Ballo al chiaro di luna

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20:49 Kurako:
  [Ponte] Nel bel mezzo del ponte Tenchi ammira il paesaggio che ha dinanzi a se, il cielo stellato, la luna che si specchia sulla superficie del fiume sottostante, l'acqua mossa dalla leggera brezza che soffia verso nord, il canto dei grilli e delle cicale accompagnano questa sera. Un tono stucchevole assume quel posto, un luogo per le coppiette che vogliono stare da sole. In questa fascia rientra anche il Senjuu, non è da solo ma ci è andato in compagnia di se stesso quindi è da considerarsi una coppia a tutti gli effetti, lui e se stesso e chi meglio del proprio essere può far compagnia a una persona? In verità non è li per chissà quale motivo, non ha più una metà o un obiettivo da raggiungere, non ha promesse a cui tener fede, è solo una persona senza nulla la cui vita è stata strappata dal corpo con una violenza inaudita, una forza che non ha mai visto prima d'ora. La sua anima è scomparsa, ha lasciato il guscio creando un fantasma, un qualcosa che cammina sulla terra in attesa della morta del corpo per mano di colei che gli ha distrutto l'esistenza, la stessa che ha incontrato a quella festa...Kurona Kokketsu. Il cuore batte senza un motivo ma il corpo è lacerato dal dolore, una pena infinita il quale persino il re dell'inferno avrebbe chiesto pietà; tutte le convinzioni, tutti gli sforzi, tutto ciò che ha fatto viene reso vano da un unica e semplice cosa, l'amore per quella donna. Un amore non corrisposto, un sentimento le cui fondamenta sono state spezzate e ogni singola cosa detta da Kurona si è purtroppo rivelata vera. E' destinato a star da solo, a vivere senza nessuno, a non provare niente ma capire ciò che prova solo nel momento della morte, il momento in cui tutte le colpe possono essere espiate. Occhi fissi verso ciò che ha davanti, le vesti vengono smosse dolcemente dal vento, vesti composte da un pantalone più largo nella zona delle cosce che va stringendosi man mano che si arriva alla caviglia, sandali ninja neri, maglia a maniche corte bianca blu posta sulla parte superiore del corpo, anello giallo con kanji del sud sull'anulare sinistro. La lunga chioma nera è legata in una treccia a coda di cavallo, il tutto viene tenuto insieme da un nastro blu posto alla fine di quest'ultima, sulla fronte pende una piccola frangia. Le braccia sono poggiate sul corrimano del ponte, incrociate su di esso reggono tutto il peso del corpo. Beatificato dal silenzio che anima il ponte, fermo e immobile, non spiccica una parola, non osa un movimento e soltanto la sua mente si muove tra i ricordi e i pensieri perchè il tormento è immenso e impossibile da far cessare. [Chk on]

21:09 Hana:
  [Ponte] Sarebbe capace anche di questo: regalarsi continue amnesie per rimanere in un ignoto che può far paura ma che fa meno male del coraggio di affrontare quello che la nascita le ha riservato. Se solo non fosse così tremendamente mortale, umana, così pateticamente… egoista. Un po’ come tutti, legati ai ricordi come disperati bambini che non possono fare a meno di attaccarsi alla gamba della propria madre. E ci cibiamo di menzogna con la stessa intensità di un cucciolo da svezzare, cercando allo specchio un’individualità che difficilmente realizzeremo come una seconda pelle. Lei, nonostante la reclusione fisica e mentale, sembra averlo capito almeno un po’ come gira il mondo – si nasce e si muore soli, e questo è quanto. E così ha deciso di voler occupare un punto qualsiasi di questo spazio solitario, ricadendo talvolta nell’errore di potersi pensare senza nessuno. A guardarla, esile com’è – uno scricciolo, fatta di fragilità e delicatezza. A scoprirla, a scavare nel substrato, ci si potrebbe quasi stupire della corazza più forte che la rende soggetto perfetto per pensarsi un oggetto nelle mani del mondo, del paese, di Konoha. Forse è questa la scelta giusta: la non-scelta. Il perfetto “wu-wei” che religiosamente segue, l’”agire non agendo” annullando se stessa. Del resto questo non è mai stato un problema per una come lei che, nonostante le grandi capacità cognitive, ha saputo mettere da parte i suoi pensieri per seguire determinati dettami. Eppure, ancora una volta è così… umana. Così diffidente che a tratti dubiterebbe di sé. Così fallibile che, bene o male, i rimorsi divorano anche lei. Per anni si è lasciata vincere dall’atarassia, involvendo le proprie carni in un mutismo quasi aberrante. E ora? Così patetica da cercare risposte che avrebbe potuto avere a portata di mano? Le vie più semplici non le sono mai piaciute. Intascato un nome ed una sottospecie di indicazioni, si è premurata di seguirla e così si ritrova a fendere l’etere con la stessa leggerezza di una piuma, non che sia dotata di una grande velocità quanto più dell’effimera eleganza che immette in qualsiasi gesto: ed è così semplice ora trasformare ogni minimo movimento calibrato al calcolo specifico in fluttuanti figure aeree che seguono i suoi passi, accompagnati dal chakra, di modo che possa creare aderenza sugli arbusti per non scivolare e raggiungere il ponte designato. Sull’aver setacciato i ponti di Kusa in lungo ed in largo per tutto il giorno, non ci piove. Sull’aver trascurato qualche faccenda a Konoha, ci penserà domani. Sull’essere arrivata soltanto alla fine a tastare le travi di questo ponte, forse è un po’ esagerato ma veritiero. Nulla da dire – semplicemente è arrivata, e tanto le basta per potersi soffermare cinque secondi e prendere fiato. Da lontano non è altro che un puntino capace di camminare nel mezzo: bianco e nero, nessuna sfumatura. La filigrana bicromatica incornicia un volto dai tratti fin troppo delicati, mentre le ciglia nera costruiscono un ventaglio degno di occultare le iridi del medesimo colore – forse l’unica Hyuga in grado di non fare della bicromia un problema per le sue capacità oculari. Una semplice tuta nera, aderente, avvolge le carni partendo dalle caviglie fino al collo, vantando un colletto alla coreana dalle rifiniture dorate. Dalla gamba destra – estendendosi fino alle costole sinistre – uno spacco di merletto adorna il derma scoprendolo in parte. Il coprifronte di Konoha, un tempo appartenuto ad Hitomu, lambisce la coscia destra stringendosi intorno a quest’ultima e sovrastando il porta-oggetti ricolmo di attrezzatura ninja piccola e indiscreta a dispetto dell’ombrello di carta che reca dietro la schiena e del tessen, invisibile ad occhi altrui giacchè situato tra i seni. Una boccata d’aria fresca prima di darsi una spinta di reni e di leve inferiori che, aiutandola ad issarsi, dovrebbero permetterla di farla balzare sul sottile passamano del ponte. Il chakra rilasciato in prossimità degli tsubo dei piedi lambiti da un paio di sandali neri dovrebbe or ora diramarsi intorno le piante dei piedi per farla aderire in maniera salda al passamano mentre – lentamente – s’avvicina presso quella che sembra essere l’ennesima figura (perché la gaffe l’ha già fatta nel chiedere e ricevere risposta negativa) che fisicamente può ricordarle la persona ricercata. Non che ne sia sicura, sia chiaro, semplicemente si limiterebbe a soffermarsi lì – issata sul passamano, quindi ad un metro e passa d’altezza rispetto il ragazzo – inclinando di poco il capo. < Senjuu-san?> pigolerebbe. Ad alzare il capo verso l’alto potrebbe notarla senza tante pretese: sul viso quella maschera bianca intarsiata di piccoli cristalli, quasi l’avesse fatto di proposito. [ Chakra ON – rilascio base ]

21:36 Kurako:
  [Ponte] La notte è giovane, come si suol dire, il tempo passa senza chiedere il permesso o scusa alcuna. Si dice che il tempo stesso è la soluzione a tutti i mali del mondo, l'unico in grado di risolvere ogni cosa, anche quelle all'interno dell'animo umano ma sfortunatamente ha trovato il suo primo punto morto e, di conseguenza, il primo fallimento. Sono passati ben 3 anni da quel giorno alla dimora della Kokketsu, quel pomeriggio passato nelle sue terme private in cui le ha confessato il suo amore venendo rifiutato per un altro, per il tessai di turno. Un duro colpo che ha saputo accettare ma ciò che ha fatto in seguito lo sta distruggendo; minacciando di morte Kurona ha fatto in modo che quel briciolo di rapporto che vi era tra i due si sgretolasse divenendo cenere trasportata dal vento, i rapporti con lo stesso Yukio sono andati in frantumi e ora, come se non bastasse, anche la stima, il bene verso Akendo sta lentamente e inesorabilmente scomparendo nel vuoto di quel guscio. Per la prima volta si sente abbandonato, una sensazione quanto mai strana e mai provata prima o meglio, non ha mai provato in modo così distruttivo questa sensazione. Ecco cosa vuol dire essere in possesso del potere, cosa vuol dire avere una forza al di là di ogni immaginazione...la solitudine; destinato a restare solo, essere l'unico compagno di se stesso, ecco il suo destino e tutto questo, improvvisamente, scatena un piccolo e insignificante sorriso. La situazione è ironica, molto ironica. Il destino è già scritto qualsiasi strada scegliamo di percorrere, ogni avvenimento, fatto o accaduto è già tutto prescritto e proprio lui, il cui fato sembrava essere direzionato verso il potere assoluto, verso la conquista dell'Akatsuki adesso scopre le sue carte. Finalmente viene rivelato ciò che ha veramente in serbo per lui ovvero niente. Non c'è futuro, non c'è vita, solo il nulla davanti ai suoi occhi, ogni cosa gli viene strappata, ogni convinzione distrutta e ogni fiducia rotta; non può fidarsi di nessuno, non può avvicinarsi a nessuno. Il fato ha deciso e non può far altro che seguire ancora una volta la strada per vedere fin dove è in grado di portarlo ma ora, nemmeno questo ha senso, niente conta, l'animo decade e lui non esiste più. Le sopracciglia si alzano nel sentire quell'appellativo accompagnato da una voce femminile...solo una persona lo chiama così ma com'è possibile? Che sia lei? Non, non è possibile e difatti non lo è. Gli occhi si spostano di lato notando un paio di gambe sul corrimano, si alzano spostandosi verso l'alto ma una particolare attenzione viene data al copri fronte, è una ninja di Konoha ma è proprio la sua faccia a non procurargli preoccupazione alcuna. La maschera indossata è la stessa di quella ragazza incontrata alla festa, la stessa a cui ha chiesto di ballare ma l'arrivo di Akendo ha impedito tale avvenimento. Già, un rapporto vi è tra i due, questo è palese fin troppo ma la natura è ancora ignota purtroppo<Come conosce il mio nome?>voce bassa mentre pone quella semplice e innocua domanda, domanda che nasconde una certa curiosità. [Chk on]

21:51 Hana:
  [Ponte] Con una lentezza disarmante si lascia scivolare dal corpo granelli di attimi scanditi dall’inesorabile respiro che, calibrato, le lascia dipanare il petto e attingere a nuovo ossigeno fino a dissiparlo, espirando. E’ sempre così, quando la si guarda: rifugge in una pacatezza disarmante e allo stesso sembra pretendere di iniettare endovena la stessa tranquillità che tuttavia sappia stabilire una lontananza ben ponderata – la giusta via nel mezzo. Dopo gli ennesimi buchi nell’acqua, questa volta sembra esser riuscita a far centro e quella conferma – attesa ma con la giusta cautela – sembra toglierle un peso dal groppone. Issa le spalle dapprima ricurvate per ricercare l’attenzione altrui, potendo – soltanto ora – rilanciargli un’occhiata leggermente indagatoria ma non necessariamente invasiva: è sempre stata brava nel guardare di sottecchi chi la circonda e allo stesso tempo attingere a tutte le informazioni che anche solo il linguaggio del corpo lascia trapelare. La destrorsa ricerca sul proprio volto un appiglio di modo che le mani dalle dita affusolate possano appropriarsi dei due lembi della maschera che si vedrà calata dal volto, scoprendo parte della cute e mostrando per intero il taglio del viso precluso in precedenza. Vien sottoposta ad una domanda più che lecita che, senza perdersi d’animo, accetta di filtrare e porre rimedio con un semplice < Il lavoro di uno shinobi non è forse quello di saper fare le domande giuste alle persone giuste?> replica con garbo, ponderando al grammo ciò che – miscelato in suoni e vibrazioni di pliche vocali – riesce a rendere parole, discorsi, domande retoriche. Un semplice balzo dovrebbe, ora come ora, farle perdere la presa dal passamano e quindi farla balzare al suolo senza procurare un notevole rumore né spostamenti d’aria alcuno – indiscreta, come una foglia che cade al suolo, ma senza zigzagare. < Ho preso qualcosa che non mi è stato dato di diritto, è vero > il suo nome e forse un pretesto per scambiare qualche chiacchiera. < Spero potrà perdonarmi.> cinguetta, lasciando che la maschera – abbandonata dalle mani – ora penzoli intorno al proprio collo, leggermente più in basso. < In mia difesa posso dire che sembrava l’unico modo per poter onorare quanto detto.> si sarebbe fatta perdonare, prima o poi. In qualche modo, sarebbe riuscita a trovarlo – una casualità ci sia riuscita “così presto”, forse l’azzeccata conoscenza delle abitudini di Kurako da parte di Akendo è stata quasi indispensabile, ciò nonostante l’importante è che ora sia lì per tener fede al debito che è stato scucito dalle sue labbra. Per questo motivo, allungherà la mano destra verso lui esponendosi in un mezzo inchino < Vuole ballare?> una vita nel maschilismo fondamentale che in una società come questa regna, dove se vuoi diventare uno shinobi e sei donna o abbandoni l’idea o t’attacchi: in base a questo non è difficile credere che sia semplice per lei invitare qualcuno a ballare – una mera consapevolezza maturata in questi tre anni, ovviamente. Così. Di punto in bianco. Senza nemmeno la musica. Ha passato una vita ad eseguire ordini senza capirne un senso, perché domandarsi – ora – il senso di una cosa che le viene così stranamente spontanea? [ Chakra ON]

22:23 Kurako:
  [Ponte] Osserva la ragazza su quel corrimano, una posizione insolita per cominciare un discorso con un estraneo, un qualcuno che non si conosce minimamente ma di certo immette nel ragazzo una certa curiosità. Non ha mai visto una presentazione del genere da parte di qualcuno, nessuno ha mai fatto una cosa tanto stramba e inconsueta. Gli occhi vengono puntati sul viso della giovane, su quella maschera che porta addosso; non nega di essere rimasto affascinato dalla di lei presenza a quella festa, non l'ha mai vista prima in vita sua ed è una piacevole novità da scoprire ma il fatto che sia di Konoha porta con se un pregiudizio enorme perchè ogni singola persona di quel villaggio ha un carattere da voltastomaco, buonisti come non mai, seguono regole e concetti inauditi per un ninja, per un qualcuno che ha dei compiti da eseguire. Chiude le palpebre per qualche secondo, forse ha fatto un errore ad avvicinarsi a lei quel giorno, ha sbagliato a chiederle quel ballo ma la vera domanda è: perchè è li? Perchè lo ha cercato? Cosa può mai interessargli? Non si conoscono, nessuno sa niente di nessuno ma la sua domanda come risposta alla domanda posta dal Senjuu è, in qualche modo, giusta e azzeccata<Si, in parte è quello ma volevo sapere come ha fatto a conoscere il mio nome, non ci siamo presentati alla festa>un mezzo sorriso cordiale viene esibito, uno dei pochi che mette in mostra verso qualcuno di cui non conosce nemmeno il nome. Qualcosa gli dice che ha sbagliato davvero, a un primo impatto il carattere della giovane rispecchia quello della classica ragazza della foglia e la cosa non gli va giù per niente ma mostrare un certo disappunto non è da lui, non in questa situazione almeno. Gli occhi si sgranano nel sentire quelle scuse, una gesto inaspettato lo lascia piacevolmente sorpreso<Non si preoccupi mia signora>il rispetto va ricambiato con altro rispetto, la ragazza ne sta dimostrando una quantità enorme verso di lui in un modo che nessun altro ha mai fatto prima<Onorare quanto detto?>non capisce in un primo momento dove vuol andare a parare e nel mentre la osserva scendere con eleganza da quel corrimano e chiedere un...ballo. Una richiesta molto insolita che lo colpisce nuovamente scatenando sul suo viso un nuovo sorriso<Come rifiutare>le prende la mano con la sinistra mentre la destra va ad appoggiarsi sulla schiena, non mette forza alcuna me tiene il tutto morbido, delicato. Le gambe cominciano a muoversi, un movimento semplice 1, 2 e 3...1, 2 e 3 come in un ballo classico, una classica danza da cerimonia come quella della festa sulle colline. Non vi è musica ma stanno tenendo fede a una specie di promessa<Mi chiamo Kurako>si presenta ufficialmente alla ragazza facendo un cenno del capo. [Chk on]

22:47 Hana:
  [Ponte] Ed è forse la cosa che più la lusingherebbe, ora come ora, sentirsi dire di poter appartenere ad uno stereotipo: essere in grado di rientrare in una categoria blanda, banale, una categoria che tuttavia possa essere tale. Potrebbe quasi essere sintomo di euforia, per lei – fingere di non essere qualcosa di ancora più insulso come, effettivamente, un semplice oggetto. Quello che è realmente – uno strumento. Null’altro. E la cosa più triste è che col passare degli anni, quella che era un’imposizione è diventata la sua volontà. Lei vuole essere un oggetto. Fine. < Lo so.> pigola. Sa perfettamente che non si sono presentati. < Sono sicura che riuscirà a trovare, nella stessa frase, anche l’altra parte che cerca.> la risposta effettiva – nel suo pesare le parole riesce a costruire, spesso, due filoni alternativi. E’ vero, ha posto la domanda giusta a lui chiedendogli se quello fosse il suo nome, la sua appartenenza. D’altro canto < Ho fatto la domanda giusta alla persona giusta, per saperlo – quella sera. Niente di più, niente di meno.> ha semplicemente chiesto e così ha ottenuto – davvero, nulla di eclatante. Esattamente quella che è lei: nulla di eclatante per chi si ferma all’apparenza. Diciotto anni o poco più passati sui libri per capire che effettivamente non è la copertina a farne del contenuto qualcosa di interessante, per poi assumere – dai tomi stessi – le medesime caratteristiche. Dare l’impressione di essere qualcosa che non si è, la lusinga. Nonostante riesca a rilasciare intorno a sé una certa tranquillità, cautela e pacatezza, d’altro canto è incapace d’esprimere ogni forma di trambusto o gioia interiore, ed è forse per questo che non riesce a ricambiare il mezzo sorriso che lui le offre. Lo apprezza, semplicemente – lo ripone nella memoria come un oggetto che va trattato col dovuto dovere, con l’invidia di chi ha trovato l’ennesima cosa che non sa fare o che non fa quasi mai. < Non pensi male, non voglio essere sgarbata. Reputo semplicemente che non ci sia il bisogno di sapere chi, come o perché. > non ha propri interessi da preservare: ha interessi altrui da trattare con riguardo, perché lei fa parte di quella schiera di persone incapaci di provare amor proprio ma perfettamente in grado di proteggere ciò al quale risulta attaccata. < Sì, esattamente.> onorare quanto detto. < Ho cucito con le mie parole un debito che oggi vorrei saldare.> inclina di poco il capo verso destra, senza ritrarre la mano < Del resto, se lei si fosse trovato a fare dei suoi pensieri una promessa, non avrebbe fatto lo stesso per mantenerla?> forse, effettivamente, non tutti danno peso a quanto si dice. Hana raramente promette, di fatto neanche quella sera l’ha fatto. Eppure ha creato con le sue parole una sorta di debito, un vincolo, qualcosa che prima o poi avrebbe dovuto saldare e che ora sta affrontando con la solita compostezza che la contraddistingue. Camminare nel mezzo significa anche riuscire a ponderare le cose, riuscire a detenere un atteggiamento tale secondo il quale quel che si dà, quello si riceve. Eppure, a sentirsi chiamare “mia signora”, quasi potrebbe imbarazzarsi – è un suono al quale non è mai stata sottoposta, una parola che raramente si è ritrovata a sentire e che in parte veste il suo corpo come un capo d’abbigliamento di cui non sa decretarne l’effettiva comodità. Deglutisce, sentendosi successivamente afferrare la mano – di rimando lascia scivolare le dita lungo il palmo altrui, esattamente come se il corso d’acqua d’un fiume avesse trovato un morbido letto sul quale scorrere. E lo asseconda, dandogli l’agio di condurre. Non è mai stata una grande ballerina, effettivamente gli anni passati a leggere più che ad esercitarsi in arti femminili la fanno sentire non poco arrugginita – si aiuta semplicemente con quelle lontane nozioni di danza dei ventagli e l’agilità che uno shinobi dovrebbe detenere, la medesima che immette nello scivola seguendo i passi altrui, risultando forse non poi così spiacevole. Kurako. Sì, sapeva anche questo. Ma… questa volta lascia che sia lui a dirglielo, annuendo. < Il mio nome è Hana.> cinguetta, rialzando il capo - forse incontrando i suoi occhi, esattamente come quelli rivisti oltre la maschera due giorni fa.[ chakra ]

23:09 Kurako:
  [Ponte] In quel ballo, in quei movimenti rilassa corpo e mente, trattiene la di lei mano tra la sua, la sinistra spinge di poco la schiena in avanti per avere una presa più salda ed evitare che quella danza si trasformi in una rovinosa caduta. Si muove con cautela, non hai mai avuto occasione di ballare sebbene qualche passo lo abbia imparato da ragazzino grazie all'aiuto della madre, piccoli passi affinati con il tempo ma mai messi alla prova, ha sempre preferito restare in disparte a osservare gli altri piuttosto che cimentarsi in un impresa tanto ardua come chiedere a qualcuno di ballare. Una sciocchezza rispetto a ciò che è successo in tutti questi anni, tutto quello che ha fatto, che ha detto, tutto quello che ha osato eppure chiedere una cosa del genere non è mai stato tanto difficile, fino al giorno della festa. Non gli importa più niente, non gli interessa davvero niente di nessuno, è andato solo per svagarsi, per cercare un modo per passare la serata senza annoiarsi oppure per dar un po' di fastidio a Kurona, farle vedere che sta andando avanti e che lei non sia altro che un vecchio ricordo del passato. Una possibile ipotesi ma ben sa che la ragazza non è stupida e avrebbe capito ogni cosa, avrebbe capito che non l'ha dimenticata, nemmeno adesso in compagni delle Hyuga...il suo pensiero è rivolto a lei e a lei soltanto. Il viso della Kokketsu si manifesta nella mente come un immagine fissa, compare e scompare ma ogni volta è una visione celestiale che riesce a donargli serenità, gli riscalda il corpo rendendolo a tutti gli effetti umano ma il pensiero che tutto ciò non sia altro che una mera sensazione del corpo e non la pura verità lo abbatte, lo avvilisce più di quanto non lo sia già ed è proprio per questo che le parole pronunciate da Hana arrivano alle sue orecchi con un certo ritardo, non risponde subito, si distrae facilmente<Una promessa è un promessa e l'avrei mantenuta a ogni costo>socchiude le palpebre nel dire ciò<Si è impegnata tanto per donarmi questo ballo, la ringrazio>il tono è sempre cordiale nei suoi confronti, il rispetto è massimo ma c'è qualcosa che non gli torna, qualcosa che gli sembra fin troppo strano<Piacere di conoscerla Hana-san>un cenno del capo mentre cerca di capire cosa realmente abbia spinto una giovane ragazza a cercarlo. Solo questo gli sembra fin troppo impossibile, ha vissuto troppo e ha visto troppo per non porsi delle domande, difficile è prenderlo in giro, specialmente quando le cose gli appaiono evidenti ma si sa, in questi tempi ha sbagliato tante volte e un ennesimo non lo stupirebbe, anzi, dimostrerebbe quanto la sua vita è inutile<Non voglio apparire indiscreto o offenderla ma c'è un altro motivo per cui è venuta a cercarmi, dico bene mia signora?>continua con quell'appellativo regale, gli si addice, ha l'aspetto di una principessa e come tale la sta trattando mentre gli occhi, quegli occhi neri come la pece, vanno a incontrare quelli della Hyuga, resta ad osservarli senza dire altro continuando a guidare quel ballo nel più completo silenzio della notte e con la luna come sola spettatrice. [Chk on]

12:39 Hana:
  [Ponte] Le dissero che con il byakugan avrebbe potuto vedere *oltre*. Sarebbe riuscita a vedere *attraverso*. In parte, è vero. Ma fin dove può arrivare un potere oculare? Riuscire a vedere oltre forse è eccessivo. Riuscire a vedere “attraverso” non ti dà la giusta misura di profondità. Riuscire a leggere gli altri nel substrato senza andare oltre è un’impresa ardua se non del tutto impossibile – si era ripromessa di imparare a leggere, nella routine e nelle classificazioni dei comportamenti, una certa tendenza ad accomunarsi tra gli esseri umani. E così presta attenzione ad ogni dettaglio, evanescente o marcato che sia, anche una risposta che giunge in ritardo – l’annuncio di un pensiero di troppo nella testa altrui ma di cui lei ignora totalmente la natura. Che sia capitata in un momento inatteso, è ovvio – del resto quello del ballo è stato un preludio alla sua apparizione: improvvista come l’acquazzone d’estata, ma non irruenta – lenta, pacata come l’acqua che lo stillicidio della voluta celeste concede. < Un altro motivo?> non ha sbagliato, e non ci voleva nemmeno così tanto per “guardare così lontano”. Anche questa volta le sue obiezioni ed i suoi interrogativi sono più che leciti, a tratti prevedibili – chi percorrerebbe così tanti chilometri per un ballo? < Sarei sembrata forse una persona migliore, qualora non ci fosse stato.> ma lei non è una persona migliore. Lei, teoricamente, non è neanche classificata come “persona” benchè lo sia in tutto e per tutto. < E’ mortificante ammetterlo, ma perdonerà se qui lo dico e non lo nego: sono peccatrice e ho buona parte d’egoismo incastrato in gola.> non ha mai preteso di essere Dio né di osservarne uno coi propri occhi – se è capitato, è stato “destino”. Perché ci crede, a queste cose – non che sia una sognatrice, a parte i tempi duri perenni per i sognatori un oggetto di certo non può azzardare così tanto. Forse mente a se stessa, forse lo fa di nascosto – forse sogna, anche lei, aldilà di quell’universo onirico indotto da Morfeo. Forse si illude, ma è fin troppo pragmatica talvolta per ammetterlo. < L’egoismo di chi non riesce a dormire poi così bene se ha questioni irrisolte sotto il cuscino.> a dircela tutta, sotto il suo cuscino ci sono due kunai – Hitomu, chi meglio di lui può sapere quanto sia diffidente sua nipote? Così tanto da avere le ansie che invece l’Hokage non ha. Una maniaca dell’ordine, una che non riesce ad elargire fiducia nemmeno a pagarla. In parte è per questo che no, non è completamente disarmata. D’altro canto essersi avvicinata a Kurako in questa maniera è solo il frutto di una sicurezza dettata dalle parole di Akendo: troppo ossessionata dalla sfiducia per potersi avventare in qualcosa, in un territorio sconosciuto, senza avere degli ottimi piani di riserva. E la perdonerai, perché è sicura che qualora tu fossi stato nei suoi panni, avresti fatto la stessa cosa. Rialza il capo in direzione dei suoi occhi – perché diamine gli dà quella sensazione di felicità sottratta? Lo sguardo amaro di chi si è visto portar via qualcosa di particolarmente prezioso ma che, pur piangendosi addosso, lo sa fare in silenzio. Comprime le labbra tenendo per sé, come al solito, le sue opinioni credendole carta straccia. < E, sì – potrebbe esserci un motivo.> c’è, un altro motivo. Ma… < Ma non questa sera.> atipico. Viene a cercarti per una cosa che adesso non sembra volere più. Non ora, non adesso. < Sono convinta che nella vita nessuno di noi trova la gentilezza che dovrebbe. Mi lasci essere gentile, per questa sera. > | [ Chakra ON ]

13:07 Kurako:
 Sicuramente il motivo è un altro, fare un viaggio per Kusagakure con il solo scopo di tenere fede a una promessa come quella di un ballo non concesso non è contemplabile da nessuno; qualcosa che non comprende vi è dietro, una domanda forse o un osservazione, può essere semplice come può essere complesso proprio come l'animo umano, talmente fragile da essere distrutto con poche parole ma così complesso da rendersi impossibile da capire. Contemplare il proprio io è un lavoro immenso, viaggiare nel proprio essere per capire chi si è veramente, capire ciò che realmente si prova, si sente e si percepisce, un viaggio che sta affrontando da diverso tempo oramai; la mente muove i suoi passi, lenta e affascinante scruta nel corpo del Senjuu, si discosta tra i particolari della sua vita e riunisce tutto ciò che è successo, succede e succederà, la sua forza e la sua vita alla ricerca di ciò che è scomparso con il tempo, un semplice ragazzo. Per anni a professato la sua morte, Kurako è morto e un nuovo essere è nato ma in verità ha solo rinnegato se stesso diventando un essere votato all'oscurità, qualcuno che agisce senza pensare a cosa realmente sta facendo, in modo razionale, fin troppo. Ogni decisione presa è dettata da un pensiero profondo, ponderata con il passare del tempo come l'omicidio di Shusui Hyuga per ottenere lo sharingan, l'abilità suprema che gli ha concesso grande potere. Ha pianto la sua morte per tanto, tanto tempo, si è crogiolato nel dolore ma quell'avvenimento, quel piccolo momento della sua vita lo ha segnato per sempre, lo ha trasformato e plasmato in quello che è ora...un essere senza scrupoli pronto a fare tutto ciò che è necessario per raggiungere uno scopo. Il viaggio interiore ha rivelato questo ma ha anche capito che ha distrutto la sua vita, ha allontanato tutti quanti per raggiungere il potere assoluto, un potere immenso in grado di superare chiunque e, alla fine, ritrovarsi nella situazione in cui sono gli altri a lasciarlo indietro, lasciarlo solo senza una guida, un amico, un amore. Il dolore è devastante ma tornare indietro è simbolo di debolezza, una debolezza impensabile da accettare preferendo, piuttosto, la morte per mano di colei che ama<No, è solo umana>una risposta non pensata, non dettata da una linea di pensiero o ragionamento, è solo ciò che di spontaneo gli esce, chiunque ha un doppio fine e nessuno fa niente per niente. <Siamo tutti peccatori, nessuno è un santo. Non si deve mortificare, un giorno riuscirà a far pace con se stessa e sarà quello il momento in cui ogni colpa svanirà>oppure potrebbe percorrere la strada del Senjuu, ha fato pace con se stesso accettando ciò che è diventato creando una scia infinita di sangue alle sue spalle, ha accettato di essere un assassino, un pazzo senza alcuna speranza di redenzione e ogni giorno ha una prova di questo, in ogni momento la vita gli fa capire che, per lui, non vi è soluzione ma solo una lenta e dolorosa esistenza<Un Konohano affermerebbe che un comportamento del genere è ammirevole, faccende irrisolte sono il simbolo di una mancata volontà ma è da egoisti essere felici? Cercare quella sensazione tanto forte da farci essere in pace con il mondo>una frase rivolta più a se stesso che a lei perchè i suoi pensieri, alla fine, hanno sempre una sola direzione. La sua domanda ottiene una risposta più concreta, qualcosa c'è ma, come per lui, non è il momento di rivelare ciò che può attendere, ogni cosa passa tranquillamente in secondo piano<Godiamoci questa serata, il resto può aspettare>. [Chk on]

13:44 Hana:
  [Ponte] E i frutti? Questo viaggio ne ha dati? O sei rimasto al punto di partenza? Se solo potrebbe, oserebbe – se solo fosse nelle sue corde, non indugerebbe. Se solo sapesse, potrebbe immaginare. Ma nulla le è permesso e gran parte del mondo è precluso non più ai suoi occhi quanto più alla sua mente. Un viaggio, quello di Kurako, che lei da un po’ di tempo ha rifiutato: che senso ha conoscere se stessi se non può essere utile agli altri? Che senso ha conoscere un oggetto? Nonostante questa consapevolezza sa – in cuor suo – di essere un fallimento. Un fallimento come oggetto e come umano mancato. Ammette di non avere la necessità di conoscersi, eppure come giusto che sia si conosce meglio di chiunque altro. Ammette che sarebbe cosa buona e giusta lasciare che siano gli altri a conoscerla, eppure si chiude a riccio in una diffidenza immacolata e spinosa. La logica dei controsensi e dei paradossi l’ha sempre affascinata – come non potrebbe essere così, per una che è sia bianco che nero? < E allora vorrà dire che ho sbagliato di nuovo.> se è questo, quello che sembro – umana e non inanimata, oggetto – allora ho molto da lavorare. Ma ne è consapevole – sa, in concreto, di non essere riuscita ancora in tutto e per tutto ad annullarsi. Non potrà mai farlo, non fin quando riuscirà a sentirsi poi così viva. Fin quando anche solo un battito cardiaco sarà scandito nella gabbia toracica, allora i pensieri renderanno il corpo intorpidito e le azioni risulteranno influenzate. Stringendo, in parte, la mano altrui pian piano riesce a comprendere che non sia poi tanto “quotidiana” la scena che si para dinanzi a chi – distante – può adocchiare due puntini ballare su di un ponte. Cosa pretende, da lui? In realtà quasi nulla, neanche che accettasse l’invito di un’estranea. < Non ho conti irrisolti con me stessa. Ne ho qualcuno, forse, nei confronti degli altri.> e che irrimediabilmente si tramutano in proliferazioni mentali che non fanno dormire, che non fanno star cheti. < Ho accettato la mia condizione da tempo, vivo già in pace con quello che sono e non me ne pento.> perché un oggetto dovrebbe pentirsi? Perché uno shinobi capace di eseguire quanto le è stato detto, dovrebbe pentirsi? Del resto – non è lei che sceglie. Sì, è questa la sua logica. Raramente si è trovata a fare i conti con una scelta e, quando può, è la prima a concedere un’alternativa agli altri senza doversi caricare del peso di una decisione, senza avere rimorsi – vivendo, giorno dopo giorno, in quello che Kurako ha maturato da poco e che invece lei sa da tempo. Perché è questo quello che recita parte della dottrina in cui crede < Pagherò per i miei sbagli e per il mio karma negativo > su questo non transige < alla stessa maniera, rinascerò lì dove il mio residuo karmico avrà la meglio. Seppur avessi conti irrisolti a me imperscrutabili, riceverò la giusta sentenza. Non è qualcosa di cui io debba preoccuparmi – non trova?> non arriverà a condannarsi, o forse lo farà – ma quando questo suo preconcetto di “oggetto” le imporrà di farlo. Non ha molti scheletri nell’armadio da compiangere, o per lo meno ne ha il giusto indispensabile per essere “normale” agli occhi del mondo. < Un Konohano affermerebbe che un comportamento del genere è ammirevole.> ripete, pensando – forse un po’ troppo – alle sfumature di una risposta del genere. < Eppure, io penso che non lo sia.> è arrivata fin lì donando a se stessa quelli che un’altra persona potrebbero sembrare epiteti non poi così graziosi quando per lei passano per la più pura e semplice verità, screditandosi e ammettendo a lui quanto a se stessa di essere peccatrice, non persona da ammirare. < Mi sovvengono due alternative. La prima è che io sia una konohana “sbagliata”.> ma tanto, ormai essere un errore è diventato all’ordine della giornata in presenza di Kurako. < La seconda, è che forse lei non ha conosciuto tutti i konohani.> entrambe plausibili, a suo avviso. Scrolla le spalle. Il suono di quella parola, a tratti, le risulta estraneo. Felicità. In quel ristretto ventaglio d’emozioni che non ha mai espresso tuttavia provato, rientra la felicità? Probabile. Eppure.. < Dipende.> essere felici è da egoisti? < Magari la mia felicità può essere motivo di tristezza per gli altri.> cosa le hanno insegnato, fino ad ora? Che < La felicità non ci è dovuta. Essa è dono effimero ma che, personalmente, non disdegnerei. > anche da persona egoista. < Del resto, non c’è alternativa all’egoismo. Lo siamo tutti, nessuno escluso. L’altruismo non esiste, è una parola coniata per “indorare la pillola”. La persona più altruista di questo mondo non è altro che un egoista che, per sentirsi in pace con se stesso, aiuta gli altri. Non è forse il tipo di egoista peggiore, l’altruista? Una persona che finge di cercare la felicità per gli altri quando invece sta aiutando se stesso a trovarla.> umetta le labbra, riuscendo a comprendere da sé che glissare in discorsi del genere renderebbe la giornata più “pesante”. Annuisce – sì. Godiamoci la serata. [ Chakra ON ]

16:59 Kurako:
  [Ponte] Quel discorso, quella sera, stanno prendendo una piega molto diversa da quello che si sarebbe aspettato. La mente del giovane si risveglia per via della frase detta dalla ragazza ovvero che ha sbagliato a comportarsi come un umana ma perchè dire una tale frase? Cosa la spinge a comportarsi in questo modo nei confronti di se stessa? Una domanda e un quesito affascinante, più di quant avrebbe mai potuto immaginare perchè la concezione di umano l'ha persa anche lui per poi ritrovarla in seguito grazie a ciò che la Kokketsu ha distrutto con il suo passaggio. Annullare completamente se stessi è un lavoro enorme, una grande fatica, vuol dire perdere ogni affetto, ogni sensazione che il mondo ti ha dato, perdere se stessi lungo il cammino per divenire il nulla più totale, un essere o un qualcosa di inanimato, un mostro o un fantasma, come nel caso del Senjuu qui presente<Mia signora>continua a danzare, i passi sono lenti, tranquilli, eleganti come se fosse a un vero ricevimento, una vera festa<Non ha sbagliato, è impossibile sbagliare su un qualcosa che fa parte della natura dell'uomo. L'uomo è la creatura più complessa e affascinante di questo mondo, l'uomo è la menzogna più grande che il mondo abbia dato alla natura. Le dico questo perchè sbagliare nel rinnegare il proprio essere è un qualcosa di impossibile; se non fosse stata umana non sarebbe mai venuta a cercarmi per concedermi questo ballo>continua i movimenti di gambe senza fermarsi, 1, 2, 3 e così via. Ciò che dice è dettato dalla sua esperienza in questo campo, di quello che ha fatto in passato e che, purtroppo, sta continuando a fare inconsapevolmente. Ha perso la sua saggezza con il tempo anche se, dalle sue parole, cerca di ritrovarla, forse fallendo ma almeno ci prova, dare un senso nell'aprir bocca<Condivido il suo pensiero e sono contento per lei>è contento solamente per l'accettare se stessa, essere in pace con ciò che è realmente, un qualcosa che il ragazzo ha fatto in anni e anni di solitudine, allenamento e una buona dose di cattiveria nei confronti degli altri; ha ucciso per arrivare a questo punto, per essere in pace con il suo essere più "libertino" e privo di scrupoli<Sicuramente non ho conosciuto tutti quanti nel paese del fuoco ma la filosofia generale del villaggio è quello e no. Lei non è sbagliata e, se posso farlo, non lo dica mai più, è perfetta così com'è>risponde serio ma allo stesso tempo cordiale e gentile come al solito, non è sbagliata, non ha mai pensato una tale cosa e mai lo farà, forse. Quel ragionamento non fa una piega, lo ascolta e approva senza battere ciglio alcuno<Al mondo ci saranno sempre persone tristi che mineranno la felicità altrui ma non è colpa sua, è colpa loro che non sono riusciti nel dare un senso alla propria vita...>lui è un esempio, la sua vita non ha più senso e, difatti, la felicità di Kurona procura in lui un immensa tristezza<Ha ragione, forse è come dice lei>non ha niente da replicare su questo ma continua a godersi la serata tranquillo e beato. [Chk on]

18:43 Hana:
  [Ponte] Scottarsi così tanto da perderne la sensibilità. Non è poi così male, essere immune al fuoco – non trovi? Eppure poi, che senso avrebbe la vita? Ne è ignara, lei, che ancora può sentirne il sapore e la reputa una cosa estremamente sbagliata. Dovrebbe forse comportarsi come ogni ragazzo della sua età, godersi la vita, fare i propri errori ed imparare da quest’ultimi – smettere di voler essere così “calibrata”, così un “centro nel mezzo”. Eppure, non ci riesce. < Non posso negarlo.> flebilmente, asseconda la sua idea – in questo frangente, se non fosse stata umana non sarebbe arrivata fin lì per cercarlo e regalargli un ballo che continua a perpetuare, dipanarsi sul ponte come se nulla fosse. Eppure, se lei fosse stata semplicemente un oggetto nelle mani di chi avrebbe potuto commissionare la tua morte? A quel punto, fino a dove sarebbe potuta essere umana? < Nh?> rialza lo sguardo, rincontra i suoi occhi, arresta per un momento i suoi passi prima di seguire quello nuovo composto dalla controparte < Contento per me?> batte le palpebre sfarfallando quei due ventagli composti dalle ciglia < E perché qualcuno dovrebbe essere contento per me?> soprattutto un estraneo. Adesso, chi è il buonista di turno? Se non è una maschera la tua, allora non comprende. Come si può essere felice per qualcuno che non si conosce? Qualcuno che potrebbe essere anche una minaccia, magari. < Immagino sia una frase di convenienza.> lei è stata nutrita a frasi di convenienza, del resto. Comprenderebbe qualora si trattasse di questo: eppure da quando è iniziata questa conversazione sembra essersi ripromessa di non scadere in convenzioni eccessive. Ed è quasi ironico pensarla ora, dispensare uno sguardo verso Kurako che sembra quasi docile – mista ad una dolcezza nostalgica. Quanto vorrebbe credergli? Quanto vorrebbe essere… perfetta. < Sono quanto più lontano possa esistere dalla perfezione. Eppure, un giorno, forse…> lo sarò. Un giorno sarà l’oggetto perfetto. Per l’ennesima volta sembra arrestare il proprio passo, forzando Kurako ad interrompere quella marcia pedissequa e lenta. Persone tristi? < Se un cieco calpesta una formica, fin dove può essere colpa del cieco la morte della formica?> scuote il capo sensibilmente, lasciando che i capelli puntellino le proprie guance. < Se una persona mina alla felicità altrui per cercare la propria, non è sempre detto che lo faccia in maniera consapevole.> certo, non sta giustificando un comportamento simile, sta semplicemente cercando la “via alternativa”. < Se io fossi una delle sue ipotizzate “persone tristi” senza uno scopo nella vita, e la cosa non mi stesse bene, proverei a cercarne uno.> ma del resto, di che si preoccupa? E’ un oggetto. Fin quando sarà utile allora potrà essere usato. Poi, un giorno, la butteranno – finirà in un mercatino delle pulci, a prezzo ribassato. Forse la ricompreranno. Forse non verrà mai più usata. Ma perché fasciarsi la testa prima di cadere? Attenderà il declino dell’impero per decidere sul da farsi. < Ad ogni modo > lentamente, distaccherebbe le proprie mani da quelle altrui ricercando con le dita affusolate la maschera che penzola sul collo. Se la sfila, lentamente, tentando di lasciarla ricadere intorno al collo altrui investendolo dal capo senza forzature. Ammesso e concesso fosse riuscita, la lascerebbe a lui indietreggiando d’un passo e ringraziando del ballo con un mezzo inchino che vedrà il capo altrui calare per brevi secondi, e poi issarsi. < Qualora lei fosse davvero intenzionato a rivedermi, allora saprà già dove cercarmi.> a Konoha, del resto ne ha dedotto la provenienza. Non gli sarà difficile incontrarla prima o poi. < Per il resto, la ringrazio per avermi concesso una parentesi della sua vita.> un altro passo all’indietro per poi piegare le gambe e darsi una spinta di reni: issandosi, proverà a balzare sul passamano lasciando che il chakra fluisca dagli tsubo dei piedi, investendone le suole ed il passamano del ponte. < Sayounara, Kurako > pigolerà, dando lui le spalle e congedandosi così – riprendendo la propria strada verso Konoha ammesso e concesso non sia lui a fermarla. [ Chakra ON]

19:04 Kurako:
  [Ponte] Una bella domanda se non conoscesse già la risposta, perchè è contento per lei? Ci sono tanti motivi per cui lo è ma quello principale e forse il più importante di tutti è che non è stata costretta a fare ciò che lui ha fatto. Non la conosce e può solo dedurlo ma lo sente, sente che non ha fatto niente, non ha intrapreso la stessa strada del ragazzo, non ha fatto i suoi stessi sbagli per capire chi è e accettarsi completamente. Ha vissuto una vita pericolosa, intensa e distruttiva solo per diventare ciò che è adesso ma tutto questo, il suo pensiero, la sua vita, la sua storia...non può farne parola, per quanto ne sappia può rivelarsi anche una minaccia più grande di quanto sembri<No, non è una frase di convenienza>una risposta secca, fin troppo forse ma non può lasciar correre. Ogni parola detta, ogni singola frase uscita dalla bocca del Senjuu ha uno scopo bene preciso, un significato, magari non riflette quella saggezza di un tempo ma il significato che vi è dietro è quanto di più profondo possa esserci. I discorsi, le parole, i pensieri, riflettono la sua vita e in base a questo da i suoi consigli, fa le sue osservazioni<Mi dispiace di non poter essere più esplicito ma si fidi, non l'ho detta per puro caso>ribadisce, non può dire la verità eppure vorrebbe, spiegare il perchè di quelle parole ma che cosa otterrebbe? E' una konohana e come tale se la ritroverebbe contro se si venisse a sapere ogni cosa del suo passato, gli scheletri nell'armadio, piccoli peccati mischiati a peccati più grandi e gravi<Non ha capito...>ferma quel ballo troppo a lungo prolungato. Guarda Hana negli occhi, la fissa senza distogliere lo sguardo<La vera perfezione non esiste. Per diventare perfetti bisogna accontentare chiunque, compresi noi stessi ma è un lavoro impossibile che porta all'autodistruzione>non parla di perfezione fisica perchè quella è facilmente trovabile in giro e ne ha viste fin troppe di kunoichi o ragazze da fisico perfetto per poi rivelarsi donne noiose o inutile per il quieto vivere del mondo<Non la conosco ed è vero ma cerchi di non cambiare se stessa. Sicuramente avrà i suoi buoni motivi...>d'altronde vuole smettere di essere umana e purtroppo non può sapere cosa c'è dietro questa decisione tanto estrema<...ma sia se stessa, ecco cosa vuol dire per me la perfezione e, sempre per me, questo vuol dire anche accettare se stessi in tutto e per tutto>un ragionamento strano ma riflette, almeno in parte, il pensiero del Senjuu su questo argomento. Le ultime parole vengono recepite ma non ribatte ne risponde, resta silente ad ascoltarla, a guardarla e poi quel gesto inaspettato; sente la maschera avvolgergli il collo, un dono da parte della Hyuga. Le sopracciglia vengono alzate leggermente mostrando uno sguardo sorpreso, perchè questo gesto? Non ha idea di quale sia la risposta ma lo accetta volentieri<Sono io a ringraziarla per avermi concesso questa belle serata in sua compagnia>un inchino con cenno del capo annesso<Arrivederla Hana>saluto cordiale mentre la osserva andare via dal ponte così come è venuta. [END]

Hana va alla ricerca di Kurako trovandolo sul ponte tenchi con lo sguardo perso nel panorama serale. I due cominciano a ballare rispettando la promessa fatta da Hana durante il ballo di gala organizzato dal consiglio. Da qui ne scaturisce una discussione che analizza parte del pensiero e della vita dei due ragazzi.