Attendere fato ♥
L'emergenza appena verificatasi ha la precedenza su tutto; le sale operatorie son state liberate non appena la squadra di supporto medico è giunta in ospedale coi due feriti. Due equipe di medici altamente qualificati è arrivata di gran carriera per occuparsi dei due pazienti. Vengono messi su delle barelle e fatti avanzare per i corridoi fino a venir trasportati ognuno in una sala operatoria diversa dall'altra. La pioggia -come sempre- accompagna questa nottata funesta; una luna pallida brilla distante in mezzo a nuvoloni scuri e carichi d'elettricità mentre le stelle paiono non voler far da contorno alla loro regina. La sala operatoria è piuttosto ampia e vuota. Un letto privo di coperte e lenzuola -ma di soli panni sterili- è posto al centro della stanza con lampade dalla luce bianchissima puntate su di esso. Nessuna finestra, nessuna porta se non quella che dà sul corridoio. Alle pareti son posti armadietti colmi di medicinali e panni sterili, garze, strumenti per le operazioni più fini e delicate. Farmaci, sacche di sangue, coperte son nascosti qua e là in vari cassetti, credenze sparse per la stanza. I medici sono raccolti attorno al letto e scrutano pensierosi il corpo disteso su di esso. Il tuo corpo è praticamente una maschera di sangue e i tuoi arti appaiono piuttosto deformi a vedersi. Ognuno, durante la rovinosa caduta, ha finito coll'uscire dalle loro assi ritrovandosi a pendere dal tuo corpo nella posizione sbagliata. Spalle e cosce sono gonfie e bluastre a causa delle dislocazioni che impediscono al sangue di defluire correttamente mentre il capo gocciola sangue ovunque. Fa male, un male bestiale ma per il momento non riesci a sentire il dolore perchè il tuo corpo è incosciente. Svenuto, privo di sensi, troppo danneggiato per riuscire a rimanere in uno stato di veglia. Ma il tuo sonno non è profondo e, in verità, non è neppure sonno. È uno stato di sospensione fra la vita e la morte in cui il nero regna sovrano sotto i tuoi occhi e i tuoi sensi sono confusi, storditi. Ti pare di udire dei suoni soffocati, sommessi, lontani, ma non ne sei sicuro. Sono realmente suoni esterni o è forse un ronzio sordo che risuona nelle tue orecchie? Intanto i medici ti osservano, ti analizzano, studiano la situazione cercando di fare un quadro generale delle tue ferite. <Dobbiamo sbrigarci, le condizioni sono critiche: rischiamo di perderlo> annuncia un medico dalla chioma biondiccia e la barba ispida. <Ha una frattura cranica piuttosto profonda e sicuramente una commozione cerebrale.> annuncia lui, situato alle spalle del lettino, dietro la tua testa. <Qui non è messo meglio. L'addome è teso e duro alla palpazione: credo che ci sia una emorragia interna. Ha delle costole incrinate, potrebbero essere state quelle a provocarla.> si unisce una ragazza piuttosto giovane e dalle codine castane che osserva il petto scoperto del Sabaku con fare attento. <Gli arti, per assurdo, sono tutti dislocati e fuori asse. Io e Baki dovremo risistemarli se non vogliamo che ne perda la funzionalità. Le fratture possono aspettare qualche giorno per essere curate, un osso rotto lo si può sopportare, ma lussazioni come queste...> commenta un medico dalle spalle larghe, alto circa un metro e novanta, accompagnato da un altro dottore praticamente identico a lui se non fosse che questi porta gli occhiali. <Anche il bacino è da ricollocare: rischia la paralisi se non interveniamo al più presto> annuncia lui serio. Il primo medico, il biondo barbuto vicino alla tua testa, inspira a fondo e si umetta le labbra. <Va bene. Allora facciamo così, ragazzi. Io e Shira ci occuperemo dell'emorragia e della frattura cranica per salvargli la vita; appena avremo finito con i danni più gravi voi gli risistemerete le ossa rimettendole in asse e poi lo lasceremo riposare> dispiega il piano d'azione con fare calmo, risoluto, cercando di infondere calma nei suoi colleghi. <Sono troppi traumi per curarli tutti ora, il suo corpo sarà troppo stressato per sopportare tutti questi interventi. Le fratture e i tagli più superficiali li risolveremo in un secondo momento, quando sarà un po' più forte, più stabile.> [Cure per Thoki]
Non appena i medici designano un piano d'azione ecco che subito vanno a posizionarsi come una macchina ben oliata attorno al lettino. I due medici gemelli dalle spalle larghe e l'aspetto atletico si mettono in disparte a circa un paio di metri dal lettino lasciando modo ai colleghi di agire indisturbati. Entrambe le mani di entrambi i due medici accanto a te vanno avvolgendosi d'un alone verdognolo e vengono avvicinate al tuo corpo; il biondo barbuto -Iroki- pone le mani al di sopra del tuo capo, senza toccarlo, lasciando fluire il proprio chakra medico all'interno della tua testa nel tentativo di bloccare il sanguinamento dovuto alla frattura del tuo cranio. Shira, invece, posizionata alla tua destra, pone le sue mani al di sopra del tuo addome andando così a stringere i denti. Il sangue accumulato nel tuo corpo dev'essere fatto defluire via e per questo si ritrova costretta a dover ledere ancor di più prima di poterti curare. La man destra viene avvolta dal chakra medico fino a divenire una sorta di lama; le dita unite fra loto vengono avvicinate al tuo addome andando a tagliare carne e tessuti fino ad avere una apertura sul tuo torace che permette al sangue fuoriuscito dall'emorragia di uscire fuori copioso. Una disgustosa e spaventosa ondata di sangue scarlatto che trova una via di fuga sporcando il tuo corpo, i tuoi vestiti, il lettino ed il pavimento. Ma Shira non si lascia distrarre da questo e va sciogliendo il jutsu per andare ad attivare quello utilizzato da Iroki poco prima. Le mani terapeutiche vengono richiamate ed avvicinate alla tua ferita portando così la sua energia vitale a fluire dentro di te di modo tale da richiudere e rimarginare la lacerazione di quella vena che ha causato l'emorragia. Lascia che la forza scorra dentro di te per ricercare i danni da curare e va a rimarginare sia la vena squarciata che le costole incrinate. Un dolore che, se fossi stato sveglio, ti avrebbe strappato un grido lancinante. Gli sforzi e le cure dei due medici vanno a lenire molto lentamente il peso che senti gravarti addosso. Il dolore alla testa è ancora presente, pulsa e rimbomba violentemente, ma man mano che la frattura va rimarginandosi e risolvendosi, la senti più leggera, solo decisamente indolenzita. Allo stesso modo il peso che premeva fino a poco prima sul tuo addome va come alleviandosi lasciando solo una sensazione di dolore e formicolio dovuto al forte trauma appena ricevuto. Lentamente vai come riemergendo da quello stato di incoscienza avvertendo, poco per volta, tutti i dolori che pervadono il tuo corpo. La testa è pesantissima, duole, pulsa e senti le tempie martellare, il sangue fluire contro il cervello con violenza; non puoi muovere braccia e gambe, il solo tentativo ti fa gridare di dolore e non li fa smuovere di una virgola. Il petto fa male, brucia, è indolenzito, ma lo senti “libero” mentre attorno ai fianchi ed alla vita senti come un enorme peso che ti tira, ti fa sentire strano, come se non fossi esattamente dritto. Sei travolto e soverchiato da sollecitazioni esterne, stimoli che ti sfiorano come se tutto il tuo corpo fosse un nervo scoperto. Al dolore si mescola il piacevole tepore del chakra medico dei due dottori ma al momento sei così confuso e stordito da non riuscire a capire bene cosa stia accadendo. Una cosa è certa: vorresti poter fuggire da quell'incubo, da quelle sensazioni dolorose. Senti, forse, affiorare dal fondo del tuo cuore, un cieco terrore. [Cure per Thoki]
Più tenti di muoverti più il dolore aumenta andando a travolgerti da capo a piedi. Il massimo che riesci a fare è tremare, muovere di poco il busto, la testa, con movimenti millimetrici e quasi nulli che si tramutano istantaneamente in dolori lancinanti. <No signore, stia fermo> andrebbe a dirti il medico biondiccio dietro la tua testa. <Siamo in ospedale, la stiamo medicando, non cerchi di muoversi> va a spiegarti brevemente mentre il suo chakra curativo va a finire di far rimarginare lo spacco apertosi nel tuo cranio: una vera fortuna che non sia andato a colpire con più forza il cervello. Il sangue ormai smette di colare dalla tua testa, fra i capelli, e la ferita viene richiusa grazie al chakra verdastro dell'uomo che distoglie le mani dal tuo capo. Shira, al tempo stesso, termina di curare il problema al costato andando a risistemarti le ossa con un sospiro stanco. <Emorragia fermata e costole risistemate. Io ho finito qui> annuncia ai suoi colleghi scostandosi dunque dal letto assieme ad Iroki, un metro più in là. I due medici gemelli vanno dunque annuendo e avvicinandosi a loro volta al letto fermandosi ognuno ad un lato dello stesso. Uno a destra ed uno a sinistra. <Iniziamo col bacino e poi andiamo con gli arti ok?> andrebbe a dire quello senza occhiali alla volta del fratello che, dal canto suo, va annuendo. <Signore, ci ascolti bene. Adesso dovremo risistemarle le ossa del bacino che durante la caduta si sono spostate. Sarà una cosa veloce ma farà molto male> ti avvisa lui con la voce sicura e consapevole di quel che sta facendo. <Cerchi di resistere e soprattutto tenti di non muoversi: se dovessi sbagliare dovrei ritentare e farei sempre più male> cerca di essere chiaro per ottenere la tua collaborazione. Il fratello, dunque, va afferrandoti per i fianchi, poco sopra la vita, così da tenerti fermo grazie alla sua muscolatura possente. Il medico gemello, guardandolo in viso, va a porre le mani sul tuo bacino respirando piano. Regola i tempi, si dà un ritmo preciso e poi... TAC. È un attimo, è uno strattone violento che dura davvero un secondo ma che ti fa sentire il dolore più acuto che tu abbia mai sentito. Le tue ossa vengono spinte verso la corretta collocazione con una forza simile se non superiore a quella della caduta che te le ha per prima storte: l'unica differenza è che qui il movimento è mirato e attento a spostare le sole ossa e per questo la fitta di dolore dura solamente una decina di secondi prima di darti un po' di “pace”. Ti senti un po' più comodo, come se un peso si fosse tolto dai tuoi fianchi. Non ti senti più tirare, ma il dolore è ancora persistente e diffuso. La serenità è ancora lontana da te. [Cure per Thoki] [//OFF: faccio a te lo stesso appunto fatto l'altro giorno a Yurashin. Ti stai risvegliando mezzo morto con il corpo che ti fa un male bestia e non c'è nemmeno un gemitino di dolore? Un urletto? Una bestemmia? Si può soffrire in silenzio solo fino ad un certo punto e questo non mi sembra proprio il caso considerando la natura delle ferite che hai addosso ~ Coerenza pls ♥]
Una volta sistemato il busto i due possono occuparsi degli arti superiori. Il medico senza occhiali annuisce come a voler chiarire a tutti che l'operazione è andata per il meglio. Adesso però avrebbero dovuto ripetere quella stessa procedura per ogni arto, qualcosa di veramente molto doloroso e che probabilmente lo avrebbe fatto sentire talmente male da rimpiangere d'esser sopravvissuto. <Va bene. Allora mi ascolti signore> va a dire il medico osservandoti negli occhi. <Adesso dovremo ripetere questa cosa con le braccia e con le gambe, dobbiamo rimetterle al loro posto. Farà ancora più male, non voglio mentirle, ma superato questo avrà superato la parte peggiore quindi cerchi di resistere. Fra un quarto d'ora potrà riposare, si sentirà meglio> cerca di rassicurarti sebbene la prospettiva di riprovare quest'esperienza altre quattro volte -in maniera persino più intensa- non par proprio rassicurante alle tue orecchie. <Ho una idea, Hiro. Se lo facciamo contemporaneamente? Dovrà sopportarlo solo due volte invece che due anche se farà ancora più male> propone il fratello con gli occhiali andando ad afferrare il tuo braccio destro con estrema attenzione. Una mano posta sulla parte superiore della spalla e l'altra dietro il tuo gomito, ben attento a non stringere o toccare l'osso rotto nel tuo avambraccio. Hiro si ritrova a pensare e, afferrando allo stesso modo l'arto superiore tuo sinistro, va annuendo. <Sì. Forse hai ragione Hiei> e, detto questo, i due vanno guardandosi negli occhi muovendo appena il tempo ritmicamente, come a volersi dare un ritmo, un attimo da cogliere assieme per procedere all'unisono. Ed è all'improvviso che, tutti e due, vanno alzando e spingendo con una certa forza il tuo braccio verso la spalla, rimettendo in asse gli stessi arti con un unico violento movimento. Il dolore è acuto, indescrivibile e ti fa salire un conato violento di nausea fino alle labbra senza però trasformarsi in vomito. Lo stomaco è vuoto, hai già espulso quanto vi era dentro durante i primi soccorsi. Fa male. Il dolore ti arriva dritto al cervello come un ferro arroventato e si riverbera per tutto il tuo corpo per diversi secondi prima di allentare la presa, di ritirarsi pian piano lasciando solo un senso di pesantezza alle spalle e un indolenzimento diffuso che ti fa sentire come se pesassi tonnellate. <Sta andando alla grande, signore, un ultimo sforzo ancora e sarà finita per oggi> [Cure per Thoki]
Hanno quasi finito. Solamente le gambe, ora necessitano di venir ricollocate. Un'altra dura, durissima prova ad attendere il nostro povero malcapitato che si sentirà quasi sul punto di non farcela. Troppo dolore tutto insieme, non si può sopportare qualcosa del genere... non così. <D'accordo, allora andiamo di nuovo insieme Hiei> dice Hiro andando a porre le mani una sull'interno coscia e l'altra sotto il polpaccio. La stessa cosa va a fare il fratello afferrando l'arto ferito con la stessa cura e attenzione. Entrambi stanno ben attenti alle steccature messe in favore delle fratture e respirano a fondo. Ancora una volta si guardano in viso andando a darsi un tempo preciso, un ritmo regolare che li porta, alla fine, a compiere lo stesso movimento nello stesso momento. Vanno a sollevar la coscia e a spingerla verso l'alto con uno strattone violento ed improvviso di modo tale da rimettere in posizione l'osso e la muscolatura lasciando così modo al sangue di prendere a defluire tranquillamente lungo gli arti. La circolazione va giovando di tale operazione e il colorito bluastro che aveva preso a caratterizzare le gambe va sostituito da un rosa più sano. Il dolore, anche questa volta, è stato insopportabile e intenso al punto da farti scivolare persino delle lacrime dagli occhi. Ma il peggio è passato, le ferite peggiori son state medicate e trattate, adesso puoi concederti un po' di riposo. <E' fatta... è fatta> va subito a dire, con un sorriso amaro, Hiro, distaccandosi dal letto di pochi passi. Il biondino avanza nuovamente affacciandosi nel tuo campo visivo: il suo volto è tranquillo e professionale, serio ma rassicurante ti guarda dritto negli occhi. <Per oggi la lasceremo riposare. Il suo corpo ha bisogno di riposo per iniziare a riprendersi dai forti stress di oggi. Le daremo qualcosa per il dolore e la sposteremo in una camera più accogliente, magari assieme al suo compagno che al momento sta venendo operato in un'altra sala> ti dice con voce serena battendo piano le palpebre. <Fra qualche giorno ci occuperemo delle sue fratture, quando sarà un po' più forte e più stabile. Per ora cerchi solo di riposare e raccogliere le forze> La giornata può definitivamente giungere al suo termine. Di queste parole hai capito davvero poco: la fatica per rimanere lucido e cosciente è stata tanta e lo stordimento dovuto al dolore ed alla stanchezza ti fa sentire ora stanco anche nello spirito. Troppi eventi, troppe fatiche, troppo dolore. Nonostante l'esperienza e la pratica, nessuno può arrivare a sopportare tranquillo un trauma di questa portata e perciò eccoti scivolare lentamente in un nuovo stato d'incoscienza dal quale ti sveglierai solamente il giorno dopo nella tua stanza. [END]