[Cibotime]
E nonostante Kimi si protenda a girare la manopola ferrea per far cessare quel perpetuo gocciolare, si potrà accorgere di come questa giri a vuoto, liberando nell'aria il classico cigolio ferreo che però- non pone fine a quel continuo cadere, costante, esattamente ogni dieci secondi, di quella goccia in un bacino d'acqua che arriva a metà sterno ad entrambe le sagome. Lei, oh lei sta rannicchiata-- non è come Kimi. Anzi, guardandola così, sembra la sua versione ridicola e debole. Una sorta di vergogna per la salamandra, che posa a coppa ambo le mani sulle orecchie, tenendo le ginocchia fuori dall'acqua, schiacciate contro lo sterno a compattarsi, a compattare il ventre, muovendo sotto l'acqua solamente la punta dei piedi. Effettivamente-- può esser un incubo. Quest'acqua torpida, distese bianche fredde- ora, a guardarle, non si capisce neanche dov'è la fine e dov'è l'inizio. <Io?> La voce della Dissoluzione è flebile, la al contrario di quella di Kimi, non è atarassica. Tutt'altro. E' terrorizzata, schifosamente paranoica, come se quelle voci, che additano e sporcano l'onore delle due, la stessero tormentando da tutta una vita. Tremola il tono, come se non fosse totalmente convita che si stesse riferendo a lei. Una bella domanda- anzi, mi correggo, forse la domanda più corretta ricevuta dai membri dell'Akatsuki che fino ad ora, notte dopo notte, si sono ritrovati ad affrontare una battaglia privata contro il proprio io più profondo. <Io sono frutto di uno stupro.> La voce ridotta ad unfilo che riecheggia nel vuoto, si disperde divenendo solamente un eco distante. Sembra far compagnia a quel parolottare che continua, sempre presente, a mordicchiarti le orecchie dandoti fastidio. <Io sono l'assassina di mio padre.> Gli occhi immensi, enormi- sono calamita per gli sguardi. Eppure-- questa meraviglia d'occhi, attirano per lo più sguardi di disprezzo. Sguardi d'odio. <Sono te.> .. <Sono tutti loro, al contempo.> E nel parlare, nell'osservarla, a stento lei muove le labbra. Le braccia si muovono verso l'esterno della vasca, s'appoggiano imperlate d'acqua sul bordino, mentre attorno- nel bianco, qualcosa di muove, il vapore poco denso della differenza tra freddo e caldo, si solleva dalla vasca- dalla pavimentazione bianca che solo guardandola attentamente, scoprirai essere neve. Neve mai toccata dall'uomo, come quella che vediamo troppo in alto nelle montagne, troppo al di sopra del potere umano, una vetta. Eppure, non ci sono altri colori che delimitano questo paesaggio. Bianco. Nero. Azzurro intenso. Il freddo non la tocca minimamente-- questa, è la sua gabbia. <Io-> Ricalca a denti stretti, furia schiacciata in quell'angolo della vasca, come una creatura braccata da qualcosa di troppo grande. Una bomba ad orologeria. <Rappresento quello di te che narcotizzi qui dentro!>...<Rappresento tutto quello che dimentichi di provare, rappresento i problemi che eviti, i pensieri da cui evadi. E io, mi vesto di questi!> L'indice della destra si alza verso l'aria. Li senti? Quelle voci, il cadere della goccia che ti fa sembrare tutto-- immensamente più pesante. Quasi dei massi sulle spalle. E ancora, sussurri, goccia, urla. E quegli occhi- oh, è come guardarti allo specchio. Ma non tutti siam pronti a stare di fronte ad un riflesso che parla. <Hai mai reagito, ad aver ucciso il sangue del tuo sangue?> La guarda, china il capo di lato. <Allo star perdendo zero ventidue? All'averlo... Tradito?>...<Come affronti le giornate guardandoti allo specchio-- oh no, no Kimi, tu non le senti davvero queste voci-- queste--> E nevroticamente, la mano che le indicava, si posa a massaggiare la tempia, il lato del viso, discendono fugaci e nervose. <No, certo che no. Vero? A te, non importa. Morirai così, quando chi ami capirà chi sei. E ti vedrà veramente.>
La Dissoluzione la lascia parlare, sprofondando nella vasca, con la schiena a tangere contro il freddo metallo del bordo. Il capo si lascia andare, arriccia i capelli corvini sulle spalle, tra nuca e bordino ricurvo verso il basso. E' il soffio di una risata quello in cui lei si lascia andare, come se la prendesse in giro. <Non te lo ricordi, tesoro? Proprio lui?!> Simula lo stupore, sbarrando gli occhi, ilare. <Il primo, Kimi. Inginocchiato, mani e piedi, il primo che hai ucciso.> Ma poi, infame, eccola sbarrare gli occhi, ricurvandosi verso Medusa. <Non dirmi che.. Non lo sapevi?!> La linguetta contro i denti, filtra l'aria attraverso gli stessi, riproducendo un sibilio. <Del resto, ora che ci penso, Arima e Itawooshi non sono poi troppo diversi.>..<Oh, le personalità quelle si! Che risolutezza Arima-- Itawooshi è già più, caotico.. Ecco.> Gli occhi che brancolavano nel bianco, si fermano sulla Doku intoccabile, quella sua patina d'acciaio annoiato, pigro. <Eppure forse, dovresti ringraziarlo. E' solo a causa sua se non sei una di quelle puttane del progetto ZETA di trent'anni fa.>...<Il padre di Itawooshi, Arima, Kunimitsu. Tutti hanno aderito al progetto.> Le labbra si ripiegano come un fazzoletto usato, premono tra di loro- glaciale, cinica. <Sei così stupida.>...<Non ti sei mai neanche domandata come fosse possibile che tu fossi parte di quella famiglia? Non ti manco mai passato per la testa, che tu e loro eravate diversi?!> Scuote il capo, in finta disapprovazione. <Stupido scarto da laboratorio. Dovevi far la fine di tua madre.> Un sussurro alla fine, uno sbuffo che le esce dalle labbra sotto forma di vapore e disegna lì, poco distante, l'immagine che Kimi non potrà ripescare nei suoi ricordi in alcun modo. Un immagine mai vista. "Sumire Doku - ZKshichi". Questo cartello metallico alle sbarre dei un lettino ospedaliero che sotto l'effetto della fumea, pare in continuo mutamento, in continuo movimento nel fumo. Si ridisegna del giro di qualche secondo, delle lenzuola bianche, il corpo minuto di una donna oramai adulta, dai capelli neri con qualche striatura grigio scuro, i lineamenti rilassati; Dorme da quanti anni oramai? E' solo carne che occupa un letto. Kaisan dalla sua espressione neutra, poggia la guancia sul palmo della mano, come se la figura di Sumirè non la toccasse per nulla. Non è una cosa che appartiene a lei, quanto più, appartiene alla Doku. Eppure- quella- è un immagine che non le dice niente di niente. Solamente una donna addormentata nel suo letto. <Chiedi ad Itawooshi. Chiedi a Kunimitsu-- che fine ha fatto il progetto ZETA dei laboratori di Orochima'-- Oh no.> L'espressione s'addolcisce, in un moto di scherno. <Kunimitsu è sparita dalla circolazione con il decadimento del villaggio di Oto.> Si strofina pigramente le labbra tra di loro, tranquilla. <Un illusione?> Ricalca con un tono caldo, basso, ma non baritono. <Forse ti piacerebbe.>...<La verità, Medusa, non hai le palle di affrontarla non è vero? Sei troppo... Debole per guardare oltre chi sei. Allora dimmi, perchè non hai scavato a fondo fino ad ora? Ti sei accontentata di questo? A volte Medusa, a volte spettro. A volte tra le braccia di uno, a volte tra le braccia dell'altro. A volte ci pensi, a quello che eri? O meglio--scusa, fammi correggere: A come non eri niente. Niente più che qualcosa che volevano vendere ai vecchi laboratori di Oto.> Il cozzare dell'acqua con le pareti della vasca, il busto di Kaisan che sfiora- leggero, quello di Kimi. Non evitare il suo sguardo. Del resto, anche lei è "Medusa". <Dimmi. Ti ricordi il volto di colui che ti ha iniziato all'arte del veleno?>
[Sumirè: https://pbs.twimg.com/profile_images/697977030499938304/hkfS0cuU.jpg
Tra le risa, le voci sembrano issarsi al di sopra di Kimi stessa- per certi versi, guardandole separatamente dal contesto, sembrano volersi far sentire, e sporadicamente può avvertire la voce che fu di sua madre- o meglio, quella che supponeva esserlo, dirle qualcosa che le ha già detto in passato. Non servi a nulla! Devi portare a casa più soldi! Tutte voci già sentite da Kimi, forse sognate anche nuovamente. Tutto commenti che ha già pensato, o già sentito arrivare da qualcuno. O anche solo cose-- che teme di sentirsi dire. Il caotico movimento di lei che fa retrocedere la sua sagoma opposta, le fa prender il collo e la fa sottomettere, schiacciata con il collo contro il bordo della vasca e il petto lievemente incassato. Le mani che poggiano sui lati, in un momento di cheta-- l'acqua che straborda, sbatte a terra con la furia dell'impeto, con la rabbia di Kimi che vuole soffocare le parole della sua mente- issa le braccia e le appoggia ai lati del corpo. I palmi affusolati contro le cosce di Kimi, con qualcosa che assomiglia ad una falsa dolcezza. E le cicatrici che ha sul petto, catturate dagli occhi di ghiaccio della sua controparte demoniaca. Sbuffa una risata, ma la sua è cristallina- lei non è toccata dal dolore di Kimi. Non è toccata dalla sua isteria. Riversa il capo all'indietro, strozzato, bloccato sotto quelle mani che se vorrebbe, se solo vorrebbe, potrebbe allontanare in un istante. <Dovrò-- AHAHAHAHAHAH!> E alle sue parole, ancora si spezza in una risata che la vede contrarsi sotto il corpo della stessa Doku, muovendo spalle e petto con un impeto di violenza pura. <AHAHAHAH! Dovrò subire queste voci?! Anche tu, anche tu Kimi non morirai. E le ascolterai per sempre. Con me.>...<Le senti?> Il viso che si ricurva appena, la guarda-- l'intensità palpabile di quegli occhi che le scivolano addosso, scivolano nei suoi, uguali ed allo stesso tempo differenti. E ivi si mescolano, diventano un tutt'uno, un nuovo freddo piatto da servire al nemico. Le rigira la domanda, come se avesse lei la situazione sotto controllo. E la furia di Kimi, il suo lasciarsi prendere dall'istinto in più situazioni, le nuota solamente a favore. <Ti piace convivere con loro? Perchè loro saranno sempre qui. E io, io sarò per sempre qui, con te- Medusa. Sarò per sempre qui, e non mancherò di mangiarti l'anima, farla a pezzetti con tutto quello che ho in mio potere! AHAHAHAHAH> Ambo le mani scattano, scivolano sul costato di Kimi, ridisegnano i bozzi delle costole e scivolano dietro- premendo con eguale forza, issandosi con difficoltà, ma issandosi. E' come voler battere se stessa. Sfiata, i capelli bagnati che lasciano schizzi d'acqua limpida sul bordo della vasca. La terrebbe in grembo- no, non è sua intenzione abbatterla. <Non sei il demone che mi ha condannato qui. Tu sei carne e ossa. Sei uno sbaglio, un terribile sbaglio.> La destra che si alza a stringerle il polso della corrispondente, non fa forza- a così poco dal suo viso, da poter affogare i quegli occhi. <E sbagliare è umano.>...<L'umano è instabile. Instabile come te. Le senti??> Di nuovo, riferito alle voci. Si aggiunge quella di Katsumi, quella di Yukio, quella di Irou, di Itawooshi. E le labbra di Kaisan, divengono un ghigno affilato. <Un giorno queste voci urleranno, e tu-- tu pensi al trono. AHAHAHAHAH Sei troppo debole anche per guardarmi negli occhi occhi- Sei troppo debole per Lui. Per Loro. E per te stessa.> Si morde il labbro inferiore, soffocando l'ennesima risata, lasciandosi andare all'indietro, con i palmi sui suoi fianchi. <Uccidimi Doku.>...<Fammi vedere quanto ti odi.>...<Quanto meriti di morire.>
Quello schiocco dolce che esce dalle labbra di entrambe- ma Kaisan non sembra temerla realmente-- se solo tutto finisse qui, finisse come l'ha chiesto lei ora, decadendo ad esser un incubo. <Pensi davvero, che io prenda parte dei tuoi dolori e delle tue sofferenze?> Un brusio caldo contro le labbra, lasciando che le macchie rosse della presa di Kimi sul collo si affevioliscano per via dell'essenza demoniaca, alimentata da Kimi stessa- con la sua ira, con il suo dolore, con le sfacettature che l'hanno fatta esplodere dando da mangiare al demone nel suo armadio. Un sorriso sbuffato. <Io mi nutro di te.>..<Non mi importa soddisfare la tua voglia di conoscenza, non mi importa ferirti-- guardati--> La destra dietro la schiena di Kimi, alza una ciocca di capelli su cui s'era appoggiata la mano, semplicemente, la fa ricadere. <Cosa c'è da distruggere qui? Potrei ballare sulle tue macerie, ma sei già così stupida da affogarti in una bacinella d'acqua. Annaspando per un'amore che ti sfugge continuamente dalle mani. Senza alcun interesse per quello che sei. Per quello che sei stata. Senza interesse per lei..> Issando in un cenno il volto verso Sumirè. <Non ha importanza questo. Morirà presto assieme a tutte le altre donne del progetto shichi.> Ovvero "sangue sporco". Le labbra si reclinano appena, come se ora lei si fosse annoiata, saziata abbastanza di urla e ira, l'ha consumata quanto le serviva. <Io? Soffrire?>...<No piccola. Io sono qui.> Le nocche della destra, d'indice, medio, premono appena sul petto di Kimi, spingendolo lievemente. <Sei tu che mi crei. E sei tu che mi dai da mangiare. Più odi, più io ho fame. Più soffri, più io gioisco. Più ti consumi, più-- fremi, ti lasci andare, più io divento grande. Più grande di te. Più grande degli altri.> Un messo sorriso sorge sulle labbra bagnate da gocce d'acqua salite, e riverse come anime che periscono ai piedi dell'inferno. Uno sbuffo dal naso per farle scivolare via. Eppure la pelle di Kaisan- sotto le dita, è così reale da esser disarmante. Kimi non sa quello che sta succedendo. Non ha la minima idea di cosa lei sia, di chi sia, di cosa voglia, a che punto si fermerà. <Chiedi a Katsumi.> Del progetto, ovviamente. Le spalle si abbassano, stanca-- ma non stanca come chi non riesce ad andare oltre. Stanca come chi ha affrontato una partita e ora, è soddisfatta. Uno sguardo serafico, così dannatamente fastidioso. Il pollice della destra si posa sul basso ventre di Kimi, pigia sotto l'ombelico, tra le ovaie. <Magari scopri che lei--> Alludendo al suo ventre, alzando le folte ciglia scure, guardandola dal basso- la carezza con quella dolcezza infame che conoscono. <Non l'hanno buttata come i fratelli di 0-22>...<Non dev'esser carino quando tutti i tuoi figli, son stati soppressi come cani aggressivi--- AHAHAHAHAHAAHAH!> Il petto che si scuote con violenza, scivolando via dal corpo di Kimi. E più ride, più quelle spalle sprofondano nella piscina a piedini, isterica, quella risata che tuona tra la fumea del vapore, e la stanza immensa, più ride, più le scivola dalle mani come se finisse nella tana del bian coniglio, lasciandola da sola-- A mani vuote. A vasca vuota. Da sola. *Splimp* te lo ricordi, questo tormento? La goccia. Le voci. Quella risata. Ma ora, ora non c'è nessuno da aggredire Kimi. Ora sei tu, contro te stessa. Il tuo riflesso nell'acqua che risponde ai tuoi movimenti- puoi fissare anche a lungo, se vuoi. Sperare che esca dalla superficie e ti dica qualcosa- o forse puoi non crederci e proseguire per la tua strada, semplicemente. Non appena muovi un respiro, un'altro, una densa massa nera disintegra il mondo di cui sei regina incontrastata. O forse, sciocca schiava? La tua mente cade in pezzi ed al tuo risveglio, oltre all'affanno, hai una macchia violacea alla base del ventre. Proprio dove t'ha toccato. Tutto finisce così. Tutte bugie! Ah- che sciocca. Solo un incubo. O forse-- no.
{Non sono mai stato pazzo, ad eccezione delle volte in cui il mio cuore è stato toccato.} E. A. P.
[END}