{A powar from pain}

Quest

Giocata di Clan

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Fato go first!

Un sole tiepido s’affaccia sui campi dove la resistenza Kusana si nasconde a capo chino dagli occhi attenti del consiglio che vagano tra vie del centro e della periferia sotto il simbolo di un haori azzurro, quasi sempre accompagnati da ragazzi e chunin che hanno deciso di lasciarsi schiacciare dalle false promesse dei rappresentanti dell’alleanza, persone scelte dai vari villaggi per portare la loro parola ogni qual volta ce ne fosse stato il bisogno. I campi, li conosciamo bene. Sono distese immense di terra, acri e acri che si estendono fino a una muraglia rinforzata in mattoni e chissà che altro alta quasi più di tre metri. Si dividono come vecchi signori in fila alle poste, in scie di terra rialzata e fossetti di cinquanta centimetri dove Kami è stato incaricato di posare dei semi raccolti la stagione precedente, per rinnovare il grano e lasciare che cresca per settembre, dando ai contadini e Kusa tutta delle scorte nuove da riporre in magazzino. Tre file occupate con esattezza, in quella centrale c’è Kami stesso, alla sua destra c’è la vecchia signora dalle braccia forti che ha iniziato a chiamare Madre e alla sua sinistra, c’è lo special jonin, il suo fedele sensei che ora come ora, abbiamo scoperto esser a capo della resistenza. <Cosa seminiamo a fare, se tanto ci portano via tutto?> La madre con un espressione crucciata, procede poco più avanti di loro, dove quattro componenti della Juzuochi, muniti di due katane ciascuno, si muovono lentamente a controllare la semina. Yama, fortunatamente, deve essersi rintanato da qualche parte, in qualche vecchia capanna dove i controlli non possono ancora entrare, per il momento. Questi camminano cheti e a far da degna risposta, c’è il senjuu dai lunghi capelli color nocciola e dal copri fronte sempre in vista alla base del mento. <Sta zitta, non vorrai farti sentire!> Le risponde a denti stretti, chinandosi ancora a far cadere tre semi, tre per buca, nella terra smossa e concimata. E’ un secondo- da quanto di sembra di passare degli istanti di mera tranquillità con la tua famiglia a quando quei quattro ceffi si avvicinano al tuo piccolo team con espressioni crucciate. Uno d’essi, il capo squadra a quanto pare, ha delle abrasioni e dei lividi su tutta la parte destra. Si poggia sull’elsa lasciando che la donna gli passi davanti. <Hey stronza.> Una voce che, in un secondo momento, puoi ben riconoscere e ricollegare a quella notte, in cui sei rientrato a Kusa con l’intenzione di portare i viveri. Gli stessi viveri con cui qualcuno, è riuscito a riempirsi la pancia per una manciata di giorni, per fortuna. La donna alza il capo, con cortesia, ma non risponde. <Sei un po troppo lenta, pensi di poter fare questo lavoro per ancora una settimana intera??> Arrogante e infame, sfoggia un sorrisetto a quella rude fabbra che rizza la schiena, inarca un sopracciglio. <Perché non lo fare voi, allora? Siete molto più veloci di noi e di sicuro, avete la pancia piena, dato che v’ingozzate da mattina a sera..> La voce tenuta bassa, burbera ed altrettanto arrogante, sputata fuori dalle labbra come se—proprio, non fosse riuscita a trattenersi. Tobishiro –il tuo sensei- ti prende per il polso intimandoti di non metterti in mezzo. Di non osare. Un sussurro che t’arriva alle orecchie. “Non fare niente Kami. Non sei ancora pronto.” Non è una bugia, lo sappiamo che non sei ancora uno shinobi fatto e finito. E di sicuro, faresti saltare la copertura della Resistenza. Stringe quella mano attorno al tuo polso, ti intima di stare immobile, stringere i denti, persino quando uno di quegli uomini issa la dritta e muove un manrovescio alla guancia di tua madre. <Lavati la bocca puttana. Noi serviamo il villaggio.> Austero, quella voce rauca che ha confessato ignaramente di essersi riempito la pancia mangiando dai vostri piatti. Il tuo sensei ti spinge, più forte di te, ma non vuole farti cadere. Solo un ordine; “Continua a seminare.” Di certo, non è la prima volta che un Juzuochi riprende un popolano. [Ambient chiuso – entrata in clan]

[ck on concesso!]

17:13 Kami:
  [Campi] Ha abbandonato Yama da ben pochi minuti, lasciandolo con la promessa di andarsi ad allenare così da poter diventare un genin degno di combattere per la resistenza. La verità? Si trova insieme a due shinobi ed a sua madre nel duro compito di seminare i campi per l'anno successivo, un lavoro snervante che si è però reso tremendamente utile per mantenere la loro copertura nei riguardi del villaggio che stanno combattendo nell'ombra, con parole e non coi gesti. Il giovane si mostra come un piccolo ed indifeso quattordicenne di circa quattordici anni, alto sui centosettanta centimetri e con un fisico al limite dell'anoressia. Il volto scavato dalla fame è caratterizzato da lineamenti tanto infantili quanto selvatici, tratti che vengono rafforzati da una folta e selvaggia crine corvina che ricade parzialmente sulle iridi color cobalto che spiccano su una carnagione decisamente molto chiara. Quest'oggi veste con una semplicissima canottiera nera molto ampia che si presenta con due profondi spacchi all'altezza delle mani, scivolando troviamo un paio di pantaloni della tuta che son stati tagliati evidentemente con un coltello e che ora arrivano a lambirgli appena la parte iniziale della coscia. Ai piedi calza un paio di sandali sempre di colore nero ed in gomma che si presentano rovinati e sporchi. La schiena del giovane è piegata in avanti e le iridi son fisse al suolo mentre la dritta distribuisce i semi a tre a tre lungo i buchi creati nel terreno solo il giorno precedente. Il sudore riga il volto del genin mentre le labbra appena schiuse prendono aria per i polmoni stanchi, esausti. La schiena duole proprio come la testa a causa del sole cocente che batte incessante su di loro, colpendo fisici oramai troppo indeboliti dalla fame. Sbatacchia un paio di volte le palpebre mentre la mancina tenta di portare via sudore e sporcizia dal suo volto. Solo ora il giovane tenterebbe di lasciare i semi all’interno del sacchetto così da poter piegare i gomiti di novanta gradi unendo le mani ed intrecciando le dita così da formare il fantomatico sigillo caprino. Il respiro si farebbe regolare mentre il giovane indagherebbe il suo inconscio, loco dove risiedono gli istinti primordiali e le due energie primigine che combinate danno vita al chakra. Per prima cosa il genin si concentrerebbe sull’energia psichica, energia che si troverebbe in corrispondenza del cerebro e che si manifesterebbe tremendamente cinica e di colore blu. Successivamente andrebbe a concentrarsi sull’energia fisica che teoricamente si troverebbe in corrispondenza di ogni singola fibra muscolare e che a suo dire si manifesta impetuosa e di colore rosso. Il giovane tenterebbe dunque di imbrigliare ambo le energie così da convogliarle all’altezza dello sterno dove si unirebbero in un vortice di senso orario da cui teoricamente dovrebbe scaturire il chakra. Il giovane sentirebbe dunque una sensazione di tepore pervaderlo, segno che il chakra si muoverebbe lungo i canali di circolo a lui dedicati per posizionarsi in corrispondenza dei 361 tsubo che si trovano lungo l’pidermide. La madre parla e lui si volta fulmineo in sua direzione lanciandole uno sguardo che lascia ben poco all'immaginazione mentre le labbra si schiudono ed un lieve sussurro abbandona le sue labbra < Shhh, che se ci beccano sono guai... dobbiamo resistere, manca poco e saremo liberi> un sussurro, un sussurro che sarà percettibile unicamente al sensei ed alla madre, le due persone a lui più vicine. Detto questo il piccolo genin tenta di tornare a posare i propri semi all'interno dei buchi, andando di tanto in tanto a volgere la propria attenzione in direzione dei tre componenti della Juzuochi. La voce di uno di questi lo paralizza, letteralmente. Lo sguardo punta quasi omicida in direzione di quest'ultimo mentre le iridi celesti si soffermano sui danni causati dall'esplosione, evidentemente troppo pochi per il nostro piccolo eroe che si trova a ghermire con rabbia il proprio labbro inferiore per mezzo dei canini. Il respiro si fa pesante, affannoso mentre strizza le palpebre e deglutisce a fatica un secondo groppo di saliva. La mano destra si serra inutilmente su se stessa spiaccicando tra le sue carni i tre poveri semi che andranno ora buttati via. La presa del sensei si fa forte e lui si trova inevitabilmente ad ascoltare le sue parole, annuendo appena per non attirare l'attenzione dei tre. La schiena si irrigidisce ed inevitabilmente il capo si piega verso sinistra per impedire ai tre di osservare il suo volto mentre la conversazione va avanti e parole non propriamente leggere volano nell'aria arsa da quella calura estiva. Il fuoco, un fuoco assurdamente caldo che brama vendetta e che prende vita nello stomaco bruciandogli ogni pezzettino di carne. Gli occhi si fanno irrimediabilmente lucidi mentre i canini bucano il labbro inferiore ed una goccia di sangue si crea una strada fino al mento, cadendo poi al suolo. Si umetta per un attimo le labbra ed annuisce per un'ultima in direzione del sensei ma prima che le ultime parole escano dalla bocca dell'uomo che si erge d'innanzi a loro. La schiena si drizza e lo sguardo celeste del ragazzo si fissano sul volto dell'uomo. Le sopracciglia sono corrugate ed una piccola rughetta si forma in mezzo ad esse. Uno sguardo selvaggio lambisce il suo volto, uno sguardo che contiene una rabbia così intensa che mai nessuno di loro ha visto, una rabbia che proviene dal profondo, dal suo passato, dai suoi demoni. Non v'è rispetto ma solo arida cattiveria e sadica superbia nelle parole che escono dalle sue labbra, parole volte ad offendere l'uomo, ad attirare su di se la sua ira < Se ritieni che mia madre sia una puttana ricordati solo che puttana letto al contrario è"anattup" fondamentalmente tutto ciò non ha un fottuto senso e non vale un cazzo, un po’ come la tua opinione> detto questo il giovane muove un paio di passi in avanti, questo per superare la madre e frapporsi tra lei e l’uomo che solo pochi istanti prima gli ha tirato un malrovescio < Tu servi il consiglio del villaggio e la cosa è ben diversa. Tu sei un cazzo di mercenario che non ha un briciolo di lealtà e tanto meno una cazzo di scintilla di umanità. Tu non vali nulla, non vali nemmeno quello che ti pagano per mangiare a nostre spese, per portarci alla morte> deglutisce un groppo di saliva, ogni parola ora mantiene un tono completamente neutrale, quasi raggelante visto che non una singola emozione viene più espressa dal volto o dalle parole del genin che però interagisce con lo sguardo. Iridi infuocate, selvagge ed evidentemente la sua anima sprofonda un poco in quell’abisso personale dove era caduto tempo addietro, un tempo in cui era una mera macchina, un artificio fatto e finito, pronto ad uccidere per ideali non suoi. Ricade nel passato ed abbraccia i suoi demoni mentre la braccia che prima ricadevano lungo i fianchi vanno ad alzarsi un poco coi palmi aperti, si mette in difesa di sua madre e non rivolge nemmeno uno sguardo in direzione del suo sensei, se affonderà lo farà da solo, se morirà non metterà a rischio la resistenza. [tentativo impasto chakra][Chakra:25/25

Il sensei che non appena Kami sbotta contro il componente dei samurai mercenari gli stringe il polso e sbarra gli occhi, divorandolo con gli stessi. Il chakra correttamente impastato riverbera, da stomaco a plesso solare. Quest'essenza che sembra rispecchiare i tuoi sentimenti, a volte infuria contro la tua pelle, a volte scorre placida come un verme di terra. E quello, alle tue parole, se la ride a gran voce, prendendo tua madre per un polso. <Non sai cosa dici ragazzino, da chi hai sentito queste brutte parole, eh??> Parole di scherno in direzione di Kami, mentre la katana vien issata con la destra e posta appena sotto il mento della grossa donna del paese della nebbia. Lei si morde le labbra, scuotendo il capo. <No, Ksmi..> Pigola la donna con la voce incrinata dalla paura. Il fiato che si ferma in gola. Il cuore che manca un battito. E’ questa la dittatura? Sentirsi costantemente sotto pressione. Sentirti costantemente nulla di nulla. I denti snudati dei Juzuochi son giallastro, con crepature cariate tra dente e dente. Il filo posto sotto la gola della donna, brilla come il protagonista di questa scena, baciato dal sole che si rispecchia accecandoti per un attimo- ma dato quel che segue, avresti sperato che durasse un poco di più. <Sai cosa? Puoi pensare quello che vuoi ragazzino. A me non fotte niente, okay? Non siete nulla. Guardati, a lavorare tra escrementi e puzzo. Con una madre come questa, non devi aver avuto una buona educazione.> Il filo che si sposta appena, togliendoti la luce dagli occhi, è così veemente da sembrar avere un immobile eleganza. Passa e preme sulla gola di quella signora che con tanto amore, anni prima, ti ha raccolto dalla strada per portarti sotto il suo tetto. Scappato. Sporco. Mezzo morto dalle torture dei laboratori di Oto, oramai giunti alla rovina. Guarda—tutto quello che ti scivola dalle mani e diviene nulla di nulla. La sua espressione rattristata, delle lacrime che le rigano il viso- Ma poi, poi c’è solo rosso, vermiglio, denso, caldo. Copiosi fiotti rossi rendono sterile il terreno e la tua vista, e il fiato che—si spezza, come un filo impercettibile, sotto le risa troppo rumorose di quegli uomini. Oh, come sono sfacciati. Volgari. Ridono, ridono, e ti riempiono la testa cancellando per qualche secondo, il respiro spezzato, l’ultimo, di tua madre. <Forse, dovresti fare la stessa fine.> Ed è ora, un bruciore ti infiamma gli occhi—cosa stai provando? Così, inerme, di fronte a quattro uomini. Puoi star sanguinando dall’interno, ma i mercenari non hanno cuore. Pensano ai soldi. E a divertirsi. Due uomini ti prendon le braccia e te le ripiegano dietro la schiena, portando gli avambracci ad aderire appena sopra i lombi, schiacciati ed incrociati. Uno a destra, uno a sinistra. Ed uno da dietro scaglia un calcio sul retro delle tue ginocchia, obbligandoti ad inginocchiarti e prendendoti con la destra una ciocca di capelli color dell’ebano, per tirarti su il capo di forza a scoprire la gola. Senti male, ora? L’unico straccio d’amore che avevi trovato, rannicchiato sul ciglio della strada, ti scivola dalle mani tanto facilmente. Quant’è fragile.. La vita. Quel bruciore aumenta- fino ad appannarti la vista, come quando piangi da troppo tempo, come quando hai tenuto troppo tempo gli occhi aperti. L’uomo di fronte a te, è solamente una sfumatura confusa. Ma lo vedi, sta alzando la sua katana, fino a fendere il sole e rendertela invisibile. Fa caldo—afa, il respiro che diviene denso. L’ultima cosa che vedi è quell’uomo abbassare la katana, la sta abbassando—forse, la fine è già arrivata. {Attivare Sharingan I tomoe}

18:33 Kami:
  [Campi] Un istante, un unico secondo in cui il mondo implode in se stesso e l'essenza stessa del celo va a schiantarsi senza pietà alcuna al suolo. Un respiro che riempe l'aria mentre il piano su cui si trova va letteralmente a scomparire e nel suo campo visivo, esistenziale, rimangono unicamente la madre e quei tre ceffi che hanno osato troppo, troppo per quell'arido cuore che veste ancora le sue carni infantili. Le mani vengono strette a formare due pugni mentre le unghie vanno a conficcarsi con veemenza nella carne e dei piccoli rivoli di sangue cominciano inevitabilmente a scendere sull'arido terreno che si tinge di cremisi. Socchiude a mezz'asta le palpebre mentre il respiro torna a diventare grave, sconnesso prorpio come il cervelloche pare avere continui momenti di black out dove tutto diventa nero, cremisi, bianco e poi torna di quella sconcertante realtà che lo obbliga quasi a piegarsi per vomitare il nulla al suolo. Si trattiene, la schiena ancora dritta e lo sguardo puntato su un uomo la cui semplice vista lo manda completamente fuori di senno. Sua madre gli viene praticamente strappata dalle mani mentre il giovane spalanca gli occhi e si trova ad avanzare di un unico lento passo, allungando le mani e aggiungendo < lasciala!> un ordine, perentorio che riverbera per tutta la radura mentre una stilla di pura energia va a scindersi come un atomo creando abbastanza energia da permettergli di superare i suoi stessi limiti o almeno è così che si sente, attento, forte, veloce... un'iniezione di adrenalina che irrora ogni singola fibra muscolare del suo piccolo corpicino < Mamma... no> solo questo, parole che non vengono rivolte all'uomo ma ben si alla donna che è l'unica che conosce la sua storia, la sua sofferenza, una preghiera rivolta ad una donna impotente che sa cosa potrebbe significare per il giovane la perdita di questo grandissimo amore verso una donna che gli ha dato una vita, un obbiettivo da perseguire ed una luce da abbracciare.< Tu> il capo si alza di scatto mentre lacrime di venerea porcellana vanno a rigargli il volto fanciullesco < Tu prova a toccare anche solamente mia madre con un dito e non te ne andrai vivo. Non sai chi sono... cosa sono. Giuro che ti inseguirò in ogni tuo incubo peggiore, sarò la tua ombra, il tuo carnefice, il tuo torturatore... il tuo giudice. La Gehenna non sarà luogo a te concesso, no. Tu brucerai ai limiti dell'essenza stessa...tu sarai nulla, vuoto. Farò terra bruciata di te e di chi ti accompagna, distruggerò ogni tua cellula, mi hai capito?> e no, non è rabbia che parla per lui è quella tranquillità mefistofelica che si impadronisce della sua essenza ogni volta che i demoni del passato tornano a bussare alla sua porta. Rosso, vermiglio, cremisi... rossi di mille tonalità che vanno ad imbrattare il suolo mentre le iridi color cobalto del giovane Amane vanno inevitabilmente a fissarsi sul sorriso rosso che lentamente compare sul collo della madre. Labbra che si schiudono mentre un urlo gutturale ed inumano va a fuoriuscire dalle sue labbra, un urlo così forte che lacera anche le corde vocali andando a ledere la gola e provocandogli un dolore lancinante che comunque non lo ferma. Piange, piange disperatamente ma questo non basta, non serve a nulla e tanto meno a placare quella gelida furia che pian piano si mangia ogni parte del suo corpicino, della sua essenza. Smunto, scavato ma con un fuoco interiore che brucia la sterpaglia vicina. Non le sente nemmeno le parole dell'altro mentre un bruciore agli occhi va ad obbligarlo a serrarli, un bruciore lancinante come shampoo di puro veleno che va negli occhi, una sensazione così dolorosa che non fa altro che aumentare le lacrime che scorrono copiose lungo il suo volto. Lacrime che non si interrompono nemmeno quando viene obbligato da quegli energumeni a inginocchiarsi al suolo con le mani bloccate. Si sforza, sforza tutto se stesso per puntare gli occhi addosso a quell'uomo, a quell'assassino che gli ha appena portato via la cosa più importante della sua vita, quell'essenza di luce che da sempre combatteva contro quei demoni che ora sciamano mefistofelici nella sua anima, ghermendo e lacerando ogni singola briciola di umanità che ora svanisce solo per ricomporsi in fondo al suo cuore, un nuovo minuscolo diamante che dovrà essere coccolato , cresciuto ma che ancora esiste e che forse un giorno si opporrà a quei demoni che pian piano si impadroniscono del suo mondo, del suo cervello. No, non ci sta a farla finita ora, non ci sta a lasciare questo mondo e darla vinta a quell'uomo. Avrà la sua vendetta, l'avrà ora e del suo avversario non rimarrà altro che cenere che calpesterà sotto i suoi piedi. Istinto, unicamente questo che smuove il nostro piccolo genin mentre va a smuovere il chakra che dunque riprende a muoversi veementemente lungo i canali di circolo a lui dedicati andando poi a concentrarsi principalmente verso il cerebro dove risiedono i suoi pensieri coscienti e no. Il chakra proseguirebbe ora ad irrorare le cornee ed i nervi ottici così da aumentare esponenzialmente la pressione stessa e l'energia immessa. Il chakra andrebbe ad irrorare nuovamente gli occhi, questa volta passando per le sclere ed arrivando fino all'iride, inghiottendo poi la pupilla. Andrebbe a palesarsi celermente una tonalità cremisi come pure sangue che si imporrebbe su tutto l'occhio andando a celare sia la sclera che l'iride ma mantenendo al contrario viva la pupilla che lentamente si dilaterebbe andando a sezionarsi per formare due piccoli cerchi, uno diventa la pupilla vera e propria che riprende il suo posto al centro dell'occhio e l'altro pian piano si modellerebbe a formare una piccola tomoe che si posizionerebbe in basso a destra. Occhi che cambiano natura, aspetto e lo fanno rassomigliare a quei demoni che in passato hanno lacerato il suo spirito e che ora si manifestano sotto forma di un mercenario che gli ha portato via la cosa più cara per lui. La famiglia. La lama arriverebbe dritta verso di lui ma questa volta risulterebbe decisamente più lenta rispetto a quanto accaduto precedentemente. Lo sguardo andrebbe a concentrarsi proprio su quella lama mentre quella scintilla di potere si propaga per tutto il corpo rendendolo più forte, vivo. Tutto è scala di colori, unicamente in maniera diversa. Ora i colori sono una parte marginale di ciò che osserva, l'ospite speciale è il chakra che si manifesta in ogni cosa, persona. La lama non è altro che un involucro senza di esso che viene mossa da una mano che compare contrariamente di colore rosso. Nulla, un sorriso selvaggio compare sul suo volto, stravolgendone i lineamenti che diventano aggressivi in una maschera che ricorda un Oni, un demone. Sprigiona il suo potere, tenterebbe di farlo in ogni modo possibile così da mantenere la promessa fatta al mercenario ed indirettamente anche a sua madre.[Chakra 25/25][Tentativo attivazione Sharingan I]

Ce la possiamo faree!

Tira un D50

Kami tira un D50 e fa 47

L'essenza che arde gli occhi- quante volte ci hanno sputato addosso per quel che siamo, per quel che abbiamo fatto? Eppure- l'essenza uchiha nasce da qualcosa di tanto puro come la rabbia. Come l'odio. Come l'amore, la perdita. E noi, tutti noi, potremmo soffermarci a ridere ripensando all'affermazione appena detta: La rabbia è pura. Oh si- oh come lo è! La rabbia è viscerale. Nasce dallo stomaco e ti divora. E' capace di annebbiarti. Di cambiare i tuoi tratti, i tuoi obbiettivi, il tuo percorso. Nulla è dovuto a chi esce dalle porte del laboratorio. E il più delle volte, ci ritroviamo ad esser patetiche ed ignare pedine in mano a qualcun'altro, per un motivo che dopotutto, non possiamo comprendere: Tant'è che non ci viene nemmeno spiegato. Le risa di quegli uomini- e lo sharingan che infiamma gli occhi- <Non è piacevole, non la prima volta- non è vero?> Prima che tu possa batter gli occhi una figura elegante e composta ha ferma quella lama che ancora- a rallentatore, con sfumature che sembran sdoppiare, triplicare quella figura, si para al suo fianco e ti parla. No- non è piacevole. Brucia, e quasi- ti vien voglia di non utilizzare questo nuovo potere. E' come se il mondo fosse improvvisamente in stop-motion. Quell'uomo dal capo corvino, così simile a colui che fu' l'ultimo di una stirpe destinata a morire. E tenuta in vita schifosamente, dall'uomo, minando e seminando solamente probabili pericoli. Chi vorrebbe un potere che si sazia di sentimenti tanto umani, da infondere timore? Tutto sembra bloccarsi per un attimo, ma poi due mani si poggiano sulle tue spalle- il calore, torpido. Ti stanno sedando tanto da sentire quella rabbia, quel bruciore, scivolarti via dalle mani. Illusione demoniaca del Sonno e dislocazione in pochi spicci attimi. Neanche il tempo di prendere fiato. <No.> E' l'ultima cosa che senti. <Non ho intenzione di buttare un altro clone per delle stupide vendette.> Terribilmente monocorde, composto, elegante. Arima-- del resto, ha in qualche modo sempre tutto sotto controllo. Ti risveglierai ai laboratori Uchiha, nella tua stanza.. {End}

Kami affronta una giornata come molte altre nei campi di Kusa- ma oggi, uno scenario lo tocca. Quattro membri della Juzuochi pattugliano la zona e hanno un diverbio con la madre. Indispettiti dallo stesso Kami, che tira fuori un atteggiamento arrogante, le tagliano la gola davanti ai suoi occhi.
Rabbia, furia, dolore-- risvegliano l'Antico Sharingan del nativo Uchiha scappato dai laboratori di Oto.
Tuttavia Arima ha osservato tutto l'accadimento o forse, l'ha calcolato proprio lui. Come risveglia la tomoe, posa le mani sulle sue spalle e lo disloca in un altro posto- non troppo distante, facendolo sfuggire da morte certa.

Il dado dice: 47
Il master dice: 42 (effatti sta free di allenamento)

Spero tu ti sia divertito, mi dispiace per la linea ballerina ç__ç