Illusione, realtà o...?

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09:09 Kaori:
 Raido. Raido. Ha bisogno di Raido. Non le importa neppure della sensazione al dito fratturato, non le importa del dolore che la pervade, della sensazione di avere la mano costantemente punta da mille aghi incandescenti, ha solo bisogno di vederlo. Ha paura, è terrorizzata nel profondo da quanto ha vissuto e di tanto in tanto un conato di vomito le sale alla gola per via dell'orrore annidato ancora sul fondo del suo stomaco. Avanza coi vestiti leggermente bruciacchiati, schizzi di sangue a macchiarla qua e là e il coprifronte della Foglia a pendere dalla sua mano destra. Avanza con un passo lento, strascicato, quasi come uno zombie che per inerzia si muove senza vita, guidato dal solo desiderio di morte. Lei è mossa dal desiderio di lui, della sua protezione. Le manca il respiro, gli occhi sono colmi di lacrime silenziose mentre non osa chiosar verbo. Non sa dove sia, non ha idea di dove trovarlo, per cui la cosa migliore per vederlo è attendere in albergo, nella sua stanza. Si trascina a passo lento fino all'edificio in pieno centro e, avvicinatasi al banco, chiederebbe alla donna di farla entrare nella camera del ragazzo che lei stessa ha scortato lì al loro arrivo a Konoha. La donna è preoccupata per il di lei aspetto, per il viso pallido della genin e cerca di offrirle aiuto e conforto. <No... no... la stanza.. per favore> la voce è strozzata, spezzata, un flebile suono facilmente sperdibile nel vento. La donna, con un sospiro, fa per prendere una chiave dalla vetrina alle sue spalle ritrovandosi a far cadere, accidentalmente, un librone sul quale sono segnati ospiti e permessi particolari della tenuta. Kaori, immediatamente, va ad aggirare il banco per chinarsi e raccogliere il tomo con la destrorsa, evitando di mostrare all'altra la mancina dal dito spezzato. <Aiuto... io aiuto...> mormora lei sentendo nella propria mente il ricordo della sensazione della frusta straziarle la schiena. Si stringe nelle spalle in un tremare leggero prima di rialzarsi e riporre il registro sul bancone. L'anziana ringrazia per l'aiuto e, con fare preoccupato, le passa la chiave della camera dell'albino. Con un ringraziamento muto la genin, afferrata la chiave, sale le scale e percorre il corridoio fino a trovare la camera del kiriano. Andrebbe dunque ad aprirla con la chiave di riserva dell'albergo per poi rintanarsi all'interno della camera ad attendere il suo ritorno. Chiuderebbe la porta alle spalle e andrebbe ad avanzare stanca per la camera sentendosi ancor più sola. Lancerebbe il proprio coprifronte per terra, in un punto a caso della stanza, e andrebbe a slacciarsi il porta kunai e la cintura con la tasca porta oggetti lasciando cadere anche queste sul pavimento. Stanca, col corpo pesante, andrebbe a raggiungere il muro di fronte la porta per poi lasciarsi cadere contro la parete di schiena, sotto una finestra che dà sul centro del Villaggio. La luce è spenta, la camera buia, e l'unica luce che filtra è proprio dalla veduta sopra il di lei capo. Si rannicchia su se stessa con le gambe piegate al petto e le braccia attorno ad esse. Ignora il dolore alla mano totalmente annichilita da quello della sua mente. <Arida... arida...> ripete in un sussurro paranoico, malato, che sfugge dalle sue labbra in un suono talmente basso da essere confuso. [chakra: off]

09:28 Raido:
  [Centro | Albergo | Stanza 214] Uscito di buon mattino, come suo solito, ha cominciato a passeggiare e pattugliare le vie del villaggio della foglia. E' solo una copia ma il proprio ruolo gli impone di agire in quel modo. Le strade sono popolate, i konohani iniziano ad animare il paese del fuoco, fanno compere, rendono vivo il villaggio stesso. Gli occhi si spostano di casa in casa, di negozio in negozio fermandosi a un chiosco di ramen per fare colazione; per fortuna l'originale gli invia soldi tutti i giorni, abbastanza da permettersi una vita di lusso ed è quello che sta facendo ma i pensieri non svaniscono nonostante ciò. Non vede Kaori da un giorno intero, è completamente scomparsa e la cosa lo preoccupa, forse è il caso di fare una visitina al Kage. Mangia tutto quello che è presente nella ciotola del ramen, ovvero spaghetti, carne, verdure per poi dirigersi nuovamente verso l'albergo nel centro del paese per prendere alcune cosucce. Indosso porta un armatura leggera in cuoio fabbricata in proprio a ricoprire ogni angolo del corpo dandogli una maggiore resistenza ai colpi subiti; sopra il busto porta un kimono bianco che corre lungo tutto il corpo fermandosi all'altezza delle caviglie, maniche lunghe e larghe fino al polso. Il kimono è chiuso con una cintura rossa intorno alla vita e, sopra il kimono ha una piccola armaturina in metallo che ne copre il busto avente piccoli spuntoni sulla parte alta del petto che non vanno a intaccare il collo. Sul fianco sinistro ha la sua katana messa all'interno del fodero; sulla schiena, sempre alla vita, sia a destra che a sinistra ha due portaoggetti contenenti 5 tonici del chakra, 15 tonici coagulanti, 10 confezioni di fili di nylon, 50 carte bomba, 50 bomba luce, 5 fuda con all'interno di ciascuno un tronchetto per la sostituzione e 10 fumogeni. Intorno alla coscia di entrambe le gambe vi sono posizionati due porta kunai e shuriken contenenti 50 kunai, 50 shuriken, 50 kunai a tre punte. Sui polsi di entrambe le mani ha posizionato due fuda, uno per polso; nel polso destro vi è sigillata una nodachi, nel polso sinistro una katana a doppia lama. Sulla cintura che lega la vita ha posizionato un altro fuda, sulla sinistra, con sigillata all'interno una zanbato. In più ogni lama è cosparsa di veleno stordente grado S, una sicurezza in più per se. In ultimo, legata sulla schiena, ha lei, la samehada, la grande pelle di squalo ottenuta dal Kokketsu. Essa è avvolta in delle fasce bianche per coprirne le scaglie di squalo il quale hanno il potere di risucchiare il chakra nemico e non solo. Il chakra scorre in corpo, forte e potente come si addice a un maestro di spada la cui lama è elegante e raffinata quanto veloce e letale. Sulla parte destra del collo, in basso, vi sono stampati in rilievo 3 tomoe nere simboli del patto fatto con il diavolo. Si muove con celere passo percorrendo le vie del centro fino a giungere nei pressi dell'edificio. Le porte sono in vetro, due ante a chiudere l'entrata di cui una, la destra, viene aperta dal Jonin oltrepassando la soglia fino a dirigersi al bancone per prendere la chiave<Raido Oboro, stanza 214>parla con la signora dietro il bancone che va ad osservare i registri<Oh si, è arrivata la signorina Kaori...non aveva un bell'aspetto..credo di aver visto del sangue sui suoi vestiti>lo informa la signora a bassa voce. Gli occhi del Jonin vanno letteralmente a spaccarsi, le palpebre si sollevano di scatto per poi effettuare uno scatto in direzione delle scale. Sale, sale al massimo della propria velocità cercando di raggiungere la propria stanza il prima possibile giungendo nei pressi della porta. La destra si alza andando a girare il pomello aprendola; gli occhi si soffermano sulla figura della Hyuga, vicino al muro, racchiusa in se stessa, il copri fronte buttato a terra. Chiude la porta, la samehada viene sfilata, la cintura con la Katana buttata a terra mentre si avvicina alla di lei figura. Si accovaccia dinanzi a lei, le mani ad afferrarle le spalle<Kaori..amore..che succede? Cosa ti è successo?>preoccupato in viso, allarmato nel vederla in tale condizione. [Chk on][Samehada equip][Equip: 5 tonici per il chakra, 15 tonici coagulanti, 10 confezioni di fili di nylon, 10 fumogeni, armatura leggera (+8 alla resistenza), 50 carte bomba, 50 bomba luce, 5 fuda con all'interno un tronchetto, 50 kunai, 50 shuriken, 50 kunai a tre punte, 1 nodachi sigillata nel fuda al polso destro, 1 katana a doppia lama sigillata nel fuda al polso sinistro, 1 zanbato sigillata in un fuda sulla parte sinistra della vita, veleno stordente livello S su ogni lama]

09:45 Kaori:
 <Arida... arida...> E' davvero così, lei? Lei che s'è sempre creduta una persona sufficientemente buona, gentile, si ritrova ora a metter tutto in discussione. Scossa, sicuramente, non ha la forza per disegnare un quadro chiaro della situazione. Non ce la fa, non può, sente ancora sulla carne il dolere di quelle frustate, la sensazione delle catene che le stringono la gola. Trema così richiusa in sé, gli occhi bagnati di lacrime silenziose mentre la felpa mezza bruciacchiata non sembra scaldarla abbastanza. Ha freddo, sente le mani gelate, la pelle fredda come il ghiaccio nonostante sia piuttosto coperta e l'aria non sia particolarmente frizzante. Avrebbe dovuto mettersi sotto le coperte, forse, ma non ha la forza di muoversi, di pensare. Può solo aspettare. Aspettare il suo arrivo, le sue braccia calde nelle quali nascondersi. E l'attesa si protrae per pochi minuti prima che la porta venga aperta lasciando comparire la di lui figura, un lieve affanno nel respiro ad indicare la recente corsa, l'espressione preoccupata e tesa mentre l'osserva. Kaori alza appena lo sguardo, il viso dalle sue ginocchia. Pallida, incredibilmente pallida, con qualche goccia di sangue a macchiare quelle gote candide. Non pare ferita però, a parte la mano mancina. Vede la porta venir richiusa le armi abbandonate per la stanza prima di vederlo avvicinarsi a lei, chinarsi ad afferrarle le spalle. Come una bambola inanimata si lascia prendere dalle sue mani, l'osserva con quello sguardo vacuo a labbra schiuse. <Qui... nascondimi qui...> sussurra allora mentre lentamente i suoi occhi paiono tornare alla vita, metterlo a fuoco, riempirsi di lacrime calde. <Non farmi andare a casa! I miei occhi... non fargli prendere i miei occhi!> esclama allora terrorizzata, impaurita, portando le mani ad afferrare i di lui bicipiti. <Aaaah!> Stringe i denti rabbrividendo da capo a piedi, irrigidendosi per un istante. Forse muovere la mancina non è un'idea brillante, il dolore è ancora vivo e basta un nulla a farlo riaffiorare in fitte lancinanti di bruciante dolore. <Non voglio... non voglio... i miei occhi...> l'osserva con le lacrime a scorrere lungo il viso, la voce spezzata, mentre cerca di imprimere a fuoco la di lui immagine nella propria mente. Vorrebbe poter continuare a vederla per tutta la sua vita ma... se per caso qualcuno dovesse privarla della vista, la sua figura è l'unica cosa che vorrebbe ricordare per sempre in modo perfetto. [chakra: off]

10:16 Raido:
  [Centro | Albergo | Stanza 214] Viso pallido, spaventata, allarmata, impaurita, vede tutto questo in lei. Non sa cosa fare, non sa come comportarsi, non sa come consolarla. I suoi presentimenti, le sue paure si sono avverate e qualcosa o qualcuno ha fatto male a Kaori riducendola in uno stato di shock totale. Non è in se, non è in lei. Gli occhi a puntare i suoi, li ricerca, vuole vederli; il di lei viso viene sollevato mentre pronuncia quelle parole, parole dettate dalla paura, da ciò che ha vissuto in quel terribile limbo. Cosa dire a questo punto? Cosa fare? Non sta capendo, non riesce a capire cosa le stia succedendo, non lo comprende...sa solo che qualcuno l'ha ridotta in questo stato a dir poco pietoso, qualcuno si è avvicinato a lei, l'ha colpita. La paura e la preoccupazione vanno ad unirsi a una rabbia furiosa, come hanno osato farle questo, come hanno potuto. E' inutile, lui è inutile se non è riuscito a proteggerla nemmeno con la propria presenza. Sente il collo formicolare, non sa per quanto può ancora controllarsi, non ha idea di quanto forte sia la sua forza di volontà ma sa benissimo che, di questo passo, potrebbe scoppiare liberando ogni singolo pensiero, ogni singolo granello della propria forza. No. Deve resistere, deve prima sapere ma come può? Sta delirando, gli sta chiedendo qualcosa ma non capisce cosa<I tuoi occhi? Chi vuole prendere i tuoi occhi?>cosa centrano essi? Qualcuno sta cercando di rubarle la vista, di prenderle il byakugan? e poi quella mossa, la mano sul proprio bicipite, le sue urla. Le afferra la mano cominciando a tastarla<Hai un dito rotto...perchè non sei andata in ospedale?>domanda per poi alzarsi di corsa. Cammina velocemente entrando nel bagno posto alla sua destra, cerca nei mobiletti prendendo una stecca di legno e delle garze e, con questi oggetti, va a dirigersi dalla ragazza. La stecca di legno viene messa sul dito e la garza ad avvolgere la suddetta parte, arrotola tutta intorno e, una volta finita, sigillare con un pezzo di scotch<Una cura rudimentale ma dobbiamo andare in ospedale, non puoi stare in queste condizioni>ci devono andare, deve portarcela ma ancora insiste, i suoi occhi, qualcuno vuole i suoi occhi ma chi? Chi osa minacciarla in questo modo. La destra e la sinistra si alzando andando ad afferrarle il viso posizionandosi sulle di lei guance, le tiene fermo il viso cercando di far incontrare i loro occhi<Amore nessuno prenderà i tuoi occhi, nessuno si avvicinerà a te>una promessa che gli fa, nessuno deve mai più toccarla o avvicinarsi<Cosa è successo?>le chiede un ultima volta sperando che, questa volta, parli dicendo ogni cosa. [Chk on][Samehada equip][Equip: 5 tonici per il chakra, 15 tonici coagulanti, 10 confezioni di fili di nylon, 10 fumogeni, armatura leggera (+8 alla resistenza), 50 carte bomba, 50 bomba luce, 5 fuda con all'interno un tronchetto, 50 kunai, 50 shuriken, 50 kunai a tre punte, 1 nodachi sigillata nel fuda al polso destro, 1 katana a doppia lama sigillata nel fuda al polso sinistro, 1 zanbato sigillata in un fuda sulla parte sinistra della vita, veleno stordente livello S su ogni lama]

10:45 Kaori:
 <Shu... Shu... i suoi occhi.. le cicatrici...> mormora per rispondere alle sue domande, il respiro ad accelerare al ricordo di quell'uomo, di quel viso sfigurato, della gioia che pareva l'avesse pervaso al solo pensiero di poter prendere i di lei occhi. <Non posso... non posso... mi servono...> Cosa sarebbe lei senza i suoi occhi? Inutile. Nulla. Non sarebbe di sicuro una Hyuga, non sarebbe più la persona che è stata fino ad ora. Non sarebbe stata niente, una larva incapace di vedere, di difendersi, di proteggere i suoi cari. Ma suo padre... lui ha trattato i suoi occhi. L'avrà fatto davvero? Possibile che l'abbia allenata per così tanti anni al solo scopo di risvegliare un potere che poi avrebbe dovuto cedere a qualcun altro? La voleva forte e-.... No. Non voleva che lei fosse forte. Voleva che donasse degli occhi degni all'uomo che gli aveva salvato la vita. Non poteva certo mantenere la sua promessa donandogli occhi privi di qualsiasi tipo di capacità. Il pianto la sconquassa, la riempie e lacrime bollenti sgorgano dai suoi occhi appannati. Che mostro può mai essere suo padre? Può davvero esser stato capace di una cosa simile? E poi quel dolore, il lancinante dolore dell'osso spezzato, del dito ripiegato malamente all'indietro dalla sua mano. Fitte la pervadono dolorose quando Raido le afferra la mano, quando la tasta per sincerarsi delle sue condizioni. Trattiene lei il respiro, fa male, troppo male. Tutto è troppo adesso per lei. <No! NO!> esclama scuotendo violentemente il capo. Non vuole andare da nessuna parte, non può andare da nessun'altra parte. <Tienimi qui... resta con me. Non posso... non--..> una supplica pietosa mentre con la destrorsa andrebbe a stringere il tessuto delle di lui vesti, lo sguardo implorante d'una creatura distrutta. Lui è il suo porto sicuro, lui è la figura di cui aveva bisogno. Niente medici, niente dottori, neppure la sua casa. Lui. Solo lui può riuscire a salvarla, a proteggerla. L'unica persona della quale adesso sente di potersi fidare, l'unico da cui non avrebbe timore di venir sfiorata. Lui non l'avrebbe mai colpita con quella forza, non l'avrebbe mai incatenata. Lui è la sua libertà, il suo respiro. La sua salvezza. <N-no... dove... non andare..!> mormora lei quando l'altro s'allontana per quei pochi istanti nel piccolo bagno. Gattona, muove qualche passo, troppo debole per alzarsi e camminare. Lo vede ritornare e l'osserva come stesse supplicandolo di non allontanarsi più da lei. Non ora, non così. Infantile. Debole. *Arida*. Si china nuovamente dinnanzi a lei e va a medicarle la mano portandola ad irrigidirsi a stringere i denti per il dolore lasciandosi sfuggire gemiti soffocati. La stecca è un rimedio che richiede di molto tempo, che sicuramente non aiuterà il suo dolore, ma forzerà la crescita dell'osso nella giusta posizione, per lo meno. <No... no... non vado..> scuote la testa lei, con lo sguardo spaventato, andando a tirare un corto respiro. <Io... faccio io...> e detto questo tenterebbe di richiamare il suo chakra andando a raccogliere all'interno del suo corpo l'energia fisica e psichica all'altezza della mente e dell'addome. È distratta, è dolorante ma più di ogni altra cosa determinata a sentire nuovamente quell'energia all'interno del suo corpo. Così, cercando quel barlume di lucidità necessaria a tale operazione, tenterebbe di andare a far fondere le due energie precedentemente richiamate per crearne una unica e nuova. Se questo fosse accaduto ecco che ora dovrebbe nuovamente sentire il familiare tepore del chakra nelle sue vene, quella sensazione che aveva sentito svanire d'un tratto all'ingresso della grotta. A questo punto andrebbe a sollevare la destrorsa per portarla al di sopra della mancina e cercherebbe di concentrarsi su una delle due energie necessarie alla creazione del chakra per spingerla in superficie, verso gli tsubo posti sulla mano. Andrebbe a far fuoriuscire questa forza lasciando che un alone verdastro avvolga il palmo destro. Se vi fosse riuscita andrebbe allora a far fluire il chakra medico verso il medio sinistro, oltre le fasciature, oltre il bendaggio d'emergenza, per farlo giungere fin dentro ai tessuti, al sangue, all'osso spezzato. <NGHHH> stringerebbe lei i denti mentre la cura avrebbe inizio, le palpebre strette fra loro, un rivolo di sudore a scivolare dalla fronte. E il principio di quel pizzicare benefico, segno che la cura starebbe avendo inizio. E mentre continuerebbe a far fluire il chakra verso il dito ferito per permettere all'osso di rigenerarsi nel modo corretto, ecco che sentirebbe le di lui mani andare ad afferrare il proprio viso, alzandolo appena verso di lui per permettere alle loro iridi d'incontrarsi. Quelle parole giungono come una benedizione al di lei orecchio, come salvezza. Si fida di lui, sa che la proteggerà. E un piccolo peso par quasi svanire dal suo petto mentre le lacrime continuerebbero a scendere calde dai suoi occhi spaventati. <C'era... c'era una porta... e poi.. e poi lui è arrivato. È cieco... ha perso i suoi occhi per salvare mio padre e.. e ora vuole i miei... papà glieli ha promessi... ma non posso... non..> Un sunto molto sbrigativo, poco chiaro se si cerca di capire i particolari, ma per lo meno adesso il perchè tema per la propria vista è più chiaro. <Ha... H-ha detto che sono avida... arida... devo.. devo essere più generosa... e.. e... i miei capelli... i miei..> la voce si spezzerebbe, le parole si disperderebbero nel nulla mentre il ricordo di quel dolore ancora riecheggia nella sua mente, le par di sentirlo ancora vivo sul suo corpo nonostante, di fatto, nessuna ferita lo strazi. La vergogna per esser stata vista così scoperta, così esposta, l'assale immediatamente, rendendola incapace di guardarlo oltre negli occhi. Come può dirgli che qualcun altro l'ha vista come lui solo potrebbe? Che era nuda, totalmente scoperta sotto gli occhi di un altro uomo? Non può, non ce la fa, e per questo si richiude ancora in se stessa, col capo a venir scosso per liberarlo della presa delle sue mani. Vorrebbe poggiare la fronte contro le proprie ginocchia, nascondersi dalla sua vista, mentre cercherebbe di mantenere attivo quel processo di guarigione ancora piuttosto doloroso. [Se chakra: on] [Se Mani terapeutiche C] [Se chakra: 63/70]

11:20 Raido:
  [Centro | Albergo | Stanza 214] Le parole sono come tante pugnalate, non riesce a tollerarle, non tollera questa situazione e tollera che qualcuno l'abbia anche solo sfiorata, deve fare qualcosa, soprattutto ora che ha un nome a cui riferirsi<Shu>pronuncia a bassa voce andando a guardare il pavimento. Non l'ha mai sentito prima, non ha idea di chi possa essere costui ma una cosa è certa...morirà, deve morire per quello che ha fatto. Ha fatto in modo che la sua promessa si infrangesse, ha colpito Kaori rendendola fragile, impaurita e togliendole il sorriso. Il chakra si muove all'interno del corpo, si agita desideroso di uscire, di spandersi in ogni direzione mostrando a tutti la propria potenza vendicativa, essere un monito per chiunque tenti nuovamente di avvicinarsi a lei. Oh si, in questo momento la ragione viene messa da parte, tutto quanto viene accantonato in favore di una furia cieca che non riesce a vedere nient'altro se non il proprio bersaglio. L'originale deve essere avvisato, deve essere informato che qualcuno si è avvicinato a lei mettendola in pericolo ma...forse, questo Shu può essere lo stesso che le ha mostrato la visione durante la di lei missione, forse è lui, forse lo ha trovato e ora deve solo ucciderlo, fargliela pagare per ciò che ha osato fare all'unica cosa capace di farlo sorridere. Si, la rabbia aumenta a dismisura, il collo pulsa sempre di più ansioso di incontrarlo, di fargliela pagare per ogni singola cosa ma nonostante ciò si sente impotente. Non sa come far tornare in se Kaori, non sa cosa deve fare. Mai gli è capitata una situazione del genere in tutti i suoi anni di carriera, mai ha dovuto combattere contro qualcosa di questo tipo; è inesperto, indifeso e non sa niente, sa solo quanto tiene a lei, quanto la ama, sa che vuole vederla felice e sorridente<Kaori calmati>trema persino lui mentre continua a sentire quelle parole, quel grido mentre si alza per andare a prendere le bende e le garze. Il sangue gli si gela nel corpo divenendo un unico blocco di ghiaccio incapace di scorrere nel di lui corpo. La pelle stessa si raffredda; cerca di fare il prima possibile per tornare a stare con lei, la deve strisciare, gattonare verso la porta del bagno. La bocca si apre, gli occhi divengono lucidi, perchè le hanno fatto questo..perchè l'hanno ridotta così. Si china verso di lei medicandogli il dito, fa il più piano possibile evitandole di provare ulteriore dolore<Non me ne andrò, resterò con te>solo questo può fare? Farle compagnia? Stare con lei evitando che si disperi ulteriormente? No, c'è qualcosa che deve e può fare per farla tornare in se, ci deve essere. Digrigna i denti, li stringe così tanto da essere a un passo dalla rottura degli stessi. Li sente, stanno per rompersi, spezzarsi sotto quella pressione della mandibola mentre osserva la Hyuga curarsi la ferita da sola, con la propria arte medica. Non sa fare nemmeno quello, non sa nemmeno medicarla di persona, è davvero così inutile? Che senso ha la sua presenza li se non è in grado di fare niente? E' colpa sua, sua e del giorno che le ha confessato tutto quanto, sapeva che l'avrebbe messa in pericolo ma l'egoismo ha vinto, il sentimento ha vinto su di lui. Ascolta ancora le sue parole, la sua breve storia; confusionaria, imprecisa ma non può chiedere di più<Tuo...padre...>conosce i diverbi che ci sono tra lei e il genitore ma mai avrebbe pensato una cosa del genere, mai avrebbe pensato che il padre avrebbe promesso una cosa tanto macabra sacrificando la propria figlia. Adesso basta, non può restare fermo e il padre è il primo da cui deve andare, non per parlare...no, le parole non servono a niente giunti a questo punto<Avida...più generosa?>non crede a queste parole ma un piccolo sorriso riesce a formarsi sul di lui viso. Vede il movimento del capo di lei, le mani venire tolte cercando di chiudersi in se. Si alza, il braccio destro passa dietro la schiena della ragazza, il sinistro sotto le gambe cercando di prenderla in braccio, di tenerla alta e stretta a se<Hai bisogno di un bagno>commenta l'uomo. Se il suo intento fosse giunto a buon punto, comincerebbe ad avviarsi verso il bagno. Essi si presenta pieno di piastrelle, sia sul pavimento che sui muri, una vasca posta all'altro capo della stanza, una doccia sulla destra e dei mobiletti sulla sinistra. Un ampia stanza dove potersi rilassare. Fa scendere la giovane cercando di rimetterla in piedi<Devi rilassarti. Ti aiuto>continua a dire, quasi la obbliga a spogliarsi. Sa che l'acqua calda è un toccasana e lei ne ha bisogna, ora più che mai. [Chk on][Samehada equip][Equip: 5 tonici per il chakra, 15 tonici coagulanti, 10 confezioni di fili di nylon, 10 fumogeni, armatura leggera (+8 alla resistenza), 50 carte bomba, 50 bomba luce, 5 fuda con all'interno un tronchetto, 50 kunai, 50 shuriken, 50 kunai a tre punte, 1 nodachi sigillata nel fuda al polso destro, 1 katana a doppia lama sigillata nel fuda al polso sinistro, 1 zanbato sigillata in un fuda sulla parte sinistra della vita, veleno stordente livello S su ogni lama]

11:45 Kaori:
 Il solo sentire quella sua promessa va a scaldare appena la sua pelle finora di ghiaccio. Non sarebbe andato via, sarebbe rimasto al suo fianco per proteggerla. Per cullarla. Non l'avrebbe abbandonata, non lui. E tanto le basta, al momento, per trovare qualcosa cui aggrapparsi, un'ancora che le impedisca di precipitare ancora più a fondo in quel baratro nero ove si sente bloccata e imprigionata. Un po' di luce scaturisce in quell'oscurità senza fine, in quella densa nebbia oscura da cui falangi nodose tentano di arrivare ai suoi occhi. Annuisce appena, tremante, quando l'altro le dice che sarebbe rimasto e deglutisce silenziosamente sentendo il petto riempirsi d'aria per poi svuotarsene un istante dopo. Procede con quella cura sentendo il dolore affievolirsi pian piano fino a svanire, il dito a tornare funzionale, come nuovo, semplicemente bloccato da quella stecca. Andrebbe a rilasciare il proprio chakra, a farlo scorrere normalmente in corpo, distaccando la mano dalla gemella ormai guarita. Lo guarda spaurita, piccola, posta gattoni sul pavimento come una bambina disorientata e spaventata. Può leggere la rabbia sul suo viso, può vedervi la furia ed il dubbio, gli occhi farsi lucidi a sua volta e se ne sente colpevole. Ha promesso di proteggerlo, ma come può, ora, in queste misere condizioni? Non riesce a difendere neppure se stessa, come può contare di difendere qualcun altro? <M-mi... mi dispiace...> sussurra lei colpevole, mortificata, vedendo le di lui iridi bagnate di lacrime trattenute, di un pianto inespresso. <Credevo... credevo di poterne uscire... il dolore...> mormora andando a stringersi il dito steccato con la man destra nello stesso modo in cui aveva fatto prima di romperselo. <...ma non è cambiato niente... ero ancora lì... e...> si ferma tirando su col naso, le labbra a tremare senza sosta mentre cerca di non rompersi in mille pezzi sotto i suoi occhi. <era reale... deve... o no...?> gli domanda con gli occhi pieni di lacrime, con il corpo a tornare rannicchiato su se stesso, cercando di non frantumarsi proprio ora come coriandoli di carne. <non lo so... non lo so...> si arrende scuotendo il capo, rifuggendo il suo sguardo in quel suo chinare il capo sulle proprie gambe. Cosa gli sta facendo? Cosa sta facendo? Debole. Ancora. Troppo per poter credere di farcela da sola. In un istante tutte quelle certezze che credeva d'aver assimilato vanno traballando, crollando come un castello di sabbia sotto il piede prepotente di un bambino capriccioso. Aveva davvero creduto d'essere più forte? Aveva davvero creduto di poter sopravvivere in un mondo come quello? Che stupida! E poi avverte quelle mani andare ad afferrarla, a sfiorarla, stringendola al di lui corpo nel sollevarla da terra. Il tepore ed il calore del suo petto paiono così invitanti, così perfetti per la sua pelle gelida. Ci si rannicchia contro poggiando le mani tremanti sulla stoffa della sua veste, il capo abbandonato contro di lui. Ma è per poco perchè una volta giunti nel bagno avverte le sue mani cercare di metterla a terra, in piedi. Le gambe di lei tremano e sembra sul punto di non farcela, ma grazie alla di lui presenza riesce a trovare quel briciolo di forza necessario a sostenerla. Rimane con le dita strette attorno alle di lui braccia, non vuole smettere di toccarlo neppure per un istante, ma ancora non lo guarda. <N-non... non guardarmi..> sussurra con tono di supplica, il timore di vedere sul suo corpo i segni di quelle frustate ad assalirla improvvisa. Stringerebbe ora le mani attorno a sé, attorno alle braccia, ai seni che può sentire perfettamente attaccati al suo corpo ma che ancora le pare di poter vedere tranciati ai suoi piedi ricoperti di sangue cremisi. <No... no> scuote il capo, non vuole. Sbianca ulteriormente in viso, non vuole che lui la veda, non così. Non con quei segni addosso. Segni che non possiede ma che sente ancora bruciare sulla sua pelle. <Vestita... vestita> e non è una richiesta, è ciò di cui ha bisogno. [Chakra: 62.5/70] [Mani terapeutiche C]

12:39 Raido:
  [Centro | Albergo | Stanza 214] Ancora distrutta, nell'animo e nel corpo ed è lui stesso a provare una sensazione di disagio, perchè non lo ha chiamato? Perchè non gli ha chiesto di seguirlo? D'ora in poi deve stare sempre con lei, in ogni momento della sua vita deve restare al suo fianco, non perderla mai di vista, non deve nemmeno dormire. Una veglia continua, giorno e notte, sorvegliarla, restare con la guardia alta in ogni frangente. Un compito arduo, difficile, per certi versi quasi impossibile da portare avanti me è giusto, è necessari. Sospira, l'aria fuoriesce da naso e bocca, aria calda e fredda allo stesso tempo. Continua a guardare la Hyuga mentre si cura, il dito dovrebbe essere oramai tornato alla normalità, sano e diritto, l'osso aggiustato<Come si è rotto?>è curioso di sapere come è arrivata per avere il dito rotto, forse una violenza? No, non ci vuole pensare ma se l'hanno davvero violentata...l'hanno toccata...l'hanno...non riesce a pensarci, non riesce ad ammettere un pensiero del genere nella propria testa. No, deve riuscire a scacciarlo, mandarlo via, non lo hanno fatto, si sarebbe difesa, avrebbe sistemato lei stessa le cose, avrebbe colpito l'aggressore perchè lo sa, è forte, più di quanto non immagina, deve esserlo. Il pensiero rimane, resta fervido nella di lui mente, chiaro come il sole mentre figura l'immagine di Kaori venire violentata, picchiata e maltrattata da uno sconosciuto; un pensiero orribile che non dovrebbe esistere eppure c'è, c'è ed è impossibile da scacciare<Non ti devi dispiacere>non deve farlo. E' triste solo perchè tiene a lei, non deve sentirsi in colpa, anzi, la colpa è sua per non averla protetta come si deve, per non essere stato in grado di tenerla al sicuro da qualsiasi pericolo in ogni sua forma. La sente parlare, dire frasi sconnesse, parla di qualcosa di reale, di dolore. Vede come è al limite, non riesce più a sopportare tutto ciò, non riesce più a resistere<Non pensare più, basta>cos'altro può dire? Niente, non ha idea di come comportarsi in questa situazione. Sta maledicendo se stesso..se solo l'originale sapesse ma non può andarsene ora, non può lasciarla adesso che è più fragile, adesso che ha più bisogno di lui, ora più che mai. La porta in bagno, lascia che si rimetta in piedi e...vede la vergogna sul di lei volto. Non la stessa che ha visto quel giorno ma un nuovo tipo, come se avesse qualcosa da nascondere e non volesse farsi vedere da lui. Lo supplica di lasciarla vestita, di non farla spogliare. La fissa, la guarda per poi avvicinarsi; si mette alla di lei spalle, le braccia vengono allargate per stringerla in un abbraccio. Il mento viene poggiato sulla spalla, la guancia avvicinata alla sua<Tu sei il mio sole, una persona stupenda. Non devi essere più generosa perchè non ce n'è più di te. Mi hai donato il tuo sorriso restituendomi il mio. Mi hai donato la felicità. Mi hai reso una persona nuova ed è solo merito tuo>parole che escono dal cuore, tutto ciò che lei ha fatto per lui sono atti di generosità e solo lei è in grado di farlo<Ti amo Kaori, più della mia stessa vita>lo ribadisce, ancora una volta. La ama ora e per sempre. Le mani si portano ai di lei fianchi, il polso viene mosso cercando di farla voltare in sua direzione, di portare i loro occhi a incrociarsi<Io sono con te e lo sarò per sempre>il viso va ad avvicinarsi al suo, le labbra si avvicinano a quelle di lei fermandosi a pochi millimetri di distanza<Sempre>un sussurro, piccolo e innocente prima di baciarla. Un bacio sentito, un bacio che cerca di farla tornare forte, un bacio per restituirle nuovamente il sorriso perduto. [Chk on][Samehada equip][Equip: 5 tonici per il chakra, 15 tonici coagulanti, 10 confezioni di fili di nylon, 10 fumogeni, armatura leggera (+8 alla resistenza), 50 carte bomba, 50 bomba luce, 5 fuda con all'interno un tronchetto, 50 kunai, 50 shuriken, 50 kunai a tre punte, 1 nodachi sigillata nel fuda al polso destro, 1 katana a doppia lama sigillata nel fuda al polso sinistro, 1 zanbato sigillata in un fuda sulla parte sinistra della vita, veleno stordente livello S su ogni lama]

13:51 Kaori:
 <Io... l'ho rotto io> rivela lei terminando quella cura, quella medicazione, deglutendo silenziosamente un grumo di bile salito alla gola. <Pensavo... avrei dovuto uscirne...> Se neppure un osso rotto ha potuto liberarla da quella situazione, è davvero possibile che si trattasse di un genjutsu? Avrebbe dovuto ferirsi ancora più a fondo? Rompere un osso più grande? Trafiggere il proprio corpo? Pare assurdo a pensarci eppure... eppure l'alternativa è altrettanto terribile. L'idea che potesse essere invero tutto reale, che non fosse una illusione od un sogno, ma la più consistente realtà. Eppure non pare sentire su di sé i segni di quell'esperienza. Non sembrano esserci segni del collare attorno alla sua gola, né il tagliare del morso che le stringeva le labbra. Se non era un'illusione e non era la realtà, cosa l'aveva mortificata fino a quel punto? Troppi pensieri e, soprattutto, troppo complessi per la sua mente sconquassata e confusa. Non può arrivare alla verità in quelle condizioni, così fragile, così sensibile. E lui lo capisce, lo realizza, perchè dolcemente le chiede di smetterla, di non pensare più, di calmarsi. Adesso è con lei e l'avrebbe protetta da quel dolore che le stringe le viscere in una morsa gelida. Lei annuisce appena, stanca, scossa, sentendo i ciuffetti viola andare a solleticarle la pelle del viso. Non vuole più pensare, lo vuole davvero, eppure si sente travolta e soverchiata da quelle emozioni violente, da quella vergogna che stringente le sale dal ventre fino al viso, portandola a sfuggire dalla sua stessa vista. Lentamente, poco a poco, una rada calma va come impadronendosi di lei, assopendo e annichilendo i suoi sensi facendola cadere in un torpore generale tipico della spossatezza che segue un lungo e profondo pianto. Si sente come galleggiare e lascia che sia lui l'unico collegamento fra lei e la terra. Nonostante gli stia affidando se stessa, però, non riesce davvero a lasciare che quegli abiti cadano dal suo corpo, che esso venga svelato al suo sguardo. Non dopo che qualcun altro ha potuto vederlo a quel modo, senza veli, senza freni. Si sente sporca, macchiata di sguardi che non avrebbero dovuto mai raggiungerla e non vuole ch'egli s'insozzi di quel sudiciume che si sente addosso. E freme al sentire le sue braccia avvolgerla, il suo viso avvicinarsi al suo, le loro guance a contatto in quella stretta protettiva e premurosa. Chiude gli occhi abbandonando il capo contro di lui, sentendosi come libera di quella tensione che le aveva irretito le carni. Lascia che quelle parole giungano benedette al suo orecchio, che cancellino il dolore, la paura, rischiarando quell'oscurità nella quale è sprofondata lentamente. Respira a fondo, stanca, cercando di scacciare i ricordi, quelle sensazioni selvagge, lasciandosi cullare solamente da lui. Un balsamo insostituibile per il suo dolore: la sua presenza è cura, è antidoto al veleno che le brucia sottopelle. Si volta lentamente assecondando i suoi gesti, ritrovandosi faccia a faccia con lui, riaprendo gli occhi stanchi, gonfi di un pianto prolungato. Lo fissa nelle iridi dorate, inclina di poco il capo per osservarlo meglio, sentendosi incredibilmente piccola, sperduta, aggrappata all'unica cosa di cui è certa in un mare di dubbi e sospetti. Lo vede avvicinarsi, si bea di quelle parole ed accoglie quel bacio come salvezza. Abbassa le palpebre portando le mani, tremanti, a risalire le sue braccia fino ai bicipiti, alle spalle, cingendo infine il suo collo. Lentamente riacquista un po' di forza, un po' di sicurezza, quel tanto che le basta per riempire quel bacio di riconoscenza e bisogno. La paura nel suo cuore va mescolandosi all'affetto che nutre sincero per lui, all'esigenza di non perderlo mai dalle proprie braccia e va allentando appena la morsa nel suo petto. Lascia che quel bacio continui dolce per alcuni istanti prima di distaccarsi e guardarlo in viso, annuendo lentamente con il capo. Il tremore si placa appena, rimane un fremere leggero quasi impercettibile delle sue membra che accompagna il moto delle braccia fino alla zip della sua felpa. L'abbassa lentamente, a capo chino, fino ad aprirla e sfilarsela piano, lasciandola ricadere al suolo. Porta le mani alla sua schiena per abbassare una seconda cerniera e liberarsi della presa del corsetto ritrovandosi a rabbrividire e fermarsi per un attimo prima di procedere all'attimo successivo. Inspira a fondo, incerta, lasciando cadere anche quest'indumento ritrovandosi col busto totalmente scoperto. Una occhiata rapida le conferma che no, nessuna ferita giace lì ove i suoi seni erano stati stracciati via, che la sua pelle è candida come sempre, forse solo un po' più pallida. Si sfila i calzari, i pantaloni, ritrovandosi alla fine di tutto questo nuovamente esposta al mondo. Non lo guarda, non riesce a sostenere il suo sguardo sapendo che dovrebbe dirgli cosa è accaduto, ma ricerca la sua mano. Debole com'è non riuscirebbe a entrare nella vasca da sola. <Vieni... con me?> domanderebbe allora, in un sussurro, deglutendo appena, mordendosi lentamente il labbro inferiore. <Vorrei abbracciarti ancora un po'... mi fa sentire tranquilla...> aggiungerebbe piano, timidamente, sentendo improvvisamente la stanchezza della giornata pesare sul suo corpo ancor più di prima. La tensione sta lentamente scivolando via, lasciando una sensazione di calma alle membra che rischiano di perire sotto il peso di quella fatica. [chakra: on]

15:05 Raido:
  [Centro | Albergo | Stanza 214] Un enorme peso viene tolto dal cuore del Jonin, un macigno viene scostato dai suoi polmoni, riesce a respirare, il cuore torna a battere e la pelle riacquista quel colorito perso. In qualche modo è felice di quella affermazione, felice che sia stata lei a rompersi il dito e che non sia opera di esterni. Sollevato, forse non è stata davvero picchiata me ciò che viene dopo lo preoccupa maggiormente. Sarebbe dovuta uscire...cosa significa o meglio, sa cosa vuol dire ma è l'impostazione della frase stessa che lo mette in allarme e lo fa agitare più del dovuto. I modi per uscire da un genjutsu sono tanti e uno di questo prevede l'auto ferirsi quando l'illusione è troppo potente ma...se Kaori lo ha fatto perchè ha impostato così la frase? E' successo qualcosa di strano, non un genjutsu a quanto pare ma qualcosa di reale e questo lo spaventa. Cosa ha passato di tanto grave e pesante da ridurla in questo stato, da crearle uno shock così spaventoso e immenso da non riuscire a mettere insieme due parole per formare una frase? Le domande lo assillano e le risposte gli sfuggono, non riesce ad arrivarne a capo, non riesce a capirci niente. Prima ha parlato di porte, di un uomo il cui nome probabilmente è Shu ed è costui che vuole i suoi occhi. Strano, troppo strano ma in qualche modo deve arrivare a capo di ciò, arrivare alla conclusione di questo problema e risolvere...trovare Shu ed eliminare il problema alla radice. Un altro dubbio, però, gli viene in mente andando a ripensare all'incontro con Hiashi; quel giorno ha detto che Kaori è in pericolo molto probabilmente e se questo pericolo fosse arrivato? Se fosse giunto a prendersi ciò che desidera? Troppe ipotesi, troppe soluzioni ma di nessuna di esse è sicuro, solo dubbi e ipotesi, nient'altro. Serve lui. Serve l'originale, non può aspettare un minuto in più, non può attendere nemmeno un secondo in più, deve muoversi, andare via e tornare in carne e ossa con tutta la forza che ha a disposizione, con tutta la propria energia. Ha preso la decisione, sa cosa deve fare ma non come agire. Da dove partire? Dove cominciare le indagini? Certamente deve parlare con il clan Hyuga, deve scoprire ogni singola cosa, tutto ciò che succede tra le loro fila anche a costo di mettersi contro l'intero villaggio. Non può rischiare di perderla, non può permettere che il pericolo torni a visitarla ancora una volta. Non è debole, non lo è per niente ma non è nemmeno abbastanza forte per poter contrastare tutte le forze degli Hyuga e di Konoha stessa però deve farlo, deve sopravvivere a ogni sfida. La bacia, dona lei quel bacio riuscendo a far scomparire ogni sentimento negativo, ogni piccola dose di paura presente nel di lei cuore. Sente le braccia arrivargli al collo, il tocco della sua pelle sulla propria, il calore di lei a sfiorarlo. Piano piano ci sta riuscendo, percepisce come il corpo di Kaori si stia rilassando, la tensione va scemando secondo dopo secondo ed è felice di ciò, soddisfatto di essere riuscito a fare qualcosa di concreto, soddisfatto che le sue non siano solo parole ma cose confermate con i fatti. Un momento magico, indimenticabile che viene impresso per sempre nella mente in modo indelebile. L'osserva mentre va a spogliarsi, osserva i suoi vestiti venire tolti; prima la felpa ma non gli sfugge quella piccola occhiata ai seni, quello sguardo alla ricerca di qualcosa. Non dice niente ma si limita ad ammirarla, si limita a guardarla fino a quando il corpo di lei non sia esposto completamente. Stringe la mano, docilmente e dolcemente, un sorriso si forma sul viso dell'albino mentre comincia a togliersi i vestiti liberando il busto e sotto la vita fino a ritrovarsi senza veli dinanzi alla Hyuga, in un modo che solo lei può vederlo, guardarlo, osservarlo. Avvicina il corpo al suo, intreccia le dita della mano in quelle della controparte stringendo piano mentre la bocca si porta nuovamente sulla sua continuando il bacio precedente, un bacio lungo che non deve cessare mentre l'altro mano si porta sulla di lei schiena. La carezza scivolando verso il basso, fin sotto la vita. Forza viene impressa in quella zona per sollevarla verso l'alto andando a prenderla in braccio ma quel bacio non cessa, continua imperterrito, duraturo. [Chk on][Samehada equip][Equip: 5 tonici per il chakra, 15 tonici coagulanti, 10 confezioni di fili di nylon, 10 fumogeni, armatura leggera (+8 alla resistenza), 50 carte bomba, 50 bomba luce, 5 fuda con all'interno un tronchetto, 50 kunai, 50 shuriken, 50 kunai a tre punte, 1 nodachi sigillata nel fuda al polso destro, 1 katana a doppia lama sigillata nel fuda al polso sinistro, 1 zanbato sigillata in un fuda sulla parte sinistra della vita, veleno stordente livello S su ogni lama]

15:38 Kaori:
 Il sorriso di lui è come aria fresca per la giovane Hyuga che, piano piano, grazie alla sua vicinanza ed al suo sostegno, si ritrova a rilassarsi poco a poco. Le membra vanno a disperdere quella rigidità che fino a quel momento le aveva caratterizzate lasciando che il di lui tocco risulti come curativo per lei. Qualunque cosa sia accaduta ora è lontana, fuori da quella stanza ove la presenza rassicurante e radiosa di lui è capace di scacciare qualunque dolore, lenire qualsiasi incertezza. Si sente un po' a disagio a mostrarsi così nuda dinnanzi a lui, la sensazione d'esser osservata dagli occhi ciechi di Shu ancora l'abbraccia per un certo senso e quasi può sentire ancora il peso di quel collare di ferro attorno alla gola. Stringe la di lui mano incapace di lasciarla andare, bisognosa di usarla come proprio sostegno e alza appena il capo per affrontare il suo volto, il suo sguardo. Sta sorridendo, la guarda con quel fare protettivo e dolce capace di avvolgerla come nel più caldo abbraccio e l'osserva spogliarsi, pian piano, dei suoi abiti. Il suo cuore inizia a battere con maggior vigore, maggior convinzione, mentre lui s'avvicina piano al di lei corpo andando ad intrecciare le loro dita con dolcezza, con cura. Asseconda quel movimento lei allargando appena le dita così ch'egli possa trovarvi completezza e riparo per poi richiuderle sulla di lui mano. Si specchia nelle di lui iridi e avvicina il proprio viso al suo nel voler assecondare quel nuovo meraviglioso bacio. Ne ha bisogno, avverte l'urgenza di sentirlo attorno a lei, su di lei, pronto a scaldare la sua pelle gelida coi suoi baci, ad arrestare qualunque tremore coi suoi abbracci. Ricerca un qualsiasi tipo di contatto con lui andando a muovere un passetto in avanti per bruciare quella già inesistente distanza fra loro. Schiude le labbra sulle sue, lo bacia con tutta la dolcezza ed il bisogno che prova avvertendo la sua mano andare a scivolare lungo la sua schiena, sulla sua pelle candida, lì ove la frustata era giunta violenta sulla carne. Ma non v'è dolore al passaggio delle sue dita, non v'è ferita alcuna sul suo dorso, ma solo la bellissima sensazione di appartenergli. Brividi caldi la percorrono mentre alla paura di quell'evento subentra il desiderio di quell'attimo. La ricerca della pace, del benessere fra le sue braccia, nel suo corpo. Un desiderio al quale si abbandona con tutta se stessa e nel quale cerca di sprofondare per sfuggire a qualsiasi altro dolore, qualsiasi altro pensiero. Ci si perde totalmente avvertendo la sensazione delle sue mani su di lei, quella spinta nel tentativo di sollevarla, di prenderla in braccio. Asseconderebbe lei quel gesto andando a spingere i piedi contro il terreno così da sollevarsi grazie all'aiuto delle sue braccia. Istintivamente andrebbe a piegare le gambe attorno ai di lui fianchi, le cosce a premere contro la sua vita così da guadagnare un maggior equilibrio, un sostegno perfetto. E lascia che quel bacio prosegua, continui, accogliendo i di lui respiri in lei, disperdendo i propri in lui in uno scambio continuo e sempre più rapido. La mancina verrebbe sollevata fino ad esser portata dietro il suo collo, la mano a risalire il suo capo, fra i capelli d'argento prima di scostarsi di pochi millimetri dalle sue labbra per ricercare il suo sguardo. <Ti amo...> sussurrerebbe ad un soffio dalla sua bocca, la voce così leggera, così sottile, da essere facilmente persa nel vento. <Ti amerò sempre...> una promessa mentre il capo va poggiandosi al suo, fronte contro fronte, e la mancina a scivolare dalla nuca al suo volto, carezzandogli la pelle candida col pollice. E nonostante si senta ancora, in parte, scombussolata e confusa, sa che quella che stringe fra le sue braccia è l'unica certezza sulla quale non potrà mai dubitare. L'unica cosa sicura nella sua vita della quale non potrà mai fare a meno. E solo allora, dunque, tornerebbe a ricercar le sue labbra, un nuovo bacio a venir preso, donato, mentre si stringerebbe a lui abbandonandosi con tutta se stessa a quell'attimo, a quell'uomo, all'unica persona capace, in quella confusa e folle vita, di farle sempre ritrovare la giusta strada. [END]

16:05 Raido:
  [Centro | Albergo | Stanza 214] La tiene in braccio, spinge il corpo contro il suo assaporandone il calore, la bellezza e tutto ciò che Kaori ha da offrirgli. Un momento già vissuto ma sempre magico, sempre unico. Vederla triste, abbattuta, infelice è un qualcosa che lo distrugge da dentro, lo rende debole, incapace di fare qualunque cosa, di pensare lucidamente. Mai più, non vuole mai più vederla in quello stato, così abbattuta e fragile. L'ha sempre vista come la sua luce, il suo sole che risplende in ogni attimo mentre oggi una strana oscurità l'ha presa di mira riducendola in un niente, un qualcosa di altamente autodistruttivo. Le parole non bastano, non ci sono parole per descrivere quanto la ami, quanto realmente tiene a lei e forse mai possono esistere. Non c'è niente che può spiegare un sentimento del genere, qualcosa di così travolgente da renderlo partecipe di ogni dolore che la ragazza prova, di ogni sensazione che affligge il di lei cuore con una forza tale da distruggere persino il proprio. La tiene stretta a se, contro il petto sentendo il suo corpo lasciarsi andare, ogni sua forma spinta contro di se. Non sa dire come si sente ma sta bene, anche continuare a baciarla lo fa stare bene, in pace e spera, vivamente, che questo possa rasserenare anche lei in qualche modo. Incontra i suoi occhi, ne scruta le iridi ascoltando il di lei dire, poche e semplici parole, così semplici da rendergli gli occhi lucidi; non piange, non può piangere ma è felice<Nessuno ti farà male amore mio, nessuno si avvicinerà a te>ricorda la sua visione, la luna diventa oscura...è giunto il momento di far avverare la visione. La luna deve diventare oscura, deve abbracciare quell'oscurità per proteggere Kaori, diventare il demone che ha sempre temuto. Cammina per il bagno, lentamente fino a giungere alla vasca ed è li che lascia andare Kaori, la poggia li dentro per poi entrare a sua volta; si mette sopra di lei fissandola, il capo viene chinato, le labbra vanno ad incontrarsi nuovamente per continuare ciò che hanno iniziato, per unirsi nuovamente e diventare un tutt'uno. [Due ore dopo] Sono passate circa due ore, dopo il bagno ha portato Kaori a letto, stanca, distrutta si è addormentata subito. Riposa tranquilla nel letto dell'albergo sotto gli occhi del Jonin che continua ad osservarla, a proteggerla. La destra ne carezza il capo, le scosta i capelli, le carezza la guancia<Domattina mi riavrai al tuo fianco>si è vestito, ogni sua veste è messa al proprio posto. Si dirige al centro del salotto, gli occhi a puntare il soffitto<Nessuno ti toccherà più>la destra si porta all'altezza del plesso solare, la mano va a formare un mezzo sigillo, il fumo avvolge il giovane per poi scomparire tornando dall'originale. Gli occhi di quest'ultimo vanno ad aprirsi in quel di Kusagakure, spaventati, pieni di panico e paura. Il cuore batte forte quasi a sfondare il petto<Kaori>un sussurro per poi scattare, corre veloce, le leve inferiori si muovono mentre si dirige verso il paese del fuoco. [Chk on][Samehada equip][Equip: 5 tonici per il chakra, 15 tonici coagulanti, 10 confezioni di fili di nylon, 10 fumogeni, armatura leggera (+8 alla resistenza), 50 carte bomba, 50 bomba luce, 5 fuda con all'interno un tronchetto, 50 kunai, 50 shuriken, 50 kunai a tre punte, 1 nodachi sigillata nel fuda al polso destro, 1 katana a doppia lama sigillata nel fuda al polso sinistro, 1 zanbato sigillata in un fuda sulla parte sinistra della vita, veleno stordente livello S su ogni lama][END]

Kaori va a cercare Raido nella sua stanza d'albergo in seguito alle vicende delle Porte dell'Anima.

Spaventata, sotto shock, traumatizzata, è in uno stato di confusione profondo.
Raido nel vederla in quello stato non sa come comportarsi ma sa che a questo punto la ragazza ha bisogno di una protezione reale. Il secondo attacco mentale ai suoi danni, e questa volta, a giudicare dalle di lei parole, sembra esserci un nome reale a cui rivolgersi: Shu.

Dopo averla tranquillizzata e messa a letto, la copia del Jonin si disperde lasciando che l'originale a Kusa entri in possesso delle informazioni e delle memorie stesse del suo doppio. La decisione vien presa in un istante: è tempo di andare a Konoha.