Vista del locale dall'esterno. [http://vignette1.wikia.nocookie.net/tokyoghoul/images/2/2c/Anteiku_manga.jpg/revision/latest?cb=20150823151926&path-prefix=it - entrata]
Un sole pallido, nascosto di tanto in tanto da qualche nuvola passeggera, saluta la missione di quest'oggi del giovane Uchiha Seiun. L'agitazione, la tensione e l'impazienza che ti scorrono in corpo paiono mischiarsi in un'unica sensazione senza nome che muove i tuoi passi. Non v'è tentennamento nè indecisione, no; non v'è spazio per alcun ripensamento quando la vita di Kimi è appesa ad un filo, ma c'è qualcosa che continua a pizzicarti sotto pelle alla pari di quei traumi che ormai formano la persona che sei oggi. E' il non sapere. Il non sapere cosa accadrà, se dopo gli sforzi fatti per arrivare fin qui riuscirai a stringere fra le dita una reale soluzione o se invece ti scontrerai con l'ennesimo vicolo cieco. Aperta la porta un campanellino dorato prende a trillare cristallino sopra la tua testa, avvisando chiunque del tuo arrivo. Il locale si compone, al suo interno, di una sala molto luminosa per via delle ampie vetrate che, sul lato alla destra della stanza, si affacciano sulle strade di Kusa. Negli angoli del locale son presenti dei vasi con delle piante verdi, senza fiori, mentre alla parete immediatamente frontale all'ingresso sono evidenti dei quadri che spezzano l'altresì monocromia del luogo. Esso, infatti, si compone di due tinte principali: il color panna delle pareti e del soffitto ed il marroncino-rossiccio dell'arredamento in stile tradizionale. Il pavimento è formato da assi di legno del medesimo colore così come i tavoli disposti lungo la vetrata sulla destra e il piccolo corridoio oltre il bancone, separato da esso da una sorta di pannello in vetro opaco e legno. Il bancone offre la possibilità di ospitare fino a tre clienti sui suoi sgabelli in pelle nera, lucida, e dietro di esso è possibile avvistare la zona dove il caffè viene preparato e condito per la clientela. Una sola porta si nota nell'ambiente, oltre quella d'ingresso; essa si trova dietro al bancone e la cassa, in legno, oltre la quale par esserci una zona accessibile al solo staff. L'ambiente si mostra ai tuoi occhi tranquillo, poca gente presente seduta ad un paio di tavoli intenta a chiacchierare serena. Un brusio basso, di sottofondo, che dona al luogo una sorta di piacevole familiarità. Un ragazzo è dietro la cassa e si sta occupando di salutare un paio di ragazze soddisfatte del caffè appena bevuto mentre una seconda figura permane dietro il bancone intenta a preparare l'ennesima ordinazione. Alle tue parole i clienti si voltano ad osservarti con fare sorpreso, incuriosito; qualcuno, alla tua vista, par riconoscerti a giudicare dallo stupore impresso nelle iridi, mentre altri si limitano a stringersi nelle spalle e tornare alle loro chiacchiere. Nessuno di loro par rispondere alla tua richiesta fin quando, alla tua sinistra, non odi qualcuno rivolgersi a te. < Ehm... sì? > domanda con fare titubante ed incerto un giovane dal crine biondiccio che ti fissa teso, con una mano salita al viso per grattare nervosamente una guancia. Dal modo di fissarti sembra decisamente sapere chi tu sia, e qualcosa nel suo sguardo pare voler gridare "speriamo di non essermi messo nei guai". [Interni: https://secure.static.tumblr.com/5ec150fe7b02ea54dd2e6479791ea4f8/4ztoyrh/2oCo7e1pv/tumblr_static_tumblr_static_9gv8nb8wn50kkg08sc0w08w0o_640.jpg] [Hiruma: https://myanimelist.net/images/characters/5/251959.jpg]
L'espressione tesa e sbalordita del biondo non lascia adito a dubbi: non ha idea del perchè -ovviamente- tu sia qui, nè si sarebbe mai aspettato di venir cercato da una personalità così riconosciuta all'interno del Villaggio. Boccheggia basito quando quella prima domanda viene posta ritrovandosi a strabuzzare appena gli occhi nel fissarti. < Beh... sì. Ma... lei come fa a saperlo? > una domanda quanto mai lecita, insomma, che egli pone con una qual certa tensione. Il resto del locale par non badare più di tanto a voi: ad un tavolo quella che pare una coppia di fidanzatini continua a bere il proprio caffè chiacchierando di fatti frivoli e quotidiani mentre ad un altra postazione un gruppo di tre amici viene servito dalla figura che, entrando, avevi visto situata dietro il bancone. Hiruma ascolta le tue parole, le tue domande, ritrovandosi a non sapere cosa dire man mano che ogni parola viene proferita. Apre e richiude le labbra in un susseguirsi irritante ed incerto, suoni strozzati che a stento escono fra i denti. Pare non sapere come comportarsi o, forse, come risponderti. < Io... > mormora lui deglutendo, fissandoti in viso con incertezza. < Io non so... > si guarda attorno spaesato, combattuto, quasi a voler cercare una sorta di scappatoia da una situazione che par certo più delicata e sottile di quanto non avrebbe mai potuto immaginarsi. Non capisci se stia cercando di evitare di risponderti o se, effettivamente, non sappia davvero cosa dirti fatto sta che quel silenzio interrotto solo da qualche vago balbettamento, viene interrotto d'un tratto da una squillante ed allegra voce al tuo fianco. < Hiruma caro perchè non chiami Yoko e ti fai aiutare col locale? > La figura fino a quel momento intenta a lavorare si rivolge al biondo con un sorriso stampato in volto che attraversa il viso intero da orecchio ad orecchio. < E dille anche di portarci un paio di caffè. Io e il nostro ospite abbiamo da fare una chiacchierata a quanto pare > continua a sorridere con quel fare assolutamente imperturbabile voltandosi solo ora verso di te, mostrando l'assoluta calma e serenità che avrebbe avuto in viso se invece di chiedere informazioni private su di un clan avessi chiesto una cioccolata calda. Il suo aspetto è decisamente ambiguo; guardando questa persona la prima domanda od il primo pensiero che salta immediato alla mente è se si tratti d'un uomo o di una donna. E' una figura esile, slanciata, alta poco più di un metro e sessanta con dei corti capelli neri che coprono solo parte del viso con un ciuffo folto e scuro. La pelle è bianca, pallida e le labbra sono estremamente sottili con un naso dritto e leggermente all'insù. La fronte è alta e gli occhi grandi, nerissimi, con folte ciglia scure a contornarli. Caratteristica distintiva è un piccolo neo sotto l'occhio destro. La sua voce è sottile, squillante, apparentemente femminile sebbene osservando con più attenzione la sua divisa non paia esserci traccia di seno. Indossa una camicia bianca con un cravattino nero ed un paio di pantaloni scuri tenuti su da un paio di bretelle color pece, la divisa che par essere standard in quel locale considerando che Hiruma par indosso i medesimi abiti. < Su, da questa parte > aggiunge continuando a sorriderti con fare affabile questa persona invitandoti a seguirla verso la porta dietro al bancone, quella con su appeso il cartello "Zona Staff". Varca la soglia per prima lasciandoti modo di entrare prima di richiudere la porta alle vostre spalle; vi trovate in un corridoio abbastanza buio se non fosse per la luce che viene dalle lampade al neon sul soffitto. Ci sono una serie di porte sulla destra ed una rampa di scale infondo che conducono ad un piano superiore. La figura avanza in silenzio fino all'ultima porta prima delle scale, sulla sinistra, e ti invita ad entrare per primo tenendo aperto il passaggio. La nuova stanza pare essere una sorta di saletta. C'è una finestra molto alta che dà sull'esterno, delle librerie ed un tavolo al centro della camera circondato da divanetti e poltrone. Un camino -spento- v'è in fondo alla stanza mentre al centro del tavolo, su di un centrino bianco ricamato a mano, è presente un vaso di fiori dai petali scarlatti, sottili: paiono quasi fili o dita affusolate. La figura estrae da una tasca dei pantaloni un leccalecca e, una volta scartato e gettata la carta in un cestino lì all'angolo, va a buttarsi su di una poltrona assaporando il suo dolcetto. Si posiziona quasi orizzontalmente sullo scranno: la schiena è appena curva poggiata contro il bracciolo destro della poltrona mentre le cosce son portate a poggiarsi verso il bracciolo opposto, con le ginocchia puntate verso l'alto e le gambe a pendere dall'altro lato, nel vuoto, dondolandole appena con estrema calma. < Allora, allora, allora > esclama allegramente fissandoti, la stecca del leccalecca a spiccare fra le labbra sottili. < Come mai ha bisogno proprio di noi per salvare qualcuno? Soprattutto, direi, non avrà bisogno di Hiruma. Quel ragazzino a stento ha capito come impastare il suo chakra, non gli affiderei di certo una vita se fossi in lei > spiega ridacchiando e rigirandosi il lecca lecca fra le labbra, i piedi a dondolare oltre la poltrona con fare tranquillo. < Anche se, ehi, scelta sua, eh? > [Interni: https://secure.static.tumblr.com/5ec150fe7b02ea54dd2e6479791ea4f8/4ztoyrh/2oCo7e1pv/tumblr_static_tumblr_static_9gv8nb8wn50kkg08sc0w08w0o_640.jpg] [Hiruma: https://myanimelist.net/images/characters/5/251959.jpg] [Figura: https://s-media-cache-ak0.pinimg.com/236x/31/2f/4d/312f4de31bad4e226dd50e29fc5239b7.jpg]
Lo sguardo di questa figura non abbandona mai il tuo viso, il tuo corpo. Ti osserva, ti scruta, senza però lasciar mai trapelare altro che una quieta allegria dal suo viso. Un qualcosa di semplicemente insolito considerando chi tu sia; non è da molti rimanere in tua presenza evitando di mostrare il benchè minimo segno di timore o di cautela. Par quasi lo sprovveduto agnellino che fiancheggia il lupo. Continua a giocherellare con quel lecca lecca appena scartato guardandoti con il controllo di chi è a proprio agio, di chi non ha nulla da temere. O di chi è troppo stupido per prestare attenzione a ciò che lo circonda. Chissà dove risiede la verità? Le mani dell'androgina figura vanno ad incrociarsi entrambe dietro la nuca mentre il capo ruota appena in tua direzione lasciandoti modo di parlare, d'esplicare il motivo della tua venuta. Al termine di esse il capo della Goryo viene reclinato appena all'indietro mentre le labbra si schiudono in una fessura. < Ooooooh > prolunga quel suono per diversi attimi lasciando dondolare le gambe oltre il bracciolo della poltrona ov'è accomodata. < Una gran brutta morte davvero, questa. Consumarsi dall'interno, pezzo dopo pezzo. > va a chiosare la figura con lo stesso tono tranquillo e imperturbabile di sempre, quasi non stesse discutendo della vita di qualcuno, ma di un qualcosa di ipotetico e di fittizio. < E' una morte lenta, graduale, che abbatte il corpo una parte per volta. I reni regolano lo scorrere dei rifiuti nel corpo, nel sangue, agli organi. Persi quelli ogni tossina, ogni cellula nociva nel nostro corpo prende a circolare tranquillamente nel sangue andando ad intaccare il cuore, i polmoni, persino il cervello, talvolta. Si moltiplicano e si diffondono fino a quando non è troppo tardi > continua a spiegare con quella sua voce squillante, viva, con le labbra ancora distese in un sorriso ampio. Un sorriso che in ben altre circostanze parrebbe persino affabile, gentile, ma che ora, in questo preciso momento, par più essere di scherno. Persino inquietante. < Chiunque abbia voluto trapiantarle quei reni doveva volerla morta. E di una morte orribile, direi. > si stringe appena nelle spalle lasciando roteare il lecca lecca fra le labbra per poi darsi una spinta col corpo -proprio dalla zona delle reni, ironicamente- e saltar su, in piedi, oltre il bracciolo della poltrona da cui pendevano le sue gambe. Va a gettar via il lecca lecca in un cestino posto nell'angolo della stanza, ancor sano, solo appena assaggiato e mordicchiato. Porta le mani dietro la schiena, la destra a tenere il polso della sinistra, mentre misura la stanza a passi larghi, quasi meccanici. < Così sei venuto qui per chiedere il nostro aiuto > aggiunge voltandosi verso di te, inclinando il capo verso la spalla sinistra, i capelli neri a seguire appena quel moto scivolando di pochi centimetri lungo il suo viso. Va a girare per l'intera sala fino a riavvicinarsi a te, a sedersi in terra, praticamente dinnanzi le tue gambe accavallate, dinnanzi al tavolino di ciliegio in mezzo alle varie sedute. Gambe a fornir appoggio, sorriso perpetuo a troneggiare in volto, mentre le iridi scure vanno a specchiarsi nel volto altrui. < Sai? Mi sono sempre chiesta > e sì, abbiamo ora la conferma che sia una donna < Come mai tu abbia un occhio del genere > cambia totalmente discorso andando a tenere la schiena ben dritta ed eretta, fissandoti con maggior intensità ora, maggior interesse. Ed è allora che qualcosa accade e, nel silenzio in cui va a cadere la stanza, puoi notare la sua iride destra andare a mutare. La sclera si tinge d'un tratto dell'ombra più nera, la pupilla color notte diviene ora una stilla di sangue che brucia e brilla in mezzo a quel mare nero. Un occhio che, a guardarlo, potresti quasi riconoscere come tuo. < ... > si sporge appena, verso di te, col busto a poggiarsi contro le tue gambe, per levare una mano a sfiorare semplicemente il tuo viso, le dita a toccare lo zigomo sotto l'occhio destro, laddove le cicatrici vanno sfumando fino a svanire nella tua pelle candida. < E' impossibile che possiamo avere qualcosa in comune, io e te. Eppure... > la sua mano abbandona il tuo viso, scivola piano, lenta, lungo la tua spalla, il braccio, fino a posarsi sul dorso della tua mano abbandonato lungo il bracciolo della poltrona. < ...possibile che sia soltanto una mera coincidenza? > Il sorriso svanisce, l'espressione si fa seria e persino la sua voce è ora diversa. Meno acuta, meno trillante, quasi pacata. Par quasi un'altra persona nonostante sia esattamente la stessa. < Sai, io non credo alle coincidenze. Credo nella possibilità di crearci il destino che desideriamo > E le sue labbra, solo ora, vanno distendendosi leggermente verso l'esterno in quello che par più un ghigno che un sorriso, estremamente diverso da quelli mostrati fino a quel momento sul suo volto. [Figura: https://s-media-cache-ak0.pinimg.com/236x/31/2f/4d/312f4de31bad4e226dd50e29fc5239b7.jpg]
Lo sguardo della donna permane tranquillo sul viso altrui all'udire quelle sue parole, quella sorta di velata minaccia accompagnata da quel sorriso che per la prima volta compare sul di lui volto. Ma l'espressione di lei non muta, non varia, permane quasi infantile, come se fosse una bambina totalmente all'oscuro del pericolo che potrebbe star correndo. Assolutamente tranquilla, divertita, continua ad agire senza timore né cautela sfidando forse l'imperturbabilità e la serietà dell'Uchiha. < Oh sì, sì, è vero. > concorda con lui annuendo col capo, lasciando scivolare il lecca lecca da una parte all'altra della bocca, fra i denti. < E sono sicura che ne hai sperimentate diverse nel tempo. Hai la faccia di chi la morte la conosce bene > ridacchia appena prima di rialzarsi e mettersi in piedi con un unico fluido gesto, una sola spinta delle reni. Va a gettar via quel dolce appena scartato, forse un semplice capriccio momentaneo, prima di udire la voce del mezzo Seiun raggiungerla ancora una volta. < Certo. E che ci vuole? > risponde semplicemente stringendosi nelle spalle, come se stia parlando della cosa più semplice del mondo. Ma l'argomento che ora più le preme affrontare non sembra esser questo, salvare la vita di un'entità senza nome non rientra nelle sue priorità, non per il momento. E' molto più interessata a lui, a quella figura che risiede ora nella sua stessa 'casa' chiedendole aiuto. Una posizione di potere che la diverte, la eccita, la fa vibrare di pura estasi. Vuole crogiolarsi in quell'attimo di superiorità ancora per un po', finché dura. E trarre da esso quanto più possibile. Supera il tavolino, il vaso con quei fiori sanguigni che tanto ama, e si prostra a lui, ai suoi piedi, in una posizione che nonostante tutto non cambia il ruolo dei due. Potrebbe apparir quasi sottomessa ad una occhiata esterna, adorante inginocchiata ai di lui piedi, ma è composta e padrona come non mai. Gioca in quella pantomima in cui per un attimo appena, l'uno ha bisogno dell'altro. E, oh, a lei piace molto giocare. Lascia ch'egli scosti il di lei braccio, che l'avverta quando lei va osando forse troppo in quel scoprire il suo corpo sotto le proprie dita. Dita che, al loro passaggio, paiono quasi fornirgli uno strano fastidio. Come di lieve disagio fisico, una specie di infiacchimento appena accennato. Una semplice sensazione? Chissà. < Scacciare la mano di chi potrebbe offrirti salvezza è quanto mai scortese. Non si fa > lo rimbecca appena con quel ghigno a permanere serio sulle labbra, un baluginare sinistro nell'iride ora scarlatta. Lo vede alzarsi, muoversi, avvicinarsi alla vetrata con fare tranquillo, misurato, lasciandola sola in terra. Ascolta il racconto, le sue parole ed inclina di poco il capo nell'udire quella spiegazione. < Hai già la tua risposta, allora > chiosa lei dopo qualche attimo di silenzio, rialzandosi poi da terra e portando le mani ad infilarsi nelle tasche dei pantaloni della sua uniforme. < Suppongo che l'unico modo per cui il tuo occhio sia divenuto così dipenda da qualche tipo di iniezione che ha intaccato i vasi sanguigni legati al tuo occhio. Oppure, in qualche modo, hanno assottigliato la struttura della tua sclera impedendole di schermare ciò che vi è dietro i nostri occhi. E' l'unico trattamento artificiale che conosco che possa portare a qualche simile conseguenza > esplica lei fissando la di lui schiena, la sua figura. < Nulla a che vedere con quanto succede a noi, comunque. > aggiunge poco dopo con un sorriso, voltando il capo verso la porta da cui, a breve, parte un bussare leggero. Immediatamente va a far tornare l'iride normale ed il sorriso sfacciato ricompare sul suo volto. Una ragazza dai vaporosi capelli azzurri fa il suo ingresso con un vassoio contenente due tazzine di caffè fumante. < Yoko! Ce ne hai messo di tempo, ragazza! Qui si iniziava a morir di sete > la sgrida con quel cantilenante tono acuto saltellando verso di lei per andare ad afferrare da sè il vassoio. < Su su, vai pure, qui ho da fare > la congeda poco dopo andando a riporre il vassoio sul tavolino, dandole le spalle al momento della sua uscita di scena. < Prego Katsumi > .. < Posso chiamarti Katsumi? Oh, sì, certo che posso > fa tutto da sola ridacchiando divertita con una mano a porsi per un attimo dinnanzi le labbra, le ciglia a sfarfallar rapidamente dinnanzi le iridi per diversi lunghi attimi. < Serviti pure. Non troverai un caffè migliore di questo in tutta Kusa. Ed anche fuori, ovviamente > garantisce lei andando ad afferrare una tazzina senza però sedersi. Ne beve un sorso dopo aver soffiato delicatamente su di essa e poi si umetta le labbra per catturare il sapore rimasto intrappolato su di esse. < Ad ogni modo... > riprende a parlare con un tono appena meno infantile, appena meno squillante, fissandolo in viso con le labbra ancora distese verso l'esterno in un sorriso assai simile ad una smorfia caricaturale. < Perchè mai dovrei aiutarti? O aiutare questa persona? > domanda con la semplicità di chi sta facendo la domanda più innocua e semplice del mondo. < Non so neppure chi sia, nè avrei interesse a salvare qualcuno che, di fatto, possiede un dono che non le appartiene > inclina appena il capo fissando l'altro senza mai distogliere lo sguardo. Tranquilla, serena, pare non temere affatto l'ira che il suo rifiuto potrebbe far sorgere nell'Uchiha. [Figura: https://s-media-cache-ak0.pinimg.com/236x/31/2f/4d/312f4de31bad4e226dd50e29fc5239b7.jpg]
[Chakra Katsumi: -10]
La conferma dell'altro porta la donna ad annuire appena, adesso a conoscenza della natura esatta di quanto gli sia accaduto. Una coincidenza così bizzarra che lascia perplessa persino lei nell'osservare quell'occhio così simile al proprio. Uno, unico. Lo stesso, persino. Non commenta, non dice altro, limitandosi poi ad udire in lontananza il giungere di una delle sue colleghe -o forse subordinate? Lascia ch'ella entri, che depositi il caffè che aveva precedentemente richiesto e poi la riallontana nuovamente. Per qualche motivo nasconde alla di lei vista quel suo occhio, quella sua natura che l'Uchiha ancora non può arrivare a comprendere o che non può certamente dire di conoscere. Ode la di lui domanda, lei, ritrovandosi poi ad annuire con fare semplice, sorridente. < Sì. Non tutti ancora lo sanno... ma sì. > spiega tenendo la tazzina nella man destra, le labbra a soffiare appena su quel liquido bollente che giace scuro nella chicchera. Anche l'altro va a mantenere la propria, non beve ancora, temporeggia, limitandosi ad ascoltare le parole della mora che par tornata la solita sfrontata buffona di sempre. Lei l'osserva, guarda il suo viso, le sue iridi e nota quella fiamma nera che brucia nel fondo dell'iride scarlatta. Ascolta la sua voce ferma, decisa, ed ode le sue parole notando il moto delle sue dita. Le offre lui un patto, un accordo, proponendosi di donarle in cambio qualsiasi cosa di cui lei possa aver bisogno in cambio del segreto che avrebbe donato la vita a questa persona per lui così cara. Una persona che, a giudicare dalla sua testardaggine, par essere per lui la più importante in assoluto. Ode anche la seconda opzione senza smettere lei di sorseggiare il suo caffè. Nonostante comprenda perfettamente il senso dietro le sue parole non par aver paura, anzi; c'è qualcosa che brilla nelle sue iridi nere, c'è una luce che scintilla quasi folle, divertita, mentre snudando i denti bianchi si ritrova a poggiare la tazzina sul vassoio. Solleva le mani dinnanzi al petto quasi in segno di resa, lei, ritrovandosi a ricorrere ad un tono di finto stupore, di finto sorpreso spavento. < Oh no, non ne ho interesse alcuno > si riferisce lei a quelle sue ultime parole, a quella seconda offerta che al suo orecchio par non essere affatto allettante. < Ma sai... io non credo che tu voglia ricorrere a questa via. O almeno, se io fossi in te, non lo farei > continua schioccando la lingua sul palato inclinando il capo verso la spalla destra e sollevando la relativa mano di modo tale da rivolgergli il dorso. < Ti consiglierei di guardare > e, dalla direzione che prendono a seguire le di lei iridi, è palese che non si riferisca alla sua stessa mano ma a quella di lui. Se adesso dovessi tu andare ad osservare ciò che vi è sotto il tuo guanto scarlatto, ecco che potresti notare al di sopra del dorso della tua mano, una chiazza violacea a tingere la tua pelle dal basso, sotto di essa. Un qualcosa che non sapresti riconoscere, che non potresti spiegarti. < Ma non ho voglia di ucciderti. Nè di farti del male, comunque. > va lei spiegando dopo qualche attimo andando ad avvicinarsi a te con dei passi lenti, leggeri, tranquilli. < La tua offerta mi interessa parecchio, in effetti. > rivela con un sorriso ricolmo di gioia, lo sguardo ad apparir quasi spiritato mentre le mani vanno unendosi quasi giunte fra loro all'altezza del petto, strofinandosi dall'alto verso il basso e viceversa. < C'è qualcosa che desidero avere e che non ti costerà neppure troppo sforzo donarmi, dopotutto. > il sorriso par quasi illuminarsi ora di una qual certa ironia. < Io. Voglio. Te. Ka-tsu-mi ~ > sillaba lentamente andando ad inclinare il capo, ad ogni piccola pausa, da una spalla all'altra, tenendo le iridi ben fisse su di te. Ma cosa vorrà dire, questo? [Figura: https://s-media-cache-ak0.pinimg.com/236x/31/2f/4d/312f4de31bad4e226dd50e29fc5239b7.jpg]
Un risolino leggero esce, divertito, dalle labbra sottili della ragazza dalla pelle d'avorio. < No di certo. Non sono mica una sciocca > Chi, dopotutto, vorrebbe ricercar lo scontro con la figura dell'Uchiha? Nessuno sarebbe tanto sprovveduto da sfidarlo fino a ricercarne un'incontro diretto, neppure lei. Gioca, stuzzica, provoca, certo. Ma balla a ridosso di limiti pericolosi tenendosi quanto più possibile al riparo da una vera e propria sfida. Si aggrappa a quel suo momentaneo controllo della situazione, approfitta del bisogno ch'egli ha di lei per giocare con quella preda così prelibata. Morde e fugge, morde e fugge. Ed un sorriso deliziato va allora aprendosi sulle di lei labbra quando osserva e scruta la reazione del mezzo Seiun al notare quelle chiazze violacee che si dipanano sotto la sua pelle: non v'è paura né panico nel suo sguardo, ma quasi una mera curiosità dovuta al non sapere cosa stia accadendo. Rimane d'un pezzo, piuttosto composto, quasi fosse talmente avvezzo alle difficoltà ed agli ostacoli della vita da non provar più timore di fronte a qualcosa che non conosce, ma solo semplice desiderio di sapere, di capire. La sua domanda porta la giovane a stringersi leggermente nelle spalle con fare capriccioso. < Chissà? > non risponde, non ancora, tira un altro po' la corda prima di decidere di passare al fulcro di quel loro discorso. Gli rivela ciò che le interesserebbe ottenere in cambio del salvataggio di questa persona e, ovviamente, si ritrova a fare i conti con la di lui sorpresa. < Beh, è una risposta piuttosto accurata, ma cercherò di entrare più nello specifico > sospira lei andando ad afferrare dal vaso posto sul tavolino uno di quei fiori dallo stelo sottile, dai petali simili a zampe di un ragno, scarlatti come gocce di sangue fresco. < Questo clan è, forse, il primo nato da degli esperimenti, da una manipolazione genetica. Il primo Goryo esistente non è nato con queste capacità, le ha sviluppate da sé con lo studio ed il sudore della fronte. E' un progetto portato avanti con perseveranza, impegno ed estrema fatica > per la prima volta par iniziare un discorso serio, privo di provocazioni o sorrisi di scherno. < Un progetto che sto portando avanti io stessa. > aggiunge poi guardando ora in viso Katsumi con occhi seri, fissi, un cambio d'umore così repentino da apparir quasi bizzarro. < Desidero che questa famiglia, semplicemente, cresca in numero. Siamo ancora pochi, molti non sono ancora capaci di sfruttare il potere che gli è stato tramandato e per questo siamo ancora piuttosto sconosciuti, quasi sottovalutati > continua stringendo le labbra in una linea dura, un chiaro lampo di fastidio ad attraversarle lo sguardo, il viso. < Ma... se potessimo contare su un guerriero del tuo calibro, del tuo livello, oh, allora nessuno oserebbe ancora sottostimarci. Sarebbe un salto avanti incredibile per noi, potresti essere l'unico dopo di me a poter sfruttare a pieno i poteri che questo sangue è capace di donare > s'appassiona, s'emoziona, si fomenta lei mentre il discorso prosegue ed è palese l'eccitazione che riempie la sua voce ed il suo sguardo. < Per cui, sì, è questo ciò che voglio in cambio della vita di questa persona. Voglio che tu sia uno di noi. Voglio donarti il nostro sangue, il nostro potere e vederti sfruttarlo al mio pari, portare nuova forza a questa famiglia e... chissà? Magari qualche altro membro > Beh, la speranza è l'ultima a morire. < Naturalmente, poi, anche la persona che desideri salvare potrebbe finire con l'ottenere queste nostre capacità. Nel momento in cui i suoi reni verranno... rivitalizzati il suo corpo muterà. I suoi geni andranno a mischiarsi ai nostri e diverrà una Goryo anche lei. Oh... beh, una mezza Goryo. Ci si accontenta di quel che si ha, insomma > si stringe lei nelle spalle andando a rigirare quel fiore scarlatto fra le dita portandolo al viso, inspirandone a fondo l'odore, l'aroma deciso, selvatico. < Naturalmente non perderesti alcuna tua attuale capacità, in verità avresti solo da guadagnarci. Sarebbero nuovi poteri ottenuti al mero prezzo di una piccola operazione. > specifica lei risollevando ora lo sguardo verso il di lui viso, le labbra a distendersi in un ghigno divertito, compiaciuto. < Per essere uno scambio, non hai assolutamente nulla da perdere o da sacrificare... Mi sembra piuttosto conveniente. > [Figura: https://s-media-cache-ak0.pinimg.com/236x/31/2f/4d/312f4de31bad4e226dd50e29fc5239b7.jpg]
La domanda, l'interesse che flebile traspare dal viso del ragazzo porta la giovane donna ad annuire appena col capo con un sorriso fiero e compiaciuto a frastagliare le sue labbra sottili. < Interessante, eh? > domanda lei rigirandosi quel fiore scarlatto fra le dita con fare tranquillo. < Quello che può fare una mente geniale e un po' di sano impegno > gli occhi brillano di soddisfazione, di soddisfazione prima di proseguire nel suo discorso, di proporre all'altro quella che è la sua condizione per salvare la vita di questa persona. A giudicare dal suo disperato bisogno di trovare una cura, probabilmente, una donna. Egli soppesa ogni parola, ascolta, non fiata. Ha bisogno di valutare attentamente ciò che gli viene offerto, ciò cui si sta sottoponendo. Evitare inganni, scovare svantaggi che lei potrebbe star omettendo per sfruttarli in un secondo momento. Ma nulla par emergere dall'attenta analisi di lui che, infine, va ponendo un'unica cruciale domanda. Il verso della lei risulta quasi divertito. < Oh! > un cenno della mano che s'agita appena accanto al viso con semplicità. < Che domande! Mio padre ha studiato per anni come riuscire a rendere compatibile questo gene nel corpo di qualcuno già dotato di una innata, ormai abbiamo trovato un modo sicuro per far convivere questo potere assieme a qualsiasi altro. Non temere: il tuo Sharingan sarà al sicuro > ridacchia lei divertita, andando dunque a tentare d'avvicinarsi a lui offrendogli quel fiore in dono. Ed è solo a quel punto, dunque, che l'altro va accettando quello scambio, quell'offerta, ponendosi di fronte alla donna e puntando le iridi in quelle di lei. Il sorriso che si allarga sul volto della Goryo è radioso, brillante e le mani vanno ad unirsi una, due, tre volte in una sorta di piccolo, solitario, euforico applauso. < Ooooooh! Splendido! Meraviglioso! Magnifico! > esclama lei illuminandosi in viso, iniziando a saltellare per la stanza con una bizzarra euforia. < Oh sì, sì, sì, sì, sì! Prepareremo una festa! E ti assegneremo una stanza, e anche alla tua donzella e, oh, che meraviglia! > esegue una mezza piroetta sul posto ritrovandosi poi a voltarsi verso Katsumi con l'espressione folle di chi è incapace di contenere la gioia. Ridacchia udendo quelle ultime parole ritrovandosi a scuotere appena il capo con fare divertito. Si riavvicina a lui muovendosi con dei saltelli leggeri, brevi, infilandosi fra le poltrone e il tavolino fino a fermarsi al suo fianco, le iridi scure a puntarsi decise su di lui. < Mi è venuta una idea deliziosa, Katsumi caro > sogghigna lei sfarfallando le ciglia scure con fare quasi civettuolo. < Ho deciso che sarai tu stesso a salvare la tua amica, donna, quello che è. Ti insegnerò come fare e tu potrai salvarla con le tue stesse mani. Così io sarò sicura che ti unirai davvero a noi e tu avrai i mezzi per raggiungere il tuo scopo e potrai assaggiare da te quelle che sono le nostre capacità > la sua voce è ora quasi una carezza leggera, come volesse tentarlo, cercare di catturare la sua curiosità attirandolo alla loro causa facendo leva su quel potere di cui non è ancora a conoscenza. < Ma prima di tutto ci sarà bisogno di... mhn... trasformarti. Appena sarai pronto -e, oh, ti consiglio di non aspettare troppo se vuoi salvarla davvero- torna qui e chiedi di Nimura. Ti porterò nella mia stanza dei giochi e lì avvieremo il tutto > Spiega lei rivelando solo ora, infine, il suo nome all'altro giovane. < Non preoccuparti, non farà male, sarà solo una piccola trasfusione di sangue e sarai accuratamente monitorato, per cui zero rischi, zero dolore e tanto nuovo potere > alza il pollice della mano sinistra distendendo le labbra in un mega sorriso a trentadue denti. Sarà che gestisce un locale, sarà deformazione professionale, ma par quasi stia cercando di vendere qualcosa dal modo in cui sta parlando. Manca solo, ormai, la fatidica frase "Soddisfatti o rimborsati". Al termine di questa conversazione, ad accordo raggiunto, Nimura si appresta dunque a tornare alla sua scatenata e bizzarra danza della vittoria mentre a Katsumi è lasciata tranquillamente via libera per uscire, prepararsi psicologicamente e non a ciò che l'attenderà da ora in avanti. [END] [Nimura: https://s-media-cache-ak0.pinimg.com/236x/31/2f/4d/312f4de31bad4e226dd50e29fc5239b7.jpg]