Gyuki e alleati.

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16:02 Kurona:
  [Biblioteca] Quale splendida giornata per far una ricerca nella Biblioteca del Palazzo del Governo? Il sole che picchia sulle vetrate, lascia intravedere un rado strato di polvere nell'aria circostante, negli spicchi che delimitano luce e ombra tra gli scaffali polverosi ed inutilizzati da tempo. O almeno in apparenza. I capelli bianco latte fermati da un kanzashi nero d'ebano intagliato senza orpelli di sorta aggiuntivi. Vestita come al solito con un abito composto da un corpetto di raso morbido, appena irrigidito dalla lavorazione sottostante, i quali gancetti percorrono dalla scollatura del seno, fino alla base del ventre, dove parte uno strato di velo morbido, fitto abbastanza da concedere il solito effetto vedo-non vedo. E' appena tirato su dalla gamba, accavallata sulla gemella a concederle una posizione comoda a ridosso di una delle poltrone che costeggiano i lunghi tavoli dove probabilmente più tardi, qualche deshi si prenderà il tempo per studiare e dar i futuri esami teorici genin. La storia -povera- di una Kusa neutrale. Che non ha gusto ne forma storica. Così come il resto della documentazione che ci si aspetta di trovare sui vari villaggi. Forse è arrivata con lo scopo di prender qualche libro di anatomia che nella Magione non hanno, ma involontariamente, s'è lasciata cadere tra le mani uno di quei tomi sui Bijuu. La loro pericolosità. La loro storia. La storia delle forze portanti. E' un argomnto alquanto affascinante, certo. Di più per il fatto che l'unica forza portante riconosciuta da qui a qualche decennio, è proprio il vecchio Hitomu, conosciuto quattro o tre anni prima in una fugace apparizione a Konoha. E così come Eiji, il vecchio possessore del Nibi, il gatto bicoda di Otogakure no Sato. Si ritrova a fantasticare, forse, per qualche secondo, scorrendo l'indice ed il medio sulle pagine ruvide di quel libro enorme. Passa dal tasso, all'Ibrido, la tartaruga, saettando tra nomi e significati, le forze portanti che hanno fatto la storia. Gli occhi in quella fessura docile si socchiudono appena; anche lei vorrebbe far la storia. La cosa tragica è che la farebbe come cattivo, indubbiamente. Un cattivo con fini umani, buoni, che pochi possono comprendere. E poi, eccolo li. Il bue ottacoda, il simbolo di Kusagakure, vi passa le dita, docile. Come sarebbe portar dentro di se, una forza tanto immensa? Una domanda che avrebbe voluto rivolgere a Hitomu stesso, non fosse tanto impegnata a lavorar per la propria promozione e per il proprio villaggio. La pelle bianca bendata, non recepisce ne caldo, ne freddo, ne la sensazione che da toccar qualcosa. La furia d'esser troppo distante, eppure così vicina. L'hachibi, è così distante da lei. E lei è troppo distante dall'esser forte abbastanza da portar dentro di se un Bijuu. Eppure, il bruciore della curiosità, la spinge a cercar il loco di conservazione; Kumo. Forse--beh- non succede niente se cerca ulteriori informazioni su Kumo-no? Non è ambiziosa- non lo è mai stata. E chiunque la stia spingendo a farlo. E' una parte di lei, che non aveva mai guardato in faccia davvero. [CK ON][Innata on a lvl narrativo][Vestiario:http://i.imgur.com/vPfILjV.jpg]

16:21 Yurashin:
  [Biblioteca] La leggerezza che si dipingerebbe in ogni suo movimento, uno scandir di passi regolari, un battito costante di quelle orme maschili, mentre l'intero corpo sarebbe sospinto dalla volontà propria a percorrere quegli interminabili corridoi, d'una delle strutture più fondamentali, politicamente argomentando, del territorio in cui sarebbe cresciuto. Silente, senza emettere alcuno fonema da quella cavità orale, permettendo ad un misterioso silenzio di abbracciarlo e di avvolgerlo, come una cappa di vetro, a protezione della figura in movimento. Ma perché sarebbe lì? Lo sguardo argentato, perlato di una strana luce, accarezzerebbe quanto scivolerebbe attorno, nell'intenzione di inquadrare una targhetta precisa od una delle indicazioni, come un cartello od una freccia, che potrebbe aiutarlo a raggiungere la biblioteca. Sicuramente singolare la sua presenza presso tale aula, ma avrebbe ricevuto da pochi minuti or sono una lettera, una convocazione, a presentarsi e non negherà la sua disponibilità, soprattutto ad una fanciulla di quel calibro. Una ragazza che la propria mente potrebbe ancora conservare, seppur fugaci, ricordi di varia natura: una missione e qualche incontro sfuggevole, fin troppo. Gli avrebbe sempre destato un pizzico di curiosità, fin dal loro primo incontro, alla magione di Yukio. Una comparsa, un fantasma che si sarebbe dissolto prima ancora di poter essere identificato. Un peccato, reale, eppure quest'oggi avrebbe la possibilità di piegare a questa mancanza. Una camicia bianca, splendente, che rivestirebbe il busto maschile ma non eccessivamente, rilasciando qualche squarcio della propria candida carnagione; la presenza di una giacca nera, esente di manica, si estenderebbe fino ad un altezza pari a quelle delle proprie ginocchia. Inferiormente un pantalone scuro, dal tessuto elasticizzato, in modo tale che possa permettersi la presunzione di compiere movimenti ampi, larghi, senza la preoccupazione che si possano stracciare, in un batter d'occhio. Eppure quella larghezza andrebbe ad annullarsi verso le caviglie, ove il pantalone si restringerebbe, a favore di un paio di sandali, anch'essi scuri, tipici dei Shinobi. Su quel corpo non mancherebbe la presenza del proprio equipaggiamento, disposto all'interno di quelle tasche, legate al bacino posteriormente, e quella duplice coppia di placche, che sarebbero poste lungo gli arti per aumentarne la resistenza. Comode, non inibitori. Leggiadro, in quell'avanzata, quasi come se stesse danzando su una melodia personale, ove il suono dei passi, anch'essi, sembrano divenire più dolci, mansueti. E poi quel capo leggermente inclinato in alto, una fierezza che verrebbe espressa, semplicemente dalla posa assunta, liberando la chioma corvina alle proprie spalle. <...> Un respiro poco più pronunciato sarebbe il segnale d'aver ritrovato quanto cercato e, senza perdersi d'animo, senza esitare ulteriormente, si indirizzerebbe all'interno della biblioteca, aprendo quella porta separatrice, con l'utizzo della mano destra. Cauto movimento, che dovrebbe permettere di inoltrarsi oltre la soglia e permettere un ulteriore passo: la ricerca della Kokketsu. Tenterebbe di far fluire alla mente ogni sorta di informazione possibile, cercando di comporre, come un quadro, ogni spicchio, ogni informazione raccolta anni addietro, per poterla riconoscere con maggior facilità. Così non dovrebbe esser fin troppo complesso ritrovarla e portarsi in sua direzione, con una leggera oscillazione delle braccia, lungo i fianchi. Nulla verrebbe plasmato su quel viso, su quella marmorea maschera; attenderà d'esser sufficientemente vicino prima di modificare la propria espressione. Un dono, un leggero sorriso. Debole, appena pronunciato. E così che si presenterebbe, al cospetto di colei che l'avrebbe richiamato. Non ne comprenderebbe il motivo, ma non sarebbe così seccato nel mostrarsi disponibile. Eroe, occasionale salvatore della noia altrui? [Chakra On][Equip.Scheda]

16:38 Kurona:
  [Biblioteca] Il sangue che disegna due lacrime nere sul volto, unica parte priva di bende quest'oggi in particolare. Le labbra dal colore leggermente più pallido di com'era tempo prima, ed i capelli corvini divenuti bianchi, con sfumature che ricordano il bacino d'un lago. Color verdastro, visibile solo quando oziosamente il sole batte sul capo rendendone visibili i riflessi. Un flusso di sangue esce dalle bende delle dita, ne impregna appena le nocche precedentemente bianche, filtrando verso l'esterno in un laccio che somiglia vagamente al numero da quattro soldi di un maghetto di strada. Un foulard, sparato in aria da un cappello. Quello stesso nasro che s'apre come un pezzo di stoffa, avvolge il libro costringendo se stessa a non cercar oltre. Ad abortire il suo interesse sui demoni. Chiude gli occhi, si massaggia la tempia, nel momento stesso in cui la porta principale della biblioteca cigola annunciando l'arrivo di qualcuno; ah la curiosità, la curiosità è una brutta bestia, ma Kurona ne è pregna abbastanza da ficcanasare dove invece non dovrebbe. Conosce Yurashin, per quel che le è giusto necessario da sapere per iniziar a muover quell'infido verme sotto pelle; la curiosità. Un tonfo segna il sangue che ha posato il tomo al proprio posto, nei pressi di Kurona, mentre mentalmente segna i vari scaffali catalogati in ordine alfabetico; a, b, c, d, e. Ed ecco che il fascio di sangue si sofferma vicino alla K, tentenna appena, prima di rivolgervi lo sguardo stanco. Delle sfumature rosse sulla palpebra, sotto l'occhio, le danno un aspetto spettrale e quanto più, corroso. Forse psicologicamente, forse fisicamente. Del resto, solo la notte prima ha passato del tempo in missione con dei mangia-persone. Che disgusto. <Yoton.> La voce, non è più quella di una ragazza, dati i suoi venticinque anni, s'appresta ad assomigliar maggiormente a quella di una Donna. Non è roca, è morbida, ma solo più.. Sicura, dal timbro più deciso. Il sangue avvolge il libro, sollevandolo alla destra di Yurashi, e riportandolo in direzione di Kurona, che è volta con le spalle contro la finestra, e il busto verso la porta. Quindi di rimpetto a Yurashin che può di certo trovar altre sedie, poltrone, o insomma, quello che preferisce per accomodarsi. La destra appunto, s'apre verso l'esterno, segnando la poltrona al fianco della sua. Il viso pallido disteso, una cicatrice da ustione sull'occhio destro disegna un solco bianco nella pelle riportante il kanji "Giocattolo" e "Inferno". Letto nel complessivo; Jigoku no Omocha, coperto in parte dalla frangetta corta che vi ricade sopra a sfiorarlo. <Immediato, wow. Pensavo di-- dover aspettare giorni.> Insomma, non era immediata la sua richiesta. Aveva in mente di vederlo a breve, o forse andarlo a trovare lei stessa ove pratica il suo mestiere. Abbassa di poco il mento, oscillando la gamba superiore accavallata. <Mhnp, sono contenta che sei arrivato presto, ho delle domande da porti..> Abbassa di nuovo lo sguardo, accogliendo sulle cosce il libro ove è raccontata la storia di Kumo. I suoi capi villaggio, compreso Killer Bee, la forza portante del Demone Ottacoda. Carezza la copertina, semplicemente, aprendola e posando gli occhi sulla prima parte; la storia di Kumo. [Stessi Tag]

Kurona tira un D100 e fa 58

16:59 Yurashin:
  [Biblioteca] Immobile in quella posizione eretta, accanto alla poltrona che supporterebbe il peso d'ella e di quel libro che sfoglierebbe avidamente. La coppia di iridi che si piegherebbero a scrutarla rapidamente, mentre s'avvicinerebbe a lei, potendo probabilmente godersi di quel vestiario non così innocuo ed infantile. Assolutamente non sterile, per i maliziosi pensieri umani, per quel genere maschile che cadrebbe in modo fin troppo debole dinanzi a tale bellezza. Eppure il Chuunin dovrebbe riuscire a mantenere un certo contegno, frutto dell'educazione ricevuta in tenera età, nel proprio luogo natio. Rigida, anche troppa. Simile ad una produzione di automi, capaci di resitere a dolori fisici e psicologici, meglio d'altri essere umani. Inflessibile, dinanzi a tale eleganza presentata. Ed ecco che una piccola mole d'ossigeno verrebbe richiamata dai propri polmoni, facendola vibrare con le corde vocali e lo schiuder delle labbra sarebbe mossa automatica. <Salve, Kokketsu.> Risponderebbe semplicemente con un tono privo di enfasi, mentre andrebbe a catturare, accanto alla fanciulla, un'altra poltrona, su cui riverserebbe momentanea attenzione. Si scosterebbe dunque, portandosi alla destra della ragazza, voltando l'intero corpo affinché possa accomodarsi, abbandonando la propria schiena a quel comodo supporto, mentre le braccia saggerebbero quei braccioli al lati. Una sensazione di comodità che lo pervaderebbe appena, prima di poter ritornare alla realtà, quasi catapultato, nella più totale disponibilità della controparte. <Sarebbe stato poco carino farle attendere fin troppo tempo, Hyena.> Dovrebbe preoccuparsi di averla nominata col nome conosciuto? Fin troppo confidenziale, eppure ignorerebbe una ipotetica reazione, esordendo con un nuovo verbo, con un'altra proposizione. <Son qui, alla sua disponibilità. Mi chieda cosa assale la sua curiosità e, nel limite del possibile, tenterò di colmare questa vacante sensazione.> Piegherebbe appena il capo verso destra, di qualche decina di gradi. <Se mi permette d'aver qualcosa in cambio, chiederei di poterle offrirle qualcosa, sempre se ciò non urti eccessivamente la sua sensibilità.> Una provocazione velata? Potenzialmente. Intanto andrebbe a rilassare i muscoli delle proprie spalle, mentre manterebbe vivo il fluido energetico che scorrerebbe all'interno del proprio organismo. Quel miscuglio, meglio denominato come Chakra, linfa vitale di ogni Shinobi, andrebbe a scorrere impetuoso all'interno di quel sistema circolatorio, fino alla sua naturale fuoriuscita, mediante i punti di fuga. Dovrebbe sentirsi al sicuro? Assolutamente no, seppur possa ritrovarsi in un luogo apparentemente protetto. E così attenderebbe, mentre si preoccuperebbe di iniettare il proprio sguardo contro quell'avverso, permettendo al silenzio o, per meglio dire, all'assenza di ulteriori suoni di accogliere quell'incontro, in attesa di ricevere le domande a cui si preoccuperà. La cosa però lo colpirebbe abbastanza: perché lui? Cosa avrebbe lui che altri Shinobi non posso esaudire? La risposte a queste domande si potrebbero riversare verso un'unica fonte, verso un unico elemento raro ed impossibile da individuarne di simili. Un carattere ereditario, per esser precisi. [Chakra On][Equip.Scheda]

Sfreeze

21:47 Yurashin:
  [Biblioteca] Immobile in quella posizione eretta, accanto alla poltrona che supporterebbe il peso d'ella e di quel libro che sfoglierebbe avidamente. La coppia di iridi che si piegherebbero a scrutarla rapidamente, mentre s'avvicinerebbe a lei, potendo probabilmente godersi di quel vestiario non così innocuo ed infantile. Assolutamente non sterile, per i maliziosi pensieri umani, per quel genere maschile che cadrebbe in modo fin troppo debole dinanzi a tale bellezza. Eppure il Chuunin dovrebbe riuscire a mantenere un certo contegno, frutto dell'educazione ricevuta in tenera età, nel proprio luogo natio. Rigida, anche troppa. Simile ad una produzione di automi, capaci di resitere a dolori fisici e psicologici, meglio d'altri essere umani. Inflessibile, dinanzi a tale eleganza presentata. Ed ecco che una piccola mole d'ossigeno verrebbe richiamata dai propri polmoni, facendola vibrare con le corde vocali e lo schiuder delle labbra sarebbe mossa automatica. <Salve, Kokketsu.> Risponderebbe semplicemente con un tono privo di enfasi, mentre andrebbe a catturare, accanto alla fanciulla, un'altra poltrona, su cui riverserebbe momentanea attenzione. Si scosterebbe dunque, portandosi alla destra della ragazza, voltando l'intero corpo affinché possa accomodarsi, abbandonando la propria schiena a quel comodo supporto, mentre le braccia saggerebbero quei braccioli al lati. Una sensazione di comodità che lo pervaderebbe appena, prima di poter ritornare alla realtà, quasi catapultato, nella più totale disponibilità della controparte. <Sarebbe stato poco carino farle attendere fin troppo tempo, Hyena.> Dovrebbe preoccuparsi di averla nominata col nome conosciuto? Fin troppo confidenziale, eppure ignorerebbe una ipotetica reazione, esordendo con un nuovo verbo, con un'altra proposizione. <Son qui, alla sua disponibilità. Mi chieda cosa assale la sua curiosità e, nel limite del possibile, tenterò di colmare questa vacante sensazione.> Piegherebbe appena il capo verso destra, di qualche decina di gradi. <Se mi permette d'aver qualcosa in cambio, chiederei di poterle offrirle qualcosa, sempre se ciò non urti eccessivamente la sua sensibilità.> Una provocazione velata? Potenzialmente. Intanto andrebbe a rilassare i muscoli delle proprie spalle, mentre manterebbe vivo il fluido energetico che scorrerebbe all'interno del proprio organismo. Quel miscuglio, meglio denominato come Chakra, linfa vitale di ogni Shinobi, andrebbe a scorrere impetuoso all'interno di quel sistema circolatorio, fino alla sua naturale fuoriuscita, mediante i punti di fuga. Dovrebbe sentirsi al sicuro? Assolutamente no, seppur possa ritrovarsi in un luogo apparentemente protetto. E così attenderebbe, mentre si preoccuperebbe di iniettare il proprio sguardo contro quell'avverso, permettendo al silenzio o, per meglio dire, all'assenza di ulteriori suoni di accogliere quell'incontro, in attesa di ricevere le domande a cui si preoccuperà. La cosa però lo colpirebbe abbastanza: perché lui? Cosa avrebbe lui che altri Shinobi non posso esaudire? La risposte a queste domande si potrebbero riversare verso un'unica fonte, verso un unico elemento raro ed impossibile da individuarne di simili. Un carattere ereditario, per esser precisi. [Chakra On][Equip.Scheda]

22:10 Kurona:
  [Biblioteca] Le dita ripercorrono la copertina rigida del tomo ricoperto da un leggerissimo strato di polvere. Bendate e dal tocco morbido, scivolano lungo il lato movibile, scivolano solcando il ruvido contorno fino agli angoli dove oziosamente sosta qualche attimo ascoltando Yurashin dai suoi saluti, ai suoi movimenti. Come se con il solo udito, potesse criptare.. Non tanto le intenzioni del ragazzo, quanto il suo stesso stato d'animo. La reazione a incontrare una figura come Kurona stessa. Una semplice kunoichi, a dire il vero, che ha un non so che di ignoto ed enigmatico. A dir il vero, nessuno -men che Kurona- sa da dove venga. Sa quali obbiettivi reali abbia. Qual'è il suo passato, la sua posizione nel presente, e le ambizioni per il futuro. Si gode il momento, il tiepido sol calante che fa capolino con pochi raggi di scarsa illuminazione sulle vetrate della biblioteca, posizionate esattamente alle sue spalle. Gli occhi dal taglio rilassato, quel colore rosso, che li rende inevitabilmente affilati, in contrasto con un fare serafico e apparentemente magnanimo. Per quanto si sappia aver, anche lei, le sue lame nella manica e veleno sulle labbra. Risponde con un chinarsi del capo, senza guardarlo, mentre si può ben vedere un sorriso tendersi sulle labbra dal colorito pallido, simile ai petali del sakura. <Mi dispiace interromperti..> Lo incalza con gentilezza, tra le sue prime parole, issando la destra che prima posava sulla coscia, al fianco del libro. Proprio dopo averla chiamata con l'appellativo con cui è conosciuta legalmente da quando è stata segnata nel registro famigliare dei "Kokketsu". Il palmo chiuso rivolto verso Yurashin che avanza, in un movimento che vuol ipoteticamente frenare il suo interceder nel discorso che Kurona stessa, ha richiesto. <Non vorrei sembrarti scortese, o poco amichevole..> Un filo di voce caldo, con quella fessura affilata degli occhi che suggerisce di per se, un sorriso gentile e amorevole poco più in basso. <Ma sono una donna molto legata alle tradizioni. Mi sentirei una poco di buono a parmettervi di appellarvi a me senza onorifico..> Una questione di tradiizoni e.. Diciamolo, vecchiaia. In effetti Kurona, sembra -dai modi di fare- molto più vecchia di quel che non è realmente. Sebbene la sua età stessa non suggerisce il suo grado a difesa del villaggio. Decisamente tardiva, come shinobi. Tuttavia, non lo dice con astio, ma come una gentile richiesta, poichè in genere, solo i fidanzati e mariti possono chiamar una donna per nome, o addirittura senza onorifico. Insomma, è un bisogno pudico, prima di tutto. La sinistra che scorreva sull'angolo del libro, issa le prime due pagine, nel tentativo di conoscer di più su Kumo e sul suo rispettivo Raikage. Gli occhi catturan le parole, le frasi, le marchia in mente tenendo la voce di Yurashin come piacevole sottofondo. Caso vuole, che le percezioni le donano il modo di poter seguir due cose senza inciampare sui suoi stessi obbiettivi. Insomma, forse la prima cosa per far un passo che potrebbe determinare la svolta di tutta una vita, determinare una nuova persona, una nuova possibilità, è proprio quello di conoscere il luogo. Le forze armate di Kumo, la sua potenza, il Raikage. Chi è, il Raikage di Kumo? E' esso stesso la forza portante dell'hachibi, o.. Esso è sigillato altrove? Scivola sul foglio cercando tutto quel che le possa esser utile, o possa anche solo interessarla, stortando le labbra appena, verso il basso. <Nhm, vedi.. Yoton, il tuo cognome canta della tua provenienza. O almeno in parte, a dire il vero.> Alza appena le spalle, facendo scivolar lo sguardo verso di lui, leggermente. <E se c'è una cosa che odio, è non sapere. Soprattutto se il non sapere è legato all'amore che provo verso una persona.> Amore? Ossessione? Ah, accidenti. Preme appena le labbra tra loro, leggere, prendon e si ruban come un flusso immediato, un po di piacevole colore. <Non ho potuto far a meno di notare l'avversità di Yukio-sama verso il Villaggio della Nebbia, verso i suoi abitanti, astio leggero, sedato che sia, ma A-s-t-io.> Scandendo lentamente l'ultima parola, abbassando nuovamente lo sguardo sul suo tomo, dondolando la caviglia superiore, delle gambe accavallate. <Magari tu.. Potevi saper qualcosa in più, che io non so.>[Ck on][Innata on descrittiva]

23:01 Yurashin:
  [Biblioteca] Il corpo proprio che non affonderebbe nella comodità presentata dallo schienale, mantenendo pur sempre eretta la propria colonna vertebrale, senza sbilanciarsi in qualche direzione. Accoglierebbe quel blocco verbale con un leggero stupore che vibrerebbe di poco alla superficie, sospinta maggiormente da quella curiosità prodotta dal movimento altrui, di quella mano che tenderebbe ad impedire nuovo proferire. La ascolterebbe, anche con attenzione, rilasciando una sensazione di distacco maggiore, una linea che distanzierebbe ancora di più quei due corpi, seppur fisicamente siano casualmente vicini. Eppure la comprenderebbe, capirebbe il consono quanto corretto ragionamento e la rispetterebbe, ricordandosi di utilizzare l'onorifico, nel caso in cui voglia chiamarla col nome conosciuto, così come volontà d'egli chiederebbe. Non una seccatura, ma semplicemente una prassi che abbraccerebbe, senza preoccuparsi eccessivamente. Un appunto, dal valore di una freccia, che si trafiggerebbe in una corazza non ancora così resistente e dura. Assunto tale colpo, farebbe in modo tale da non lasciarsi nuovamente impreparato. Il silenzio che nuovamente calerebbe, permettendo alla fanciulla di presentare i propri dubbi ed il motivo per il quale sarebbe stato convocato lì il figlio di Kiri. Il volto che, come spugna, andrebbe ad assorbire ogni espressione, ogni mimica facciale, peer consegnare uno sguardo neutrale, difeso dalle proprie iridi. Passive. Quasi come se fossero nebbia, fitta, per l'anima che si celerebbe al suo interno. Potenzialmente, tempo addietro, sarebbe esploso nel proporre alla mente alcuni ricordi, frangenti di una trascorsa vita, fin troppo pungenti per la sensibilità maschile; ora, dinanzi a quella fastidiosa domanda, non paleserebbe altro che una serietà fin troppa enigmatica. <Il Clan Yoton, il Clan Leggendario di Kirigakure no Sato.> Quasi un sussurro, flebile, appena pronunciato dalle proprie labbra, ma facilmente coglibili dalla ragazza lì presente. Espresso con un pizzico di fierezza che non mancherebbe, come se solo lui potesse essere degno di pronunciare quella presentazione, come se altri sporcassero tale nome semplicemente pronunciandolo. Fugace lo sguardo a portarsi altrove, verso l'intera sala, ove le persone andrebbero a distanziarsi, lasciando che possa ritrovarsi in un ambiente sempre meno affolato. <La sua richiesta d'informazione poteva essere ovvia, ma ora ne ho la conferma.> Esordirebbe, tastando saggiamente il campo su cui dovrà destreggiare abilmente. <E sicuramente sono informazioni che non troverà su dei semplici tomi. Soltanto Yukio-Sama potrebbe esaudire la sua sete e, mi scusi se porgo domanda, perché non avanza ciò proprio a tale persona?> Cortese, anche in quel riversare la domanda. <Personalmente, che venga definito astio od altro termine, non mi preoccupa eccessivamente.> Respiro poco più carico, profondo. <Posso ipotizzare che abbia avuto qualche semplice diverbio con un esponente del mio Villaggio natio ed abbia dato vita a questa sensazione. Ora, che io ricordi, non sembrerebbe che vi siano ulteriori problemi.> E la propria furbizia verrebbe attinta, per l'occasione: <Che io ricordi, ha avuto autorizzazione di concedere le famose spade sacre, tesoro di cui il nostro Villaggio ha sempre posto un certo vanto, a persone qualificate, a suo giudizio.> Un avvenimento potrebbe essere sottovalutato da un qualsiasi abitante, ma non per chi è nato in quel paese. Un affronto? Molti l'avranno pensato, molti avranno posto spazio a proteste a riguardo, eppure nulla è mutato. Che la determinazione del Tessai sia così indistruttibile? Una domanda che non potrebbe mai ritrovare una risposta, purtroppo. Sigillerebbe indi le labbra, non proseguendo ulteriormente. Che abbia bloccato ogni tentativo avverso di conoscere altro? Assolutamente no, ma deve comprendere quanto possa importante e prezioso questo quantitativo di informazioni. Le sue saranno pur sempre limitate rispetto al testimone di quella catastrofe, decenni or sono, ma ha potuto assaggiarle ugualmente. <Posso chiederle che tipo di legame scorre fra lei e Yukio-Sama, se non sono troppo indiscreto?> Sarebbe così errato chiedere? Almeno ci avrebbe portato, escludendo futili perifrasi. Direttamente al sodo, in questa situazione. [Chakra On][Equip.Scheda]

23:25 Kurona:
  [Biblioteca] Lo scivolar delle pagine crea un fruscio che fa dell'ambientazione il giusto sottofondo. A volte si sofferma a legger a lungo, a volte salta intere pagine di storia che con tutte le probabilità risalgon all'esser stato maestro di Naruto Uzumaki stesso quando doveva imparar a dominare il Kyubi ora appartenente a Hitomu. E mentre legge, ascolta, par assorta nei pensieri più svariati che possiamo immaginare, fa scivolar la sinistra su un mezzo-busto della vecchia famiglia Uzumaki. Naruto-sama, Minato-sama, Killer Bee-sama, grandi eroi, grandi figure. La fetta dolce e buona del mondo. Come le sarebbe piaciuto conoscerli, e magari viver in quei tempi, e lasciarsi trascinare da occhi chiari e sorrisi raggianti. Scivola con le dita sulle immagini, somigliando per qualche momento a semplicemente una donna che guarda un libro di racconti e osserva le immagini, mentre i kana si susseguono da destra a sinistra, dall'alto, verso il basso, in righe ordinate e immagini. Con un sospiro leggero, le mani tornano a sostare ai lati della pagina, limitandosi a rialzare semplicemente con le unghie al di sotto delle bende che ricoprono le braccia, così come il collo e le mani. <Nh.> La lingua che sol preme verso il centro dell'arcata superiore, un solo verso leggero che vuol esprimere il seguire il discorso altrui: Yukio è probabilmente vittima -o causa- di un vecchio diverbio con un abitante del citato villaggio. Certo, non che l'abbia ignorato in precedenza, la sua richiesta di poterle offrir qualcosa è stata recepita e lentamente, verrà elaborato, dando ad ogni richiesta il proprio momento. Se Yurashin vuol esibirsi in gentilezza pura verso la Iena, lei non è nessuno per reclinarlo, a sui rischio e pericolo -ovviamente-. Gli occhi si son issati il giusto per guardarlo fugacemente, di sbieco, ora tornano tra le pagine che scivolano in avanti, curiosa di saper altro: Il rapporto tra l'ultima -o corrente- forza portante dell'Hachibi e il demone stesso. L'indole del demone. Sa, per averlo studiato tempo addietro, che i Demoni son mutabili. A volte sono come un perfetto vestito, si adattano alla propria forza portante. Altre volte, la sommergono. Come tutte le bestie, o dominano, o si fanno dominare. Ingoia un groppo di saliva al solo pensiero di poter sentir qualcosa di parzialmente vicino al potere immenso del Rikudo Sannin. Gli occhi si chiudono una volta raggiunte le informazioni, le imprime, ripete mentalmente, mentre il tono di Yurashin scema a concederle la parola, la sua curiosità, o forse la necessità vera e propria di sapere cosa scorre tra lei e Yukio. La destra che s'alza a massaggiar l'interno degli occhi rossi, chiudendoli, mentre la destra si avviluppa sul retro del tomo, chiudendolo con un tonfo sordo, dall'odor di polvere. <Alcune persone...> La voce è stanca, lievemente cagionevole, come se potesse crollare da un momento all'altro in un sonno profondo. S'alza dalla poltroncina al fianco dell'uomo, muovendo un passo, un altro, ondeggianti e stanchi, flemmatici, tornando verso gli scaffali della lettera "K". <Le puoi proteggere, comprendere, amare, da lontano.> Abbassa di poco il viso, pensando a Yukio. Quell'uomo. Quel disastro, che ama. <Yukio non è molto diverso dagli altri, e posso dire di conoscerlo bene.> ... <La cosa migliore con lui, è sapere, ma attender che sia lui a dire, per poter affrontar le ferite e suturare i suoi tagli.> C'è una vibrazione, in quella voce. Mentre gli da le spalle, e piano, muove il tomo a ri-inserirsi tra due libri, nello stesso posto in cui l'ha sfilato in precedenza. Lo guarda con curiosità, carezza la copertina con il palmo. Una di quelle vibrazioni calde, piacevoli, che in silenzio, invidi con tutto te stesso. Forse non proprio con cattiveria. Forse.. non proprio con mera bontà d'animo. <Penso di poter dire..> Muove un passo, un nuovo scaffale. <Che lui sia la mia anima gemella.> Soulmate. Ma senza confermar dubbi. Ne dar vere risposte. Oh, ama Yukio? Quello non è un segreto. Con tutta se stessa, lo ama. Tuttavia non assicura una relazione tra i due. Ne, in alcun modo, smentisce in caso fosse il contrario. Scivola avanti con le dita, si dirige verso la "G" di Gyuki - Hachibi, ne tira l'angolo, non lo guarda in faccia.. <Ti sarei grata, se tu potessi dirmi di più di quel che io già non sappia.> Lo ribadisce, notando come una serpe le vaghe informazioni dell'abitante del villaggio della nebbia. Issa lo sguardo su di lui, ma non c'è niente di scontroso, o acido, o irritato. E' tranquilla, in modo disarmante. Determinata. <Vengo sempre a scoprire quello che voglio, Yoton-san.. In un modo, o nell'altro..> [Ck on][Stessi tag]

19:08 Kurona:
  [Biblioteca] Tomo, libricino che sia, abbassa lo sguardo quando lo fa aprir al centro su una mano sola, facendo puntellare la fine del libro contro il costato, così che non le cada a terra e possa leggerlo e usar la mano opposta per poggiarsi alla struttura lignea dello scaffale, così da guardar Yurashin alzarsi in sottecchi, tramite spiragli tra libri e legno. Una sola fessura di fuoco che spunta tra le trafile della terza riga dall'altro, essendo lei piuttosto bassa, nella media femmiline insomma. Lo sguardo si scosta quando incalza il suo discorso, prendendo a muover tonfi ritmici contro il pavimento, che s'allontanano inizialmente, finendo per ascoltarlo come ha fatto in precedenza, con disattenzione apparente, sebbene si presuppone sia un argomento che le stia a cuore. Ma le informazioni sull'Ottacoda, il suo carattere, il suo attaccamento alla forza portante attuale. O insomma, il suo attaccamento generale a quelli che furono. Il carattere. La forza. Le caratteristiche principali. La forma. Una ricerca che spazia a dire il vero, dal territorio di Kumo -comprese le forze militari- al suo kage, alle sue tradizioni, le sue credenze, il suo attaccamento al demone. La risposta che vorrebbe darsi è: Come posso strappar il Gyuki alle mani di Kumo? Forse, effettivamente, dovrebbe divenir mukenin e dimostrar attaccamento per le terre di Kumo. O forse, dovrebbe votarsi ad esser allieva del Kage, promettere fedeltà, inginocchiarsi ad un altro villaggio e chinar il capo scoprendogli la nuca. Le labbra si serrano, scorrendo tra le parole del libro, gli occhi si socchiudono. <Mhn.> Tra le sue parole, a tre scaffali di distanza, ne esce un mugolio dolce, basso, come a voler soppesar le sue parole. <Un patto.> Un patto con Kurona, davvero? Gli occhi slittano, scarlatti, fino ad affondare come punte di spillo nei suoi, scivolando tra libri e polvere, e legno. <Mi chiedi di non ledere la tua salute.> Il capo si muove verso la spalla, pende a ridosso d'essa. <Yoton... Credi che sia nelle mie intenzioni farti del male, prima o poi?> Insomma, come se lei si svegliasse la mattina con l'istinto di uccidere. Succede, però non spesso. E poi, insomma, finchè Yurashin non si trova con lei in quei momenti, perchè dovrebbe temere. Aggrotta le sopracciglia confusa. Come a dar dell'assassino ad un paladino. Cosa che lei per altro si sente. <Mi... Temi?> Come un cane che non capisce un ordine. Lo stesso sguardo confuso e disperso. [CK ON]

19:35 Yurashin:
  [Biblioteca] Un mugugno, leggero, appena pronunciato dalle proprie labbra, mentre farebbe fluire delicatamente ogni fonema avverso, come se stesse constatando come destreggiarsi nei migliori dei modi; intanto ignorerebbe totalmente gli avversi pensieri a riguardo del Bijuu tanto ricercato, con avidità quasi. <Non tergiversi quanto abbia richiesto.> Andrebbe a rettificare, con cura, mantenendo pur sempre un tono educato. Gentile. <La salute è semplicemente un frangente. Potrebbe ledere senza intaccare direttamente la mia salute.> Vorrebbe evitare di creare punti di fuga, coperture nell'azione d'ella, in caso in cui quest'ultima accettasse quanto proposto dal giovane. <Ad ogni modo...> Riprenderebbe nuovamente respiro, in modo profondo, gonfiando i polmoni e svuotandoli solo dopo qualche secondo, in cui il fiato rimarrebbe bloccato in quella cassa toracica. <Non conosco minimamente il suo modo di ragionare, ma cerco di prevenire ogni situazione spiacevole.> Cosa vorrebbe mai intendere? <Come espresso, alcune informazioni mi riguardano e le potrebbero conferire la possibilità di...> Un silenzio che cala qualche istante, come se stesse individuando il migliore termine da utilizzare: <...infastidirmi.> Le labbra che si piegherebbero appena in una smorfia, debole nella sua composizione e nella sua durata, lasciando che sfumi velocemente in quella neutralità che sarebbe padrona, di quel viso così candido. <Con ciò, tale mia richiesta. E' come conferire un'arma ad una persona di cui non si conosce praticamente nulla. Non si assicurerebbe che questa persona mostri la sua fiducia in cotale modo, assicurando un atto di incolumità?> Sembrerebbe quasi che stia spiegando, per filo e per segno, cosa baleni nella propria mente, con una sicurezza disarmante. <Oltremodo, se i nostri sentieri dovessero nuovamente incrociarsi, in un imminente o distante futuro, non potrebbe risultare interessante un filo di complicità?> E qui che sorriderebbe, come se non desse alcun limite alla progressione di questo patto; ovviamente escludendo finali negativi. Che voglia far sbocciare qualcosa di interessante e quanto meno noioso? <Credo che il temere sia il termine inadatto, dinanzi a tale situazione.> Commenterebbe a riguardo, di quell'ultima domanda, mentre prenderebbe nuovamente parola: <Starei richiedendo delle garanzie, della fiducia così come lei ne ha richiesto per la sua sete di conoscenza.> Penderebbe il capo, anch'egli, nella stessa direzione, in modo analogo all'altra. Ed ecco un sussurro, una tonalità di voce più leggero, eppure sarebbe avvertibile, dato che quella stanza si svuoterebbe totalmente. Finalmente soli, probabilmente. <E' così arduo per lei accettare ciò?> Non una preghiera, non un incitar ad accettare, ma vorrebbe analizzarne la psicologia avversa, sulla difficoltà nel cedere così facilmente a quella richiesta. <Non le chiedo di divenire migliori amici, compagni inseparabili d'ogni avventura.> Quasi provocatorio, in quest'ultima proposizione, lasciando che il passo proprio esordisca, in un movimento lento, per far sì che possa avvicinarsi appena alla fanciulla, senza eccedere, arrestando il proprio passo, se fosse possibile, a qualche metro, dinanzi a Kurona. <Kokketsu-San?> Un'ultima scrollata, dall'accento quasi dolce. Eppure estremamente cauto, mantenendo costante il processo di impasto del proprio chakra. Avrebbe appena compiuto un passo, sia metaforicamente e sia realmente; si troverà a metà strada da solo? [Chakra On][Equip.Scheda]

20:56 Kurona:
 Si trova a legger più volte la stessa frase, come chi è distratto da qualcosa o qualcuno, le folte ciglia abbassate sul libro che dovrebbe esser totalmente dedicato al Gyuki ed alle informazioni che lo riguardano. Del resto lascia parlar l'altro, le sue necessità, le sue richieste e motivazioni che siano. Certamente, si prospetta tutto più interessante di quel che doveva esser all'inizio, a dire il vero. Ora che ci pensa, tra quelle righe nere che si susseguono tra macchie color foglio e inchiostro, pondera su quel che ha visto fare a Yurashin, la sua abilità in campo. Non s'è trovata spesso al suo fianco, a dire il vero, ma ha avuto modo e piacere di osservarlo in qualche occasione, in modo fugace. Dovrebbe migliorare, sicuramente, ma ha del potenziale che potrebbe esser sfruttato correttamente, se affiancato ad un'arpia come Kurona. Glielo si legge in faccia, il ponderare su richieste e parole, mollandolo a metà delle sue e lasciandolo parlare in pace, mentre lentamente, ritorna in direzione della lettera G, lasciandosi seguire senza far una piega. Gli occhi catturano gli ultimi hirakana e katakana, prima di chiudere il libro con un poderoso tonfo. Oh, la cosa più onesta che potrebbe dirgli, è proprio che Kurona è la persona meno onesta con cui far un patto. Forse Yukio, Yukio che è l'uomo dei patti, sa mantenerli e onorarli, lei.. Beh, lei mangia un po in un piatto, un po nell'altro, senza chieder niente a nessuno. L'incrinazione del viso passa da pensiero, a sorrisetto soddisfatto quando Yurashin si rivela più intelligente di quanto avesse pensato: Non è da Kurona ledere al fisico altrui, quanto alla psiche. Scivola su di lui con lo sguardo, posando il libro in modo distratto al suo posto. Flemmatica e tranquilla, con quei capelli bianchi come la neve, che la fanno apparire come un fiore fragile ed intoccabile. <Garanzie.> Lo ripete come se volesse saggiarlo contro il proprio palato. Una parola che le si rigira sulla lingua come un frutto esotico, nuovo. Lei si muove a sua volta verso di lui, flemmatica, con un passo lento e calmo. <Permettimi di chiamarti per nome.. uhn-- Yurashin.> Allunga la destra, la sinistra, a cogliergli una mano sola, in un modo talmente dolce.. Da apparire materno. <Se temi d'esser ferito.. qui..> Issando la destra a toccargli la tempia, sfiorandola soltanto. <Allora preparati ad esser fatto a pezzi. Divorato e sputato. Come se tu non fossi altro che un pezzo di carne, fastidioso, tra di denti della vita.> Parole taglienti su labbra come petali di Sakura. E l'odor di thè che si trascina dietro, è come, fuori luogo nel suo stesso corpo. Gli scosterebbe i capelli, dietro l'orecchio, scivolando verso il basso, verso la gota, con il solo dorso delle dita. <Nessuno avrà clemenza con te. Ne loro. Ne altri. Ne me. Ne i tuoi nemici. Ne i tuoi amici.> .. <Ti ho visto lottare. Ti visto usare la tua innata ed esser in pericolo. Tuttavia, non sei ancora abbastanza forte da affiancarmi.> Abbassa gli occhi, la mano catturerebbe ancora la sua, docile, mentre la destra s'isserebbe tra i seni gonfi, ma non volgari, per esser stata una madre. <Non nel fisico, Yoton, ma nella mente. Se vuoi una garanzia, posso darti la miglior lezione che potrei lasciar a qualcuno in questa vita.> Sfila, secca, veloce, un kunai dorato le trapassa le bende e la mano, senza ledere parti vitali, pungendogli il palmo, e creandogli un taglietto, non troppo doloroso. Fosse riuscita, gli stringerebbe la mano. Un moto passionale, quasi, facendo fluire il suo stesso sangue nel corpo dello Yoton, che, al momento, non sentirà assolutamente niente, al momento, solo una fitta torpida.. <Nh- Non-> Sfila il kunai, nero pece sulla lama. <Non esistono garanzie. Esistono nemici. E meno nemici. E tutti e due finiranno per farti male, in qualche modo.> Le dita tra quelle dello Yoton, in un altro momento, sarebbe sembrato un gesto romantico, ma.. Non ora. <Se vuoi esser mio partner di combattimento, devi farti più male. Quando tornerò, se ti sarai fatto a pezzi, e ti sarai ricostruito con le tue sole mani, ti darò tutto quello che vuoi. Pure il mio fianco destro.> Abbassa il capo, leggera, sfilando la mano dalla sua e prendendo a camminare, leggermente dolorante, verso l'uscita dagli scaffali. <Se hai bisogno d'aiuto, rivolgiti a Yukio Kokketsu. Aspetto la risposta alla mia domanda, se sarai tanto cortese da scriver una missiva. A presto, Yurashin Yoton del Villaggio della Nebbia.> [END][Kokketsu no hijutsu on]

21:50 Yurashin:
  [Biblioteca] Un gioco, probabilmente, per folli. Una pazzia che pochi avrebbero aderito con così tanta semplicità. Sfida che si tramuterebbe in un'impresa di maggior rilevanza, soprattutto dal punto di vista del figlio di Kiri. Quest'ultimo potrà notare l'avanzar d'ella, con quegli atti così gentili, docili e premurosi. Eppure sarebbe questo a fargli scattare una semplice reazione, dal modo in cui l'altra sembrerebbe troppo vicina alla propria anima, troppa impegnata ad accarezzargliela senza alcun problema. Prima le distanze e poi quel calar di confidenza improvviso? Sicuramente la cosa non sembrerebbe urtarlo, ma sicuramente preoccupare ed incentivare i propri sensi, seppur non lo dimostri all'esterno, mantenendo saldo quell'espressione facciale. <Nessun problema, ma sarebbe ideale che mi permettesse di condividere tale scelta, Hyena.> In modo totalmente simile alla controparte: non demorderebbe così facilmente. Cede qualcosa per ottenerne qualcosa di egual misura, di egual peso. Intanto che la ragazza si preoccuperebbe di raccogliere le sue mani attorno alla propria, poi quelle carezze lungo il viso e quelle parole così dolci quanto taglienti, qualcosa muterebbe dentro di sé. Volontà del giovane si concretizzerebbe nel risveglio dei propri geni innati, immettendo in quell'impasto di chakra, già prepotente e corposo, anche la sua affinità elementare, sia con il Katon che Doton. Queste andrebbero ad unirsi, a compattarsi, in modo tale da permettere al giovane di poter usufruire di una capacità unica e rara, di attingere ad una energia crescente che divamperebbe all'interno del proprio organismo. Ne sentirebbe l'essenza, così calda e profonda. <Mh?> Semplice mugugnar, dal tono interrogativo, non comprendendo dove voglia l'altra giungere, non intuendo su quali base lei possa giudicare la sua prontezza e la sua forza, se non per qualche rapido, fin troppo, incontro su un campo da combattimento. Si sentirebbe quasi sottovalutato e la cosa non lo infastidisce, ma anziché lo inciterebbe a mostare il suo reale potenziale. E come una fiamma, dentro sé, andrebbe ad ingrandirsi, ad irrompere ogni limite e far sì che quel potere si accumuli, come se fosse pronto ad esplodere, in un sol batter di ciglia. E poi? Ciò che probabilmente si sarebbe atteso, ma non si sottrarrebbe, come se non fosse impreparato dinanzi a quella situazione. Potrebbe quasi percepire l'intento della Kokketsu, notando come un Kunai dorato diventi color pece, dopo che le due mani, di lui e di lei, si uniscono in una posa così romantica. Eppure quel taglietto gli farebbe appena crollare quella maschera marmorea, segnando un... sorriso. Esattamente, non risulterebbe così fastidioso ed il contatto femminile sembrerebbe adeguato alla situazione. Compierebbe quasi un passo, semplice, in avanti, riducendo ulteriormente le distanze, a voler segare lo sguardo cremisi, scarlatto, col proprio grigio, argentato. Abbasserebbe appena il capo, per la differenza d'altezza e far sì che possa ascoltare qualsiasi parola che verrebbe professata. <Sopporterò ogni dolore, se questa risulterebbe la mia garanzia.> Soggiungerebbe poi, con un soffio appena accennato, che potrebbe quasi slanciarsi sulle labbra altrui. <Chi ha argomentato di combattimento e fianco destro?> Distenderebbe maggiormente il proprio sorriso, quasi rivelando una sfumatura leggermente sadica. Un istante, non di più. <Se per te non esistono mezze scelte...> Data quello scambio di sangue, così intimo. <Permettimi che io non mi accontenti di una metà.> Che la stia reclamando totalmente? Capo che si abbasserebbe ulteriormente, spingendo appena il busto innanzi. Sembrerebbe quasi intenzionato a baciarla, ad assaggiare quelle labbra, quando, a poco spazio, calerebbe verso il basso, ove la mano, vittima di quel taglio, andrebbe a mutare repentinamente la presa, ancora prima che l'altra possa congedarsi con così tanta rapida. La stringerebbe, quanto necessario, per farle comprendere che non le permetterebbe di andarsene così facilmente. Farebbe leva sulle dita, per ottenere maggiore trazione con cui mantenere salda la presa. Udirebbe anche le ultime parole, quando si accennerebbe a qualche problema e di procedere ad un consanguineo d'ella. Quasi ignorerebbe quella parte, ma risulterebbe necessario affinché concluda la propria opera, poggiando delicatamente le labbra su quel dorso della mano femminile. Un dolce, davvero, baciamano compiuto con eleganza, con le gambe proprie che andrebbero quasi a piegarsi, a favore della Kusana e della sua altezza. Un gesto da principe, in parole povere. Un contatto leggero, a percepire quella pelle, se fosse possibile. Si distacca di qualche centimetro, non di più, per far sì che le labbra si schiudano, appena, per formare un foro. Un canale, ma per trasportare cosa? Chakra lavico. Infatti, riducendone accuratamente la temperatura, equilibrando perfettamente quel potere, moderandolo, andrebbe a far scorrere dalle ghiandole salivari un paio di gocce, se così potremo definire, di lava, per causarle una minuscola scottatura, un usione di primo grado. Passeggera, non richiedente di uno sguardo medico. Tutto ciò permesso dal fatto che quello utilizzato risulti essere un lava particolare, elemento indiscusso del proprio essere. Apparantemente viscido, come gesto, ma anche stranamente gentile. Uno scambio di effusioni, no? Per lei, il sangue. Per lui, la lava. Quasi come promesse siglate, una dichiarazione di intenti e di... sentimenti? Potremo aggiungere anche ciò? <Attenderò il tuo ritorno...> Lascerebbe così la presa, in modo graduale, non distanziandosi rapidamente, ma quasi sfruttando quegli ultimi istanti, per accarezzare ulteriormente. E poi la dipartita d'ella, che verrebbe seguita dal Chuunin. Un semplice cenno del capo, mentre la accompagnerebbe all'esterno, in segno di risposta positiva alla richiesta originale. E qui che: <Kokketsu Hyena.> Non gli interesserebbe il villaggio, ma sarebbe sufficiente quel nominativo, seppur non sia conosciente del fatto che sia un nome differente da quello reale. Che peccato. Scomparirebbe così, nell'oscurità più totale. [Chakra On][Equip.Scheda][Arte Della Fusione II][End]

Kurona convoca Yurashin per capir di più sull'avversione di Yukio contro gli abitanti di Kiri notata da tre anni a questa parte. (Verso lo stesso Yurashin alla cattedrale, e verso Jinto, esponente del clan Oboro)

Da qui ne esce un discorso interessante tra i due, alternato alle ricerche su Kumo, Kage di Kumo, demone e forza portante attuale -se presente-.
Il tutto si conclude con qualche goccia di sangue nero e qualche goccia di lava.

Yurashin dovrà subire l'inizio di una trasformazione Kokketsu senza mai divenirlo realmente, avrà solo i principi della trasformazione, ovvero dolore perpetuo e la sensazione che il sangue stia divorando il tuo. Ma MOLTO più leggera della trasformazione reale (che è paragonata alle pene dell'inferno).
Il tutto, fino al ritorno di Kurona.