KATSUMIXKIMI FOR EVER.

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con Kimi, Hanae

20:58 Kimi:
  [Riva] Quasi come se l’aiutasse torna nei luoghi della sua infanzia, così potremmo chiamarli, sono anni che non mette piene nei dintorni di Oto, sono anni che non rivede la citta verso le cui mura sta puntando ora lo sguardo azzurro. Sembra assorta nei suoi pensieri mentre lo sguardo vaga senza mai cambiare direzione. Il passo che le ha permesso di giungere fino alle rive di quel lago ora si arresta, istintivamente sa dove inizia l’acqua, non le serve muovere le iridi per sapere quando fermarsi. Quella che però ora si erge, immobile, davanti alle acque scure non è la solita medusa, per qualche istante sembra essere tornata alla vita spettro, o forse si tratta di un’altra entità ancora, non lo sappiamo, l’unica cosa certa è la totale assenza di effigi dell’Akatasuki, non ne indossa alcuno. Quasi presa da antichi sentimenti, vecchi ricordi, si è messa una tutina aderente viola, che some al solito sale accarezzando quel fisico magro ma allenato, dalle caviglie fino al seno, elasticizzata ed unita, il colore è un viola scuro, che in quell’oscurità può quasi apparire come nero, in vita ha legata la fascia con l’odore di sandalo, tanto è vero che le farfalle del luogo dovrebbero naturalmente iniziare ad avvicinarsi a quella donna dalla pelle estremamente candida, i capelli color pece e gli occhi di ghiaccio. La parte superiore di quella che possiamo definire come “tutina” è una camicia nera, allacciata fino all’ultimo bottone, il colletto chiuso da una piccola cravatta viola, le maniche allacciare che scendono lungo quelle braccia velenose, giacché proprio mentre si stava avvicinando si sarebbe concentrata su quel flusso di chakra ormai perennemente attivo in lei, per cercare di andare a farlo passare per le sue ghiandole salivari, l’ immergendosi nel suo naturale veleno ne avrebbe preso le capacità tossiche prima di tornare a scorrerle normalmente per il corpo. Un cammeo azzurro e freddo quanto le sue iridi è appuntato proprio sul nodo della cravattina, riflette ogni raggio lunare che lo colpisce. A sormontare tutto questo un gilet di un viola appena più scuro. Sulla spalla destra uno zainetto nero, retto con poca attenzione, abbastanza rigonfio ma comunque leggero, insomma il necessario per un viaggio non troppo lungo, o almeno così a noi pare. Qualsiasi siano le sua attenzioni ora senza scostare lo sguardo, adornato da profonde occhiaie le sue labbra si muovono <dove stanno le altre?> mormora con un filo di voce, si rivolge alla piccola farfalla dalle ali bianche venate di nero che proprio ora sta scendendo per andare a posarsi sulla spalla sinistra della Doku [chakra on][arte del veleno liv 2]

21:22 Hanae:
  [> Riva] Lento il proprio passo, passando per la zona che precedentemente è stata calpestata da colei che in questo momento cerca, da colei per la quale si è preparato per anni, con il solo desiderio di salvarla. Seguirne finalmente i passi, dopo averla vista alla base dell'akatsuki, è fantastico. Non ha avuto modo allora di esprimersi in modo alcuno, a causa di una spiacevole interruzione. Il proprio sguardo fisso sul terreno, mantenendo acuta la vista ma ancor più il proprio udito. Sta seguendo Kimi, da quando ha potuto identificarla. Sul terreno la vista permarrebbe a osservare il tracciato delle impronte altrui. Il tipo di andatura, la dimensione dell'impronta, l'intensità con cui le impronte permangono sul terreno. Ma ormai è sicuro di dove quel passo lo stia portando, conosce fin troppo bene il luogo nel quale tutto ha avuto un suo inizio. Conosce fin troppo bene il lago nero. Ciocche color pece alla sommità del capo che andrebbero schiarendosi in un color latteo sulle punte. A coprire il proprio fisico un abbigliamento ormai comune. Una camicia in tinta unita nera dotata di maniche lunghe, maniche strette e colletto nascosto. Scendendo una cintura identica nel colore dotata di cinghia in metallo. A coprire le gambe un pantalone stretto ed infine una lunga giacca che imita il colore di tutto il vestiario. Quest'ultima abbastanza lunga da giungere all'altezza delle ginocchia circa. Davanti al proprio sguardo un paio di occhiali da vista rotondi dalla montatura fine. Unico elemento del vestiario che differisce nel colore sono un paio di guanti portati ad entrambe le mani, riportanti lo stesso colore del sangue e delle proprie iridi: un plumbeo cremisi. Il capo ad inarcarsi appena verso l'alto una volta realizzato e confermato dove quei passi lo porteranno. Inspira profondamente, mantenendo l'alternarsi delle gambe nel proprio moto costante. Leggermente assottigliato lo sguardo, nessuna emozione a trasparire in modo realmente concreto. Non è sicuro di essere ancora in grado di mostrare qualcosa di reale. Eppure, se c'è qualcuno che ha dato forma alla propria persona, è proprio lei..la Doku. La sola identità che tutt'ora è un pensiero fisso. Dovrebbe seguire il percorso che Arima ha mostrato lui per tutto questo tempo? Si'. Lo farà? Una domanda più difficile. Un taschino all'altezza del petto, appartenente alla giacca, nel quale è contenuto un piccolo taccuino, leggermente macchiato, e qualche fuuda. Niente che non sia l'essenziale. E cosi', finalmente, dopo un lungo susseguirsi di passi, dovrebbe trovarsi davanti al lago nero. Ma cosa più importante dietro Kimi Doku. La osserva, ponendo particolare attenzione sulla farfalla che le si posa sulla spalla. Aggrotta la fronte come semplice reazione, e soltanto conseguentemente, con l'ausilio degli stivali indossati, renderebbe il proprio passo più rumoroso. Si avvicina, ma non ha realmente niente da dirle. Come se tutto ciò che ha fatto avesse il solo scopo di apprezzare maggiormente la figura di colei che lo ha reso ciò che adesso apprezza di essere. Dopotutto, non puo' davvero dimenticarla. [ Chakra on ] [Indumenti: http://66.media.tumblr.com/94036c918bf8b8a8ab71aa46ffd589dd/tumblr_nznswaNZHu1qetii7o1_500.png]

21:38 Kimi:
  [Riva] Altre farfalle, attirate dall’odore di quella che ora le fa da cintura, si avvicinano lentamente al duo, volando senza troppa fretta verso la sua figura, le più vicine saranno anche le prime a manifestarsi. Vista l’ora non c’è alcuno splendore in quello spettacolo che par essere più dell’orrido. Sono infatti le farfalle notturne quelle che senza timore alcuno si avvicinano alla coppia mentre Aporia si poggia definitivamente senza fornirle alcuna risposta, ali marrone che iniziano quindi a circondare i due, lasciando che i loro flebili movimenti turbino quel silenzio senza però coprire quelli che sono passi più pesanti. Non si volta lei, non ancora, ignora chi ci sia alle sue spalle e forse è meglio, ha faticato tre anni e qualche mese per riuscire a diventare ciò che è ora, solo l’incontro al covo l’ha finalmente illuminata, solo la piccola Apòria le ha mostrato quanto terribile sia averla intorno, quanto giusta sia la separazione dall’Uchiha <temi tu la morte?> lo sguardo è ancora orientato verso le mura di oto e quella che esce è una voce fredda, distaccata e lontana, priva di qualsivoglia sentimento, priva di inflessioni o interessi, un tono capace di far ghiacciare persino l’inferno dal quale arriva. Eccola lì la figlia del demonio, il demone disceso sulla terra solo per portare devastazione e carestia, uno dei cavalieri dell’apocalisse o forse l’unione di tutti loro. Ancora non si volta lasciando che altre farfalle si alzino in volo per andare lentamente a raggiungerli <le altre come te> mormora poi a voce bassa verso Apòria, impossibile udirla, forse solo dei fonemi sconclusionati potranno essere percepiti da chiunque sia più lontano della sua stessa spalla. A quel suono la piccola si limita a far tintinnare le sue ali, far vibrare quelle membrane per alzarsi in volo e unirsi al coro delle arte per quanto finisca sempre per spiccare nella massa, diversi i colori diversa l’inclinazione, particolari che ormai ai suoi occhi risultano come chiari. Che dire quell’essere dal carattere dannatamente simile al suo ha deciso di chiudersi, di non rispondere ad alcuno solo per partito preso, così come tante volte lei si è rifiutata di dare spiegazioni. Un sospiro quasi rassegnato accompagnerebbe il destro della ragazza che ora da il via a quella rotazione del corpo che adesso finirebbe per rivolgersi verso Katsumi, gli occhi che si puntano su di lui, Quel muro con cui ha circondato il suo cuore reggerà? Il ghiaccio con cui ha riparato le sue ferità si scioglierà davanti a quella figura? Probabile, ma almeno per il momento pare resistere, iridi gelide puntate sul suo volto, segretamente avida di dettagli, affamata quasi di lui, di quel corpo e quell’anima che da così tanto non tocca, eppure non cambia espressione, come se indossasse un maschera [chakra on][arte del veleno liv 2]

22:00 Hanae:
  [Riva] E' soltanto quando l'altra identità andrebbe a schiudere le labbra che il proprio passo verrebbe improvvisamente arrestato. Rimane immobile a pochi metri dalla lei che da lui le spalle. Il proprio fiato rimane quasi sospeso nell'attesa che si interpone tra la frase altrui e il suo fermarsi. Le iridi cremisi a scivolare su ogni farfalla presente, quasi come volesse contarle. La sola luce lunare a fornire luce, anche grazie alla distesa d'acqua dinnanzi a loro. E' kimi ad attirare quelle farfalle? Non gli importa realmente. Qualunque cosa sia successa, è interessato soltanto a ciò che dinnanzi al proprio sguardo si para. A quella fragile figura coperta da dolore e cicatrici. Cosi' simili, ma d'altro canto cosi' differenti. Con punti di vista che dopotutto hanno causato tutti gli eventi da tre anni a questa parta. < ... > Alla frase altrui tutto tace. Le labbra rimangono leggermente schiuse, e il proprio udito si limiterebbe a godere di quella voce che tanto mancava alla propria persona. Un brivido sulla pelle, per quel tono, per quella scena. Come potrebbe non averlo? Come potrebbe non provare niente nonostante tutto. Potrebbe fissarla per tutto il tempo che la Morte gli ha concesso prima di venirlo a cercare. Quanto sia questo tempo dipende dalle proprie scelte future, ma adesso..son tutti dettagli irrilevanti. Katsumi altro non è che un servitore del dio che tutti incontrano una volta almeno: la morte. Lo serve in qualità di uno degli innumerevoli rappresentanti. Il suo compito qual'è, adesso? Mantenere semplicemente l'ordine. E per farlo deve creare un caos in grado di bilanciare i due piatti dello strumento consono al lavoro considerato. Una fredda brezza estiva a scostare le proprie ciocche bicromatiche, lasciando per qualche istante il volto totalmente pulito. Inconfondibili quelle cicatrici sotto l'occhio dotato di nera sclera. Lei fa per voltarsi. Le pupille a dilatare appena, come volesse pregustare il momento nel quale potrà nutrirsi della sua figura con la propria vista. < Dovrei. > Maschera il proprio desiderio dietro parole prive di qualunque tono. Eppure nel proprio plumbeo cremisi è difficile celare ciò che vorrebbe. Iridi che scivolano sul corpo altrui, ogni singolo anfratto visibile. Eppure, quasi come per rievocare un ricordo del passato...si soffermerebbe sullo sguardo altrui, perdendosi in quelle iridi che tanto contrastano con la figura della ragazza. Un passo in avanti, guidato dall'istinto, arrestandosi nuovamente. < ...farfalle..> Nuovamente lo sguardo a posarsi sulle creature che li circondano. Nessuno li interromperà, in questa serata. Nessuno che non possa già essere categorizzato come morto. [ Chakra on ]

22:16 Kimi:
  [Riva] Tutte le creature nel raggio di dieci metri sono attratte da quell’odore flebile che emana e che nona appartiene a nessuno dei due, un odore che però la stoffa sui suoi fianchi emana. Insomma piccoli esseri notturni che vengono destati e interrotti nelle loro normali attività solo per avvicinarsi senza alcun motivo se non il semplice desiderio, proprio come lei che viene attirata da Zasso nello stesso modo, un’attrazione innegabile che l’ha portata fino a quel punto. Ma adesso è tutto un contorno, quelle ali marroni dai grossi occhielli neri, quella visione orrida e certo non romantica, che li circonda, che la circonda, è relativa. Si scostano al passaggio di Katsumi lasciandolo passare, lei non si allontana, regge quello sguardo sfidando sé stessa, nella sua testa rimbombano le loro ultime parole <dovresti.> replica per tutta risposta lei, fredda ancora una volta. Non potrebbe mai davvero attaccarlo, non vorrebbe mai vederlo ferito eppure la morte è sempre la soluzione a qualsiasi problema, non potrebbe fargli dono più gradito e apprezzabile eppure sa di essere ancora troppo egoista per potergli togliere la vita, per ora lo vuole vivo e possibilmente in salute un dettaglio su cui si sta preparando a vegliare con tutte le sue forze. Regge quello sguardo lasciando che i sentimenti vengano annullati istante dopo sitante, una lotta interna continua la sua. Da una parte le ferite, il dolore, la speranza e l’amore, tutte cose che l’hanno spezzata, ridotta ad un ammasso di lacrime e sangue, dall’altra invece la fervente ragione, insana come suo solito, ma decisa a non permettere a tutta quella sofferenza di sommergerla ancora. Una diga di ghiaccio a separarla da quella condizione di infinta sofferenza su cui ha lavorato per ben tre anni, la fatica che le costa lo star semplicemente lì senza mostrare alcun sentimento non è nemmeno immaginabile, eppure adesso lui potrà vedere davanti ai suoi occhi la stessa donna che i loro nemici han potuto osservare poco prima di morire, di dare il tanto agognato addio a questa terra. Si erge instancabile e pronta a continuare quella lotta <cosa vuoi> taglia corto lei, ignorando la sua affermazione. Non ha nulla da dire in proposito, sì ci sono delle farfalle ne è ben consapevole, ormai sono anni che si circonda della loro preziosa e magica presenza, ormai è tanto tempo che si perde in loro, in quel modo di essere così simile a sé stessa, a lei. Non sta nemmeno domandando eppure per un solo istante mentre pronuncia quelle parole qualcosa turba la voce altrimenti gelida, par quasi cadere sotto i colpi che si infligge da sola, sotto ai ricordi che lui le evoca, per quanto molto diversa dall’ultimo loro incontro, molto diverso da come lo ha conosciuto, nonostante tutto nei suoi occhi non può che scorgere colui che ama, non può dimenticare il profondo sentimento che li unisce e li lega ancora oggi, dopo tutti quegli anni, dopo tutta la sofferenza e il lavoro fatto.[chakra on][arte del veleno liv 2]

22:36 Hanae:
  [Riva] Un fastidio, un contorno...che dir si voglia non ha decisamente tempo da dedicare per eliminare gli insetti che li circondano. Se fosse un odore la causa di ciò dovrebbe poterne sentirne il pungente gusto tramite il solo olfatto. In questo momento davanti a se non vede nient'altro che qualcuno che non conosce, non più almeno. Eppure quel qualcuno detiene colei che vuole salvare. La sola..in grado di causare in lui emozioni che ormai mancano. La sola identità in grado di causargli dolore. Neppure la tortura alla quale si è volontariamente sottoposto per tre anni è stata in grado di diventare un pensiero fisso da sostituirsi alla Doku. Non riesce a scordare quel dolore al quale adesso si è attaccato. Un dolore che rappresenta la luce, e la propria identità a rappresentare una falena attratta da quest'ultima. Una parte di se vuole semplicemente averne altro, riprovare sensazioni che il proprio corpo e la propria mente possono soltanto rievocare in forma di ricordi. Un'altra parte tuttavia..semplicemnete desidera avere una volta ancora la Doku. Desidera nutrirsi dello sguardo che adesso i due si stanno scambiando. All'apparenza freddo..ma in grado di nascondere a malapena una realtà differente. < Non ci riesco. > Sofferenza ad essere faticosamente occultata in quelle parole. Non riesce a provare niente verso la più cruenta delle visioni. Non riesce a provare niente nel vedere la propria morte. E' come essere svuotati da tutto, come essere giunti al punto di non possedere un'anima da distruggere. Non vuole morire, ma non gli importa di vivere. Vuole salvarla, ma non vuole lasciare nuovamente che lei sparisca dalla propria vista. Vorrebbe essere salvato, ma sa che non c'è più niente da salvare. Sarebbe tutta un'illusione. L'illusione che gli eventi passati non siano mai accaduti, e sa di non poter rendere reale ciò che alla propria memoria rimane distorto e affogato nell'oscurità. La caduta di tono altrui nella domanda esposta a farlo inspirare profondamente. Cosa sta trattenendo di preciso? < Vorrei salvarti...> In parte una bugia, in parte la verità, ciò che espone lei. < Ma non posso. > Se Kimi svanisse, se riuscisse a salvarla...cosa rimarrebbe di quel dolore che tanto sta cercando? Nessuno sarebbe in grado di donargli quella sensazione che in questo stesso momento gli riscalda il petto. Una stretta che ne aumenta appena i battiti, che gli causa un dolore di tipo puramente psicologico. Quel dolore che quasi ha iniziato a venerare. Dopo tutti questi anni, puo' sentire nuovamente quella presa che solo lei riesce ad esercitare, che soltanto lei puo' causargli. Come potrebbe separarsene? [ Chakra on ]

22:50 Kimi:
  [Riva] Cosa sta trattenendo? Beh non ci vuole molto a scoprirlo. A quelle parole lo sguardo di lei si assottiglia, lasciando uscire una parte dei sentimenti che la mangiando senza sosta dall’interno. Un solo passo in sua direzione, lento abbastanza da essere previsto, può allontanarsi se vuole eppure lei è intenzionata a ridurre lentamente le distanze tra i loro due corpi. Il labbro inferiore finisce per essere morso violentemente dal canino candido che si mostra mentre affonda nella sua carne lasciando una singola goccia di sangue velenoso libera di uscire <salvarmi> replica lei con una voce che ora viene donata di rabbia, pura e semplice rabbia, per anni si è rifiutata di odiarlo, si è rifiutata di tramutare il dolore in rabbia e tutto è finito per disfarsi durante il ritrovo nel covo, quando con quella semplice frase tutto per lei si è concretizzato, tutto ha preso davvero un senso <non ho bisogno d’essere salvata da te> replica lei mostrando quale nuova e quasi totale mancanza di umanità, non l’ha persa davvero è semplicemente stata sepolta lontano dai suoi occhi e da quelli del resto del mondo. Senza esitare ancora quindi la mano destra lentamente andrebbe ad alzarsi, il palmo completamente nudo che proverebbe a raggiungere la guancia dell’Uchiha per regalargli semplicemente una carezza, una carezza avvelenata <avevo bisogno del tuo aiuto> si limita a puntualizzare tentando così di avvelenarlo mentre la mano dopo averlo toccato scorre lungo la sua pelle per lasciarlo proprio quando arriva alla mandibola, prima di ricadere lungo il suo fianco. Apòria attirata da quel sentimento decide di calare lentamente tanto da fermarsi nuovamente sulla spalla destra, proprio sul laccio di quello zainetto scuro <ne avevo bisogno quando mi hai spezzato il cuore, quando mi hai distrutto togliendomi tutto> come se all’improvviso la colpa ricadesse interamente su di lui, quasi lei fosse la povera ed innocente vittima <ne avevo bisogno nelle notti in cui sognavo di stringerti a me come un tempo> continua quindi lasciando che la mano si addormenti, finisca ora il tragitto e si blocchi accanto al fianco <ma ora> un lieve sorriso ironico sul volto, il sangue che esce lento dal labbro andando a scivolare verso il suo mento <ora è tardi mi sono salvata da sola> non sembra voler aggiungere altro, si limita a fissarlo. L’odore di sandalo adesso dovrebbe essere percepito anche da Katsumi. Specie dato che le farfalle invece di lasciargli lo spazio quasi richiamate dai suoi sentimenti andrebbero a racchiuderlo nel loro vorticare, formare una barriera con il resto del mondo <mi hai chiesto di continuare a sanguinare per te> non si dimenticherà mai quell’ultima pugnala inferta al suo cuore <senza ricordare quanto pericoloso fosse il mio sangue> lo osserverebbe quindi, la voce risuona per la rabbia, quel sentimento è riuscito persino a farle colorare le gote di rosso, un colore che tanto contrasta con quella carnagione altrimenti così candida [chakra se tocco: 78/80][arte del veleno liv 2]

23:20 Hanae:
  [Riva] In attesa, attendendo di poter udire una volta ancora parole che tanto sentimento riescono a fargli percepire, dove tanto rappresenta nient'altro che qualcosa. Qualcosa che solo lei possiede, e che potrebbe permettergli di superare definitivamente chi per primo lo ha ucciso. Un sentimento egoistico che quasi esclude il volere altrui. Ma non è davvero facile quanto sperava. Non ha bisogno di essere salvata dalla propria identità. Quelle parole ad isolarlo per un istante. La mente a ricordare ciò che ha fatto in questi anni, un taglio invisibile ad aprirsi. A fargli provare quel dolore per il quale tanto ha arrancato. Il capo ad inarcarsi quanto possibile verso l'alto, occhi a chiudersi per dei brevissimi istanti, semplicemente godendo di quella ferita che lei ha aperto. Quasi come una forma di masochismo la propria, provando un piacere da un dolore lancinante. La mancina, coperta dal guanto color cremisi, a tentare di interporsi tra il tentativo di toccarlo di lei. Ne afferrerebbe il polso, tentando di farlo conseguentemente riportare al relativo fianco come farebbe con il proprio. Non vuole godere di quel contatto, sa che non riuscirebbe a farne a meno dopo. Eppure è il proprio olfatto a fargli dilatare leggermente le pupille. Sangue. Pungente, ma particolare. Non aveva mai fatto caso a quel particolare sapore che adesso analizza soltanto con l'ausilio del proprio olfatto. Lo sguardo a puntarsi su quel fluire color cremisi in lei. Un taglio, e un altro ancora ad esser percepito alle parole altrui. Lo stesso dolore del quale ha parlato ad Azrael quando ha deciso di farsi incidere il centipede che ora rimane visibile sotto una delle proprie iridi. < Provai a chiederti aiuto. > Insofferenza nel tono, ricordando il passato. Ricordando l'angoscia che lo avvolse dopo la guerra civile di Oto. Temeva se stesso, perchè un giorno avrebbe ucciso Kimi per il mero potere. Per Sasuke. < Avrei ucciso...chi più tutt'ora amo..per Sasuke. > Scuote il capo, lentamente, dando voce al tormento che ha sempre tenuto segreto. Perchè soltanto ora che Katsumi è morto riesce a dire ciò che lui non poteva. < Per colui che più odiavo. > Puntualizza su "odiavo". Perchè quel sentimento si è dissolto, assieme ad ogni altro. Soltanto ciò che Kimi gli ha lasciato è rimasto, come una cicatrice, o un parassita. < Ti allontanai e non ebbi il coraggio di afferrare il tuo polso, quella notte. Non perchè le tue parole mi avevan ferito...ma perchè sapevo che tutto sarebbe degenerato. Avrei forse potuto salvare qualcuno? Ci sono cose che non ti ho mai raccontato. > Mai ha osato entrare nei dettagli di ciò che gli successe nell'ultimo periodo di tortura. mai espose i resti di quelle ferite a lei. Non avrebbe potuto. < Quando ti ho vista..> uno sguardo alla posizione della cicatrice che ha potuto vedere al covo dell'akatsuki. < e ho capito di non essere stato dimenticato..è stato bellissimo. Più di tutti so quanto il tuo sangue sia letale..> la mancina si distenderebbe, esitando appena, in direzione del mento altrui, cercherebbe soltanto di recuperare quel piccolo fluire di sangue, raccoglierlo nel proprio guanto che quasi mischierebbe i due colori. Vorrebbe assaporarlo. < Dopotutto..sei l'unica che puo' farmi sanguinare..> esprime quell'apprezzamento nei confronti di ciò che Kimi gli causa. [ Chakra on ]

23:40 Kimi:
  [Riva] Quanta confusione in quella testa, i suoi sentimenti, la sua rabbia, il tutto si mischia nelle parole di Katsumi, perché è inutile per lei rimarrà sempre lo stesso che le ha salvato la vita in quello stesso luogo, quello che scherzosamente aveva definito il suo principe. Lo osserva, si lascia accompagnare la mano e lascia anche che quel guanto vada a raccogliere il suo sangue, intorno a loro le farfalle, Apòria vicino abbastanza da memorizzare ogni singolo dettaglio per poterle riproporre tutto questa notte quando invano lei tenterà di prendere sonno e abbandonarsi <mi hai allontanata per puro egoismo e ora per lo stesso motivo dici di volermi salvare> replica lei andando semplicemente a scostare lo zaino per estrarre dalla tasca principale un bracciale di cotone nero intrecciato <ma non ho mai avuto bisogno di tutto ciò> uno sguardo nei suoi occhi, in quelle iridi che non riesce a non identificare come sue, quelle del suo amato ma soprattutto che ormai le appartengono, possessiva e gelosa nonostante tutto. Senza esitare o chiedere il permesso la mano destra andrebbe a scattare lasciando cadere lo zaino a terra, fregandosene. Con quel tonfo arriverebbe anche il suo corpo che muovendosi al massimo della sua velocità tenterebbe solamente di prender il polso di lui per immobilizzarlo giusto il tempo per andare a baciarlo, un bacio stranamente innocuo, in questi tre anni ha imparato a sedare il veleno nella sua innata, lasciarlo semplicemente passare dal sistema circolatorio del chakra a quello sanguigno andando quindi ad eliminare la sua tossicità, ha dovuto imparare a farlo velocemente per le farfalle. Ad ogni modo andrebbe a flettere le gambe così da dar velocità al busto mentre la mano destra va verso quella dell’altro, il polso che cercherebbe d’essere preso con tutta la forza possibile così da poterlo bloccare, abbastanza per tentare di tirarlo a sé e abbassare quella mano in modo che i loro due arti non siano un intralcio alle labbra. Un bacio che cerca di dare istintivamente, un gesto che non è in grado di spiegarsi, forse solo un ultimo disperato tentativo di tornare con lui, di tenerlo con sé, di stringerlo e di cullarsi nell’idea di averlo nuovamente a fianco. Non spiega tutto, non si sofferma a spiegare quanto non le importi nulla di ciò che è, non le importi dell’odio o delle paure che aveva, quanto poco le interessi essere in pericolo con lui o semplicemente quanto poco ci abbia mai creduto, insomma l’unico posto terrestre in cui ha il desiderio di stare e in cui sente la necessità di vivere è al fianco di Katsumi o in qualunque modo lui creda di doversi far chiamare ora. Il suo cuore ha definitivamente vinto, il ghiaccio ha ceduto, quella diga non ha semplicemente retto all’incontro, anni a prepararsi eppure nulla, come agli inizi lei non riesce a far a meno di quel contatto che spera di avere, labbra che dovrebbero incontrarsi e anche se costretta a trattenerlo con la forza cercherebbe di prolungare il più a lungo, quasi per fargli capire tutto ciò che prova e ha provato, quanto desideri sono lui [chakra on]

00:07 Hanae:
  [Riva] Parole che non avrebbe dovuto esprimere. Non vuole provare quel sentimento, non vuole cadere nuovamente in un errore tanto fatale. Eppure...forse..potrebbe? Stringe i denti, mantenendo le labbra serrate per mantenere quel gesto quanto più a se stante possibile, per poter occultare quel sentimento che si è impegnato a non coltivare. Lei sottolinea nuovamente di non averne bisogno, lo sguardo ricade sul ghiaccio delle sue iridi, le labbra si schiudono appena dando una risposta prima che lei possa fare qualunque cosa. < Io si', invece. > Un suadente sussurro il proprio, impossibilitato a occultare la realtà che lo compone. Ha bisogno di un motivo per cui andare avanti. Ha bisogno di sapere che ciò a cui si è sottoposto ha avuto un motivo. Ha bisogno di sapere che ha ucciso se stesso perchè un giorno l'avrebbe salvata. Le iridi seguono ogni movimenti di lei. Movimenti veloci, ma che la propria mente ha imparato ad apprezzare nel tempo. Ma non si cura realmente di seguirli, ignora quasi consapevolmente ciò che sta per succedere. Consapevolmente decide di non evitare ciò che invece dovrebbe. Il proprio polso afferrato, il proprio corpo immobile davanti alla scena di lei. Del suo avvicinarsi al proprio corpo. Delle sue labbra che rapide raggiungono le proprie. Labbra quasi fredde. Ignora totalmente la possibilità di veleno in quel bacio, come se la possibilità fosse solo un contorno. Il corpo a sbilanciarsi in avanti, su di lei che fa da padrona a quel contatto. Muscoli del corpo tesi. Le pupille permangono dilatate, circondate dalle venature che ormai hanno assunto il colore della stessa pece. Schiude leggermente le labbra, accompagnando quel movimento e ricambiando un sapore che tanto mancava. Il braccio libero andrebbe ad essere con fare repentino disteso in avanti, per poi piegarne il gomito verso l'interno con il solo scopo di raggiungere il corpo altrui. In un primo momento spingerebbe il suo corpo in propria direzione, eppure. Non dovrebbe, ma non riesce a fermare quell'evento che tanto istintivamente prosegue. Il palmo destro a scivolare sul corpo della lei. Non come una carezza. Stringerebbe quella presa al punto da artigliare con le proprie unghie la sua pelle, facendo scivolare pian piano il braccio fino al trovarsi appena sopra il coccige. Eppure, non interrompe quel contatto, non vuole, non è in suo potere tale azione. < Perchè..> Stringe ulteriormente la presa presente sulla schiena altrui, al proprio limite. Labbra schiuse che adesso farebbero tentar all'Uchiha di terminare il consumarsi di quel bacio mordendo il labbro inferiore altrui. Fino a farlo sanguinare nuovamente se necessario. Ignorando il veleno, se questo si presentasse. Un bacio che verrebbe consumato nel sangue, adesso. In una passione che dipinge il mondo di uno splendido e unico cremisi. [ chakra on]

18:37 Kimi:
  [Riva] Perché. Un mormorio che giunge alle sue orecchie ma che viene ignorato mentre si concede di cadere in quell’unico bacio passionale e iroso. I loro corpi si avvicinano, si mescolano quasi unendosi tramite le sole labbra, quanti ricordi in quel singolo contatto. I sentimenti che la investono, come un’ondata anomala rischiando anche di finire per affogarla, ma forse ha persino smesso di lottare contro di essi, ha optato per una lenta e agrodolce morta in quelle acque oscure. Un morso è l’ultimo ricordo che le viene lasciato poco prima di separarsi, eppure non arretra, resta lì dannatamente vicina all’oggetto del suo desiderio. Il respiro risulta affannoso, trascinata completamente da lui e da quei sentimenti sepolti ma mai morti <perché ne tu ne io possiamo esistere singolarmente> una concezione forse troppo astratta e filosofica persino per lei, delle parole messe in fila su cui non ha nemmeno ragionato tanto ma non importa, lo vuole ciò che ha davanti ai suoi occhi è di sua proprietà, lo è sempre stato e se fino a qualche mese prima si era rassegnata, aveva lasciato a quel poco altruismo che possiede di prendere il sopravvento e lasciarlo perdere ora torna ad essere profondamente egoista. Lui è suo, le appartiene così come lei sente di appartenere a Katsumi. Inutile sottolineare come il bacio con Zasso impallidisca a quel confronto, se da una parte c’era stata solo attrazione fisica e curiosità adesso si ha a che fare con qualcosa di ben diverso, un insieme di sentimenti non è nemmeno in grado di identificare con certezza, ma sicuramente comunque si voglia chiamare tutto ciò che prova lei ora è trascinata con ogni singola fibra del suo corpo, non ci sono altri pensieri oltre a ciò che ha davanti, il suo intero mondo si è ridotto a lui, persino le farfalle che ancora vorticano intorno a loto che si poggiano sulla sua testa in quel momenti di immobilità, persino Apòria. Tutto è diventato secondario perché io e te ci apparteniamo Katsumi> non ha paura di chiamarlo così, ciò che vede lei è sempre e solo Katsumi, un nome che per molto tempo ha difeso quasi più della stessa persona, non ricorda l’incubo passato per lui eppure anche se non le fossero stati tolti quei momenti ora starebbe ugualmente lì, a reggersi in piedi davanti a lui, a stringere il suo polso destro con tutta la forza che ha in corpo al solo scopo di tenerselo vicino, di non vederlo andare via ancora una volta <non devi proteggermi> continua ancora poco dopo <ora posso farlo da sola> è cresciuta, sia come persona che come ninja, è migliorata e dall’ultima volta che han combattuto al fianco ha fatto grandi passi in avanti, almeno secondo il suo parere, in quei tre anni ha imparato ad uccidere e distruggere senza più farsene una colpa, ha imparato ad accettare sé stessa completamente, ha capito quanto bello sia appartenere agli inferi, in un certo senso ha iniziato ad amarsi davvero. La sua presa è ancora forte, lo sguardo un misto, da una parte mostra rabbia, per l’abbandono, per la sofferenza; dall’altra c’è la paura di perderlo ancora e infine amore, un puro ed immenso amore che è incapace di nascondere a sé stessa o a lui, un sentimento che negli anni per assurdo è solo cresciuto nel suo cuore, per rimanere però intatto almeno in purezza. La storia della gelosia e della possessione, beh quelli sono dettagli che per ora si manifestano come una semplice scintilla quando usa i pronomi personali, qualcosa di tralasciabile, assolutamente marginale [chakra on]

19:09 Hanae:
  [Riv] Non giunge una risposta immediata alla propria domanda. La propria ira a riversarsi totalmente in un morso che inesorabilmente macchierebbe leggermente le proprie labbra del cremisi che a lei appartiene. Insaziabile il desiderio che l'uchiha prova di sentire ancor di più il gusto di lei. Della sua pelle, della sua carne, del suo sangue. Desiderio carnale che va involontariamente a mischiarsi alla parte di se che soltanto dopo il loro distacco ha accettato. Una parte di se che voleva evitare di far manifestare proprio su Kimi, ma è già troppo tardi per interrompere ciò che è stato avviato da quel contatto. E' troppo tardi per riportarsi a ciò che che era prima di questo incontro. E' troppo tardi per nascondere la passione che adesso è appena rinata, dopo essere stata ripetutamente soppressa nel tempo. < Gh-- > Quasi un ringhio il proprio, alle parole che gli vengono esposte da lei. Odia aver tradito se stesso, ma da una parte sente che ciò di cui aveva bisogno era di ritrovarla, di far rinascere quel sentimento, adesso circondato da una patina di fragile follia. Sono cambiati in questi tre anni, e non semplicemente nell'aspetto fisico. E' come il giorno nel quale la incontrò la prima volta. Una perfetta sconosciuta, che tuttavia non aveva modo di ignorare. Non sa chi sia diventata, ma sa che ha acceso la stessa identica fiamma che la prima volta fu in grado di creare. Non possono esistere come singole identità. Senza il pensiero della Doku, Katsumi avrebbe perso la sua determinazione indeterminato tempo fa. Uscito da quella buia stanza delle torture non faceva altro che seguire un sussurro. Un sussurro che gli ordinava di cercare il potere. E dopo averlo trovato avrebbe forse cercato la fine. Eppure Kimi si è intromessa su quel percorso. Si son rubati a vicenda qualcosa dell'identità altrui, rendendo il loro distacco pari al sentimento che per 3 anni ha provato l'uchiha. Sarebbe mai andato oltre Kimi? Avrebbe mai ritrovato qualcosa, oltre a lei? No, e lo sa. < Tu sei..> digrigna i denti prima di proseguire. < ...sarai, soltanto mia. > Lui vide l'oscurità nella sua bellezza. Lei vide la bellezza nella sua oscurità. Non puo' ignorare quelle parole. Contatto fisico che tanto mette in contrasto il proprio corpo e la propria mente. Vorrebbe soltanto stringerla fino alla fine, perdersi una volta ancora nelle sue iridi. E per quanto semplice sarebbe semplicemente afferrarla, gli è quasi impossibile non stringere abbastanza dal farle male. Morderla abbastanza dal farla sanguinare. < Cosa devo fare, Kimi.. > Le iridi a scivolare verso il basso, un affermazione che tanto gli ricorda le proprie debolezza. Aveva paura di essere ferito, aveva paura di non riuscire ad amare abbastanza. E ora che credeva di poterla finire, quel contatto con lei lo ha scombussolato nuovamente. Ha visto innumerevoli volte Kimi, nei genjutsu ai quali si è sottoposto. Innumerevoli volte ne ha visto il sangue, innumerevoli volte vi è entrato in contatto. Ma...nessuna arte illusoria lo aveva preparato a ciò. [ chakra on]

19:29 Kimi:
  [Riva] Quei tre anni, è vero, li hanno segnati e li hanno fatti cambiare molto, alcune dettagli di loro si sono persi lasciandosi sostituire da altri ed è proprio uno di questi che colpisce adesso, l’iniziativa della Doku, che fino a prima della loro separazione mai avrebbe osato prendersi con tanta violenza e decisione un bacio, mai avrebbe permesso alla sua natura di contaminare quel rapporto così dolce che tanto strideva con ciò che invece si mostrava al resto del mondo. Quella delicatezza sembra essere definitivamente sparita, ne rimangono i segni sul corpo, su quel volto da bambolina ma null’altro. Veloce ora proverebbe a mollare la presa su quel polso, le dita che si aprono lasciando forse sottopelle un segno rosso a causa della forza che stava usando per trattenerlo a sé, ma così come lei lascia quella presa invece di attendere che lui faccio lo stesso tenterebbe un veloce scatto verso la sua sinistra, unico lato libero dato che dall’altro dovrebbe ancora esserci il braccio di Katsumi. Non corre o simili, semplicemente andando in diagonale, in avanti, lei andrebbe a far scivolare la gamba sinistra mentre la destra si flette appena così da permetterle una maggiore ampiezza e agilità del movimento. Il suo piede sinistro supererebbe l’immaginaria linea tracciata dalle spalle di Katsumi, il busto che ancora stava a pesarsi sul destro ora iene spostato, insieme al peso del suo corpo si muove anche la gamba destra che si avvicina alla gemella sfuggendo alla presa del ragazzo, o almeno questo dovrebbe essere il tentativo. Nello stesso istante in cui si sposta nel punto di arrivo il suo braccio sinistro si alzerebbe, il gomito flesso in modo da poter arpionare il collo del ragazzo che ora se fosse riuscita a prendere scuoterebbe verso di lei con il solo intento di stringerlo, il suo seno poggiato sulla schiena del ragazzo, le sue labbra che andrebbero a questo punto ad avvicinarsi all’orecchio destro del ragazzo, potrebbe percepirle persino con il tatto, un lieve sfiorare il lobo mentre le muove semplicemente per parlare, per rispondere a quella domanda <torna da me> nonostante tutto in quel gesto, nella forza usata, che è anche il massimo di cui è attualmente capace, rimane della rabbia un sentimento così difficilmente provato da lei e che ora sembra non volersi spegnere definitivamente <sii mio e non andartene mai più> lascia che il suo respiro cada sul collo del ragazzo che ora proverebbe a baciare con una tenerezza così distante dai movimenti e dal tono usati fin ora. In tutto questo le farfalle sono tornate in volo, scosse dalla velocità e dalla violenza inaspettata con cui si è mossa, persino Apòria preferisce allontanarsi riprender il volo e mettere distanza dalla coppia, chissà magari è andata a cercare qualche altra sua compagna, rispondendo all’esasperata richiesta che è stata proprio Medusa a farle qualche minuto prima, chissà si spera solo che le compagne attirate dall’odore e dalla presenza dell’insetto dalle bianche ali decidano di avvicinarsi alla Doku. Non che questo pensiero la scuota o anche solo la attraversi, tutto il suo mondo si è ridotto a Katsumi e persino il suo modo di agire non è calcolato, ha completamente perso il controllo di sé ma ormai ci è abituata [chakra on]

20:08 Hanae:
  [Riva] Il modo di fare irruento dell'altra ad alimentare ulteriormente quella nuova fiamma formatasi tra i due. Una fiamma che li brucia e che gli fornisce energia allo stesso tempo. Aveva paura di bruciarsi, Katsumi. E adesso...ne trae un piacere totalmente nuovo. Un piacere residuo dagli anni di tortura, di dolore fisico che lentamente è stato totalmente confuso dal puro piacere. Dolore che lo ha mantenuto vivo quando Kimi non era presente per farlo. Dolore che prova ogni istante passato assieme a lei. Un dolore mentale, legato a ricordi e sentimenti. Ha imparato a trarre piacere dall'infliggere dolore e dal subirne, sviluppando caratteristiche particolarmente inadatte alla persona che era prima di Kimi. Mai avrebbe osato farle del male, morderla o graffiarla, senza che lei lo chiedesse in maniera esplicita. Mai avrebbe pensato di trarre piacere da sensazioni tanto malate. Eppure...decide di mantenersi immobile. Le iridi di un plumbeo cremisi ad essere accese da un flusso di chakra che costante le avvolgerebbe, una dopo l'altra, facendo si' che si manifesti lo stesso sharingan che ha sigillato una volta i ricordi della lei. Per quanto possa permettersi di seguire ogni movimento con precisione millimetrica, senza far ricorso allo sharingan, sembra quasi nutrirsi del modo di fare della lei. Cosi' irruenta, cosi' determinata nelle sue azioni da non sembrare affatto la Doku che ricordava. E ama la sorpresa che lei gli riserva. Percepisce in tutto e per tutto il suo tocco attorno al proprio collo, quella presa che violentemente lo spingerebbe su di lei. Occhi chiusi per permettere agli altri sensi di godere maggiormente di ciò che la vista ora non puo' apprezzare. Udito, tatto. Quando il proprio lobo verrebbe sfiorato un brivido andrebbe improvviso ad attraversare il suo corpo. Il fiato ad essere mozzato per diversi secondi, quasi incapace di recuperarlo, riempendo il proprio corpo della sensazione che la suadente voce altrui gli propone. < Sei davvero perfetta..> Labbra a schiudersi in un sussurro quasi assente, udibile per un'istante soltanto, per poi esser dissolto nel silenzio. I muscoli del collo ad essere tesi al passaggio del respiro altrui, inarcando quanto possibile il capo verso l'alto, lasciando la propria pelle totalmente esposta a lei. Lei domina totalmente quella scena, in un modo che mai prima d'ora aveva rappresentato i due shinobi dell'organizzazione alba. E lui, non incapace, ma privo del benchè minimo desiderio di far meno a tale scena. A quello che potrebbe essere il quadro di un pittore. < Ti sono sempre appartenuto, come tu mi sei sempre appartenuta. > Il capo a tentar di essere leggermente ruotato di lato, le iridi a cercar contatto con quelle altrui. Sarebbe un'istante soltanto che impiegherebbe il proprio chakra a fuoriuscire dagli tsubo, raggiungendo i propri occhi e fuoriuscendo dalle tomoe per connettersi alla mente altrui, per condividere la stessa identica visione. Il lago nero rimane presente. Eppure non si trovano più sull'appezzamento di terreno che ne circonda il flusso d'acqua. Si trovano in mezzo a quello stesso lago, i loro corpi avvolti dal liquido che ora si è scambiato all'acqua: sangue. Pungente il suo odore e accentuati i colori di esso. Sangue che sporca entrambi i loro corpi, sangue che li ricopre dalla testa ai piedi, nudi nel mare di morte che le loro stesse mani hanno creato nel tempo. Non più nella precedente posa, ma uno di fronte all'altra. L'uchiha stringerebbe nelle proprie braccia il corpo di lei, appena galleggiante in mezzo al più puro dei cremisi. Sopra le loro teste una luna più grande e splendente del normale, color cremisi anch'essa. Le stesse farfalle inquadrate dall'Uchiha a volteggiare lente, quasi come a danzare un requiem per le loro figure. Poche immagini adesso andrebbero violentemente ad imprimersi alla vista della lei, sostituendosi per pochi istanti alla vista creata dall'Uchiha. E' lui, che si nutre di un umano. Che fa appello al bisogno di divorare per sopravvivere. Come se volesse dirle cosa ora sia diventato, senza tuttavia far ricorso alle parole. [ Chakra on ] [ Potere illusorio(tutti i sensi coinvolti)] [Sharingan On]

F5, grazie.

20:34 Kimi:
 Perfetta, forse sì, forse nel tempo è giunta alla sua perfetta realizzazione, un cavaliere dell’apocalisse senza più alcun senso di colpa ad appesantirle il cuore, solo consapevolezza del suo essere. E così mentre stringe con tutta la sua forza il ragazzo il chakra finisce per avvolgerla e incapace come al solito di ribellarsi finisce per essere trascinata in una nuova stupenda, idilliaca visione, la reale rappresentazione di quelle due anime così tormentate e devastate che hanno portato solo distruzione, due anime nere che sono riuscite a trovare la luce l’uno nell’altra. Muove i suoi occhi quasi per gustarsi appieno quella visione, senza muoversi, le piace quello che vede, le piace tutto. Circondati anche in quella visione dalle sue care farfalle, da quella che ormai è diventata la sua vera famiglia. La destra si alzerebbe in quella visione, lenta per andare ad accarezzare Katsumi, tenterebbe solo di andare a posargli l’indice sullo zigomo sinistro, davanti a lei. Fa scivolare delicatamente il suo polpastrello su quel volto segnato eppure così puro per lei. Non parla, non ancora, non ne ha semplicemente bisogno. Lascerebbe scorrere delicatamente il suo indice fino al labbro dell’altro, dove andrebbe a soffermarsi qualche istante di più accarezzandolo maggiormente, intanto il resto delle dita andrebbero ad unirsi al primo cingendo per il momento il mento con delicatezza. Altre immagini si sostituiscono alla prima grandiosa visione, lui riverso su un cadavere, intento a nutrirsene, non pare ritrarsi, scostarsi spaventata o schifata, semplicemente assorbe quelle informazioni senza parlare, lasciando che tutto ciò che le viene mostrato si inserisca nel suo essere, lasciando che le informazioni vengano apprese. Lo accetta per com’è, per lei non è cambiata la sostanza, lo ama e le appartiene così come lei appartiene a lui, nulla può inserirsi in questa semplice e basilare perfezione, nulla potrebbe mai spingerla ad allontanarsi da lui, nemmeno se un giorno dovesse decidere di mangiare lei, nemmeno se dovessero finire per cercare di uccidersi a vicenda, niente potrebbe mai modificare ciò che prova, non ci sono riusciti quei tre strazianti anni di separazione davvero altro potrebbe? Nemmeno il suo fratello, il clone a lui più simile l’ha destata da quel tormento, nemmeno Irou è riuscito a sostituire Katsumi in lei. Passate quelle immagini, ancora in quella visione, lei proverebbe solamente ad effettuare una pressione maggiore su quel mento irreale per ora. Così da andare ad avvicinarsi quel volto di poco, di quel poco che le serve per mordergli il labbro inferiore e così poi prendersi un secondo bacio, rubargli anche questo in un certo senso, fargli capire quanto lei lo accetti, quanto non le interessi assolutamente nulla. Loro sono solo loro, non c’è altro che le interessi adesso[chakra on]

20:57 Hanae:
  [Riva] Gode, seppur senza farne realmente parte, di quella visione che lui stesso alimenta nella mente della Doku, frutto della propria mente. Frutto della propria visione di una realtà della quale entrambi hanno raggiunto una consapevolezza totale. In questi tre anni, nonostante tutto, hanno accettato qualcosa di fondamentale. Se stessi. Arima lo ha realmente salvato, nonostante ciò l'Uchiha non è ancora in grado di consumare il suo ultimo pasto. Non è ancora pronto a vedere svanire lei. Forse egoistico da parte propria, eppure niente riesce ad eliminare la cicatrice alla quale lei ha dato vita. Una cicatrice che attraversa l'intero corpo di 0-21, una cicatrice che tutt'ora è in grado di sanguinare. La sola particolarità di Katsumi, se tale si puo' definire, è di reagire in un modo che il modo non è abituato a vedere. Tutti tentano di lasciare una propria cicatrice sugli altri, nei più svariati modi, e generalmente, per quanto possa esser piccolo lo spazio dedicato a tale ferita, ci si riesce. Si riesce a lasciare una cicatrice. Eppure per Katsumi non è più cosi'. Non riesce più a mantenere una cicatrice sul proprio corpo, se non quella che Kimi ha creato. Come non amare una forma di dolore tanto intrinseca nel proprio animo? Eppure, nonostante non ne sia coinvolto, tratterebbe quel genjutsu come la realtà dei fatti. Proietterebbe se stesso all'interno. La carezza altrui ad essere accolta da quella figura. Il proprio riflesso nel sangue ad incresparsi appena in diretta reazione al movimento della lei. Quello specchio di sangue che riflette chi i due sono. La medusa ed il clone che sempre più si avvicina alla denominazione di perfetto. Il silenzio della lei in reazione alle immagini mostrate ad aver responso con un sorriso da parte dell'Uchiha. Un sorriso sincero quanto consono a quella scena, che sembra rappresentare nient'altro che il paesaggio perfetto. Loro due, e nient'altro. Non c'è nulla da distruggere? Ha errato. Ha errato e soltanto potendo vedere tramite la propria mente ciò che accade nella propria illusione se ne rende conto. Si rende conto che la propria determinazione fa un passo in su, come se già non fosse di enormi dimensioni. E' ancor più intento a star con Kimi, a proteggerla, che lei lo voglia o meno, come il giorno alla magione del tessai Yukio, adesso il più grande ninja ricercato dall'alleanza. Come se potessero competere contro l'armata del tessai, che conta sulla stessa Akatsuki, seppur in segreto. Nella realtà, l'uchiha altro non farebbe che portarsi dritto nella figura altrui, immobile in quel genjutsu. Il peso del corpo si sbilancerebbe ancora una volta in avanti, la mancina andrebbe a distendersi per poi piegarsi dietro la nuca altrui, afferrandone appena i capelli per tirare la figura a se. La destra non farebbe altro che cingerne il fianco, per tenerla in piedi, ricambiando quello stesso contatto fisico avvenuto nell'illusione sotto forma di un bacio. Lo ha accettato. Niente poteva placare maggiormente la propria identità. Ha accettato ciò che è. Ed è proprio in tal momento che l'illusione andrebbe a sciogliersi, riportando kimi nella realtà, mantenendo il contatto creatosi reale. [ Chakra on ] [ mantenimento potere illusorio, sharingan a tre tomoe. ]

21:16 Kimi:
  [Riva] Un bacio che per quanto illusorio la riconduce alla realtà, in quel mondo dove è lei ad avere il comando, almeno all’apparenza, almeno momentaneamente. Sbatte le palpebre un paio di volte mentre le sue labbra tornano sul collo dell’altro così da andare a poggiarsi ed imprimere un bacio, resta qualche istante più del dovuto quasi per marchiare a fuoco quella pelle, quasi per ricordare che è suo prima di sciogliere quella presa, liberarlo semplicemente e cercare poi di dirigersi verso lo zaino che aveva fatto cadere non troppo tempo prima. Senza ancora parlare si limiterebbe ad accovacciarsi così da aprire quella sacca, in una delle tasche esterne, per la precisione quella davanti in basso, le mani si muovono veloci ed estrae senza alcuna esitazione semplicemente la collana dei cacciatori di taglie, il cordino e soprattutto quel metallo in cui forse c’è ancora della sua pelle bruciacchiata, l’ha lavato ma visto come si è conciata non si sa mai. Si rialzerebbe quindi per poi tornare dall’Uchiha e limitarsi a tenderlo verso di lui, la mano destra lo regge con il ciondolo metallico che penzola dal suo pugno, tendendo verso il terreno, dondola appena <è mio ma anche tuo> si limita ad affermare <appartiene a me quanto a te> un po’ come per i loro corpi e le loro anime, che ormai appartengono ad entrambi in ugual modo <quindi indossalo tu> non suona come una richiesta, come una proposta, è quasi un ordine quello che sta dando, è sicura mentre parla, sa perfettamente ciò che fa, forse non avrà ancora il controllo e la fiducia delle farfalle ma ha imparato abbastanza da sapere che se vuole tenerlo sotto controllo, se vuole anche solo aspirare ad imitare pallidamente ciò che Zasso fa con lei allora è importante che Katsumi abbia qualcosa di suo, qualcosa che abbia il suo odore. Quell’odore che richiama spesso la morte, un odore tanto tenue e insignificante quanto unico e particolare, quello dei crisantemi, fiori di certo non conosciuti per il loro profumo ma che nonostante il loro essere quasi anonimi al naso non possono non essere riconosciuti ed associati a qualcosa, lei ha quello stesso odore lo richiama parecchio, delicato e leggero con quel sentore di inevitabile, con la pensante ansia che trasmette, quella consapevolezza che prima o poi tutti vedranno la loro fine. E così tende semplicemente quel cordino nero e quel ciondolo <indossa questo> sottolinea <a me non serve> ed è con queste parole che andrebbe ad allenarsi, usando la sinistra, la cravatta appena appena così da andare semplicemente a slacciare i primi bottini e svelare il marchio impresso a fuoco che ha proprio lì dove normalmente dovrebbe esserci la collana. Non dice altro, solo tende e aspetta, senza arretrare, senza mostrare alcuna paura. I capelli vengono mossi appena dal vento che li sfiora, lasciando che anche quel simbolo si muova, come un tempo quella testa di lupo veniva associata alla loro fine, alla loro rottura adesso diviene portatrice di una nuova speranza, un nuovo inizio per i due[chakra on]

21:49 Hanae:
  [Riva] Una volta ancora la realtà, semplicemente meno colorata di un'illusione, meno piacevole da osservare in confronto allo spettacolo che quel lago cremisi poteva offrire. Ma va bene cosi', d'altro canto l'Uchiha ha tutto ciò che gli serve esattamente di fianco a se, in tale frangente. Rimarrebbe immobile per qualche altro istante, assaporando ancora una volta il sapore delle labbra altrui. Sapeva che non avrebbe potuto reprimere quel desiderio, e mai lo avesse mai incosciamente risvegliato, eppure eccolo li', una volta ancora succube di se stesso. Indubbiamente l'identità che si associa al ricordi di Katsumi è morta quando L'uchiha stesso ha accettato di porre un termine al proprio conflitto interiore. Ma la morte di Katsumi d'altro canto non è altro che l'accordo di vita tra 0-21 e lo stesso Katsumi. Non puo' scordare nessuno di quei ricordi, tanto meno distaccarsene abbastanza. La segue con lo sguardo mentre lei si avvia verso il suo zaino, osserva ciò che viene afferrato e vi mantiene vigile lo sguardo. Lo stesso ciondolo metallico donato da lui a lei più di 3 anni fa. Quello stesso e inconfondibile stampo unico che dovrebbe altre si' riportare il nome della Doku sul retro. Un nome che a livello effettivo non è particolarmente associabile ad un nome, ma che l'uchiha ha imparato ad apprezzare come tale. Ascolta le parole da lei esposte, distendo lentamente la mancina, tutt'ora leggermente sporca dello stesso sangue della Doku, per afferrare quell'oggetto. Già dispone di un proprio stemma, forgiato in acciaio nero, eppure si sente quasi in dovere di afferrare quella targhetta. E se delle farfalle prima o poi lo seguiranno, beh, capirà il motivo di tutto ciò. Non che vi riponga particolare importanza, in dei semplici insetti. < Lo porterò con me. > Affermerebbe, posizionando il ciondolo stesso nel taschino superiore della lunga giacca indossata. Lo sguardo a scivolare repentino sul corpo altrui, ne squadra le forme, fermandosi tuttavia al marchio a fuoco da lei impresso. Quello stesso lupo che par quasi ululare alla luna inciso in lei. Le dita della destra si muoverebbero affusolate, tentando di sfiorar appena quel marchio per ripassarne i contorni. Qualche istante, prima di riportare il braccio lungo i fianchi per far muovere invece la mancina. Afferrerebbe tramite essa il taccuino in cuoio presente nella tasca della propria giacca. Pelle macchiata di sangue, riportante lo stesso acre profumo. Le stesse pagine sarebbero, ad intermittenza, sporche di tale essenza. Distenderebbe tale "agenda" in direzione di lei, lasciando semplicemente che possa osservarne il contenuto. Al suo interno, sfogliando le pagine, troverà riportati in più o meno dettagli la maggior parte dei movimenti della stessa Doku - recenti -, e assieme a questi i metodi sfruttati dall'Uchiha per seguirne le orme. < Leggilo e sfrutta il contenuto per migliorare la tua tecnica come cacciatrice. > Ha preparato appositamente quegli appunti. Proseguirebbe dopo qualche istante, tentando prima di eliminare le distanze da lei. Abbastanza vicino al suo lobo destro da potervi sussurrare nel più basso dei modi. < Aiutami a bilanciare i due piatti che rappresentano la vita e la morte, Kimi. > L'equilibrio che chiede aiuto alla morte per dare la giustizia necessaria per bilanciare i due piatti. [ chakra on ]

22:06 Kimi:
 Lascia andare quel ciondolo, senza aggiungere altro, non è il caso di spigargli ancora quel gesto, non è nulla di fondato e forse non rimarrà altro che un ciondolo che emana il suo odore, nulla di particolare, ma potrebbe anche diventare qualcosa di estremamente utile e importante. Ascolta quelle parole mentre prende dalle sue mani il taccuino lasciandolo avvicinare, lo rigira tra le lunghe dita affusolate, accarezzandone la copertina, gustandosi quell’odore di sangue prima di aprirlo, uno sguardo veloce alle pagine mentre lui si avvicina ulteriormente. Sente il caldo respiro sul suo lobo e non può trattenere un brivido che corre lungo la schiena, a malapena trattiene l’istinto di baciarlo nuovamente, di farlo suo come un tempo, resta lì in piedi e ascolta quelle parole. Non si volta e non alza lo sguardo dalle sue mani seppur si accinga a richiudere quelle pagine <sarò vita per te come sono morte per altri> replica semplicemente, sarò ciò di cui ha più bisogno così come lui lo è già per lei, si è lasciata alle spalle le sue paure e i suoi demoni, sa che può non ucciderlo fino a quando vorrà, sa di essere abbastanza egoista da lasciarlo tranquillamente in vita, lo proteggerà per quanto possibile e soprattutto sa quanto spesso gli ricordare cosa vuol dire vita, almeno per lei. Un assaggio di esistenza pura, ricercata e voluta che ha sperimentato per la prima volta e successivamente, solo grazie a lui, solo con Katsumi. Si piega appena andando a prendere lo zainetto in cui velocemente infila il piccolo diario prima di rimettersi la sacca sulla spalla destra <devo ritrovare Apòria> allora se ne era accorta, allora l’aveva vista allontanarsi, per quanto se ne fosse fregata non le era sfuggito quel dettaglio <se vuoi seguirmi credo proprio saprai come fare> si riferisce a quelle poche cose lette di sfuggita qualche istante prima. Si volterebbe quindi di scatto solo per portare le sue labbra su quelle di lui ancora una volta, per andare a scoccare quell’ennesimo bacio pieno di passione, quasi lei stesse soffrendo la sete da tre anni e lì davanti a lei finalmente ritrova l’acqua, una fonte inesauribile di buonissima acqua pura. Una drogata in crisi di astinenza che nelle labbra dell’Uchiha ritrova semplicemente la sua droga. Dopo quel passionale e fugace bacio si limiterebbe a muoversi, incamminandosi verso il bosco, luogo ha visto dirigersi la farfalla dalla ali bianche venate di nero[chakra on][end]

Kimi e Katsumi. Devo dire altro?

PS: Ricerca farfalle per moi!