Cavia o Vittima?

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16:38 Kusakichi:
  [?>>Bosco] Bella arietta che tira, in questa macchia verde di natura. Posto dove la gente ama passeggiare, per staccare dai ritmi della quotidianità. O meglio, questo era quello che si poteva pensare. Una volta. Già, perché di quel luogo incontaminato, dominato dalle tinte vivaci, silvane, è rimasto solo un verdetto spento, a cui si aggiungono i rimasugli di quello che all'apparenza può apparire...non so, un esperimento sismico di un folle scienziato(?). Nonostante tutto, però, agli occhi del giovane Kusakichi, questo luogo sembra avere comunque una qualche sorta di attrattiva, tanto che lo si può trovare di frequente da queste parti, anche se più vicino al villaggio, dove il disastro pare essere mitigato. Gli occhi scuri dondolano, ora a destra, ora a sinistra, calamitati da questo grottesco spettacolo "naturale". É solo, non si aspetta diversamente. D'altra parte, oltre lui, non sono in molti ad avventurarsi da queste parte, al giorno d'oggi, motivo per il quale, malgrado le sue apparenze QUASI comuni - se non fosse per quello sfregio sul volto, quella ustione - da comune cittadino, vestiario compreso, risulta comunque facilmente individuabile. Felpa di una tinta scura, rossastra, cappuccio tirato su, ma senza celare il volto, anzi facendo cascare una morbida ciocca di capelli bicromici sulla fronte, pantaloni altrettanto scuri, marroncini e scarpe. Nella norma. Un QUASI NORMALE sedicenne. Intorno a lui, solo il delicato fruscio delle scarpe sull'erba fresca, alternato a qualche compassato cambio di passo per evitare buche, radici ed ostacoli affini. Ogni tanto, una bella boccata d'aria, bella ampia, e giù! Di nuovo in "apnea", immerso nei suoi pensieri.

16:52 Rasetsu:
 I bei colori, il dolce profumo dei fiori in quel Bosco dei Ciliegi, son ormai un lontano, se non lontanissimo ricordo. Ed è per questo che quel posto, in questi tre anni, è diventato qualcosa di particolarmente affettivo per il Rosso. In tre anni, inoltre, non è cambiato poi tanto. Stessi capelli rossi come il fuoco che scendono fino alla vita. Soliti abiti tendenti a colori particolarmente scuri che, in ogni caso, s'aggirano tra il rosso e il nero. Spalle rilassate, con il pesante cappotto bordeaux lasciato aperto sul davanti, a lasciar intravedere gli abiti sottostanti. Camicia nera, gilet grigio scuro, abbottonato, pantaloni neri con strisce verticali grigie, scarpe rosse e nere. Le tasche del cappotto son state suddivise in piccoli scomparti, laddove ha posizionato: tonici coagulanti, tonici per il recupero del Chakra, qualche Kunai e qualche Shuriken. Nel taschino interno, il suo adorato e fedelissimo bisturi. <Niahahah..> La sua amabile e altrettanto fedele risata. <Che luogo..> Spettrale? Vuoto? Deserto? <..Fantastico.> Insomma, lui le cose le vede al contrario, a modo suo. Si sa, la Follia è di casa nel sua calotta cranica. In questi ultimi anni, successivamente alla guerra dell'Alleanza - alla quale non ha mai preso parte in ogni caso - potrebbe esser anche peggiorato. E' stato particolarmente chiuso nel suo "Laboratorio". Certo, una casa abbandonata e decadente è difficile chiamarla Casa o, addirittura, Laboratorio. Tuttavia, è servita al suo scopo. E' riuscito ad avere cavie a sufficienza per i propri "perché", per poter migliorare nell'utilizzo del suo Bisturi. Ma, ovviamente, è bene uscir da quel tugurio. Non è riuscito a trovare Bahaa, ormai. Col passare dei giorni, dei mesi.. ci ha perso le speranze. E' qualcosa che non dimenticherà mai, perché l'ha presa come un affronto. Anche la sua scomparsa, alla fine, si è tramutato in un pensiero d'odio profondo sia verso la bambina - che male non ha fatto, oltre a bloccar le sue malevoli intenzioni - e sia verso chi o cosa gliel'ha strappata dalle mani. Un ricordo durevole nel tempo. Un ricordo che la notte, di tanto in tanto, ancor lo tiene sveglio.. Gli occhi, infine, si rivolgono verso lo sconfinato nulla. Nota un'ombra, dei passi, ma non conosce a chi appartengano. Silente, con quel sorrisone a trentadue zanne - perché parlar di denti è assai riduttivo - si guarda attorno. Certo che sarà un'altra giornata soddisfacente. [Chakra ON]

17:09 Kusakichi:
  [Bosco] Avanza con una cadenza regolare, mentre davanti ai suoi occhi si mescolano immaginazione e realtà, che, a ben vedere, in questo luogo, sembrano fondersi armonicamente insieme, in un caleidoscopio di colori spenti, a tratti tetri, a tratti innaturali. Non ha una meta particolare, ma avanza lo stesso senza esitazione, forse mosso dalla curiosità, o forse troppo pigro per fare il punto della situazione. Sono giorni che si trova in questo stato a tratti letargico, a tratti apatico; i genitori stessi non riescono a capire cosa gli succeda. Quelle poche volte che sono a casa, s'intende. Forse é proprio per rompere questa monotonia, per evadere da una situazione di grigiore generalizzato, che si concede una -azzardata? Incauta?- uscita. I suoi sensi non sono all'erta, sarà che il cappuccio un po' ostacola il campo visivo, sarà che per ora, é un normale cittadino - ma ke osé potrebbe cambiare a breve -, sta di fatto che non nota nulla. <Uh?> un animale, forse una lucertolina, o comunque di piccole dimensioni, scatta davanti al ragazzo, che si arresta per un istante. Sorride, fugace, puntando gli occhi nella direzione della fuga dell'animale, che in un baleno sparisce dalla vista, lasciando una momentanea impressione di sé, oltre che ad un caratteristico frusciare di fratte, rapido anch'esso, che così come sono arrivati, spariscono. Magari un obiettivo quell'animale lo ha. Forse é proprio questi che ha attirato il ragazzo, che riprende ad incedere, riportando il capo a puntare le ore 12, dritto davanti a sé, ma tutt'altro che spedito; piuttosto un blando "tirare avanti". Il Rosso? Troppo lontano, anche per udire la sua voce. Al momento, sono lui, il bosco, e quell'animaletto.

17:38 Rasetsu:
 L'incedere non s'arresta. Gamba destrorsa che s'alterna alla mancina, braccia lungo i fianchi, alternandosi al movimento perentorio delle inferiori leve. <Questo posto, alla fine..> Passi che conducono la sua oscura presenza ben più vicina a Kusakichi. <..non è poi così desolato.> Allarga il braccio destro verso l'esterno, come se volesse circondar quel luogo nel semplice indicarlo. <Ragazzino.> Aggiunge, dopo qualche istante di silenzio, volendo attirare la di lui attenzione ad ogni costo. Si diverte con poco, c'è da ammetterlo. Gli angoli delle labbra si piegano verso l'alto, continuando a mostrare quel ghigno nel suo lento avanzare. Si ferma soltanto a pochi metri di distanza dal kusano, poiché ha ormai deciso che quella sarà la sua preda giornaliera. Probabilmente, non diventerà un cadavere da studio, ma, nonostante tutto, potrebbe palesarsi come un divertente passatempo. <Non credo sia un posto adatto ai bambini.> Già da come parla e s'approccia, sembra un pedofilo. Tuttavia, non azzardatevi a definirlo tale. Potrebbe dar di matto.. Peggio di quanto già non dia da solo(?). Gli occhi giallo-verdi restano focalizzati davanti a sé. Non nota quell'animaletto, preso com'è da quella che potrebbe diventare una nuova conoscenza. E' risaputo che non è solito farsi degli amici - almeno da chi lo conosce -, figurarsi se riuscirà a mantenere un discorso - da lì a poco - ragionevole e di buon senso. Cede, ordunque, la parola a quegli, poiché ha già fin troppo parlato, anche se non è un problema di cui risente. [Chakra ON]

18:00 Kusakichi:
  [Bosco] Comincia ad alzarsi il vento. D'istinto la destra va a sorreggere il cappuccio, gli occhi si assottigliano per evitare fastidi dovuti alle folate di vento, non potendo queste ultime essere mitigate dalla presenza di vegetazione, che - per motivi già citati - non è presente in quantità sufficiente. <Mh?> una voce. Chi sarà? La mano sul cappuccio scorre di lato ed in basso, spostando l'estremità laterale di questo, in modo da accompagnare il movimento rotatorio del capo, allo scopo di facilitare l'individuazione della fonte da cui quelle parole sono partite, mostrando però a colui che gli si trova vicino quella ferita, a guisa di ustione, che ne ricopre il volto, e non solo. Anche la mano ne è "intarsiata", mostrando delle macchie di color rosso/bruno che si estendono per metá della superficie cutanea. <Immagino tu ce l'abbia con me..> commenta, con un tono velato da qualche asperità, sarcasmo. A meno che il Rosso, di cui ora ha accertato la presenza, e verso il quale ora si ora completamente, in modo da poterne visualizzare le fattezze, non si riferisse alla lucertola. Gli occhi ne scrutano i lineamenti, gli occhi curiosi(del Kokketsu), animati da un guizzo singolare - non saprebbe definirlo -, il sorrisino beffardo, compiaciuto. Dell'animale, ma lo sapevamo, è già tramontato il ricordo. <Ho sedici anni comunque..e tu non sembri poi chissà quale veterano.> ribatte, tagliente. Non gli fa impazzire l'epiteto usato dal suo nuovo interlocutore. <Se fosse un luogo pericoloso, le autorità non dovrebbero comunicarlo?> In una situazione ideale, magari. Ma anche se fosse, annoiato com'è, non è esclusa la possibilità di infischiarsene allegramente, del divieto. Malgrado i toni non propriamente vivaci, e l'inizio pirotecnico, il tutto pare destare curiosità nel ragazzo. Almeno qualcosa é successo, una segreta vittoria nella mente del ragazzo.

18:31 Rasetsu:
 Lui non ha cappuccio a coprir il capo, ragion per cui quella folata improvvisa di vento null'altro gli fa svolazzar, se non i capelli sin troppo lunghi e il cappotto. Fortunatamente, non risente del freddo. Osserva quelle ferite, con particolare interesse. Lui studia quelle cose, n'è particolarmente interessato. Dopo aver perso definitivamente le speranze di tornare ad Otogakure per la disperata ricerca di quell'adorabile ragazzina, gli son rimaste poche cose: la Medicina e la Yakuza. Da un lato, qualcosa di positivo - anche se, dal punto di vista del Rosso, neanche quella è positiva, poiché utilizzata spesso e volentieri per far del male -; dall'altro, qualcosa di ben più peggiore. Tornando al discorso principale, tralasciando argomenti attualmente inutili, continua a guardarlo con curiosità crescente. <Parlami delle tue ferite.> Non allunga le mani verso queste, poiché non ancora convinto al cento percento che quegli non voglia scappare. Chi resterebbe a far dialoghi con un folle, se non bambini che, nel loro piccolo, comprendono meglio la Follia e qualcuno con lo stesso disturbo psichiatrico? <Sono pazzo, non stupido.> Cosa vorrebbe dire con queste parole, le quali di significato non ne hanno alcuno? Praticamente, la sua sarebbe una risposta affermativa. <Come te le sei procurate?> Chiede, tornando sul discorso precedente, quasi come se la sua mente avesse fatto un retrofront tattico, per tornar a ciò che più gli interessa. Alla sua frase successiva, tuttavia, piega le sopracciglia. <Oh, son contento di dimostrar meno anni di quelli che ho.> Sogghigna ancor di più. E' tutto denti, insomma. <Se tu hai sedici anni..> Fa i calcoli, da bravo genietto qual è. <..allora, abbiamo ben nove anni di differenza.> Non roba da poco. Ha ventisette anni suonati, per quanto possa dimostrarne forse una ventina, per via del suo modo d'apparire e soprattutto d'essere. <Non sarò un veterano, ma so il fatto mio.> Lascivo nel suo dire, quasi a voler sembrare tutt'altro che cordiale. E quando mai? Braccia che vanno a piegarsi sul petto, gambe lievemente a divaricarsi, fermo sul posto. <Ti fidi delle autorità?> Lui no, è palese. Una domanda stavolta quantomeno seria, tant'è che, incuriosito ancor di più da Kusakichi, null'altro dice, in attesa di aver nuove. [Chakra ON]

18:56 Kusakichi:
  [Bosco] Man mano che sente il Rosso parlare, l'espressione apatica sembra sciogliersi un minimo. Il sopracciglio si flette leggermente, arcuato, il capo arretra di poco, occhi assottigliati, ma sempre fissi sull'altro. Diciamo che non è il prototipo di persona che si vede tutti i giorni, decisamente. <Mh? Perché ti interessano?> d'istinto, forse per abitudine, retrae la mano, pur in assenza di qualsivoglia intenzione da parte di Ryuuma, più per vergogna che altro. Le spalle si inarcano in avanti, come volesse chiudersi a Riccio. Le odia. Sin da piccolo gli sono valse numerosi sguardi torvi, risatine di scherno o peggio, reazioni di rifiuto. Sono il Male, perché a lui? Come mai? <...ci sono nato. Credo.> forse parlarne potrebbe essere una soluzione. Magari lui sa, sa cosa potrebbero essere, rappresentando un eventuale primo passo per rimediare, per estinguere quel Miasma che si propaga sulla sua pelle, come un marchio di sventura, una maledizione. Il problema è, non sa cosa sia, né da dove salti fuori questo sfregio. Lo ha, e basta. Man mano che parla, le braccia tornano lungo i fianchi, coperte dalle maniche della felpa, anche perché il vento pare essere cessato, per il momento. <Wow. Ma allora...allora sei un astro di saggezza.> Badum, tss. <A me le addizioni non le hanno mai insegnate, magari esser bravo come te.> Avrá anche un brutto carattere, schivo, ritroso, introverso, ma lascia fare, che le palle le ha belle quadre. Lascito materno, mica poco. Almeno ha la riprova che è figlio dei suoi genitori. <Non so, basta che facciano il proprio lavoro, no? Quello importa.> Non si aspettava una domanda del genere. Gli era venuta in mente così, la cosa delle autorità, chi prenderebbe sul serio sta cosa? Ryuuma, evidentemente, si. Si prospetta una singolare, ma interessante senza dubbio alcuno, conversazione. <Sai cosa?> all'improvviso si schiude. La mano si apre, lo indica, protende il viso in avanti, accenna un passo, rivelandosi poi solo una mossa per stabilizzare la posizione del corpo. <Sembri uno di quelli...come si chiamano...> eh? <Gli scienziati pazzi.> Colpito e affondato? <Fai tutte queste domande strane, cambi discorso all'improvviso...magari hai anche dei tic nascosti, tipo quello di parlare sottovoce...come nei libri.> Non sembrava, e invece anche il ragazzo ha una fantasia galoppante. Sempre a mo' di carta vetrata, la tocca piano, insomma.

15:40 Rasetsu:
  [Bosco] Non si discosta poi tanto dalla posizione precedentemente assunta, in prossimità del ragazzino. E' incuriosito da quelle ferite e non solo. Nota, difatti, quel curioso colore di capelli, metà d'un colore e metà d'un altro. Per quel che ne concerne, potrebbe anche essere una semplice tinta e non è un medico così famoso e bravo, da poter capire, al volo, di che patologia si tratti. Si impegna, studia. E' forse l'unica cosa sana di mente che riesce a fare e che apprende senza nessuna difficoltà. Stessa cosa non si può dire per i rapporti sociali, poiché son poche le persone verso le quali nutre del rispetto: Kurako, per averlo accolto nella Yakuza, per averlo cercato e reclutato; Kurona perché, nonostante tutto, lo ha compreso per il mostro che è; Yukio che, seppur abbia cercato di ucciderlo, gli ha donato un Potere che adora e che vuol far crescere, fino a farlo diventare forte, imbattibile. <Sono un Medico.> Esordisce, dunque, ritrovando forse quella lucidità ch'è solito avere soltanto durante un Omicidio, qualcosa di relativamente serio e quando si parla di Medicina. <Perciò m'interesso. Sto studiando ancora, perciò potrebbe essere interessante capire che cos'hai.> Un sorrisetto, un sogghigno oseremmo dire, che s'allarga man mano sul suo viso, tutto denti. Praticamente, seppur non lo dica in modo diretto, gli sta facendo capire che lo userebbe volentiere come una cavia da laboratorio. Evidentemente, le ultime cavie non sono state abbastanza, anche perché ha preferito prenderle morte, anziché vive. In fondo, durante quei tre anni ormai passati, ha semplicemente avuto bisogno di studiare, passo passo, ogni organo del corpo umano. Non ha ancora finito, ovvio. S'è soffermato per parecchio tempo sul cuore e sulle valvole relative ad esso, passando allo stomaco e al fegato. Il prossimo passo, teoricamente, dovrebbero essere i polmoni. Insomma, cerca di tenersi impegnato quando non deve lavorare per la Yakuza. <Non ti conviene far dello spirito, ragazzino.> Sembrerebbe farlo lui stesso, con quel sorriso da pagliaccio, da sadico, con le zanne a mostrarsi nella loro lucentezza e lunghezza. <Sono anche conosciuto per la mia poca pazienza, soprattutto se si tratta di vittime..> Ah, ora è una vittima. Eppure, inizialmente, sembrava volerlo vivo. <Posso strapparti il cuore dal petto solo se lo voglio. In fondo.. Se il mio non batte..> Aridaje con questa tarantella. Gli hanno spiegato, più e più volte, e lo sa persino lui che studia Medicina, che un cuore batte per forza, altrimenti il corpo non vive. Lui, perciò, dovrebbe essere automaticamente morto. <..devo sovvenire con qualcun altro.> Il ragionamento, alla fin fine, non è neanche troppo astruso. <Scienziato pazzo? Nahahahaha!> Ride, sinceramente divertito, con la mano a poggiarsi sul petto, laddove il Tum-Tum insistente del suo Cuore si sente. E' semplicemente lui che lo ignora e preferisce etichettarsi come Rasetsu, come un Mostro. <Sai.. E' un appellativo che mi va a genio.> Se solo ripensa a quando gli han dato del Pedofilo. Avrebbe voluto uccidere mezza Kusagakure. Non l'ha fatto per buon senso, strano a dirsi. <Non ho tic, sono solo originale nel mio modo d'essere.> O pazzo, semplicemente pazzo. <Come ti chiami, ad ogni modo? Anzi, no.> Neanche il tempo di rispondere. <Ti chiamerò Cavia 2435.> Perché? [Chakra ON]

16:15 Kusakichi:
  [Bosco] Incrocia le braccia davanti al petto, il ragazzo, la gamba destra invece fa da perno al corpo, lasciando la sinistra, precedentemente usata, libera di riposare. <Un medico? Allora si spiega.> commenta, con un ghigno. Mentre parlano, nota che l'altro adocchia con particolare insistenza non solo le ferite - quello é stato già appurato, essendo il fulcro del discorso tra i due - ma anche i capelli. Il ghigno si tramuta dunque in uno sbuffo, infastidito, girando il capo da un lato. Lo trova fastidioso. Già odia le sue fattezze, il fatto che una persona ci dia particolare importanza lo irrita ancora di più, figuriamoci con le maniere quasi appiccicose dell'altro. <Di sicuro non voglio farmi toccare da te.> ribatte, mettendo nero su bianco questo fatto. <Ecco appunto. Tanto peggio.> aggiunge. Diciamo che lo ha messo in chiaro. I toni però, iniziano a tingersi di sfumature...scure. Più "noir", tetre. <Vittima?> per un attimo, un brivido corre lungo la schiena del ragazzo, ma cerca di nasconderlo, non lo dà a vedere. Vista la connotazione del soggetto davanti a lui, non sarebbe una cosa tanto strana vederlo nei panni di un passione, e la cosa lo inquieta. <Adesso sei passato dallo scienziato pazzo al pazzo-senza-scienziato? Peccato, mi piaceva più l'identità alla Dr. Frankenstein...hai presente, no?> continua. Niente, é più forte di lui: se non aggiunge una punta di sarcasmo, di acidità, non é contento. <Quello dei libri.> Il problema è che non sa chi ha davanti. <Il mio cuore sta bene dove sta, grazie.> Stringe le braccia incrociate maggiormente in zona relativa alla posizione del cuore, d'istinto, come se volesse proteggersi dalle parole di Ryuuma. <Ah, adesso si chiama "essere originali", eh? Quindi mi stai dicendo che io non fantasia.> commenta, fingendosi offeso, con tanto di sopracciglia che si inarcano, capo inclinato e occhi assottigliati. Non che gliene freghi molto, in realtà. <Ah ma allora sei tosto.> ricomincia, togliendo le braccia dal petto, cominciando a gesticolare: mano destra che si avvicina al Kokketsu, indice puntato in alto. <io NON SONO una cavia, tantomeno tua. Semmai dovessi decidere di risolvere questo problema che sono le mie ferite> espressione di disgusto per questa sua condizione <lo farò IO. Intesi?> perentorio nel tono, schietto e deciso nelle sue movenze. Dopodiché, ritorna uno, due passi indietro, riprendendo la posizione di qualche istante prima, mentre gli occhi squadrano questo tizio dai capelli rossi. Le sue maniere lo disturbano, e non poco, motivo per il quale preferisce tenerlo d'occhio. Il vento sembra essersi placato al momento, il silenzio torna a regnare sovrano, in questa distesa infinita, ora ridotta ad un cumulo di macerie.

16:51 Rasetsu:
 Lo ascolta, interessato. Peccato che debba anche sbrigarsi a tornare indietro. Un conto è gironzolare per il Bosco dei Ciliegi in cerca di chiave, unica cosa che gli è permesso fare, un'altra è quella di perdere tempo. E a lui il tempo serve come il pane. <Non vuoi farti toccare da me?> Domanda, col sopracciglio sinistro che s'arcua, quasi come se fosse veramente sorpreso. Ovviamente, non lo è poi tanto. D'altro canto, chi è il pazzoide che si farebbe anche solo sfiorare da un essere ripugnante come il Kokketsu? <No, no. Sono sempre il solito Scienziato.> Chi è il più pazzo dei due? Il Rosso che è già pazzo di suo o Kusakichi che continua a cercare di avere un dialogo quantomeno serio con lui? <Mi interessi per i miei esperimenti, ecco perché ti denomino Vittima o Cavia.> Si stringe nelle spalle, spostando il peso del proprio corpo da una gamba all'altra. <Vittima qualora mi servisse un'autopsia su un cadavere..> Comincia a passeggiare avanti ed indietro, con assoluta calma, davanti al ragazzo. <..Cavia perché, teoricamente, mi serviresti vivo.> Poi un lampo di genio che gli fa drizzare il capo, con gli occhi sgranati, sorpresi. Le labbra socchiuse, mentre gira il collo verso l'altrui figura. <Idea! Potrei usarti PRIMA..> Suspense. <..come Cavia..> Eccallà. <..e POI.. come Vittima!> Poggia entrambe le mani sui fianchi, con i gomiti piegati verso l'esterno. <Sono veramente un genio! Nahahahah!> Risata stridula, col capo che viene piegato all'indietro. Le palpebre s'assottigliano, infine, quando ha calmato l'ilarità, focalizzando le pupille sul volto e sul corpo di questi. <Allora?> Allora cosa? <Che ne dici?> Che potrebbe dire? Il sorrisetto s'accentua, divenendo più sadico e meno spiritoso. Più da Killer e meno da Pagliaccio. Più da Pazzo, meno da Sano. <Non conosco questo Frankestein. Sono solito leggere libri di Medicina, non di Fantasia.> Spiega, col tono di chi pare irrimediabilmente serio. Ma cosa c'è di serio in un Folle Sadico? <Come pensi di poterlo fare? Da quel che mi dici..> Avanza d'un passo.. <..non sai neanche di cosa si tratti.> ..e d'un altro.. gli occhi son quelli famelici di una bestia che ha appena trovato la sua preda succulenta. <Perciò, chi meglio di me potrebbe usarti come Cavia e capire che cos'hai? Possiamo fare un patto.> Si ferma, raddrizzando la schiena che s'era incurvata, permettendogli un cammino in avanti spettrale, con le braccia semi protese in avanti, come a volerlo catturare. <Ti fai controllare..> Comincia col dire. <..da ME..> Lo mette in chiaro, sia mai non l'abbia ancora capito che vuole trascinarselo nella Tana del Lupo. <..come Cavia. Se sei interessante, se fai il bravo, se mi sei utile..> Tutte prerogative, insomma. <..ti lascio vivere e non diventerai una Vittima.> Insomma, chi potrebbe mai rifiutare una simile proposta! E' stato anche gentile. <Ora, devo andare.> La qual cosa potrebbe far tirare un sospiro di sollievo a Kusakichi(?). <..ti do tre giorni di tempo per decidere. Se mi dirai di sì, fatti trovare in questo buco di posto.> Chiosa, guardandosi attorno. <Se mi dirai no..> Il tono si fa aspro, lo sguardo serio e omicida. Vuole incutergli paura perché lui è nato per QUESTO. <..nasconditi, perché verrò a cercarti. Ti troverò e avrai ciò che ti meriti per aver rifiutato la mia offerta.> Ah, ecco dov'è l'inghippo. <Ci si vede.. Cavia 2435. NIAHAHAHAHAHA!!> Una risata più forte, più arida, lo accompagna mentre, una volta datogli le spalle, s'avventura per lidi sconosciuti, diretto chissà dove. [END]

17:25 Kusakichi:
  [Bosco>???] Gli occhi rimangono puntati sul Kokketsu, il quale comincia a passeggiare avanti ed indietro sotto il suo naso, con fare pensoso. Inutile dire che il ragazzo non lo perde d'occhio un attimo. <Se lo dici tu.> commenta, con il suo solito filino di ironia. <Esperimenti? E certo, e io sono scemo che mi presto alle tue mattate! ...NO.> per quanto possa fare il tipino con un certo carattere, le parole di Rasetsu graffiano di più, nella loro lucida assurdità, lasciando dei profondi marchi di inquietudine che rafforzano nel ragazzo quella che ormai é una certezza: quello NON È normale. Compie un altro passo indietro, gli occhi sgranati rimangono a fissarlo; in questo momento sembra piuttosto un cucciolo spaventato, così com'è sulla difensiva. <...ma finiscila!> esclama, perdendo di botto la verve che lo ha contraddistinto fin dal primo scambio di battute. Diciamo che la pellaccia gli interessa tenerla integra, per quanto possa definirsi "integra" la sua in particolare, di pelle. Il fatto é che - e gli è ben chiaro - per quanto faccia il duro o robe simili, non è che poco più di un semplice cittadino. Anzi, è come un cittadino ma con in foglio di carta in più, NE attesta la sua ammissione all'Accademia, nulla più. Certo, per quanto ne sa, quello che ha davanti potrebbe essere anche lui un normalissimo cittadino, medico (stenta ancora a credere che un pazzoide simile sia stato ammesso ad esercitare tale professione, ma tant'é.) con manie schizzoidi, che lo portano a parlare così. Non ne ha la sicurezza, però. Ed é proprio il fatto di non sapere chi ha davanti, che lo spaventa, più di quanto non voglia ammettere - o peggio ancora, dichiarare ad alta voce, in quanto si renderebbe totalmente vulnerabile a qualsiasi minaccia -. <E allora? Posso comunque riuscirci, devo solo informarmi. E - stai tranquillo - mi assicurerò di selezionare le mie fonti, e che siano il più sane di mente possibile.> precisa. <Non ho la benché minima intenzione di consegnarmi a te, né da vivo...> piccola pausa <né tantomeno da morto, anche perché> altra pausa, questa la carica bene di suspence <NON ho intenzione - e non succederà - di morire in tempi brevi. Fattene una ragione.> conclude. Per lui, la questione é chiusa. Nel frattempo che i due continuano a discorrere, però, l'illuminazione continua a calare, aggiungendo tetri giochi di ombre all'ambiente circostante. Ed infatti il Kokketsu sembra essersene ravveduto. Kusakichi, dal canto suo, ascolta l'ultimatum finale del Rosso. Un altro brivido, questa volta ancor più forte dell'altro, arrivando a scuotere - in concomitanza con la sua ultima minaccia prima di andarsene - l'intero corpo del giovane. *glomp* Quasi paralizzato, il volto ancora più serio - non gliela vuole dare vinta -, lo fissa mentre questi si volta e si incammina. Prende un bel respiro, il più profondo possibile, per poi esclamare <Te lo puoi scordare! Sarò IO ed IO SOLTANTO a risolvere il mio problema!!!> tuona, la voce rimbomba in tutta la piana, spaventando qualche piccolo animale qua e là, cercando di sembrare il più imperioso possibile. Mentre osserva la figura dell'altro sparire nel crepuscolo Kusano, il ragazzo non sa se queste parole siano giunte al Rosso, o che impressione abbiano dato lui. Non può far altro che tener fede alle sue parole. Non tornerà, poco ma sicuro. Da oggi in poi, però, dovrà dare il 110...no, il 150% delle sue forze per diventare più forte. Questa volta non é una mera questione di orgoglio o di rivalsa personale. Si tratta di selezione naturale. Prima di incamminarsi in direzione del villaggio, però, attende qualche minuto. Non vuole certo rischiare di ritrovarselo addosso ancora. Vere o false che siano le sue affermazioni, è un tipo inquietante: quella che doveva essere una scampagnata per allontanare la noia, beh, l'ha allontanata fin troppo. Si rimette dunque il cappuccio, in silenzio. Mani affondate nelle tasche, ricomincia a camminare, dapprima a passo lento, sempre più svelto, quasi una marcia, affondando i piedi nell'erba, diretto verso casa. [End]

Bazzicano entrambi per il Bosco dei Ciliegi - o quel che ne rimane -. Ryuuma viene attratto dalle ferite che ha il ragazzo, il quale si dimostra ben poco collaborativo a tal proposito. Dunque, Ryuuma gli fa una proposta: diventare la sua Cavia, farsi controllare e vivere se tutto è apposto; diventare la sua Cavia e poi la sua Vittima, se non si dimostra collaborativo nei confronti del rosso.