{ Change the future }

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10:12 Kaori:
 Il sole filtra timido attraverso una nebbiolina leggera. Par di camminare fra le nuvole, avvolti dall'aria pesante, densa che caratterizza quel vapore che sale dal terreno. Una sensazione nuova per Kaori, decisamente non abituata a quel tipo di clima nel Paese del Fuoco. Avanza per le vie di Kiri guardandosi attorno con gli occhi colmi di sorpresa, di meraviglia. È un luogo nuovo per lei, per i suoi occhi e delle sue strade vuole riempirsi gli occhi. Cammina fianco a fianco con Raido, serena, cercando di immaginarlo da piccolo a scorrazzare per quelle vie. Un sorriso le sale spontaneamente alle labbra a quel pensiero, a quell'immagine che le si apre nella mente. Un piccolo ragazzino dalla chioma albina che corre, salta e ride assieme ad altri bambini, la gente che lo addita per strada con orgoglio pensando a quanto sia straordinario e capace. Non osa pensare a lui in un tempo successivo a quello. Non osa immaginarlo solo, in disparte, a camminare per quelle stesse vie scortato dalla delusione della sua gente. Non può, non vuole. <Così è qui che sei cresciuto?> domanda d'un tratto la Hyuga voltando il capo verso di lui, curiosa di vedere l'espressione sul suo viso. Curiosa di vedere quale luce illumini ora il suo sguardo, le sue iridi d'oro. La gente per strada lo guarda con ammirazione, qualcuno lo indica e sussurra concitata, qualcuno si scosta per far spazio al grande eroe della Nebbia. Kaori è disgustata da quest'atteggiamento, le dà fastidio. Ruffiani. È facile ammirare qualcuno quando vince, vero? Ma, magari, quelle stesse persone che ora l'osservano estasiate un tempo ridevano di lui. La cosa la fa impazzire dentro. I suoi abiti sono quest'oggi coperti da una mantellina nera che la ricopre dalle spalle fino alle caviglie. Allacciata sotto al mento copre ogni cosa, dal coprifronte donatole da Azrael agli abiti da kunoichi che è solita indossare. Tutto ciò che si può vedere di lei sono i lunghi capelli violetti tenuti legati in un'alta coda di cavallo e la sua pelle diafana. Il chakra dentro di lei è sveglio, vivo, le dà nuova forza ed energia, sempre pronta all'azione anche in tempi di pace. Crowler è stato messo in cella in attesa dell'udienza da parte del Mizukage, sarebbero ammattiti a rimanergli accanto un istante di più. Il loro soggiorno sarà breve, pochi giorni, ma vuole fare il pieno di quell'esperienza e incidere nel proprio cuore quel luogo. Da lì viene lui, la sua luna; è la sua casa, la sua terra, e lei l'ama per aver portato al mondo lui. <Da quanto tempo mancavi da casa?> domanda poi, dopo un po', rivolgendo nuovamente a lui le sue iridi, il suo sguardo gentile. [chakra: on]

10:23 Raido:
  [Centro] Finalmente giunto a Kiri, finalmente è a casa sua, il luogo in cui è nato, in cui ha vissuto per anni. I ricordi si fanno più vivi che mai, in ogni angolo del villaggio vede se stesso nell'intento di fare qualcosa. Vede se stesso crescere man mano che i passi procedono, man mano che calpesta le strade di Kiri<Casa>enuncia con voce nostalgica fissando ogni casa, ogni negozio in cui ha messo piede. Niente è cambiato, nemmeno la nebbia che sosta imperterrita sui cieli della nebbia. E' tornato, dopo mesi di assenza finalmente è nuovamente li, nel posto a cui appartiene. Indosso porta un armatura leggera in cuoio fabbricata in proprio a ricoprire ogni angolo del corpo dandogli una maggiore resistenza ai colpi subiti; sopra il busto porta un kimono bianco che corre lungo tutto il corpo fermandosi all'altezza delle caviglie, maniche lunghe e larghe fino al polso. Il kimono è chiuso con una cintura rossa intorno alla vita e, sopra il kimono ha una piccola armaturina in metallo che ne copre il busto avente piccoli spuntoni sulla parte alta del petto che non vanno a intaccare il collo. Sul fianco sinistro ha la sua katana messa all'interno del fodero; sulla schiena, sempre alla vita, sia a destra che a sinistra ha due portaoggetti contenenti 5 tonici del chakra, 15 tonici coagulanti, 10 confezioni di fili di nylon, 50 carte bomba, 50 bomba luce, 5 fuda con all'interno di ciascuno un tronchetto per la sostituzione e 10 fumogeni. Intorno alla coscia di entrambe le gambe vi sono posizionati due porta kunai e shuriken contenenti 50 kunai, 50 shuriken, 50 kunai a tre punte. Sui polsi di entrambe le mani ha posizionato due fuda, uno per polso; nel polso destro vi è sigillata una nodachi, nel polso sinistro una katana a doppia lama. Sulla cintura che lega la vita ha posizionato un altro fuda, sulla sinistra, con sigillata all'interno una zanbato mentre sul lato destro della cintura un ulteriore fuda con dentro una wakizashi. In più ogni lama è cosparsa di veleno stordente grado S, una sicurezza in più per se. In ultimo, legata sulla schiena, ha lei, la samehada, la grande pelle di squalo ottenuta dal Kokketsu. Essa è avvolta in delle fasce bianche per coprirne le scaglie di squalo il quale hanno il potere di risucchiare il chakra nemico e non solo. Il chakra scorre in corpo, forte e potente come si addice a un maestro di spada la cui lama è elegante e raffinata quanto veloce e letale. Sulla parte destra del collo, in basso, vi sono stampati in rilievo 3 tomoe nere simboli del patto fatto con il diavolo. Con al fianco Kaori passeggia per le vie del proprio villaggio, le vie di casa sua, il posto da cui viene. Gli manca tutto questo. Per mesi ha sognato di tornare, di riprendere il proprio lavoro, di rivedere la sua gente e continuare la sua missione di protezione ma allo stesso tempo molte cose sono cambiate e niente è più lo stesso. Si è innamorato di una Konohana, un paese troppo lontano per far funzionare una storia del genere, una distanza troppo grande a separarli e un groppone gli si va a formare in gola. Ha promesso a Kaori che sarebbe rimasto a Kusa, lo ha promesso nella foga del momento ma sa se può mantenere una promessa del genere, abbandonare tutto, abbandonare ogni cosa, abbandonare la propria casa, forse per sempre. E' la decisione più difficile della sua vita e la più importante<Si>un piccolo sorriso gli si forma sul volto mentre osserva la gente camminare per strada; tutti gli sorridono, lo indicano, lo conoscono, chiunque lo conosce a Kiri<Quasi 4 mesi>un tempo infinito, immenso per uno così attaccato alla propria terra e alle proprie origini. All'improvviso un ragazzino si avvicina al giovane correndo "Raido-sama, Raido-sama" ne richiama l'attenzione mentre altri si avvicinano, bambini, lo circondando sorridendo mentre l'Oboro va a flettere le gambe verso il basso, piega le ginocchia "Bentornato" comincia a dire uno di loro "Cosa avete fatto? Dove siete stato" i sorrisi che ha giurato di proteggere vengono rivolti verso di lui, sorrisi felici, pieni di speranza per il futuro<Sono andato da qualche cattivone>anche lui sorride verso di loro, verso il suo popolo. Una bambina si avvicina a Kaori andando a tirarle il vestito con la manina "Ciao, tu chi sei? Sei la fidanzata di Raido-sama?" una domanda molto scomoda che sente persino l'Oboro e cosa fare in questi casi? Fa finta di niente. [Chk 80/80][Samehada equip][Equip: 5 tonici per il chakra, 15 tonici coagulanti, 10 confezioni di fili di nylon, 10 fumogeni, armatura leggera (+8 alla resistenza), 50 carte bomba, 50 bomba luce, 5 fuda con all'interno un tronchetto, 50 kunai, 50 shuriken, 50 kunai a tre punte, 1 nodachi sigillata nel fuda al polso destro, 1 katana a doppia lama sigillata nel fuda al polso sinistro, 1 zanbato sigillata in un fuda sulla parte sinistra della vita, 1 wakizashi sigillata in un fuda sulla parte destra della vita, veleno stordente livello S su ogni lama]

10:50 Kaori:
 Quattro mesi. Quattro lunghi, interminabili mesi che l'han tenuto lontano dalla sua terra. Una sensazione che non può comprendere, non a pieno. Anche lei è stata lontana da Konoha nelle ultime settimane, ferma a Kusa a combattere per la pace, per la giustizia, per la libertà. Ma Kusa è praticamente dietro l'angolo, ci è arrivata a piedi in un solo estenuante giorno di fatiche. La distanza che ha separato l'Oboro dalla propria terra è nettamente superiore, incolmabile per un certo senso. Deve averla sentita lontana come non mai... L'espressione serena, felice, appagata che gli vede in volto la porta a fare pensieri cupi; può davvero permettergli di allontanarsi da quella terra che palesemente ama? Permettergli di rimanere a Kusa, dove sarebbe estremamente più semplice per loro vedersi, viversi, seppur non a tempo pieno? Improvvisamente tutto le sembra farsi complicato, impossibile. Ma è qualcosa al quale non vuole pensare per il momento, non mentre passeggia al suo fianco. È felice, lui, i suoi occhi brillano di un affetto sincero: non gli rovinerà questa gioia. Sorride a sua volta, lei, avanzando al suo fianco, notando la gente che lo saluta, lo cerca, lo ferma. Un gruppetto di bambini va a fermarsi attorno a loro, li blocca. Guardano adoranti la figura dell'Oboro andando a salutarlo con gioia, con quell'innocenza che le tocca il cuore. Il modo gentile di lui di rispondere, il suo sorriso la inteneriscono: la sua espressione solitamente seria par incapace di venire fuori lì, per quelle strade, davanti a quella gente. C'è una gentilezza nuova nel suo sguardo, nella sua voce, che la colpisce. Si sente quasi di troppo in quel momento, in quel suo glorioso e atteso ritorno, e rimane in silenzio ad osservare muta quella scena con il sorriso sempre presente sulle labbra. Vuole lasciar loro quell'attimo, quel momento, ma qualcosa la distrae; sente la mantella venir tirata, lo sguardo a scivolare immediato verso il basso a notare una bambina dai lunghi capelli castani che la richiama. Le sorride docilmente, amabilmente, chinandosi appena alla sua altezza, notando i grandi occhi luminosi della piccola. <Ciao a te> la saluta gentile, candida, prima d'udire quella domanda improvvisa e terribilmente schietta. Schiude le labbra boccheggiando per un istante, incapace di far uscire parole dalla sua bocca. Sente il viso andare in fiamme e si rialza incerta rivolgendo uno sguardo confuso e perso all'albino. <Ehm...> La risposta dovrebbe essere scontata, semplice dopo ciò che hanno passato e vissuto assieme. A Kusa ormai tutti hanno capito il legame che li lega dopo quel loro tenero e rapido bacio in mezzo alla folla di poche sere prima, alla cattura di Crowler e dei consiglieri tutti. Ma non hanno mai detto ad alta voce quella parola. Nè fra loro né ad altri. Fidanzata. Lo è? Beh, è sua e lui è suo. Quindi... sì, giusto? <B-beh...> balbetta con le gote rosse e le labbra tremanti, la voce che esce incerta e indecisa dalla sua bocca. Si guarda attorno sentendo gli sguardi dei bambini in attesa, la piccola che la fissa dal basso della sua statura con quel fare curioso ed innocente. <Sì?> risponde con un tono che par più lasciar intendere una domanda che una risposta decisa, lo sguardo che vola verso la figura di lui quasi a volergli chiedere l'approvazione, il permesso. Impacciata, goffa, timida, ancora innocente nell'animo nonostante quella crescita arrivata a cingerla lentamente in quei giorni. [chakra: on]

11:17 Raido:
  [Centro] Il tempo è passato a Kusa, è volato via in un lampo ma la mancanza si è sentita. Non è il momento per pensare a ciò, non è l'ora per lasciarsi abbattere; vuole godersi questi giorni prima di prendere una decisione definitiva decidendo, così, in quale direzione far andare la propria vita e il proprio destino. Si gode ogni singolo momento mentre osserva i sorrisi di bambini. Sorrisi puri e sinceri, loro sono il futuro della nebbia, coloro che devono portarla avanti facendola crescere giorno dopo giorno rendendola sempre più grande e maestosa "Raido-sama cos'è quella cosa che hai sulla schiena?" riferendosi alla samehada. Di certo non è un arma che passa in osservato anche se quasi tutti a Kiri conoscono le 7 spade; la maggior parte della popolazione l'ha riconosciuta senza troppi problemi e non sa se è un bene o un male<Questa? Diciamo che è una spada>sorride tranquillo, non vuole mettere loro paura, non vuole terrorizzarli dicendogli cosa effettivamente sia quell'arma. L'ignoranza è una buona cosa in certi momenti, un qualcosa in grado di rendere migliore la vita e più sicura di quanto non sia già. Sente la voce della ragazza, timida, un qualche cenno di vergogna per una domanda così diretta e spontanea della bimba. Il jonin si alza andando a mettersi in piedi, il braccio destro va a coprire le spalle di Kaori avvicinandola a se esibendo un ennesimo sorriso in sua direzione<Si, lo è>lo conferma guardandola negli occhi, è sua, lui è suo, questo è evidente e non c'è motivo per negarlo agli altri ma non possono stare li a chiacchierare, vuole farle vedere il villaggio e ogni posto che rappresenta un qualcosa per lui e per il suo passato<Sentite, io e la signorina ci andiamo a fare un giro adesso, che ne dite?>i denti escono, si uniscono mentre i ragazzini, finalmente, li lasciano da soli, abbracciati. La camminata riprende, non si stacca dalla Hyuga ma mantiene quel braccio sulle di lei spalle, mantiene quel contatto per tutto il centro mentre il volto si porta sui vari edifici e negozi che li circondano. I ricordi aumentano sempre di più come un vulcano che erutta, si presentano forti e decisi come non mai. Il passato torna a farsi vivo mentre sulla destra del Jonin va a mostrarsi un piccolo negozio di armi ninja<Quello era un amico di mio padre. Quando ero piccolo mi ha dato insieme a mio padre alcune lezioni sulle armi regalandomi il mio primo Kunai. Ero felicissimo>ricorda quel momento come fosse ieri, è tutto stampato nella propria mente<Mentre li>indicando la propria sinistra dove vi è un negozio di fiori<La proprietaria era la migliore amica di mia madre ed è lei che mi da sempre i fiori da mettere sulla sua tomba>morta...purtroppo lo è non può farci niente. Per qualche attimo lo sguardo diviene scuro lasciando che un minimo di tristezza solchi il suo volto. [Chk 80/80][Samehada equip][Equip: 5 tonici per il chakra, 15 tonici coagulanti, 10 confezioni di fili di nylon, 10 fumogeni, armatura leggera (+8 alla resistenza), 50 carte bomba, 50 bomba luce, 5 fuda con all'interno un tronchetto, 50 kunai, 50 shuriken, 50 kunai a tre punte, 1 nodachi sigillata nel fuda al polso destro, 1 katana a doppia lama sigillata nel fuda al polso sinistro, 1 zanbato sigillata in un fuda sulla parte sinistra della vita, 1 wakizashi sigillata in un fuda sulla parte destra della vita, veleno stordente livello S su ogni lama]

11:36 Kaori:
 Per fortuna, e come sempre, Raido accorre in suo aiuto andando a tranquillizzarla ponendo quel braccio attorno alle sue spalle. Tranquillo, sempre composto e sicuro di sé va a dar una conferma decisiva a quella domanda da parte della bimba portando Kaori ad avvampare su tutto il viso. È felice. Sinceramente, profondamente felice. Si abbandona contro il di lui corpo lasciandosi cingere a quel braccio e sorride alla bambina con dolcezza, con gioia. È sua, sì. E non v'è nessuno in quel mondo che potrà dire il contrario. Il sorriso che le si apre sulle labbra è radioso, estasiato, mentre una mano scivola fuori dal mantello per andare a salire lungo le proprie spalle, incontrando quella di lui. La poggia sul suo dorso, ne sfiora la pelle calda e ruvida. Nessun dubbio per chiunque li guardi di quell'appartenenza reciproca che li lega. Sente la voce del jonin andare a rivolgersi ai piccoli, un sorriso rivolto a tutti loro mentre composti e educati lasciano loro modo di passare. <Ciao bambini> li saluta Kaori con dolcezza, con un sorriso, prima di continuare quella passeggiata al fianco dell'Oboro. <Sei il loro eroe, eh?> sorride alla volta del jonin con fare intenerito, felice di quel modo sincero e innocente di ricercarlo, d'ammirarlo, da parte di quegli spiriti troppo giovani per poter ricordare il tempo in cui Raido Oboro era solamente un fallimento. La loro ammirazione è genuina, sincera, e probabilmente se anche l'albino avesse commesso qualche errore non lo avrebbero abbandonato. Avanzano stretti in quel modo gentile fino a quando il loro passo non s'arresta; lo sguardo della Hyuga viene indirizzato verso un negozio di armi ninja dalle parole dello spadaccino. Ne osserva la struttura, l'architettura, notando l'insegna appesa sopra l'architrave della porta. Squadra l'edificio con le iridi color perla cercando di memorizzarne la forma nella sua mente. È una parte di passato dell'altro, qualcosa che vuole conservare gelosamente nel cuore. <Il primo kunai non si scorda mai> sorride lei teneramente ricordando la prima volta che ha maneggiato uno di quei pugnali ninja. Era un po' come sentirsi più vicina a quel mondo, più degna di appartenervi, nonostante non sia affatto capace di maneggiarne uno. Lo sguardo viene ora portato su un altro edificio, un altro negozio sempre indicato dal kiriano. Un fioraio. Kaori osserva la struttura del luogo, i fiori esposti fuori da esso, nelle vetrine, sente l'odore di quelle piante mescolarsi all'umidità di quel luogo e ascolta le parole dell'albino. Schiude le labbra dispiaciuta da quel dire, pensando a quanto debba sentire ancora oggi la mancanza dei suoi genitori. Un dolore che lei non sa come si possa sopportare giorno dopo giorno. <Andiamoci insieme> dice dopo un poco spezzando quel silenzio, la mano a stringersi appena più forte su quella di lui attorno alle proprie spalle. <Portami da lei> mormora allora andando a ricercare il suo sguardo, la voce fattasi ora più bassa, più prudente. È qualcosa di intimo, di personale quello che gli sta chiedendo. Qualcosa cui forse non ha diritto, ma vorrebbe davvero poter porre i propri omaggi alla donna che ha portato al mondo la sua salvezza. <Vorrei... salutarla> non è esattamente il termine migliore per spiegare le sue intenzioni, ma è l'unico che riesca a venirle in mente in quel momento. [chakra: on]

12:21 Raido:
  [Centro] Il loro eroe...una domanda piuttosto strana da porre ma è quello che la giovane vede, ragazzini che guardano felici il Jonin, come se stessero guardando un eroe ma non è così, non è un eroe, non è nessuno, solo qualcuno che tiene particolarmente al suo popolo. Molta della gente del villaggio lo ha denigrato quando si è rivelato essere un mezzo fallimento, in particolare gli Oboro che hanno riposto tanto in lui per poi veder andare tutto in fumo. Anni terribili quelli passati nel villaggio, anni in cui uscire di casa è più una tortura che un piacere. Lo hanno indicato come un ninja fallimentare, immeritevole del cognome che porta, della famiglia a cui appartiene. Non merita di essere un Oboro e di definirsi tale, non merita di stare nella nebbia. Quante ne ha sentite, quanto ha sopportato in tutti quegli anni ma con il tempo l'opinione è andata a cambiarsi; combattere per il villaggio lo ha aiutato, ha dimostrato la sua forza a tutti quanti riuscendo dapprima a zittirli e poi a essere considerato un vero Oboro anche senza lo Zen, anche senza quella particolare abilità ma grazie soltanto alle proprie forze, alla determinazione del non arrendersi. Tutti a Kiri sanno ciò che ha fatto e le storie delle sue vittorie vengono raccontate dai genitori ai figli, infondo è un maestro degli Oboro ora, sa il fatto suo, si è fatto strada per tutta la sua lunga carriera da shinobi delle nebbia, una carriera giunta al culmine a soli 15 anni<Sono quello che li protegge, non un eroe, questo titolo non mi si addice>non si è mai considerato tale, non si è mai definiti un eroe del villaggio bensì un suo semplice membro, qualcuno di normale che, in fin dei conti, non ha niente di speciale se non una spada con la bocca sulla schiena. La passeggiata continua tranquilla andando a indicarle ciò che più ha plasmato il suo passato. Il fabbricante di armi e il suo primo kunai, la prima arma con cui ha cominciato a fare pratica entrando in questo mondo, divenendo un houjutser. Conserva ancora quell'oggetto in casa sua, lo tiene ben posizionato in una teca, non lascia che niente lo scalfisca e niente lo distrugga; un prezioso ricordo che vuole portare avanti per anni fino alle prossime generazioni<Ahahahahahaha>una risata verso l'affermazione da parte della ragazza, non sa perchè sta ridendo però è vero, non si scorda mai come qualsiasi altra cosa, non si scorda, ne ora, ne mai ma l'atmosfera diventa più cupa. Quella richiesta, andare a trovare sua madre, andare sulla sua tomba...non vuole, non vuole costringerla a vederlo in uno stato del genere ma come può dirle di no? Farle un affronto del genere? Non ce la fa, non ci riesce<D'accordo>proferisce parola<Andiamoci>ed è ecco che la direzione cambia. Va verso destro andando a dirigersi verso la zona del cimitero. I Passi sono più lenti del solito, cammina, tranquillo e agitato nello stesso tempo; sta per portarla dai suoi genitori, sta per farglieli conoscere, la prima che porta da loro. Arrivano in una zona del villaggio circondata da un cancelletto di ferro dove a terra vi sono tutte le lapidi delle persone scomparse<Da questa parte>calpesta il terreno passando dal cancelletto e facendosi strada tra le tombe con vari movimenti a zig zag fino a giungere nei pressi di due di esse dove, a destra vi è il padre e, a sinistra, la madre...i suoi genitori. Resta in piedi dinanzi a quelle lapidi, le guarda, le fisse senza distogliere lo sguardo<Ciao mamma>rivolgendosi a sinistra<Ciao papà>andando poi a destra. Muore ogni volta che va a trovarli, ogni volta che realizza di non essere realmente con loro<Sono tornato a casa e...voglio presentarvi una persona>va a guardare la Hyuga<Lei è Kaori>. [Chk 80/80][Samehada equip][Equip: 5 tonici per il chakra, 15 tonici coagulanti, 10 confezioni di fili di nylon, 10 fumogeni, armatura leggera (+8 alla resistenza), 50 carte bomba, 50 bomba luce, 5 fuda con all'interno un tronchetto, 50 kunai, 50 shuriken, 50 kunai a tre punte, 1 nodachi sigillata nel fuda al polso destro, 1 katana a doppia lama sigillata nel fuda al polso sinistro, 1 zanbato sigillata in un fuda sulla parte sinistra della vita, 1 wakizashi sigillata in un fuda sulla parte destra della vita, veleno stordente livello S su ogni lama]

14:11 Kaori:
 Le parole di Raido portano la Hyuga ad osservarlo con un sopracciglio inarcato, il capo appena inclinato verso destra nel guardare il suo viso, il tono sincero e sicuro col quale proferisce quelle parole. <E cos'è un eroe allora, se non questo?> domanda lei sinceramente confusa. Desidera così tanto riuscire a fargli vedere quanto lui sia importante, speciale. Non per lei, non per la sua gente, ma per tutti. Chiunque sa che darebbe anche l'anima per proteggere la sua terra, che non si risparmierebbe per difendere chi ama e questo è qualcosa che non tutti possiedono, non davvero. La sua forza non risiede nei suoi allenamenti, nei suoi muscoli, nelle sue armi micidiali. La sua potenza è nel cuore, nel desiderio sincero e incontrastato d'essere guardiano della vita. Vorrebbe così tanto permettergli di vedere se stesso attraverso i suoi occhi, ma sa che non è possibile. Sa che l'unica cosa che può fare è mostrargli chi è davvero poco per volta, lentamente. Un cammino che avrebbero intrapreso assieme, come qualunque altra cosa. Lo segue in quella passeggiata, in quell'esplorazione e osserva con attenzione ogni cosa le venga indicata. Vuole memorizzare qualsiasi cosa lui abbia da mostrarle e conservare con affetto ogni minima informazione in più su di lui, sul suo passato. Sente la di lui risata e ne viene come investita, le dà nuova forza. È la prima volta che lo sente ridere davvero: ama quel suono. Si sarebbe impegnata per lasciarlo scaturire più spesso, se lo merita dopotutto. Una vita fatta di risate, di gioia: questo vuol donargli con tutta se stessa. Ma non ora, pare. Non ora che il discorso si fa più serio, più sentito. Nomina i suoi genitori, la tomba di sua madre e un groppo va come formandosi nella gola della Hyuga mozzandole il respiro. Fa male. Fa male pensarlo solo, abbandonato da una famiglia che probabilmente lo amava con tutto il cuore. Lei ha i suoi problemi con i propri genitori, certo, ma loro sono lì. A casa, sani e salvi, ad attendere forse il suo ritorno. Senza dirlo, senza dimostrarlo, ma dopotutto le vogliono bene. Vorrebbe poter placare il suo dolore, smorzarlo, ma sa che si tratta d'una perdita che sanguinerà per sempre nel profondo. Vuole rimanergli accanto, però. Se davvero tornerà a Kusa dopo aver svolto i suoi ultimi doveri qui, probabilmente vorrà vedere i suoi genitori un'ultima volta prima della partenza. E lei vorrebbe andar con lui, ringraziare col cuore quelle due anime che le hanno consentito d'incontrarlo. D'amarlo. Così glielo chiede, glielo propone e dopo qualche attimo di triste silenzio egli accetta. Prima di seguire i suoi passi, però, Kaori va a porre una mano sul suo petto. <Aspetta> mormorerebbe con un sorriso dolce distaccandosi da lui, tentando di raggiungere il negozio di fiori ch'egli le ha indicato. Andrebbe lei a ricercare una commessa, la donna che dovrebbe essere la proprietaria, chiedendole due piccoli mazzi di agrimonie che, nel linguaggio dei fiori, stanno ad indicare gratitudine. Pagherebbe con le monete poste nella sua tasca porta oggetti e, se vi fosse riuscita, sarebbe tornata da lui con quei due piccoli mazzi di fiori gialli, vivaci. Seguirebbe ora il suo cammino, fianco a fianco, in rispettoso e mesto silenzio. Un po' si sente agitata all'idea di entrare in una sfera così privata della sua vita, forse sta sbagliando a chiedergli una simile cosa, eppure ci tiene davvero a “conoscerli”. A rendere omaggio alle loro tombe, ad avere quel minimo contatto con loro. Raggiungono il cimitero e la Hyuga segue i passi dell'albino annuendo appena alle sue indicazioni, fino a raggiungere la loro meta. Il ragazzo le indica le due lapidi e i loro passi s'arrestano. Lascia ch'egli saluti le lastre di pietra scura e, a quella presentazione, andrebbe lei a inchinarsi con fare profondo, ossequioso, per lunghi istanti. Si rialzerebbe solo dopo alcuni momenti, andando ad avanzare verso le due lapidi e inchinandosi esattamente in mezzo a loro. Poggerebbe i due mazzi di fiori dinnanzi ad ognuna di esse e poi andrebbe a poggiare le mani chiuse sulle cosce piegate, lo sguardo rivolto alle tombe. <Desideravo conoscervi da un po'> ammette lei con un sorriso gentile, imbarazzato sulle labbra. <Raido mi ha parlato con affetto di voi. Sono sicura che dovevate essere una bella famiglia> dice con tono carezzevole, gentile, poggiando una mano sulla lapide della donna, le dita affusolate e gentili a sfiorarne la pietra liscia. <E' cresciuto bene, sapete? E' una persona gentile e dall'animo nobile. Aiuta gli altri anche quando non li conosce, anche quando non spetta a lui farlo.> sorride come a voler confortare i due genitori delle sorti del loro bambino. <Ha una grande volontà d'animo, e s'impegna in tutto ciò che fa. Sorride poco, ma ci sto lavorando su> una risata spezzata, flebile, le increspa le labbra mentre si sente investire da sensazioni diverse. Timore, angoscia, dispiacere, gratitudine, tenerezza. <Non si abbatte davanti a una difficoltà, combatte sempre con coraggio. Non si lamenta mai, cerca sempre di cavarsela da sé e porta tutto sulle spalle per non far preoccupare gli altri. E' generoso e altruista e sempre educato.> Si ferma per un momento respirando a fondo, la voce che si incrina appena mentre lascia che le parole vengano fuori. <Vediamo... che altro?> mormora umettandosi le labbra per un istante. <Ah, sì. Mangia tanto, si mantiene in forma ed è poco schizzinoso anche se le verdure non gli piacciono tanto. Gli piace l'ordine, la sua casa è pulita e i vestiti sempre sistemati anche se secondo me dorme un po' poco con tutti gli allenamenti e le ronde che fa.> .. <E' gentile con le ragazze e temo che dovrò stare attenta a tenergliele lontane, però è una persona leale, quindi mi fido di lui> sorride ancora carezzando poi, con l'altra mano, la lapide del di lui padre. <Ha un gran senso dell'onore e della giustizia e soffre sempre in silenzio. E' una brava persona, un bravo figlio> Sente gli occhi pizzicare, bruciano appena, ma non vuole piangere, non vuole spezzarsi davanti a lui. Non è il suo dolore quello, ma di Raido. E lei è lì per sostenerlo, per aiutarlo, non certo per farlo preoccupare ancor di più. <E vi ringrazio, per avercelo donato. Per averlo cresciuto, educato fin quando avete potuto...> le mani si poggiano sul terreno, ora, il busto s'inclina verso il basso, il capo va quasi a sfiorar la terra nuda e umida, con le dita poste le unte verso le altre poco sotto la di lei fronte. <Mi prenderò cura del vostro bambino con tutte le mie forze, perciò non abbiate paura e riposate in pace> Lascia che il silenzio cali, che l'avvolga, che disperda la sua voce nel vento. Rimarrebbe inchinata per alcuni altri istanti prima di rialzarsi col busto, ancora inginocchiata, e rivolgere a lui il proprio sguardo. La mano a cercar la sua nel tentativo di rialzarsi, di ritornare al suo fianco. Vorrebbe abbracciarlo, vorrebbe stringerlo, vorrebbe poter colmare quel vuoto che ha nel cuore. Un vuoto che non avrebbe potuto mai riempire davvero. Non vuole prendere il posto dei suoi genitori, sostituirsi a loro. Ma vorrebbe davvero poter lenire ogni sofferenza capace di fargli sanguinare l'anima. [chakra:on]

15:24 Raido:
  [Cimitero] Cos'è un eroe? Bella domanda, forse così bella da non poter avere una risposta, forse non esiste una riposta. Cos'è un eroe? E' un qualcosa di soggettivo, non esiste una definizione generale per poterlo dire e forse è questo il peggiore dilemma. Nessuno vede se stessi come degli eroi, nessuno sa definire le caratteristiche che un eroe deve avere. Come deve comportarsi? Quali atteggiamenti deve assumere? Cosa deve fare uno per essere considerato un eroe? Tante, troppe domande su un argomento immenso ma c'è solo una piccola parte che può davvero dire cos'è un eroe, i bambini. Con i loro occhi riescono a vedere ogni cosa senza la minima difficoltà, loro sanno chi sono i veri eroi del mondo, gli unici che possono meritare questo titolo<...>ancora non risponde a tale domanda, ci riflette, pensa a cosa dire, pensa a quale risposta sia la più giusta, la più veritiera ma sta guardando troppo oltre, sta guardando oltre ciò che ha davanti agli occhi. Lo sguardo si posa sulla popolazione, sui bambini, sui genitori di quest'ultimi, su tutti coloro che passano dinanzi al Jonin<Un eroe...un padre che dopo un intero giorno di lavoro, torna a casa e gioca con i propri figli è un eroe perchè riesce a dare il giusto valore alla famiglia>si ferma per qualche secondo chinando il capo verso il basso<Un uomo che sacrifica la sua stessa saluta per far star bene la famiglia, questo è un eroe>continua a pensare a tutto questo, convinto di ogni singola parola detta, convinto di tutto quello che esce dalla di lui bocca senza rimangiarsi niente ma restando fedele al suo pensiero<Io sono soltanto che salvaguarda tutto questo>...<Il mio eroe sei tu, sei riuscita a ridarmi la felicità, mi hai salvato>lei è questo, un eroina, la sua eroina mentre lui non è nient'altro, guarda tutti quanti, fa in modo che chiunque possa fare l'eroe con la sua famiglia, essere l'eroe che ogni figlio merita di avere come padre, come genitore, come figura di riferimento da assistere, ecco cosa è lui e a cosa serve. Molti a Kiri lo un qualcuno da rispettare, un esempio da seguire ma non c'è cosa più sbagliata, non c'è fattore più sbagliato o insegnamento più inutile da dare a un figlio. La sua vita è difficile e nessuno deve seguire quelle orme, nessuno deve provare a rifare la sua stessa strada; un percorso arduo e sempre più difficile man mano che si va avanti, man mano che si cresce. Sospira, aria esce dalla bocca mentre continua a camminare verso il cimitero, verso il luogo dove riposa la sua famiglia ma la mano della ragazza va a poggiarsi sul petto, sente quella piccola pressione spingerlo all'indietro mentre la vede dirigersi verso il fioraio. La fissa, ne segue i vari movimenti creando un piccolo sorriso sulle labbra vedendo i fiori appena comprati, fiori destinati ai suoi genitori, destinati a coloro che lo hanno cresciuto in gioventù. La guarda mentre si avvicina, la sinistra si alza andando a carezzarle la guancia, la gote per poi ricominciare a camminare verso il cimitero della nebbia. Ci arrivano, si soffermano su quelle tombe, presenta Kaori ai suoi genitori per la prima volta. Per la prima volta li fa conoscere a qualcuno o qualcuna; non ha mai portato nessuno qui, tranne che se stesso, nessuno ha mai voluto incontrarli, nemmeno quella donna che gli ha fatto perdere la testa anni or-sono, nemmeno colei che l'ha fatto impazzire letteralmente. Kaori è diversa da tutte, ora sa che quella innocenza e purezza non sono scomparse ma risiedono sempre in lei, nonostante tutto ciò che vi è stato tra loro a Kusa. Resta fermo, in piedi a guardare le tombe mentre la Hyuga si avvicina, si inginocchia cominciando a parlare...di lui. Le orecchie sono tese ad ascoltare tutto quanto senza perdere una parola. Tanti complimenti, tante belle cose su di lui lo portano a sorridere mentre gli occhi iniziando a diventare lucidi, le labbra si serrano ma non smette di sorridere, specialmente quando va a riferirsi alle altre ragazze; gli fa piacere, gli fa piacere sentirlo. Pensa ai suoi genitori, vorrebbe averli li davanti, un ultima volta per far si che la conoscano, per dire loro che Kaori è quella giusta, la ragazza che lo rende felice, immensamente felice e, pian piano, quella resistenza alle lacrime cede, va a infrangersi nel momento in cui pronuncia l'ultima frase. Candida acqua va a solcare il viso dell'Oboro percorrendogli le guance e tutto il viso. Non un suono viene emesso ma continua a guardare le tombe dei genitori ed è quello che può vedere Kaori nel momento in si sarebbe girata. Un ragazzo che piange per il dolore di non avere una famiglia, per la commozione delle parole dette dalla Hyuga, per la bellezza di quel momento che entrambi stanno vivendo. Bello, doloroso, intenso, un momento che racchiude tante sensazioni, tanti sentimenti e per la prima volta, dopo anni, le sue lacrime vengono nuovamente versate, nuovamente gli occhi piangono. Non parla, non riesce a parlare ma sente soltanto il proprio cuore battere, sente il petto essere sfondato da quel battito che aumenta d'intensità a ogni momento che passa. La ama per quello che sta facendo, vuole dirglielo, dimostrarglielo per l'ennesima volta ma il corpo è bloccato, fermo e rigido in quel posto. [Chk 80/80][Samehada equip][Equip: 5 tonici per il chakra, 15 tonici coagulanti, 10 confezioni di fili di nylon, 10 fumogeni, armatura leggera (+8 alla resistenza), 50 carte bomba, 50 bomba luce, 5 fuda con all'interno un tronchetto, 50 kunai, 50 shuriken, 50 kunai a tre punte, 1 nodachi sigillata nel fuda al polso destro, 1 katana a doppia lama sigillata nel fuda al polso sinistro, 1 zanbato sigillata in un fuda sulla parte sinistra della vita, 1 wakizashi sigillata in un fuda sulla parte destra della vita, veleno stordente livello S su ogni lama]

16:25 Kaori:
 Quelle parole, quella sua definizione di eroe porta Kaori a sorridere appena, melanconica. E' una immagine tenera, dolce quella ch'egli dipinge con la sua voce, quel modo di vedere l'eroismo. Innocente, puro, forse è la rivelazione degli ultimi resti di quel se stesso un po' bambino. Quel Raido che ancora ricerca, ingenuo, la mano di suo padre, le carezze di sua madre. Traspare dalle sue parole una devozione profonda verso il concetto di famiglia. Qualcosa che intenerisce la Hyuga e al tempo stesso la spezza; sa che lui ha perduto i genitori quand'era ancora molto giovane, sa che la cosa l'ha ferito nel profondo. <Tu metti a repentaglio la tua vita per la salvezza di famiglie che non sono tue> dice lei ricercando con le dita il suo viso, il suo volto dalla pelle diafana, straziata appena da alcune cicatrici nascoste e dipinte. <Salvi persone innocenti senza neppure ricercare un ringraziamento. Anche questo è eroismo> tenterebbe lei di sorridere andando poi ad udire quelle parole che le carezzano e sconvolgono il cuore. Tenterebbe di sollevarsi sulle punte, di rubargli un bacio leggero, dolce, di carezzare il suo viso con fare cauto, troppo toccata dal significato profondo di quelle parole per riuscire a esprimere un ringraziamento adeguato. <Ti amo...> un sussurro leggero, sentito, che le esce dal cuore. Un momento dolce, romantico che i due condividono in quella terra per lui natia, un attimo fatto di perpetua dolcezza che, tuttavia, fa ad infrangersi quando s'incamminano verso il cimitero. Silenziosi, lenti, leggermente distanti in quel cammino doloroso e amaro. Kaori si sente agitata, si sente un po' intrusa in quel momento, ma vuole approfittare di quell'occasione per porgere i suoi omaggi e ringraziamenti alle due persone che in quel mondo le hanno fatto, senza saperlo, il regalo più meraviglioso di tutti. Qualcuno magari troverebbe la scena stupida, ridicola, nel vedere questa ragazza china a parlare con due lastre di pietra. Chiacchierare, conversare come se avesse dinnanzi due persone reali e in salute, eppure a lei non importa. Per lei loro sono ancora lì, al fianco del figlio. È davvero convinta che, ovunque i loro spiriti riposino, la sua voce possa raggiungerli. E no, non parla del guerriero, del jonin, del Maestro Oboro che tutti rispettano e salutano per strada. Non racconta loro delle sue battaglie, delle guerre combattute e vinte, dei doveri assolti. Non racconta lei del ninja che è alle sue spalle, ma si limita a raccontare di un uomo. Un ragazzo che quelle persone non hanno potuto conoscere, non hanno potuto vederlo crescere, maturare, cambiare. Racconta loro quello che ne è stato del loro bambino, del figlio prediletto. Rassicura sua madre della sua impeccabile educazione, delle sue condizioni di salute, della sua personalità gentile ma un po' distaccata. E racconta a suo padre dei suoi ideali, dei valori che lo hanno reso resistente e volenteroso. Racconta loro la storia di una persona cresciuta con le sue sole forze e li ringrazia. Li ringrazia di averlo portato al mondo, di averle concesso di incontrarlo, conoscerlo, amarlo. Prega silenziosamente, nella sua mente, affinché gli rimangano sempre accanto, affinché siano fieri dell'uomo che è divenuto e che possano sentirsi in pace a saperlo in salute e forte. Lo fa mentre è china dinnanzi a loro, piegata quasi a sfiorar con la fronte il terreno sotto di lei. Li saluta un'ultima volta e si rialza, andando a ricercare ora il di lui sguardo. Scorge il suo viso rigato di lacrime salate, di un dolore che liquido percorre il suo volto andando a rompere quell'espressione sicura e forte che ha sempre con sé. Si rialza in piedi, Kaori, muovendo un passo appena verso la direzione alle proprie spalle, verso di lui, tentando di portare le proprie braccia a cingergli il capo. Tenta di sollevarsi sulle punte dei piedi così da guadagnare qualche altro centimetro e di poggiare il di lui viso contro la propria spalla. Vorrebbe ch'egli sfogasse il suo dolore, la sua paura, lasciandola fluire in lei. Vuole essere il suo sostegno, la sua forza. Vuole prendere su di sé quella sofferenza e donargli quell'attimo di pace ch'egli merita. Cercherebbe di carezzare la chioma d'argento, di accoglierlo fra le sue piccole e fragili braccia per donargli riparo e protezione. Cercherebbe di cullare quel dolore salato che gli imperla gli occhi poggiando il capo contro il suo, le labbra a sfiorare appena la sua testa, fra i capelli candidi come neve. <Va bene piangere> lo rassicurerebbe in un sussurro, la voce dolce, flebile, a giungere al suo orecchio se fosse riuscita a portare il di lui capo sulla propria spalla. <Puoi concederti un attimo di debolezza, ci sono io a proteggerti> mormora sincera, premurosa, quasi una madre che culla il proprio bambino dopo un incubo spaventoso. Ha promesso a Raido prima ed anche alla sua famiglia ora che si sarebbe presa cura di lui ed ha tutta intenzione di mantenere il suo voto. Non deve essere forte per sempre, non deve tenere tutto sulle sue spalle, non ora, non con lei. <Ci sono io qui...> sussurra ancora premendolo con dolcezza contro di sé, cercando di stringer l'abbraccio, di fargli sentire il calore del suo affetto tutt'attorno a lui. Non l'ha mai visto così vulnerabile, così nudo dinnanzi a sé. Neppure durante le notti trascorse assieme, neppure dopo quel loro unirsi può dire di averlo mai visto così indifeso come adesso. Non il corpo, ma la sua anima a venir svelata, mostrata apertamente nel modo più fragile e semplice: le lacrime. Sentimenti che prendono forma fisica e fluiscono dal suo corpo scivolando via da lui. Non permetterebbe a nessuno di vederlo in quello stato, di assistere alla sua fragilità. Gelosa di quell'attimo, di quel dolore ch'egli s'è concesso di lasciar scaturire. Desidera prendersene cura, alleviarlo lei sola, così da sapere che nessuno possa approfittarne per fargli del male. Desidera solamente proteggerlo, stringerlo e permettergli di liberarsi di tutto quel male che gli pervade l'anima e lo spirito. [chakra: on]

17:23 Raido:
  [Cimitero] Non ha mai pianto dall'ultima volta, ovvero da quando suo padre è morto, si è ripromesso di non farlo più, di non rendere più così evidenti i suoi sentimenti verso gli altri. Ha impedito a se stesso di piangere, anche quando ha dichiarato a Kaori di essere il suo sole, si è rifiutato di versare le lacrime costringendosi a restare calmo senza mostrare niente. Una prova di forza e resistenza la sua che lo ha messo in crisi ma ci è riuscito, ha resistito e vinto contro se stesso ma ora, ora è completamente diverso. Le parole di Kaori arrivano dirette al proprio cuore, vanno a sciogliere quella minuscola quantità di ghiaccio rimastagli, la stessa che gli ha impedito di piangere quel giorno nella sua casa a Kusa; un ghiaccio maturato con il passare degli anni, con ogni sua vicenda riuscendo a rendere quel cuore nulla più che un oggetto di ornamento, una scultura posta solo perchè il corpo ne ha bisogno per vivere. Ma è arrivata lei e pian piano ha scavato quel ghiaccio con le sue mani, lo ha riscaldato con i suoi baci e il "ti amo" di prima ne è la prova più certa. Un caldo immenso, confortante e accogliente che lo abbraccia giorno dopo giorno rendendolo vivo, umano. Quelle lacrime che gli solcano il viso non sono calde, non riscaldano il volto de Jonin bensì son fredde, gelate rendendo il tutto più amaro ma è contento, contento di essere riuscito a farle scendere, contento di aver fatto scongelare il ghiaccio e di vederlo sotto forma di acqua andare via. Leggero come non mai, ogni peso scompare, ogni forza estranea se ne va lasciandolo, rendendolo libero di agire come vuole, di essere ciò che vuole. Finalmente la vita gli sorride, gli va incontro cercando di aiutarlo nel suo cammino; prima Kaori, poi queste lacrime e cosa in futuro? Ha sofferto tanto per la morte dei suoi genitori, ha sofferto come non mai per l'abbandono di quella donna, ha sofferto per il clan che gli ha voltato le spalle, ha sofferto per il villaggio che lo ha criticato ma ora no, ora è felice, felice di essere qui, di stare con lei, felice di aver trovato qualcuno che possa far uscire il meglio di lui. Gli occhi restano fissi a fissare le tombe dei suoi cari, ne legge i nomi, la data di nascita e di morte, legge tutto ciò che vi è scritto sopra focalizzando le loro immagini nella mente rendendole vive, reali ma l'attenzione viene attirata proprio dalla Hyuga. La vede mettersi dinanzi a se, alzarsi sulle punte e come d'istinto va a poggiare la testa sulla sua spalla, dolcemente, lentamente senza fare forze o pressione, semplicemente si appoggia cercando quel conforto che per troppo tempo non ha avuto, il conforto da sempre negato. Resta fermo sul di lei corpo sentendone il calore, il corpo mentre le braccia vanno ad allargarsi per portarsi sulla schiena della giovane cingendola in un abbraccio. La stringe a se, la tiene stretta mentre il capo va ancora più avanti sulla sua spalla e in quel momento le sue parole diventano vere. Lei ha promesso di proteggerlo e così sta facendo, in questo momento in cui è più debole, più fragile e vulnerabile e anche lui ha ragione perchè lei, lei è la sua eroina; lo sta salvando anche in questo momento, sta salvando il suo corpo, la sua anima da qualunque pericolo, lo protegge, rendendolo sicuro. Le mani le toccano il fianco, lo carezzano portando il di lei corpo ancora più vicino al suo per prenderne la forza e l'amore che è capace di dargli. L'amore che prova nei suoi confronti non è mai stato tanto forte come in questo momento; ora capisce che davvero l'ama, capisce che non può stare senza di lei, la sua forza e ragione di vita in questo mondo, l'unica che riesce a farlo vivere nonostante tutto, nonostante se stesso, nonostante il suo carattere. Si stacca leggermente andando a ricercarne gli occhi, ne ricerca lo sguardo<Ti amo>non dice altro, non la bacia nemmeno, non vuole farlo ma solo comunicarle questo, dirle che l'ama sperando che i sentimenti impressi nei suoi occhi possano bastare a farle capire quanto questo sentimento sia grande. [Chk 80/80][Samehada equip][Equip: 5 tonici per il chakra, 15 tonici coagulanti, 10 confezioni di fili di nylon, 10 fumogeni, armatura leggera (+8 alla resistenza), 50 carte bomba, 50 bomba luce, 5 fuda con all'interno un tronchetto, 50 kunai, 50 shuriken, 50 kunai a tre punte, 1 nodachi sigillata nel fuda al polso destro, 1 katana a doppia lama sigillata nel fuda al polso sinistro, 1 zanbato sigillata in un fuda sulla parte sinistra della vita, 1 wakizashi sigillata in un fuda sulla parte destra della vita, veleno stordente livello S su ogni lama]

18:04 Kaori:
 Rimangono così, in silenzio, cullati dalla brezza frizzantina, immersi in una nebbia perenne in quel Villaggio che ne prende persino il nome. Permangono immobili, uniti, dinnanzi quelle tombe davanti le quali Kaori sente di poter giurare il suo amore per lui. Il calore del suo corpo l'avvolge, le sue mani la cingono per la schiena, la vita, premendola contro il proprio petto, il proprio corpo. La sostiene e al tempo stesso fa di lei il suo sostegno. La Hyuga si sente per la prima volta, in qualche modo, forte. Si sente capace di poter gestire quel momento, di poter affrontare e sopportare il di lui dolore cullandolo fra le proprie braccia. Lei che si è sempre vista insignificante, piccola, incapace, inadatta, debole. Lei che non ha mai creduto davvero nelle sue capacità adesso si ritrova a sentirsi come padrona della situazione. Sicura, seria, sa che può farcela, che può proteggerlo dal dolore che lo sta investendo e travolgendo dall'interno. Non realizza che è un'ondata destinata ad abbandonarlo, un'esplosione che lo avrebbe lasciato libero di quei limiti e di quelle barriere che s'era imposto; vede solo il dolore scivolare salato dalle sue gote e null'altro conta. Deve salvarlo, deve proteggerlo. E può farlo, può farlo davvero perchè lei lo ama ed è l'unica certezza sulla quale può scommettere persino la vita. Può riuscire a gestire questa situazione, può farlo per lui. Non dice altro, non chiosa nessun'altra parola, limitandosi a stringerlo a sé, a carezzare i capelli candidi, il capo chino. Lo lascia libero di svuotarsi, di far scolare via quella sofferenza liquida e attende tranquilla che si rialzi. Perchè lo sa, si sarebbe rialzato. Lo fa sempre, lo fa da tutta una vita. Il suo bambino dalle spalle stanche... è felice dentro di sé di poter sostenere quel suo dolore, di poterlo vegliare in un attimo di così sincera e spontanea debolezza. È felice di poter essere il porto sicuro ove egli sta cercando rifugio ed in qualche modo la sicurezza con la quale si cura di lui la fa sentire diversa. Più grande, più adulta. Cresciuta. Avverte il corpo di Raido andare a scostarsi appena dal proprio, il suo capo a rialzarsi dalla propria spalla per andare a ricercare il suo sguardo, i suoi occhi. Si osservano in silenzio per un attimo soltanto prima che lui pronunci quelle parole. Una carezza al cuore che lenisce ogni ferita e ogni paura. Una dolcezza che le si riverbera dentro facendola sentire immensa per un breve, infinito istante. Le labbra di lei si distendono appena in un sorriso commosso, felice, mentre la mano che aveva fino a poco prima fra i suoi capelli andrebbe ora a scivolare sul di lui viso in una dolce, morbida carezza. <Ed io amo te> mormora lei sentendo di doverlo dire ancora una volta, di doverglielo ripetere, dimostrare. Potesse glielo ripeterebbe all'infinito, all'orecchio, fino a quando quelle parole non avrebbero perso di significato e, al tempo stesso, non fossero rimaste le uniche ad avere valore. <Voglio farlo per tutta la mia vita. Voglio farlo per sempre ed anche oltre> aggiungerebbe lasciando che il proprio pollice carezzi il suo viso, la gota striata di quelle zanne scarlatte. Una promessa, quella. Un desiderio che avrebbe fatto di tutto per realizzare e mantenere, un bisogno profondo di rassicurarlo nonostante la forza e la decisione che traspare dalle sue iridi liquide. <Perciò non aver timore, amore mio> aggiungerebbe guardandolo negli occhi, la voce sfumata d'una dolcezza profonda, viva. <Sarò sempre pronta a scostare da te ogni dolore> Anche quando sarebbero stati distanti, anche se fossero stati lontani l'uno dall'altra. Gli sarebbe bastato raggiungerla e le sue braccia sarebbero sempre state pronte ad accoglierlo, a proteggerlo. Ad amarlo. Ecco allora che allora le mani della genin andrebbero a scivolare verso il basso, sotto la mantella, a cercare nella tasca porta oggetti qualcosa. Fruga per qualche attimo prima di andare poi ad estrarne un nastro per capelli, uno speciale che ha sempre portato con sé senza mai indossarlo. Rosso, scarlatto come il sangue, sprovvisto del gemello perduto in qualche scontro. Un regalo che le fu dato da sua madre quand'era piccola e che ha sempre conservato con cura. Lo rigira fra le dita per qualche attimo prima di cercare di prendere la di lui mano, la sinistra. Tenterebbe lei di andare ad avvolgere il di lui mignolo con un capo di quel nastro, facendoci un laccio leggero. Andrebbe ad avvolgere l'altra estremità attorno al suo stesso dito, il medesimo di quello altrui, sollevando infine la mano, quel collegamento scarlatto ad unirli. <Il filo rosso del destino> sorriderebbe allora teneramente, ingenuamente, osservando quel nastro unirli in modo semplice. <Io credo davvero che ci unisca. Fin dall'inizio, fin dal principio... è sempre stato qui> mormora chinando lo sguardo sul proprio mignolo, le dita della destrorsa a sfiorare il nastro legato attorno ad esso. <Credi che sia pazza?> sorriderebbe allora sollevando ingenuamente lo sguardo verso di lui. [chakra:on]

10:30 Raido:
  [Cimitero] Tutti lo vedono come una persona forte, uno su cui si può sempre fare affidamento. Sempre composto, sicuro di se in ogni occasione, in ogni momento. Persino durante le varie battaglie a Kusa non si è mai scomposto restando sempre se stesso. Forse questo ha dato una facciata diversa di ciò che è realmente e nessuno riesce a capirlo, riesce a vedere oltre il Jonin che mostra di essere a tutti quanti e ora, invece, si mostra per quello che è. Qualcuno di molto fragile, persino di più della stessa Kaori che si è sempre considerata debole, inutile quando, in verità, è la più forte tra i due. Da quando l'ha conosciuta ha capito quanto bassa fosse la di lei autostima, quanto per anni l'hanno denigrata per non essere all'altezza del nome che porta, del clan di cui fa parte...proprio come lui ma perchè è più forte? Ha capito subito, nell'immediato di dover reagire sfogandosi con lo stesso Oboro, buttando fuori tutto ciò che vi è in lei riuscendo a crescere e ad accrescere la sua forza secondo dopo secondo. Ecco la sua forza ed ecco come lui, con lei, si sente completo in ogni modo possibile, sente come se una parte di se fosse tornata a renderlo nuovamente umano, nuovamente qualcuno che è in grado di vivere. Non si vergogna delle lacrime che gli bagnano il viso, dell'acqua che scende dai di lui occhi; si sente solo libero, libero di poter essere ciò che è realmente senza essere giudicato ancora una volta da tutti, libero di vivere la propria vita come meglio crede. Kaori non lo sa ma gli ha ridonato una speranza oramai perduta con il tempo, una speranza persa per colpa di ogni singola esperienza vissuta durante l'arco di tutta una vita. Tiene il capo poggiato sulla spalla ancora per qualche secondo, assorbire quella sensazione di sicurezza che solo lei è capace di infondergli, sentirsi al sicuro e protetto da ogni male o cosa che tenta di distruggere tale momento. Respira piano anche se il cuore sta per sfondare il petto mentre le ultime lacrime finiscono di rigargli il viso lasciando quelle piccole macchie tipiche dell'acqua delle lacrime. Si scosta pronunciando quelle parole, semplici parole, insignificanti in molti casi ma mai così giuste come in questo momento. La guarda negli occhi mentre le pronuncia, vuole vedere quegli occhi perlacei, la prima cosa che lo ha attirato di lei e da lei, occhi meravigliosi in grado di far tornare la pace anche nell'animo più combattuto, in grado di far tornare la luce anche alla persona più oscura. Sorride, lievemente, una piccola increspatura delle labbra sentendo le di lei parole uscire come una canzone, come una dolce melodia per dare la pace a una mente distrutta dal passato a dal proprio pensiero, una pace terrena immensa. Star così, con lei, è questo che vuole per tutta la vita; adesso è lei la sua famiglia e un tocco va a posarsi sulle spalle di Raido. Dietro di se le figure dei genitori vanno a formarsi, forse solo una piccola visione, forse solo qualcosa di astratto ma loro sono sempre li con lui, vegliano su di lui ed è quello che può vedere la Hyuga, vedere le figure che hanno fatto nascere Raido, che lo hanno portato al mondo ma non lo hanno mai lasciato, nemmeno dopo la morte<Sei la mia pace>quando è con lei ogni dolore viene meno, tutta la sofferenza sparisce rendendolo libero e felice ma osserva. Osserva le movenze della ragazza mentre cerca nelle proprie tasche, una vena di curiosità si palesa sul volto del giovane per poi vedere quel piccolo nastro rosso, semplice ma forse significativo. Si fa prendere la mano, legare al proprio dito unendolo al suo, unendo le loro vite in un gesto simbolico. Non sa cosa dire, ne che espressione fare, sorpreso, questo è certo ma non sa cosa dire<Il destino>quante volte ha maledetto il destino per averlo costretto a vivere una vita del genere, quante volte ha pensato che il fato si fosse messo contro di lui per rendergli la vita impossibile ma ora, adesso, non può credere che questo sia tutto opera del destino, non è per causa sua che si sono incontrati e uniti<No>lo dice ad alta voce, non concorda con quelle affermazioni, con quello che dice, non è il destino<Siamo noi a crearci il nostro destino. Quel giorno a casa mia ero tentato di mandarti via, non volevo farti soffrire per causa mia, non volevo vederti piangere ma alla fine ho scelto il contrario. Ho deciso di volermi dare una possibilità e ho fatto la scelta giusta. Ho scelto tra l'essere solo e amarti>lui si è creato il proprio futuro, il destino non li ha uniti, loro hanno deciso di unirsi<Non sei pazza e questo filo rappresenta il legame che sei riuscita a costruire con uno che è più simile a un pezzo di ghiaccio che a un uomo>una lieve risata scaturisce dalla di lui bocca ma è vero, tutto quanto vero<Io ci sarò sempre, sei il mio futuro>ancora non fa niente ma resta a guardarla, resta a fissarle gli occhi. Le lacrime sono scomparse, non piange più, si è ripreso, si è rialzato sconfiggendo quel piccolo momento di debolezza e forse, anche lui, è divenuto più forte di quanto non lo fosse prima. [Chk 80/80][Samehada equip][Equip: 5 tonici per il chakra, 15 tonici coagulanti, 10 confezioni di fili di nylon, 10 fumogeni, armatura leggera (+8 alla resistenza), 50 carte bomba, 50 bomba luce, 5 fuda con all'interno un tronchetto, 50 kunai, 50 shuriken, 50 kunai a tre punte, 1 nodachi sigillata nel fuda al polso destro, 1 katana a doppia lama sigillata nel fuda al polso sinistro, 1 zanbato sigillata in un fuda sulla parte sinistra della vita, 1 wakizashi sigillata in un fuda sulla parte destra della vita, veleno stordente livello S su ogni lama]

11:05 Kaori:
 Le labbra di Kaori vanno a schiudersi quando nota quelle figure palesarsi e comparire, astratte, alle spalle di lui. Sgrana appena gli occhi nel vedere le mani dei due poggiarsi sulle spalle del ragazzo, quei sorrisi felici e orgogliosi, quei lineamenti che insieme le ricordano terribilmente la fisionomia della sua luna personale. Non sa se sia solo un effetto ottico dovuto alla nebbia ed alla sua immaginazione, se si tratti del suo solo desiderio di sapere i due sempre accanto a lui, ma per un istante soltanto, decide di credere che sia tutto vero, che semplicemente i suoi genitori siano sempre stati accanto a lui, pronti a vegliare e proteggere il loro unico bambino. Distende le labbra in un sorriso leggero, gentile, commosso, prima d'udire la voce di Raido fendere il silenzio di quel mattino umido. Quelle parole che la rasserenano, la cullano, la fanno sentire immensamente fortunata ad averlo incontrato. Ma sarà poi stata fortuna, la sua? Dopotutto lei non ha mai creduto al caso, non è nella sua natura. Non dice nulla, non risponde a quel commento lasciando che quel sorriso pieno e luminoso risponda per lei andando ad illuminarle persino lo sguardo. Va invero a cercare quel nastro, quel filo rosso che vorrebbe legare alle loro dita, quel collegamento atto a simboleggiare la loro unione voluta e programmata dagli Dei stessi prima ancora che da loro. Lui lascia che lei giochi con quel nastro, che lo leghi attorno al suo dito, e la rassicura. Non la crede pazza, no; tuttavia non crede neppure nel fato, al fatto che qualcuno possa aver deciso che si sarebbero incontrati, voluti, amati. È stata una sua scelta, quella. Ma lo sarà stata davvero...? Kaori non può fare a meno che pensare a quella visione, ancora. Quelle immagini descritte dall'Uzumaki che ancora si riversano nella sua mente, facendo da sottofondo ad ogni altro pensiero. Una preoccupazione mai svanita davvero ma che va invero intensificandosi ogni istante di più. Man mano che il loro legame si rafforza, che il loro amore si fa più intenso, più reale, quella paura va crescendo. È come se si nutrisse dei suoi stessi sentimenti facendo di esso semplice e banale cibo. Ascolta le sue parole, quel suo dire, mordendosi il labbro inferiore con fare nervoso, teso. Incerto. Un sorrisetto le vien strappato da quella battuta ch'egli le offre portandola a ricercare la sua mano, quella a cui è collegata tramite quel nastrino rosso. <Non ti ho mai visto come un pezzo di ghiaccio> dice lei cercando di rassicurarlo, di smontare quella visione ch'egli ha di se stesso, quel modo di vedersi come quasi estraneo al mondo intero. <Ho sempre pensato che fossi una fonte di luce calda e piacevole> rivela sincera, senza alcun imbarazzo, cercando di intrecciare le proprie dita alle sue, se gliel'avesse permesso. <Però... io credo davvero nel destino> sospira lei espirando piano, le labbra a venir umettate lentamente. <Quando sei venuto a Konoha a rendere omaggio ai nostri caduti, non v'era nessuno lì attorno. Arrivai io perchè quella sera sentivo di voler andare lì. È stato un caso che proprio io, in tutto il Villaggio, abbia sentito il bisogno di andare nello stesso luogo ove eri tu?> domanda lei rialzando ora lo sguardo su di lui, le iridi perlacee a ricercare le sue con fare quasi bisognoso. <A questo mondo non esistono coincidenze. Esiste solo l'inevitabile> mormora lei con un sorriso amaro. È quello in cui crede, in cui crede da sempre. E a confermar ancor di più questo suo pensiero è quella visione. Quelle immagini viste e vissute dal consigliere dei Custodi del Fuuinjutsu che non riesce a considerare estranei alla sua stessa persona, a loro. Egocentrica, forse. Ma cos'altro potrebbe star a significare quell'incontro del sole e della luna da lui descritto? Lascia che i propri denti vadano a stringere e fermare il labbro inferiore in una morsa indecisa, nervosa, prima di inspirare a fondo e chiudere per un istante le palpebre. <Usciamo da qui, voglio dirti una cosa> propone infine con un sospiro stanco, affaticato, desiderando di lasciare ai morti la loro pace senza riversare su di loro quelle verità pericolose che ha bisogno di rivelargli. Se è davvero come lei crede è giusto che lui sappia, che glielo dica. È qualcosa che, dopotutto, dovranno affrontare insieme. Se l'altro avesse acconsentito, ecco che Kaori andrebbe allora ad inchinarsi nuovamente, profondamente, dinnanzi alle tombe dei di lui genitori e, dopo un ultimo, sentito saluto, ecco che sarebbe andata ad avanzare alla ricerca dell'uscita da quel luogo sacro. Avrebbe avanzato al di lui fianco in completo silenzio sentendo il cuore batterle impazzito nel petto, una verità scomoda che rischiava di uscirle di bocca da un momento all'altro, con prepotenza. Avrebbe atteso di raggiungere l'esterno del cimitero, di fare solo qualche altro metro all'esterno di esso prima di fermarsi e rivolgersi verso di lui. <Ricordi quando quella volta, a casa tua, è iniziato tutto?> avrebbe mormorato lei ricercando il suo sguardo, le sue iridi color dell'oro. <Quando per la prima volta dicesti ch'ero il tuo sole?> avrebbe chiesto, pochi istanti dopo, prima di tacere. Non avrebbe mai dimenticato, lei, quel giorno. La mattina in cui tutto era iniziato, in cui tutto era avvenuto. Quel primo bacio che sapeva di lacrime, di paura, perchè no, non voleva essere la sua condanna, la sua maledizione. Non poteva permettersi di divenire per lui l'inizio di una inevitabile fine. Non riesce a continuare, a dire altre parole, per ora. Lascia che lui le risponda, che si prepari, lentamente a quanto sta per arrivare. [chakra: on]

15:12 Kaori:
 Le labbra di Kaori vanno a schiudersi quando nota quelle figure palesarsi e comparire, astratte, alle spalle di lui. Sgrana appena gli occhi nel vedere le mani dei due poggiarsi sulle spalle del ragazzo, quei sorrisi felici e orgogliosi, quei lineamenti che insieme le ricordano terribilmente la fisionomia della sua luna personale. Non sa se sia solo un effetto ottico dovuto alla nebbia ed alla sua immaginazione, se si tratti del suo solo desiderio di sapere i due sempre accanto a lui, ma per un istante soltanto, decide di credere che sia tutto vero, che semplicemente i suoi genitori siano sempre stati accanto a lui, pronti a vegliare e proteggere il loro unico bambino. Distende le labbra in un sorriso leggero, gentile, commosso, prima d'udire la voce di Raido fendere il silenzio di quel mattino umido. Quelle parole che la rasserenano, la cullano, la fanno sentire immensamente fortunata ad averlo incontrato. Ma sarà poi stata fortuna, la sua? Dopotutto lei non ha mai creduto al caso, non è nella sua natura. Non dice nulla, non risponde a quel commento lasciando che quel sorriso pieno e luminoso risponda per lei andando ad illuminarle persino lo sguardo. Va invero a cercare quel nastro, quel filo rosso che vorrebbe legare alle loro dita, quel collegamento atto a simboleggiare la loro unione voluta e programmata dagli Dei stessi prima ancora che da loro. Lui lascia che lei giochi con quel nastro, che lo leghi attorno al suo dito, e la rassicura. Non la crede pazza, no; tuttavia non crede neppure nel fato, al fatto che qualcuno possa aver deciso che si sarebbero incontrati, voluti, amati. È stata una sua scelta, quella. Ma lo sarà stata davvero...? Kaori non può fare a meno che pensare a quella visione, ancora. Quelle immagini descritte dall'Uzumaki che ancora si riversano nella sua mente, facendo da sottofondo ad ogni altro pensiero. Una preoccupazione mai svanita davvero ma che va invero intensificandosi ogni istante di più. Man mano che il loro legame si rafforza, che il loro amore si fa più intenso, più reale, quella paura va crescendo. È come se si nutrisse dei suoi stessi sentimenti facendo di esso semplice e banale cibo. Ascolta le sue parole, quel suo dire, mordendosi il labbro inferiore con fare nervoso, teso. Incerto. Un sorrisetto le vien strappato da quella battuta ch'egli le offre portandola a ricercare la sua mano, quella a cui è collegata tramite quel nastrino rosso. <Non ti ho mai visto come un pezzo di ghiaccio> dice lei cercando di rassicurarlo, di smontare quella visione ch'egli ha di se stesso, quel modo di vedersi come quasi estraneo al mondo intero. <Ho sempre pensato che fossi una fonte di luce calda e piacevole> rivela sincera, senza alcun imbarazzo, cercando di intrecciare le proprie dita alle sue, se gliel'avesse permesso. <Però... io credo davvero nel destino> sospira lei espirando piano, le labbra a venir umettate lentamente. <Quando sei venuto a Konoha a rendere omaggio ai nostri caduti, non v'era nessuno lì attorno. Arrivai io perchè quella sera sentivo di voler andare lì. È stato un caso che proprio io, in tutto il Villaggio, abbia sentito il bisogno di andare nello stesso luogo ove eri tu?> domanda lei rialzando ora lo sguardo su di lui, le iridi perlacee a ricercare le sue con fare quasi bisognoso. <A questo mondo non esistono coincidenze. Esiste solo l'inevitabile> mormora lei con un sorriso amaro. È quello in cui crede, in cui crede da sempre. E a confermar ancor di più questo suo pensiero è quella visione. Quelle immagini viste e vissute dal consigliere dei Custodi del Fuuinjutsu che non riesce a considerare estranei alla sua stessa persona, a loro. Egocentrica, forse. Ma cos'altro potrebbe star a significare quell'incontro del sole e della luna da lui descritto? Lascia che i propri denti vadano a stringere e fermare il labbro inferiore in una morsa indecisa, nervosa, prima di inspirare a fondo e chiudere per un istante le palpebre. <Usciamo da qui, voglio dirti una cosa> propone infine con un sospiro stanco, affaticato, desiderando di lasciare ai morti la loro pace senza riversare su di loro quelle verità pericolose che ha bisogno di rivelargli. Se è davvero come lei crede è giusto che lui sappia, che glielo dica. È qualcosa che, dopotutto, dovranno affrontare insieme. Se l'altro avesse acconsentito, ecco che Kaori andrebbe allora ad inchinarsi nuovamente, profondamente, dinnanzi alle tombe dei di lui genitori e, dopo un ultimo, sentito saluto, ecco che sarebbe andata ad avanzare alla ricerca dell'uscita da quel luogo sacro. Avrebbe avanzato al di lui fianco in completo silenzio sentendo il cuore batterle impazzito nel petto, una verità scomoda che rischiava di uscirle di bocca da un momento all'altro, con prepotenza. Avrebbe atteso di raggiungere l'esterno del cimitero, di fare solo qualche altro metro all'esterno di esso prima di fermarsi e rivolgersi verso di lui. <Ricordi quando quella volta, a casa tua, è iniziato tutto?> avrebbe mormorato lei ricercando il suo sguardo, le sue iridi color dell'oro. <Quando per la prima volta dicesti ch'ero il tuo sole?> avrebbe chiesto, pochi istanti dopo, prima di tacere. Non avrebbe mai dimenticato, lei, quel giorno. La mattina in cui tutto era iniziato, in cui tutto era avvenuto. Quel primo bacio che sapeva di lacrime, di paura, perchè no, non voleva essere la sua condanna, la sua maledizione. Non poteva permettersi di divenire per lui l'inizio di una inevitabile fine. Non riesce a continuare, a dire altre parole, per ora. Lascia che lui le risponda, che si prepari, lentamente a quanto sta per arrivare. [chakra: on]

16:06 Raido:
  [Cimitero] Le mani dei genitori sono calde, riscaldano quel corpo gelido che da sempre contraddistingue il Jonin, un corpo distaccato quanto la propria mente, si è sempre tenuto lontano da tutto e da tutti cercando di non avere più delusioni, di non essere più triste. Li sente, ora più che mai sente la loro presenza al proprio fianco, sente l'amore della sua famiglia diventare più forte minuto dopo minuto, sente l'amore di Kaori attraversarlo, sente il proprio amore crescere di minuto in minuto e quel nastro è il loro simbolo, il simbolo di quello che vi è tra loro. Gli occhi vanno a puntarsi ancora una volta sulla ragazza osservandone i movimenti delle labbra, osservando quei piccoli morsi, qualcosa non va, qualcosa non va per il verso giusto. Sorride lievemente mentre sentendo quell'affermazione. Una persona calda e piacevole...ma non è così, non è affatto così; se solo sapesse che durante il loro primo incontro le ha mentito riguardo l'energia vitale, l'energia gialla che scorre nel kunai. Non è vita, è solo la sua innata che prende forma, solo la sua abilità che avanza. L'ha fatto per renderla più sicura di se, più forte ma il freddo, il gelo che vi è nel suo cuore vi era ancora, un gelo oramai sciolto e distrutto dall'affetto della ragazza, da ciò che prova per lui e poi ecco, il destino torna nuovamente a frapporsi tra loro, a mettere dubbi su dubbi sulla sua reale esistenza. E' il destino che li ha fatti incontrare? E' solo un loro volere oppure è successo tutto per puro caso? Alcuni dicono che il caso non esiste, altri invece che tutto ciò che succede è puro volere del caso e quindi non vi è niente di programmato. A chi dare retta? A chi rendere conto? Non ne ha idea, sa solo che se il destino esistesse, gli ha solo procurato più danni che altro ma la ragazza gli fa notare il loro primo incontro, la prima volta che si sono visti in quel di Konohagakure, alle praterie della memoria, luogo dove riposano i defunti. Li, andato per rendere omaggio a coloro che hanno difeso il paese in passato e che ora riposano per l'eternità, li, dove la Hyuga ha messo piede per portare omaggio ai suoi cari. Un insieme di eventi, uno dopo l'altro e l'indecisione aumenta<Non lo so>commenta a bassa voce ma abbastanza alta da poter essere sentito. Non lo sa davvero se è come dice lei<Non so se è per causa mia che si siamo incontrati. All'epoca eravamo due sconosciuti, mai visti prima, mai incrociati. Tu da Konoha e io da Kiri, troppo lontani per essere partecipi del disegno del destino>è tutto un caso, fortuito, certo ma sempre un caso. Forse è davvero inevitabile, forse lo è sul serio eppure...non riesce ad accettarlo, non riesce a dire che è come dice lei<Conosci la mia storia e se davvero fosse opera del destino, mi chiedo perchè mi ha riservato tutto questo. Perchè togliermi tutto per 26 anni e poi donarmi te? Se le cose stanno davvero così, ho paura, paura di perdere te come ho perso tutti gli altri>il segno che il ghiaccio nel proprio cuore è sciolto, si sta aprendo, sta esponendo le sue paure una dopo l'altra senza risparmiarsi. Deve sapere tutto di lui, sapere ciò che è, ciò che sente in ogni singolo momento della vita, anche quando la tristezza inizia a farla da padrone. Deve tanto a lei e tenere ogni cosa dentro per sembrare forte non è giusto, non può farlo e non vuole farlo, mai più. La osserva mentre fa un ultimo inchino verso le tombe dei propri genitori e poi quella frase. Stranito dal comportamento ma acconsente<Mamma, papà, ci vediamo>un cenno del capo in loro direzione mentre va a seguire la ragazza. Il passo e lento, attraversano tutto il cimitero passando davanti a varie tombe di vari eroi, di criminali, tutto insieme e tra questi è possibile scorgere la tomba dello stesso Zabuza, mukenin della nebbia e ora un semplice ninja, un grande spadaccino da venerare. Un maestro la cui abilità nell'uso della spada supera di gran lunga ogni possibile immaginazione ma una volta fuori gli occhi vanno a ricercare quelli di lei, vanno a ricercarne lo sguardo cercando di capire che cosa l'affligge. La stessa espressione preoccupata di qualche minuto prima torna a riaffiorare sul di lei viso e quelle domande, domande strane, perchè le sta facendo? Dove vuole arrivare? Cosa vuole dire? Ricorda tutto perfettamente, ricorda ogni singolo secondo di quella giornata, la più bella della sua vita, ogni parola, suono o sguardo, è tutto impresso nella di lui mente<Si, come potrei dimenticare>è ovvio che non può, è impossibile dimenticare qualcosa del genere eppure c'è qualcosa che non va e lo sta capendo secondo dopo secondo. Si avvicina alla ragazza, la destra va a carezzarle la guancia, il pollice passa sulla gote<Kaori, cosa c'è? E' successo qualcosa?>ora vuole sapere ogni cosa, capire cosa la rende triste e cercare di aiutarla, qualunque sia il problema, quale sia il dilemma. [Chk 80/80][Samehada equip][Equip: 5 tonici per il chakra, 15 tonici coagulanti, 10 confezioni di fili di nylon, 10 fumogeni, armatura leggera (+8 alla resistenza), 50 carte bomba, 50 bomba luce, 5 fuda con all'interno un tronchetto, 50 kunai, 50 shuriken, 50 kunai a tre punte, 1 nodachi sigillata nel fuda al polso destro, 1 katana a doppia lama sigillata nel fuda al polso sinistro, 1 zanbato sigillata in un fuda sulla parte sinistra della vita, 1 wakizashi sigillata in un fuda sulla parte destra della vita, veleno stordente livello S su ogni lama]

16:48 Kaori:
 Non si è mai troppo lontani per sfuggire alla penna del fato. Mai troppo distanti per pensare di potersi liberare da quei fili che muovono i loro passi, le loro azioni. Come marionette che vengono guidate e mosse da uno spettatore annoiato, un giocatore curioso. È evidente che il kiriano non apprezzi la possibilità di essere la pedina di qualcuno capace di fare delle loro vite una semplice partita, le sue parole confermano ciò che la sua espressione grida con prepotenza. E Kaori non può fare a meno che stringere con maggior dolcezza la sua mano quand'ode quelle paure trovare voce, la colpiscono come uno schiaffo in pieno viso. <Insieme possiamo combattere anche il destino. Non c'è modo che qualcuno possa dividerci, neppure il fato> cerca di rassicurarlo, di trasmettere a lui quella convinzione che ha cercato di instillare prima di tutto in se stessa. Ed era stato proprio lo stesso Raido, settimane prima, a donarle la forza di credere in questo. Con quel loro primo bacio aveva cancellato tutte le paure e i timori della genin trasmettendole la convinzione che insieme avrebbero potuto affrontare qualunque cosa. Non sapeva d'averlo fatto, non può sapere, l'Oboro, cosa quel bacio abbia significato per lei in realtà, a quel tempo. Kaori inspira a fondo, sospira e cerca di guidarlo verso l'esterno, lontano da quel luogo di pace. Un ultimo saluto alle due lapidi, alle anime dei suoi genitori, e poi eccoli avanzare assieme, fianco a fianco, verso l'uscita del cimitero, le dita ancora collegate fra loro da quel nastro rosso. Cerca di ordinare le idee, di organizzare il discorso, ma è maledettamente difficile. Non vuole spaventarlo, non vuole rivelargli d'averlo messo in trappola. Se solo avesse rifuggito la sua presenza, se solo avesse impedito che le loro anime si riscoprissero affini e complementari... Ma ormai è troppo tardi per pensare a ciò che sarebbe stato, che sarebbe potuto essere; ormai l'uno non può esistere senza l'altro e solo questa è una certezza per lei. Varcano la soglia d'ingresso del cimitero e avanzano di alcuni metri ancora, frapponendo una misera distanza fra loro e quel posto sacro. Non può sopportare un altro solo istante denso di quell'assordante silenzio; parla lei, pone le sue domande e Raido risponde con espressione preoccupata. Le sfiora il viso, carezza la sua gota pallida e ricerca il suo sguardo con cura, con attenzione. Le sue domande giungono come coltellate al cuore della Hyuga che quasi si vergogna, ora, ad aver atteso tanto prima di spiegargli ogni cosa. Ma il tempo non può essere riavvolto e lei non può tornare indietro per cambiare quanto fatto: può solamente riparare ora ai suoi errori essendo completamente sincera con lui. Respira a fondo chiudendo per un istante gli occhi ricercando una nuova calma, dando un nuovo ordine alle sue idee. Li riaprirebbe lentamente puntando le iridi perlacee in quelle dorate dell'albino. <Quando ci siamo conosciuti, a Konoha, stavano succedendo delle cose...> inizia a raccontare lei inspirando profondamente. <Un'entità che ancora non siamo riusciti a identificare ha creato non pochi problemi e ha mostrato ad alcuni di noi delle... cose> Si ferma, stringe le labbra appena per un secondo prima di deglutire silenziosamente e riprendere il discorso, la voce appena più incerta di poco prima. <Una di queste persone ha avuto una visione del futuro, a quanto sembra. E in questa visione... c'erano il sole e la luna.> Lo guarda negli occhi per un istante, titubante, in silenzio prima di lasciar uscire la voce dalle proprie labbra. <Sole e Luna s'incontravano e la loro luce, la loro bontà si riversava sul mondo. Tuttavia...> Le sue dita vanno a stringersi maggiormente contro quelle di lui, la presa della sua mano a farsi più salda quasi a voler ricercare in quel contatto la forza d'andare avanti, di procedere. <...tuttavia d'un tratto il sole s'è spento e la luna, strutta dal dolore, è divenuta oscura. La sua luce, l'energia gialla che la illuminava è divenuta nera e malevola, priva di controllo ed avrebbe portato sofferenza e distruzione sul mondo intero...> racconta tutto senza pensarci, d'un fiato, come nel tentativo di strappare un cerotto. Se solo si fosse fermata, forse, non avrebbe più trovato la forza d'andare avanti, di procedere nel racconto e non poteva permetterselo. Il suo cuore batte come un tamburo, pompa energia e paura nelle vene mentre le sue iridi vanno a ricercare quelle di lui. <A quel tempo eri già la mia luna...> rivela lei in un sussurro colpevole, spaventato, mortificato. <Non sono riuscita a starti lontana, ad ignorare quell'avviso che continuava a rimbombarmi per la testa. E quando hai detto che io ero il tuo sole io...> ...ha avuto paura. Le lacrime, il terrore che le si era dipinto in volto quel giorno, inspiegabile, è ancora nitido nella sua mente. Ricorda con dispiacere quella sua reazione, il modo in cui era riuscita a farlo preoccupare dopo quelle parole così meravigliose. Eppure non aveva potuto fare a meno di temere d'aver distrutto tutto, di aver eseguito semplicemente i piani di un destino beffardo. <...Non so se abbia a che fare con noi, se sia davvero una visione del futuro, ma non riesco a fare a meno di... di temere...> la voce si spegne nella sua gola, le labbra rimangono schiuse, incapaci di dire altro. Un alito di brezza le scivola sul viso, la nebbia sale ancora ovattata dal terreno abbracciandoli nella sua morsa umida, pesante. La verità, alla fine, è venuta a galla e in qualche modo nonostante la paura ed il timore, non può fare a meno Kaori di sentirsi più leggera. Deglutisce, inspirando, guardandolo ora con maggior forza, intensità, la mano a stringer la sua come a voler ricercare sostegno. <Se dovesse esser come temo, ti prometto... proteggerò a tutti i costi la tua luce. Nulla del genere ti capiterà mai più> Non le importa di 'spegnersi', di sparire, divenire una memoria lontana. Non le importa di quel che quella visione avrebbe potuto significare per la sua sorte, tutto ciò a cui può pensare, tutto ciò che la spaventa è in che modo quelle immagini avrebbero potuto influire su di lui. Lui che ha già sofferto tanto, troppo nella sua vita. Lui che avrebbe difeso da qualunque cosa anche a costo della sua stessa anima. [chakra: on]

17:50 Raido:
  [Centro] E' la stessa frase che ha ripetuto lui stesso al sogno arrivato all'improvviso, un qualcosa di inaspettato che lo ha preso senza chiedere il permesso dicendogli esattamente quelle parole per poi scomparire lasciandolo da solo. Credere al fato fa più male che bene, lo distrugge da dentro ma ha promesso di fidarsi di lei, di non avere dubbio alcuno che possa condizionarlo in qualsiasi modo. Sospira mentre la sente parlare, sospira pesantemente cercando di trovare un punto d'incontro con se stesso per essere più ragionevole, più tranquillo e pacato, sereno per certi versi. Sorride andando ad annuire a quelle parole, annuisce mentre gli occhi si focalizzano sui suoi. Non risponde a quelle parole ma resta silente a guardarla, guardare il suo viso e scrutarne ogni singola parte, ogni singolo dettaglio cercando di memorizzarlo nella propria mente, di imprimerlo per farlo perdurare negli anni. Lasciando le tombe, la segue per quella piccola strada ritrovandosi all'esterno del cimitero e nuovamente le mani vanno a toccarle il viso, ricercando il problema, cerca di scoprire quale esso sia. La vede triste quando ha giurato di impedire al di lei viso di assumere una tale espressione, impedire che le sue giornate diventino nere e buie come lo sono state le sue e, finalmente, il racconto comincia. Resta in silenzio ad ascoltare ogni singola parola proferita ma vorrebbe non averle sentite. Un entità...un qualcosa li ha attaccati, li ha colpiti; le sopracciglia vanno ad abbassarsi, lo sguardo cambia, adesso ha la sua completa attenzione, adesso si sta arrabbiando...chi ha osato andare da lei, chi ha osato farle del male? Deve scoprire chi è questa entità e distruggerla prima che si ripresenti, prima che si rifaccia nuovamente viva ma non è finita e tutto quanto diventa ancora più nero di quanto già non sia. Non crede alle proprie orecchie, sole e luna...sembra tutto un brutto sogno, un sogno orribile. Perchè proprio sole e luna? Il sole si spegne, la luna perde la sua luce...gialla divenendo oscura. IL braccio destro si alza, la mano ben aperta va a toccarsi il collo, precisamente la parte su cui è impresso il sigillo; carezza la pelle, imprime forza nella mano cercando di controllare tale potere. Lei è il suo sole...già dal loro primo incontro, già da quel momento ogni cosa non ha più senso senza di lei e lei non lo sa, non sa di questo. No. Non è possibile, non vuole pensarci. Lui, la sua luna che diviene oscura. Sa benissimo cosa potrebbe succedere se Kaori dovesse morire, sa fin troppo bene quale potere potrebbe scatenarsi dal proprio corpo e sa cosa può fare con quella forza. Il destino, ancora una volta il destino torna a palesarsi davanti ai loro occhi. Quando si sono conosciuti, le ricerche per il sigillo erano ancora in corso ma quella visione ha predetto il futuro, ha predetto il suo scendere nell'oscurità...no...non ci crede, come è possibile. Tutto quanto, tutto quello che ha fatto lo ha fatto per proteggere, per impedire che questo potere divenga un arma di distruzione e invece rischia di essere lui, l'arma di distruzione. Non deve dirglielo, non deve mai sapere cosa era lei al primo incontro, non può farla preoccupare più di quanto già non sia. Lo vede, vede nei suoi occhi la preoccupazione per questa visione e deve fare qualcosa, deve sistemare ogni cosa, rendere sicura la di lei vita ma...se restarle accanto fosse lo sbaglio più grande? Se restare con lei vuol dire mettere in pericolo la sua vita? E se fosse lui la causa della morte di Kaori? I dubbi affliggono quel pensiero, rimbombano nella sua testa con forza, gliela martellano senza risparmiarsi. Digrigna i denti, i pugni vanno a stringersi mentre il braccio destro si abbassa; sfila le mani dalla presa della ragazza mentre le vene sulle di tempie divengono visibili, il sigillo inizia a brillare di una luce viola, sta per attivarsi, sta per scatenare quel potere che da tempo cerca di sopprimere<Non correrai mai più alcun rischio, te lo prometto>la voce esce bassa mentre la bocca non si muove, i denti rimangono digrignati<Tutte queste visioni sono solo un modo per spaventarti ma ti prometto che il suo artefice pagherà per tutto questo>sta rischiando di perderla, sta rischiando di non averla più al suo fianco. No. Quell'essere deve morire, lo giura sulla sua stessa vita, lo giura sulla propria esistenza. Alza il viso andando a guardarla, le mani si aprono andando ad afferrarle il suo viso, ne prende le guance con i palmi<Non mi allontanerò più da te, resterò al tuo fianco e ti proteggerò. Il sole non si spegnerà e la luna non diventerà oscura>ed ecco che avvicina il viso a quella della ragazza ricercandone le labbra per poi donarle un bacio, un piccolo e semplice bacio. Glielo promette ma, in questo momento, la sua crociata è iniziata. [Chk 80/80][Samehada equip][Equip: 5 tonici per il chakra, 15 tonici coagulanti, 10 confezioni di fili di nylon, 10 fumogeni, armatura leggera (+8 alla resistenza), 50 carte bomba, 50 bomba luce, 5 fuda con all'interno un tronchetto, 50 kunai, 50 shuriken, 50 kunai a tre punte, 1 nodachi sigillata nel fuda al polso destro, 1 katana a doppia lama sigillata nel fuda al polso sinistro, 1 zanbato sigillata in un fuda sulla parte sinistra della vita, 1 wakizashi sigillata in un fuda sulla parte destra della vita, veleno stordente livello S su ogni lama][END]

18:21 Kaori:
 Ora sa. Ora può capire la paura, il disagio, il terrore che aveva pervaso lo sguardo della genin quando i loro sentimenti si son svelati. Adesso può capire Raido perchè fosse così sconvolta, quel giorno, al sentire le sue parole. Ed ora quel sentimento è divenuto troppo grande, troppo forte per permettere al destino di frapporsi fra loro. Adesso la sola idea di conseguenze simili diviene insostenibile; se inizialmente avessero potuto tollerare la distanza, adesso il solo pensiero diviene intollerabile. Non può pensare, lei, di perdere la sua luna. Non può pensare d'essere la causa del suo mutamento, di un dolore talmente grande da oscurare quella luce così intensa. Non ce la fa. Vede la sua espressione farsi seria, preoccupata, dura, mentre le labbra si stringono e i denti digrignano. Lascia la presa sul suo volto, dalla sua mano e porta le dita sul proprio collo, su quel segno che tanto dolore gli aveva causato. Ne vede il bagliore lei, un pulsare violaceo che la mette allerta ma che non la spaventa. Raido non le farà del male. Non teme per sé, la sua priorità è e rimarrà sempre lui ed il suo solo benessere. Lo guarda sperduta, in silenzio, sentendo la testa riempirsi di pensieri sfuggevoli. Non sa cosa dire, cosa aggiungere, sa solo che adesso anche lui conosce le sue paure, che ora potranno affrontare il destino fianco a fianco. La voce di lui rompe il silenzio, spezza la quiete e va a carezzarla con una certa prepotenza. Arrabbiato, inamovibile, cerca di rassicurarla, di prometterle che nulla di tutto questo sarebbe accaduto. Kaori lascia che le di lui mani vadano a sfiorarle il viso, a premersi sulle sue gote, sentendo quel contatto come balsamo per il suo male interiore. Le sue mani andrebbero ad alzarsi, le dita a sfiorare i dorsi di quelle di lui, a carezzarlo a sua volta nel tentativo di tenerlo stretto a sé. Ha bisogno di sentirlo ben presente sotto le mani, ora più che mai. <Cambieremo il destino... insieme.> annuisce appena lei, titubante, andando semplicemente poi a ricevere quel bacio leggero, dolce, ricambiandolo con altrettanta tenerezza. Il bisogno di assaporare quel sentimento così profondo a graffiarla per tutto lo stomaco. Forse, in qualche modo, conoscere il proprio futuro è il modo migliore per cambiarlo... no? [END]

Raido mostra a Kaori la sua terra natia, portandola in giro per il centro di Kiri.

Fra lacrime e attimi di gioia, la Hyuga gli rivela la sua più grande preoccupazione circa la visione di Kumero Uzumaki custode del Fuuinjutsu.

E niente.
Sempre tanto Fluff.

Perchè fluff è bello ♥