{Spin-Off} Sussurri all'orecchio.

Quest

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19:54 Kimi:
 Non ricorda nemmeno che giorno è, ormai il tempo per lei scorre silenzioso e praticamente immutato, non è propriamente preda della routine ma al contempo non ne sfugge nemmeno, solo si ostina ad andare avanti e trascinarsi su quella terra, un rumore la infastidisce, i suoi muscoli facciali si piegano disegnando varie espressioni, assonnata e irritata al tempo stesso. Appena le palpebre si alzano però realizza che qualcosa non va, fatica a mettere a fuoco ed è da tempo che non capita, che sia forse preda degli incubi? Istintivamente cerca di ricordarsi se Apòria la accompagna ancora, ma rinuncia presta, comunque sia non le resta che restare e aspettare che finisca. Sbatte le palpebre nuovamente per cercare di capire meglio cosa sta vivendo o immaginando di vivere. Nuda, nella vasca, sospira e semplicemente tenterebbe di muovere la destra per chiudere meglio il rubinetto, quantomeno farà finire quel fastidioso suono. Le voci la sovrastano, la additano come mostri, lo sguardo non si muove nemmeno a ricercarli, che facciano o dicano quello che vogliono, non reagisce lei restando semplicemente immobile, a parte per quel braccio che ora senza forze tornerebbe nell’acqua a raggiungere le sue gambe, si merita quegli insulti, quelle voci non stanno dicendo il falso o accusandola più del dovuto, lei è un mostro e lo sa alla perfezione. Annuisce appena a quella che ora davanti a lei appare come la sua copia, quasi si ritrovasse con uno specchio <e tu> inizia semplicemente il discorso con una voce stanca, abituata fin troppo ad un simile atteggiamento, ha smesso di stupirsi per qualsiasi cosa, ha smesso di reagire persino a sé stessa a ciò che dovrebbe teoricamente ferirla, ha accettato in pieno il suo destino, ha deciso di diventare ciò per cui è stata messa al mondo. Chiunque lì intorno le sta dando del mostro ha ragione e sicuramente se ne pentirà in punto di morte, quando lei all’ora prestabilita si presenterà a richiedere il conto conducendo quell’anima negli inferi, trascinandola con sé in quella che è la sua casa, il suo mondo <cosa dovresti rappresentare?> non riesce ancora a dire con certezza che tutto quello non è opera della farfalla, che non è stata buttata in un inconscio in subbuglio sempre pronto a ferirla. Il tono è monocorde, stanco, i suoi occhi appannati non trasmettono alcuna sensazione, lei è vuota. Fissa la figura seduta davanti a lei, non si vergogna neppure per un istante della sua nudità, non ha paura, rivelandosi ancora una volta come un immenso nulla, un cuore che ormai è andato perduto chissà dove, una freddezza che si è impossessata della sua vita, un muro che le ha impedito di soffrire per anni ma che al contempo l’ha allontanata dalle più basilari emozioni umane

[Cibotime]

E nonostante Kimi si protenda a girare la manopola ferrea per far cessare quel perpetuo gocciolare, si potrà accorgere di come questa giri a vuoto, liberando nell'aria il classico cigolio ferreo che però- non pone fine a quel continuo cadere, costante, esattamente ogni dieci secondi, di quella goccia in un bacino d'acqua che arriva a metà sterno ad entrambe le sagome. Lei, oh lei sta rannicchiata-- non è come Kimi. Anzi, guardandola così, sembra la sua versione ridicola e debole. Una sorta di vergogna per la salamandra, che posa a coppa ambo le mani sulle orecchie, tenendo le ginocchia fuori dall'acqua, schiacciate contro lo sterno a compattarsi, a compattare il ventre, muovendo sotto l'acqua solamente la punta dei piedi. Effettivamente-- può esser un incubo. Quest'acqua torpida, distese bianche fredde- ora, a guardarle, non si capisce neanche dov'è la fine e dov'è l'inizio. <Io?> La voce della Dissoluzione è flebile, la al contrario di quella di Kimi, non è atarassica. Tutt'altro. E' terrorizzata, schifosamente paranoica, come se quelle voci, che additano e sporcano l'onore delle due, la stessero tormentando da tutta una vita. Tremola il tono, come se non fosse totalmente convita che si stesse riferendo a lei. Una bella domanda- anzi, mi correggo, forse la domanda più corretta ricevuta dai membri dell'Akatsuki che fino ad ora, notte dopo notte, si sono ritrovati ad affrontare una battaglia privata contro il proprio io più profondo. <Io sono frutto di uno stupro.> La voce ridotta ad unfilo che riecheggia nel vuoto, si disperde divenendo solamente un eco distante. Sembra far compagnia a quel parolottare che continua, sempre presente, a mordicchiarti le orecchie dandoti fastidio. <Io sono l'assassina di mio padre.> Gli occhi immensi, enormi- sono calamita per gli sguardi. Eppure-- questa meraviglia d'occhi, attirano per lo più sguardi di disprezzo. Sguardi d'odio. <Sono te.> .. <Sono tutti loro, al contempo.> E nel parlare, nell'osservarla, a stento lei muove le labbra. Le braccia si muovono verso l'esterno della vasca, s'appoggiano imperlate d'acqua sul bordino, mentre attorno- nel bianco, qualcosa di muove, il vapore poco denso della differenza tra freddo e caldo, si solleva dalla vasca- dalla pavimentazione bianca che solo guardandola attentamente, scoprirai essere neve. Neve mai toccata dall'uomo, come quella che vediamo troppo in alto nelle montagne, troppo al di sopra del potere umano, una vetta. Eppure, non ci sono altri colori che delimitano questo paesaggio. Bianco. Nero. Azzurro intenso. Il freddo non la tocca minimamente-- questa, è la sua gabbia. <Io-> Ricalca a denti stretti, furia schiacciata in quell'angolo della vasca, come una creatura braccata da qualcosa di troppo grande. Una bomba ad orologeria. <Rappresento quello di te che narcotizzi qui dentro!>...<Rappresento tutto quello che dimentichi di provare, rappresento i problemi che eviti, i pensieri da cui evadi. E io, mi vesto di questi!> L'indice della destra si alza verso l'aria. Li senti? Quelle voci, il cadere della goccia che ti fa sembrare tutto-- immensamente più pesante. Quasi dei massi sulle spalle. E ancora, sussurri, goccia, urla. E quegli occhi- oh, è come guardarti allo specchio. Ma non tutti siam pronti a stare di fronte ad un riflesso che parla. <Hai mai reagito, ad aver ucciso il sangue del tuo sangue?> La guarda, china il capo di lato. <Allo star perdendo zero ventidue? All'averlo... Tradito?>...<Come affronti le giornate guardandoti allo specchio-- oh no, no Kimi, tu non le senti davvero queste voci-- queste--> E nevroticamente, la mano che le indicava, si posa a massaggiare la tempia, il lato del viso, discendono fugaci e nervose. <No, certo che no. Vero? A te, non importa. Morirai così, quando chi ami capirà chi sei. E ti vedrà veramente.>

21:51 Kimi:
 Quante parole vengono dette in quella vasca, quante emozioni dovrebbero susseguirsi sul volto di quella semplice ninja che pure resta assolutamente fredda ed immutata, nulla par arrivare davvero al suo cuore <un’illusione> replica sospirando appena, probabile, ormai ci è finita incastrata così tante volte che distinguere la realtà è sempre più difficile, più dura <eri quasi credibile ma hai inventato troppo> replica lei <non ho mai nemmeno visto quell’uomo come posso averlo ucciso> una logica semplice e disarmante che pare non farla cadere in trappola, che la sorregge davanti a quella che lei non sa essere la verità, si fosse mai premurata di chiedere il nome o scoprire l’identità di tutte le sue vittime magari adesso potrebbe anche aver senso quel ragionamento <io non ho mai tradito 0-22, il suo semmai è stato tradimento> continua placida ribattendo frase dopo frase a quella donna, quella sua versione debole e forse indifesa, quella parte di sé che ormai ha dimenticato e ha davvero abbandonato in qualche antro della sua mente lasciando che il suo cuore si risaldasse <le persone che amo sanno perfettamente chi sono> continua implacabile senza mostrare alcuna emozione sul volto <e soprattutto> un sorriso maligno si delinea su quel volto bianco, mentre lo sguardo si permette di vagare in mezzo alla neve, ignora quel pomello e soprattutto quel gocciolare continuo, non che abbia smesso di irritarla ma si sa: il diavolo sta nei dettagli <io non morirò> replica per poi lasciarsi andare e poggiare la schiena sulla vasca, adagiandosi come se nulla fosse, la situazione pare non toccarla ancora <bel tentativo> sospira andando ad alzare lo sguardo con il mento che permette quel movimento, il collo che si estende scostando i capelli cosa che permetterebbe di rendere ben visibili quelle cicatrici, ammesso che li siano presenti, sul petto <ho affrontato me stessa così tante volte che inizio a trovarmi noiosa> sibila a voce bassa, quasi parlasse solo per sé, non pare interessata a farsi ascoltare dall’altra né tantomeno fa qualche reale tentativo per sfuggire alla situazione, resta lì, nuda e immutata, non c’è traccia in nessun angolo del suo corpo di tensione o rabbia, nemmeno di tristezza, è così diversa dall’ultimo incontro con il suo io più profondo, da quel giorno in cui si è avventata sul suo riflesso solo per sconfiggerlo prima di rendersi conto di aver peggiorato a situazione. Si è accettata nel frattempo e mentre le voci continuano lei continua a lasciarsele scorrere addosso, come quell’acqua che la bagna e le accarezza le gambe candide, il ventre, le mani che ora sono immerse, ha smesso di guardarsi allo specchio, ora pare interessata più che altro al cielo

La Dissoluzione la lascia parlare, sprofondando nella vasca, con la schiena a tangere contro il freddo metallo del bordo. Il capo si lascia andare, arriccia i capelli corvini sulle spalle, tra nuca e bordino ricurvo verso il basso. E' il soffio di una risata quello in cui lei si lascia andare, come se la prendesse in giro. <Non te lo ricordi, tesoro? Proprio lui?!> Simula lo stupore, sbarrando gli occhi, ilare. <Il primo, Kimi. Inginocchiato, mani e piedi, il primo che hai ucciso.> Ma poi, infame, eccola sbarrare gli occhi, ricurvandosi verso Medusa. <Non dirmi che.. Non lo sapevi?!> La linguetta contro i denti, filtra l'aria attraverso gli stessi, riproducendo un sibilio. <Del resto, ora che ci penso, Arima e Itawooshi non sono poi troppo diversi.>..<Oh, le personalità quelle si! Che risolutezza Arima-- Itawooshi è già più, caotico.. Ecco.> Gli occhi che brancolavano nel bianco, si fermano sulla Doku intoccabile, quella sua patina d'acciaio annoiato, pigro. <Eppure forse, dovresti ringraziarlo. E' solo a causa sua se non sei una di quelle puttane del progetto ZETA di trent'anni fa.>...<Il padre di Itawooshi, Arima, Kunimitsu. Tutti hanno aderito al progetto.> Le labbra si ripiegano come un fazzoletto usato, premono tra di loro- glaciale, cinica. <Sei così stupida.>...<Non ti sei mai neanche domandata come fosse possibile che tu fossi parte di quella famiglia? Non ti manco mai passato per la testa, che tu e loro eravate diversi?!> Scuote il capo, in finta disapprovazione. <Stupido scarto da laboratorio. Dovevi far la fine di tua madre.> Un sussurro alla fine, uno sbuffo che le esce dalle labbra sotto forma di vapore e disegna lì, poco distante, l'immagine che Kimi non potrà ripescare nei suoi ricordi in alcun modo. Un immagine mai vista. "Sumire Doku - ZKshichi". Questo cartello metallico alle sbarre dei un lettino ospedaliero che sotto l'effetto della fumea, pare in continuo mutamento, in continuo movimento nel fumo. Si ridisegna del giro di qualche secondo, delle lenzuola bianche, il corpo minuto di una donna oramai adulta, dai capelli neri con qualche striatura grigio scuro, i lineamenti rilassati; Dorme da quanti anni oramai? E' solo carne che occupa un letto. Kaisan dalla sua espressione neutra, poggia la guancia sul palmo della mano, come se la figura di Sumirè non la toccasse per nulla. Non è una cosa che appartiene a lei, quanto più, appartiene alla Doku. Eppure- quella- è un immagine che non le dice niente di niente. Solamente una donna addormentata nel suo letto. <Chiedi ad Itawooshi. Chiedi a Kunimitsu-- che fine ha fatto il progetto ZETA dei laboratori di Orochima'-- Oh no.> L'espressione s'addolcisce, in un moto di scherno. <Kunimitsu è sparita dalla circolazione con il decadimento del villaggio di Oto.> Si strofina pigramente le labbra tra di loro, tranquilla. <Un illusione?> Ricalca con un tono caldo, basso, ma non baritono. <Forse ti piacerebbe.>...<La verità, Medusa, non hai le palle di affrontarla non è vero? Sei troppo... Debole per guardare oltre chi sei. Allora dimmi, perchè non hai scavato a fondo fino ad ora? Ti sei accontentata di questo? A volte Medusa, a volte spettro. A volte tra le braccia di uno, a volte tra le braccia dell'altro. A volte ci pensi, a quello che eri? O meglio--scusa, fammi correggere: A come non eri niente. Niente più che qualcosa che volevano vendere ai vecchi laboratori di Oto.> Il cozzare dell'acqua con le pareti della vasca, il busto di Kaisan che sfiora- leggero, quello di Kimi. Non evitare il suo sguardo. Del resto, anche lei è "Medusa". <Dimmi. Ti ricordi il volto di colui che ti ha iniziato all'arte del veleno?>

[Sumirè: https://pbs.twimg.com/profile_images/697977030499938304/hkfS0cuU.jpg

23:00 Kimi:
 Quell’uomo, quel primo succulento omicidio a ripensarci ora le sfugge il volto di quell’uomo riesce solo a rievocare quelle prima splendide emozioni, sensazioni che fino all’Akatsuki ha rifiutato. Ma ride ora, una risata isterica la sua che la fa scuotere completamente, ride senza aggiungere altro, gli occhi spalancati in quella che è una reazione dettata da chissà quale profondo tormento. L’altra continua a parlarle eppure lei è ferma su quella prima informazione ricevuta <vecchia volpe> aggiunge solo poi andando a fissare sé stessa, riabbassa il volto puntano i suoi occhi azzurri in quelli di lei, la pazzia la si legge chiaramente su quel volto ancora segnato da un sorriso <avevo già ucciso il male stesso ma ha fatto in modo che non ne pretendessi il trono> ride. Una risata isterica la scuote nuovamente, oh non ha mai provato sentimenti per quella figura, insomma è nata da uno stupro, messa al mondo per scherno, nata nonostante i pronostici, la sua esistenza ha solo segnato tristemente i giorni di chi le stava accanto e tutto quel potere, quell’affermazione di sé che le è sempre mancata stava proprio davanti ai suoi occhi da ormai così tanto tempo. Lo trova così divertente, ironico, quanta inutile sofferenza! Un altro discorso arriva alle sue orecchie, alla mente nuovamente segnata ma soprattutto preda ormai di deliri di onnipotenza <e se io sono uno scarto da laboratorio tu che rappresenti il mio scarto cosa saresti?> lascia cadere la domanda <mostro> sorride fissandola mentre le rivolge quelle parole. Progetto ZETA Arima, Itrawooshi, Kunimitsu, nulla di tutto questo è importante alla luce del fatto che lei ora deve solo svegliarsi e salire al trono, tutto questo è così inutile ora le viene solo da…ridere. E così ride mentre l’altra striscia su di lei in cerca di attenzione, continua forse a cercare una reazione parlando, una visione ai suoi occhi. Una donna legata, un nome e la sua totale indifferenza, non pare importarle, sa chi è l’ha sempre saputo ed ora ne ha semplicemente avuto la conferma. Ma l’altra continuale parla la insulta e poi arriva stupidamente a quella frase, è facile leggere l’accusa attraverso le sue parole, Irou amato come solo un cucciolo si può amare e Katsumi che invece rappresenta tutto ciò che di buono è rimasto in lei, un amore a tratti sbagliato e tormentato, passione e desiderio, qualcosa che difficilmente si può comprendere se non lo si sta vivendo. Scatterebbe la sua mano destra, senza preavviso la risata che si interrompe e la sua mano che tenterebbe di andare al collo di quella visione. Tenterebbe di ghermirla solo per stringerla e ribaltare la situazione. Se fosse riuscita a prenderla proverebbe a dare un colpo di reni per scattare mentre le sue gambe si flettono così da aiutarla ad alzarsi dalla vasca quel tanto che basta per andare a spingere l’altra parte di sé sulla vasca, cerca di ribaltarle le loro posizioni, dovrebbe esserci lei sopra, con un ginocchio, quello sinistro, tra le gambe dell’altra per cercare di bloccare eventuali proteste, se fosse riuscita, la mano sul suo collo verrebbe usata per schiacciare la donna sul bordo della vasca, la fisserebbe quindi da quella posizione privilegiata <uno scarto debole e subdolo> continua ad osservarla <ecco ciò che sei, pretendi di conoscere ma non sai.> cerca di mascherare il motivo per cui si è irata, ciò che l’ha portata a scattare e cercare di sopraffarla <quale importanza può avere il suo volto, che importanza ha il laboratorio e il progetto. Sono semplicemente il demone che ti ha condannata qui> e lo sguardo andrebbe ad essere portata su ciò che li circonda, un ennesimo sorriso isterico sul suo volto <parla pure ma l’unica stupida sei tu> ora tornerebbe a fissarla stringendo appena la mano <non morirai e dovrai sopportare queste voci per sempre, le senti?> continuerebbe a guardarla senza cancellarsi quel ghigno dalla mente, il passato ha davvero un’importanza relativa per lei, soprattutto ora, soprattutto in questo momento

Tra le risa, le voci sembrano issarsi al di sopra di Kimi stessa- per certi versi, guardandole separatamente dal contesto, sembrano volersi far sentire, e sporadicamente può avvertire la voce che fu di sua madre- o meglio, quella che supponeva esserlo, dirle qualcosa che le ha già detto in passato. Non servi a nulla! Devi portare a casa più soldi! Tutte voci già sentite da Kimi, forse sognate anche nuovamente. Tutto commenti che ha già pensato, o già sentito arrivare da qualcuno. O anche solo cose-- che teme di sentirsi dire. Il caotico movimento di lei che fa retrocedere la sua sagoma opposta, le fa prender il collo e la fa sottomettere, schiacciata con il collo contro il bordo della vasca e il petto lievemente incassato. Le mani che poggiano sui lati, in un momento di cheta-- l'acqua che straborda, sbatte a terra con la furia dell'impeto, con la rabbia di Kimi che vuole soffocare le parole della sua mente- issa le braccia e le appoggia ai lati del corpo. I palmi affusolati contro le cosce di Kimi, con qualcosa che assomiglia ad una falsa dolcezza. E le cicatrici che ha sul petto, catturate dagli occhi di ghiaccio della sua controparte demoniaca. Sbuffa una risata, ma la sua è cristallina- lei non è toccata dal dolore di Kimi. Non è toccata dalla sua isteria. Riversa il capo all'indietro, strozzato, bloccato sotto quelle mani che se vorrebbe, se solo vorrebbe, potrebbe allontanare in un istante. <Dovrò-- AHAHAHAHAHAH!> E alle sue parole, ancora si spezza in una risata che la vede contrarsi sotto il corpo della stessa Doku, muovendo spalle e petto con un impeto di violenza pura. <AHAHAHAH! Dovrò subire queste voci?! Anche tu, anche tu Kimi non morirai. E le ascolterai per sempre. Con me.>...<Le senti?> Il viso che si ricurva appena, la guarda-- l'intensità palpabile di quegli occhi che le scivolano addosso, scivolano nei suoi, uguali ed allo stesso tempo differenti. E ivi si mescolano, diventano un tutt'uno, un nuovo freddo piatto da servire al nemico. Le rigira la domanda, come se avesse lei la situazione sotto controllo. E la furia di Kimi, il suo lasciarsi prendere dall'istinto in più situazioni, le nuota solamente a favore. <Ti piace convivere con loro? Perchè loro saranno sempre qui. E io, io sarò per sempre qui, con te- Medusa. Sarò per sempre qui, e non mancherò di mangiarti l'anima, farla a pezzetti con tutto quello che ho in mio potere! AHAHAHAHAH> Ambo le mani scattano, scivolano sul costato di Kimi, ridisegnano i bozzi delle costole e scivolano dietro- premendo con eguale forza, issandosi con difficoltà, ma issandosi. E' come voler battere se stessa. Sfiata, i capelli bagnati che lasciano schizzi d'acqua limpida sul bordo della vasca. La terrebbe in grembo- no, non è sua intenzione abbatterla. <Non sei il demone che mi ha condannato qui. Tu sei carne e ossa. Sei uno sbaglio, un terribile sbaglio.> La destra che si alza a stringerle il polso della corrispondente, non fa forza- a così poco dal suo viso, da poter affogare i quegli occhi. <E sbagliare è umano.>...<L'umano è instabile. Instabile come te. Le senti??> Di nuovo, riferito alle voci. Si aggiunge quella di Katsumi, quella di Yukio, quella di Irou, di Itawooshi. E le labbra di Kaisan, divengono un ghigno affilato. <Un giorno queste voci urleranno, e tu-- tu pensi al trono. AHAHAHAHAH Sei troppo debole anche per guardarmi negli occhi occhi- Sei troppo debole per Lui. Per Loro. E per te stessa.> Si morde il labbro inferiore, soffocando l'ennesima risata, lasciandosi andare all'indietro, con i palmi sui suoi fianchi. <Uccidimi Doku.>...<Fammi vedere quanto ti odi.>...<Quanto meriti di morire.>

23:42 Kimi:
 La tiene ancora, la stringe con quel collo tra le sue dita, su cui fa abbastanza forza da farle sentire la rabbia, una rabbia a cui si è abituata con il passare degli anni, una furia omicida, le voci le sente, la sovrastano ma ancora una volta non la feriscono, non più, è passato tanto tempo ormai, troppo tempo per ricordarsi persino la sensazione che poteva provare in quegli istanti <hai così paura> replica lei a tutte quelle accuse <così paura di restare qui che hai dimenticato persino ciò che dicevi. Cerchi un modo per ferirmi> sorride seppur l’altra lentamente si stia issando e a questo risponde solo facendo più forza, arretrando appena con le spalle solo per poi buttarsi su di lei utilizzando adesso anche il peso del suo stesso corpo che dovrebbe aumentare la potenza di quel braccio flesso e ancora ancorato al collo dell’altra, per sommetterla, almeno fisicamente <senza capire che non puoi farlo. Ero una cavia?> domanda sorridendo preda dello stesso delirio di onnipotenza di prima <chissà> replica <Sumire Doku non è che un nome che tu hai innestato nella mia mente> continua a fissarla <le sento queste voci ma come ho dimenticato te per anni posso dimenticare loro> nulla pare spaventarla, nulla pare ferirla, sempre più vicina a diventare quel blocco di ghiaccio che si è mostrata da subito <sei debole> conclude il suo discorso. Non presta attenzione a ciò che giunge alle sue orecchie, quanti genjustu ha sopportato? Quante volte le hanno fatto sentire e vedere di peggio? Quante volte Apòria l’ha sottoposta a simili torture durante i suoi incubi? Ormai ci ha fatto il callo, ormai ha accettato quell’odio che prova verso sé stessa e ha imparato ad apprezzarlo, ad apprezzarsi così com’è, si detesta questo è vero ma è il giusto contrappasso per la sua natura, quale demone merita di portare distruzione e morte senza soffrirne lui stesso? <non ti ucciderò perché la tua condanna è soffrire. Sei parte di me no?> una domande retorica, lo sguardo iroso, adirato e al contempo felice, sembra quasi giovare da quello scontro, si sente appagata nel sottomettere quella sua parte, nel distruggerla più semplicemente o quantomeno nel tentativo di farlo <allora devi soffrire, siamo nate per questo> ed è solo adesso che se fosse possibile andrebbe a darle un semplice bacio sulle labbra, un bacio a stampo nulla di male, pervertiti, ma è un gesto simbolico, il bacio della morte si dice sia il più bello e al contempo il più spaventoso ed è questo che lei fa. Se fosse riuscita quindi libererebbe la mano per poi tentare di tornare alla sua posizione iniziale <e ora lasciami tornare da dove sono venuta, questo è il tuo mondo piccolo mostro> la voce è nuovamente atona, quasi stanca, annoiata in un certo senso, combattersi è davvero routine ormai.

Quello schiocco dolce che esce dalle labbra di entrambe- ma Kaisan non sembra temerla realmente-- se solo tutto finisse qui, finisse come l'ha chiesto lei ora, decadendo ad esser un incubo. <Pensi davvero, che io prenda parte dei tuoi dolori e delle tue sofferenze?> Un brusio caldo contro le labbra, lasciando che le macchie rosse della presa di Kimi sul collo si affevioliscano per via dell'essenza demoniaca, alimentata da Kimi stessa- con la sua ira, con il suo dolore, con le sfacettature che l'hanno fatta esplodere dando da mangiare al demone nel suo armadio. Un sorriso sbuffato. <Io mi nutro di te.>..<Non mi importa soddisfare la tua voglia di conoscenza, non mi importa ferirti-- guardati--> La destra dietro la schiena di Kimi, alza una ciocca di capelli su cui s'era appoggiata la mano, semplicemente, la fa ricadere. <Cosa c'è da distruggere qui? Potrei ballare sulle tue macerie, ma sei già così stupida da affogarti in una bacinella d'acqua. Annaspando per un'amore che ti sfugge continuamente dalle mani. Senza alcun interesse per quello che sei. Per quello che sei stata. Senza interesse per lei..> Issando in un cenno il volto verso Sumirè. <Non ha importanza questo. Morirà presto assieme a tutte le altre donne del progetto shichi.> Ovvero "sangue sporco". Le labbra si reclinano appena, come se ora lei si fosse annoiata, saziata abbastanza di urla e ira, l'ha consumata quanto le serviva. <Io? Soffrire?>...<No piccola. Io sono qui.> Le nocche della destra, d'indice, medio, premono appena sul petto di Kimi, spingendolo lievemente. <Sei tu che mi crei. E sei tu che mi dai da mangiare. Più odi, più io ho fame. Più soffri, più io gioisco. Più ti consumi, più-- fremi, ti lasci andare, più io divento grande. Più grande di te. Più grande degli altri.> Un messo sorriso sorge sulle labbra bagnate da gocce d'acqua salite, e riverse come anime che periscono ai piedi dell'inferno. Uno sbuffo dal naso per farle scivolare via. Eppure la pelle di Kaisan- sotto le dita, è così reale da esser disarmante. Kimi non sa quello che sta succedendo. Non ha la minima idea di cosa lei sia, di chi sia, di cosa voglia, a che punto si fermerà. <Chiedi a Katsumi.> Del progetto, ovviamente. Le spalle si abbassano, stanca-- ma non stanca come chi non riesce ad andare oltre. Stanca come chi ha affrontato una partita e ora, è soddisfatta. Uno sguardo serafico, così dannatamente fastidioso. Il pollice della destra si posa sul basso ventre di Kimi, pigia sotto l'ombelico, tra le ovaie. <Magari scopri che lei--> Alludendo al suo ventre, alzando le folte ciglia scure, guardandola dal basso- la carezza con quella dolcezza infame che conoscono. <Non l'hanno buttata come i fratelli di 0-22>...<Non dev'esser carino quando tutti i tuoi figli, son stati soppressi come cani aggressivi--- AHAHAHAHAHAAHAH!> Il petto che si scuote con violenza, scivolando via dal corpo di Kimi. E più ride, più quelle spalle sprofondano nella piscina a piedini, isterica, quella risata che tuona tra la fumea del vapore, e la stanza immensa, più ride, più le scivola dalle mani come se finisse nella tana del bian coniglio, lasciandola da sola-- A mani vuote. A vasca vuota. Da sola. *Splimp* te lo ricordi, questo tormento? La goccia. Le voci. Quella risata. Ma ora, ora non c'è nessuno da aggredire Kimi. Ora sei tu, contro te stessa. Il tuo riflesso nell'acqua che risponde ai tuoi movimenti- puoi fissare anche a lungo, se vuoi. Sperare che esca dalla superficie e ti dica qualcosa- o forse puoi non crederci e proseguire per la tua strada, semplicemente. Non appena muovi un respiro, un'altro, una densa massa nera disintegra il mondo di cui sei regina incontrastata. O forse, sciocca schiava? La tua mente cade in pezzi ed al tuo risveglio, oltre all'affanno, hai una macchia violacea alla base del ventre. Proprio dove t'ha toccato. Tutto finisce così. Tutte bugie! Ah- che sciocca. Solo un incubo. O forse-- no.

{Non sono mai stato pazzo, ad eccezione delle volte in cui il mio cuore è stato toccato.} E. A. P.
[END}

Ebbene ebbene, come tutti gli altri non posso darti la premiazione perchè sono ambient pensati per esser strettamente personali, per darvi più gioco personale possibile, qualcosa a cui pensare, qualcosa da sviluppare, e filetti che potremmo prendere in passato/presente come spunto per farvi giocare o far giocare il vostro clan.

Kimi ha un tet a tet con Kaisan (La Dissoluzione) in una vasca. Un incontro estremamente intimo, estremamente vicino. Ma non è a caso. La Dissoluzione spiffera verità e bugie all'orecchio di Kimi che ascolta e inghiotte riversando fuori la furia che vedrà Kaisan schiacciarsi sotto di lei, ma senza subire scompensi di sorta. Lei ride invece, e come al solito il demonio è infame e scivola via mettendoci la pulce nell'orecchio.

Si ripresenta il progetto ZETA(shichi) in cui è nato Katsumi sotto il numero di serie "0-21" ma per Kimi è diverso. Delle parole. Dei nomi. Ed un livido violaceo a goccia sotto l'ombelico che andrà via nel giro di due settimane. (tre giocate)

Sei stata bravissima, coerente, ti ho adorato ed odiato perchè tra tutti non mi esce facile movimentarvi e conoscere perfettamente il vostro personaggio e sapere come prenderlo.
Spero ti sia divertita, anche in una minima parte, a me ha fatto piacere fartelo <3.