akane per l'epilogo di quella faccenda. E' sì impaziente di metter fine a quella storia ma al tempo stesso sente la testa implodere da tutto quel continuo pensare e riflettere. Aveva proposto di preparare una trappola lì, a Konoha, dove sono più forti, ma il suo piano è stato respinto in favore di un attacco diretto e frontale al suo rifugio, nel luogo ove è più sicura, più padrona. Un attacco che Kaori personalmente condivide solo in parte. Il suo lato più selvaggio, bramoso di vendetta è impaziente di correre fino alle porte di quel tempio abbandonato, mentre la parte più razionale e prudente di lei è terrorizzata all'idea di giocare in un territorio sconosciuto e dove l'altra è più forte. Perciò sta provando a progettare un piano d'azione, d'attacco, ma alla fine tutto le sembra assurdo ed inutile. Non sanno dove stanno andando a cacciarsi, non sanno quanti nemici avrebbero avuto contro e non sanno neppure se lei sarà davvero lì. Potranno sapere cosa fare solo una volta arrivati a destinazione e questo la fa sentire frustrata. Andranno alla rinfusa con solo una possibilità fra le mani: improvvisare. Tuttavia, nonostante tutto, continua a ripetersi che no: non potranno fallire cercando di farsi forza e darsi coraggio. Rinuncia all'idea di continuare a programmare piani e azioni suicida ed eccola ora, qui, a raggiungere la vetta del Monte dei Volti di pietra. Nonostante la pioggia che cade fastidiosa dal cielo decide comunque di uscire limitandosi a portare con sé un ombrello robusto e ampio che possa limitare per quanto possibile i danni di quel tempaccio. Si presenta come una figura quasi spettrale considerando la scarsa illuminazione dovuta alla notte ed al candore della sua pelle d'avorio. I capelli sono assai diversi da quelli che abbia mai sfoggiato prima d'ora: corti, sfilacciati, tagliati di fretta e alla bell'e meglio di una sfumatura corvina mai avuta prima. Lo sguardo è distante, serio, con le iridi perlacee prive di quella luce solare che le ha sempre illuminate. Non sorride, non par gioiosa, le sue labbra sono unite in una linea sottile mentre le braccia molleggiano ai fianchi seguendo il ritmo d'ogni passo. Indossa una pesante felpa nera -aperta- sotto le cui maniche porta un paio di vambracci ed un maglioncino con un gentile scollo a barca di un giallo pastello. Sotto di esso v'è una canotta rossa di cui si possono notare solamente le bretelle mentre le leve inferiori sono coperte da un paio di pantaloni elasticizzati neri che le fasciano le gambe scattanti. Degli schinieri scuri coprono e proteggono le gambe ed i piedi mentre nessuna arma è con sé. L'unica di cui ha bisogno brucia e arde nelle sue vene sottoforma di una fiamma azzurra che le dà forza e prontezza di riflessi. Arriva in cima alla scalinata che conduce al monte e muove qualche passo fino ad avvicinarsi al limitare del precipizio. Punta lo sguardo verso il basso inspirando a fondo l'aria uggiosa della notte guardando le forme delle grandi teste di roccia incise negli anni su quella parete. Lascia scivolare le iridi sulle varie sagome fino a quando non nota, proprio sotto di lei, una sagoma sedere composta ed immobile sul capo del Nono. Da quel punto può vedere solo dei capelli castani ed una coda di cavallo riconoscendo in quei tratti le forme di una ragazza, ma non può vederne il viso o la fisionomia, ritrovandosi a non avere idea che si tratti proprio della giovane Sakura. Così, incuriosita e un po' annoiata, decide di avanzare verso di lei per liberare la mente da tutte quelle strategie d'attacco che le riempiono la testa. Andrebbe Kaori a concentrarsi sul proprio chakra di modo tale da incanalare una certa quantità di energia lungo gli arti inferiori così che possa raggiungere le caviglie prima ed i piedi poi. Andrebbe a raccogliere lì una dose sufficiente di chakra per modellare con esso la forma della propria suola, delle piante dei piedi. Solo a quel punto, distendendo quella patina verso i limiti delle dita e delle forme dei piedi, andrebbe a far fuoriuscire quel quantitativo di forza dagli tsubo per poi andare a ridistenderla e plasmarla sotto le scarpe, sotto le piante. Andrebbe a rendere il suo chakra adesivo, incolloso, così da permetterle di procedere con la mossa successiva. Se fosse riuscita nel suo intento, infatti, Kaori andrebbe a muovere un paio di passi verso il basso, scalando con una serenissima camminata la parete rocciosa fino a raggiungere il capo del Nono, alle spalle della ragazza, andando a muovere appena l'ombrello di modo tale da coprire anche lei con esso. <Ti prenderai un raffreddore in questo modo> dice semplicemente, pacata, rivolgendo verso la nuca della giovane il suo sguardo serafico. [Rilascio Avanzato del Chakra] [chakra: on]

21:01 Sakura:
 Continua a meditare, la giovane Kunoichi della foglia. Con il respiro controllato e sereno, che dona pace a tutto il corpo, cerca di focalizzarsi al meglio. Il punto più importante di tutto l'allenamento è proprio il cercare la giusta concentrazione. Localizzare lo spazio che intercorre tra diverse sfere mentali, che formano la ragazza. Così le è stato detto di fare: la concentrazione si trova proprio nel mezzo. Ma quali sono queste due sfere? Perché è così importante portare a termine un certo tipo di allenamento? Le sfere in questioni sono quella emotiva e quella logica; i due emisferi principali del cervello, che hanno entrambi due funzioni diverse. Da una parte, abbiamo la creatività, i sogni, le speranze, le emozioni mentre dall'altra, la logicità, il raziocinio, la sintassi dei pensieri. Sebbene queste due parti fondamentali, che tutti quanti hanno, siano in netto contrasto l'unca con l'altra, da un po' di tempo cercano un punto in comune per riuscire a convivere nel modo più giusto possibile. Cerca quindi di stabilire non solo il contatto per la ricerca della giusta concentrazione, ma anche di trovar el'equilibrio perfetto per quando si troverà in situazioni di pericolo. L'esigenza di trovare quel punto, ora, è piuttosto ferrea: tra le varie missioni, i problemi con il Clan, gli Hyuga puri, il bisogno è imminente. Ed è un lavoro che avrebbe dovuto fare già da prima, ma con la partenza di Saisashi.. C'è stato un momento in cui lei stessa non era più in se, non era la solita Sakura dolce, ingenua, tenera e sorridente. Una forma di pazzia, sebbene in maniera diversa dalla comune accezione, che è sparita quasi del tutto. Una pazzia nata da un sentimento: l'amore. Il suo continuo meditare e focalizzarsi viene bruscamente interrotto. E non tanto per la voce di Kaori, o la sua presenza, quanto più perché non si aspettava di sentirla. sapeva di un suo viaggio a Kusa, sapeva che partiva con Mekura. Ma da quando Mekura è tornata, non ha più visto la ragazza. Riapre istantaneamente gli occhi, inarcando la schiena in avanti ed espirando tutta l'aria presa poc'anzi. Si volta, in direzione della ragazza che con un ombrello è andata a coprirla. Gli occhi non fanno una piega; se quelli di Kaori hanno perso la lucentezza di un tempo, quelli di Sakura rispecchiano tutt'altra cosa. Sono lucenti, sì, ma di qualcosa di diverso. Totalmente diverso. Non muove un singolo muscolo facciale, né fisico. Seplicemente si limita a squadrare il volto della giovane, cambiato, prima di dire. < Non è tra le mie preoccupazioni.> Tono neutrale, completamente lontano dal sentimento che magari prima la rendeva più affettuosa, più.. vicina, emotivamente parlando. < E non dovrebbe essere tra le tue.> Lapidaria, fredda. Una Sakura che ha sofferto; una Sakura che si è sentita... Abbadonata. < Sei tornata al villaggio. Era ora. Come è andata la vacanza?> Chiede, rimanendo sempre distaccata, mentre riporta la testa davanti a lei, lontano dalla figura della Hyuga, a scrutare l'orizzonte piovoso di Konoha.

21:19 Kaori:
 E solo quando la ragazza si volta verso di lei Kaori riconosce nei suoi lineamenti la figura di Sakura. La figura di una ragazzina per cui nei giorni precedenti si è battuta con ardore al fine di tenerla al sicuro dall'orribile faccenda che sta coinvolgendo l'intero clan. La figura di una ragazzina che ha sentito così simile a sé, in passato, e che ora trova terribilmente diversa. Certo, è ironico e strano che sia proprio lei a pensarlo considerando ciò che le è capitato, ma non può fare a meno di notare la freddezza ed il distacco dell'altra, quell'atteggiamento distante che par quasi esprimere una rabbia passiva, silenziosa. Non sa, non può capire il motivo di una simile reazione, né di quelle parole che la portano ad inarcare semplicemente un sopracciglio. Se in passato si sarebbe quanto mai preoccupata di capire il motivo di una simile ostilità, adesso ne rimane semplicemente sorpresa, ma senza il bisogno di capire e chiedere cosa le sia preso. Ha così tanti problemi e pensieri a cui dover dar retta che cercare di accollarsi anche quelli di qualcun altro non rientra proprio nei suoi piani. Rimane in silenzio a fissarla con espressione stranita, quieta, con semplicemente il sopracciglio sinistro più alto rispetto al gemello e la mano a tenere l'ombrello al di sopra di entrambe, così da coprirle dalla pioggia incessante. Ma quando quelle ultime parole raggiungono il suo udito non può fare a meno di stringere il manico dello strumento con tutta la forza di cui è capace, stringendo al contempo i denti, le labbra, nel tentativo disperato di non attaccare la giovane. Il suo primo istinto sarebbe quello di spingerla di sotto, di farla precipitare giù con una semplice spinta improvvisa, ma la ragione cerca di trattenerla. La ragazza in teoria dovrebbe essere all'oscuro di tutto quanto è accaduto fino a quel momento, soprattutto per quanto riguarda lei, e per questo vuole convincersi che, se avesse saputo la verità, non avrebbe minimamente osato rivolgersi a lei con proprio quella sconveniente scelta di parole. Si costringe a respirare, a controllarsi, a rimanere immobile sul posto. <Ah, perchè? Questa invece è una tua preoccupazione?> replica sarcasticamente cercando di non combinare guai. Non deve immischiarla in quella faccenda e, al tempo stesso, sarebbe conveniente non farle del male. Tuttavia sa che può essere complicato rispettare questi due preconcetti considerando il modo in cui l'altra ha deciso di voler iniziare quella conversazione. Chissà perchè, poi. <Perchè proprio non dovrebbe.> ed è come un ringhio che viene trattenuto, come un sibilo che viene a stento controllato mentre la mano che regge l'ombrello continua a contrarsi attorno ad esso con forza, sbiancando visibilmente. [Rilascio del chakra] [chakra: on]

21:32 Sakura:
 Ironico, non è vero? Tutto quello che è successo, è stato un terribile errore. Se solo non avesse scoperto di far parte di quel clan, se solo avesse saputo a quali terribili conseguenze arebbe corsa incontro, probabilmente si sarebbe fermata li. Non avrebbe continuato a cercare la verità. si sarebbe limitata al racconto che tutti vogliono sentire. Ma no. Lei e la verità sono pappa e ciccia. Lei fa parte della ciccia, ovviamente. Ride, amaramente, per poi continuare. < Infatti non è una mia preoccupazione. >Cosa c'è di preoccupante in una vacanza? Sapeva che doveva andare in missione, sapeva che la ragazza era impegnata.. Ma per tre mesi? Una missione che si protrae per tre mesi? No, non lo sopporta. Non lo può sopportare, questo. Anzi, detesta proprio l'idea che tutti quelli del clan si siano dimenticati di lei. Ma ancor di più, detesta se stessa perché pensa a queste cose. < Era per fare conversazione e rompere l'eventuale silenzio imbarazzante che si sarebbe creato.> No. La verità è che vuole sapere più cose di quante glie ne possano dire. Vuole sapere che fine ha fatto, perché ha tardato tanto.. perché l'ha lasciata li, da sola. Certo, il loro rapporto non è minimamente comparabile con quello di Hiashi. Si conosco, certo, hanno anche un legame di parentela, ma non c'è un vero sentimento. Non c'è quel filo che unisce due persone sotto una sola parola: affetto. Non esiste. E se prima c'erano delle possibilità, ora sono del tutto scomparse. Non chiude gli occhi, la giovane. Rimane ferma, impassibile. E non s'avvede nemmeno della reazione di Kaori, altrimenti avrebbe risposto in maniera del tutto diversa, rimanendo sul neutrale. <E dato che si sta creando, cerco di romperlo in qualche modo. Io sto bene. Mi sento bene. > Dichiara, per poi passare alla parte più dolorosa. Il nervo scoperto della situazione. < Abbandonata da persone che cominciavo a stimare e delle quali potevo.. Fidarmi.> Lei, Hiashi.. La lista è corta, ma consistente. < Un clan che mi ha voltato le spalle, nel momento in cui avevo più bisogno di lui. Un clan che non ha minimamente pensato alla mia sicurezza, come detenitrice di uno dei Doujutsu più potenti al mondo.> Ecco il nervo scoperto. < Un clan che mi ha fatto correre più rischi che altro. A parte questo, direi che sto bene.> E Kaori potrebbe pure rifilarle la solfa del "Eh ma tu non ti sei mai voluta avvicinare e bla bla bla". Ed è verissimo. Lei stessa non ha mai voluto nulla da quel clan. Nulla. Eppure, nonostante il clan non le abbia dato niente, si sente comunque abbandonata. Tradita, sotto certi punti di vista.

21:52 Kaori:
 <Oh, perchè invece quello stupido sarcasmo che potevi perfettamente risparmiarti ha reso la situazione molto migliore, vero?> domanda Kaori con altrettanto sarcasmo ed una mezza amara risata trattenuta a stento fra le labbra, nel tono. <Bell'idea>. Inconcepibile. Semplicemente inconcepibile ciò che sta accadendo, per lei. Si conoscono appena, si sono incontrate in pochissime occasioni durante le quali le ha sempre offerto aiuto e disponibilità e sinceramente l'ultima cosa che si sarebbe aspettata da quell'incontro era quell'assurdo atteggiamento infantile e immotivato. Questo sì che ci mancava a completare il quadro della sua attuale situazione. Un rapimento, una violenza, un lutto, il distacco dai suoi amici e dal suo stesso clan e poi un sentirsi sputare in faccia dalla stessa ragazzina che solo un paio di giorni prima ha cercato di difendere con tutte le sue forze dal massacro a cui Hiashi voleva farla partecipare. Cosa ha fatto di male, agli Dei, per meritarsi un simile trattamento da parte loro? Vogliono farle ora ripagare tutti quegli anni di semplicità e felicità che ha vissuto fino a quel momento? Rincarare la dose per pareggiare i conti? Non potevano almeno dilazionare un po' tutti quei colpi? No. Pare di no. La voce della ragazzina torna a mescolarsi allo scroscio dell'acqua che cade dall'alto andando a rifilare parole che portano Kaori a fissarla con fare sempre più basito. Le sue parole sono semplicemente egocentriche. Non c'è una parola migliore che possa descrivere quella ragazza in questo momento e la Hyuga non riesce a fare a meno di rimanere senza parole. Sta davvero sentendo quel discorso? Deve davvero fare i conti con le manie di protagonismo di quella ragazzina in quel momento? PROPRIO LEI? <Sei seria?> domanda allibita Kaori con la voce che lascia trasparire una mezza risata sarcastica a stento contenuta. <Stai praticamente dicendo che sei triste perchè il clan Hyuga non è qui a lustrarti i piedi supplicando la tua presenza?> domanda tagliente, diretta, ironica, senza la minima preoccupazione di ferire i di lei sentimenti. Non ha tempo di preoccuparsi di qualcosa del genere in un momento simile. Non ha abbastanza sanità mentale per farcela, abbastanza controllo. Non dopo tutto quello che sta accadendo in quei giorni, non dopo tutto quello che ancora deve venire. <Perchè, per quanto tu possa lamentarti e battere i piedi per terra, è esattamente alla tua sicurezza che al momento stiamo pensando. Ma perdonerai se non sei esattamente in cima alla lista di priorità nelle faccende del clan. Non dopo che, a quanto pare, Hiashi ti ha detto ciò che sta accadendo.> e il sangue ribolle, ancora, nuovamente, nelle sue vene. E' infastidita, irritata, quasi insultata dalle parole e dall'atteggiamento della ragazza. Vorrebbe poterle gridare in faccia che non ha nulla di cui potersi lamentare, che è al sicuro più di chiunque altro al momento, così protetta all'interno del Villaggio, tenuta sotto controllo da Hiashi e, a quanto pare, da Juusan stesso. Ma non può. Non può permetterselo. Deve riuscire ad evitare spargimenti di voci pericolose fino al termine di quella storia. <E non so nemmeno perchè sto qui a parlartene visto che l'unica cosa che voglio ora come ora è lasciarmelo alle spalle e tenerlo il più lontano possibile da me.> scuote il capo, infastidita, inspirando a fondo l'aria uggiosa della notte, cercando di trovare in quell'odore pungente un po' di calma, un po' di sollievo. [Rilascio del chakra] [chakra: on]

22:12 Sakura:
 <Sarcasmo?> Non è mica sarcastica. Forse non è arrivato il concetto, al cervello della ragazza. < Non sono sarcastica. Sono seria. > Molto seria. Talmente tanto da rendere il tutto sarcastico. Terribile, vero? Kaori non si aspettava una cosa così.. E di certo, lei in questo momento non sta dando prova di aver ragione, con le parole che ha appena detto. Né spiegazioni di questo brusco cambiamento. Ah, se solo fosse stata vicino a lei.. Se soltanto avesse preso in considerazione l'idea di avvicinarsi di più a lei, probabilmente tutto questo non sarebbe mai successo. <Triste?> Ride, quasi meccanicamente a quella domanda. < Non sono triste.> Dice, andando a volgersi verso la ragazza per dire. < Sono fottutamente incazzata.> Ed è forse la prima volta, da quando hanno iniziato il discorso, che il tono di voce cambia drasticamente. L'equilibrio che poc'anzi aveva trovato e che stava mantenendo si è rotto. Un po' come sta succedendo con Kaori. Solo che per lei.. La situazione è diversa. < Hiashi? Sei seria?> Domanderebbe poggiando i palmi delle mani a terra per poi darsi una lieve spinta con i reni ed issarsi su, facendo attenzione a dove mette i piedi. ora la distanza tra le due è molto, ma molto più ravvicinata di quanto non fosse prima. Gli occhi sono più cattivi, più infuocati sebbene il bianco che li contraddistingue non rende bene l'idea. Le zsopracciglia sono aggrottate, mentre scruta il volto della giovane. < L'unica cosa che Hiashi mi ha detto, è il suo passato e che ci sono delle persone potenti che vogliono fare esperimenti.> Ed è fondamentalmente quello che sa. Non sa delle vicissitudini passate dalla stessa Kaori, o dei problemi riguardanti Mekura. Né Sa chi è veramente il cattivo della situazione. < Non so un cazzo dei vostri problemi. Perché nessuno ha avuto la decenza di informarmi.> Ed è un punto sul quale non vuole ritornare. Non pensa che Hiashi stesso abbia parlato troppo. In fin dei conti, ne valeva della sua incolumità. < Nessuno si è preso la briga di dirmi nulla. E non mi rifilate la stronzate del "Ti vogliamo al sicuro. Meglio se non sai nulla". Perché in questo modo, mi avete esposta ad un pericolo più grande. > Incapace di difendersi, o di prendere misure difensive. Incapace di poter dire la sua, di potersi esprimere. < Se non fosse stato per Hiashi, che ho martellato ripetutamente per farmi dire un briciolo di ciò che sta succedendo, a quest'ora sarei potuta essere morta.> Ed è seria in quello che dice. < Non mi sopravvaluto mai. Mi rendo conto di quali sono i miei limiti e solo dopo aver saputo che si trattava di una persona alla pari con il Kage di Kusa, mi sono ritirata dal sapere tutta la verità. Quindi Kaori, evita di farmi la predica, perché tutto quello che ho detto fino ad ora, ha un senso.> Sbuffa, senza distogliere lo sguardo dalla ragazza. < Mi avete mentito. Ed è vero che io stessa non voglio avere niente a che fare con voi o con i vostri problemi, ma quello che avete fatto.. E' stato ben peggiore.> Ed è solo perché c'è stata una sorta di connessione, in passato, che sta parlando così apertamente con lei. Tutte le sue motivazioni le ha appena date. Tutto quello che sa lo ha appena detto. Ora sta all'altra decidere cosa fare e che cosa dire.

22:34 Kaori:
 <Tu... Ques--...> No. Non può sostenere questo discorso, non può davvero continuare questa conversazione con lei. Con una persona che, davvero, sta facendo del suo meglio per insultarla, offenderla, con quei modi ostili, immotivati e irrispettosi. Non è stata sarcastica, forse, nel riferirsi alla sua missione come ad un viaggio di piacere? Non è stata forse sarcastica nel suo lamentarsi di esser stata abbandonata e poi sfotterla con quel "per il resto sto bene"? No. Seria. Come no. Si morde la lingua, si morde più forte che può per impedirsi davvero di colpirla. Vorrebbe tanto farlo. Vorrebbe davvero, seriamente farle del male. Darle uno, due, tre, quattro schiaffi fino a quando non avesse sfogato sul suo viso tutta la sua collera, l'ira per quel tono saccente e sfrontato che non ha alcun motivo o ragione di mostrare. Vorrebbe davvero farlo, ma non può. Non mentre è così vicina allo scontro finale. Non può ficcarsi in altri guai quando è già pienamente coinvolta nella situazione peggiore di tutte. E assiste allo scatto dell'altra senza la minima traccia di timore o sorpresa, non si smuove di un millimetro limitandosi a fissarla negli occhi con espressione truce, ostile, arrabbiata. Ascolta le sue lamentele, le sue parole, ritrovandosi a scuotere il capo a metà del discorso. <Nessuno si è preso la briga di dirti nulla perchè non c'è niente che TU debba sapere.> Ed è dura mentre lo dice, terribilmente dura, ma sincera. <Non sei in mezzo proprio a un bel niente. Nessuno sta cercando TE. C'è gente ben più esperta e anziana di te nel clan che ne sa ancora di meno eppure sei l'unica che si mette a fare i capricci perchè non sa cosa sta succedendo!> sbotta Kaori furiosa, irata, fissandola con furore e rabbia. <Hiashi doveva tenere chiusa quella bocca, ma non è capace di farlo. Ha ripetuto lo stesso fottutissimo errore che ha fatto con me e ora--...> si ferma, si trattiene, stringendo le labbra. "E ora sono fottuta" vorrebbe dire. Ma non ha voglia di mettersi a fare la vittima con lei, non vuole sbatterle in faccia tutto ciò che le è successo, raccontarle tutto quello che ha passato solo per farle capire che i suoi "problemi" non sono altro che capricci infantili. <Non ti sopravvaluti? Eppure vieni qui lamentandoti di non avere una scorta armata appresso, di non presiedere ai consigli del clan e di non essere messa al corrente di faccende CHE NON TI RIGUARDANO.> Sillaba ogni cosa con lentezza, con durezza, alzando ora la voce, freddamente. <Continui a gettare merda sul clan, ad insultarci, a lamentarti, a dire di non volerci avere niente a che fare eppure continui a lagnarti e arrabbiarti perchè non vieni messa al corrente di SEGRETI del clan. Faccende che conosciamo in QUATTRO fra tutti i membri presenti e che sono di una delicatezza insostenibile. Continui a offendere, a fare la voce grossa eppure vuoi essere tenuta in considerazione. Allora sai che c'è? Scendi un po' dal tuo piedistallo e prendi una decisione> l'ombrello viene gettato via, semplicemente, con un gesto secco della mano. La pioggia scende sul suo viso, sui capelli scuri, andando lentamente ad incollarli sulla sua faccia. <O sei dentro o sei fuori. O la pianti di fare la bambina isterica che vuole essere protetta, cercata, desiderata dal clan come se fossi l'unica fra noi a possedere questi maledettissimi occhi e decidi di farne parte una volta per tutte oppure continui ad odiarlo e ne resti fuori.> La fissa duramente in viso, negli occhi, totalmente indifferente alla durezza delle proprie parole, alla violenza di quei concetti. Ancora si ritrova incapace di tenere a bada la rabbia, il rancore, l'astio per tutto quello che le è successo e lo riversa come bile su di lei. Certo, sono pensieri che avrebbe avuto anche un tempo, quando era la Kaori gentile e cordiale che tutti avevano conosciuto, ma mai, mai avrebbe osato esporli in maniera tanto cruda, aggressiva. Volgare. Tuttavia cosa può importarle, ora, se risulta severa o crudele con quelle parole? Non è facendo i capricci e facendo la vittima che le cose cambieranno. Non è aspettando che siano gli altri ad andare da lei che sarebbe stata accettata, anzi. E prima imparerà questa lezione, prima sarà più semplice per lei abituarsi a quello che è il mondo ninja. Un mondo fatto di regole e ordini da seguire, un mondo crudele ed ingiusto, del quale forse non è davvero pronta a fare parte. [Rilascio del chakra] [chakra: on]

22:59 Sakura:
 Che c'è Kaori? Vuoi forse metterti veramente contro di lei? Ma insomma, possibile che nessuno riesca a capire la psicologia che c'è dietro ad una persona adottata? Possibile che nessuno conosca minimamente la ragazza? Eppure tutti quanti sanno la sua storia. Tutti quelli che ha conosciuto del clan sanno come sono andati i fatti. E allora perché nessuno si prende la briga di ascoltare le sue parole, per una volta? Di capirle, accettarle e magari aiutarla a superare quella dannata paura che tiene dentro e che oscura agli altri? <Niente che debba sapere..> Irrigidisce la mascella, stringendo i denti. No, nella sua ottica doveva essere messa al corrente della situazione. Così come tutti quelli potenzialmente coinvolti, tra cui gli stessi esponenti più anziani del clan. Lo sfogo di Kaori non lo percepisce nemmeno. Anzi, ne rimane del tutto estranea, francamente. Non tanto per le parole che utilizza, quanto perché.. Non è vero. Certo, prova un vero risentimento nei confronti del clan e dopo gli ultimi avvenimenti, non le si pu dar torto nel dire che vuole sapere la verità. Perché si preoccupa per la sua incolumità. Egoista? Sicuramente si. <Ti rendi conto di quello che hai appena detto?> Direbbe, rimanendo sempre dura in bocca, con i denti che stridono a forza di contrarli. < Io non ho mai voluto né preteso la scorta. Anzi.. Mi da fastidio il fatto che un potenziale esponente del clan mi potesse pedinare.> Perché questo è il dubbio più grosso che logora la mente della ragazza. < Ti sei mai chiesta perché provi tanto astio nei confronti del clan? Nei confronti di tutti gli esponenti degli Hyuga?> E' una cosa della quale probabilmente non ha parlato con nessumo. Mai. < Il vostro comportamento è stato inaccettabile. Chi ti dice che non sia un potenziale bersaglio? Cosa ti fa credere che queste persone non vogliano pure me?> In un certo senso, a quanto ha capito, cercano gli Hyuga con meno contaminazione esterna possibile. Quindi teoricamente lei stessa non sarebbe un bersaglio. < Lasciarmi completamente indifesa. E non parlo di sapere i vostri dannati segreti, quanto più di venire a conoscenza dell'esistenza di un pericolo e di fare attenzione a quando mi muovo. Dove mi muovo e con chi.> Certo, dato il suo carattere, non si sarebbe fermata ad una semplice spiegazione come quella che potevano darle. Ossia, stai alla larga e attenta, c'è gente pericolosa in giro che ci sta prendendo di mira. Però, sicuramente, non avrebbe fatto determinate cose e non sarebbe arrivata a quel punto. <Questo non vi sarebbe costato molto. Eppure nessuno di voi l'ha fatto. E mi vieni a dire queste cose, Kaori? Sarò pure una bambina ai tuoi occhi...> Dichiara, ostentando una insicurezza che prima Kaori non aveva mai visto. < Ma sono comunque una persona. Ed il fatto che mi senta tradita ed abbandonata è perché..> E qui potrebbe arrivare anche una risposta sia per lei che per Kaori. <.. Voglio sapere di più su di voi. Voglio sapere chi sono e da dove provengo. Voglio sentirmi parte integrante del vostro fottuto mondo.> La realizzazione dei pensieri e dei desideri è qualcosa di molto potente. Ci rende più vulnerabili, più facili da attaccare, ma toglie un peso non indifferente al cuore. Ed è quella la realizzazione. Adottata che vuole scoprire di più sulla sua famiglia. < Non mi siedo su un piedistallo. Non mi ci metto nemmeno. Perché tutti quanti voi, nessuno escluso mi avete fatto sentire come la stramba di turno. Quella che vuole studiare i genjutsu e che va contro ogni singolo insegnamento del clan. La pecora nera.> Ed è vero. Nessuno lo può negare. < E mi vieni a dire perché vi odio? Perché mi sento esclusa? Cerca di conoscermi, piuttosto che giudicarmi. Perché io, per prima, credevo che fossi diversa dal clan.>

23:21 Kaori:
 E sono quelle parole da parte della ragazza, quelle prime parole a portare Kaori, a perdere parte del controllo che era riuscita fino a quel momento a sostenere. Si sporge appena in avanti, le mani a gesticolare impazzite mentre un solo grido viene liberato, urlato contro la ragazza. <PERCHE' E' ME CHE VOGLIONO!> uno sfogo che non avrebbe dovuto lasciarsi sfuggire, che avrebbe dovuto reprimere e che le brucia la gola dolorosamente, mentre il sangue pompa furioso nelle vene, il cuore le martella nel petto, nelle tempie, nelle vene. La scorta di Raido è allerta, osserva la situazione nascosta nelle ombre ed è pronta ad intervenire al minimo segno di movimento nelle circostanze. Se avesse continuato a gridare a quel modo l'avrebbero dovuta portare via di forza, metterla al sicuro, nasconderla da eventuali spettatori giunti improvvisi a seguito di quella scenata. Si morde la lingua dopo quel grido portando le mani alla testa, ad afferrare i capelli, chiudendo gli occhi ed inspirando a fondo, tentando di calmarsi. <Non stanno cercando te. Non stanno cercando nessun altro. Sappiamo cosa vogliono e perchè e stiamo agendo di conseguenza. Tu non c'entri, non ci sei dentro e non sei nel loro mirino. Per cui, per una volta, smettila di credere che il mondo giri attorno a te e dacci retta. Non so cosa Hiashi ti abbia detto, perchè abbia voluto metterti in mezzo, ma ti posso dire che nessuno ti sta cercando> Inspira ancora, ad occhi chiusi, quasi tentando di acciuffare una calma fuggiasca. E' difficile, maledettamente difficile, ma deve rimanere concentrata e attenta a ciò che dice, a ciò che succede. Non deve dare nell'occhio, non dev'essere imprudente. Un tuono romba poco distante, riecheggia violento tutt'attorno mentre la luce di un lampo abbaglia ogni cosa per una frazione di secondo. Si umetta le labbra nonostante la pioggia le stia tenendo piuttosto idratate e torna ad ascoltare le parole successive della genin che si dimostrano per la prima volta più serene, più pacate. Meno rabbia in quel dire e più... umanità. Questo aiuta un po' i nervi della chuunin che ora va a riaprire gli occhi per osservare la ragazza con fare meno truce, meno aggressivo. E' un po' più tranquilla adesso, ancora scossa e sensibile a questi scatti d'ira, ma appena più controllata. <Ho passato un intero pomeriggio a cercare di farti sentire parte della famiglia. Ho passato un intero pomeriggio dicendoti che eravamo a tua disposizione, che ti avrei aiutata col tuo Byakugan se solo avessi voluto. Che potevi parlarmi, che ti avrei aiutato. Ti ho detto di cercarmi se ne avessi avuto bisogno o di cercare Hiashi in caso non mi avessi trovata vista la mia partenza per Kusa> ricorda lei con voce controllata, meno rancorosa, ma tuttavia seria. Non v'è dolcezza o gentilezza nel tono ma la semplice quiete di chi espone un qualcosa di oggettivo. <Nei giorni seguenti non ti ho vista, non mi hai cercata ed io sono poi partita, tornando solamente ora al Villaggio. Ti ho teso la mano per come ho potuto e la prima cosa che hai fatto appena sono tornata è stata sfottere e fare la vittima. Eppure sono stata io ad avvicinarmi per prima, di nuovo. A offrirti un riparo, a preoccuparmi per la tua salute. Di nuovo.> aggiunge poco dopo con lo stesso tono fermo, pacato, diretto. <Questo vuol dire escluderti? Questo vuol dire tenerti lontana?> domanda allora con la voce bassa, serena, fissandola negli occhi. <Io posso solo tenderti la mano, Sakura. Sei tu che devi decidere se accettarla o meno. Se davvero vuoi sapere, CHIEDI. Invece di partire sulla difensiva offendendoti perchè le risposte non vengono da sole da te, cercale! Se invece di attaccarmi avessi osato farmi una semplice domanda credi forse che non ti avrei risposto?> Un sospiro stanco esce dalle sue labbra mentre, reclinando il capo all'indietro, lascia che la pioggia picchietti fredda sulla sua pelle. <E' sempre qui che ritorna il discorso. Devono essere gli altri a cercarti. Devono essere gli altri a offrirti risposte, soluzioni, storie, aiuto. Perchè, per una volta, non sei tu a farti avanti?> [Rilascio del chakra] [chakra: on]

23:40 Sakura:
 Cercano lei, dunque. Cercano la ragazza. Non cercano Sakura. Certo è un sollievo, sapere che lei non è nel loro mirino. Ma rimane pur sempre la questione del "Tenerla lontana". Non le piace. Non le è mai piaciuta questa cosa. Il discorso successivo di Kaori, sinceramente, non lo accetta. E non perché dica cose sbagliate, sebbene nell'insieme lo faccia.. Ma perché non è così che sono andate le cose. < Ho cercato le risposte da sola. Proprio mentre ero più vulnerabile.> Direbbe, per poi spostare il piede destro, così da avere maggiore stabilità sulla pietra dura, ma troppo bagnata. < E non mi è giunto nulla. Tu te ne sei andata. Non sei più tornata. Hiashi non era rintracciabile e Mekura era con te. A chi altri avrei dovuto chiedere? EH?> In quelle settimane, si è sentita veramente sola. Lontana e allontanata da tutto. Certo, chiedere a Kaori di capirla sembra più una cosa impossibile al momento. Così come è impossibile che lei possa capire quello che sta passando ed il perché sta facendo questo. E' un continuo scontrarsi di una palla su due muri di gomma. Entra, ma non penetra e viene rimbalzata dall'altra parte, andando a creare una continua contrazione dei tessuti. <Questo significa essere civili. Quando avevo più bisogno di voi.. Quando avevo bisogno di risposte, di un aiuto.. Non c'eravate.> E certo, non glie ne può fare una colpa. Logicamente non potrebbe. Ma glie ne da colpa, perché non ci sono stati per lei. Nessuno c'è mai stato. < Come credi che mi possa sentire, quando vedo la gente dire che sono strana, che non è la via del Clan quella che intraprendo? Quando sento Mekura che mi dice che per essere una Hyuga dovrei rinnegare i miei sentimenti? > Teoricamente non ha proprio detto questo. E' quello che ha visto lei e nella sua testolina, per quanto possano avvicinarsi le cose, ha dato questa motivazione. Questa congiunzione. < Non mi importa se volete tenervi i vostri segreti. Fatelo. Sono segreti e in quanto tali devono rimanere all'oscuro. Ma almeno, non venire qui ad accusarmi di queste cose. Mi sono fatta avanti, più e più volte. Non direttamente, certo.. Perché non volevo ammettere a me stessa che volevo far parte di voi.> E questo è vero. < Ma non trovarvi, è stato orribile.> Non tocca l'argomento del Cercano te. Non vuole. E non perché non tenga a Kaori, sebbene la parte conscia di lei lo voglia, quanto più perché.. Vuole rimanerne fuori, ora che sa che non cercano lei.

00:01 Kaori:
 <Nel clan esistiamo solo noi tre?!> esclama Kaori sbalordita, basita, fissandola con l'espressione di chi fissa qualcosa di incomprensibile e assurdo, come un uomo nel pieno dei suoi anni che non riesce a fare due più due. <Eravamo in MISSIONE, Sakura. Stavamo rischiando la vita!> chiarisce Kaori sentendo nuovamente la rabbia tornare su, aggredirla alla gola. <Scusaci se eravamo impegnati a non morire. Veramente, è stato orribile da parte nostra.> Nuovamente sarcastica, nuovamente acida. Nuovamente furiosa. Magari se fossero realmente morti in missione avrebbe potuto persino dargli la colpa della loro stessa morte. "Se fossero rimasti qui a tenermi la manina non avrebbero fatto quella fine". Probabilmente sarebbe andata così per come Kaori sta vedendo il modo di ragionare della genin. Un modo assurdo, vittimista e passivo. Insopportabile. E ancora, ancora, ancora, batte il martello su quel punto, li accusa di averla lasciata come se fossero andati tutti ad una grande festa senza portarla con sé. Li accusa di averla abbandonata, di essere la causa del suo odio per il clan, quando semplicemente pare non desiderare davvero le risposte che cerca. Aspetta che arrivino, aspetta senza far nulla, lamentandosi, insultando. Passiva. Inutile. E Kaori non lo tollera. Non lei che per un mese è stata sola per davvero, non lei che, dal clan, è stata tradita sul serio. Non lei che, anche quando si era sentita emarginata ed esclusa, ha sempre combattuto con le sue forze per non esserlo cercando di trovare il suo posto nel mondo senza mai piangersi addosso. O facendolo solo di notte, ogni tanto, sul suo cuscino. <Ma chissene frega di quello che dice Mekura? Essere uno Hyuga non è una religione!> esclama alla fine lei fissandola con uno sguardo esausto, sfinito, stanco. <Credi che non ci sia passata anche io? Credi che sia stata sempre accettata da tutti? Beh non è così! Ho risvegliato il mio Byakugan con anni di ritardo e mi hanno creduto una delusione, un fallimento, una debole. Eppure ho continuato ad allenarmi, a lottare, a rimanere nel clan dimostrandogli che sbagliavano invece di insultarli e piangermi addosso> Non sa più come fare, cosa dire per darle una svegliata. Non sa più cosa potrebbe dire per farle aprire gli occhi. Semplicemente par essere sorda ad ogni ragione troppo desiderosa di crogiolarsi nel suo mare di astio e vittimismo. <Fatta avanti?? QUANDO?? CON CHI??> esclama esasperata Kaori fissandola a labbra schiuse, gli occhi sgranati. <Hai appena detto che sei rimasta sola e che non avevi nessuno a cui poter chiedere! Ti contraddici di continuo cercando di trovare uno specchio al quale aggrapparti, tutto per non ammettere che le tue lamentele non hanno senso!> Non ce la fa, non ce la fa più. Non riesce a sopportare quella discussione un minuto oltre il necessario. <Sono stanca, Sakura. Sono stanca di sentire sempre le solite accuse, le solite lamentele. Sono stanca di sentirmi in obbligo con te quando non ho alcuna responsabilità nei tuoi confronti. Ti ho offerto il mio aiuto, ho provato a venirti incontro e nonostante questa sera fossi solamente alla ricerca di un po' di silenzio e pace mi sono avvicinata a te. E mi hai scacciata. Insultata. Offesa. Criticata. Adesso sono sinceramente stufa.> La guarda con delusione, con stanchezza, decisa semplicemente a voler tornare a casa e infilarsi sotto le coperte, cercare un po' di reale pace. Magari fra le braccia di Raido, magari stretta al suo petto, in silenzio. <Quando vorrai davvero sapere qualcosa, quando sarai pronta a scusarti per il modo in cui ti sei comportata questa sera, mi troverai alla locanda nella via centrale del Villaggio, accanto al chiosco di ramen e di fronte l'armeria.> le spiega fissandola negli occhi, seria. <Ma ti consiglio di farlo in fretta, potrei sparire da un momento all'altro, ormai. E questa volta non tornare> Un sorrisetto amaro, sarcastico, mentre parla della sua possibile morte come fosse quasi una battuta. Le dedica un'ultima stanca occhiata prima di voltarle le spalle e saltare sulla parete dinnanzi a sé per risalirla e ritornare verso le scale che l'avrebbero poi condotta, nuovamente, sulla via di casa. [END]

00:17 Sakura:
 <Si Kaori. Per me esistevate soltanto voi tre perché eravate gli unici che conoscevo.> Dichiara, isterica quasi. Della missione non mette bocca. Ovviamente. Ci mancherebbe altro. Vorrebbe solamente che non fosse successo nulla di tutto quello. Vorrebbe avere una sorta di piccola bolla di sapone rosa, in cui vivere ed essere lasciata in pace da tutti questi problemi. < TU CI SEI CRESCIUTA CON LORO!> Dichiara. Se ben ricorda, il padre l'aveva istruita per essere una vera e propria Hyuga. Lei un padre addottivo ha. Non ha un padre Hyuga, né una madre Hyuga. Non ha nessuno che le possa star vicino, in quel momento. O che le sia stato vicino, nel momento della transizione. < Mi sono fatta avanti all'inizio. Con te. Chiedendoti delle cose sul clan. Ti ho raccontato la mia storia, il mio vissuto e quello che stavo passando. Sei poi partita per la missione, senza farmi sapere nulla.. Se eri viva o meno. E non avevo più quella che potevo definire una sorella.> Perché c'è stato un momento in cui l'ha pensato. In cui ha detto che Kaori avrebbe preso il posto della sorella che non ha mai avuto nella vita. <A chi altri dovevo chiedere, eh? A chi potevo confidare quello che provavo dentro di me, nello scoprire quelle cose, se non a te o a Hiashi? Ma non c'eravate. E mi sono sentita sola. Stavo da sola.> E Kaori non sembra comprendere la consecutio temporum di Sakura. Inizio, chiesto cose sul clan, procedimento successivo: chiedere un aiuto per gli allenamenti. Non ricevuto. O meglio, solo Hiashi l'ha allenata, ma nel Juken. Che non sarebbe stata la sua specialità, detta francamente. E poi? Chi altro c'era?< Ti sto dicendo quello che ho provato. Quello che ho vissuto. E quello che penso sulla situazione. Sta a te decidere se cercare di capire il mio punto di vista, oppure no.> Direbbe, per poi vederla andarsene da li. Forse ha sbagliato. Forse ha ecceduto troppo nella cosa. Forse è vero che si è comportata da prima donna.. Ma non poteva tenersi tutto dentro. E scriverlo da qualche parte risulterebbe rischioso per lei. E per la situazione politica, qualora quelle parole fossero portate all'attenzione di altri. Se ne rimarrebbe li, in attesa. Probabilmente cercando una qualche risposta dentro di se.[END]

Kaori incontra Sakura al Monte dei Volti e le offre riparo dalla pioggia sotto il suo ombrello.

Il gesto diviene però l'inizio di una accesa discussione che vede le due affrontarsi senza riserve.