La scelta al bivio è stata presa

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con Yukio, Hana

16:35 Hana:
 Ed ogni passo è una discesa verso l’inferno dei sensi, l’abbandono di materialità, un frammento che va via. Cos’altro mi toglieranno? Digrigna i denti, a brandelli più di prima interiormente ed in buona parte integra esteriormente: un paradosso che l’accompagna lì dove l’immagine del bicromatico è ormai scemata. Egoismo, ha conosciuto una delle sue sfumature nel desiderio – forse un po’ malato – di trascinare con sé in questo viaggio due corpi esanimi: del resto, se all’inferno ci deve proprio scendere, che non ci vada da sola. Lì dove ieri brandiva la fede condensata in centootto rudraksha di speranza, ora non vi sono altro che la filigrana appartenente al capo di un cadavere che trascina con una certa nonchalance. E se un corpo vien brandito per i capelli dalla mano destra, l’altro non sarà da meno brandito sempre mediante capelli dalla sinistra. Due jonin, ne ignora comunque grado e forse appartenenza non riscontrando null’altro di dettagliatamente accurato se non il servilismo del giorno precedente. E poi… Socchiude le palpebre, il nero cala e brucia. L’ha visto, quello che le hanno fatto: troppo tardi, ma l’ha notato. E più ci pensa, più le vien voglia di staccare dal capo due crani per farne coppe e calici da vino. S’è guardata nel riflesso di un ruscello al confine, esausta e priva di forze, e l’ha notato: non è mai stata così bianca da esser più cieca di quanto non sia ora. Si è lavata la faccia e rasente Izanami, ha depositato ogni forma di appartenenza: senza più una famiglia, senza più un’appartenenza, senza più una faccia familiare, senza più un clan. A tratti, senza nemmeno più un’identità. Mordicchia il labbro inferiore fino a farlo spaccare, lì dove sul bianco ancor più accentuato – porcellana – un rigolo di sangue scarlatto risalta in concomitanza del kimono che indossa e la fascia per intero occultando l’armamentario ninja ed il tessen infilato nella manica sinistra. Lungo il viso calano due tende di filigrana completamente albina, il nero è scomparso e ha lasciato spazio unicamente al bianco pallido, etereo, neve. Una mezzaluna di capelli occulta parte dell’occhio sinistro mentre il destro – perfettamente visibile – sfiora l’azzurro ghiaccio e non più il nero d’un tempo. E’ esausta, nonostante tutto: sia dentro che fuori. Ma non abbastanza da non poter evocare il chakra: ora, giace sopito questo è pur vero, ma non c’è da nasconderlo che si sia vergognata più volte di emulare l’impasto al fine di innescare l’innata vedendosi tradita dal suo stesso Byakugan. Morto. Sepolto. Con quale faccia anche solo pensare di poter mettere piede oltre il confine, verso Konoha? Stringe i denti, sul punto di una crisi isterica mitigata dalla sua parvenza glaciale – inscalfibile, ma totalmente distrutta all’interno. Un grido muore in gola, nell’incapacità di versare lacrime benchè il petto e gli spasmi reclamino singhiozzi soppressi in un bosco che le sa di familiare, lì dove potrebbe recarsi non avendo più – praticamente – nulla.

16:50 Yukio:
  [Boschetto] Ed è li, immerso in una zona boschiva diretto dalla sua amata, la donna che è in dolce attesa di due pargoli. Certo, il putiferio che ha scatenato poteva anche evitarselo e di far visita agli inferi... Bhe non proprio una cosa obbligata ma del resto come biasimarlo? Quando vieni a sapere che la tua donna avrebbe perso i bambini per colpa del consiglio tutto è lecito, ogni mezzo è lecito. I suoi passi si odono a stento, non sono particolarmente veloci, anzi è se la sta proprio prendendo con comodo, cammina sopra le foglie cadute e qualche ramoscello, animaletti che girano attorno agli alberi per salirci così da non incrociare lo sguardo del tessai che si fa spazio nella foresta come uno spettro qual'è. La sua innata è attiva soltanto per termini di sicurezza, dietro la propria schiena c'è una sfera di sangue nero che lo sorveglia mentre la destra cinge un bastone più lungo della sua altezza provvisto di una pallina incastrata all'estremità e quattro palline che, sospese come quella sulla schiena, girano attorno come se fossero intrappolate in un moto gravitazionale involontario, stessa velocità fra di loro, stesse distanze dalla pallina centrale e fra di loro. Gli occhi modificati dalle lenti di Yukio si sposterebbero a destra e a manca, ma come potrebbe non sentire quello strisciare di corpi e il camminare di Hana? Rumori diversi dalla routine quotidiana, no? Si fermerebbe un attimo incastrando il bastone nel terreno ruotando il proprio volto verso destra. Proverebbe ad identificare la fonte di quei rumori e, molto probabilmente dalla la sua vista massima, riuscirebbe ad identificare Hana. Non più come un tempo, ovvio, questo lo porterebbe ad insospettirsi, così pallida... Così... Diversa. Non accenna ad ulteriori passi, immobile, fermo con gli occhi a sclera nera e pupilla rosa che si posano sul corpo pallido della donna avente con se due cadaveri fra le mani. Mentre Hana... Non avrà problemi a riconoscere Yukio, nessun problema.[ck on][innata on]

17:03 Hana:
  [Boschetto] Lei che fa dell’inerzia la sua unica forza motrice, tutto sommato, neanche si cruccia di non far rumore: potrebbe tranquillamente esser bersagliata da mille e passa kuna, non ne accuserebbe nemmeno uno e non per una forma di immortalità quanto più di insofferenza ed ingerenza nei confronti della vita ridotta alla scelta – forse sbagliata – d’abbandonare il suo status perfetto. Ma chi gliel’ha fatto fare? Le cose erano tutte migliori quando non si era altro che un burattino nelle mani dei vertici, lì dove la parola shinobi non poteva essere accostato a “libero”. Ma va bene così, del resto – come si dice? Si deus me relinquit, ego deum relinquo. L’unica cosa pesante, della sua figura eterea, è il sospiro che varca l’aria e la fende: amarezza, desolazione, sconforto rappresi in un unico corpo che pare collassare su se stesso. E perdonerai se sopraggiunge con lo stesso gelo che porterebbe una Yuki Onna, ma non ha altro modo di manifestarsi se non come un involucro vuoto e privato anche della più piccola ambizione, ossessionata da un unico pallino fisso attualmente. < Nh-> rialza lo sguardo, affranto e sformato dall’espressione incupita ma allo stesso tempo dalle palpebre assottigliate, lo sguardo tagliente, inespressivo e sterile. Yukio. <…> ed è silenzio che involve le membra, mentre – entrambe le mani – non serrano più la presa tra la filigrana dei capelli delle due teste. Scivolano ancor di più i cadaveri al suolo, morti scomodati dalla tomba e dallo sguardo bianco e sgranato, più sterile di quello della fu Hyuga. < K-Ko-> principia, le labbra tremano appena sul sentiero di quel cognome. Le pliche vocali vibrano ma non emettono suono, se non la prima sillaba – il resto si perde per strada, nel tragitto immobile. Non sviolina null’altro, incapace. Ce l’ha lì, a portata di mano, e quasi risulta impacciata nel chiedere nonostante sia partita con una determinazione da far impallidire qualsiasi Kage. Ed ora che sono stata fatta a brandelli, cos’altro mi resta da fare? Si sforza di vedere il bicchiere mezzo pieno. Cos’altro ho da temere? Deglutisce un grumo amaro di saliva, lì dove i nodi allo stomaco non riescono a sciogliersi. < Yukio.> la voce sbavata dal tremolio delle labbra. S’allunga d’un passo, due. Stanca. Provata. Sempre la stessa storia. E lo guarda con gli occhi trafelati dall’innocenza: glielo detta silenziosamente che alla fine potrebbe quasi giurarglielo, non è stata lei. Non li ha uccisi. Ma davvero, mai come oggi potrebbe desiderare così tanto d’averlo fatto con le proprie mani. Strizza le palpebre rasente un miope che non vede, benchè ormai lui non dovrebbe esser altro che una sagoma a pochi metri di distanza. Allunga la destra, cerca conferme: come un cieco, altro non fa che tentare di toccare quello che la circonda. Perché le sembra davvero irreale ora non poter usare il byakugan nemmeno per una piccolezza, constatare se è l’ennesima illusione dopo troppo tempo di vagabondaggio o meno. E qualora fosse riuscita, quel palmo freddo dovrebbe riuscire appena a scalfire la guancia destra del Kokketsu.

17:22 Yukio:
  [Boschetto] Resta fermo, immobile in quel breve tempo che intercorre dal lascito dei cadaveri di Hana al suo arrivo difronte a lui. Gli occhi non vacillano, seguono intensamente la figura della donna quando si avvicina, non si sposta da quella posizione. Paura? No, ricordi. Non risponde a nessuna delle parole dette, quelle poche parole che accennano al ricordo dell'arufa. Il tocco freddo di lei arriva sulla guancia, un ricambio di essa gelido come può essere uno dei gironi degli inferi in cui regna il gelo a differenza degli altri, un girone in cui il ghiaccio è il vero padrone, un ricambio involontario di quel gelo al tocco di lei che potrà constatare la realtà della sua presenza, dell'assenza di illusioni. Tutto è reale. Il tocco ammutolirebbe la psiche del tessai che riviverebbe le predizioni su Konoha ma no, non sono incentrati li i ricordi, sono incentrati su quella figura bianca, come hana, sono incentrati sul volto di akendo divorato per metà, sconvolto, distrutto. Un colpo al cuore nuovamente come quelli passati ad ogni illusione che lo costringerebbero a chiudere gli occhi per via delle emicranie. Li sgranerebbe subito dopo con un respiro più affannato del dovuto "Non c'è tempo" Sa già ogni cosa "C-ci penso io a te ora, stai ferma" Il bastone andrebbe a liquefarsi, con lui le altre sfere che lo circondavano, unendosi muterebbero in quattro pozze di sangue nero fluttuante, ogni cadavere due pozze per avvolgerli e trascinarli ai lati del tessai, uno sulla destra ed uno sulla sinistra. Velocemente due fuuda verrebbero presi dal porta oggetti dietro i glutei, l'indice si irrorerebbe di chakra bluastro ed inizierebbe a scrivere su di essi il kanji: corpo; necessario per imprigionare i due cadaveri nei fuuda come fece con Kurako. Applicherebbe i fuuda sulla fronte dei due mentre l'indice di entrambe le mani poggerebbe sulla testa di essi ed i pollici sul fuuda, piccola infusione di chakra per sigillarli dentro i cartigli, a seguire due nuvolette di fumo bianco che si disperderebbero nell'ambiente "Akendo, non l'hai visto, vero?" Fare domande, non è proprio il caso adesso. "Devi riprenderti prima, devi riprenderti" Si rialzerebbe lentamente dalla sua posizione chinata per ovvi motivi dato il confinamento dei corpi. Andrebbe a mettere l'intero palmo sul volto di Hana e poi, istintivamente collega lei ad Akendo, è lui che stanno cercando, ma lui dov'è? Cosa c'entrano ancora quelle figure bianche che rivive nelle visioni premonitrici?! "Oh santo cielo" Uno scatto in avanti, proverebbe ad abbracciare la donna, a sorreggerla, ad offrirle un supporto. Non c'è veramente più tempo.[stessi tag]

17:52 Hana:
  [Boschetto] Paradossale ricevere dal freddo rasente il decesso il sintomo della vita del Kokketsu, ricambiando con lo stesso tocco arido quello che le fa constatare la realtà. Batte le palpebre, spaesata: è un cieco che non vuol vedere pur avendo la vista. Come anima in pena si sente in dovere di cercare un posto che cheti ogni suo risentimento, in qualità di shinobi forse qualcuno che la compatisca e le dica che non ha del tutto sbagliato. Negli occhi neri di Yukio ci si tuffa ed in un istante il desiderio nichilistico di affogarcisi divampa. Il delirio. Lo intravede nella stessa gestualità del Kokketsu che al tempo, esattamente come Kurona, l’ha accolta manco fosse un pulcino sghermito da ogni protezione e accudito come una bambola di tutto riguardo. Non c’è bisogno di reclamare fiducia, lo lascia semplicemente fare: gli occhi, pur da finti ciechi, non dimenticano ciò che le mani non hanno provato – e se un tempo le ha dato modo di non sporcarsi gli arti, adesso non dev’essere altro che debitrice. Scuote il capo, lì dove una nuova alitata d’ansia l’investe e si frappone tra lo sconsolato ed il frustrato. La sinistra si serra in pugno, le dita scorticano la pelle necessitanti di dolore che le ricordi di essere viva mentre la manica del kimono lambisce il braccio e copre il palmo. E lo ammette a se stessa, una coperta di conforto l’ha appena avvolta con quella sola frase: qualcuno che pensi a lei e che possa anche solo fingere di importarsene. Davvero, dopo così tanto tempo, si accontenterebbe anche di uno sguardo. Annuisce, arrendevole, almeno fin quando la coltellata del giorno si manifesta sotto il nome che incarna disgrazia e desolazione nell’unicità della sua – conclamata – ossessione. Sembra addirittura non riuscire più ad annaspare aria quando le ricorda il nome di < N-NO.> Akendo. s’irrigidisce. E’ in quella fase dove la confusione raggiunge la stizza, questa si mescola al risentimento delle scelte sbagliate e alla fine viene a galla il volto del Seiun. Perché, involontariamente, un grumo di rancore le si forma in gola? E’ stata una scelta sua, quella di rinunciare a tutto pur di trovare risposte. Quanto ancora dovrà perdere per lui? E’ inutile addirittura addossare colpe agli altri e questo lo sta imparando a sue spese. A stroncare definitivamente ogni forma di nervosismo è l’abbraccio che sopraggiunge, sentendosi praticamente avviluppata nel gelo del calore. Un altro paradosso. Socchiude le palpebre, emulando una serie di singhiozzi strozzati poiché di versare una lacrima – anche quando tutto è diventato maceria – non se ne parla. Non sa piangere, è questa la verità. E se dapprima differente e raffreddata, ora le braccia – entrambe – tentano di risalire rasente un rampicante lungo il corpo di Yukio, stringendosi intorno al suo busto, con foga ma senza effettivamente nuocere o anche solo pensarci. La testa tenta di trovare ricovero sul petto, bisognosa di andare alla ricerca di un cuore che pulsa – come se nell’effettivo la perdita del byakugan si sia ritorta contro di lei facendola scadere nella mania di credere che tutto ora sia ancora più finto, più illusione, pronta a metterla con le spalle al muro e ingannarla. < Yukio > cinguetta, ancora. Deplorevole. < Ti prego > borbotta, scevra d’ogni formalismo. < aiutami.> borbotta una richiesta che forse neanche ha ragion d’esistere. < N-non li ho uccisi io.> si riferisce ai cadaveri. Forse solo un po’ ammaccati. < Sono stati manipolati > borbotta, abbassando il capo di modo che possa scoprire la nuca dopo aver cercato praticamente a destra e a manca l’ovvietà di un sigillo stando ai segni riscontrati al suolo: alla fine non farò altro che scostare la tenda di capelli dalla nuca abbassata e rivolta verso il viso di Yukio < C’è qualcosa. Vero?> chiede una conferma che sostanzialmente già conosce benchè impossibilitata a vedere da sé.

18:12 Yukio:
  [Boschetto] Strizza gli occhi quando il NO, forte, fuoriesce dalle labbra di Hana. Resta con il capo appena chino verso di lei quando poggia sul proprio petto. Certo che le persone che conosce, compreso se stesso, sono proprio brave a ficcarsi nei guai, poco ma sicuro questo! Gli occhi cadrebbero istintivamente sulla nuca di lei, un sigillo? La sinistra scatterebbe sulla testa di lei, scoprendole il collo e sollevandole i capelli, spostandoglieli di lato o comunque troverebbe un modo per vedere bene quel marchio. Un'analisi breve prendendo un sospiro "Si, si ti aiuto" Provando a sciogliere l'intreccio fra i due in quell'abbraccio "Anche se li avessi uccisi te, non ha importanza ora, basta che stai bene..." E ancora, dopo quelle parole, nella sua mente il volto di akendo divorato per metà, costretto a vivere in quel tugurio di merda e scempio. "Si, c'è qualcosa" Si sbloccherebbe dopo quella visione, serrando i denti. Andrebbe a mantenere solo la mano destra dietro la schiena di hana, muovendola in circolare come a volerla rassicurare. Due fili di sangue nero si precipiterebbero a riprendere i fuuda e metterli dentro il porta oggetti senza più guardare, ormai sono gesti quasi autonomi che fa con il proprio sangue che si renderebbe invisibile, mutando in cinque piccoli oggetti a forma di placche che si insinuerebbero sotto il proprio vestiario composto di pantaloni neri stretti stile shinobi, quindi elastici, una maglia smanicata lunga e larga con spacchi profondi ed un cardigan sempre nero come i pantaloni a restare appeso dai gomiti. Inciterebbe la donna a muoversi mentre nella sua mente inizierebbe a elaborare quel marchio che le è stato impresso. C'è un modo, c'è sempre un modo, ma le conseguenze possono essere catastrofiche per il soggetto, come sempre del resto in questi casi "Riesci a ricordare ciò che ti è successo? Ho bisogno di sapere" prendendosi qualche minuto di pausa "Sennò posso vedere io, senza che tu ti sforzi... Dimmi te se te la senti o meno" Più che altro non vorrebbe intaccare la psiche di lei, da come l'ha vista è mooolto più fragile, molto più debole e scarna "Adesso intanto ti porto in un luogo sicuro, Kusa non è ancora un ottimo posto e non potrei sorvegliarti li" E nel frattempo muoverebbe la testa a destra e a sinistra, perlustrando la zona e provando a capire se ci fossero altre persone con loro, o non propriamente persone se vogliamo classificarle.[stessi tag]

18:28 Hana:
  [Boschetto] Immobile, stasi. Filtra l’aria che inala per una mera convenzione, quella di vivere e dare un senso alla perdita e alla mancanza. D’altro canto fornisce a Yukio il pretesto di potersi giostrare come meglio credere, ogni permesso è concesso in formato di silenzio per la stanchezza accumulata. E sullo stare bene, quello non ci giurerebbe: specie quando non trova più conforto né senso nell’essere in vita – su questa scia è praticamente facile condensare l’immagine della ricerca come un’ossessione poiché è l’unica cosa che ti rimane da fare prima di dissolverti. Riceve una conferma che s’era preparata ad avere, avendo comunque appurato l’effetto - o presunto tale – del sigillo che comunque non riesce a vedere. Con rassegnazione, le mani ritrovano stabilità senza più tremare o vibrare ad ogni movimento. Deglutisce, ancora. Inspira. < Allora > principia, schiudendo lentamente le labbra < Immagino non basti schioccare le dita, questa volta, per farlo venire via > istintivamente la sinistra s’issa alla ricerca della nuca, le dita s’insinuano oltre la coltre di capelli che – rasente una lunga fiumana bianca – a stento non toccano il suolo. Le unghie graffiano appena il sigillo lì dove pur non vedendo immagina sia: la infastidisce, ed è ovvio. E’ scontato, chi vorrebbe avere sul corpo un marchio che non appartiene alla propria volontà? Scuote il capo, mutando i graffi in carezze < Non fa niente.> e le pesa davvero tanto, da morire, dirlo. Come se poi non facesse niente rinunciare a Konoha tutta per il capriccio di un lègame. Gliel’hanno sempre detto, che i lègami uccidono. < Quei due, sono stati quei due.> dissolti, imprigionati nei fuuda e che fortunatamente è riuscita a “consegnare” senza scarnificarli previa voglia dirompente di poterli sfigurare e restituirgli il favore. E nemmeno gliene farebbe una colpa Annuisce < Leggimi.> se è questo quello che gli serve, a lei non cambia molto – ormai anche cedere quel che ha visto non è nulla a confronto di ogni brandello di sé che dissemina sulla strada verso quel maledetto Seiun. Mani, occhi, viso – qualsiasi cosa l’altro pretenda, sarà sua per poterla scrutare: ed il tutto si riassume nei corpi esanimi di prima incontrati però vegeti al confine, manipolati e il dettaglio del Rinnegan incastrato negli occhi e sopito. Da qui anche lui dedurrà da sé l’attinenza con la situazione. < Io non li ho mai visti, ma sanno il mio nome.> e questo non se lo spiega, specie perché generalmente sono poche le persone che effettivamente possano associare la faccia di Akendo alla compagnia di Hana. < Ed è ovvio che non ce l’avessero direttamente con me.> è palese: due più due sa farlo anche lei, specie quando in teoria gliel’hanno urlato in faccia. < Non so chi sia questo padrone “otsutsu-“> Ki. Cosa che Yukio comunque potrà vedere, pochissime frasi spicciole che è riuscita a carpire prima di svenire e risvegliarsi sul suolo imbrattato da sigilli composti e tracciati, caratteri che ne esplicassero le peculiarità, i due corpi senz’anima al suolo ed il suo riflesso in un fiumiciattolo dai connotati completamente cambiati. < Mi affido a te.> tanto, oramai, anche un ponte potrebbe sembrare un ottimo posto. < Solo > rincara < Dimmi quello che sai.> anche tu. Specie < Dimmi dove posso cercarlo. Dimmi cosa posso fare.> in pratica l'ha preso per un guru che sa tutto, cioè. Manco lo sciamano del paese.

18:59 Yukio:
  [Boschetto] I passi continuano, indisturbati in quella fitta foresta fuori da Kusa e vicina all'Okiya dove vuole portarla, Kurona saprà tenerla a bada, o meglio le sue compagne sapranno tenerla a bada in un luogo in cui i problemi sono gli ultimi a comparire, anche se non sembra è un luogo più che sicuro, soprattutto poichè è sotto la Yakuza che ha stretto un patto diretto con Yukio, da li ogni cosa verrà recapitata a lui, un modo per tenere ogni cosa al sicuro e sotto controllo. "No, questa volta non basta schioccare le dita per portarlo via... No..." Sospira, tenendo sempre la mano destra fra le scapole di lei, ancora il sigillo che gli ronza in testa, si può fare qualcosa per renderlo invisibile ma per quel potere... Se lo sbloccasse potrebbe causare un'altra cosa, e quegli occhi, si narrano in libri antichi, tanto antichi quanto quelli dei seiun e dei kokketsu, i due clan dell'Ade, ma del resto che ci si può aspettare da una simile situazione se non che si tratti di queste cose? "Ovvio che non ti conoscono, ma hanno sentito l'odore che emani" Scuotendo appena la testa, bisogna trovare anche un modo per renderla quasi invisibile, o per lo meno vicina all'invisibilità di questi esseri. Non risponde alle sue parole ma si guarderebbe unicamente intorno, l'ultima volta per poi posizionare la mano destra sulla fronte di lei, dita che si avvolgerebbero fra i capelli e palmo della mano che si depositerebbe, freddo, lasciandole liberi i suoi occhi. "Andrà tutto bene... Tu non rivivrai niente... Quindi stai semplicemente rilassata e non muoverti..." Il tono diventa più basso, dolce e quasi paterno, com'è quel senso che di giorno in giorno si sta mostrando sempre di più per via della dolce attesa di Kurona, che strane circostanze... Andrebbe a spingerla appena con la sinistra per farla aderire con un tronco di uno dei tanti alberi così che possa stare ferma e poi... "Nushi Arazu Kigaau..." Parole scandite perfettamente, un'onda d'urto a emanarsi dal corpo di Yukio, un mancamento d'aria ovvio per Hana che non avvertirebbe più quella classica presenza d'ossigeno nella foresta, una frazione di secondo e tutto, per lei, ritornerebbe normale. Potrebbe vedere Yukio difronte a lei con la mano che preme contro la sua fronte ma senza forza, immobile, occhi chiusi per assentarsi dal mondo reale e catapultarsi direttamente in quello passato di Hana. Il corpo di lui rigido, ben dritto con la schiena, sembra imbalsamato. Tutto ciò che accade questa volta, però, è dentro la sua stessa mente. Yukio si ritroverebbe catapultato dentro una dimensione completamente nera, a comparire avanti a se una scrivania, quattro mura inizierebbero ad innalzarsi fino all'infinito, una serie di scaffali comparirebbero dai muri facendosi avanti prendendo le sembianze di una libreria su tutti e quattro i lati. Una sedia ad uscire sotto il corpo di Yukio che si accomoderebbe, le mani messe sul piano della scrivania mentre tutto ciò che avviene è accomodarsi in essa "[G] Ricordi risalenti da cinque giorni a questa parte[/]" E dopo tali parole i vari scaffali salirebbero o scenderebbero, la stanza ruoterebbe in senso orario con lui fermo al centro. Verrebbe semplicemente indirizzato verso una parete e nello stesso frangente uno scaffale si farebbe avanti fino a mettersi attaccato alla scrivania. Scorrerebbe ancora in verticale, una colonne infinita si potrebbe definire fino a che non si ferma, un piano di quello scaffale andrebbe a combaciare con il piano della scrivania, i libri sono li, serviti, a portata di mano, adesso basterà leggerli per capire tutto ciò che è accaduto da cinque giorni a questa parte così da avere un quadro generale della situazione.[Nushi Arazu Kigaau][ck: 135-25-10][Gen: 125][imprigionamento genjutsu+ricavo informazioni]

19:14 Hana:
  [Boschetto] Accantona l’ovvio, l’irritazione, bollandoli come sentimenti superflui e desiderando la stessa atarassia di un automa. Umetta le labbra solo per la poca saliva che non sente scendere in gola, la necessità di bere inizia a scavare la strada grattando il palato: tutta suggestione, null’altro. E glielo può leggere in faccia, in cocnreto, che non afferra sulle prime né carpisce il significato di quella frase: non ricollega odore al proprio nome, tanto meno al suo attaccamento col Seiun. Tace, ormai ha siglato le sue volontà nel concesso regalatogli senza tanti fronzoli. L’asseconda rispecchiando una delle poche peculiarità che le sono rimaste, come l’elemento del proprio chakra – come acqua si scava la strada e, come acqua impara ad adattarsi seguendo il corso del letto del fiume. Così, segue le meccaniche e le imposizioni, indietreggiando fino a tastare e saggiare con la schiena la corteccia di un arbusto. Le mani tentano di stanare a lato un appiglio, qualcosa di ruvido tra resina e corteccia al quale aggrapparsi e stringere le dita affusolate, sentendo scivolare dal braccio destro la Mala dei suoi mantra, ogni chicco - rudraksha - capriola lungo il derma pallido se non etereo fino a scoprire le ultime dieci delle centootto unità di preghiera che pende dal polso ma non cade al suolo. Le serra insieme alla presa sulla corteccia, borbottando qualcosa di soffuso: un mantra, un nenbutsu. Da quando è diventata poi così attaccata alle divinità da scomodarle, è da leggersi tra le righe di qualche mese fa quando la speranza e la buona volontà di un essere umano non sono state sufficienti. Di questi cinque giorni in cui ravanerà con l’indiscrezione o meno di un ottimo shinobi, non ci troverà poi molto se non la stanchezza di un pellegrinaggio mai estinto e tutt’ora in fase di compimento. Oltre a ciò che ieri ne ha praticamente segnato lo scorrere della vita, i giorni precedenti saranno di vuoto ed atonia riassunti nelle informazioni rade e scarne ricavate sulle dicerie circa Akendo dai passanti. Niente di utile, prima di ieri. E lei ignora, sostanzialmente, quanto avviene: ne sente soltanto la ripercussione della presa d’aria che la spinge ad incamerare una boccata d’ossigeno e sentire il diaframma schiacciato, spiazzato. Sgrana le palpebre a ridosso della corteccia, investita dall’onda. Non vi è paura, non vi è timore – rasenta quasi un pupazzo, la stessa espressione dei due di ieri che similmente ad autolesionisti non hanno avuto a cuore la vita che dal petto gli era stata già cavata via probabilmente. L’emicrania già presente s’aggrava, forse, e tanto le basta per abbandonare quasi totalmente il capo contro il palmo di Yukio per poterlo tenere fermo manco pesasse.

19:38 Yukio:
  [Boschetto] Il respiro all'esterno viene interrotto, o così sembra. Il respiro si rallenta drasticamente divenendo quasi inesistente mentre il chakra fluisce ancora contro Hana che, poverina, viene molestata non poco a livello psichico dopo ciò che ha subito, non un bene. All'interno del genjutsu i libri vengono estratti e aperti, le loro pagine non sono composte da scritte ma da piccoli schermi cartacei che mostrano ciò che è successo, le pagine vengono sfogliate e ciò che gli interessa è li, ciò che ha passato Hana. Figure controllate da un terzo, ricollegabile alle visioni che ha avuto, a quell'uomo completamente bianco che albergava nelle sue memorie con alle spalle Konoha che rasentava la distruzione. Bisogna muoversi a riguardo e anche per Akendo le situazioni non sono il massimo. Una serie di collegamenti con i portali, quello che venne aperto decenni e decenni fa da Kyuzo è stato chiuso, non può esser stato riaperto. Ma le zone sono poche da controllare, poche ma così tanto celate da poter far scervellare un alto elitario ed un grande custode assieme, trovare dei collegamenti ma per ora tutto è molto vago. Il sigillo in cui l'hanno imprigionata, tutti i vari kanji scritti al suolo, una visione periferica della zona come se stesse vivendo le circostanze di hana dall'esterno, seduto su quella sedia con il libro su quella fredda scrivania. Il libro verrebbe chiuso senza toccarlo con irruenza e messo apposto, altre informazioni prese sul suo conto, su ciò che successe, tutto quanto verrebbe memorizzato e trasferito dentro i propri cassetti, dentro quelli della sua mente che stanno poco alla volta straripando, un contenuto secolare quello che racchiude il kokketsu ma non si può definire di certo un guru, un bene o un male non si sa. Espirerebbe aria nella realtà sgranando gli occhi dopo aver annullato quella tecnica, la presa su di lei si farebbe più debole ed osserverebbe come la testa di lei cadrebbe a peso morto contro il proprio palmo. L'istinto lo porterebbe a cingerla a se, la destra a mettersi dietro la sua schiena per sorreggerla e staccarla dal tronco dell'albero sollevandola appena dopo ciò così che possa portare il braccio sinistro sotto le ginocchia di lei, tenendola in braccio. Ormai non ha più le forze di camminare, non ha più le forze di fare nient'altro se non essere un libro aperto per il tessai, ma ora basta, ha preso ciò che doveva. I due interrompevano quella parola, ma forse lui quella parola la conosce bene, parola che veniva smorzata per non dirla completamente, parola che rimbomba nelle antiche leggende e dentro gli antichi tomi, mai nessuno si oserebbe di riaprire i portali dell'ade, mai nessuno si sognerebbe di fare una simile cosa. Allora... Perchè? Pilotato colui che l'ha riaperto da questa figura bianca che si è mostrata nelle sue vecchie visioni? "Hana... Svegliati" Quelle parole verrebbero dette dopo già svariati passi, dopo già vari ragionamenti, deve muoversi a liberare completamente Kusa così da poter attingere da tutti i suoi malloppi di libri per riuscire a trovare una soluzione al problema, deve mandare gli altri membri dell'akatsuki a continuare queste missioni, deve farli smuovere senza la sua presenza, purtroppo le cose sono cambiate dopo l'arrivo di Hana e devono essere tutti quanti avvisati, non è un pericolo che riguarda unicamente l'akatsuki, è un pericolo globale e va fermato il prima possibile "Hana..."Proverebbe a richiamarla nuovamente, sorreggendola sempre fra le sue braccia "[Sigillo dell'empatia] Totoro, esci dal quartiere e aspettami all'entrata della foresta, sto per uscire da li ed ho bisogno che mi scorti da Kurona, quando scendi affitta una camera nella stessa palazzina sotto il tuo nome per favore[/]" Piccolo comando che viene inviato al suo braccio destro che ormai è diventato una specie di fratello per lui. "Si risolverà la questione, si può risolvere e lo faremo assieme... Ma tu non ti allontanerai da me, è troppo pericoloso. Se dovremo uscire per questa questione andremo sempre assieme, ci sono delle cose che devo valutare di persona" Già, così come lo sblocco del sigillo. Vorrebbe provare a sbloccarglielo, se è come ha pensato, l'avvenuta della vecchia generazione che formava il trio son i Seiun e i Kokketsu dovrebbe ritornare, Hana potrebbe essere una di quelle. Ma se ciò non fosse? La morte è qualcosa di assicurato. Parlerebbe sperando che hana si fosse svegliata, non la lascerebbe ugualmente camminare autonomamente, la lascerebbe fra le sue braccia mentre il proprio corpo si sposta come nebbia che avanza in una delle tante strade di kirigakure.[stessi tag]

20:01 Hana:
  [Boschetto] Trova pace per sfinimento, più che per volere. A dire il vero, la stessa pace agognata è un parolone altisonante e fuori portata, eppure ci si spiaccica senza remore contro quel palmo assicurandosi addirittura un posto in prima fila tra le braccia di Yukio. Un tempo, forse, sarebbe strisciata via anche senza gambe pur di non scomodare qualcuno. Un tempo l’avrebbe impastato nei formalismi. E’ un attimo, davvero: le ciglia lunghe e nere calano il sipario, ventagli scuri che racchiudono lastre di ghiaccio scrostate dal bianco e dal nero precedente. E’ buio, ed è confortevole. E’ quasi sonno, quasi. Un dormiveglia a dire il vero, dove la voce di Yukio filtra e riesce a riesumare quello stato comatoso dove si ritrova ad essere un punchball di colpi mentali da incassare. E’ arrivata provata fin lì, ne sta uscendo sostanzialmente uno straccio dopo troppi anni passati senza conoscere cosa volesse dire la parola sconforto. L’ossigeno torna a circolare nei condotti respiratori, il flusso procede con la stessa normalità di sempre ridestandola almeno in parte: stordita, questo sì, più di prima e peggio ma…non importa, davvero. Pian piano sta iniziando ad accettare la sua condizione. Rischiara le palpebre rivolgendo le iridi in sua direzione, pochi secondi che racimolati le occorrono per fare di nuovo mente locale mettendo alla prova l’elasticità dei suoi pensieri. Sentirsi leggeri è d’obbligo specie quando sei sospeso in aria, librandoti tra le braccia di qualcuno che accudisce le membra: eppure, nonostante questo, si sente più pesante di prima. Abbassa lo sguardo solo ora, recependo, fissando ciò che vi è davanti ma senza davvero osservarlo con attenzione. < Giurami che non mi lascerai indietro.> glielo impone quasi con la forza di uno scricciolo. Pretende lei, uno shinobi da niente, di bruciare e scorticarsi senza remore. < Qualsiasi cosa ti serva da me, per trovarlo, usala.> Tanto < Arrivati a questo punto, non mi serve più nient’altro. Sono sacrificabile > ed è l’unica cosa che, credila, non le pesa nemmeno da dire: è l’unico conforto, l’unica gioia in quel mare d’agonia. E’ l’unica cosa che riesca in qualche modo a farla sentire in comunione con il lato più tradizionale di sé, quello che ancora si reputa – in fondo – un oggetto. La sinistra, di cui le dita ancor avvinghiate intorno alla Mala per il rosario, tenta d’issarsi all’altezza del petto altrui stringendo i lembi del suo vestiario < Fallo per me. Altrimenti non troverò pace e sbaglierò facendo di testa mia.> e sbaglierà, praticamente come tutti questi mesi. S’inebria del silenzio, ponderando su una semplice constatazione < Sono venuta qui per cercare delle risposte > e pretenderle da lui sarebbe davvero inaccettabile, sfrontato, eppure sotto sotto ci spera. < Non rendermi l’unica inconsapevole che non sa contro chi sta andando a fare il vento divino.> il kamikaze, in parole spicciole. < Parlami, Yukio.> un tempo si sarebbe accontenta di fare la bomba esplosiva senza sapere il perché, senza un “ma” né un “se”. Adesso, però, preferirebbe sapere contro chi andare a morire senza il risentimento o il rimpianto di non aver fatto abbastanza. Questione di… egoismo.

20:20 Yukio:
  [Boschetto] I passi continuano ancora indisturbati mentre Totoro gli risponde, recependo il messaggio e dandogli conferma; gli basta questo. Il volto di lui rimane alto per osservare la strada che sta percorrendo, appena noterebbe lo schiudersi delle palpebre di lei, il piede destro a sollevarsi verrebbe ripreso da un oggetto nero che si depositerebbe sotto la pianta del piede, lo abbasserebbe ma non toccherebbe terra, fluttuerebbe a mezz'aria. Il sinistro a sollevarsi e stessa situazione, un oggetto nero si metterebbe sotto la pianta del piede. Se corre scombussola e non poco il corpo di Hana che tiene fra le braccia ma per muoversi ci sono anche modi alternativi, come quello di utilizzare la propria innata, no? "Non ti lascerò indietro, non potrei nemmeno se volessi. In un modo o nell'altro se ci separassimo l'incontro fra di noi sarà immediato" Per ovvie circostanze purtroppo, o forse senza purtroppo "Oh si... Mi servirai eccome... Ti devi soltanto preparare psicologicamente a un futuro rituale che: non ti farà bene" Parole dette scandendo bene le ultime lettere, lingua biforcuta che sbatte contro il palato e affila i denti, non la guarda ancora direttamente ma ormai i loro corpi stanno fluttuando nell'aria e la velocità che stanno guadagnando non è proprio indifferente. "Non potresti nemmeno fare di testa tua, Hana... la situazione è semplice, è stato riaperto un portale, uno che da quel che presumo riguarda l'Ade. Il vecchio portale è stato chiuso e risiedeva a Kiri, più precisamente nell'Isola nera ma non è più un pericolo. Al momento si tratta di qualcuno abile nell'esoterismo e... Quasi sicuramente un membro dei C.D.F.,esso deve aver riaperto un portale ma non possiamo rintracciarlo, per questo dobbiamo ritornare a prendere alcune informazioni fra i miei libri." Un attimo di pausa, continuando "Akendo è tenuto prigioniero per un motivo che non è dato nemmeno a me sapere, ma chi ha aperto il portale non l'ha fatto per proprie decisioni, c'è un'altro individuo che sta pilotando tutto... E potrebbe aver a che fare con te, con i due cadaveri, con il tuo sigillo dietro la nuca e..." Riportando solo ora le proprie iridi rosse su di lei "Gli otsutsu. Come li hai chiamati tu e loro" Sospira, risollevando gli occhi "Ma questa storia si sta facendo veramente grande, potrebbe accadere una devastazione a livello mondiale se non viene fermata prima, tu sei un mezzo ed Akendo è ciò che serve. Per ora deduco solo questo" Scuotendo la testa. Richiamare i vecchi kami, ha sbagliato lui stesso a richiamare quello dei kokketsu, figuriamoci gli altri che hanno un portale totalmente libero e chissà dov'è locato. "Ma adesso devi riposare e riprendere le energie. Riposa nel tragitto, ci penso io al resto" [END]

Incontro fra Hana e Yukio, quest'ultimo riesce a ricavare informazioni utili per il portale aperto riconducendo altri indizi a vecchi clan che stanno ritornando e alle probabili persone coinvolte per aver imprigionato Akendo.