Jinto invece è vestito con una blusa sbottonata per i 3 bottoni sotto la gola di un pallido color bianco abbinata a un semplice pinocchietto da shinobi di un color nero neutro ornati da una catenella che si muove tintinnando dal primo al quarto passante dove sono incastrati degli anelli che, solitamente, son muniti di kunai a 3 punte. Ora, lascia scivolare ad ogni suo movimento un cristallino muoversi ferreo rendendo l'aria pregna solo di questo ed il scivolare dolce della penna contro il quaderno della geisha. Gli occhi dorati posati su Yukio si riducono ad una fessuta leggera attendendo il chiosar dell'altro e facendogli un semplice cenno, d'assenso, quando si riferisci al servirsi del sakè offerto dall'oyabun. <Prendi, prendi, ho scelto apposta la mia miglior annata!>a fare intender che realmente Yukio è un ospite ben accetto nella Famiglia tanto perchè è suo alleato quanto perchè, si, è una sagoma che segretamente apprezza per motivi a lui nascosti. Il ginocchio destro si issa e si poggia sul poggiolo corrispondente della poltrona lasciandolo parlare di quello per cui è stato interrogato pochi attimi prima dallo stesso Jinto che muove la sinistra libera ad estrarre, dalle tasche del pinocchietto, un pacchetto di sigarette da una gradazione di nicotina piuttosto alta, rivelando di esser tabagista al pari del tessai. <Fuma pure, non credere che in questa casa sia vietato qualcosa a qualcuno. Tranne ammazzare i miei figli e le mie donne!>s'alza di scatto dalla sua postazione facendo perno con i palmi sui braccioli e spostandosi celermente fino a quell'uomo che rantolava con il viso rivolto all'angolo destro della stanza in direzione delle finestre<Oh...>emula stupore facendo tremolare quelle poche sillabe e acchiappando dallo schienale della sedia di legno quell'uomo<Sappiamo entrambi che mi importa davvero poco di quel che mi circonda e di quel che non mi tocca. Un po' come te con la tua gente, giusto? Eppure non sono insofferente al territorio che quei bastardi mercenari che il consiglio ha assoldato mi sta fottendo, proprio qui. Proprio al tanzaku gai>che sappiamo tutti essere suo territorio esclusivo<Ma ad ogni cane il suo osso e se il tanzaku gai è mio so quanto Kusa sia tua. Se abbiamo stretto un alleanza vuol dir che l'un con l'altro dobbiamo evitare che qualcuno mordicchi l'osso reciproco senza chiederci per altro il permesso>la porta principale dell'ufficio cigola dando un tonfo che risuona nell'aria quando Jinto ha oramai trascinato e gettato fuori dal suo ufficio quel sacco di carne poco utile<Disfatevene>per poi ritornare alla sua poltrona difronte a Yukio scusandosi con un semplice cenno del capo ed accompagnando la sua bevuta di sakè sporgendosi e poggiando i gomiti sulle ginocchia. Un semplice sospiro prima di riprendere<Non sono una persona debole di cuore ne uno stronzetto magnanimo. Ma tra poco inizieranno i roghi nella piazza del consiglio. La guerra non piace neanche a me, ma questa situazione si sta facendo nefasta. Non avrei mai pensato al consiglio sotto questo aspetto>il rogo, sai cosa vuol dire? Vuol dire peste, che arriva dalla morte. Jinto si porta il piattino di sakè alle labbra lasciandolo poi sul tavolino basso che li separa.<Quindi vuoi finalmente divenir Hasukage?>chiosa<E' una buona idea ma sei pronto ad abbandonare tutto per proteggere il tuo villaggio?>abbassa gli occhi sul tavolo recuperando una di quelle sigarette pre-confezionate leggermente spiegazzate e portandosene una alle labbra lasciando un piccolo spazio silenzioso ma significativo. <Non che tu non lo stia già facendo in realtà>.
Il tintinnare dei piattini accompagna il raccoglier dei fogli della geisha che ha oramai finito il suo lavoro. Il sakè vibra, ambrato e nuovamente- vien portato alle labbra di Jinto che silenzia per qualche istante da dopo quella particolar domanda di Yukio. S’è limitato a stare zitto per tutto il tempo e sentirlo parlare. Ma ora che il Tessai gratta il fondo del bicchiere, gli occhi dell’Oboro si affilano contro il vuoto, premendo le labbra e abbandonando di nuovo quel bicchiere, stuzzicato dal gusto dolciastro, ma ben di meno succube all’alcol- essendo una persona con grandi capacità fisiche. “Perché?” Domanda lui, alzando gli occhi e ponendo la sigaretta tra le labbra, dove quella Geisha s’è avvicinata per sedersi sul poggiolo della sua poltrona, chinandosi solo ora ad accendergliela con un fare estremamente garbato e pudico- ovviamente. “Perché tu Yukio sei comparso come un fiore di Loto.” .. “Con la pecularietà d’esser nato nella merda, ed esser apprezzato da tutti coloro che amano l’ideologia di questo fiore..” E quando tira dalla sigaretta, l’ombra s’incendia di rosso, lasciando che il caotico villaggio del piacere ancora mugoli, ansimi, beva e strilli sotto i loro occhi. A lui va bene così. Esser un uomo d’onore nel posto meno onorevole di questo mondo sporco. “Ma c’è quella cosa tristemente ironica, per cui un uomo non riconosce mai il fior di loto, pensandolo come qualche algaccia buttata lì così. Sporca e puzzolente.” Ricurva le labbra in una smorfia. “A volte ti chiedi –avvicinati, annusalo, capirai che ha un buon odore-“ .. “Ma no, nessuno si tufferebbe nello stagno per annusare un vecchio ammasso di petali” Incoerente, incoerente come l’uomo. Che adora l’ideologia, ma mai nella vita si allungherebbe a coglierla davvero. Issa un poco le spalle, toccando con la schiena quella poltrona morbida, il rilassante odore di quella donna- e il vento che batte fresco sulle vetrate di casa sua, lo tranquillizzano. “Apprezzamento.” … “Ed entrambi abbiamo una tolleranza piuttosto bassa.” … “Amo le partite a dadi, alla follia- perché sta tutto nella fortuna e nella giusta luna.” Apre gli occhi su Yukio, ricogliendo tra le mani la sigaretta. “Ma i Kami solo sappiano quanto m’incazzo se i dadi sono truccati.” Gli piace scommettere pulito. Un discorso senza filo- che solo chi vede oltre può capire. Non è il tener testa a Yukio, ma sapere che ambo in questo patto, camminano sul filo del rasoio che oscilla tra il troppo, ed il troppo poco. Devono riuscire a camminare assieme, senza pestarsi i piedi, cosa molto facile in realtà, dal punto che hanno desideri diversi. Espira sonoramente, riprendendo il discorso del consiglio. <Si chiama Topolino Affamato.> .. <Hanno iniziato con il rubare i soldi nei miei Bordelli. Ma i miei uomini hanno cacciato fuori dalle mura di questo quartiere qualsiasi Haori azzurro. Son stati zitti zitti, quello con il cappello e il viso asciutto..> Silenzia per qualche attimo, sbuffando il fumo dalle narici. <E’ iniziato tutto dal Consigliere di Kiri. Non so a cosa serva, affamare il popolo. Forse hanno dei progetti per cui serve un dispendio di soldi enorme. Più—del mantenersi un paio di vizietti. Crowler ha assoldato quei mercenari del Dojo di Confine. Ho sentito solo mezze verità prettamente inutili. Tutti dicono la loro versione. Gira principalmente l’astio d’esser terra neutrale. Che ogni villaggio, sa solo portar l’Alleanza Ninja in guerre che non ci riguardano. Come tre anni fa, quando attaccarono il Carcere d’alta sicurezza di Kusa.> Espira, lascia cadere la cenere. <Dovresti riformar l’antico Consiglio.> … <Sarebbe saggio far comprender all’Alleanza che il Consiglio dovrebbe esser come all’epoca, composto occasionalmente dai Kage. Questi soldi—quest’infinità di soldi. I morti causati fino ad ora. La chiusura delle mura….> … <La guerra è già iniziata dentro alle mura, dovresti mandar un topolino dentro a cercar Yoroshi, è il capo dell’opposizione.> … <Non fare mosse avventate, Yukio. Tieni il pieno controllo della situazione interna, ed esterna. Prima di incominciare delle guerre che dureranno giorni e giorni—chiedi al Kyudaime asilo per il popolo. E per i ninja meno esperti. A gruppi di cinque, dieci, cinque. Il consiglio non marcerà mai su Konoha.>
Mentre Yukio parla- questa volta, Jinto tace lasciando che la donna al suo fianco gli passi un foglio di carta pulito e la penna macchiata d’inchiostro, inizia a disegnare mentre quell’altro esprime il suo piano. <Uhmn, quindi penseresti di decimare la milizia..> Una domanda lecita da parte del Sannin che ritrae con un impressionante memoria la cartina delle fognature e delle brecce minuscole nella muraglia di Kusagakure no Sato, cerchiando le zone pregne di soldati e perennemente pattugliate, ritraendo con punti più scuri invece i ninja sensitivi. Uno per ogni torretta, ed ogni quattro ore, cinque pattugliano il centro e la strada principale del villaggio, disegnando bene o male il loro tragitto, annuendo alle parole di Yukio e facendo mente locale delle forze che può impiegare lui in questa battaglia. <Ho dieci Jonin silenziosi.> Oh, quale miglior marchio di questo ninja leggendario di Kiri, oramai divenuto una nube lontana e condiserata morta dal suo villaggio e dal suo clan. Espira pesantemente, annuendo solo in fine. <Ottima pianificazione.> .. <Ho delle divise della Juzuochi rubate dai miei uomini al loro dojo. Solo tre, purtroppo. Ma possono sempre tornarti utili.> Alza semplicemente le spalle, allungando quella cartina cartacea in un tacito aiuto al Tessai, sapendo che può tornargli utile. Quindi schiude le labbra, come se stesse per dirgli qualcosa, ma un tonfo enorme fa vibrare il palazzo come se fosse in preda ad un terremoto di magnitudo sei. Jinto spalanca gli occhi per un istante, aggrappandosi saldamente ai braccioli della sua poltrona- ma ben presto il motivo si palesa davanti agli occhi di tutti, come un muso color pece con delle scaglie bianche che parton dagli occhi e finiscono sulla coda. Con corna d’avorio che si vedono di sbieco e enormi artigli che arpionano il bordo della finestra. Otto metri, di drago di Komodo. Zuraido l’osserva austero e silenzioso, lasciando uscire dalle labbra di Jinto uno sbuffo sonoro. <Bene.> … <Hai anche la mafia dalla tua parte. Non è tanto, non quanto un villaggio almeno. Ma siam già in due ad aver le manine magiche- forse è tempo di riunire un consiglio di guerra ed iniziare a calibrare il numero.> S’issa in piedi, lisciando i capelli della sua donna. <Piccole iniezioni letali dall’interno. E poi—s’abbattono le mura e si marcia su Kusa. Fino ad assediarla. Poi sarà un faccia a faccia con loro, che del resto- per quel che so io- non hanno arti. Sono uomini, civili semplici. Tra una decina d’anni, questa guerra sarà o storia, o una barzelletta.> China il capo, avvicinandosi a Zuraido ed aprendo la finestra per far entrare un suo sbuffo bollente, rauco. <Questo dipende da te, Yukio. Da noi.> … <Tomisan, dai a Kokketsu-sama tutto quel di cui ha bisogno, prego. Una stanza, delle donne, da mangiare. Prendi pure tutto quello di cui hai bisogno, finchè non mi tradisci, ciò che mio è tuo.> Il ginocchio s’issa sulla finestra, trascinandosi dietro la zanbato stemmata così elegantemente. Non è raffinato, no. E’ grezzo come il diamante ai primi stadi, pregno di onore e di astuzia. Di valore. C’è questa scintilla, tra gli occhi dorati di Jinto e quelli di Yukio- oltre le lenti? C’è davvero- questo feeling a pelle, il ritrovamento di un valido compagno da visitare in tempi di guerra? Questo si può sapere solamente andando avanti. Girando la pagina di questo libro—e continuando a leggerlo fino alla fine, che speriamo non arrivare mai…[END]