.: Patto Del Diavolo 2.0 :.

Free

Giocata di Clan

0
0

21:50 Koichi:
  [Salotto.] Lui, Koichi. Inspirerebbe lentamente dalle proprie narici, accumulando una minima dose di ossigeno che verrebbe poi trattenuta all'interno del proprio addome; poi la espellerebbe, schiudendo quelle labbra, carico di tutto quel peso a cui sarebbe oramai abiutato a reggere sulle proprie spalle. Palpebre che andrebbe a schiudersi lentamente, dando possibilità alle proprie iridi, color zaffiro, a potersi intrattenere di quella visione così noiosa e monotona. Quante volte avrà incrociato il proprio sguardo su quel soprammobile, su quella parete o su qualsiasi elemento del proprio appartamento, di quella stanza in cui sarebbe adagiato. Avrebbe perso anche la cognizione del tempo, reo e fin troppo fugace, avido e persecutore della linfa vitale d'egli. Quante volte avrà sbattuto le palpebre, in attesa di un qualcosa che potesse rompere quel ciclo vizioso, ove l'unica vittima equivarrebbe alla salute del Chuunin. Questo perché, seppur memoria possa essere corrotta, mancante di un intervallo di tempo notevole, dagli albori alla sua adolescenza, non potrà rimuovere quell'onta, quella macchia così determinante sul suo percorso. Esplosioni e continue grida, un tumulto di individui che accorrevvano in differenti punti pur di ricercare un barlume di speranza. Un dono per tutti, ma non per lui, non per chi ora sarebbe rinchiuso in una condizione estrema: barcollante, tra vita e morte, su quel filo così sottile, che potrebbe spezzarsi da un momento all'altro. Contaminato, avvelenato da quell'episodio, che percosse il proprio organismo, un incidente che causò non pochi problemi: un deterioramento del sangue, una malattia particolare e rara, per cui non esiste cura. E quante infusioni avrebbe tentato, pur di ripristinare quel flusso? Non esiste un conteggio, non esiste un numero che possa quantificare i vari tentativi a cui si sarebbe sottoposto. Incredulo, totalmente ignaro che qualcuno potesse scoprire un algoritmo che possa funzionare, che possa aiutarlo. Abbandonato a quel sentiero, a quel vicolo cieco oltre il quale non vi si scorge alcuna luce. Eppure, probabilmente in modo inconscio, non debilitato tanto ad arrendersi, a ricercare l'incontro con la vecchia amica in modo prematuro, ma opponendo una percettibile resistenza ad essa. Combatte, nel suo profondo, ma non in modo impetuoso, scettico che possa essere semplice determinazione la chiave del suo recupero. Affidarsi ad un Kami? Un progetto utopistico, che non avrebbe alcun valore concreto per il giovane. <...Uh.> Un'ulteriore respiro, mentre la vista accarezzerebbe il proprio corpo, mentre quest'ultimo si ritrovi disteso su una poltrona, in un soggiorno di modeste dimensioni, accessoriata in modo semplice e per nulla sofisticato. Non avrebbe avuto interesse in questi fronzoli, ponendo il contenuto ad un livello superiore rispetto alla forma. In questo campo e non solo. Un kimono azzurro andrebbe a rivestire quella cagionevole pelle, con delle piccole sfumature bianche, una fantasia molto elementare, ed un paio di sandali comodi come calzari. Alla fine, si troverebbe pur sempre nel proprio appartamento, abituato alla propria solitudine ed al fatto di non esser visitato. Chi potrebbe aver interesse a legarsi a qualcuno che presto potrebbe distaccarsi da questa realtà? Nessuno, già. Braccia che andrebbero dunque a sollevarsi cautamente dagli appoggi laterali, piegando i stessi arti, in modo tale che i palmi delle mani possano essere posti dinanzi al proprio capo, sotto stretta osservazione. Dita che andrebbero ad avvicinarsi al centro dei palmi, falangi che andrebbero a serrarsi su se stessi, fin quando non si paleseranno due pugni, stretti; e poi un leggero rilascio di quel tessuto muscolare. Un movimento che andrebbero ad esser ripetuto un paio di volte ancora, quasi a tastare la sensibilità, a notare come il sistema nervoso risponda ancora correttamente agli impulsi provenienti dal proprio cervello. Un esercizio che eseguirebbe quotidianamente, come se fosse un requisito fondamentale, come se fosse un'azione così semplice che possa giudicarlo ancora capace di prendere in mano la propria vita e poter tracciare una nuova linea, rompendo gli schemi a cui sarebbe sottoposto. Un'idea che avrebbe sempre adorato, in effetti. Qualche secondo prima di rilassarsi totalmente, godendosi di quel comodo schienale, ponendo lo stesso volto in un'espressione di puro piacere. <Non tutti i mali, infine, vengono per nuocere.> Labbra che andrebbero a divaricarsi, ad estendersi e sollevarsi leggermente verso l'alto, in un debole sorriso, palesando la sua dentatura candida, come la neve. Non un perfezionista lui, ma sicuramente capace di intravedere, spesso ma non sempre, l'aspetto positivo di ciò che gli accadrebbe. Alla fine, un ostacolo potrebbe rivelarsi un interessante trampolino per un progetto più grande, migliore. No? Ed in questo periodo in cui non può più impegnarsi fisicamente, non può più permettersi un affaticamento estremo, avrebbe deciso di predisporre le proprie energie verso un qualcosa di proficuo, fruttifero: lo studio. Infatti in questo momento, si impegnerebbe nello stendere il braccio destro, sbilancio leggermente anche il busto nell'apposita direzione, per potersi avvicinare alla scrivania, nei pressi della poltrona, con l'atto ultimo di afferrare un libro, massiccio, e di trainarlo a sé, per potersi dedicare alla sua lettura. Qualcosa di leggero, in effetti: medicina. Qualcosa che lo avrebbe sempre affascinato, ma in questo frangente si rivelerebbe essere un argomento di maggior nota: non conoscendo adeguatamente il male di cui sarebbe carico, potrebbe essere di se stesso il salvatore? Un punto di domanda che può essere colmato semplicemente con l'impegno mentale, mentre macinerebbe argomenti su argomenti, parafrafi su paragrafi, sfogliando pagine ed altre pagine. Un modo come un altro, per ingannare il suo mietitore, il quale potrebbe bussare alla propria porta da un momento all'altro e lui vorrà farsi trovare pronto, idoneo, alla chiamata.

22:30 Hanae:
 Un lieve pressione da parte della mancina viene applicata all'altezza del petto, tirando un sottile e largo filo rosso che altro non è che una cravatta, il nodo presente dinnanzi al collo ad essere stretto ulteriormente, senza mai arrestare il passo in questo suo fare. Si muove silente per le strade del villaggio dell'erba, nessun particolare interesse verso ciò che accade intorno a lui, difatti i sensi vengono concentrati solo ed unicamente verso il percorso che sta seguendo. La destra a spostarsi lungo il proprio volto, scivolando verso l'occhio destro e centrando appena la posizione della benda rigorosamente bianca indossata all'occhio destro, impedendo agli esterni di vedere quella pupilla che par ormai essere divenuta vitrea, come un occhio di cristallo che, tuttavia, non è. Il semplice ed unico segno di controllo, seppur ciò sia comprensibile soltanto dall'Uchiha..e dal suo subconscio più profondo, la parte di sè stesso tanto ostile dall'essere stata nascosta laddove nulla doveva essere in grado di penetrare, se non il gene che il proprio sangue ha ormai assorbito e confuso con il proprio originale codice genetico. < Mhm..> Le labbra vengono schiuse leggermente, contraendo i muscoli labiali e portando le labbra a divenire una linea perfettamente neutra, lasciando trasparire ben poco di sè..se non fosse per l'attento scivolare della sola iride visibile da un punto all'altro della strada circostante, segno palese a chiunque abbia un minimo di confidenza con i movimenti del corpo che sta venendo cercato qualcosa. Ad anticipare il proprio venire un profondo battito derivato dagli stivali neri in camoscio che stanno venendo indossati, chiusi ai lati con un paio di zip nascoste. Ma prima di proseguire, perchè adesso si trova in questo punto del villaggio appartenente a Yukio? Recentemente ha appreso una tecnica, Effusio, la sola in grado di poter rimediare ai danni che Arima ha causato a Kimi, tecnica la cui conoscenza è stata guadagnata con ciò che gli è capitato alle braccia. Sì, perchè se qualcuno riuscisse a osservare la cute, non vedrebbe altro che diverse sfumature rosse che ricoprono per intero la mano e l'avambraccio, come se i tessuti muscolari fossero visibili, seppur così non sia. Ma a coprire quella visione vi sono un paio di guanti totalmente neri, privi di particolari decorazioni e perfettamente aderenti alla pelle, in grado di nascondere le sfumature cremisi che circondano la mano. A coprire l'avambraccio si trova difatti un tessuto in tinta unita dal taglio aderente, legato ad una camicia che salendo si mostra avere un colletto stile Kent e dei polsini sportivi dritti. Scendendo invece un pantalone a righe verticali nero-grigiastre, affiancate da una cintura in cuoio nero. Ad ogni modo, con la tecnica guadagnata dovrà dirigersi presto da Kimi, ma Nimura gli ha affidato un compito che possa permettergli di sapere se quel potere funzionerà davvero o meno. Tra le braccia tiene una valigetta, anch'essa nera ed in cuoio, all'interno della quale ci sono diversi strumenti e fattispecie dei fogli che parlano di un'identità a sè sconosciuta. Qualcuno che ha ricevuto danni abbastanza gravi al proprio flusso sanguigno tali da costringerlo ad abbandonare quasi ogni propria normale mansione, un destino indubbiamente crudele. Eppure..è successo tutto per un motivo, o per una semplice serie di coincidenze? Chissà se mai si scoprirà se esiste un filo rosso che conduce le persone l'une dalle altre, o se tutto è dettato dagli infiniti parametri che determinano le casualità. Il soggetto in questione pare esser stato uno shinobi particolarmente attivo, ma ora? Chissà. Per quanto questo possa esser considerato come un lavoro per conto del clan è d'altra parte una maniera utile per scoprire quanto Effusio sia utile. < ... > il capo si inarca verso la totalità della costruzione presente davanti a sè, dovrebbe essere la casa del'uomo cercato. Il naso va arricciandosi appena, accompagnato dagli angoli interni delle palpebre superiori che si abbassano sugli occhi, si avvicina alla porta, tanto quanto necessario dal poter distendere il braccio sinistro e far battere le nocche lungo le assi di legno..o qualunque sia il materiale presente; se presente verrebbe anche premuto l'eventuale campanello. < Sto cercando un ragazzo, si chiama Koichi. > Il tono è basso ma dovrebbe essere udibile da chi si trova nei dintorni oltre la porta, lo sguardo permane adesso fermo dinnanzi a sè, gambe leggermente divaricate e schiena dritta. < Si tratta del suo sangue. > Dovrebbe rendere il tutto più sbrigativo ed indirizzato verso i fatti veri e propri ora. Chissà, cosa avverrà. [Chakra attivo 90/90][Valigetta][vesti comuni]

23:05 Koichi:
  [Salotto.] Una residenza di discrete dimensioni, non eccessivamente grande in quanto l'unico a sottostare all'interno di quei pilastri sarebbe il Chuunin, il quale si occuperebbe di presidiare in una delle stanze più ampie, quel salotto che ospiterebbe un paio di poltrone, un tavolino, ligneo, che si frappone fra le due e vari scaffali che reggono il peso della cultura: esatto, dei libri di vario genere, di differente tematica, che possa allettare quel fluido scorrere della vita. Capo leggermente chino in avanti, mentre la sinistra mano sorreggerebbe principalmente il peso di quel volume, sfruttando invece la destra per immobilizzare l'oggetto e facilitare così la lieta lettura, sfogliando, quando necessario, la pagina verso la successiva, con un semplice ed elementare movimento delle dita. Immerso in quell'attività, tentando di approcciarsi a proposizioni sempre più articolate, più pastose da metabolizzare, richiedendone a volte una seconda lettura. Autodidatta, senza che qualcuno possa insegnargli un'arte così curiosa; non sarebbe forse vero che la maggior parte degli Shinobi sono macchine da guerra, dirottati più facilmente verso la rimozione della vita altrui? Sempre pochi coloro che riescono invece a scambiare gli intenti, a strappare via dall'ade numerose anime vaganti. Un potere potenzialmente sottovalutato, ma non per lui che rimarrebbe comunque affascinato. Strambo individuo. E a proposito di un ipotetico bussar della porta, ecco che un suono sopraggiungerebbe all'improvviso, senza alcun preavviso. Un sussulto, questo trascenderebbe, con le palpebre che andrebbero ad aprirsi maggiormente, spalancando gli occhi ed interrompendo quell'attenzione sul libro. Dovrebbe aprire oppure no? Dovrebbe muoversi da quella postazione o dovrebbe continuare come se nulla fosse accaduto, come se volesse ignorare quel colpo di nocche sulla propria porta. Iridi che andrebbero ad accarezzare ancora una volta la pagina in cui sarebbe stato bruscamento fermato, memorizzando l'ultimo rigo visionato ed il numero della pagina, nell'angolo alto, vicino alla linguetta. Interdetto, sicuramente, ma il suo corpo sembrerebbe reagire ancora prima che possa prendere coscienza del fatto che si sta realmente innalzando. Poserebbe dunque il libro, non preoccupandosi di chiuderlo, ed impianterebbe nelle mani un briciolo di forza, una sufficiente pressione sui braccioli, per poter issare il proprio corpo, piegando conseguentemente il busto in avanti. Un semplice colpo di reni, uno slancio minuscolo, per potersi già trovare eretto, e le mani che abbandonerebbero ogni supporto, ogni contatto con la poltrona. Volto che si torcerebbe in direzione della porta, non distante dal luogo in cui si trova: infatti dalla porta del salotto, possiamo scoprirci al centro di un lungo corridoio, alla cui destra si avrebbe la stanza da letto, dinanzi la stanza con la cucina, ove poter preparare quanto basta per poter ingannare il suo stomaco, ed alla propria sinistra la porta d'ingresso. Guarderebbe quella superficie verticale, ancora distante, non scandendo ulteriori passi; avrebbe davvero udito qualcuno batter mani lì, su una porta dimenticata da chiunque? E poi la conferma: quella voce attenta, dal tono maschile, che potrebbe risultare quasi affilata. Un vociare che gli farebbe avvertire un legger brivido lungo la schiena, dato il motivo per cui si presenterebbe. Il suo sangue. Quel sangue pigro, quel sangue che non potrebbe più definirsi tale. Che la morte abbia davvero un suo emissario per recuperarlo, per accompagnarlo nel mondo cupo? Scrollerebbe appena le spalle, a far decadere quella tensione che potrebbe già avvertire nella sua gola. Secca, fin troppo. Dovrebbe prima bere, sistemarsi per trovarsi quanto più presentabile? Inclinerebbe il capo verso destra, una decina di gradi, quasi come se potesse vedere oltre, quasi come se potesse spiare la figura sconosciuta, seppur disti ancora di un paio di metri dalla porta. <Son qui.> Leggero, un sibillo che andrebbe a rispondere al dubbio d'egli: colui che sta ricercando sarebbe alle spalle della porta. Ma dovrebbe aprire? A tale punto, non avrà nulla da perdere, non avrà bisogno di radunare il flusso energetico, meglio definito come chakra, per potersi difendere da qualcuno di ancora sconosciuto. Gambe che andrebbero dunque a porre un primordiale movimento, una proiezione lenta, oscillando leggermente le braccia distese lungo i fianchi, man mano che la distanza con il pomello sembra ridursi. Avrebbe dovuto chiedere forse l'identità di chi lo cercava? Eppure la mano destra non esiterebbe a poggiarsi su quella forma leggermente ondulata, per abbassarla, e far scattare quel meccanismo d'apertura. Tirerebbe verso di sé, compiendo un passo indietro contemporaneamente, quasi come se non volesse farsi trovare a facile portata di un colpo frontale. Meccaniche naturali, che avvengono anche senza impegnarsi. <Posso conoscere il nome di chi mi cerca?> E, data la posizione assunta, sembrerebbe velato un invito ad intercedere oltre, a superare la soglia, in modo tale che lui possa chiudere la porta. Non qualcuno che accetterebbe uno sconosciuto, soprattutto se quest'ultimo si dimostra esser cosciente di particolari come la posizione del suo appartamento, il suo nome ed il problema che lo affligge. Ne scruterebbe la fisionomia avversa, riscontrando un qualcosa di conosciuto, noto. Semplici dubbi sull'identità avversa, non riconoscendolo repentinamente. Se l'altro fosse acceduto oltre, non farebbe altro che spingere il proprio arto, nell'azione di chiudere la porta e potersi permettere un colloquio privato, comprendere maggiormente le dinamiche in cui sarebbe inconsciamente coinvolto. <Posso offrirti un té e dei biscotti?> Che non si dica inospitale, in effetti. Alquanto logorato sotto quest'aspetto, ma ricorderebbe ancora come gestire una visita, anche se risulti essere inaspettata: che lo si comprenda, non percepisce una compagnia da qualche tempo e la cosa lo disturberebbe al punto di trattare lo sconosciuto con i guanti. A tale proposito, avanzerebbe passo verso quel corridoio prima citato e svoltare poi a sinistra, in quella stanza di piccole dimensioni. Una stanza rettangolare, dalle pareti azzurrine, in cui comparirebbe da un lato una serie di elettrodomestici e dall'altro un tavolo bianco, quadrato, con quattro sedie a circondarlo. Chissà se le avrà mai sfruttate tutte quelle sedie, da quando dimora lì. <Accomodati pure.> Confermerebbe, se l'altro lo avesse seguito fin lì. Lui, Katsumi.

23:46 Hanae:
 indice e medio destro a ticchettare appena sul pantalone, un'attesa che viene affrontata permanendo semplicemente immobile e silente, ad udire quel suono che per tanto ha caratterizzato la vita di un'identità che ora è semplicemente un'ombra, come una vecchia e logora fotografia che è stata bruciata lentamente, partendo dai bordi per poi giungere verso il centro, cancellando..qualunque cosa. In fin dei conti adesso quell'ombra non vale più nulla, eppure come tante altre ombre ha una posizione nel profondo della propria mente, ombre che come chiazze si manifestano assieme all'identità dell'insonne..un'identità che non potrà probabilmente mai controllare al pari di un qualunque altro Goryo con il proprio subconscio, qualcosa con la quale ha deciso piuttosto di convivere, un prezzo che ha speso inizialmente per Kimi, ma adesso..realizza che potrebbe essere utile anche a sè stesso, uno strumento dal proprio punto di vista, che può essere tranquillamente letale ai propri progetti ed intenzioni, ma che ha appreso come trattare da ben prima di ricevere il sangue della stessa Nimura. E ancora quel ticchettare permane costante per diverso tempo, almeno fintanto che da poco più di un metro dalla propria posizione non avverte dei flebili passi accompagnati dal rumore prodotto dal pomello. Interrompe dunque il suono del proprio ticchettio, rilassando le dita che da prima si alternavano in precisi movimenti e ponendo entrambe le braccia lungo i fianchi, sfiorando appena con la punta delle dita le tasche del pantalone indossato. < Certamente. > Gli angoli delle labbra vengono tirati appena, curvandoli conseguentemente il necessario dal mostrare un sorriso sul volto, privo di reale gioia o euforia, un'espressione che si trova al limite della formalità. Quello che sostanzialmente deve tentare di fare è stipulare un contratto, certamente Nimura ha delle strane abitudini..ma insomma, in questo momento prende formalmente ascolto alle sue richieste, un trattamento tra pari forse. Un paio di passi avanti, tanto da portarsi all'estremo confine tra l'abitazione ed il suo esterno, il capo ad essere inarcato di pochi gradi verso l'alto e le labbra a schiudersi di conseguenza a tale movimento, cercando le iridi altrui per poter pronunciare quanto segue. < Il mio nome è Katsumi Uchiha. > Nessun tono particolarmente epico, pare più una presentazione d'ufficio, qualcosa di simile ad un rito che periodicamente viene ripercorso nel formare un ciclo di eventi noti. < Con permesso..> oltrepassa dunque la soglia che li separa, spingendo eventualmente la porta alle proprie spalle per poterla chiudere in tutto e per tutto, o semplicemente accompagnando i movimenti che seguono da parte del giovane chuunin dell'erba, le iridi scivolano poi attorno a sè ed osserva il luogo. Un'abitazione nè troppo umile nè tipica di chi possiede troppi soldi ed un ego egualmente proporzionato, analizza appena quanto visibile, ponendo infine lo sguardo su colui che fa da protagonista a tutto ciò che in questa serata di Gennaio accade. Da quanto ha potuto ascoltare da Nimura una volta il chuunin era ben più gioviale di quanto ora non sembri, da colori ben più accesi e differenti, qualcuno al quale è stato aperto un foro invisibile all'altezza del petto, un foro segno di una sorta di..vacuità, nata nel momento stesso in cui sono nati certi problemi che l'hanno bloccato dal suo normale percorso. < Preferirei del caffè, se possibile. > china appena il capo di lato, un tono che tutt'ora si mantiene formale mentre si sposta in direzione del bianco tavolo presente, un cenno del capo quando gli vien detto di accomodarsi, spostando appena una sedia e piegando appena le ginocchia, permettendo ai propri fianchi di esser spinti quanto necessario per giungere allo schienale e assumere dunque una posizione maggiormente comoda, accavallando appena le gambe e mantenendo se possibile un contatto visivo con lo shinobi. < ..tuttavia sono qui nei panni di Nemurimasen Goryo. > sembra riprendere le presentazioni. < Non voglio girarci troppo attorno..diciamo che sono qui per farti una proposta. > Freddo il proprio sibilare, mantenendosi serio e osservando con attenzione il fare altrui. < Ma andiamo con ordine..> le sopracciglia ad abbassarsi e avvicinarsi tra loro, aggrottando la fronte. < Vorresti tornare ad essere uno shinobi? > Una domanda che viene posta dal nulla, con pochi secondi di distacco dalle parole precedenti. Può essere indice di speranza, curiosità..chissà. [Chakra on ][blabla]

00:31 Koichi:
  [Salotto.] Si presenterebbe nelle sue vesti ufficiali, come un esponente del Clan Uchiha, tra i più rinomati membri e solo ora potrebbe comprendere il motivo per il quale aveva già odorato qualcosa di familiare, data la fama che lo seguirebbe. Non mancherebbe di prendere per primo passo in quella stanza, notando come il Jonin assecondi l'invito appena scandito ed, una volta seduto, possa mantenere il contatto visivo in modo perenne, costante. Si sentirà osservato, studiato in ogni singola movenza, seppur possano queste dimostrarsi banali, nell'atto di preparare un qualcosa. Un'ordinazione che verrebbe presa seriamente, con le mani che andrebbero ad essere tese verso un mobiletto in alto. Lo aprirebbe, lentamente, svelando la presenza di una semplice macchina, a forma di clessidra, scomponibile in tre sezioni separate e distinte. Mani che si impianterebbero su di essa, sulle estremità, immergendo una forza sufficiente a svitare l'intera struttura, come da prassi, per poter inserire gli ingredienti necessari per formulare un eccelso liquido, dal color marrone scuro. <Credo che sia inutile che mi presenti, in quanto presumo tu abbia sufficienti informazioni.> Banale, forse, ma attento comunque a non sembrare scortese al giudizio altrui; chissà che, non curandosi del motivo per cui l'altro sia qui, questo possa ritornare a fargli nuovamente compagnia, in qualche ulteriore occasione. <Nemurimasen Goryo.> Sussurrerebbe lentamente, ripetendo quel nominativo con un soffio vocale, quasi come se volesse imprimerlo con maggior effetto all'interno della propria mente. <Per quale motivo, se mi è permesso sapere, dovresti utilizzare un nome fittizio?> Ignorerebbe totalmente del dualismo presente all'interno di quel corpo, di quel lato del subconscio maschile che avrebbe accanto a sé. Perché mai dovrebbe palesarsi all'interno di una casa, di un Chuunin dimenticato anche dalla comunità stessa, e presentarsi con entrambi i nominativi? Non ne comprenderebbe a pieno la logica, giustamente. Intanto il Chuunin andrebbe a riversare della semplice acqua all'interno del primo pezzo, quello inferiore, senza riempirlo totalmente ma fino ad un punto tale secondo cui, all'accostamento del secondo pezzo, quello centrale, l'acqua non straripi all'esterno. Difatti, inserito questo, dovrà semplicemente immettere una quantità adeguata di caffè già macinato. Un composto che potrebbe facilmente ritrovare in un contenitore lì adagiato, con già presente l'utensile adeguato, il cucchiaino. Questione di piccoli movimenti della mano destra, per effettuare un paio di piccoli trasporti; non dovrà riempirlo in modo eccessivo, altrimenti non salirà totalmente nel livello superiore, rischiando addirittura di farlo bruciare. Un episodio che non può permettersi, un evento che non dovrà accadere nella maniera più assoluta. Infine, una volta che tutto sembrerebbe esser pronto, andrà a porre l'ultimo pezzo sopra il secondo, innescando un nuovo movimento rotatorio, contrario a quello eseguito per svitare e scomporre la macchina. Stringerebbe forte, così che non risultino sbavature nel processo ultimo. Mancherebbe solo di posizionare il tutto sul proprio pannello quadrangolare, ove spunteranno le linguette di fuoco, pronte a surriscaldare l'oggetto. Eppure qualcosa sembrerebbe accadere, una frase o, per meglio affermare, una domanda che si tramuterebbe in un fulmine a ciel sereno. Si bloccherebbe, contraendo buona parte del proprio tessuto muscolare. Ibernato, per qualche secondo, in una sensazione analoga a quella prima avvertita, all'accostar delle nocche altrui sulla propria porta. Come mai sta avanzando costui? <Però forse non sei a conoscenza di tutti i tentativi di trasfusione che ho fatto per poter ripristinare il mio.> Altrimenti per quale motivo, domanderebbe ciò? Crudeltà e voler pigiare il dito nella piaga? <Del fatto che non esista una cura adeguata a tutto ciò.> Rassegnato in buona parte, altrimenti non sarebbe lì, in quella situazione così stretta. <Ma...> Ed ecco che il filo rosso che collega persone, eventi e tutto, inizierebbe a vibrare, a sollecitare una rottura o semplicemente un foro in quella linea temporale. <...Come potrei rifiutare la possibilità di avere nuovamente la matita...> E da quella posa statuaria inizierebbe a sciogliersi nuovamente, continuando ciò che stava eseguendo: dita che pigiano sull'apertura del gas e, con delle semplici scintille, accendere il fuoco nell'angolo ove desiderato. <...E tracciare nuovamente il mio percorso?> Non folle chi rifiuta, ma idiota. <Vivere in questa condizione sicuramente non può essere definita una vita nel concreto significato.> Si volterebbe, dopo aver settato una bassa fiamma, così come dovrebbe essere fatto. <Una tela, un'opera d'arte...> Riprenderebbe ad argomentare, riportando le proprie iridi azzurre in quelle avverse, seppur una coperta da una benda bianca. <...Che attende solo d'esser ripresa.> Un pensiero che lo accompagnerebbe, una nota dolce della propria filosofia di vita, che lo spingerebbe ad allargare le labbra e muoversi per presentare un sorriso, gentile e non espresso per solida gentilezza. Una manifestazione di un lato di sé apparentemente positivo, di una sfumatura ancora vivente, pronta a riprendere da dove il pennello si era distaccato. <Katsumi.> Ne evocherebbe il nome, dunque, ritrattando nell'immediato: <Nemurimasen.> Ancora prima che l'altro possa chiedere il motivo d'esser richiamato all'attenzione. <Perché sei qui?> Andrebbe ad esser quanto più diretto e secco possibile, con quelle labbra che andrebbero a spegnersi, rapidamente, e mostrare un volto serio, simbolo dell'attenzione che il Goryo avrebbe ottenuto. Tutto sembrerebbe metaforicamente scomparire, l'ambiente circostante e qualsiasi altro dettaglio superfluo, quasi come se la realtà fosse scomparsa, se fossero immersi in una dimensione alternativa, in cui nessuno possa condizionarli od influenzarli. Un lusso. E cosa accadrà, ora? Potranno compiere un passo che possa sconvolgere le vite d'entrambi o si dimostrerà essere una semplice illusione, nata dalla stanchezza di vivere in quel modo? Loro. Solo loro.

21:22 Hanae:
 La valigia fino ad ora trattenuta a sedi alterne tra la mano sinistra e la sua gemella viene adesso alzata, portandola così a poggiare esattamente sopra le ginocchia dell'Uchiha, il quale ha appena preso posizione in una delle sedie presenti attorno al tavolo bianco presente all'interno del domicilio altrui. Nell'osservare come la propria ordinazione venga effettivamente accettata le sopracciglia vanno ad apparire lievemente incurvate e rialzate, mostrando la pelle al di sotto di esse stirata e più visibile; sulla fronte tale gesto porta al formarsi di un paio di rughe orizzontali nella fronte, poco visibili seppur presenti. Potrebbe definirsi una dolce sorpresa il ricevere un caffè, e ad ogni modo..è piuttosto divertente pensare che se tutto andrà come previsto dai piani saper preparare il caffè potrebbe divenire ben più che un piacere che si dedica a sè stessi ogni tanto durante il trascorrere della giornata. L'iride cremisi, la sola visibile a causa della benda indossata, segue senza particolare attenzione il fare di Koichi, spostando lo sguardo in direzione del suo capo quando vengono avvertite parole di ogni sorta. Alle prime parole altrui l'espressione torna neutra, curvando appena uno degli angoli delle labbra per mostrare un mezzo sorriso, beh..in fin dei conti il ragazzo ha ragione. < Soltanto ciò che è strettamente necessario. > Indice e medio di entrambe le mani a scivolare lungo le due sicure della valigetta che porta con sè, aperta lievemente così da afferrare soltanto una delle cose al suo interno, per poi richiuderla. Ciò che ha adesso tra le mani sono alcuni fogli piegati tra loro, che vengono mostrati appena. < Condizione clinica, cenni alla tua carriera, un po' di tutto..> La maggior parte dei dati reperibili anche soltanto con uno sguardo al corpo altrui, altre maggiormente velate. Pare che Nimura scelga davvero con particolare cura come portare avanti i suoi progetti, non si aspettava niente di meno dalla figlia di chi ha creato un hijutsu artificiale. Il proprio nome da Goryo viene conseguentemente pronunciato, Nemurimasen, in fin dei conti quell'identità ha trovato modo di riemergere, è strano pensare che un tempo poteva essere semplicemente un'illusione all'interno della propria mente, pensare che un tempo quella figura era una delle scolopendre che costeggiano il proprio corpo quando attiva il nuovo Hijutsu. Una scolopendra che ha mangiato e divorato innumerevoli bocconi, diventando ciò che ora si nasconde dietro ogni espressione e sguardo dell'Uchiha. < Questioni burocratiche..> almeno parzialmente questa è una delle verità. < ma ti sarà chiaro più avanti, forse. > E' una possibilità tendenzialmente positiva, ma non è mai caso d'esser sicuri di nulla. Il tempo passa lentamente adesso, il silenzio imperversa nella stanza mentre si fanno spazio semplici suoni: acqua che scorre, il fuoco prodotto per poter preparare il caffè, il cigolio metallico della semplice macchina che permette di creare la bevanda sopracitata. Quel silenzio sembra essere tuttavia un prediludio a quanto vi è di realmente importante in tutto ciò che quest'oggi sta accadendo, rapidamente si passa da domande di cortesia a qualcosa di ben più pesante, meccanismi che fanno scattare dialogo al giovane dinnanzi a sè. < Il livello della tua produzione di emoglobina è insufficiente, non sembra neanche che reagisca a stimoli di alcun genere..> che siano farmaci o trasfusioni su trasfusioni, il problema altrui è diventato fin troppo concreto e serio, forse qualcosa che lo condannerà a vivere per sempre seduto su una qualche sedia, o qualcosa di ancora peggiore. Ma forse, anche qua, c'è un tocco di ciò che viene comunemente chiamato fato? Quell'enorme scacchiera creata per far intrattenere colui che muove i pezzi, l'opera più sadica che anche Katsumi sia mai riuscito ad immaginare. < Comunque hai ragione. > Il capo viene inarcato, con lo scopo di cercare le iridi altrui. < Non esiste una soluzione che possa far tornare le cose alla normalità. > Attimi di silenzio intercorrono tra una frase e l'altra, permettendo all'altro di assimilare con chiarezza quanto viene detto, ponendolo davanti alla condizione di poter pensare e ragionare con la giusta lucidità. Ascolta quanto viene detto, pensieri che potrebbero risultare particolarmente ispirati e forse fin troppo collegati a significati più profondi. < mh..> Il labbro superiore leggermente sollevato ed il naso arricciato appena. < Non si può abbandonare una tela, tanto meno riprenderla..altrimenti non saresti qui. > Il solo modo per lasciare quell'oggetto è fermare il proprio battito cardiaco e morire, altrimenti essa continuerà, volenti o meno, a mutare. Si arriva comunque presto alla domanda cruciale, perchè è lì? < Ti offro la possibilità di ricevere la tua ultima trasfusione di sangue per poter tornare ad essere chi eri. > ... < Se accetti la proposta ti verrà infuso il sangue del clan Goryo, che gode di una tecnica in grado di far fronte al tuo problema. > La modifica alla base del gene altrui miscelato al proprio potere dovrebbe essere in grado di rendere l'insufficiente condizione altrui un problema assente. < Il prezzo di questo evento sarà la tua identità, ovvero diventare a tutti gli effetti un membro del clan Goryo, vivere per loro e lavorare per loro. > Non utilizza il noi, forse perchè ancora non si è adagiato, ma non potrà mai mettersi comodo fintanto che non avrà compiuto i suoi compiti. < Qui ho tutto ciò che serve, se ti senti pronto a scegliere. > Forse meno epico di quanto Nimura l'ha fatto sembrare quando ha fatto la stessa proposta a Katsumi, ma funzionale. Cosa sceglierà, dunque? Vivere nella sicurezza del domani, dicendo no, oppure..vivere nell'incertezza di cosa accadrà, dicendo sì? [chakra on ]

22:36 Koichi:
  [Salotto.] Quelle linguette azzurrine che accarezzerebbero la macchinetta, riscaldandone la base in modo esponenziale, con un progressivo incremento della temperatura; questo dovrebbe permettere all'acqua di raggiungere un livello adatto per poter sollecitare il composto del livello superiore e renderlo liquido, una miscela da un sapore intenso. Ma intanto la propria attenzione verrebbe richiamata altrove, verso cui porrebbe il viso e non solo: l'intero busto andrebbe a torcersi a favore della figura accanto, già seduta all'unico tavolo presente in quella sala. Ne godrebbe della sua vista, scrutando ogni minima variazione facciale, come se volesse comprendere molto più di quello che la voce potrebbe esprimere. Un insieme di sensazioni, di atteggiamenti, che verrebbero individuati e nell'immediato metabolizzati, per quanto gli possa risultare possibile. Dopotutto sarebbe un'identità ancora indefinita su molti aspetti, l'equivalente di una sagoma sfocata che si presenterebbe dinanzi al proprio sentiero, che ti impedirebbe d'avanzare oltre, almeno in quelle precise e dettate situazioni. Che possa trascinarti nell'oblio o che possa fornirti la forza sufficiente per ridurre, anzi eliminare, il problema? Si tradurrebbe tutto in un punto cruciale: quanta fiducia potrebbe riversare in costui. Silenzio che andrebbe a frapporsi, mentre il Chuunin potrebbe continuare ad udire quei fonemi, quel suono che potrebbe considerare come una dolce ninna nanna, una voce maschile che penetra all'interno dei padiglioni auricolari e che non fuoriuscirebbe. Purtroppo. O no? Rimbomberebbero le parole, come se fossero composti di gomma e rimbalzerebbero all'interno della corteccia cerebrale. Una mina vagante, che deve essere arrestata, in qualche modo. In qualsiasi modo, s'intenderebbe. <O probabilmente ho semplicemente scostato il pennello dalla tela, per un frangente...> Che possa realmente definire tutto quel tempo consumato un frangente? <..Con lo scopo di renderlo intrinseco di un nuovo colore.> Sfumature varie, metafore che andrebbero ad arieggiare in quell'ambiente così ristretto, iniziando a percepire la proposta che l'altro avanzerebbe, seppure questa possa sembrare, ad un primo impatto, un semplice sogno, una barzelletta senza alcun sorriso. E lo lascerebbe terminare, senza interromperlo affatto, sigillando le proprie labbra, ben strette fra loro, e con un'espressione che sembrerebbe dire tutto e niente, una totale apatia che coprirebbe quel viso, come se fosse una sorta di maschera, come se non volesse far capire i suoi pensieri in quel preciso momento. <Ciò che ero.> Si soffermerebbe su questo passaggio, continuando la sua riflessione, spezzando quell'assenza temporanea della propria voce. <Come potrei davvero essere ciò che ero, con un cambiamento così sconvolgente?> Domanderebbe, in modo prettamente retorico, mentre il corpo inizierebbe a scrollarsi da quella posizione, fino ad ora immobile. Difatti il buon profumo del caffè che terminerebbe di salire, allegato a quel caratteristico suono cupo, andrebbe ad infastidire il discorso. Un fastidio a cui dovrà prestare però doverosa cura, in quanto sarebbe pur sempre l'ordinazione del Jounin. Per tale motivo, lascerebbe fluire il caffè fino all'ultima goccia, arrivando quasi all'orlo del pezzo superiore e, solo adesso, andrebbe ad arrestare quel flusso di calore sottostante. Un semplice passo a sinistra, per avvicinarsi ad un mobile e, mediante l'apertura di una sola anta, recupererebbe due tazzine bianche, accessoriate di piattino su cui adagiare il contenitore. Artistico, quasi come se fosse sotto esame e vorrebbe mostrare la miglior carrozzeria, il miglior servizio possibile. Mano mancina che afferrerebbe il manico della caffettiera, inclinandola appena affinché il caffè possa discendere come una cascata e raggiungere un'altezza pari a poco più della metà del suo nuovo recipiente. E non vorrà mica servirsi per primo? Assolutamente no. La gemella mano, la destra, si allargherebbe infatti, nel cogliere direttamente il piattino e stringerlo sotto la pressione dell'indice e del pollice, migliorando l'equilibrio grazie alle restanti dita. Saranno sufficienti poco passi prima di ritrovarsi alle spalle del visitatore, leggermente incline alla sua destra, per non sfuggire via dalla sua percezione visiva. Schiena che non si curverebbe, ma preferendo una inclinazione discendente dell'intero busto, formulando così un angolo di circa quaranta gradi. Vicino, dannatamente, alla presenza di Nemurimasen. <Non ho intenzione di essere ciò che ero.> Sibilla ora, data l'irrisoria vicinanza, non avrebbe motivo di essere così sgarbato da gridargli nelle orecchie. <Ma...> Ancora una volta, ancora un piegar degli eventi: <Vorrei essere qualcuno per cui possa valere ancora continuare a tracciare la mia vita.> E si comprenderà cosa voglia suggerirgli, mentre la tazzina sarà finalmente riposta dinanzi all'altro, al suo cospetto, con quella scia fumante, inebriante. <Immagino che anche tu abbia dovuto avere un incontro analogo, in quanto sembri comportarti come un semplice impiegato aziendale.> Il clan non dovrebbe avere un significato prossimo a famiglia o dinastia? Oltremodo, l'altro, come si sarebbe anche presentato, è un Uchiha e non riconosciuto come un esponente Goryo. Strano, ma quale sarebbe la reale finalità del giovane? <Alla fine, non riceverei una semplice infusione di sangue, non di uno sconosciuto.> Inutile fuggire via dal fatto che l'altro sia comunque un'identità di un certo spessore. <Probabilmente è un altro mistero che potrebbe riservare il futuro.> E, se gli fosse possibile, tornerebbe eretto, riprisinando la propria posizione, per poter recuperare la propria tazzina e prendere posto sulla sedia adiacente, quella più vicina, al suo ospite. <Son sicuro che potremo divertirci.> Utilizzerebbe il noi, cosa che farebbe capire il suo interesse, il suo essere incline ad una risposta positiva. Il gomito dell'arto mancino che andrebbe ad essere posato sul tavolo, delicatamente, rompendo ipoteticamente una delle regole del bon ton. Eppure l'avambraccio non rimarrebbe esteso verso l'alto, ma cadrebbe piegandosi lentamente, fin quando non potrà ritrovarsi totalmente steso, a favore della vista dell'Uchiha. Non argomenta il motivo di quel gesto, non ne avrebbe bisogno, ma si limiterebbe a guardarlo sott'occhio, mentre sarebbe impegnato a sorseggiare il suo caffé, mentre si avvinghierebbe a quel sapore, traendo un piccolo ma lento sorso. Le pedine ora si stanno allineando, su questa scacchiera immensa... <Katsumi.> Ultimo sussurro, discostando le labbra da quella tazzina, mostrandogli così un sorriso ampio, esteticamente bello da contemplare. Un segno d'intesa, che avrebbe un unico valore: <Ripongo fiducia in Te.> Emblema per apoteosi di quanto stia accadendo. Non accadrebbe quotidianamente qualcosa di lontanamente simile, un puro miraggio, la migliore dell'arti illusorie in cui sarebbe caduto vittima. Scacco Matto!

23:28 Hanae:
 Indice e medio della mano destra ad alternarsi in battiti adesso, sulla parte superiore della valigia, un ticchettio lento seppur costante che lo porta a concentrare i propri sensi su quel fenomeno, riempendo il silenzio caratteristico dell'attesa che intercorre tra frasi e parole di questo incontro, facendo quasi in modo che mai ci sia l'occasione di lasciare totale spazio al silenzio, forse per puro intrattenimento, forse per qualcosa di più. I fogli precedentemente trattenuti nelle mani a poggiare sul tavolo, per quanto rimangano piegati il loro contenuto è già stato reso noto alla figura altrui, semplicemente una raccolta di dati utili. <mh..> un cenno del capo segue alle parole altrui, quando si torna a parlare di una tela, specificatamente quella appartenente a Koichi. Non aggiunge nient'altro a quella discussione, sembra piuttosto volerla lasciare a mollo sbruffando per qualche istante aria precedentemente accumulata nei polmoni. Un argomento verso il quale ha perso interesse, o magari qualcosa di totalmente differente, forse quello sbruffare potrebbe essere inteso come un deridere qualcuno- qualcosa. < Non devi per forza cercare. > china appena il capo di lato, quasi senza rendersene conto richiama alla propria mente un paragone che una parte di sè già gli ha sottoposto tempo addietro. < Se lo farai sarà come cercare l'oceano..> Quelle parole gli fanno avvertire un sottile prurito sotto pelle, il naso si arriccia per pochi istanti accompagnato dal rialzarsi del labbro superiore, tendendo appena le labbra nel mostrare un appena percettibile senso di disgusto. < Ma finirai a dissetarti in delle pozzanghere portate ogni tanto dalla pioggia. > Il significato di quanto viene detto potrebbe non essere facile da capire, eppure per quanto il tono sia freddo l'interpretazione dovrebbe esser resa molto meno complessa. Ci sono cose per cui è giusto combattere, altre che invece..non puoi avere l'arroganza di affrontare. < C'è bisogno di tempo. > Inspira profondamente al termine di quelle parole, come se quella frase fosse ricorrente nella sua esistenza. C'è bisogno di tempo per comprendere chi siamo stati e chi saremo un domani, e nonostante tutto tale domanda permarrà sempre immutata ed incompleta, si può soltanto raggiungere un momento nel quale ci si accontenta della risposta più ovvia, una risposta che potrebbe dare anche in questo preciso istante a Koichi, ma che non avrebbe alcun valore. < ..Grazie. > Lo segue con lo sguardo mentre si avvicina, seguendo il movimento delle labbra fintanto che la propria tazzina non gli viene poggiata dinnanzi, solo allora il braccio sinistro verrebbe disteso in avanti, afferrando tra indice e pollice la tazzina e portandone alle labbra parte dei bordi. Mentre l'altro parla verrebbero dati rapidi sorsi, abbastanza dal poter percepire il calore della bevanda soltanto una volta superato l'esofago. Viene poggiata conseguentemente laddove è stata recuperata, espirando appena e osservando il giovane. < Qualcosa del genere. > Riguardo l'aver avuto un incontro simile a quello che adesso sta avvenendo. Le spalle ad essere alzate appena e le labbra ad essere schiuse di conseguenza. Osserva intanto il suo corpo, lavorando sul modo in cui dovrebbe essere svolta l'infusione, a quanto pare la sua carenza di emoglobina e simili permette all'Uchiha di procedere in maniera differente rispetto a quanto fatto Nimura, potendosi limitare ad infondere sangue senza doverne estrarre. Osserva appena il sorriso altrui, scostando pochi istanti a seguire lo sguardo in direzione della propria valigetta. Una leggera spinta dei fianchi ed i piedi a fare forza sul pavimento per alzarsi dalla sedia, spostandola appena assieme alla tazzina, che verrebbe poggiata su una qualunque mensola vicina. < Sarà breve e teoricamente indolore, coricati sul tavolino..per favore. > Insomma, non perde tempo a chiedere di spostarsi in un lettino o simili, dovrebbe andare bene comunque. Qualora Koichi acconsentisse al proprio fare andrebbe ad estrarre dalla valigetta portata con sè una sacca completamente piena, circa mezzo litro di sangue, assieme ad essa viene afferrato il tubicino della flebo, per fortuna di Koichi, Nimura si è assicurata che non ci fosse nulla di simile a bolle d'aria, preparando da subito la strumentazione necessaria per essere utilizzata. < Il braccio sinistro. > Una richiesta indiretta di mostrarglielo, sempre se le proprie richieste venissero accolte, così da poterlo esaminare. Iride cremisi a scivolare rapidamente su di esso, come gli è stato consigliato dovrebbe controllare nella parte interna degli avambracci, oppure all'interno del gomito e sul dorso. Trovata una vena, lo sguardo scivolerebbe in direzione di Koichi, per osservarne il fare. Un laccio emostatico viene conseguentemente afferrato e applicato sopra il punto di accesso scelto, dunque appena sopra il gomito. Viene legato appena e stretto quanto necessario dal mettere in evidenza la vena scelta, Koichi dovrebbe avvertire pressione se tutto fosse andato per il meglio. Dalla stessa valigia di fianco a lui un pezzetto di salvietta disinfettante viene passato sopra il punto della vena scelto, adesso fermandosi. < Rilassa i muscoli quando sei pronto..sarà più facile. > tra poco l'ago verrà inserito. < Perchè essere uno shinobi? > Una domanda posta in un sottile sussurro, in quell'intermezzo che separa la procedura. [ Chakra on ]

00:25 Koichi:
  [Salotto.] Ed il silenzio calerebbe, come un sipario che dividerebbe il palco dal suo pubblico ed, in questo caso, Koichi da qualsiasi cosa sembrerebbe accerchiarlo. Non commenterebbe ulteriormente quelle parole, quel semplice intrattenimento ludico che si era guadagnato in quel pomeriggio. Che assurda giornata, forse ancora incredulo sulla reale consistenza di quell'individuo, sulla sua presenza e sull'offerta appena udita. Eppure avrebbe accettato, per la disperazione di non poter sopportare ancora un istante di più quella metodologia di vita, sempre se si vuole definirla come tale. Respiri lenti, profondi, che verrebbero scanditi mentre ulteriori sorsi andrebbero ad essere compiuti, con l'intenzione di terminare quanto prima ed iniziare il nuovo approccio a quel nuovo senso della vita. Chissà cosa lo attenderebbe, una volta che tutta l'operazione si possa definir conclusa. Al movimento d'egli, a quello strisciar della sedia, lo accompagnerebbe con un movimento simile, potendo, se gli fosse possibile, rubare ambedue piattini, con relativa tazzina, e sgomberare quanto prima il ripiano. La stessa superficie che si sarebbe scelta per iniziare la trasfusione di sangue; e quanti ne avrebbe subiti, nei più svariati luoghi, pur di far qualcosa, pur di dare un contrasto netto a quel continuo deteriorarsi. Una volta che si sarebbe nuovamente accomodato, coricato affidandosi al supporto del tavolino, potrà utilizzare la mano destra per issare le vesti del proprio kimono maschile, partendo dal polso e risalendo lungo l'intero arto, aiutato probabilmente dal fatto che il tessuto gli conceda una larga manica, facilmente manovrabile. In questa modalità, potrà presentare una sezione di sé, un braccio dalla carnagione chiara, alquanto indebolita dalla malattia presente. Succhiatrice di vita, indebolendo l'organismo in modo così lento da sembrare impercettibile. Una fine lenta, ma non eccessivamente dolorosa: un epilogo che tutti potrebbero desiderare, dopotutto. Ma non lui, non il Chuunin che avrebbe deciso di risvoltare totalmente la propria realtà, ancora legato ad alcuni obiettivi da adempiere, prima di poter serrare le palpebre un'ultima volta. Come un bambino a cui verrebbe strappato via il dolciume ancora prima che questo possa terminare, innescandone un malcontento difficile da digerire. Seguirebbe semplicemente con lo sguardo le nuove dinamiche, mentre l'Uchiha aprirebbe la valigietta, estraendo il materiale apposito per quella trasfusione, notando anche quella sacca già colma di sangue. Sarà quello del Jounin? Una domanda che sfreccerebbe nella mente maschile, ma che non andrà ad esser posta, quasi intimorito di ricevere una risposta non voluta, non desiderata, preferendo rimanere appeso ad una falsa speranza, crogiolandosi quasi in essa. Non sarà un liquido a rendere speciale l'incontro, ma proprio il fatto che ci sia lui e non un perfetto sconosciuto. Osservatelo con quell'abbigliamento, quei toni scuri che andrebbero ad esser spezzati dal colore vivo della cravatta cremisi a cingere il collo. Un reale emissario, un angelo dalle piume color pece. Intrigante, senza alcuna ombra di dubbio. <Shinobi.> Schiuderebbe appena le labbra, mentre la propria mente ritornerebbe cosciente, sbalzata come una catapulta, prendendo atto di quanto stia accadendo, di quell'ovatta a bagnarne la pelle e di quel laccio a stringere una determinata sezione del braccio. <Vi possono essere numerosi motivi dietro il quale si può celare la risposta.> E ne elencherebbe qualcuno, signore? <Principalmente per il potere.> Un altro persecutore di un'idea tanto astratta: <Ma non una ricerca di quanto più potere possibile.> Non si baserebbe su tale parametro, ma bensì su... <La qualità.> Evocherebbe, dopo aver ripreso una piccola dose di ossigeno nei propri polmoni. <E' inutile avere un magazzino di eccelse dimensioni se riesci ad estrarne una minuscole mole.> Un ragionamento che potrebbe rasentare la banalità, forse. <E credo per divertimento.> Cosa? <E' inutile che ti dia risposte come la protezione di qualcuno in particolare od in funzione di un particolare obiettivo.> Certo, perché la capacità di saper utilizzare la massima capacità consentita si può tradurre come un traguardo utopistico, una meta che mai si può raggiungere ma soltanto avvicinarsi pericolosamente. <Forse, dopo di oggi, potrei cambiare idea.> In effetti, tutto potrebbe accadere, tutto sarebbe messo in dubbio e qualsiasi certezza andrebbe a decadere. I muscoli che andrebbero dunque a rilassarsi, in modo tale da facilitare il prossimo agire d'egli, non volendo ostacolarlo più di molto. <E tu?> Si riferirebbe al perché lui è uno Shinobi, una domanda che non ammetterebbe replica dall'altro, in quanto soggiungerebbe poco dopo, ridefinendo la domanda, alimentata dalla curiosità del Kusano. <Perché essere un Goryo?> E rincara la dose, andando a scoprire maggiormente il lato fino ad ora velato. Alla fine, sembrerebbe essere lì semplicemente perché ordinato e non per un motivo personale, come se stesse restituendo un favore a qualcuno, come se anche lui avesse accettato quel sangue nuovo in cambio di un dono più grande, inestimabile. Intanto continuerebbe a scrutare l'avverso ed il proprio braccio, pronto a ricevere un'ulteriore infusione. L'ultima, così si era detto, qualche minuto addietro, data l'entità speciale che si celerebbe. Inclinerebbe appena il capo, se gli fosse possibile, nella direzione opposta, verso destra, in attesa che il prodotto di quell'incontro vada a fare il proprio corso. Non aggiungerebbe altro, quasi come se concepisse il fatto che non sia il momento propizio nell'avanzare ulteriore domande, prefendo lasciare tutto il tempo necessario per prepararsi e far sì che tutto proceda correttamente, come da copione, senza alcuna sbavatura. Oltremodo, meglio non fare innervosire uno Shinobi che a breve maneggerà un sottile aculeo, a pochi centimetri dalla propria carne. Non uno stolto, non uno qualsiasi.

15:47 Hanae:
 Il braccio sinistro dell'Uchiha va dunque a a poggiarsi sopra il gomito altrui, applicando una pressione delicata attorno alla zona dove presto verrà inserito l'ago, in maniera da stabilizzare l'arto e assicurarsi di non perforare per errore una zona circostante la vena. < Non muoverti.> il capo permane chino ed assorto nel proprio fare, le labbra si schiudono appena in gelido soffio che emana una richiesta, forse un ordine..o speculando ulteriormente una semplice convenzione. La destra ad afferrare il catetere, inserendo così l'ago con la parte smussata verso l'alto nella pelle. Man mano che questo va perforando la vena altrui l'angolo di inserimento andrebbe ridotto. Se tutto andasse per il meglio la camera di controllo del flusso del catetere dovrebbe ora mostrarsi colorata di cremisi, segno che l'ago è in vena; fatto ciò l'ago verrebbe inserito per un ulteriore centimetro in vena. Nel portare avanti tali procedure ascolta quanto Koichi ha da dire riguardo la domanda che poco fa è stata presentata da parte dell'Uchiha, ascolta quello che pare quasi un flusso di coscienza, una fila di pensieri ininterrotti che vanno ad essere espressi senza verificare due volte che vada bene dirli. < Mi piace pensare che veniamo spinti a fare ciò che facciamo da una sorta di...destino. > Mantenendo pressione sulla pelle altrui verrebbe adesso estratto l'ago dalla vena altrui per un centimetro circa, facendolo scorrere lentamente e senza mai rilasciare la pressione. Una volta perfettamente in loca viene rimosso anche il laccio emostatico, gettandolo semplicemente a terra. < I più piccoli eventi che scatenano una reazione a catena, creando quelle che semplicemente chiamiamo coincidenze. > Un flusso di pensiero totalmente regolato quello dell'Uchiha, senza inoltrarsi troppo sul perchè ma semplicemente sul cosa. Una serie di idee alle quali ha dato un maggior peso da quando Kurako Senjuu è stato sconfitto dalla sua controparte, Hanga. In fin dei conti il Senjuu ha compiuto a modo suo un percorso che lo ha portato a lasciare delle micro tracce nell'enorme schema del destino. La sua esistenza, le sue azioni e la sua stessa morte hanno portato il fato a muovere di conseguenza le pedine adiacenti, che a loro volta hanno toccato e scosso altre pedine. In fin dei conti Kurako Senjuu potrebbe esser esistito per portare avanti qualcosa. < Ma tutto può essere considerato soltanto una coincidenza, senza uno schema... > I pensieri dell'Uchiha vanno adesso ad Arima, la cui esistenza sembra essere inesorabilmente legata alla propria da ormai troppo tempo, come se gli eventi fossero andati già da anni ormai a confluire verso la loro futura battaglia. < Sembra esserci un ciclo di vita e morte che mantiene intatto l'equilibrio di questo mondo. > Akendo, la reincarnazione di Madara Uchiha, ne è la prova. Come tanti altri potrebbero esserlo. < Ma è solo una mia idea, mi fa piacere pensare che tutto accada per una ragione. > Per quanto solo al Senjuu abbia mai espresso il suo pensiero più totale riguardo il destino, in questo momento una porzione di quella possibile verità viene espressa a Koichi, come un'idea, un modo per passare il tempo che intercorre nel loro fare. L'ago viene conseguentemente rimosso del tutto, lasciando il catetere collegato alla vena altrui ma rimuovendo quella piccola spilla metallica, che viene buttata anch'essa al terreno. Pochi movimenti con le mani per collegare il catetere ai tubi, e poi pressione sulla sacca sanguigna che ora è collegata al corpo di Koichi. Sangue Goryo, più scuro di quanto dovrebbe essere, sangue che inizia ad entrare nell'organismo di Koichi. < Destino. > La risposta al perchè essere un Goryo, una risposta che porta con sè una nota di sarcasmo, come a sottintendere del voler mantenere segreto il perchè. angoli delle labbra ad incurvarsi in uno svelto sorriso. < Più la sacca si svuota e più dovresti avvertire qualche giramento di testa, un po' di confusione..ma resta concentrato. Si svuoterà in fretta, e quando sarà quasi del tutto svuotata farò in modo di alterare alcune delle tue informazioni genetiche per adagiarle nell'accettare il gene Goryo. Quando ciò accadrà dovresti tornare al tuo originale aspetto e riguadagnare le forze, nonchè avere la possibilità di attivare l'innata. > Termina così per ora, mentre la sacca va rapidamente svuotandosi nei vasi sanguigni altrui. [ Chakra on ]

16:24 Koichi:
  [Casa di Koichi.] Un respiro lento, ponderato, mentre la propria attenzione verrebbe riversata nei confronti dell'Uchiha lì presente, ad una distanza irrisoria dal proprio corpo, mentre quest'ultimo sistemerebbe l'ambiente e si procurerebbe gli accessori necessari, quegli ingredienti per una ricetta nuova. Potenzialmente gustosa, non solo per il Chuunin che rimane in attesa, che rimane immobile in quella posizione, assecondando ogni sorta di richiesta avanzata. In trepidante attesa di quello che starebbe per accadere, facendo scivolare le proprie iridi sul proprio arto, quello scoperto, ed in particolar modo nella zona in cui, gradualmente, avvertirebbe una sensibilità minore, a causa del laccio emostatico che sta rallentando il flusso sanguigno. Non qualcosa di fastidioso, in realtà, seppur le labbra mostrino, al cospetto avverso, una leggera smorfia di incredulità: farebbe scivolare il labbro inferiore verso destra, mentre sarebbe ancorato a quello superiore, curvando appena verso l'alto. Un'espressione che andrebbe a scomparire in breve termine, quando potrà sentire quel legger punzecchiar dell'ago che si interseca oltre la propria pelle. Quella serie di movimenti atti a non ledere l'organismo maschile, ma a creare un reale canale per quello che fra poco sarà il proprio sangue, dal colore scuro rispetto a quello tipico di un essere umano. Un liquido che, rimosso dal suo freno, da quella spilla metallica, inizierebbe a discendere, ad attraversale il tubicino di piccole dimensioni, colmando il percorso all'interno del proprio raggio. Ora, esente del laccio, potrà avvertirlo, potrà sentire qualcosa che si infonde dentro di sé. E vi saranno pochi fotogrammi per il proprio sguardo, prima che la mente possa elaborare il contenuto, innescando un senso di destabilizzazione, uno stordimento che prenderebbe maggior piega in lui. Qualcosa che non si sarebbe atteso, non in quel modo: un flusso sanguigno che andrebbe ad accedere, a scivolare rapidamente nel sistema circolatorio del sangue, mediante l'artierie e le vene del Chuunin. Qualcosa che potrebbe definirsi un miscuglio, un impasto simile a quello basilare per evocare il chakra, seppur una parte combaciante, una delle due fonti, proviene dall'esterno e la cosa non si dimostra esser facile da curare. Eppure non batterebbe la fiacca, non calerebbe di determinazione, aggrappandosi al proprio desiderio di riprendere e di stringere ancora una volta il sapore della vita, intrappolarla all'interno di se stesso e far il possibile affinché questa rimanga incatenata quanto più tempo possibile. Resisterebbe a quelle conseguenze, senza opporsi al processo in corso, anzi tentando di rilassarsi quanto più possibile, di portare ogni malfunzionamento avvertito dinanzi ad una priorità maggiore, rilevante: Katsumi. Difatti tenterebbe di ascoltare, di udire quel fluido di fonemi, cogliendo ogni sfumatura possibile, ogni minima pressione tra le labbra ed i vari accenti. <Tu...> Prenderebbe fiato, se gli fosse possibile, individuando quanta più lucidità nel continuare così la proposizione: <Sei Intrigante.> Quasi come se il suo insieme di dubbi, di domande, potessero ridursi ad un semplice e scontato complimento, espresso con un filo di voce adeguatamente percettibile. Non potrebbe negare di riscontrare una personalità che permette di sfiorare il dito, ma non dare la mano; di poter sentire un sussurro ma non vedere le labbra muoversi. Rilascerebbe sempre un alone di mistero, che fungerebbe quasi da calamita, almeno per Koichi che potrà godersi della presenza avversa. Insistentemente infatti andrebbe a controllare i vari effetti collaterali, mentre la sacca sanguigna andrebbe rapidamente a svuotarsi, con quel nettare che andrebbe quasi a lubrificare, ad incentivare, quel sangue pigro d'egli. <Come funziona la nostra Innata?> Come un fulmine a ciel sereno, a cambiare repentinamente il discorso, per assumere qualche dettaglio maggiore di ciò che presto diventerà, di ciò che potrà eseguire e di quale potere entrerà in contatto come beneficiario. <Me ne darai una dimostrazione oppure preferirai che la scopra in modo autonomo?> Continuerebbe con quella domanda, iniziando ad avvertire una nuova sensazione, qualcosa che si potrà notare da quel sorriso stringato, appena pronunciato. La propria mente inizierebbe a macinare idee, quegli ingranaggi fin troppi logori ora inizierebbero a cigolare, a ruotare lentamente, innescando quello che si può definire come un'elaborazione. Un processo di quelle rotelline, dalle punte smussate, che andrebbero ad innescarne altre ancora, in modo analogo alla visione del destino del Goryo. Tutto accadrebbe per un motivo, tutto sarebbe quasi spinto amorevolmente per una motivazione, indipendentemente che questa venga definita una coincidenza oppure volontà. Ad ognuno, la propria scelta.

17:01 Hanae:
 Poche sono le personalità che si contraddistinguono all'interno del mondo degli shinobi, spesso ciò che viene categorizzato come maggiormente importante è la quantità di potere, la qualità delle proprie azioni. Eppure, oltre quel primo strato che determina la maschera più visibile di una persona, vi sono delle sfumature, sfumature che caratterizzano a modo loro ogni identità..sfumature spesso irrilevanti. Tra queste ve ne sono due in particolare che caratterizzano in maniera più o meno percettibile ogni uomo. Uomini di scienza..o uomini di fede. Potrebbe parer strano dire che Katsumi si ritrova totalmente allineato al proprio concetto di fede, lui crede-- anzi, sembra quasi sapere dell'esistenza di questi infiniti meccanismi, dell'esistenza di qualcuno definibile un fato. Un fato che nel profondo del proprio animo odia profondamente, un'identità priva di forma e tempo che muove le pedine sul campo da gioco che è il mondo con il solo scopo di divertirsi. Ed è quando il fato non si diverte più che sopraggiunge la fine di un'identità, come è stato per Kurako quando si è lasciato alle spalle la propria "umanità". Quel ragazzo è diventato quasi l'esempio perfetto per spiegare i concetti di Katsumi, per quanto tutto rimanga silente nella propria mente. < mh..> Osserva la sacca di sangue che giunge rapidamente alla metà del suo lavoro, ovviamente in una normale trasfusione di sangue tutto avviene ad una lentezza molto più espansa, ma qua..beh, L'uchiha non è un medico tanto meno interessato a seguire con cura ogni procedura, avendo al proprio fianco Effusio in grado di porre rimedio a vari ed eventuali disagi che si potrebbero presentare all'evenienza. < Devi essere appassionato di tragedie..> Una risposta che trascina con sè del sarcasmo ma anche dell'amara verità. Forse, se al posto di Katsumi ci fosse già stato Nemurimasen, la risposta sarebbe stata identica, sostituendo semplicemente tragedie con commedie. E' strano come quelle due identità perseguano obiettivi comuni ma come nemici. < Ti spiegherà tutto..> Quasi fastidio nel tono, rivolgendosi ad una terza persona che ora non sembra essere presente. Anche in questo differiscono in particolar modo. Katsumi separa le due identità che sono all'interno del proprio corpo, mentre Nemurimasen le considera una sola cosa. < Rilassati, sto per iniziare. > Un cenno del capo, proseguendo. Occhi ad esser chiusi appena, concentrando all'altezza della bocca dello stomaco il flusso del proprio keirakukei e creando di conseguenza una sfera azzurra densa di chakra. Tale sfera, negli istanti a seguire, verrebbe sospinta rapidamente in direzione perfettamente verticale verso l'alto, con lo scopo di salire oltre il plesso solare e la stessa faringe, oltrepassando anche quest'ultima e raggiungendo infine il cervello. Lì, la sfera d'energia andrebbe ad adagiarsi nello spazio che separa i due emisferi della mente, laddove vi è il solco centrale del cervello. La sfera a venir sciolta in corrispondenza di tal punto, facendo "cadere" lungo la mente quell'energia e permettendo al solco centrale di assorbirla, trasformandola nel carburante necessario a creare una reazione con il proprio secondo gene innato: il gene Goryo. A seguito di ciò i tratti dell'Uchiha vanno a sfumare visibilmente, anche agli occhi di Koichi. Capello a sfumare sul corvino e l'iride scarlatta ad essere circondata da una profonda e nera macchia, che avvolge l'intera sclera. L'occhio destro diviene totalmente nero, mettendo in evidenza così due occhiaie come fondi di vino sotto entrambi gli occhi. Dall'altezza del collo in giù macchie nere a presentarsi dalla cute, che presto prendono forme come incisioni di decine di tatuaggi di scolopendre, che paiono andare arrampicandosi sul suo corpo. L'espressione dell'Uchiha sembra quasi ammorbidirsi ora, quella severa concentrazione diviene presto un'espressione di giubilo, accompagnata dagli angoli delle labbra che permangono incurvati in un gioviale sorriso e dalle sopracciglia appena alzate e avvicinate tra loro. E' lì, che un interruttore si spegne, reprimendo Katsumi Uchiha e mostrando Nemurimasen Goryo, l'altra metà del Re. < aah~ > Un verso nato mentre aria viene espirata, facendo calare appena le palpebre sugli occhi. < Questo Hijutsu ti fa divenire onesto con te stesso...in breve. > Sembra voler ferire qualcuno, con quelle parole, ma chi? Gli occhi dell'insonne ad alzarsi appena sullo sguardo di Koichi, niente di più che brevi istanti, dal momento che la sacca di sangue a lui collegata è quasi del tutto svuotata..il che darà a breve il segnale di utilizzare effusio. < Cosa farai alla fine, dunque? > Quanto tutto sarà finito. E' difficile capire cosa voglia, a cosa punti, e al contrario di Katsumi sembra esserci vivo interesse nelle parole dell'insonne, tanto che nel pronunciarle va ad inarcare il capo per portare lo sguardo in direzione altrui, senza rimanere assorto nel proprio fare. [Chakra on][Quarto stadio goryo]

17:47 Koichi:
  [Casa di Koichi.] Goccia dopo goccia, così il sangue Goryo andrebbe a scorgere, lasciando che, come un torrente in piena, l'impeto di questo nuovo gene rimuova ogni sassolino su quel letto fin troppo consumato, oramai abbandonato alla decadenza. Un progressivo ridur di volume all'interno di quella sacca, la quale scandirebbe come un orologio la fine di un'era e l'inizio della prossima. <O commedie.> Coglierebbe la frase avversa rapidamente, come se volesse fargli capire esattamente il suo preciso punto di vista; forse fin troppo prossimo a quello di Nemurimasen. <Dopotutto, una serie di coincidenze, seppur negative, possono tradursi in un prodotto, in un'altra coincidenza, prettamente positiva.> Riprenderebbe lentamente fiato, ingrossando il proprio petto, nell'atto di assumere nuovo ossigeno, e sgonfiando poco dopo, con un'abbondante espulsione di anidride carbonica, mediante un lieve foro tra le proprie labbra. Vorrebbe comprendere maggiormente quelle parole appena espresse, vorrebbe intuire il motivo per cui quel tono di fastidio possa risultare così avvertibile, così vicino, ma non può. Tutto questo perché non avrebbe tempo sufficiente per far sì che la mente invi il comando di parola, di far vibrare le corde vocali, che la persona dinanzi andrebbe a mutare, in modo così singolare. Si può definire ciò che starebbe accadendo come un episodio singolare, vero? Quella chioma candida andrebbe a scurirsi, in netta contrapposizione, divenendo color pece; ed in modo simile all'iride, quello scoperto, che andrebbe ad esser avvolto da una superficie nera, inglobando il rubino che fino ad ora dimorava lì, in quei pressi. E credevi davvero che si possa fermarsi qui, in quella trasformazione anomala? Anche alcune linee nere andrebbero a comporsi, danzando quasi in modo sinuoso, formulando delle forme ben precise, delle scolopendre che diventerebbero ospiti sulla carnagione dell'Uchiha. Palpebre proprie che andrebbero dunque ad ingrandirsi, totalmente meravigliato dinanzi a quella nuova visione, a quello scenario che si presenterebbe. Sarebbe questa l'innata prima annunciata, <...Katsumi?> Chiederebbe, facendo sfociare solo quel nome dalle labbra e non l'intera domanda. Labbra che annuncerebbero uno spazio maggiore, allargandosi appena, imprimendo un'espressione di stupore. Ne avrebbe visti di spettacoli teatrali, ma quello sicuramente li supererebbe tutti. Assolutamente. Fortunatamente l'espressione appena composta andrebbe a svanire, piano piano, avvicinando nuovamente le labbra e permettendo al Chuunin di ingoiare una piccola dose di saliva che si era stanziata nella propria bocca. Non ingoierebbe sonoramente, ma deve riprendersi e lo farebbe con quel leggero movimento laterale del capo, debole ma presente: <No.> Quasi a correggersi, nel voler comprendere le dinamiche che fino ad ora si erano poste, prima di quella nuova visione. <Nemurimasen.> Sembrerebbe riconoscerlo, individuandolo come un'estrazione del subconscio avverso, come se potesse definire una seconda personalità all'interno di uno stesso contenitore. Era ciò che risvegliava il sangue Goryo? Ecco come andrebbe rapidamente a portare sguardo verso la sacca, fino ad ora non calcolata per ovvi e logici motivi, quasi come volesse comprendere del tempo rimanente. Quel lasso di tempo in cui la sua umanità sembrerà ancora sana, intaccata da quel virus che oramai avrebbe preso parte del proprio organismo, amalgamandosi. Un sorriso, nel visionare l'ultima porzione di sangue che andrebbe a ricadere in sé, mostrando la sua dentatura perfetta. Un piegar di quelle labbra che potrebbe tradursi in molteplici modi. <Io avrei qualche idea, ma...> Sussurrerebbe lentamente, mentre porterebbe nuovamente sguardo verso il Jounin, verso i suoi nuovi lineamenti facciali, risalendo dal collo, al mento, a qualche ciuffo ribelle ed infine a quello specchio nero, totale. E verso di quello che si impegnerebbe a mantenere un contatto visivo: <Se è vero ciò che hai espresso, potrebbe sembrare scortese...> E farebbe fluire la frase, quasi ad attendere un paio di secondi prima di continuare, alimentando una sorta di curiosità, se gli fosse possibile: <Non attendere ciò che potrebbe affermarti.> Ora anche lui si pone ad argomentare in terza persona, comprendendo quasi quel dualismo sotto cui Katsumi avrebbe argomentato, dalle presentazioni fino a quegli ultimi frangenti. Divertito, dalla prospettiva che andrebbe presto ad assaggiare: un odore che sembrerebbe esser fin troppo troppo, fin troppo invadente, da non esser seguito. Fame, affamato dalla curiosità di conoscere l'altro specchio della medaglia fino ad ora trattenuto, di comprendere il legame che può collegare quei due universi, potenzialmente vicini o distanti, e come questi possano combaciarsi verso il mondo esterno, ma in particolar modo con lui. Anzi, con loro due. Destino, deh?

18:26 Hanae:
 Gli occhi dell'insonne ad alzarsi appena lungo la sacca di sangue che va svuotandosi, poco più di qualche secondo manca ancora, la mancina, accuratamente guantata per nascondere l'innaturale sfumature della pelle, ad applicare pressione lungo la sacca che contiene il sangue Goryo. Tale pressione a far fluire più rapidamente nel corpo altrui quelle ultime gocce, portando l'insonne sorridere, in maniera gioviale..o forse impaziente. C'è qualcosa di malato in quei lenti movimenti, nel suo chinare ogni tanto il capo su un lato del corpo, nel suo ticchettare indice e medio della mancina lungo qualunque superficie presente. Sembra voler riempire il silenzio, per certi versi nulla che riuscirebbe a far comprendere ad un terzo..forse. < A-ah! > Un sorriso a labbra unite da parte dell'insonne, mimando un'espressione di giubilo. Due rughe che partono dal naso e arrivano agli angoli della bocca si formano, facendoli stirare; la pelle sotto la palpebra inferiore a sollevarsi appena, formando le così dette zampe di gallina sugli occhi. Mani ad incrociarsi davanti al petto, battendo un paio di volte tra loro..letteralmente applaudendo a Koichi. Sembra l'applauso di un adulto ad un bambino, può parere una maniera poco esplicita di prendersi gioco dell'altro, ma altro non è che il modo di fare dell'insonne. Incurante perfino di sè stesso, nella gran parte dei casi. < Teoricamente..siamo sempre Katsumi. Ma preferiamo separarci..> alza le spalle, mostrando nel tono un che di affranto. Difatti..Nemurimasen era ai tempi la controparte di Katsumi, il così detto insonne, un nome che Katsumi ha trattenuto e adesso affibbiato alla parte più profonda e nascosta di sè, qualcosa che da sempre è rimasto nascosto nel subconscio ma che l'innata Goryo è stata in grado di riportare in vita. La fredda e bianca pelle dell'insonne, quel suo modo di fare tanto lento..può quasi sembrare un cadavere, idea rafforzabile dalla sua estrema avversione alla vita, dal suo placido modo di essere. < ..Lunga storia. > Termina la frase dopo qualche secondo, inspirando e scuotendo appena il capo, come a mostrare disapprovazione. Ascolta il dire altrui, ma non vi è alcuna apparente reazione, ascolta quelle parole e semplicemente sembra far morire lì il dire altrui, come se qualcosa di errato fosse appena stato detto. < Chiudi gli occhi. > Le labbra si schiudono tanto necessario dal sussurrare, come freddo vento nella notte, guanto della mano sinistra ad essere rimosso, portando il tessuto ai denti, trattenuto il necessario dal farlo separare dalla mano, mostrando eventualmente le sfumature cremisi che la compongono. A seguito, la mancina andrebbe a poggiarsi precisamente sugli occhi di Koichi, scivolando a partire dalla fronte così da far calare le palpebre altrui sugli occhi, oscurandogli la vista. La mano verrebbe poi trattenuta in tal punto, usato per dare avvio alla tecnica che segue. Il proprio chakra ad esser mosso dallo stomaco in direzione del palmo della mancina, una quantità massiccia che va ad avvolgere nel suo percorso i vasi sanguigni del proprio corpo, estraendo da essi anche del sangue che verrebbe poi trascinato con il chakra, dirigendosi dal palmo alla cute di Koichi, da dove come un'onda sonica andrebbe ad espandersi lungo il suo intero corpo. Il punto di partenza è il cuore, da dove il chakra Goryo di Nemurimasen andrebbe ad espandersi lungo ogni singola via circolatoria del sangue altrui, chakra che andrà a manipolare passo dopo passo le informazioni genetiche contenute nelle cellule del giovane, aggiungendovi una stringa di compatibilità con il sangue che gli è stato trasfuso. Il sangue goryo già da qui dovrebbe diventare attivo nel corpo altrui, ma non si ferma qua l'insonne. L'anomalia nel suo sangue, che riduce notevolmente la produzione di emoglobina, verrebbe corretta dall'applicazione di effusio alla radice del problema, che andrebbe espandendosi alle retine e ai capelli altrui. Dovrebbe percepire il giovane un'improvviso rinvigorirsi, come un..miracolo, compiuto dalla peggiore delle creature, da un parassita. E' davvero una buona cosa? Beh, per ora non si può sapere. Ma difatti i capelli e gli occhi di Koichi torneranno adesso al loro colore naturale. < Concentra del chakra all'interno del tuo corpo..> continua a sussurrare l'insonne, dando precise istruzioni all'altra figura. < Sospingilo..lentamente, cullalo e aiutalo a salire, passando dalla trachea per raggiungere la tua testa. > ... < Riesci a visualizzare la tua testa? Muovi il chakra verso il cervello..cerca un foro al centro, fai sciogliere lì il chakra, e lascia che il gene Goryo faccia il suo percorso..> silenzio adesso, mentre l'insonne andrebbe a scostarsi, lasciando che Koichi segua le proprie istruzioni. Grazie a Effusio, è ormai ..un Goryo. [ chakra on ] [effusio - 30 chakra per restaurazioni varie] [innata goryo lvl 4 on]

20:27 Koichi:
  [Casa di Koichi.] Minima la pressione che verrebbe esercitata su quella sacca, sempre più vuota, sempre più prosciugata, in modo tale che l'ultimo fluire del virus possa essere iniettato all'interno del corpo maschile, così come era stato pronosticato dalla controparte. Ignorando quel gesto quasi infantile, di quel battito lento di mani al dire del Chuunin, ora potrà concentrarsi su quell'imposizione, su quel comando vocale che verrebbe ad essere seguito senza battere ciglio. Ultimi istanti in cui potrà probabilmente accorgersi di quella sfumatura rossastra della mano appena liberata dal guanto, mediante la presa dei denti, per serrare infine le palpebre, ma senza applicare eccessiva forza. Come se stesse riposando in quella posizione, come se stesse davvero per risvegliarsi da un incubo così lungo e tortuoso. Avvertirebbe il tocco di Nemurimasen, di quelle dita che accarezzerebbero prima la fronte e poi andrebbero a decadere sugli occhi, come una carezza dolce, come un segno d'affetto di un fratello maggiore al proprio consanguineo minore, quasi a consolarlo di qualche delusione appena subita. E qui che rimarrebbero ferme, fisse, senza muoversi, creando un contatto duraturo, come se potessero quelle dita, quelle falangi, un nuovo ponte, un nuovo canale che questa volta non trasmettono sangue, ma tutt'altro. Infatti quello che si rivelerebbe è una delle fondamentali tecniche del Clan, la quale, accedendo all'interno del corpo malato, andrebbe ad intaccare il problema e risolverlo nei migliori dei modi, ripristinando l'equilibrio su cui il corpo umano andrebbe a basarsi. Il sangue originario del Chuunin infatti andrebbe ad esser alterato, modificato, quasi a potenziarlo, in modo tale che la malattia possa avere non solo un blocco totale nel suo percorso, ma un movimento regressivo, componendo così la reale fisionomia del giovane. Infatti la propria capigliatura sembrerebbe rivitalizzarsi, sembrerebbe assumere nuovamente un colore, d'un azzurro carico, e, seppur le palpebre continuano ad essere rinchiuse, queste prenderebbero una differente tonalità, da un azzurro debole ed accentuato ad un arancione carico ed intriso. Potrebbe sentire il peso del proprio corpo ridursi gradualmente, sentire la forza che nuovamente scorrerebbe nuovamente in sé, ricordando la stessa sensazione che possedeva prima del tragico evento, prima della catastrofe, prima dell'incidente che lo aveva così tanto debilitato. Si sentirebbe ringiovanito, come se avesse riposato numerose ore dopo una giornata stancante, tra allenamento e lavoro. Si riprenderebbe, ma la voce del Jounin andrebbe a fluire nuovamente all'esterno, freddo come un cadavere, in un ordine che non sembrerebbe voler ricevere domanda a riguardo, come se quello richiesto fosse una cosa così naturale, come se tutti fossero predisposti a quel richiamo particolare. Energie fisiche che andrebbero a confluirsi all'interno del plesso solare, in compagnia di quella psichica, come due sfere che andrebbero a sfiorarsi appena, a sfiorarsi prima e poi rompersi l'un con l'altra, annullando quel perimetro. Un miscuglio che andrebbe a generare un lieve tepore, un'energia che aveva quasi abbandonato ed ora si farebbe nuovamente avanti. Il respiro lento del ragazzo, mentre impasterebbe una discreta quantità, mantenendo costante il processo tutt'ora in corso. Difatti non sarebbe terminato, il proprio obiettivo sarebbe altrove e quello presentato è semplicemente un punto di partenza: pronto per questa prima esibizione? Mente che andrebbe dunque a distanziare ogni pensiero futile, a rimpicciolire quel tornado di pensieri che fino ad ora assediavano la propria testa, lasciando la possibilità di concentrarsi ed innalzare, massimizzare, l'attenzione verso quel primordiale tentativo. Quasi per illusione, come se potesse esistere una forza gravitazione inversa, tenderebbe a trascinare tutto il flusso verso l'alto, come suggerito da quella voce che ora sembrerà leggermente distante da come percepita precedentemente. Il peso di quella nuova energia che si tramuta in una piuma, lasciando che questa possa innalzarsi, danzare in quel contenitore, sfiorando appena il percorso prefissato. Prima la trachea, quel condotto che si posizionerebbe al di sopra dei propri bronchi. Un movimento fluido, elegante e del tutto sinuoso, alimentata dalla volontà del giovane, da quella determinazione a sconvolgere totalmente le carte in regola e permettersi il lusso di prendersi nuovamente ciò che gli è stato rapito. E si innalzerebbe ancora, quella linfa vitale che ora si avvicinerebbe al proprio capo, a quella testa che ora verrebbe messa a fuoco nella propria mente. La visualizza, la scorge da differenti punti, mentre tenderebbe a cercare l'obiettivo, a trovare quella linea che segna il traguardo. Dovrà prestare ancora più attenzione per individuarla, raggiungerla con un ultimo sprint e far sì di inoltrare tutta la mole di chakra richiamata. Simile ad un elicottero che si appresta a sganciare la sua bomba, pronto a far collidere le due entità ed attendere che il gene Goryo prenda vita, che possa scaturire ciò che si attenderebbe. Evoluzione, prettamente questo. Per qualcuno, una coincidenza; ma per egli, una possente scelta. Se l'innata fosse stata adeguatamente stimolata ed avrebbe ottenuto vigore a sufficienza per manifestarsi, i primi cambiamenti estetici andrebbero ad essere ora espressi dinanzi agli occhi di Nemurimasen: quelle iridi, innanzitutto, andrebbero a mutare ancora una volta, creando un nuovo colore, qualcosa che si possa abbinare perfettamente su quella carnagione chiara: un verde cristallo, brillanti che sembrerebbero affiancarsi a dei ciuffi che perderebbero consistenza, come se il colore fosse totalmente assorbito dal capo, palesando così un'acconciatura bianca. Fili candidi che accarezzerebbero quel volto, donando dei lineamenti leggermente più morbidi. Se così fosse, potrebbe anche avere la presunzione di mostrarsi un leggero sorriso, piegando gli angoli della bocca verso l'alta. Sollevato, come se avesse appena scaricato una grande pila di pesi che fino ad ora sostavano sulle proprie spalle. Le spalle che difatti, per quella sensazione di liberata oppressione, andrebbero a smuoversi appena, appena percettibile. <Nemurimasen.> Ne richiamerebbe ancora una volta, quel nome, non preoccupandosi di rimanere ancora con gli occhi chiusi, senza inibirsi nel mostrarsi divertito dinanzi a ciò che avvertirebbe. Non potrebbe forse cogliere l'estetica appena acquisita, ma quella scintilla, se fosse stato un duro persecutore delle proprie intenzioni, dovrebbe avvertirla. E con estremo piacere. Ora, lui. Koichi Goryo. [Tentativo di Richiamo Innata Goryo]

Lancia il D50 Koichi

Koichi tira un D50 e fa 42

21:17 Hanae:
 L'insonne si sposta adesso di pochi centimetri dalla posizione di Koichi, la mano scivola lentamente oltre il suo volto, riportandosi conseguentemente lungo i fianchi. La destra si alza appena, ponendo il pollice appena sopra la piccola nocca dell'indice, posta tra seconda e terza falange, facendo vibrare nell'aria uno schiosso delle osse che scattano in uno scoppio. < ... > espira, di mero godimento, eppure il sorriso sulle sue labbra decanta la tranquillità delle sue azioni. Occhi a scivolare dal pavimento verso Koichi, uno sguardo privo di alcuna espressione o significato, un'espressione totalmente immutata ed incomprensibile. Oh..un'espressione che per qualcuno invece vuol dire molto di più, quel qualcuno che conosce fin troppo bene l'identità dell'insonne, per quanto la cosa non gli piaccia. Katsumi, in fin dei conti, ha assistito a una scissione nella propria identità da ancor prima di aver ricevuto le sue prime torture, probabilmente quando Hanabi gli ha comunicato la propria provenienza, oh-- Hanabi. Per certi versi è stata la prima ancora di salvezza dell'Uchiha, la prima identità che gli ha dato "speranza". Ma se fosse qui davanti, in questo preciso istante, non vi sarebbe esitazione neppure dall'insonne a scaricarle addosso almeno metà del dolore che da solo ha dovuto sopportare dopo la sua scomparsa. In un primo momento una paura, paura che in fin dei conti..ha provato anche Nemurimasen. Perchè ciò che uno prova sulla pelle si ripercuote sempre e inevitabilmente anche sull'altro. E' il tempo che ha reso quelle due figure differenti, portando Katsumi a scrollarsi di dosso ogni parassita, che di conseguenza sono andati nascondendosi-- trovando il loro bacino d'acqua, che altro non è che la figura dai capelli corvini che ora posa di fronte a Koichi con estrema quiete. Osserva come, seppur in non troppi tratti, il ragazzo vada a mutare il proprio io, dai capelli agli occhi. Oh..basta osservare l'espressione facciale altrui per poter sentire un cenno di cambiamento, sì, così come con Katsumi e Nemurimasen anche lì Koichi manifesta qualcosa di differente, o per meglio dire, di nascosto. Chi c'è sotto le maschere indossate dal ragazzo, o quale maschera ha deciso di indossare il suo subconscio nell'apparire? Forse solo il tempo lo renderà chiaro. Il silenzio cala grave nella stanza, non proferisce alcuna parola l'insonne fintanto che non è Koichi a mostrarsi per primo con il suo richiamo. Lui abbassa il capo con l'accenno di un sorriso a quel richiamo, una scia disomogenea e più pesante d'aria divora la stanza adesso. Ma non avviene nulla, se non lo schiudersi delle labbra del miasma. < Buonanotte. > Non c'è molto da spiegare, Koichi. A seguito della trasfusione, così com'è accaduto ad altri, potrai ben sentire il tuo corpo perdere energie. La trasfusione è stata rapida e la cura altrettanto, per un malanno e una fatica che è durata fin troppo tempo. Sarà questione di istanti prima di percepire il proprio corpo stanco, la stessa innata Goryo perdere potere e influenza. L'ha sbloccata, potrà usarla e allenarla, ma per ora..beh, sarà meglio riposare, no? Prima di perdere i sensi potrà giusto vedere l'insonne lasciargli di fianco la valigetta portata con sè inizialmente. Al suo interno troverà un taccuino riportante la storia del clan, una mappa riportante il luogo nel quale i Goryo vivono, l'Anteiku, ed infine la posizione nella sua stanza e qualche altra informazione utile. Insomma..un inizio, o un reset? [END!]

Katsumi, sotto indicazioni di Nimura, va a cercare Koichi, con lo scopo di offrirgli una trasfusione di sangue che lo curi da un suo malanno e gli doni l'innata Goryo, con delle condizioni..

Tiro dado: 42/50
Voto mio: 38/50
Affinità totale: 80/100

E' stata dura ma è fatta, benvenuto v.v