Oni o Tsuki? }

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19:37 Kaori:
 L'odore è nauseabondo. Nonostante siano usciti da quel tunnel infernale l'odore dei liquidi rimasti aggrappati agli stivali ed al mantello nero rimane aggressivo e violento sporcando quell'aria fresca e pulita che gira per il Villaggio attualmente semi-deserto. E' notte, una luna luminosa rischiara un cielo buio e trapunto di lontanissime stelle mentre un silenzio denso avvolge l'Erba. Si sente sollevata, Kaori, al pensiero di essere riuscita a portare a termine quella missione assieme al suo compagno, eppure sa che il difficile arriva ora. Adesso dovrà riuscire a rimanere nascosta all'interno del Villaggio senza rivelare la sua natura di genin della Foglia fino al momento del suo ritorno a casa. Fino a quando rimarrà in quei territori sarà in pericolo e per questo, mentre muove qualche passo per le vie del centro di Kusa, ecco che, al di sotto del mantello, le sue mani andrebbero ad andare dietro la sua nuca a sciogliere il nodo del suo amatissimo coprifronte. Non ha potuto pensare di affrontare quella missione senza di lui, ma ora non può continuare a portarlo con sé. Non così apertamente per lo meno. Per cui, una volta sciolto il nodo andrebbe ad allontanarlo dalla propria gola ben coperta dalla mantella allacciata sotto al viso e lo infilerebbe nella tasca porta oggetti assicurata alla sua cintura, sopra gli shorts neri e quel corsetto buio appena macchiato di fanghiglia fetida. Avanza così, cauta, osservandosi attorno grazie alla super vista del suo Byakugan. Gli unici ninja che vede paiono essere parecchio distanti, a girare per le vie del Villaggio mentre la zona da cui è uscita par essere deserta se solo non fosse per il grande punto cieco della sua innata che le impedisce di controllare le strade alle sue spalle. [chakra: 24/30] [Byakugan I]

19:57 Raido:
  [Centro] Cammina, cammina a fatica per le strade del villaggio dell'erba in preda al dolore lancinante che il sigillo gli provoca oramai da giorni. Il passo è lento, va avanti a tentoni cercando di riprendersi e, certamente, stare a casa non gli fa bene. La luna comincia a sorgere nel cielo oramai diventato di un blu notte, le stelle risplendono alte come tante piccole lucciole che decantano il buio della notte con la loro luce. I capelli bianchi dell'Oboro vengono smossi dalla brezza fredda che soffia sul villaggio; la terra è bagnata per la recente pioggia oramai passata e i di lui passi vanno a lasciare varie orme anche se poco delineate mentre gli occhi color ocra vanno a riflettere quella flebile luce lunare che illumina ciò che resta della vita del paese dell'erba. Indosso porta un armatura leggera in cuoio fabbricata in proprio a ricoprire ogni angolo del corpo dandogli una maggiore resistenza ai colpi subiti; sopra il busto porta un kimono bianco che corre lungo tutto il corpo fermandosi all'altezza delle caviglie, maniche lunghe e larghe fino al polso. Il kimono è chiuso con una cintura rossa intorno alla vita e, sopra il kimono ha una piccola armaturina in metallo che ne copre il busto avente piccoli spuntoni sulla parte alta del petto che non vanno a intaccare il collo. Sul fianco sinistro ha la sua katana messa all'interno del fodero; sulla schiena, sempre alla vita, sia a destra che a sinistra ha due portaoggetti contenenti 5 tonici del chakra, 5 tonici coagulanti, 10 confezioni di fili di nylon, 50 carte bomba, 50 bomba luce, 5 fuda con all'interno di ciascuno un tronchetto per la sostituzione e 10 fumogeni. Intorno alla coscia di entrambe le gambe vi sono posizionati due porta kunai e shuriken contenenti 50 kunai, 50 shuriken, 50 kunai a tre punte. Sui polsi di entrambe le mani ha posizionato due fuda, uno per polso; nel polso destro vi è sigillata una nodachi, nel polso sinistro una katana a doppia lama. Sulla cintura che lega la vita ha posizionato un altro fuda, sulla sinistra, con sigillata all'interno una zanbato mentre sul lato destro della cintura un ulteriore fuda con dentro una wakizashi. In più ogni lama è cosparsa di veleno stordente grado S, una sicurezza in più per se. In ultimo, legata sulla schiena, ha lei, la samehada, la grande pelle di squalo ottenuta dal Kokketsu. Essa è avvolta da delle fasce bianche per coprirne le scaglie di squalo il quale hanno il potere di risucchiare il chakra nemico e non solo. Il chakra scorre in corpo, forte e potente come si addice a un maestro di spada la cui lama è elegante e raffinata quanto veloce e letale. Continua quella pesante camminata osservando la morte per le strade del villaggio, i morti continuano ad aumentare per le strade; visibili ad ogni angolo di e non solo, lo sfacelo più totale ma la concentrazione è bassa, troppo. La mano sinistra va a portarsi sulla parte del collo dove l'ago è penetrato, quella parte il cui bruciore è tanto da fargli desiderare la morte stessa. Il sudore cola dalla fronte, digrigna i denti andando a stringersi e spingersi il collo cercando un qualche sollievo ma niente, il dolore è forte, troppo per poter essere sopportato ma...un qualcosa riesce comunque a vedere. In lontananza scorge una figura incappucciata, non ha idea di chi sia ma cerca di restare in guardia. [Chk on][Samehada equip][Equip: 5 tonici per il chakra, 5 tonici coagulanti, 10 confezioni di fili di nylon, 10 fumogeni, armatura leggera (+8 alla resistenza), 50 carte bomba, 50 bomba luce, 5 fuda con all'interno un tronchetto, 50 kunai, 50 shuriken, 50 kunai a tre punte, 1 nodachi sigillata nel fuda al polso destro, 1 katana a doppia lama sigillata nel fuda al polso sinistro, 1 zanbato sigillata in un fuda sulla parte sinistra della vita, 1 wakizashi sigillata in un fuda sulla parte destra della vita, veleno stordente livello S su ogni lama]

20:38 Kaori:
 Il viso è coperto in gran parte dal cappuccio del mantello nero che l'ha difesa ampiamente dall'ambiente di quel tunnel sotterraneo. Solo una porzione di naso e le labbra morbide paiono visibili oltre la stoffa scura, una porzione di pelle candida a far da contrasto a quel nero che permea l'intera sagoma della kunoichi. Neppure i capelli viola paiono far capolino oltre la stoffa di quella veste, tenuti ordinatamente legati in una morbida treccia che corre lungo la schiena, lasciando libere solamente alcune ciocche violette che ondeggiano dinnanzi le orecchie al di sotto del cappuccio. I suoi occhi osservano, scrutano le vie stando attenti a che nessuna fonte di chakra appaia all'improvviso portandola così a notare come la povertà renda quelle vie completamente deserte. Negozi chiusi, silenzio di tomba. Non una voce, una risata, uno schiamazzo a render viva quella parte di Terra. Uno scenario deprimente e preoccupante per qualcuno cresciuto e abituato al dolce e chiassoso brusio della Foglia. Si morde il labbro inferiore notando la totale assenza di vita per le strade, prima di decidere di voltare il capo verso la direzione che giunge alle sue spalle. E' solo quando si volta verso quel punto che rimane come paralizzata per strada, il pasto arrestato come colto in flagrante mentre i suoi occhi al di sotto della stoffa si sgranano leggermente, sorpresi. Raido. Diversi metri più lontano, apparentemente stanco, indebolito, che avanza lentamente per la medesima via. Trattiene il respiro la Hyuga non aspettandosi minimamente di incontrare l'albino proprio in una circostanza simile. Non aveva intuito che fosse kusano durante il loro primo incontro e questo potrebbe portare ad un radicale cambiamento nel paradigma del loro legame. Non saprebbe bene definire quale esso sia, in verità. Lo rispetta, lo trova maturo, forte, buono. Eppure come potrebbe definirlo? Un conoscente? Forse, ma quella parola lascia un sapore amaro sulla lingua. Come se fosse un modo per tenere a distanza qualcuno chiarendo di averlo già conosciuto. Una distanza che lei ha sentito man mano accorciarsi e bruciarsi fra loro quando lui aveva trovato il modo di illuminarle la via da percorrere. Un amico? Probabilmente no. Non sa quasi nulla di lui, così come lui non sa molto di lei, e il sentimento alla base della loro conoscenza è fin troppo acerbo ed immaturo per poter essere identificato come un'amicizia. Ma allora cosa? Probabilmente non esiste una parola capace di descrivere quel loro legame. Sa solo che, in qualche modo, tiene al suo parere, alla sua presenza e che deluderlo adesso rivelandogli la propria presenza potrebbe porre fine a qualunque cosa intercorra fra loro. Tutti questi pensieri si affollano e confondono nella sua mente in un istante, mentre i suoi occhi notano un particolare singolare nella sua figura. Qualcosa di strano sta accadendo al suo chakra, qualcosa che non saprebbe descrivere né comprendere considerando che non ha mai avuto modo di vedere nulla di simile prima d'ora. È come un accumulo di chakra piuttosto insolito all'altezza dello sterno, un qualcosa di “troppo” che non riesce a comprendere o identificare. Nota il suo passo incerto, il modo estremamente diverso di muoversi, di camminare che lasciano presagire un certo disagio. O forse dolore. Schiude le labbra ritrovandosi ora a dover fare una scelta. Tentare una fuga fintanto che può contare sulla distanza a dividerli e sperare che non l'abbia notata o assicurarsi che stia bene? Avvicinarsi e rivelargli la sua identità, cercando di verificare che non gli sia accaduto nulla? Cosa fare? Soprattutto potrà davvero essergli utile se anche gli fosse successo qualcosa? A stento è capace di richiudere una ferita di pochi centimetri, cosa potrebbe mai fare contro un qualcosa che gli si sta sviluppando dall'interno al livello del chakra stesso? Tentenna. Deve stare attenta, sì. Ma può davvero lasciare una persona che ha considerato importante in condizioni così poco rassicuranti? E' davvero sicura che la sua presenza possa metterlo in allarme? Non è possibile, forse, che in nome della speranza che aveva riposto in lei possa essere persino contento della sua venuta? Stringe le labbra, dura. Non può certo credere a qualcosa di così egocentrico. Che sciocca, che è! Stringe i pugni, sotto il mantello, ritrovandosi a cercare una risposta alla sua domanda. Aiutarlo o fuggire. Fuggire o aiutarlo. Sicuramente le condizioni di fame e miseria in cui deve vivere a sua volta, in quel Villaggio, non devono aiutarlo a combattere qualunque cosa gli stia accadendo dentro... può davvero concedersi di ignorarlo a quel modo? Non è stato forse il suo desiderio di aiutare e proteggere chi è importante per lei a portarla a divenire un ninja in principio ed un medico dopo? Potrebbe davvero continuare a convivere con se stessa sapendo di aver evitato d'aiutare qualcuno in difficoltà? Qualcuno che, per di più, era stato così caro e buono con lei? La risposta è forse fin troppo semplice ed è proprio questa consapevolezza che la porta a saltare oltre il confine della prudenza e della ragionevolezza. Ruota il corpo intero verso l'uomo e inizia ad avviarsi verso di lui. Capo chino, mantello ben chiuso addosso e Byakugan pronto a captare qualsiasi segno di chakra nelle strette vicinanze. Cercherebbe di fermarsi a circa un paio di metri da lui -sempre ammettendo ch'egli non faccia nulla che possa impedirlo o mostrarsi ostile- deglutendo silenziosamente nella speranza di non aver compiuto la scelta sbagliata. <Vieni con me> mormorerebbe allora fermandosi, lasciando fuoriuscire una mano da sotto il mantello per porgerla verso di lui, completamente ricoperta di un guanto scuro. Piccola, dalle dita lunghe, sicuramente femminili, così come anche la voce bassa e piuttosto incerta. Vorrebbe provare a dargli quanto meno un po' di cibo, un po' d'acqua. Esser sicura per lo meno che qualsiasi cosa stia concentrandosi nel suo corpo non possa fargli del male. [chakra: 23/30] [Byakugan I]

21:22 Raido:
  [Centro] Quell'iniezione ha un effetto devastante sul corpo, riesce a malapena a stare in piedi, sta facendo affidamento a tutte le proprie forze per poter camminare, andare avanti per la sua via senza mai voltarsi indietro. E' la stessa sensazione del sangue che scorre nelle vene; stando in silenzio e fermo può sentire varie parti del corpo pulsare per effetto del sangue in movimento all'interno delle vene, una sensazione spiacevole che non crea danno e non impedisce il normale trascorrere della vita stessa. L'ammasso di chakra presente nel suo collo da quasi la stessa sensazione. Un pulsare continuo, qualcosa che spinge verso l'esterno cercando di uscire dal corpo ma amplificato di almeno cento volte provocandogli un dolore immenso. L'energia scaturita dal sigillo ne percorre il corpo andando ad influenzare il chakra che comincia ad agitarsi, le pareti del corpo, la carne, ogni cosa viene corrosa compresi gli organi interni. Il cuore sta per scoppiargli, il respiro è affannato per via dell'affaticamento dei polmoni nel produrre ossigeno ed è in questa situazione che comincia a dare retta, veramente, alle parole di Yukio e del vecchio genetista. Questo potere, questa forza, attacca direttamente il fisico distruggendolo dall'interno, distruggendo la sua salute; non è un qualcosa che tutti possono sopportare, non è qualcosa che tutti possono avere...bisogna avere una resistenza corporea adeguata per impedire che la morte sopraggiunga al più presto. Vorrebbe morire ora, vorrebbe lasciare questo mondo e ritrovare la pace, niente più dolore, niente più sofferenza ma sofferenza; comincia a chiedersi perchè lo ha fatto, perchè ha deciso di cacciare proprio questa forza, non gli basta la spada? Si, gli basta ma l'amore e il senso di protezione verso il proprio villaggio lo hanno spinto a compiere questo gesto estremo, stupido e insensato. Avrebbe dovuto dare ascolto alle parole del genetista, andarsene senza voltarsi, andare a casa e non pensare più a questa storia ma, questo, vuol dire arrendersi, fallire un impegno che egli stesso si è prefissato di portare avanti. Comincia a respirare, rallenta lo stesso respiro per trovare la calma, si concentra, pensa a ciò che lo rende tranquillo. Hotsuma, mentore e sensei, l'uomo che lo ha preso sotto la sua ala e gli ha insegnato i segreti di questa nobile arte, gli ha insegnato come diventare un abile spadaccino senza dover contare sulla propria innata. Grazie a lui ha studiato per 10 anni, si è allenato per 10 anni, un uomo al pari di un padre. Kiri, il suo villaggio, il posto in cui è cresciuto e ha vissuto ogni tipo di esperienza, dalla più bella come l'amore alla più brutta come la morte; è il luogo dove ha visto morire sua madre e suo padre, lo stesso dove ha scoperto per la prima volta l'amore. Il villaggio della nebbia insanguinata, il posto dove sono nati i peggiori assassini che il mondo ninja abbia mai conosciuto e ora, un posto tranquillo dove la pace regna sovrana e tale deve rimanere finché resta in vita e poi, il pensiero viene rivolto verso qualcosa di strano, qualcosa di inusuale. Riesce a vedere una luce in fondo a un tunnel, una luce forte che illumina l'oscurità che avvolge questo mondo...sta morendo? No, la morte non è ancora sopraggiunta sul capo del Jonin ma è in quella luce che riesce a vedere il viso di Kaori e il suo sorriso, il sorriso di una giovane promessa, di una ragazza che ha giurato di proteggere il proprio villaggio e la propria patria, una luce in questo mondo. Lei, tutti i giovani di Kiri, sono tutte luci che deve portare avanti con ogni mezzo perchè esse sono il lascito delle vecchie generazioni per un mondo migliore. Gli occhi vengono chiusi per qualche secondo mantenendo basso e lento il respiro per poi aprirli di scatto; ecco perchè ha deciso di correre questo rischio immenso, ecco perchè ha deciso di mettere in pericolo il proprio corpo e la propria vita. La figura di Aoyji arriva anche nella di lui mente, la figura di quel giovane che pur di battere un avversario più potente ha fatto appello al proprio spirito di sacrificio non tenendo conto dei rischi che l'azione comporta. Un sorriso si palesa sul volto del giovane al solo pensiero; sta rimuginando sulle sue decisioni, imparando da qualcuno meno esperto di lui. Deve resistere a ogni costo, non può cedere, non ora che ha raggiunto il proprio obiettivo, ora che devono solo controllarsi e superare questa fase di rigetto, fare affidamento sul proprio corpo e fidarsi di esso a ogni costo. Cerca di rimettersi diritto, la mano sinistra continua a premere sulla parte del collo su cui ha subito l'iniezione ma la guardia alta inizia ad avvertirlo della presenza di qualcuno, qualcuno si sta avvicinando al giovane, ostile o no, non è in condizioni di difendersi, non ha la forza di attaccare nessuno. Solleva lo sguardo avanti a se cercando quel qualcuno che si sta avvicinando notando come, il tizio incappucciato, abbia deciso di relazionarsi proprio con l'Oboro, proprio questa sera che non è in vena di fare niente e sentire nessuno. Non ne vede il viso, non riesce a scorgerne i lineamenti facciali ma è quella voce che gli rivela tutto quanto, gli rivela chi è l'interlocutore. La voce di una ragazza che conosce, che ha conosciuto nel paese del fuoco, la stessa che rappresenta il sole e la speranza del mondo, una giovane ninja che ha ricordato pochi attimi prima. Gli occhi vengono aperti così come la bocca si apre leggermente, non crede alle proprie orecchie, non ci crede, lei è li? A Kusa? Perchè? Ma tutte queste domande trovano risposta in una sola persona, Hitomu e nella lettera che gli ha mandato giorni fa<Kaori...>pronunzia il di lei nome per poi allungare il braccio destro, la mano viene aperta andando ad afferrare quella di lei con un movimento semplice portandole a contatto. [Chk on][Samehada equip][Equip: 5 tonici per il chakra, 5 tonici coagulanti, 10 confezioni di fili di nylon, 10 fumogeni, armatura leggera (+8 alla resistenza), 50 carte bomba, 50 bomba luce, 5 fuda con all'interno un tronchetto, 50 kunai, 50 shuriken, 50 kunai a tre punte, 1 nodachi sigillata nel fuda al polso destro, 1 katana a doppia lama sigillata nel fuda al polso sinistro, 1 zanbato sigillata in un fuda sulla parte sinistra della vita, 1 wakizashi sigillata in un fuda sulla parte destra della vita, veleno stordente livello S su ogni lama]

21:51 Kaori:
 Sinceramente quell'unica parola dell'altro la stupisce. Sarà che, stupidamente, ha sempre pensato d'essere una cometa nelle esistenze altrui, una comparsa destinata a tramutarsi in ricordo sfocato nel giro di poco tempo, ma non credeva davvero che sarebbe bastato il suono della sua voce affinchè l'altro la riconoscesse. La cosa la sorprende nel profondo in modo piacevole, dolciastro, portandola a schiudere le labbra per la sorpresa. Le richiude in un istante annuendo semplicemente a quella parola come per volergli confermare quello che non pare affatto un dubbio per lui. Stringe con dolcezza la sua mano cercando di tornare nel magazzino da cui è uscita solo pochi minuti prima al solo scopo di poter sentirsi più sicura dalla presenza di eventuali ninja che potrebbero vederla per strada. Se anche fosse stata notata ora che è con Raido, probabilmente avrebbe avuto una sorta di protezione maggiore. Kusa è chiusa ad eventuali visitatori di altri paesi perciò l'albino deve necessariamente essere un ninja di quello stesso Villaggio...no? Almeno questo è il pensiero semplice e ingenuo della kunoichi che, al momento, è solamente preoccupata delle condizioni altrui. Vorrebbe portarlo in quel magazzino, lì dove almeno sa di poter trovare un po' di cibo, dell'acqua, dei medicamenti da poter usare in caso di bisogno per lui sebbene non abbia davvero idea di cosa possa fare per curare il male che lo affligge. Non sa cosa abbia, sa solo che appare estremamente stanco, debilitato, forse febbricitante a giudicare dall'espressione che ha in viso, da quell'incedere malfermo delle leve inferiori. Quella struttura dista solamente pochi metri da loro considerando che non è molta la strada compiuta da quando s'è avveduta della presenza del kiriano; pochi minuti ed ecco che -se l'altro non si fosse fermato o accasciato al suolo- avrebbero dovuto varcarne la soglia. Se tutto fosse andato come previsto la konohana, lasciando andare la mano del jonin, andrebbe a richiudere la porta alle loro spalle per poi portare ambo le mani agli estremi di quel cappuccio scuro, abbassandolo solo ora sulle spalle, mostrando il viso piccolo e giovane e la chioma violetta leggermente spettinata. <Che ti è successo?> domanderebbe lei non pensando affatto -vista la situazione di cautela in cui deve muoversi al momento- di disattivare la propria innata. <Sei pallido, malfermo. Sembra tu possa svenire da un momento all'altro...> mormorerebbe tentando di afferrare nuovamente la sua mano per tirarla appena verso di sé. Cercherebbe di lasciar scivolare la manica appena sopra il polso così da poter porre le dita attorno ad esso e premere di poco il pollice sulle vene che scorrono sotto la sua pelle. <Il battito è debole...> sussurrerebbe preoccupata rivolgendogli una occhiata sinceramente impensierita, le ciglia a sbattere rapidamente su quelle iridi così diverse da quelle mostrate nel loro ultimo incontro. Più chiare, più bianche del solito, con quelle venature rigonfie a mostrarsi ai lati del suo viso, dei suoi occhi, gonfie di chakra e sangue. Perchè è in quelle condizioni? Perchè la persona forte e sicura e austera che aveva incontrato tempo prima è ora ridotta così male? Chi avrebbe potuto fargli qualcosa del genere? O è forse possibile che sia colpa di quella maledetta carestia? Che la fame, la malattia, abbiano intaccato persino lui? Possibile, certo. Ma poco probabile. Qualcosa le dice che quello strano ammasso di chakra così insolito ha a che fare con la sua condizione, ma non è qualcosa che può chiedergli, non ora. Non così. <Siediti...> azzarderebbe allora prendendo un profondo respiro, prima di umettarsi lentamente le labbra. <Sediamoci> andrebbe a correggersi cercando di aiutarlo in caso dovesse vederlo troppo instabile per occuparsene da sé. Non sa bene come comportarsi, cosa fare, non si è mai occupata di malattie o condizioni critiche in ospedale. Al massimo ha assistito i suoi superiori occuparsene, tutt'al più. A lei vengono lasciati di norma incidenti di minore importanza medica come ferite o ustioni di lieve entità, molto lontane dall'essere mortali. Raramente è capitato che fosse stata chiamata ad aiutare medici più esperti per interventi complessi o gravi, ma il suo contributo è stato relativamente mediocre. Fermare la fuoriuscita di sangue, tenere fermo un arto mal posizionato. Piccole operazioni per facilitare il compito dei suoi superiori. Per lo meno l'altro non sembra essersi allarmato per la sua presenza, non sembra contrariato o furioso, al massimo disorientato. Ma forse potrebbe esser colpa delle sue condizioni tutto questo: chissà? Se si fossero seduti sarebbe andata a sfilarsi il guanto destro per poggiarlo vuoto in terra al suo fianco, così da permettere alla mano ora nuda di andare a posarsi sulla fronte altrui -s'egli l'avesse permesso-. <Scotti.. Hai la febbre> mormorerebbe mordendosi il labbro inferiore prima di ricordarsi che forse la sua vicinanza al momento non dovesse essere propriamente di conforto considerando le condizioni in cui versano i suoi abiti. Ci manca solo che lo faccia vomitare, insomma. [Chakra: 22/30] [Byakugan I]

22:47 Raido:
  [Centro | Magazzino] Tutto si sarebbe aspettato meno che vedere il volto di Kaori nella desolazione che affligge ora il paese dell'erba. Il di lei volto è un balsamo per tutta questa situazione; quei lineamenti sottili, leggeri e innocenti. Gli occhi a fissare ciò che si scorge del di lei viso, bocca e parte del naso...possibile che Hitomu abbia deciso di mandare proprio lei ad aiutare i Kusani? Può essere davvero possibile? Quando gli ha mandato quel messaggio indicandogli il modo per entrare nel villaggio, ha pensato che il Kage avrebbe mandato qualcuno di esperto, qualche ninja con una forza maggiore in grado di contrastare insieme a loro il consiglio e, invece, ha deciso di mandare proprio lei come se avesse previsto le condizioni dello stesso Oboro e avesse voluto dargli un sollievo, un qualcosa che lo facesse riprendere dal dolore che prova in questo momento, un dolore tanto immenso quanto forte. Fissa la giovane osservandone il movimento del capo, conferma il nome, è lei e, quella che sta tenendo ora, è la di lei mano. Non è un sogno, non è un allucinazione per via del dolore, è tutto reale, tutto vero, ciò che vede e sente sta accadendo davvero. Una parte di lui non riesce a credere a tutto ciò, gli sembra impossibile che pochi attimi prima il suo pensiero era rivolto anche a lei e ora se la ritrova davanti mentre, l'altra parte di se è felice di rivederla dopo quel loro ultimo incontro abbastanza strano quanto bello, un incontro lieto, felice in cui ha cercato di aiutare la ragazza a risollevare il proprio morale, a credere meglio in se stessa e aiutandolo a diventare almeno un po' più forte, non tanto nel fisico quanto nel pensiero stesso, nel modo di agire nei confronti della vita e del mondo. Ne stringe la mano con la propria, callosa, dura e per niente invitante ma non può farci niente; dopo una vita passata in mezzo al ferro e a combattere, praticamente a mani nude, esse sono il segno di ciò che ha fatto e non vorrebbe cambiarle, sono il simbolo di tutti i suoi sforzi, passati e presenti. Tiene stretto il di lei palmo facendosi guidare verso il luogo prescelto dalla giovane. La segue lentamente mantenendo la mano sinistra premuta contro il collo cercando di attutire il dolore del marchio. I passi lenti si susseguono, barcolla quasi a cadere al suolo ma resiste, resta in piedi senza cedere al peso del potere che ora porta con se, un peso e un fardello molto al di sopra delle sue possibilità, almeno per ora. Giungono, finalmente e con non poco sudore da parte del jonin, a quel magazzino dal quale è uscita la Hyuga, un magazzino merci. Si inoltra in esso varcandone la soglia ma fermandosi pochi metri dopo andando ad osservare il suo contenuto, un contenuto bello corposo fatto di viveri, medicine e tutto ciò che occorre alla popolazione per sopravvivere alla dura vita che ora vige su Kusa. Un sorriso si forma sul viso di Raido, il volto viaggia da destra verso sinistra e viceversa osservando soddisfatto; Hitomu ha mantenuto fede alla sua parola portando tutto l'occorrente per garantire la vita e la sanità al villaggio. Il respiro viene rallentato ulteriormente mentre sostituisce la mano, la sinistra si abbassa mentre la destra va a premere contro il collo con maggiore forza e un minimo di sollievo, finalmente, arriva anche per lui dopo giorni che il corpo viene dilaniato da quel doloroso morbo che lo affligge. La porta viene richiusa dalla ragazza, un grande tonfo rimbomba all'interno del magazzino mentre quest'ultima va ad abbassare il proprio cappuccio mettendo in mostra la propria chioma viola e, finalmente, mostra il proprio viso. Grazioso come al solito ma con qualcosa di diverso rispetto alle altre volte; le vene sulle tempie sono visibili a occhio nudo e quegli occhi perlacei sono più profondi rispetto al solito, più crudeli, quasi malvagi ma su di lei non vi è niente di tutto ciò, sono solo gli occhi di qualcuno che sta continuano a combattere, qualcuno che ha deciso di lottare senza mai fermarsi davanti a niente. Un mezzo sorriso viene ancora una volta formato con le di lui labbra mentre gli viene posta quella domanda così diretta e decisa ma non fa in tempo a rispondere che è la stessa Kaori a fare tutto quanto; ne commenta i sintomi, la condizioni in cui versa il giovane<Probabilmente>ci scherza su, si, forse può svenire da un momento all'altro, cadere e accasciarsi al suolo. Un bene per lui, almeno per qualche momento potrebbe ritrovarsi in pace e senza alcun male a distruggerlo. Nuovamente la vede avvicinarsi, sente il suo tocco sulla propria pelle, la lieve pressione sul polso per sentirne il battito<Già>debole e stanco, il cuore stesso è stanco di soffrire e, allo stesso tempo, lavorare più del dovuto<Si>va a rispondere avvicinandosi a un muro a una file di pacchi. La samehada viene tolta dalla schiena così come la katana viene tolta dal fianco lasciando cadere tutto quanto al suolo senza preoccuparsi di altro e poi...si accascia lasciandosi andare. Un lungo sospiro viene fatto, gli occhi si chiudono cercando riposo, respira piano senza sprecare quel poco ossigeno che riesce ad assimilare e nuovamente il tocco della ragazza sul di lui corpo, la fronte è la zona interessata questa volta. La mano fresca è un qualcosa di sano per la sua testa calda come un fuoco che sta per accendersi, un fuoco che brucia senza sosta nel suo cervello. La destra si stacca dal collo, un gesto enorme. Le pulsazioni aumentano, il collo sta per esplodergli ma cerca di non darlo a vedere mentre alza il braccio, la mano aperta va ad afferrare quella della ragazza stringendola leggermente tra la sua; sorride nel guardarla mentre tiene stretta quella parte di lei<Sono contento di vederti>le palpebre quasi socchiuse, occhi rossi per la stanchezza ma non stacca lo sguardo da lei fissandola con quel sorriso. [Chk on][Samehada equip][Equip: 5 tonici per il chakra, 5 tonici coagulanti, 10 confezioni di fili di nylon, 10 fumogeni, armatura leggera (+8 alla resistenza), 50 carte bomba, 50 bomba luce, 5 fuda con all'interno un tronchetto, 50 kunai, 50 shuriken, 50 kunai a tre punte, 1 nodachi sigillata nel fuda al polso destro, 1 katana a doppia lama sigillata nel fuda al polso sinistro, 1 zanbato sigillata in un fuda sulla parte sinistra della vita, 1 wakizashi sigillata in un fuda sulla parte destra della vita, veleno stordente livello S su ogni lama]

23:28 Kaori:
 L'altro non sembra porre domande sulla sua presenza lì, sul suo essere a Kusa ma la segue silenziosamente fino a quel magazzino ora pieno di merce nuova e fresca. Kaori lascia la sua mano sperando di non sentirlo crollare e si assicura di richiudere la pesante porta di quel posto dietro di loro, così da garantirsi la necessaria quiete di cui sembrano aver bisogno. Raido in particolare pare piuttosto bisognoso di pace, di silenzio, di riposo profondo. Il suo aspetto non è dei migliori, un dolore vivido increspa la sua espressione mentre il respiro pare affannoso oltre le labbra solitamente più tranquille. Nessuno sembra aver sentito il rumore della pesante porta richiudersi, nessuno par essere in avvicinamento, per cui la konohana si concede un attimo di calma respirando a fondo per poi voltarsi verso di lui e avvicinarsi alla sua figura. Le fa male vederlo in quelle condizioni: vorrebbe poter fare qualcosa di utile per lui, cercare di aiutarlo, ma non sa cosa fare. Dovrebbe tentare di curarlo col suo potere? Non sa se sarebbe utile: solitamente esso aiuta la rigenerazione delle cellule e dei globuli rossi o bianchi, nella cura di ferite fisiche di piccola entità. Ma lui non sembra essere ferito, sembra quanto più essere malato. Le malattie, si sa, non sempre possono essere curate. Non da mezzi così modesti come i suoi, almeno. Per cui il dubbio permane nella mente della giovane kunoichi su come poter essere di sollievo a quella figura che tanto l'ha aiutata precedentemente. Vorrebbe poter essere per lui ciò che egli è stato per lei. Vorrebbe potergli donare forza esattamente come era accaduto a lei tempo prima. Ma forse non è ancora abbastanza capace per potergli donare un potere del genere. Lo sente scherzare con quella sua voce debole, affaticata e stringerebbe le labbra con fare preoccupato, prima di cercare di sentire sotto le sue stesse dita le condizioni in cui l'altro versa. Il cuore è affaticato e batte un ritmo lento, debole, mentre un leggero velo di sudore sembra imperlargli il viso stanco. Lo osserva mentre va a liberarsi del pesante fardello delle sue armi e lo segue con lo sguardo mentre andrebbe ad accomodarsi lungo una parete del magazzino. Allo stesso modo cercherebbe lei di inginocchiarsi al suolo accanto a lui nel tentativo gentile di sincerarsi delle sue condizioni. Sentirebbe sotto la pelle della mano la sua fronte ardere, il corpo brucia cercando probabilmente di combattere un'infezione o un'intrusione esterna. Non ha idea di quanto potente sia questa intrusione, né che sia stata da lui ricercata e richiesta, ma sa che la febbre è il modo che il corpo ha di difendersi. Lo osserva preoccupata, rattristata delle sue condizioni e al tempo stesso sinceramente felice di averlo potuto rivedere. Desiderava davvero incontrarlo ancora una volta, poter parlare ancora con lui, rivederlo magari in un momento in cui sarebbe stata più se stessa, più felice. Eppure non aveva pensato che, al loro successivo incontro, sarebbe potuto essere lui a non stare nelle condizioni migliori. E mentre cerca di capire come poter fare per aiutarlo ecco che sentirebbe la sua mano andare a cercare la sua, poggiarsi sulle sue dita fino a stringerla appena, con quel contatto ruvido e leggero che gli appartiene. Un sorriso gentile le increspa finalmente le labbra andando ad illuminare appena il suo viso mentre, dolcemente andrebbe a portare l'altra mano a scostargli appena i capelli dal viso ardente. <Anche io... anche se non immaginavo potessi essere in queste condizioni> dice lei cercando di tenere un tono più leggero. <Sono... al sicuro con te, vero?> domanderebbe poi mordendosi appena il labbro inferiore, lo sguardo ad assottigliarsi appena nel guardare il suo volto stanco ed affaticato. <Non faranno domande se mi vedranno con te, giusto?> chiarirebbe poco dopo chiedendogli conferma delle sue supposizioni. Se le parole di Raido dovessero confermare i suoi pensieri, ecco allora che i suoi occhi verrebbero chiusi un istante per meglio concentrarsi sull'afflusso di chakra che avrebbe mantenuto costante fino ad essi e permettergli così di tornare a scorrere tranquillo lungo il keirakukei della kunoichi. Lascerebbe che l'energia smettesse di impregnare i bulbi oculari così da disattivare la sua innata e tornare al suo solito sguardo, le vene a sgonfiarsi e tornare a svanire oltre lo strato sottile e candido di pelle morbida. E' stanca dal viaggio, dalla tensione accumulata durante il giorno, e mantenere attivo quel potere le richiede un certo minimo sforzo costante che preferirebbe poter fermare fino a quando non sarà necessario. <Posso fare qualcosa per te? Un po' di cibo magari? O dell'acqua?> domanderebbe lei con la voce bassa, sporgendosi appena verso di lui per potergli permettere di parlare senza doversi sforzare, senza dover alzare troppo il tono così da farsi udire. <Ho portato delle scorte, devi solo chiedere, davvero> aggiungerebbe dolcemente, abbozzando un sorriso dolce, premuroso, mentre la sua mano permarrebbe bloccata fra la sua e la sua fronte in fiamme. <Permettimi di aiutarti> un sussurro breve, sentito, che suona quasi come supplica accompagnato da quelle iridi accorate, impensierite, illuminate di un desiderio sincero di rendersi utile. Vederlo in quello stato le fa sinceramente male. Non è una persona che meriti di vivere in queste condizioni, di avanzare barcollante per strada per colpa di un morbo che dilaga per strada. Non può lasciare che qualcosa oscuri la sua luce, il bagliore di quel suo sguardo gentile. E poco importa che tempo prima si fosse promessa di non permettersi di avvicinarsi oltre a lui, al suo animo. Poco importa se lui sia la luna che la visione dell'Uzumaki ha visto al Tempio tempo addietro. Ora che lo ha dinnanzi sa di non potergli voltare le spalle, di non potersi concedere il lusso di rimanergli lontana. A lui deve molto, forse troppo, più di quanto possa provare a immaginare: il minimo che possa fare è rimanergli accanto in un momento di profonda debolezza. [Se Byakugan off] [chakra: 21/30]

10:52 Kaori:
 L'altro non sembra porre domande sulla sua presenza lì, sul suo essere a Kusa ma la segue silenziosamente fino a quel magazzino ora pieno di merce nuova e fresca. Kaori lascia la sua mano sperando di non sentirlo crollare e si assicura di richiudere la pesante porta di quel posto dietro di loro, così da garantirsi la necessaria quiete di cui sembrano aver bisogno. Raido in particolare pare piuttosto bisognoso di pace, di silenzio, di riposo profondo. Il suo aspetto non è dei migliori, un dolore vivido increspa la sua espressione mentre il respiro pare affannoso oltre le labbra solitamente più tranquille. Nessuno sembra aver sentito il rumore della pesante porta richiudersi, nessuno par essere in avvicinamento, per cui la konohana si concede un attimo di calma respirando a fondo per poi voltarsi verso di lui e avvicinarsi alla sua figura. Le fa male vederlo in quelle condizioni: vorrebbe poter fare qualcosa di utile per lui, cercare di aiutarlo, ma non sa cosa fare. Dovrebbe tentare di curarlo col suo potere? Non sa se sarebbe utile: solitamente esso aiuta la rigenerazione delle cellule e dei globuli rossi o bianchi, nella cura di ferite fisiche di piccola entità. Ma lui non sembra essere ferito, sembra quanto più essere malato. Le malattie, si sa, non sempre possono essere curate. Non da mezzi così modesti come i suoi, almeno. Per cui il dubbio permane nella mente della giovane kunoichi su come poter essere di sollievo a quella figura che tanto l'ha aiutata precedentemente. Vorrebbe poter essere per lui ciò che egli è stato per lei. Vorrebbe potergli donare forza esattamente come era accaduto a lei tempo prima. Ma forse non è ancora abbastanza capace per potergli donare un potere del genere. Lo sente scherzare con quella sua voce debole, affaticata e stringerebbe le labbra con fare preoccupato, prima di cercare di sentire sotto le sue stesse dita le condizioni in cui l'altro versa. Il cuore è affaticato e batte un ritmo lento, debole, mentre un leggero velo di sudore sembra imperlargli il viso stanco. Lo osserva mentre va a liberarsi del pesante fardello delle sue armi e lo segue con lo sguardo mentre andrebbe ad accomodarsi lungo una parete del magazzino. Allo stesso modo cercherebbe lei di inginocchiarsi al suolo accanto a lui nel tentativo gentile di sincerarsi delle sue condizioni. Sentirebbe sotto la pelle della mano la sua fronte ardere, il corpo brucia cercando probabilmente di combattere un'infezione o un'intrusione esterna. Non ha idea di quanto potente sia questa intrusione, né che sia stata da lui ricercata e richiesta, ma sa che la febbre è il modo che il corpo ha di difendersi. Lo osserva preoccupata, rattristata delle sue condizioni e al tempo stesso sinceramente felice di averlo potuto rivedere. Desiderava davvero incontrarlo ancora una volta, poter parlare ancora con lui, rivederlo magari in un momento in cui sarebbe stata più se stessa, più felice. Eppure non aveva pensato che, al loro successivo incontro, sarebbe potuto essere lui a non stare nelle condizioni migliori. E mentre cerca di capire come poter fare per aiutarlo ecco che sentirebbe la sua mano andare a cercare la sua, poggiarsi sulle sue dita fino a stringerla appena, con quel contatto ruvido e leggero che gli appartiene. Un sorriso gentile le increspa finalmente le labbra andando ad illuminare appena il suo viso mentre, dolcemente andrebbe a portare l'altra mano a scostargli appena i capelli dal viso ardente. <Anche io... anche se non immaginavo potessi essere in queste condizioni> dice lei cercando di tenere un tono più leggero. <Sono... al sicuro con te, vero?>domanderebbe poi mordendosi appena il labbro inferiore, lo sguardo ad assottigliarsi appena nel guardare il suo volto stanco ed affaticato. <Non faranno domande se mi vedranno con te, giusto?> chiarirebbe poco dopo chiedendogli conferma delle sue supposizioni. Se le parole di Raido dovessero confermare i suoi pensieri, ecco allora che i suoi occhi verrebbero chiusi un istante per meglio concentrarsi sull'afflusso di chakra che avrebbe mantenuto costante fino ad essi e permettergli così di tornare a scorrere tranquillo lungo il keirakukei della kunoichi. Lascerebbe che l'energia smettesse di impregnare i bulbi oculari così da disattivare la sua innata e tornare al suo solito sguardo, le vene a sgonfiarsi e tornare a svanire oltre lo strato sottile e candido di pelle morbida. E' stanca dal viaggio, dalla tensione accumulata durante il giorno, e mantenere attivo quel potere le richiede un certo minimo sforzo costante che preferirebbe poter fermare fino a quando non sarà necessario. <Posso fare qualcosa per te? Un po' di cibo magari? O dell'acqua?> domanderebbe lei con la voce bassa, sporgendosi appena verso di lui per potergli permettere di parlare senza doversi sforzare, senza dover alzare troppo il tono così da farsi udire. <Ho portato delle scorte, devi solo chiedere, davvero> aggiungerebbe dolcemente, abbozzando un sorriso dolce, premuroso, mentre la sua mano permarrebbe bloccata fra la sua e la sua fronte in fiamme.<Permettimi di aiutarti> un sussurro breve, sentito, che suona quasi come supplica accompagnato da quelle iridi accorate, impensierite, illuminate di un desiderio sincero di rendersi utile. Vederlo in quello stato le fa sinceramente male. Non è una persona che meriti di vivere in queste condizioni, di avanzare barcollante per strada per colpa di un morbo che dilaga per strada. Non può lasciare che qualcosa oscuri la sua luce, il bagliore di quel suo sguardo gentile. E poco importa che tempo prima si fosse promessa di non permettersi di avvicinarsi oltre a lui, al suo animo. Poco importa se lui sia la luna che la visione dell'Uzumaki ha visto al Tempio tempo addietro. Ora che lo ha dinnanzi sa di non potergli voltare le spalle, di non potersi concedere il lusso di rimanergli lontana. A lui deve molto, forse troppo, più di quanto possa provare a immaginare: il minimo che possa fare è rimanergli accanto in un momento di profonda debolezza. [Se Byakugan off] [chakra: 21/30]

11:41 Raido:
  [Centro | Magazzino] La mano di Kaori si trova nella sua, piccola e innocente, aggraziata e dolce, la stringe scostandola dalla fronte. La tiene nella sua, sente la freschezza del suo corpo donargli quel sollievo che tanto ricerca oramai da qualche giorno. Fermo e immobile rimane appoggiato al muro, il sudore continua a calare dalla sua fronte, piccole gocce che ne bagnano il viso senza riserve, ne illuminano la pelle ma, allo stesso tempo, da una sensazione di debolezza agli occhi degli altri come se stesse per morire, come se la vita lo dovesse abbandonare da un momento all'altro senza avvisarlo minimamente. Non a idea di come andare avanti, di come superare tutto questo senza rimanerne vittima, senza morire nonostante cerca di resistere con ogni mezzo a sua disposizione ma non è facile. Il collo sta implodendo, i muscoli, le vene, il flusso di chakra, tutto quanto bussa contro il di lui corpo, vuole uscire e scatenare tutta la furia distruttiva dell'oscurità che ora alberga dentro di lui, un oscurità ricercata dallo stesso Raido ma non desiderata. Non vuole questa forza in più, non desidera del potere extra per diventare più potente ma gli occorre per proteggere Kiri da esso; diventare il demone per distruggere i demoni, il demone che divora i demoni, questo deve essere e così deve essere riconosciuto all'interno del villaggio della nebbia. Chiunque osi attaccare la quiete del proprio del paese deve sapere cosa lo attende, deve provare paura al solo pensiero di mettere in atto un azione tanto sconsiderata quanto inutile. Ha raggiunto tutti i suoi obiettivi, ha la spada, l'oscurità, adesso ha tutte le armi per difendere ciò che più gli sta a cuore, ciò a cui più tiene senza riserve, il resto passa in secondo piano. Tentare la scalata a Kage nel paese della nebbia, riformare i 7 spadaccini di Kiri, tutto quanto fa parte di un obiettivo secondario che può essere compiuto in futuro. Il pensiero si affacci su tutto questo mentre gli occhi vanno a posarsi su quelli della giovane Hyuga, osserva quella vista che tanto lo affascina e incuriosisce; occhi perlacei immersi in una luce bianca in grado di illuminare l'oscuro e ora, invece, pregni di una forza che non ha mai visto prima. Nel byakugan scorge quella determinazione che ha sempre visto in lei, quella forza che ha notato dal loro primo scambio di sguardi; osserva come, dall'ultima volta, sia cresciuta, non solo in forza. Sorride felice di questa scoperta lasciandosi cullare da quegli occhi, in pace, ora è in pace. Il tocco a scostarne le ciocche bianche infonde nel corpo nuovamente quella sensazione di fresco e, nonostante percepisca l'odore presenta nell'aria, nonostante senta tutto quanto, non ci fa caso, il pensiero è altrove riuscendo a isolare ogni cosa concentrandosi solo su di lei, sul perchè si trova qui, sul di lei viso e sul suo sguardo. Fa in modo che tutto giri intorno a lei per evitare di soffrire ancora; un punto fisso su cui riporre la propria attenzione. Abbozza un sorriso nel sentirla parlare, anche lui avrebbe sperato in un prossimo incontro più normale e invece sta combattendo tra la vita e la morte anche davanti a lei<Adesso so di essere umano anche io>ride piano, in modo delicato, ironizza sulla propria condizione perchè fare la vittima, essere compatiti, non fa per lui. Preferisce non badarci, non prestare attenzione ai suoi malanni. A Kiri è visto come un ragazzo forte che riesce ad affrontare le varie sfide che gli vengono messe davanti senza molti problemi, sfide che deve e vuole vincere senza arrendersi ma no, non avrebbe mai voluto che Kaori lo vedesse in questo stato. Quella notte ha cerca di dimostrarsi forte, senza alcun punto debole mentre ora è soltanto un pezzo di carne da macello, la prova che nessuno è veramente forte, nessuno è in grado di resistere a ciò che la vita gli mette davanti. Chiude leggermente gli occhi, si riposa, ricerca quel riposo agognato; il respiro, piano piano, aumenta di intensità, il polso e il battito cardiaco acquistano vigore nuovamente, di poco ma vi riescono. Si sta riprendendo mentre sente la ragazza porgli quella domanda. Solleva le palpebre andando a ricercarne lo sguardo; ne vede la paura, l'incertezza nel stare in un posto ostile in cui i Konohani non sono più i benvenuti come una volta. Una caccia all'uomo inizierebbe se il consiglio sapesse della presenza di Konoha sul territorio dell'erba, una caccia spietata e senza regole dove fermarsi diventa quasi impossibile. Continua a stringere la di lei mano con la destra mentre il braccio sinistro si allunga in sua direzione, chiude la mano a pugno tenendo fuori soltanto l'indice che va a piegarsi leggermente per poi portarlo sotto il di lei mento andandone a sollevare leggermente il volto mentre il pollice va a posizionarsi, di poco, sopra il suddetto mento<Nessuno ti farà del male finché resterai al mio fianco>la rassicura, le toglie via ogni paura. E' vero, in questo momento è debole ma non può permettere che qualcuno le faccia del male, che qualcuno la tocchi senza pagarne il caro prezzo. E' qui, ora è compito suo proteggerla dal consiglio e da tutti coloro che minano alla di lei vita. Osserva il byakugan venire disattivato, le vene sulle tempie sgonfiarsi, gli occhi perlacei tornano alla normalità riuscendo a rivederli nuovamente nel loro vero io<Sto bene sto bene, quei viveri sono per la gente di Kusa>non può togliere loro il necessario per vivere, non può fare questo affronto a della gente che non riesce nemmeno a vivere e poi quella richiesta, permetterle di aiutarlo, permettere che lei si prenda cura di lui, questo vuol dire<Già stando al mio fianco mi aiuti>già essere li con lui è un aiuto enorme che gli da, riesce a non fargli pensare al dolore che ne corrode il corpo, al male che ne sconquassa l'animo. Lo sta aiutando più di quanto pensa solo che non riesce a rendersene conto<E' in questo magazzino che ti sei stabilizzata?>domanda indicando le pareti del luogo, è li che vuole stare per tutto il suo soggiorno a Kusa? [Chk on][Samehada equip][Equip: 5 tonici per il chakra, 5 tonici coagulanti, 10 confezioni di fili di nylon, 10 fumogeni, armatura leggera (+8 alla resistenza), 50 carte bomba, 50 bomba luce, 5 fuda con all'interno un tronchetto, 50 kunai, 50 shuriken, 50 kunai a tre punte, 1 nodachi sigillata nel fuda al polso destro, 1 katana a doppia lama sigillata nel fuda al polso sinistro, 1 zanbato sigillata in un fuda sulla parte sinistra della vita, 1 wakizashi sigillata in un fuda sulla parte destra della vita, veleno stordente livello S su ogni lama]

12:39 Kaori:
 Un sorriso va ad increspare appena le labbra della genin a quelle parole dell'albino. Sente la sua forza d'animo nel cercare d'ironizzare quello stato di debolezza e se ne sente toccata. Non crede ch'egli sia debole, né che sia meritevole di pietà o compassione. Crede invero che sia estremamente forte a sopportare il male che lo sta affliggendo senza cedere, senza ricercare un aiuto che sia esterno alle sue sole capacità. Non ha idea di cosa lo stia consumando, bruciando, ma immagina che debba essere qualcosa di spaventosamente pericoloso se ha spinto il suo corpo ad abbattersi così tanto. Non un lamento esce dalle sue labbra, non una richiesta d'aiuto. Cerca d'ignorare quel dolore come a volerlo nascondere dall'altrui vista in un gesto che potrebbe esser visto come la tipica ostentazione di forza maschile o un semplice atto di generosità. Che non voglia farla preoccupare? Possibile, probabile considerando l'indole buona del kiriano, ma Kaori non potrebbe mai ignorare una simile condizione. Non vuole però farlo sentire ancora peggio di quanto non stia, sa che un'eccessiva preoccupazione può risultare quasi umiliante. È un ninja, lui. Un guerriero probabilmente molto molto più forte di lei ed un'anima impavida. Non può trattarlo come un qualsiasi altro paziente dell'ospedale, od un bambino in preda ad un malanno. È un uomo che sa come combattere i propri demoni. Solo che, questa volta, non deve necessariamente farlo da solo. <Beh se avevi bisogno di una conferma bastava chiedere> sorriderebbe lei di rimando alla sua battuta, chinando la mano che era precedentemente andata a scostargli i capelli dalla fronte madida di sudore. <Io non avevo dubbi in proposito> gentile, dolce, sincera, rimane chinata accanto a lui con la mano delicatamente stretta nella sua. Trova quel gesto rassicurante, piacevole. Non è affatto infastidita dalla pelle callosa e ruvida delle sue dita, la trova invero normale. A giudicare dalle armi che reca con sé dev'essersi allenato per molto tempo per poterle maneggiare ed utilizzare al meglio, un allenamento che ha dovuto rovinare e indurire le sue mani. Il segno di una disciplina profonda e decisa che gli fa semplicemente onore. Lo osserva riposare, chiudere gli occhi, respirare piano mentre la sua vista osserva la zona circostante. Nessuno pare passare da quelle parti, i ninja presenti nel circondario -almeno nella zona che può vedere con la sua vista- sembrano camminare in tutt'altra direzione, lasciandola leggermente più tranquilla. E' faticoso tenere quegli occhi sempre attivi, controllarsi attorno ogni momento nella paura di incrociare la strada di qualche shinobi di passaggio. Se può cerca di evitare accuratamente di incrociarli cambiando strada al solo vederli in avvicinamento. Tuttavia la presenza di Raido la conforta e rassicura. Se l'avessero vista accanto a lui avrebbero avuto dubbi sulla sua provenienza? Pone a lui quella domanda, non desidera metterlo nei guai, non vuole che la sua sola presenza possa essere un problema dopo che lui era stato così buono con lei fino a quel momento. Non può fargli una cosa del genere, specialmente in un momento così delicato. Avverte la presa della sua mano sfiorarle il viso, alzarlo di poco fino a portare i loro sguardi ad incatenarsi. Un gesto che la colpisce, che la stranisce. Le piace la sensazione delle sue dita sul volto, lasciano segni di fuoco sulla sua pelle, come un marchio invisibile a venir assorbito nella carne stessa. Fissa le sue iridi dorate con le sue bianche, lattiginose, udendo quella voce sicura nonostante la malattia che va a rassicurarla e proteggerla. Si sente immediatamente rasserenata dalla sua voce, da quel suo dire, tanto da sentirsi abbastanza al sicuro da lasciar riposare i suoi occhi stanchi interrompendo l'afflusso di chakra diretto ad essi fino a quel momento. L'altra mano andrebbe a sfiorare appena quella di lui posta sotto il suo mento in una carezza leggera. <E nessuno ne farà a te finché non ti sarai ripreso.> mormorerebbe lei con la voce dolce, bassa, a lasciare un sorriso gentile e complice sulle labbra morbide. <Rimarrò al tuo fianco fino a quando non starai meglio, veglierò il tuo sonno> direbbe stringendo appena la sua mano, quella ch'egli ha scostato gentilmente dalla propria fronte. <Non è una battaglia che devi combattere necessariamente da solo, questa> Avrebbe combattuto con lui. Anche solo per donargli un po' della sua forza, un po' di sostegno. <Perciò riposa. Io resto qui> un sussurro gentile mentre le sue dita carezzerebbero lente la mano sotto al proprio mento, i polpastrelli a scivolare in un tocco quasi evanescente lungo la linea dura del pollice, del polso. Ammira il modo in cui l'altro cerca di rassicurarla sulle proprie condizioni, sul modo in cui, nonostante quelle condizioni, pensi ancora al suo popolo prima che a se stesso. Stima la sua dedizione al proprio scopo, la sua decisione nel non voler sottrarre ai suoi compagni neppure una briciola di quel cibo appena arrivato e si ritrova ad osservare incantata la dolcezza del suo sguardo stanco. È sempre più sicura, ogni istante che passa, di non aver sbagliato ad inquadrarlo durante il loro primo incontro. La sua luce è capace di avvolgere chiunque, di proteggere dall'oscurità qualunque innocente con una decisione straziante. È il faro che brilla incontrastato nella notte più buia, è la *sua* luna e probabilmente i suoi raggi hanno illuminato la via anche a molti altri oltre lei. Abbozza un sorriso amaro, impacciato, quando lui cerca di rassicurarla circa l'utilità della sua presenza e inclina di pochi gradi il capo lasciando che una ciocca violacea scivoli oltre il suo orecchio, lungo i lineamenti dolci del viso. <Vorrei poter fare di più> ammette lei in un sospiro leggero per poi udire quella domanda e inspirare a fondo, guardandosi attorno in quel magazzino piuttosto vuoto se non fosse per la merce accatastata un po' ovunque. <Mh per ora sì> rivela stringendosi appena nelle spalle. <E' al coperto e non è venuto nessuno finora a controllare, per cui non mi dispiace. La prudenza non è mai troppa considerate le possibili conseguenze, sai> dice tornando a guardarlo con fare sereno. <Non è un problema per me. Ho dei soldi per poter comprare qualcosa e i miei mezzi per stare lontana dai guai> sorride puntando un dito verso i propri occhi con fare quasi ammiccante. <L'unica cosa è che non mi dispiacerebbe fare un bagno... o poter pulire i miei vestiti. Ci sono stati problemi per arrivare fin qui> ammette sempre più imbarazzata delle condizioni in cui ha finito col farsi vedere, un rossore vago a spandersi sulle gote solitamente color pesca. Aveva cercato di non badare oltre al suo aspetto post-viaggio, ai suoi vestiti fetidi e macchiati, a quel mantello ormai ampiamente ricoperto di... melma. Ma ora il pensiero è rimasto fisso su questo particolare e una vergogna profonda va a tormentarle l'anima, riaccendendo quel briciolo di femminilità che ancora le resta. <Oddio ti sto appestando, mi dispiace!> esclamerebbe ora andando a coprirsi il viso con le mani, imbranata, ingenua, terribilmente goffa nel suo modo di essere così spontanea ed innocente. Ha imbarazzo ora a mostrare il suo viso, nonostante sappia che il peso di quell'odore nauseante sia stato il misero prezzo da pagare per un passaggio relativamente sicuro e tranquillo verso quella meta così pericolosa. Un imbarazzo stupido, certo, ma pur sempre il segno di un animo immacolato e ancora terribilmente giovane ed inesperto. [Chakra: on]

14:00 Raido:
  [Centro | Magazzino] Non ha dubbi nell'essere umano, ha sempre saputo di esserlo e mai si è osato eleggere a dio, mai ha pronunciato tali parole in vita sua e mai lo vuole fare, sarebbe troppo persino per lui. Un dio è malvagio e privo di qualsiasi sentimento, un qualcosa di sovrannaturale che mira al solo e pure divertimento per l'eternità mentre l'Oboro non è niente di tutto ciò, è solo un uomo forte che ha fatto il passo più lungo della gamba cercando di combattere la forza di...diavolo. Ripensando a tutto è forse ciò che più gli si avvicina, è un demone, un diavolo sceso in terra per comandare i suoi simili e renderli di nuovo schiavi della paura che circonda un semplice uomo, farli sentire alla stregua di essi, nulla più che semplici nullità. Ecco il suo compito d'ora in poi nel villaggio della nebbia e solo questo deve eseguire. Fare ciò che lo stesso Lucifero non ha saputo mettere in pratica, richiamare a se tutti coloro che meritano di essere torturati e uccisi, gli spiriti malvagi che ancora viaggiano liberi su questa terra...perchè accontentarsi di essere un divoratore di demoni quando può divenirne il loro capo supremo, il demone temuto e odiato dai suoi simili che agisce per un bene migliore. Troppi pensieri alimentano la testa del Jonin in questa notte, molti di essi sono oscuri, privi di alcuna etica morale mentre si dimostrano più chiari e limpidi che mai; alcuni sono fatti di pura luce, una luce che va a riflettersi sulla figura della ragazza che ora gli sta accanto, la stessa che sta correndo un pericolo immane nel rimanere in un villaggio pericoloso come lo è attualmente Kusagakure, un posto fatto di morte e desolazione dove il più felice degli uomini è colui che ha ancora una vita nel proprio corpo ma per quanto tempo questa situazione può reggere? Non lo sa e non lo vuole sapere. Lo sguardo vola sul sorriso della ragazza, un toccasana per quel dolore che attualmente sta provando, un balsamo cosparso di una luce che solo quegli occhi bianchi riescono a infondere. Ride, una piccola risata nel sentire quelle sue parole, non ha dubbi che sia umano<Da dove vengo io, mi chiamano Oni, demone>questo è il suo soprannome all'interno del villaggio della nebbia, famoso per la sua aggressività nei combattimenti, ha ottenuto tale nomignolo. Non prova pietà per nessuno, se deve uccidere, uccide senza pensarci due volte, proprio come un demone fa con le sue vittime. Non ha detto niente del suo passato alla ragazza, ne dal luogo da cui proviene, non ha mai accennato alla propria storia, almeno non direttamente raccontandogli un piccolo aneddoto della propria vita ma attribuendolo a un ragazzo qualsiasi. Solo questo piccolo particolare ma non vuole svelare troppo di se; la sua vita è troppo oscura e priva di vita per poter essere raccontata così apertamente a chiunque. E' una decisione che deve ancora prendere ma per il momento la Hyuga non è pronta. Lo considera come qualcuno di buono, con un animo nobile eppure non è così, non è come la sua mente se lo immagina, è ben diverso. E' qualcuno di...complicato da descrivere, così tanto che nemmeno lo stesso Raido non sa come parlare di se a qualcun'altro, non sa come giustificare la vita passata, non sa come evitare l'essere giudicato per ciò che ha fatto. A Kiri nessuno ha mai osato dirgli niente, sa come farsi rispettare, conosce la propria gente e sa come essi la pensando sulla di lui figura mentre lei, Kaori, una konohana; conosce la mentalità degli abitanti del paese del fuoco, sa del loro animo buono e del buonismo che innato che la fa da padrone in ogni loro azione non volendo niente in cambio. Ma questa bontà d'animo può bastare a capire il perchè delle sue azioni? No, non basta, almeno per lui ma forse sta solo sottovalutando la Hyuga e le sue capacità. Nuovamente sente la di lei mano sfiorare la propria, la destra posta sotto il mento della ragazza; non gli da fastidio essere toccato. Ogni tocco da parte della genin riesce ad alleggerire quel peso che porta dentro di se, quel peso che gli sta facendo scoppiare il corpo minuto dopo minuto senza smettere in alcun modo. Sospira nel sentirla pronunciare quelle parole, quel senso di protezione che non prova da molto tempo. Forse è anche più potente della giovane ma, non sa come ne perchè, si sente protetto, al sicuro come se nessuno potesse toccarlo, nessuno può fargli del male; uno scudo si frappone fra lui e il mondo esterno, uno scudo indissolubile e indistruttibile. Il continuo di quelle parole non fa altro che aumentare questa sensazione, questa piacevole sensazione. E' da quando Hotsuma lo ha proclamato Jonin che non si sente così, da quando ha raggiunto l'apice della propria carriera nel mondo ninja che nessuno veglia più su di lui se non Raido stesso. Per anni ha vissuto da solo, ha badato a se stesso senza mai chiedere aiuto a nessuno, mai, in nessuna occasione ha fatta un qualcosa di simile. Lascia andare il di lei mento abbassando le mani, rimane fermo, respira senza mai staccare gli occhi dal suo viso<Kaori...>ne pronuncia il nome non sapendo esattamente cosa dire, per la prima volta si ritrova senza parole, senza un qualcosa da comunicare. E' cresciuta, le sue parole sono arrivate e adesso ne assapora ogni frutto con dolcezza. Lei è il suo sole, un sole che non deve mai far spegnere, un sole il cui sorriso non deve mai svanire, non lo può permettere, non può accettare che una cosa simile possa minimamente accadere...deve controllare quel potere che ora è concentrato nel di lui collo, quella forza oscura che lo tormenta da giorni oramai. Deve riuscirci a ogni costo, anche se ciò vuol dire mettere in pericolo la propria vita, soffrire come non ha mai sofferto prima. Fare di più? Quello che sta facendo è tanto, più di quello che il Jonin merita di avere ma come farglielo capire? Come fargli capire questo in modo che smetta di tormentarsi? Cerca di recuperare tutte le forze ancora in corpo, poggia la mano destra a terra, il palmo viene portato sul suolo cercando di imprimere forza in esso, la sinistra fa lo stesso movimento mentre una gamba viene inginocchiata sul terreno e l'altra piegata a 90 gradi con il piede posto sul suolo. Allunga le braccia verso la ragazza, non chiede il permesso, non ha cattive intenzioni ma cerca solo di portare quelle braccia sulla di lei schiena avvicinandola al di lui corpo per stringerla in un unico e semplice abbraccio<Grazie...Kaori>non dice altro, non osa dire altro, il gesto, le parole, spera vivamente che bastino. Il suo gesto lo ha già fatto una volta ma in due contesti diversi, il primo per renderla più sicura di se e, questa volta, per fargli capire che è grazie a lei che quel dolore, piano piano, sta scomparendo nel nulla, grazie a lei se sta cercando di controllarlo minuto dopo minuto, secondo dopo secondo. Ode le di lei parole, sul posto in cui si trova, sul bagno e un sorriso si forma sul viso dell'Oboro mentre continua a stringerla in quell'abbraccio. Non la lascia andare, non gli importa se non è pulita o se si vergogna, non gli interessa niente di tutto ciò<Puoi venire a stare da me...se vuoi>una proposta insolita per un tipo come lui ma, casa sua, è forse uno dei luoghi più sicuri di tutta Kusa. [Chk on][Samehada equip][Equip: 5 tonici per il chakra, 5 tonici coagulanti, 10 confezioni di fili di nylon, 10 fumogeni, armatura leggera (+8 alla resistenza), 50 carte bomba, 50 bomba luce, 5 fuda con all'interno un tronchetto, 50 kunai, 50 shuriken, 50 kunai a tre punte, 1 nodachi sigillata nel fuda al polso destro, 1 katana a doppia lama sigillata nel fuda al polso sinistro, 1 zanbato sigillata in un fuda sulla parte sinistra della vita, 1 wakizashi sigillata in un fuda sulla parte destra della vita, veleno stordente livello S su ogni lama]

15:10 Kaori:
 Quante cose che la piccola Kaori non può sapere. Quante cose che non conosce, che sono estranee alla semplice e gentile mentalità innata del Paese del Fuoco. Tutto ciò che lei ha mai visto è stato il proprio Paese, la sua terra pacifica dalla storia complessa ma ricolma di buoni propositi. Konoha è come un cuore pulsante che dà vita a innumerevoli valori e principi ad ogni nuovo ninja che nasce. La sua è una storia gloriosa costellata di personaggi dall'animo puro e luminoso che, di tanto in tanto, hanno dovuto combattere e fermare le minacce che crescevano nascoste dai loro sguardi. Non è una terra perfetta, ovviamente, anche lei ha avuto i suoi momenti bui, i suoi attimi di terrore, eppure sono solo comete passeggere nella storia di un luogo prolifico e pacifico. Un luogo ove il patriottismo, il rispetto, la giustizia vengono tramandati di padre in figlio da sempre in un vento gentile che alimenta e accresce la Fiamma alla base della loro esistenza. Kaori è cresciuta credendo nella libertà, nell'uguaglianza e nella solidarietà. Valori che ha potuto vedere trasmettere dal suo Hokage al suo popolo, dai suoi insegnanti, dai suoi stessi genitori. Valori che per lei sono ovvi e scontati mentre per altri paesi paiono essere pura utopia. Non ne ha idea, lei, che a stento ricorda la guerra contro Kuugo, l'ultimo periodo buio della Foglia, e trova assurdo pensare che in altri Villaggi possa esistere una situazione come quella che sta ora affrontando l'Erba. Non comprende le decisioni del Consiglio né, in tutta franchezza, quelle del Tessai loro oppositore. Ma non prende parti, non ancora. Sa troppo poco per poterselo permettere, solo notizie confuse che ha sentito arrivare fino a Konoha e per questo non osa dire alcunché in proposito a quella condizione vergognosa in cui verte il Villaggio. Sa soltanto che il popolo sta rimettendo le colpe di qualcun altro e che al meglio delle sue capacità deve cercare di aiutarlo. Non è la sua gente, non conosce quasi nessuno fra quelle mura, eppure è importante questo? Importa se li conosce o meno quando a pochi isolati da lì qualcuno sta razionando le ultime scorte di cibo rimaste fra i suoi figli? Ovvio che no. Lei non è un ninja perchè vuole difendere Konoha. Lei desidera difendere la vita, qualunque essa sia, purché sia di un innocente. Konohano, kusano, sunese, kiriano... cosa importa da dove si provenga? La vita è vita per tutti e lei farà il possibile per difenderla con tutto ciò che possiede. Ode le parole dell'albino ritrovandosi a schiudere appena le labbra, inclinando il capo di modo tale da osservarlo con la sua espressione pensosa. Assottiglia appena lo sguardo sbattendo le palpebre un paio di volte con fare incerto. <Non ti chiamerei mai così> mormorerebbe osservandolo, scrutando la luce che balugina fiacca nei suoi occhi d'oro liquido, quelle iridi color ocra che le ricordano il bagliore giallastro che quella sera era scaturito dal suo kunai. <Non è quello che vedo> Oh, lei ha un nome per lui, un modo in cui lo vede e percepisce ben nitido e chiaro nella sua mente, una definizione che le sembra impossibile non riesca a esser condivisa da chiunque altro. Ma non lo dice, si trattiene, forse spaventata all'idea di rivelare quelle parole ad alta voce. La visione del consigliere dei Custodi del Fuuinjutsu ancora risuona macabra e prossima nella sua mente, la paura, il sospetto di conoscerne il significato a premerle nel petto ad ogni battito del suo cuore. Aveva promesso a se stessa di fare le sue ricerche in merito a quella visione prima di avvicinarsi nuovamente a lui, doveva essere sicura di cosa pensare in proposito, eppure... eppure in qualche modo vederlo così malfermo e barcollante le ha impedito di tenere la distanza. Le ha impedito di attenersi alla prudenza che s'era ripromessa e l'ha spinta ancor di più verso di lui. Sente che una persona capace di così tanta gentilezza debba esser preservata, protetta. Sente di dover fare il possibile per difendere quel bagliore capace di rischiarare l'ombra del dubbio di chi ha attorno e per questo non fugge. Permane lì, al suo fianco, carezzando quelle mani, quella pelle ruvida, stanca, temprata dalla fatica e dal dolore di chi ha conosciuto la lotta e la disciplina. Permane a vegliare i suoi respiri stanchi offrendogli un attimo di quiete, di pura pace. Una spalla su cui poggiarsi per riprendere fiato, per riposare anche solo per un istante. Un attimo ove poter abbassare la guardia e lasciare che sia qualcun altro a vegliare su di lui, a porgere la sua mano in sua difesa, in suo aiuto. Un aiuto misero, forse troppo debole per i pericoli che una figura del suo calibro può correre, ma sinceramente desiderosa di tutelarlo. La genin ode la sua voce stanca, sente il suo nome venir pronunciato con fare incerto, balbettato, come non sapesse che altro dire. Ma non desidera ch'egli dica altro, finché può trovare un po' di pace allora lei sarà felice. Ed egli, difatti, non dice altro mentre il suo corpo va muovendosi appena, stanco, staccandosi dalla parete ov'era poggiato. Segue i suoi movimenti con fare attento, pronta a cercare di aiutarlo in caso di bisogno, e si ritrova a venir circondata dalle sue braccia senza più il coraggio di dir nulla. È un abbraccio diverso da quello che le aveva donato quell'unica altra volta. Questo è più stretto, meno impacciato, forse più caldo. C'è una riconoscenza sincera che permea quel gesto, che la fa sentire totalmente avvolta da lui. E' ovunque attorno a lei, così più grande di lei, capace di proteggerla così facilmente con la sola prestanza del suo corpo. Avverte il calore delle sue braccia sulla schiena, del suo viso accanto al suo e si ritrova a boccheggiare sorpresa per alcuni istanti. Il pericolo, la paura, la tensione per quel suo essere in una terra che non la vuole, tutto svanisce con quelle sue parole lasciandola semplicemente avvolta dal tepore dolce di un abbraccio gentile. Si sente in qualche modo a casa in quel momento, con l'odore dei suoi capelli, della sua pelle a confondersi con quello ben peggiore e fetido di lei. Timidamente, impacciatamente, lascerebbe le mani scivolare sotto il proprio manto per portarle a sua volta attorno al suo busto, sulla sua ampia schiena, fra quella chioma d'argento che le ricopre le mani. Ricambia quel gesto gentile abbandonando per un istante appena il capo sulla sua spalla, assaporando la semplicità di quel momento perfetto. <Non dirlo nemmeno. È il minimo che possa fare per te...> sussurra lei ritrovandosi incapace di alzare la voce più di così. Un soffio leggero, gentile, che non vuole spezzare quell'attimo appena nato, quel silenzio che li avvolge leggero, benevolo, come una carezza che sfiora la pelle. Le dispiace di trovarsi in quelle condizioni imbarazzanti, vergognose, di dovergli far sopportare quell'odore pestilenziale che proviene dalle sue vesti, ma lui sembra quasi ignorare il tutto, sembra non curarsi affatto di quella situazione che la avvolge rendendola grata della sua accortezza. E poi... ode quella proposta. Quell'invito che la sorprende, che la porta a schiudere le labbra per via della sorpresa, dell'esser presa così semplicemente in contropiede. Boccheggia sbattendo le palpebre scostandosi appena dal suo corpo per osservare i suoi occhi, ricercare quelle iridi ambrate cui tanto tiene. Non scioglie l'abbraccio, l'allarga appena un po' solo per poter osservare il suo viso, guardandolo colpita, con le gote tinte di un rossore gentile ed innocente. <Non posso disturbarti fino a questo punto...> direbbe sentendosi improvvisamente quasi di peso alla sua enorme gentilezza. Praticamente si ritroverebbe ad ospitare una clandestina, qualcosa che avrebbe potuto metterlo in una posizione molto scomoda se in qualche modo qualcuno avesse dovuto scoprirlo. L'idea le accarezza la mente, non può nascondere d'aver pensato per un secondo appena a quell'eventualità, alla pace di una vera casa in cui poter pernottare fino al suo ritorno. La possibilità di stargli accanto ancora per un po', ancora un'altra volta. <Sarei un problema per te, non voglio metterti in una situazione difficile> rivelerebbe stringendo appena le labbra in una linea sottile, morbida, portando la destrorsa a scostarsi dalla sua schiena per risalire a sfiorare il suo viso caldo di febbre, il pollice a carezzare cautamente e con cura il volto stanco. <Non voglio farti correre rischi inutili. Ho detto che t'avrei protetto dopotutto, no?> azzarderebbe allora un sorriso gentile specchiandosi nelle sue iridi liquide, due fossette minute a comparire morbide ai lati delle sue labbra di pesca mentre lo sguardo s'addolcirebbe leggero sul suo viso. Sì, desiderava proteggerlo con le sue misere, insufficienti forze e per questo non poteva lasciare che il proprio egoismo, il desiderio di stargli accanto potesse interferire con i suoi propositi. [chakra: on]

16:25 Raido:
  [Centro | Magazzino] Due personalità completamente opposte le loro, due figure che hanno ricevuto insegnamenti diversi con sensei diversi, precetti diversi, lo stesso modo di vivere è diverso. Konoha, un villaggio abituato a vivere nella pace, con personalità dall'animo così puro da influenzare chiunque resti in ascolto. Dal Kage ai consiglieri, ai ninja, ai semplici abitanti; tutti quanti nascono già con quell'animo immensamente buono che caratterizza l'intero paese del fuoco. Nonostante abbiano vissuto esperienze al limite del sopportabile come la guerra contro Ryota, hanno sempre trovato il modo di risollevarsi, di continuare a vivere felici come se niente fosse accaduto continuando con la loro politica. Ammirevole per certi versi, niente è in grado di distruggere il loro pensiero, il loro modo di vivere, il loro essere, quella specie di volontà che da sempre rende forti e fieri i konohani, proprio come la piccola Kaori che, in questo momento, sta dimostrando pienamente la filosofia di pensiero del suo stesso popolo. Lui, invece, è diverso, è nato e cresciuto in un posto dove la guerra la fa da padrone, un luogo che ha sempre avuto l'alone della morte sul proprio cielo, un alone grigio e onnipresente. La nebbia insanguinata, così viene riconosciuta, ancora, Kiri ai più, un posto dove la gente muore, pieno di assassini ma anche il villaggio dove sono nati alcuni dei ninja più potenti che la storia stessa ricordi come, appunto, lo stesso Hotusma o Zabuza. Cresciuto con la precisa imposizione di sapersi difendere, di saper badare a se stesso in ogni situazione, di non avere pietà per nessun nemico che ostacoli il proprio cammino; infondo, quel soprannome, nebbia insanguinata, vi è ancora, è ancora veritiero solo meno eclatante. I ninja sono più pacifici e coloro che nascono sul suolo della nebbia difficilmente intraprendono, nuovamente, la strada intrapresa dai predecessori dell'Oboro. Certamente il villaggio non è famoso per la sua ospitalità, non vede di buon occhio i visitatori, specialmente dopo l'ultima incursione da parte dell'Akatsuki nel suolo della nebbia. Due mentalità troppo diverse eppure così vicine. Il Jonin stesso, nonostante il carattere distaccato e freddo verso i più, si dimostra...gentile verso quella Hyuga i cui occhi hanno attirato la sua attenzione come un fulmine che cade dal cielo abbattendosi sulla terra con una potenza estrema e incontrollabile, proprio come lui che attinge tutto il suo potere dal raiton che vaga nel proprio corpo libero senza intromissione alcuna da parte sua. Lo zen, la luna i fulmini sono tutti accomunati, nessuno di essi può vivere senza l'altro, hanno un legame tra loro, un legame indistruttibile, così forte da creare una potenza immensa e spaventosa, più grande di qualsiasi altro clan sosti sul suolo kiriano. Ode le parole della genin andando a sorridere a quella sua affermazione, non è un demone per lei? Non vuole chiamarlo così? Strano, molti non si fanno problemi, a Kiri, a usare quell'appellativo, a chiamarlo con il nome che solitamente viene usato dai suoi nemici quando viene veduto<E cosa vedi?>domanda curioso con quel solito tono dolce che ha nei confronti di lei. Cosa vede di preciso in lui? Cosa vede che altri non vedono? Lui è quello, uno spadaccino, un ragazzo in grado di usare ogni tipi di arma senza problemi, un maestro del proprio clan, lo stesso che prima lo ha osannato, poi denigrato e nuovamente osannato quando ha dimostrato di essere in grado di risvegliare lo zen presente dentro di se. Cosa vede in lui oltre le apparenze? E' una persona normale che va del suo meglio per vivere la vita, proteggendo il proprio paese anche a costo di essa, combattendo per il Kage e il villaggio difendendo la popolazione. Vuole saperlo, vuole sapere la verità su ciò che la ragazza pensa di lui, ciò che lei vede in lui. Domande difficili a cui dare risposta, imbarazzanti per alcuni versi ma è quello che vuole, ora. Continua ad abbracciarla, la tiene stretta a se, spinge la di lei schiena contro il proprio petto facendo adagiare la testa su di esso; caldo per via del potere sul proprio collo che ne alza la temperatura, possente per la sua natura e la sua altezza, non nega di avere un corpo impostato. La lunga vita da fabbro lo ha plasmato e forgiato rendendolo ciò che è ora. La sente nuovamente parlare, sente ancora la sua voce e quell'abbraccio si fa più stretto avvicinandola ancora di più; il capo poggiato sulla sua spalla quasi a toccare, lateralmente il suo viso. Occhi chiusi, si gode quel momento restando in silenzio senza dire alcuna parola, si beatifica del silenzio che ora li circonda senza scacciarlo ma accogliendolo come un fratello venuto a dargli la pace insieme alla ragazza. Entrambi riescono nell'impresa di tranquillizzarlo, farlo stare bene ma la sua lotta contro il sigillo continua senza sosta ed è arrivato il momento di mettere la parola fine a questa storia...ma come? Come può compiere un impresa del genere senza rimanerne toccato a sua volta. Pensa in silenzio mentre la ragazza torna a esprimere il di lei pensiero provocando una piccola risata in lui, non vuole disturbarlo, proprio ciò che si sarebbe aspettato dalla giovane<E io non posso lasciarti vivere in questo posto>no, non può farlo, non può lasciare che rimanga per tutto il tempo in un magazzino come questo, non può farlo ne permetterselo. Ha promesso a se stesso di proteggerla e l'unico modo è averla sempre accanto, in ogni momento della sua permanenza nel villaggio. Proteggerlo, non fargli correre rischi..riavvicina la giovane a se, non sa il perchè ma non vuole distaccarsi, vuole continuare a tenerla stretta a se<Grazie..>nuovamente la ringrazia, non sa cosa dire, non sa cosa fare, si ritrova disarmato<Non mi metterai nei guai, non sei un problema e...mi farebbe piacere se venissi>commenta il giovane chiudendo un occhio per poi accasciarsi a terra. La sinistra va a poggiarsi violenta contro il terreno cercando di sostenere il proprio peso. Il sigillo pulsa, il chakra è troppo e il corpo sta cedendo, deve fare qualcosa. Si rialza a fatica, cammina barcollando verso la samehada andando ad afferrarne l'elsa con la destra. La solleva all'altezza del collo per poi andare ad appoggiarla sulla parte in cui ha subito l'iniezione, spinge la spada facendole assorbire il chakra in eccesso nel suo corpo, l'energia che lo pervade sta, piano piano, confluendo nella spada fino a quanto tutto cessa. Il pulsare, il dolore tutto svanisce in un istante, ha convogliato il chakra in più all'interno della spada mentre sul collo, ora, sono visibili soltanto le tre piccole tomoe nere, simbolo della presenza del sigillo sul proprio corpo<Ce l'ho fatta>commenta tornando ad avere una postura diritta per poi voltarsi verso la ragazza. Il sudore sparisce, gli occhi acquistano nuovamente vitalità anche se le occhiaie sono ben visibili. Il braccio destro si allunga in sua direzione, la mano aperta; dovrebbero essere abbastanza vicini perchè possa afferrarla senza problemi<Andiamo?>vuole portarla con se e non andrà via da quel posto finché il suo desiderio non viene esaudito. [Chk on][Samehada equip][Equip: 5 tonici per il chakra, 5 tonici coagulanti, 10 confezioni di fili di nylon, 10 fumogeni, armatura leggera (+8 alla resistenza), 50 carte bomba, 50 bomba luce, 5 fuda con all'interno un tronchetto, 50 kunai, 50 shuriken, 50 kunai a tre punte, 1 nodachi sigillata nel fuda al polso destro, 1 katana a doppia lama sigillata nel fuda al polso sinistro, 1 zanbato sigillata in un fuda sulla parte sinistra della vita, 1 wakizashi sigillata in un fuda sulla parte destra della vita, veleno stordente livello S su ogni lama][END]

17:09 Kaori:
 Quella domanda va a colpirla con disarmante dolcezza. La sua voce è gentile, appena sfumata di una stanchezza profonda, ma ancora abbastanza sicura di sé. La sua curiosità scintilla in quelle iridi dorate portando la kunoichi a schiudere appena le labbra con fare indeciso. Come potrebbe spiegargli ciò che lui è per lei? Ciò che ha preso a rappresentare in quel breve tempo che è stato messo loro a disposizione? Lui l'ha aiutata a credere in se stessa, ad essere più decisa, più forte, ad avere meno timore di ciò che il futuro avrà in serbo per lei. Le ha insegnato a guardare al suo passato per vedere come ogni piccolo passo abbia portato ad un grande cambiamento, un progresso invisibile ad un occhio poco attento. Per ottenere un grande risultato ha solo bisogno di compiere tanti piccoli passi. Non solo obiettivi che può raggiungere dall'oggi al domani, ma che può arrivare a raggiungere solamente arrivando a traguardi via via più alti fino ad arrivare al suo vero ultimo scopo. La forza necessaria ad arrestare chiunque voglia far del male al suo popolo. Ai suoi cari. È una forza che deve crescere e maturare pian piano dentro di lei, non è un potere che possa esserle donato da qualcun altro o che può trovare per caso. È un potere che ha da sempre dentro se stessa e che deve solo scoprire e imparare a padroneggiare. Un qualcosa che è riuscita a comprendere e capire solamente grazie a lui, alla sua pazienza, alla sua dedizione nel cercare di aiutare un'anima smarrita a ritrovare la propria via. Richiude le labbra andando ad inspirare a fondo, continuando a guardarlo decisa negli occhi prima di prendere il coraggio a due mani e ammettere la verità, finalmente, ad alta voce. <Tsuki> direbbe con fare leggero, gentile, spezzando quel silenzio denso sceso ad abbracciarli come un manto gentile. La sua mano andrebbe ad alzarsi appena fino a lasciare che un dito sfiori il simbolo inciso sulla sua fronte, sotto quella frangia argentata che ne copre appena il disegno. <Luna.> traduce subito dopo distendendo timidamente le labbra verso l'esterno in un sorriso misurato, lasciando ricadere giù la mano dal suo volto. <Mi hai mostrato la via mentre ero persa nell'oscurità delle mie paure. Sei stato la luce che ha illuminato il cammino ove ero bloccata in una notte fin troppo lunga e buia> rivela senza troppa vergogna, senza troppo imbarazzo, sapendo di star dicendo la verità, ciò che sente davvero nel suo cuore, nella sua mente. È quello che semplicemente pensa e non c'è motivo che questo possa imbarazzarla o metterla in difficoltà. <Sei la mia luna> aggiungerebbe, semplicemente, stringendosi appena nelle spalle, chinando appena il capo verso il basso mentre un nuovo silenzio andrebbe a scendere su quella stanza così vuota. La sua luna. E non avrebbe potuto vederlo mai in un altro modo, di questo è sicura. Qualunque cosa fosse accaduta, qualche sbaglio avrebbe mai potuto commettere, non avrebbe smesso mai di essere la luce capace di indicarle la via. Ha fiducia in lui, in quegli occhi gentili e sa che non avrebbe mai potuto fare niente meritevole di una punizione. Lascia che il tempo scorra in quella clessidra che misura i secondi a loro disposizione, scandendo quegli attimi che ben presto sarebbero divenuti nuovi ricordi. Si ritrova a venir stretta in quell'abbraccio gentile, caloroso, che le riempie il cuore di un sentimento nuovo, strano, sconosciuto. Si sente così bene ad avvertire la sua presenza tutta attorno a lei, a sentire il suo corpo sotto le proprie mani, contro il proprio. Le trasmette sicurezza, protezione ed anche calore. Tutte le caratteristiche che qualcuno solitamente riconduce ad una casa, al luogo ove rifugiarsi nei momenti più bui. E, forse, è proprio fra quelle braccia che vorrebbe andare a ritrovarsi dopo un difficile momento di crisi. Fra quelle possenti, gentili e attente braccia che ora la sostengono e cingono con insperata delicatezza. Ode la sua voce, le sue parole, e si ritrova a sorridere timidamente sollevando lo sguardo verso di lui. Non può replicare questa volta, non le è concesso. Anche lei avrebbe agito allo stesso modo, in situazioni opposte. Non avrebbe permesso a qualcuno di caro di nascondersi in un magazzino come un topo che sfugge alla cattura. Sa che l'altro possiede un cuore gentile e non può aspettarsi che accetti così semplicemente l'idea di lasciarla in un magazzino invece che in una casa. Sente un calore nuovo, strano, riverberarsi in lei quando egli le rivela quanto gli farebbe piacere se lei accettasse la sua offerta. Il pensiero va a Tatsuno, alle sue condizioni per un solo istante. Non sa dove sia andato dopo che si sono divisi, non ha idea di come se la stia cavando, ma sa che è un ottimo ninja e che non c'è pericolo che si faccia scoprire. Dopotutto è un suo superiore ed uno shinobi ben più esperto, non avrà problemi a cavarsela in una situazione come quella. <Allora... ti ringrazio, Raido> mormorerebbe lei, capitolando, sciogliendosi in un sorriso felice mentre pronuncia per la prima volta il suo nome ad alta voce da quando si sono conosciuti. È solo un istante che qualcosa cambia. L'albino par quasi schiantarsi a terra, la sinistra attutisce la caduta mentre Kaori si ritrova a non sapere come poterlo aiutare. Lo guarda improvvisamente molto più preoccupata, le mani a muoversi a mezz'aria senza sapere come potergli essere d'aiuto. <Raido...? Raido, che succede?> domanderebbe spaventata, vedendolo assai più in difficoltà di poco prima. Stanco, affaticato, lo osserva alzarsi e barcollare fino a dove aveva lasciato la sua spada poco prima. A sua volta, quasi meccanicamente, la genin va distendendo gli arti inferiori fino a ritornare in una posizione eretta muovendo un passo appena verso di lui. Sta per dire qualcosa quando semplicemente vede l'altro sollevare l'arma e... puntarsela al collo. <!!!> .. <Fermo, che cosa fai?!> esclamerebbe scioccata sgranando gli occhi, un lampo di puro terrore a straziarle lo sguardo. Non può capire cosa stia accadendo, cosa voglia fare con quell'arma così premuta contro la sua carne, eppure in qualche modo sembra che il suo viso riacquisti colore, il suo sguardo forza. Il sudore par fermarsi e il pallore quasi mortale va sostituendosi ad un rosa tenue che gli tinge il viso. Schiude le labbra, sconvolta, guardandolo persa, confusa nel notare come infine la spada venga riabbassata e scostata dal suo corpo. Per un istante le è quasi parso di vederla muoversi... Ode la sua voce sollevata, quel commento soddisfatto e sollevato che la porta a scostare lo sguardo dall'arma fasciata e bendata per riporlo sul suo. <...A fare cosa?> domanderebbe lei cauta, preoccupata, notando i suoi occhi tornare a brillare della solita vitalità, nonostante il suo viso sia ancora fiaccato da una stanchezza accumulata nel tempo. Nota la mano di lui tendersi in sua direzione e, pur guardandola con una certa ansia, ecco che andrebbe ad afferrarla con la propria, gentilmente, ponendo il proprio palmo a contatto col suo, accettando infine di venir guidata da lui verso quella che sarebbe stata la sua nuova, momentanea abitazione. [END]

Kaori e Raido si incontrano durante il segreto soggiorno della konohana a Kusa.

Dopo l'iniziale istinto di fuggire per mettersi al riparo da occhi indiscreti, la Hyuga decide di raggiungere il kiriano vedendolo palesemente in pessime condizioni. Lo porta nel magazzino ove ha sistemato la merce portata da Konoha e cerca di aiutarlo a riposare un po' mentre l'altro le offre di ospitarla in casa sua durante la sua permanenza a Kusa, così da metterla al sicuro.