{ The bitterness inside is growing like the new born }

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con Kaori

20:57 Kaori:
 Anche oggi sembra essere tutto normale. Dopo il suo azzardo del giorno precedente circa lo scoprire cosa stiano aspettando per utilizzarla per i loro scopi, Kaori ha smesso di tirare la corda. Non ha più cercato di estrapolare notizie a chi è entrato nella stanza ma si è allenata a cercare di rinchiudersi nel lato più buio e oscuro di se stessa per impedire a loro di vedere la speranza che quel sogno le ha portato nel cuore. Un qualcosa di crudele, di doloroso, ma di cui ha bisogno per mantenere quel piccolo e quasi futile vantaggio di cui ha bisogno per aiutare i suoi amici se mai fossero davvero giunti a salvarla. Tuttavia non è più così convinta che questa sua decisione sia una così buona idea: ogni volta che forza se stessa a ricordare quei momenti, quegli attimi, si sente assalire da una valanga di sentimenti e sensazioni che le tolgono il respiro. Si sente come soffocare dall'interno, come se una ondata di potenza inaudita le risalisse il corpo fermandosi alla gola, bloccandosi lì, senza trovare via d'uscita. Si sente sopraffare da una rabbia sconosciuta, vorace, che la divora secondo dopo secondo facendole vibrare le mani di pura violenza. Quella stessa mattina, all'ora di pranzo, aveva quasi rischiato di mandare tutto all'aria quando il pensiero di colpire colui il quale è venuto a portarle il cibo le aveva sfiorato la mente. Lui lavora per gli stessi maledetti che l'hanno rinchiusa lì, che hanno ucciso suo padre, che forse hanno anche catturato sua madre. Avrebbe meritato d'esser colpito, steso, persino ucciso. Questa convinzione aveva preso a solleticarle la mente, a strisciare subdola fra i suoi pensieri portandola persino a prenderla seriamente in considerazione. Loro l'hanno ucciso. Loro vogliono uccidere anche lei. Dovrebbe agire per prima e distruggerli. Dovrebbe far patire loro lo stesso dolore che suo padre ha provato per primo. Passare la punta di uno dei suoi kunai lungo la loro gola. Sarebbe bastato un semplice gesto per ucciderli in pochi istanti: non avrebbero neppure avuto il tempo di gridare, di provar dolore. Solamente un istantaneo bruciore e poi una debolezza crescente. Nel giro di pochi secondi sarebbero morti soffocati dal loro stesso sangue. Era stato il pensiero di un attimo che però l'aveva stravolta per tutta la giornata. Non appena l'altro era uscito aveva iniziato a tremare rannicchiata su se stessa con le ginocchia piegate al petto. Lei... aveva appena fatto un pensiero orribile. Aveva meditato, f a n t a s t i c a t o su un omicidio... Aveva davvero premeditato l'idea di passare una lama sulla gola di qualcuno col chiaro desiderio di ucciderlo. Era stata guidata da una rabbia suadente, viscida, che sembrava averle sussurrato all'orecchio come fare. Le aveva messo dinnanzi gli occhi l'intero progetto lasciandolo apparire semplice, naturale, persino giusto. E la cosa le ha fatto salire un conato di vomito alla gola. No. No! Lei non è così... lei non vuole usare i suoi poteri per uccidere, ma solo per proteggere. Non avrebbe mai cercato di assassinare qualcuno senza una reale situazione d'emergenza. Quel povero ragazzo potrebbe essere schiavo del volere di Cappuccio Rosso tanto quanto lo era stato suo padre, poteva essere innocente! Eppure... eppure non di meno una parte di lei trovava conforto nell'idea di specchiarsi nel suo sangue.

21:15 Kaori:
 Più cercava di immergersi nelle sue stesse ombre, più le sembrava difficile risalirne. Ogni volta che decideva di abbandonarsi a quei tristi pensieri trovava più difficile ricercar conforto dalla speranza che quel sogno le aveva donato. Ogni volta che iniziava a riflettere su ciò che le era successo e ciò che aveva perduto per sempre si ritrovava a fare i conti con il dubbio, con la paura. Suo padre era morto. Era stato ucciso quasi sotto i suoi occhi. Ha potuto vederne il corpo, abbracciarlo, e sentire la vita scivolare via dalla ferita aperta sulla sua gola. Questo è un fatto incontestabile. La conversazione avuta con lui quella notte, quell'abbraccio caldo, quelle visioni che le ha offerto sul mondo esterno, erano immagini bellissime, utopiche che le hanno donato abbastanza speranza da risvegliarsi da quella sorta di trance nella quale era caduta per la disperazione. Questo, però, non è un fatto. Non è stato reale. E' stato un sogno. E sì che da secoli la gente vaneggia e ipotizza della possibilità dei morti di comunicare coi vivi tramite i sogni, ma come si può sapere se è effettivamente una comunicazione reale? Come si può esser certi che si tratti di un contatto con l'aldilà e non semplicemente di una scena predisposta per noi dalla nostra mente? Kaori ha iniziato a dubitare. Man mano che le ore passano e i giorni si susseguono le riesce difficile essere assolutamente convinta di aver parlato con suo padre. Suo padre è morto... e quel sogno poteva semplicemente essere un modo del suo subconscio di farle affrontare la realtà. Magari, in profondità, sa che solamente le parole di suo padre avrebbero potuto svegliarla e per questo la sua mente ha lasciato che fosse la sua voce a ricordarle di non arrendersi, di combattere. Questo pensiero l'abbatte con inaudita potenza. Se è così... allora non ha realmente visto ciò che sta accadendo fuori da quelle mura, no? Se davvero è stata solo opera della sua mente, Raido, Mekura, Hiashi e gli altri potrebbero perfettamente essere morti, o star perdendo tempo con altre stupide missioni di cui non gliene importa nulla invece di cercarla! Stringe un lembo del suo nuovo abito andando a stringere i denti, le labbra. Sente la rabbia divampare in una fiammata improvvisa dentro di lei assalendola, scaldandola. E poi, come una ondata che scivola via in una risacca scrosciante, eccola andare a sciogliere la presa delle dita e scuotere violentemente il capo in segno di negazione. No, no, no! Come può essere così ingrata? Così malfidata? Come può dubitare dell'impegno dei suoi amici, o anche solo sputare sull'importanza degli incarichi affidati dall'Hokage? Sta lentamente perdendo il controllo di sé. Pian piano, poco a poco, si sta lasciando traviare e fuorviare da quella maledetta prigionia. Sta lasciando che l'isolamento e l'attesa straziante giochino con la sua mente. Si sta facendo assalire dai dubbi, dalla paura, dall'incertezza permettendo ai suoi più bassi e primitivi istinti di prendere il sopravvento su di lei. Non può permetterlo... chissà cosa sarebbe accaduto se si fosse lasciata guidare dalla mera furia o dalla atavica paura? Deve rimanere forte, deve tenere duro. Dev'essere decisa, dev'essere coraggiosa e deve riuscire a rimanere lucida. Distinguere il vero dal falso, il giusto dallo sbagliato. Il bene dal male. Eppure... come può sapere, lei, cosa sia giusto e cosa no? Come può essere sicura che lasciare in vita i collaboratori di quella donna sia una cosa giusta? I denti vanno a bloccare il labbro inferiore, lo sguardo si oscura e le sopracciglia s'aggrottano appena mentre i pensieri si rincorrono fuggiaschi nella sua mente. Una vocina leziosa, lontana, pungola il suo cervello risuonando infantile e suadente al tempo stesso al suo orecchio. "L'hanno ucciso..." sussurra ammaliante in una eco lontana. "Devono morire tutti" continua poco dopo. <No... no...> cerca di negare, rifiutare quell'idea agitando il capo, portando la fronte a poggiarsi contro le ginocchia, le mani ai capelli per coprire le orecchie. Ma quei suoni non arrivano dall'esterno, è una voce che nasce dentro di lei e che dentro di lei risuona. "Uccideranno ancora" dice allora la voce e Kaori si ritrova solo adesso a pensare alle sue parole. Non può negare che sia possibile, che possa aver ragione... potrebbero aver ucciso molte altre persone in tutti quei giorni in cui lei li ha lasciati vivere, passare tranquillamente nella sua stanza. Però... se avesse tentato di combattere, di ribellarsi, sua madre... "Egoista" la critica duramente quella voce, quel lato di sé che ha sempre saputo di essere meno buona ed altruista di quanto non voglia ammettere. Lei che sorride al mondo per nascondere il proprio disprezzo, per soffocare il proprio egoismo. Sua madre è davvero più importante delle altre vite che potrebbero star finendo per via del suo tentennamento? Forse non sarà più importante, ma è pur sempre una vita innocente. Non può ucciderla. Non può! <NO!>

21:46 Kaori:
 Cerca di respirare, di calmarsi, sapendo bene che lasciarsi andare a quella confusione avrebbe solamente peggiorato le cose. Agitarsi, farsi divorare dal dubbio o dalla paura non avrebbe reso più semplice rimanere forti, l'avrebbe solo resa più fragile, una preda ancor più semplice con cui giocare. Si umetta le labbra tremanti, si alza in piedi dal letto iniziando ad inspirare a fondo chiudendo gli occhi, espirando pian piano per sgonfiare i polmoni colmi d'aria. Ripete il procedimento avanzando per la stanza lentamente, da un lato all'altro della stessa. Deve rimanere calma. Deve rimanere decisa. Raido e Mekura stanno arrivando a prenderla. Suo padre non la incolpa della sua morte e Cappuccio Rosso sarebbe stata punita come merita. Gli altri sarebbero stati controllati, arrestati se non avessero osato muovere un dito su di loro e lei sarebbe stata ben presto libera. E' questo quello in cui deve credere, è questo ciò a cui deve aggrapparsi. Non deve lasciar spazio a nient'altro. A nient'altro. Decidere a quale versione credere sembra quasi aiutarla. Riesce a respirare normalmente, riesce a tornare abbastanza lucida, sveglia. Si ferma dinnanzi al camino e sistema l'abito che ha indosso. Quest'oggi si tratta di una veste celestina composta di una sorta di camicetta aderente che le copre il petto nascondendo le braccia dietro maniche ampie, larghe, che si restringono all'altezza dei polsi. La vita è fasciata da una cintura in raso nero, lucido, con una fibbia in oro sul davanti. Da essa discende una gonna lunga, morbida, liscia che arriva alle caviglie in una cascata di seta. Sembra quasi provenire da un altro secolo a ben guardarla. I capelli sono pettinati, puliti, e ricadono lisci lungo la schiena senza esser legati. Sotto la gonna nasconde come sempre i porta kunai: non può usarli, sa cosa comporterebbe per lei utilizzare le armi lì riposte, ma averli assicurati alle cosce le dà un certo senso di sicurezza. Solo una sensazione, sa che non la salverebbero in ogni caso, ma in una situazione come quella si aggrappa anche ai più piccoli spiragli di sollievo. Osserva il fuoco sospirando appena, stancamente, umettandosi le labbra. Niente più dubbi, niente più domande... Ma allora... dovrebbe smettere di mostrare la sua apatia all'arrivo degli uomini di Cappuccio Rosso? Dovrebbe rimanere normale, lucida, perfettamente sana mentre entrano a controllarla? Dovrebbe davvero lasciar perdere così quel lieve, piccolo vantaggio del quale aveva così tanto potuto rallegrarsi solo poco tempo prima? Perchè sa, Kaori, che se vuole davvero rimanere forte e risoluta non può sommergersi nuovamente in quei ricordi, in quei pensieri. Sa che se dovesse farlo ancora una volta avrebbe ceduto e sarebbe nuovamente finita a chiedersi cosa sia reale e cosa no, di chi fidarsi e di chi no. Sa che avrebbe sentito ancora quella rabbia grattarle il fondo dello stomaco, risalire le pareti del suo corpo fino a raggiungere le mani facendole prudere di pura furia. La decisione è difficile, dura da prendere, ma necessaria. Deve pensare e in fretta: sono passate ore dall'ultima volta che son venuti a portarle da mangiare, di sicuro non avrebbero atteso ancora molto per portarle un nuovo pasto. Crede abbastanza in se stessa da sapere che sarebbe risalita ancora una volta da quella voragine nella quale si getta ogni volta per nascondere la sua ritrovata speranza? Oppure è ancora convinta di essere così debole da non poter lasciar accesa quella fiamma un altro giorno di più? Torna a tormentarsi le labbra, a mordicchiar l'inferiore con fare nervoso ripercorrendo la camera a grandi passi. Aveva promesso a suo padre di essere più forte, più decisa. Aveva promesso di vendicarlo, di combattere. Di vivere. E per farlo deve credere in se stessa, nelle sue capacità. Nella sua forza. Per cui, con un gran sospiro, alla fine si ritrova a prendere la sua decisione avvertendo un brivido freddo percorrerle la schiena fino a raggiungere la nuca.

12:28 Kaori:
 Va Kaori ad avvicinarsi al letto sedendosi su di esso. Le sue gambette dondolano oltre l'alto bordo del materasso mentre le mani son poste accanto alle cosce ad afferrare l'orlo delle lenzuola. Respira a fondo chiudendo gli occhi ed espira poco dopo con fare stanco. Ha paura. Ha davvero fortemente paura di doverlo fare, ma dev'essere forte, dev'essere coraggiosa. Si umetta le labbra con fare nervoso andando a cercare la forza di procedere e, alla fine, si butta. Svuota la mente da tutti i piani ed i pensieri fatti fino a quel momento andando a ricercare volontariamente quell'Abisso del quale ha così tanta paura. Si getta volontariamente fra le braccia delle sue più profonde paure lasciandosi crogiolare in esse così da lasciare modo a quel senso di annichilimento di intorpidirle gli arti, il cuore, il respiro, facendola apparire come la bambola inanimata che i suoi avversari hanno visto fino a quel momento. Un involucro del quale non dover aver paura, da poter sottovalutare ed ignorare. Una bomba paziente pronta ad esplodere non appena fosse arrivato il giusto momento. Ritorna con la mente al giorno in cui suo padre è stato ucciso. Ritorna con la mente al loro ultimo reale discorso. Le ultime parole di Kaori rivolte all'uomo lo avevano indicato non come un padre ma come il suo carceriere. Aveva infierito sulla mente di un uomo indifeso, vulnerabile, sotto il controllo di un mostro che desidera utilizzarla come contenitore per la nascita di una nuova generazione di Hyuga. Prima di morire lui le ha detto di volerle bene, che l'avrebbe salvata, e lei invece non ha avuto la forza di dirgli quanto lo amasse, quanto volesse che si salvasse. E' morto senza sapere quanto la sua bambina tenesse davvero a lui. Il cuore di lei si stringe in una morsa dolorosa mentre le sue memorie vanno sfumandosi di un cremisi inquietante. Ogni cosa diviene rossa, ogni cosa diviene di una brillante tinta scarlatta che le fa salire un brivido lungo la schiena. Le par quasi di poter inspirare l'odore metallico del sangue... Ha abbracciato quel cadavere per ore prima che lo portassero via, è rimasta adagiata nel di lui sangue per un tempo infinito prima di venir lasciata sola con i propri demoni. Chissà dove sarà adesso il suo corpo? Il pensiero la colpisce con immane forza. Deve riportarlo a Konoha... deve seppellirlo lì, assieme agli eroi della Foglia. Deve far incidere il suo nome sulla pietra ai caduti nella prateria della memoria. Ma.. sarebbe davvero tornata a casa? Sarebbe davvero uscita da quel luogo? Per quanto si sforzi di voler credere che prima o poi sarebbe uscita, dentro di lei è terrorizzata da quel concetto. "Prima o poi". Potrebbe voler dire attendere ancora molto tempo. Potrebbe voler dire aver già dato alla luce un figlio. E' una definizione che può cambiare da un momento all'altro. Trema appena di terrore al pensiero di non riuscire più a rivedere la luce del giorno, le terre del fuoco, dell'erba. Trema, giocherellando nervosamente con l'anello che porta al dito, al pensiero di Raido che viene ucciso da Cappuccio Rosso mentre cerca di venire a salvarla. Sempre ammettendo che stia davvero venendo da lei... Vorrebbe fermarsi, vorrebbe smettere di pensare, di scendere ancora più a fondo, ma deve resistere. Dev'essere forte. Non vuole più pensare, non vuole più rimanere sveglia, ma non può fermarsi. Trema, freme, schiudendo le labbra, il capo chino verso il basso. "Sta davvero venendo a salvarti?" la vocina torna a pungolarla con quella vocina suadente, riecheggiante, che dà voce ai pensieri che più la spaventano nel profondo di se stessa. Sì... Sì, sta senz'altro venendo a cercarla, a salvarla... lui l'ha promesso. "Come ha promesso che non ti avrebbero presa?" Una fitta al petto, i pugni a stringersi contro il materasso. <Non è...colpa sua...> Non è colpa sua... lui non c'era, non poteva proteggerla. "E dov'era?" Lei... non lo sa. "Con chi era?" continua la voce, melliflua, carezzevole, portandola ad impallidire di colpo. "Dov'era mentre la sua donna era ricercata dal nemico più pericoloso che il clan abbia mai affrontato?" <Non è... colpa sua!> continua lei, ringhiando contro se stessa, stringendo i pugni, le lenzuola fra le dita, quella rabbia silenziosa a ribollire nel fondo del suo stomaco. No... no, non deve perdere il controllo. E' andata troppo a fondo, troppo in basso. "Con chi è, ora?" la sua mente è implacabile, i suoi pensieri si accavallano e rincorrono selvaggi. La paranoia che si scontra con la speranza, la paura con la fede. Kaori si trova in bilico su di un sottile confine, danza pericolosamente su un filo fin troppo fragile e viene colpita e frustata da correnti diverse. Un alito caldo che, lascivo, le scivola sul collo, ed uno più freddo, gelido, che cerca di contrastarlo. <Sta arrivando... sta arrivando..> si ripete cercando di aggrapparsi a quelle convinzioni cui ha deciso di aggrapparsi. "Con chi è, ora?" ripete la voce pungolando ancora quel lato del suo animo fin troppo sensibile, troppo ingenuo. Spaventato. <Lui...> "Con chi è, ora?" e quella vocina deliziosa diviene adesso una lama rovente che graffia, scava e trivella nel suo animo, portandola semplicemente a sospirare con estrema stanchezza una sola parola. <...Mekura...>

12:47 Kaori:
 Ma questo non significa niente, no? Non è con lei perchè v u o l e star con lei. Stanno collaborando per salvarla, per cercarla. Non dovrebbe star male a questo pensiero, no? No, lei si fida di loro... hanno parlato, hanno chiarito e ha capito. Lui vuole sposare lei... vuole vivere con lei, non con Mekura. Il fatto che ora stiano assieme mentre lei è intrappolata come un topo nella sua cella non significa niente. Niente. "Perchè allora stringi così forte le coperte?" sussurra la sua vocina interiore con tono di scherno, divertito, facendo accelerare il suo battito cardiaco. "Il tuo sangue ribolle..." continua lei, tentatrice, portando Kaori a scuotere il capo con forza, stancamente, dolorosamente. No, non c'entra niente! E' solo arrabbiata! E' solo furiosa! Con Cappuccio, con quella prigione e con quella dannatissima voce! E' sempre lì, sempre dietro il suo orecchio, pronta a sbatterle in faccia i pensieri che più di tutti cerca di soffocare sotto i suoi sorrisi, sotto le sue parole gentili. E' sempre in agguato, si diverte a provocarla, a giocare con lei. E fa male... fa male. Le lacrime iniziano a scivolare calde dai suoi occhi. Si sente così stanca... così spossata. Combattere con se stessa, con quelle tenebre che logorano le sue profondità è sempre più spossante. Ma deve riuscire a risalire, deve rimanere sveglia. Non deve arrendersi a loro. Anche se... oh, sarebbe così semplice lasciare che, semplicemente, le ondate di oscurità la cullassero, l'avvolgessero come una calda coperta. Ma non può... non può. Anche se fa male. Anche se è doloroso. Deve rimanere sveglia. Deve rimanere vigile e così, un giorno, potrà uscire... essere libera. Riunirsi, almeno, a lui. Agli altri. "Se verranno a prenderti..." Se verranno a prenderla... No! NO! Verranno! Verranno di sicuro a prenderla, stanno lavorando sodo per questo! Si porta le mani al viso, alle tempie, cercando di trovar conforto da quel contatto. Basta... basta, non può più sopportare questi pensieri... deve metterli a tacere, deve tornare in superficie, allontanarsi da quel lato di sé. Ma dirlo è più semplice che farlo, e decidere di riprendere il controllo di sé e dei propri pensieri è adesso molto più arduo. <Verranno a salvarmi... verranno a salvarmi... verranno a salvarmi...> cerca di ripeterselo in un sussurro flebile, una litania nella quale cerca di riporre tutta se stessa. Ma la risatina che le rimbomba nelle orecchie rende difficile riuscire ad aggrapparsi a quel pensiero. Lo rende effimero, evanescente, facendo scaturire dubbi su dubbi. Quanto male potrà fare se, dopo aver continuato a credere nelle loro intenzioni, alla fine non verrà salvata? Possibile che si stia solamente illudendo? Possibile che sia solo un sogno che sta creando per se stessa? Per proteggersi? Per darsi speranza? No... no, non è così... loro la amano. Le vogliono bene... verranno a salvarla. Verranno davvero... Ma se riusciranno sul serio a portarla via, anche una volta arrivati lì, questa è tutta un'altra storia....

13:04 Kaori:
 E mentre questi pensieri si susseguono nella sua mente, ecco la porta andare a scattare. Pochi attimi prima ch'essa s'apra rivelando la figura di un ragazzo che reca con sé un vassoio con del cibo. Kaori alza appena lo sguardo per seguire i suoi passi con l'espressione persa e confusa di chi è sovrappensiero e segue casualmente un movimento che ha sotto gli occhi. Non parla, non dice nulla, si accorge a stento della presenza di lui. Mentre l'altro poggia il vassoio, mentre rianima il fuoco per tenerla più calda, lei combatte. Combatte contro se stessa, combatte contro le sue paure, le sue paranoie e la sua speranza. E' una battaglia silenziosa che non lascia vinti nè vincitori, ma solo un incredibile numero di segni, di graffi, di tagli. Li sente tutti dentro di sé, aprirsi nel fondo dello stomaco, sulla sua anima, nella sua mente. Sanguina copiosamente dentro di sé mentre lentamente si spezza e si rompe. Crepe invisibili che ripercorrono il suo intero corpo mentre una vera e propria guerra è in atto nella sua mente. Basta... basta! Deve risalire, deve calmarsi, deve smetterla di pensare. Il battito cardiaco aumenta, le labbra si schiudono, le lacrime scendono lente sulle gote lasciando solchi salati. Sente gli occhi gonfi ma è come se non appartenessero davvero a lei. Respira, cerca di respirare a fondo, di calmarsi, mentre l'altro, semplicemente, si allontana. La porta viene richiusa e lei quasi non se ne accorge. Torna ad esser sola, il momento peggiore è quasi passato, ma non può arrivare alla fine, non può attendere oltre prima di far cessare ogni cosa: sta lentamente perdendo il controllo dei suoi pensieri, delle sue emozioni, e se continuerà ad affondare nel suo dolore farà spegnere quella speranza che le ha dato la forza di reagire in quei pochi giorni. Così chiude gli occhi, espira, si massaggia le tempie mentre tira su col naso. Basta... basta... basta... non vuole più pensare, non vuole più ragionare, solo scacciare tutto via e tornare al silenzio, al pieno controllo di sé. Non ha senso continuare a crogiolarsi nei dubbi, nelle paure. Non arriverà mai a sapere la verità e vagliare tutte le opzioni possibili circa il suo futuro l'avrebbe solo fatta uscire di testa, l'avrebbe distrutta. Forse, in qualche modo, il danno è già stato fatto ma vuole credere di essere ancora pronta a salvarsi. Può farcela... lei può salvarsi anche da sola, salvare almeno la sua mente, la sua anima. Deve rimanere concentrata, rimanere stabile, se stessa. Deve essere forte. Sì. Sì, può farlo. Suo padre sapeva che ce l'avrebbe fatta, sapeva che avrebbe potuto vincere se solo si fosse ricordata di combattere. E lei lo desidera, sì. Vuole lottare, vuole farsi strada fino a trovare la libertà, la luce. Sì. Avrebbe combattuto, avrebbe lottato con tutta se stessa, con le unghie, con i denti, fino ad uscirne vittoriosa e riguadagnare la propria vita. Lentamente, poco a poco, le ombre si diradano tornando ad annidarsi nel fondo del suo stomaco e lei riemerge da quello stato di panico e dubbio nel quale era volontariamente caduta. Lentamente si calma, si tranquillizza, ed il pianto si placa. Le lacrime smettono di sgorgare, il respiro si regolarizza e così anche il battito cardiaco. Kaori è tornata e può tirare un sospiro di sollievo. Si sente stanca, esausta, ma felice di aver vinto anche questa volta contro se stessa, contro i suoi dubbi e le sue incertezze. Può farcela. Può vincere... può controllarsi. Deve solo decidere di farlo. Ma sa anche che nonostante sembri così semplice farlo, in realtà, non lo è. Il dubbio e l'incertezza la indeboliscono, la paralizzano e la sua volontà vacilla. Non può decidere lucidamente ed ogni volta diventa sempre più difficile riuscirci. Teme, nel profondo, che prima o poi non sarebbe più riemersa dalle sue tenebre. Ma per ora non vuole pensarci, non più. Per ora vuole mangiare, nutrirsi e dormire. Sprofondare nei sogni, riposare le membra ma, ancor di più, quella mente stanca ed esausta messa a dura prova per fin troppo tempo. [END]

La prigionia di Kaori continua e così anche il suo isolamento.

La condizione di segregata in cui si trova la porta ad un continuo conflitto con se stessa. Da un lato la speranza e la convinzione che Raido e i suoi amici verranno sicuramente a salvarla, ma dall'altro la paranoia ed il dubbio che forse nessuno verrà a prenderla o che moriranno nel tentativo di farlo, lasciandola in attesa di un destino che non desidera veder realizzarsi.

Ogni volta, questo conflitto con se stessa, diviene sempre più intenso e le riesce sempre più difficile spegnere i pensieri e mettere a tacere la leziosa vocina che sussurra al suo orecchio le sue più profonde e sincere paure.

Prima o poi, teme, non sarà più capace di riemergere dall'oscurità.