Tornare al passato

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A te la prima. Hai scoperto dove si trova il dojo Yakushi e ora spetta a te se decidere di entrare o meno

17:55 Kouki:
  [Ingresso Dojo] I pensieri, i dubbi, quegli squarci di ricordi, non hanno fatto altro che ballare nella sua mente una danza confusa e dolorosa, da giorni ormai. Le notti non sono tranquille, i sogni nemmeno. Il tempo è grigio, nuvoloso, così come sente il suo animo in questo momento, dove sentimenti positivi e negativi si scontrano senza darle tregua. La piccola Genin indossa i suoi soliti abiti composti dai pantaloni neri di tessuto morbido che si stringono poco sotto alle ginocchia. Da queste ultime fino alle caviglie, le gambe sono avvolte da bende bianche e ai piedi indossa delle scarpe nere. Canotta rossa tenuta nei pantaloni e giubbino nero aperto, dalle maniche lunghe fino ai gomiti. Le bende avvolgono il suo torace, le spalle e il collo, mentre lasciano liberi gli avambracci, mettendo così in risalto le sue cicatrici e le bruciature. Così intende abituare la propria mente a vedersi come è in realtà, senza vergognarsi di quelle cicatrici che altro non hanno fatto che plasmarla. Il copri fronte di Kusa si trova sulla sua fronte, e alle mani indossa i guanti ninja di colore nero, con la placca in metallo sul dorso. I lunghi capelli neri e lisci sono come sempre tenuti sciolti, liberi nella loro intera lunghezza fino al sedere, adagiandosi anche sulle sue gracili spalle. Viso infantile, freddo e scuro, la pelle pallida e le piccole occhiaie sotto agli occhi gialli e fissi davanti a sé. Alla coscia destra vi è il porta kunai e shuriken, mentre alla vita il porta oggetti, e in entrambi vi tiene il proprio equipaggiamento composto da sei shuriken, sei kunai, un set di cinque fumogeni, quattordici fukumibari e una manriki-gusari una piccola catena appesantita da due pesi all’estremità. Cammina a passo svelto e deciso lungo le vie di Kusa e questa volta ha una meta ben precisa nella propria testa. Ha cercato con ogni mezzo di riuscire ad individuare dove potesse trovarsi il luogo dove quell’uomo l’ha portata, per iniettarle quel Gene. Lo ha cercato con tutta sé stessa, solo per tornare da lui ed avere finalmente le idee chiare. Vuole sapere, vuole che tutto le sia spiegato, vuole capire e ricordare. Dopo tutto è stato lui a dirle di tornare quando fosse riuscita a maneggiare quel Gene… crede di esserci riuscita, almeno spera, e quindi non ha aspettato altro che di poter tornare da lui. L’espressione è sicura e determinata, freddo il suo sguardo, le labbra serrate e i movimenti precisi la portano all’ingresso di un Dojo. Finalmente ha trovato il luogo giusto. Al momento non prova nessuna paura, ma solo una grande eccitazione all’idea che probabilmente tutto le potrà essere più chiaro. Ferma davanti all’entrata, la piccola farebbe vagare lo sguardo, senza ancora degnarsi di oltrepassare l’uscio. <Ci sono.> un sussurro va ad emettere, un basso sibilo che va a scuotere la propria mente, dandole quell’input indispensabile per permetterle di muovere i passi all’interno del Dojo, nel caso la porta fosse aperta. Di certo non perderebbe tempo a bussare e farebbe il proprio ingresso nel luogo, fermandosi giusto qualche passo dopo l’entrata, per guardarsi intorno. Non dice nulla, anche se forse dovrebbe annunciarsi. [Equipaggiamento: guanti ninja – 6 kunai – 6 shuriken – un set da 5 fumogeni – 14 fukumibari – 1 manriki-gusari]

Le nuvole sovrastano il paese dell'erba in questa nuova giornata d'inverno. Il freddo inizia lentamente a scemare anche se la brezza soffia insistente con poca forza ma scompiglia solamente i capelli dando fastidio e nient'altro. La genin ha trovato il dojo degli Yakushi, è riuscita a scovarlo in quel di Kusagakure ma come si presenta? L'ingresso è lo stesso di un grotta, interamente in roccia con un cancello grigio le cui sbarre non sono altro che serpenti raffigurati, serpenti di ogni genere e una volta dentro? Si ritrova in un'ampia sala, un salone d'ingresso vuoto; dinanzi a se vi sono due vie, una che porta diritto e una che permette di salire delle scale per accedere ai piani superiori. Alla destra e alla sinistra vi sono altri due archi che conducono in altre stanze del dojo che funge anche da magione. Le luci sono accese, tutto quanto è illuminato; le pareti sono colorate di un grigio cenere, molto deprimenti mentre per tutte le pareti sono appesi vari stemmi del clan Yakushi, stemmi raffigurante un serpente e vi sono anche alcuni ritratti di Orochimaru e Kabuto Yakushi<Oh, guarda chi c'è>una voce va a rivolgersi verso Kouki, una voce che arriva da sinistra, dall'arco di sinistra. Sbuca un uomo con occhiali, capelli un po' scompigliati e la sua voce è la stessa di quello che le ha fatto l'iniezione, lo stesso che le ha scaturito ricordi su ricordi nella mente<Hai fatto la tua scelta suppongo>domanda in modo indiretto come se già sapesse la risposta ma<Perchè sei qui?>chiede comunque volendo sentire le parole della di lei labbra. [Ambient]

18:23 Kouki:
  [Ingresso Dojo] Non ha alcun tipo di dubbio, la scelta di entrare o meno non esiste nemmeno nella sua mente. Ha passato giorni interi e notti a pensare di poter rivedere quell’uomo, quindi si sente pronta e preparata a tutti. Il suo destino è lì, davanti a lei, e non vuole esitare nemmeno un momento per iniziare il suo cammino. Una grotta il cui ingresso è segnato da una cancellata di ferro, con sbarre raffiguranti ogni tipo di serpente. I serpenti le piacciono e non può fare a meno di ammirarli così scolpiti nel ferro. Al suo ingresso vi trova solo un enorme salone vuoto, un corridoio dritto davanti a lei e delle scale che portano ai piani superiori. Alla sua destra e alla sua sinistra due arcate che portano chissà dove. Un luogo tetro, dai colori morti, ma che a lei non dispiace affatto. In tinta con la giornata e con la sua anima, la ragazzina continua a guardarsi intorno, lasciando le proprie braccia lungo i fianchi, con una calma apparente che le appartiene. Non esprime ancora nulla tramite il suo viso, è intenta ad osservare tutti quegli stemmi, quei ritratti raffiguranti un uomo al quale si sente molto somigliante. Soprattutto quanto attiva il suo Gene. I suoi pensieri vengono però interrotti da una voce, quella voce… la voce dell’uomo che le ha iniettato il Gene, quell’uomo che sente di conoscere ma che non ricorda. Veloce la testolina viene voltata nella sua direzione, gli occhi gialli si fissano su di lui, lo scruta e lo analizza. Occhiali e capelli scompigliati, ascolta le sue parole senza avere fretta di rispondere. <Sono tornata.> tono di voce sempre basso ma perfettamente udibile ed armonioso. Volgerebbe ora tutto il suo corpo verso di lui, ma senza ancora muoversi, forse per una propria sicurezza, vuole prima analizzare bene la situazione. <Mi devi delle spiegazioni. Anzi, le pretendo. Mi hai fatto qualcosa senza spiegarmi nulla e poi mi hai mollata nel mezzo di una bufera.> secca verso di lui, irritata nella voce, lasciando trasparire non poco risentimento. Tuttavia sembra infine calmarsi, facendo un piccolo respiro. <Ma me la sono cavata, io me la cavo sempre. Ho cercato di comprendere questo Gene e ci sono riuscita.> altamente sicura di sé, sosterrebbe lo sguardo dell’uomo con un certo orgoglio, accennando anche un piccolo sogghigno. <Però devi spiegarmi tutto. Io non ricordo, e devi aiutarmi a capire chi sono e cosa devo fare.> una piccola pausa, si guarda nuovamente intorno e poi torna con lo sguardo sull’altro. <So che ti conosco, ma non riesco a ricordare. Quindi dimmi chi sei.> tace quindi, non aggiunge altro ed attende trepidante che l’altro possa finalmente risponderle. [Equipaggiamento: guanti ninja – 6 kunai – 6 shuriken – un set da 5 fumogeni – 14 fukumibari – 1 manriki-gusari]

La determinazione della ragazza è ammirevole, vuole sapere la verità, sapere tutto quanto su se stesso e su quale sia il proprio destino. L'uomo non sorride ma continua a fissarla con intensità, capire se vuole davvero sapere oppure è li solamente perchè gli è stato detto. Ascolta le di lei parole in silenzio ammirando ancora quella determinazione nel suo sguardo, qualcosa che non tutti hanno di questi tempi ma la di lei discendenza parla chiaro, il suo gene, il suo sangue sono evidenti anche se non ricorda niente del passato ma l'uomo è ben conscio che non è ancora arrivato il momento di svelare la verità, non tutta almeno perchè potrebbe allontanarsi dal suo destino in modo irreparabile. China il capo verso il basso esibendo un piccolo sorriso, si sistema gli occhiali per poi avanzare verso di lei, le mani vengono poste dietro al schiena, unite come un perfetto maggiordomo<Seguimi>va a dire per poi voltarle le spalle dirigendosi nella stanza che si trova sulla destra. Sbucano in un salotto, tutto intorno è verde, vi sono vari divani in pelle di colore nero, molti mobili sparsi qua e la e un camino acceso per riscaldare la stanza. L'uomo va a sedersi su uno dei divani invitando la genin a fare lo stesso. Non hanno fretta, non hanno impegni e la questione merita di prendersi tutto il tempo necessario per essere risolta nel migliore dei modi<Hai perso la memoria E-001>una frase ovvia, forse fin troppo, una frase che non è di nessun aiuto<E sapere tutta la verità adesso non può fare altro che confonderti; è meglio che tu la ricordi piano e con il tempo>piega la schiena in avanti verso il tavolino in mezzo ai divani. Sopra vi è una bottiglia di whisky con vari bicchieri di vetro. La bottiglia viene presa, ne versa il liquido in uno dei bicchieri, mette un po' di ghiaccio per poi sollevarlo e portarlo alla bocca cominciando a bere. Sorseggia lentamente, gusta quel contenuto come fosse una pietanza prelibata<Cosa sai di Orochimaru?>esordisce infine con una domanda semplice quanto rivelatoria. [Ambient]

18:52 Kouki:
  [Ingresso Dojo] Non sente paura, né timore. Affronta quella situazione con sicurezza, convinta dei suoi pensieri e delle sue motivazioni. Potrebbe persino apparire presuntuosa ed irrispettosa, ma molto probabilmente lo è. Non le importa di fare una brutta impressione, è lì perché vuole sapere e non intende andarsene fino a quando non le saranno date tutte le risposte. Lo sguardo rimane puntato sull’uomo, lo fissa, lo trafigge, sembra emanare il suo spirito di fuoco. Ma nulla, l’altro l’ascolta in silenzio, immobile, imperturbabile… solo quando lei ha concluso il suo dire si decide a muoversi, compie qualche passo verso di lei, con le mani dietro la schiena e un piccolo sorriso sulle labbra. Bene, è arrivato il momento. La ragazzina già si pregusta tutto quello che le verrà detto, ma l’altro si ferma, le dice una semplice parole e si volta, incamminandosi verso destra. Rimane immobile, di stucco… le manine si stringono in due pugni e il viso si fa irritato. Ha troppa smania di conoscere e quel suo tergiversare le fa solo perdere la pazienza, ma per fortuna sa cosa sia meglio fare in queste situazioni. Un respiro profondo, cerca di ricomporsi e quindi lo segue. La porta in una seconda stanza, un salotto dalle pareti verdi e i divani in pelle nera. Un camino, qualche mobile… insomma, l’accostamento dei colori non è di suo gusto in questa stanza, ma di certo non si metterà a fare l’arredatrice di interni. Rimarrebbe in piedi, all’ingresso, mentre l’altro invece va a sedersi su uno dei divani… lei si guarda ancora intorno, ma alla fine opta per fare lo stesso ed andrebbe a sedersi su un altro divano, di fronte a lui. Tra loro due vi è un tavolino con sopra una bottiglia di qualcosa che lei non conosce e vari bicchieri. Alle sue prime parole, ovvie, decisamente troppo ovvie, la ragazzina non può che alzare un sopracciglio ed assumere un’espressione accigliata. <Già, ma non mi dire.> sussurra appena, ironica, insomma… che abbia perso la memoria ormai lo sanno persino quei bellissimi divani in pelle. Un altro profondo respiro, gli occhi vengono chiusi per qualche istante. Deve mantenere la calma. Eppure le successive parole di lui non fanno che farla ricadere nuovamente in un sentimento di irritazione. <Come sarebbe a dire? Sono già abbastanza confusa così. Forse tu non lo sai, ma hai idea di che cosa si prova a non ricordare nulla? A non sapere chi sei? E’ frustrante…> ammette, andando ad abbassare lo sguardo sulle proprie ginocchia, là dove le manine si stringono nuovamente a pugno. <Certo, sono E-001, ma per il momento è l’unica cosa certa che ho.> il suo nome, quello vero, che la notte è capace di darle un minimo di sicurezza su sé stessa. Non dice altro, lascia che il silenzio regni fra loro due, mentre l’altro si degusta quella bevanda con un comportamento nobile. <Orochimaru?> domanda, sollevando lo sguardo su di lui corrugando la fronte. Il nome le dice qualcosa, ma rimane comunque sfuggente nella sua memoria. <Non penso di saperne molto. Ma immagino che centri qualcosa.> dopo tutto non si andrebbe a nominare persone a caso in quel contesto. [Equipaggiamento: guanti ninja – 6 kunai – 6 shuriken – un set da 5 fumogeni – 14 fukumibari – 1 manriki-gusari]

La frustrazione della giovane viene fuori in un piccolo impeto di furia, la rabbia del momento arriva diretta come non mai verso l'uomo ancora intento a sorseggiare il proprio bicchiere di whisky. Lo gusta ancora, lo fa roteare sul posto attraverso il movimento della mano mentre ode ogni singola parola pronunciata. Sorride nuovamente, allarga il braccio sinistro andando ad appoggiarlo sullo schienale del divano, comodo, molto più comodo di prima, questo è evidente e nuovamente beve e sorseggia<Immagino E-001, immagino ma il tuo passato è ben più importante e non posso rischiare che tutto vada in fumo>parla chiaro, in modo schietto. Continua ad osservarla, nota la frustrazione ma anche il modo di apparire inanimata, senza mostrare i propri sentimenti e capisce che è rimasto qualcosa dell'esperimento, è rimasto qualche rimasuglio e non tutto è veramente perduto. Una piccola espressione di sorpresa si manifesta sul volto nel venire a conoscenza della di lei ignoranza sull'argomento, un qualcosa di molto inaspettato ma non può farci niente ne tanto meno cambiare le cose<Orochimaru era l'incarnazione originale del gene Yakushi, da lui è nata la nostra stirpe. Uno dei tre sannin leggendari e nelle tue vene scorre il suo stesso sangue, il suo stesso gene. Ecco cosa ti ho iniettato quel giorno; ho permesso al tuo corpo di sbloccare il potere che fu di Orochimaru in persona un tempo>una nuova, piccola rivelazione viene a galla quest'oggi, ecco cosa le hanno fatto, cosa è successo in quel determinato giorno<Tu dovrai seguire le sue orme un giorno>continua a parlare per poi fermarsi di punto in bianco senza proseguire e continuando a fissarla in attesa di una di lei risposta. [Ambient]

19:18 Kouki:
  [Salotto Dojo] Lei si ritrova a combattere costantemente contro l’irritazione crescente, cercando di mantenere la calma, di apparire fredda ed apatica. Lei si ritrova sulle spine, sull’orlo costante di un baratro… e lui invece sorseggia il suo drink e si mette addirittura più comodo, ostentando una calma che non fa altro che innervosire ancora di più la ragazzina. Ma non dice niente, prende un altro profondo respiro, chiude gli occhi, cercando di richiamare a sé la lucidità e il buon senso. Non è una ragazzina che si lascia andare alle emozioni, sempre piuttosto controllata, e non intendere peccare in questo momento. Riapre gli occhi non appena sente le parole dell’uomo, tornando a fissarlo. Lui immagina, certo, può solo immaginare, ma le sue parole non la tranquillizzano. <Posso cercare di capire il tuo punto di vista, ma io ho bisogno di certezze, magari inizia col dirmi il tuo nome e chi sei. Insomma, abbiamo un qualche tipo di legame? Tu mi conosci molto bene noto.> cerca di mantenere un tono di voce calmo e pacato, risulta comunque freddo e lascia trasparire una certa punta di irritazione con la sua ultima frase. Deve andare via da lì soddisfatta e non con altre e più domande. Rimane però in silenzio mentre l’altro sembra particolarmente sorpreso dall’ignoranza della ragazzina, ma lei non può farci nulla, sicuramente cercherà di rimediare, non può lasciare che qualcosa rimanga ignoto. Ascolta quindi la sua spiegazione, appare lontana e distratta, fisso il suo sguardo sul bicchiere dell’altro, ma ascolta con estrema attenzione. In quel luogo si sente come se potesse essere sé stessa, si sente al sicuro da tutti quei sentimenti ingestibili che le sarebbe impossibile provare là dentro. Può essere inanimata, perdersi nel suo mondo, lasciarsi andare all’apatia e alla freddezza, senza il rischio di sentire quel calore dentro di sé. <Capisco.> afferma, dopo che l’altro conclude la sua spiegazione su Orochimaru e la sua stirpe. <Quindi si tratta di quel Gene… appartengo a questa stirpe Yakushi allora? Ce ne sono altri? In che modo dovrò seguire le sue orme?> domande, altre domande. Si sente ribollire dentro, ma non di rabbia. Sente la sua mente muoversi, i suoi ricordi prendersi a gomitate nel tentativo di tornare a galla inutilmente. Sa di appartenere a qualcosa ora, e questo riempie un poco il vuoto che sente dentro di sé. <Aspetta… troppo veloce.> si prende una pausa, capisce che sta correndo troppo, che non sta analizzando per bene ogni singola parola. Dritta sulla schiena, abbassa lievemente lo sguardo, pensierosa. <Ne devo sapere di più… su questa stirpe.> ammette infine, in un sussurro. <Anche tu quindi hai questo Gene? Puoi insegnarmi qualcosa a riguardo?> un altro tipo di domande che però riguardano sempre la stessa cosa. Nella sua mente è tutto alla rinfusa, e lei pare stia buttando domande a casaccio, ma poi riordinerà le risposte nella sua mente. Si porta una mano alla testa, massaggiandosi la tempia destra e andrebbe a chiudere gli occhi. Cerca di elaborare quelle parole nel minimo dettaglio. [Equipaggiamento: guanti ninja – 6 kunai – 6 shuriken – un set da 5 fumogeni – 14 fukumibari – 1 manriki-gusari]

Ancora ostinata a voler conoscere la verità sull'uomo, sapere chi è ma alla fine questo può davvero aiutarla a capire qualcosa di più su se stessa e sul proprio passato? Se è quello che vuole, allora, forse un aiuto in più non può fare più male di quanto sia già accaduto<Mi chiamo Otsuki e sono uno scienziato>rivela infine alla ragazza, rivela il proprio nome, un segreto che forse ha sbagliato a rivelare. Non vuole farle arrivare tutto i ricordi in una volta sola, non vuole che il suo passato le giunga addosso con un fiume; dev'essere un processo lento e calibrato per permettere al di lei cervello di abituarsi all'idea, abituarsi ad essere ciò che è nata per essere, ovvero la nuova Orochimaru, la nuova sannin, colei che prenderà il dovuto posto nel mondo con gli Yakushi nuovamente sull'orlo della potenza. E' un piano ambizioso e difficilmente realizzabile ma hanno un primo successo, lei si rivela compatibile se non fosse per il sesso. Resta silente avvicinando nuovamente il bicchiere alla bocca e sorseggiando il suo bibitone con la solita goduria, dev'essere un patito, un'amante di quel tipo di alcolici a quanto pare. Ode il dire della ragazza, ode le di lei parole sentendo qualche dose di felicità in quel tono di voce, come se avesse scoperto qualcosa di fantastico<Si, appartieni agli Yakushi>alza il sopracciglio nell'udire quelle due successive domande e un nuovo, piccolo sorriso va a crearsi sul di lui volto<Oh si e aspettano tutti accetti il tuo destino>ha risposto, ha risposto a quelle richieste ma non è ancora finita, non è ancora sazia e la brama di sapere sempre di più si intensifica a ogni minuto che passa<Si>muove nuovamente il corpo in avanti, piega la schiena poggiando il bicchiere sul tavolo<Posso insegnarti i segreti del nostro clan, posso accrescere la tua capacità di controllo>si solleva, si mette in piedi aggirando il divano<Se lo vuoi, possiamo cominciare direttamente adesso>rivolge una piccola occhiata alla ragazza aspettando di sentire una di lei risposta. [Ambient]

19:59 Kouki:
  [Salotto Dojo] Effettivamente l’uomo aveva ragione. Si sente confusa già solo con quelle piccole informazioni, chissà come dovrebbe sentirsi se dovesse dirle tutto insieme. Prende un profondo respiro e lentamente nella sua mente si fa strada una strana consapevolezza. Quell’uomo la conosce, sa come prenderla, sa come e quando dirle determinate cose… quindi diviene consapevole di doversi affidare totalmente a lui. Anche se non dovesse capire le sue azioni, le sue motivazioni, sa che a tutto c’è un perché. Non deve quindi sentirsi arrabbiata o irritata dal suo modo di fare, dovrebbe semplicemente accettarlo per quello che è e fidarsi ciecamente. Ci sono cose che non può comprendere, ma alla fin fine è convinta che tutto viene fatto per la sua stabilità. Orochimaru è una sorta di capo o precursore della stirpe comunque. Colui dal quale è stato creato il Gene. Okay, fin qui pare essere tutto chiaro. Il suo pensiero viene interrotto dal dire dell’uomo che finalmente si presenta. Le dice il nome e la sua occupazione, ma non le rivela quale legame li unisce. <Uno scienziato…> corruga la fronte, qualcosa sta emergendo dai suoi ricordi, qualcosa di veramente confuso, un accenno di idea… un laboratorio. Quell’uomo le è sempre più familiare, già sa che le ha procurato quelle cicatrici per formarla, plasmarla. Creata? Le balena per la mente quell’idea, ma il ricordo è talmente confuso che a forza di sforzarsi inizia venire il mal di testa. Ci rinuncia per il momento. Ascolta le sue parole, viene a conoscenza di molti altri membri del Clan, l’aspettano. <Aspettano me? Dove dovrebbe portarmi il mio destino?> a seguire le orme di Orochimaru, certo… e a questo punto dovrà informarsi molto di più su di lui e sul clan. È tutto abbastanza più chiaro, anche se probabilmente è solo la punta di un iceberg. Chiude gli occhi, sospira. <Non mi resta che accettare quello che mi dici, accettare il fatto di avere pazienza coi miei ricordi e fidarmi di te.> lo ammette. Sa che uscirà di lì senza aver avuto tutte le risposte che cercava, cercherà quindi di avere pazienza. L’altro si alza, risponde affermativamente, e il suo sguardo pare illuminarsi. Può imparare qualcosa, può finalmente conoscere qualcosa di nuovo su sé stessa. <Si, certo.> si alza in piedi anche lei, velocemente, non sta nella pelle. Si sbriga quindi a cercare di richiamare il chakra sollevando le mani all’altezza dello sterno ed intrecciandole per creare il sigillo della Capra. Gli occhi verrebbero chiusi e tenterebbe quindi di concentrarsi. Visualizzerebbe il proprio corpo senza colori, nero, per poi cercare di ricreare la sfera verde e statica all’altezza della sua fronte. Una sfera psichica che sarebbe formata dal suo animo, dalle sue emozioni, i suoi pensieri. In seguito cercherebbe di visualizzare all’altezza dell’addome la seconda sfera di energia rossa, sempre statica, e sarebbe formata dalla pura forza fisica. L’energia che deriva dalle cellule, dai muscoli, dalle ossa, dalle articolazioni. Se ci fosse riuscita cercherebbe di spingere queste due energie e convogliarle all’altezza dello sterno. Cercherebbe di unirle in un’unica sfera azzurra di energia dal movimento rotatorio: il chakra. Una volta concluso il processo cercherebbe di distribuire quell’energia per tutto il proprio corpo, lungo i canali del chakra, affinchè esso possa raggiungere tutti i suoi punti di fuga. Dovrebbe essere ora percorsa da quella sua rinvigorente energia, impetuosa come il fuoco, ed andrebbe a riaprire gli occhi verso l’uomo. <Sono pronta.> affermerebbe verso di lui, decisa, sicura di sé. Non aspetta altro che poter migliorare nel controllo di quel Gene, di quell’innata. Ora più che mai sente quella sua onnipresente sensazione di dover dimostrare qualcosa, quella sensazione che la porta a non voler deludere quell’uomo davanti a lei. Appartiene ai suoi ricordi, sensazioni che avranno presto una motivazione di esistere. [Tentativo impasto chakra - 20/20] [Equipaggiamento: guanti ninja – 6 kunai – 6 shuriken – un set da 5 fumogeni – 14 fukumibari – 1 manriki-gusari]

Finalmente capisce, capisce che deve fidarsi di lui, capisce che deve provare a prestare attenzione alle di lui parole e dargli retta, dare retta a ogni cosa che viene detta. Altre domande giungono dalla mente curiosa della neo-Yakushi, altre domande che vogliono una risposta immediata, diretta, concisa ma rivelare troppo potrebbe destabilizzarla impedendole di compiere il proprio fato<Si>nuova risposta secca, non lascia dubbi ma porta nuove domande, domande e cui si può dare una qualche risposta soltanto in futuro. Sorride ancora poggiando le mani sulla parte di dietro dello schienale del divano, stringe la pelle nere portando il collo in avanti, gli occhi a guardarla<All'immortalità>enuncia infine. Quello è il suo destino, quello è il suo fato. Così come il grande Orochimaru ha da sempre ricercato la via per la vita eterna, anche lei dovrà seguire la stessa strada e giungere dove nessun altro è mai giunto prima d'ora. L'aspetto dell'uomo comincia a mutare, le iridi divengono gialle, le pupille si assottigliano come quelle di un rettile, la pelle cambia colore divenendo pallida e su tutto il corpo si formano varie scaglie, l'innata degli Yakushi giunge in lui, risveglia il suo vero io divenendo ciò che la ragazza ha predetto prima. Mostra di essere a tutti gli effetti uno Yakushi anche lui, mostra di essere come lei in tutto e per tutto ma ora è lei che vuole vedere e osservare<Risveglia il gene>nuovo ordine dettato dall'uomo la cui lingua diviene biforcuta. [Ambient]

21:23 Kouki:
  [Salotto Dojo] È ben determinata e non lo nasconde. Non nasconde nemmeno la sua felicità per quella situazione. È una felicità diversa da quella che aveva provato il giorno prima, di quella che prova al pensiero del sensei che la tiene da conto. Quella è una felicità che le procura del calore, che la spaventa, le fa male perché non la comprende. Mentre questa felicità è ben diversa. Non le procura dolore, non le procura calore ed è più accettabile. Quale delle due sia la più giusta, però, di certo non se lo domanda. Lo scienziato non si spreca in parole, un secco sì a quella sua prima domanda. L’aspettano, e lei è sempre più curiosa di sapere e di arrivare a quel giorno in cui gli altri non dovranno più attenderla. Ma la strada sarà decisamente lunga e lenta. Innanzitutto cerchiamo di limitarci a riscoprire i propri ricordi. In silenzio lo osserva, lo ascolta… si protende verso di lei, sorride, ha un che di inquietante che però non le dispiace. Ed infine pronuncia quella parola. Immortalità. Gli occhi della ragazzina si sgranano per lo stupore e le labbra vengono dischiuse. <Immortalità? Io?> è solo un sussurro, rivolto verso sé stessa, incredula. Dovrà ben elaborare tutto quello nella sua mente. I ricordi scalpitano per tornare a galla, ma ancora vi è quella immaginaria barriera che li rispedisce indietro. Immortalità… è un progetto davvero, davvero molto ambizioso per lei, ma che risveglia in lei brividi di entusiasmo. Accenna solo un piccolo sorriso, senza sbilanciarsi oltre con le emozioni. Le piace. L’uomo infine inizia a mutare sotto i suoi occhi. La pelle diventa pallida e si ricopre di scaglie, mentre gli occhi diventano dorati con le pupille sottili come quelle di un rettile. Modifica il proprio aspetto aggiungendo cose alle quali lei non è ancora arrivata. E non può non nascondere tutta l’ammirazione che sta provando verso di lui in quel momento, la bellezza che quella forma emana è incomparabile agli occhi della ragazzina. La lingua biforcuta e l’ordine che va a darle. Viene scossa da altri brividi che partono dal proprio cervello. Quel tono di voce imperativo smuove nuovamente quei ricordi. Lei ha sempre fatto quello che lui le ordinava? Annuisce e va a chiudere gli occhi per cercare di concentrarsi. Lo accetta, accetta quello che sta avvenendo. Cercherebbe di concentrarsi sul proprio chakra che scorre all’interno del proprio corpo, un turbinio di energia che la fa sentire viva. Cercherebbe di infondere il proprio chakra nei propri organi, esso li avvolgerebbe, insinuandosi al loro interno, sempre più in profondità verso le cellule del proprio corpo. Lì, infuso nelle cellule, cercherebbe di raggiungere gli organuli, ma soprattutto quel luogo dove è racchiuso il proprio DNA. Cercherebbe di ghermire il Gene, di svegliarlo dal suo sonno. E dal proprio codice genetico cercherebbe di attirare a sé l’energia dell’innata. Essa si distribuirebbe lentamente, ma inesorabilmente, per tutto il chakra della ragazzina, fondendosi con esso, diventerebbe una cosa sola con la forza vitale della Genin infondendole una nuova energia. L’innata si mischierebbe assieme al chakra, quindi, venendo trasportata per tutto il corpo della ragazzina, attivandosi. Se ci fosse riuscita, anche a lei comporterebbe delle piccole trasformazioni. Riaprirebbe gli occhi, essi da gialli avrebbero assunto una colorazione più dorata, accesa, e le pupille diventerebbero strette e verticali, come quelle di un serpente. La pelle, già pallida, diventerebbe ancora più bianca, quasi trasparente. Così somigliante all’uomo dei quadri. Un sorriso si delineerebbe sulle sue labbra, ed andrebbe a saggiare gli odori con l’olfatto e la fonte di calore dell’uomo attraverso dei piccoli movimenti della lingua. Si gusterebbe quelle sue nuove sensazioni. [Tentativo Scaglie del Serpente I – 1 pc a turno][Chakra 19/20][Equipaggiamento: guanti ninja – 6 kunai – 6 shuriken – un set da 5 fumogeni – 14 fukumibari – 1 manriki-gusari]

La ragazza risveglia il suo potere, il suo gene torna prepotente alla luce mostrando il vero volto di Orochimaru. In lei si può scorgere l'essere dell'antico sannin, si può vedere quello che un tempo fu Orochimaru durante il suo massimo splendore<Si>un sussurro come risposta, un piccolo a insignificante sussurro per rispondere a quella domanda ma adesso, adesso deve cominciare il suo addestramento, il suo allenamento per padroneggiare al meglio quel potere. Oltrepassa nuovamente il divano mettendosi davanti al tavolino sui cui sono poggiati i bicchieri<I nostri geni ci permettono di controllare i serpenti, di possedere il potere stesso dei serpenti. Il loro DNA scorre in noi, ci rende più forti, migliori di chiunque altro. Abbiamo tutti i loro pregi e nessuna delle loro debolezze e tutto questo grazie al chakra>le mani si portano all'altezza del plesso solare formando il sigillo del serpente<Il nostro simbolo>ti strette le mani per qualche secondo prima di allargarle nuovamente. Distende le braccia verso il tavolo e dei serpenti cominciano a uscire dalle maniche della maglia, 3 per manica andando a strisciare sul tavolo come vere e proprie serpi<Essi non possono attaccare ma ci permettono di spiare possibili bersagli, osservare intere zone e grazie al nostro DNA, possiamo parlare con loro e noi possiamo capire il loro linguaggio>una tecnica molto utile e potente quella che le sta insegnando in questo momento<Questo è il primo passo. Ora, controllali>ordina alla giovane in attesa di osservare le di lei abilità in movimento. [Ambient]

22:02 Kouki:
  [Salotto Dojo] Appartiene a quel clan, si sente quasi completa, si sente affine, si sente bene. Lei e quell’uomo sono simili, hanno un legame per il solo fatto che appartengono alla stessa famiglia. Lo osserva mentre lascia il retro del divano per avvicinarsi. La ragazzina sente una sorta euforia nel trovarsi lì, in quella situazione, insieme a un suo simile. Si sente sicura, forte e potente, anche se ha ancora molto da imparare e lo sa bene. Rimane in rispettoso silenzio mentre l’altro inizia a spiegarle qualcosa riguardo al loro DNA e a quello dei serpenti. Con estrema attenzione lo osserva e lo ascolta. Lei adora i serpenti, le sono sempre piaciuti, e il sapere che dentro di lei scorre la loro mappa genetica la riempie di orgoglio. Eleganti e letali. Fiera, accenna un sorriso nell’osservare il simbolo del serpente, per poi seguire ogni singola mossa dell’uomo. Lentamente distende le braccia e dalle sue maniche fuori escono tre serpenti per ognuna, in totale sei. Gli occhi della ragazzina sembrano brillare di entusiasmo per la maestria di cui l’uomo fa sfoggio. <Parlare con loro? Davvero? E viene naturale grazie al chakra?> si ammutolisce, osservando quei serpenti. <E’ meraviglioso.> un piccolo sussurro riferendosi a tutta quella situazione. Ha un che di poetico per lei. Al successivo ordine dell’uomo la ragazzina annuisce, quindi andrebbe a posizionare le mani all’altezza dello sterno, intrecciando le dita per cercare di formare il sigillo del Serpente. Cercherebbe di concentrarsi sul proprio chakra, nel tentativo di richiamare quei serpenti che non sono altro che parte di lei. Cercherebbe di concentrare il chakra lungo le braccia, in quella zona coperta dalla manica del giubbotto, dalla spalla al gomito. Lì cercherebbe di convogliare il chakra in prossimità dei punti di fuga e in seguito cercherebbe di richiamare quei serpenti. Il chakra prenderebbe forma sopra alla sua pelle delle braccia, una forma sinuosa, piccola, insidiosa. Prenderebbe consistenza, sostanza, fino a creare qualcosa di sensiente. Se ci fosse riuscita andrebbe a mimare i gesti dell’uomo, allargando le braccia ai suoi fianchi, ed ecco che dalle sue maniche dovrebbe strisciare fuori tre serpenti: due dalla manica destra e uno da quella sinistra. Bellissimi, sinuosi. Andrebbe ad osservarli, per poi osservare l’uomo per verificare una qualche sua reazione. Ancora non prova a parlarci, non crede di aver ben compreso il modo per farlo. [Tentativo Hebi no Gadian – 3 pc a serpente – velocità 100% Ninjutsu = 20][Scaglie del Serpente I – 1 pc a turno][Chakra 15/20][Equipaggiamento: guanti ninja – 6 kunai – 6 shuriken – un set da 5 fumogeni – 14 fukumibari – 1 manriki-gusari]

I serpenti fuoriescono dalle maniche della ragazza, strisciano per il tavolino provocando un piccolo sorriso sul volto dell'uomo, un minuscolo e impercettibile sorrisetto<Ottimo lavoro>si complimenta con la ragazza portando il viso a divenire serio, nessun sentimento e ricomincia a trattarla proprio come un tempo, un esperimento ma sta notando che con oggi ha ottenuto più risultati che in 11 anni di fatica. Forse ha capito il modo in cui deve comportarsi, il modo in cui deve affrontare questa storia<Per oggi finiamo qui. Abbiamo detto e fatto abbastanza. Torna la prossima volta se vorrai continuare a migliorare e porta nuove domande, magari troverai risposta>commenta infine indicando la porta da cui è entrata. Oggi ha imparato molto e ha appreso molto ma chissà cosa succederà la prossima volta. [END]

Kouki si reca al Dojo Yakushi per sapere di più sul suo passato ma non scopre proprio tutto e in più impara una tecnica

Note: ambient scaturito in lezione, ottima Kouki