Tu sei il mio antidoto
Free
Giocata del 19/04/2016 dalle 01:46 alle 01:49 nella chat "Oasi"
[Insenatura] Fa caldo, fa dannatamente caldo in quel luogo. Ormai è da qualche tempo che vive a stretto contatto con Irou, il loro rapporto è strano e non può che stranirsi ogni istante di più, ogni volta che apre gli occhi e sorride convinta che l’incubo sia finito e lei sia tornata con Katsumi, eppure pian piano inizia a riconoscerli e ad abituarsi all’idea che no non tornerà mai tutto come prima, il suo cuore è spezzato e l’amore della sua vita ormai l’ha perso. Ed è in questo momento che lo sguardo torna su Kimi mentre lenta apre gli occhi dall’interno di quella piccola conca che si sono ricavati i due, vicini alle palme in una delle poche rocce naturali, un’insenatura che sembra fatta apposta per accamparsi, lì dove l’oasi garantisce ad entrambi sopravvivenza senza dover ricorrere al villaggio. Chissà se qualcuno ad Oto si sta chiedendo dov’è finita Medusa, chissà se la danno per morta e festeggiano, chissà cosa pensa Katsumi. Sbatte un paio di volte le palpebre così che i suoi occhi possano finalmente abituarsi alla luce del sole, in realtà si era svegliata qualche minuto prima ma è rimasta comunque a terra con gli occhi chiusi. Le braccia vanno a cercare Irou, dovrebbe essere lì al suo fianco e mentre lo fa anche le iridi azzurre si spostano alla ricerca del ragazzo, eppure non è lì. Si siede. Indossa giusto una lunga e larghissima camicia che adesso andrebbe a legarsi in vita con quello che pare essere parti di un obi nero. Ci sono strappi e segni di sangue su quell’indumento, eppure lei non pare averne perso tanto di recente, forse non è suo o forse durante la notte qualche ferita si è riaperta, così come quelle sul suo cuore ora che non ha davanti agli occhi l’immagine speculare del suo amato. Giusto un attimo prima di alzarsi in piedi, lei è terribilmente magra, dalla camicia, aperta nei bottini superiori, si nota la cicatrice di quella bruciatura, il ciondolo a forma di lupo dei cacciatori è sparso chissà dove tra le sue cose. Raccatta un paio di guanti in stoffa neri, così lunghi da arrivarle fino al gomito ma che ora sono ripiegati sul polso, quest’abitudine l’ha presa da quando passa il suo tempo con il masochista, lungi da lei regalare dolore quando è ben accetto. Nemmeno il tempo di mettere piede fuori da quell’insenatura naturale che il suo chakra andrebbe a convogliarsi verso le ghiandole salivari così da intingersi nel veleno e fare sue le proprietà tossiche della sua innata. Le gambe sono ancora candide, una pelle quasi cadaverica e che a stento copre le ossa, un’anoressia dilagante la sua, le cosce così come i polpacci sono pieni di tagli, ferite più o meno recenti e piccole bruciature, ovvio nulla se confrontato al suo petto eppure, beh eppure è una visione alquanto macabra, distrutta nel cuore e nell’anima. A ben guardarla poi ci si può accorgere come esattamente in corrispondenza della scarnificazione sul cuore ci sia una macchia di sangue che, conoscendo la cicatrice sottostante e lavorando di fantasia, può essere letta proprio come un k-21, segno che quella ferita non è guarita, proprio come lei non è guarita[chakra:80/80][arte del veleno liv 2] [Insenatura] Dov’è finito Irou? Perché non è al suo fianco al risveglio, cosa sta succedendo? Le risposte a queste domande arrivano molto presto, sente quell’urlo, quella rabbia e quel dolore che la fanno quasi sussultare, le mani si portano lungo i suoi guanti, la destra va a pizzicare le punte delle dita della sinistra così da andare ad iniziare a sfilarli mentre il passo aumenta, la schiena si inclina in avanti trasformando quella camminata in una corsa e poi in uno scatto. Non ha ancora finito di liberarsi di quell’impedimento sulle mani che vede Ioru, stremato e praticamente dissanguato, in ginocchio, da solo. Arresta la sua corsa puntando le sue freddi iridi sul ragazzo. No non c’è pericolo che ora lo confonda con Katsumi, lui mai arriverebbe a quel punto e se anche fosse mai e poi mai si mostrerebbe debole ai suoi occhi. Non ha bisogno di parlare, solo proverebbe a raggiungerlo per tentare di cingergli le spalle, si accovaccerebbe dietro di lui per andare successivamente a stringerlo in un abbraccio, un gesto estremamente tenero, gentile e delicato del tutto fuori contesto se pensiamo che sia stata proprio lei a farlo. In silenzio si limiterebbe a cingerlo e in certo senso anche a sorreggerlo, indossa sia guanti che camicia quindi fortunatamente non c’è pelle a contatto per ora, nessun veleno trasmesso. Sta ben attenta lei <cosa fai?> sussurrerebbe a questo punto rivolta al suo orecchio destro, non sa il perché di quel sangue, di quello sforzo e soprattutto di quell’urlo, non può immaginare il passato del ragazzo, fatto di odio e sofferenza quasi quanto il suo, l’amore per suo fratello li ha uniti ma a ben pensare era scritto, due creature così esposte alla cattiveria dell’umanità, che hanno da sempre subito incapaci di rifarsi davvero per tutto ciò che pativano, incapaci anche ora che sono dei ninja. Che hanno con il tempo unito dolore e piacere invertendone gli stimoli, un masochismo nato forse naturalmente, l’unico mezzo per sopportare le loro vite, così sbagliate in partenza, così difficili e solitarie. Forse l’unica differenza è l’innata, oculare per uno e una semplice maledizione per l’altra. Un tocco velenoso così come uno sguardo incatenante, unica cosa a distinguere davvero quelle due entità così affini. I suoi capelli neri ricadono delicatamente sulla spalla del ragazzo, spettinati e crespi a causa della sabbia, gli accarezzano il volto e la guancia andando a coprire la sua di faccia, si appiccicano alle sue labbra secche e screpolate quando parla, un alito caldo sul collo del compagno di viaggio, come se bastasse per aiutarlo[chakra:80/80][arte del veleno liv 2] [Insenatura] Lo sharingan è la prima cosa che nota, le punta quelle tomoe negli occhi azzurri e semplicemente lei ne resta incontrata, diversamente da chiunque altro ha sviluppato un interesse ed una fiducia poco salutari verso quelle iridi, quell’innata di cui non ha paura ma che anzi l’attrae, altro piccolo problema dell’essersi aggrappata con tutta quella forza a Katsumi o del vivere praticamente la maggior parte della sua vita dentro un genjustu. Il mondo è pieno di simpatici genjuster. Ad ogni modo ascolta le sue parole e si limita a fare lo stesso con il tocco delle sue mani, non lo allontana da sé, ha bisogno di sentirsi amata, fisicamente vicina a qualcuno e anche se ancora una volta si tratta solo di una vana speranza decide di illudersi, decide volutamente di aggrapparsi a quel calore umano. Nota come l’innata sia instabile, vede le iridi cambiare e per questo decide semplicemente di lasciare le sue spalle per tornare in posizione eretta e andare davanti a lui. Se fosse riuscita si limiterebbe a prendere il volto altrui tra le sue mani, il delicato tessuto del guanto che si appoggia a quelle calde guance troppo bianche <io avvelenavo animali> si limita a sorridere appena divertita, già sin da subito aveva manifestato la sua indole poco simpatica <o uccidevo> e si ferma, non dimenticherà mai il suo primo omicidio e quel misto di emozioni <ma dissanguarti non è un buon modo> e detto questo si limiterebbe a far scivolare le mani verso le ferite, risanate dalle piastrine certo ma non per questo meno rosse o portatrici di dolore. Le dita che sfiorano lentamente la pelle dell’altro, l’indice che esita su quel braccio ancora segato dalle due ora passate fino ad ora <se vuoi il dolore per dare il tuo massimo lascia che sia io> e con queste parole si limiterebbe a premere il pollice, prendendo tra le sue dita l’avambraccio sinistro del ragazzo, su quella crosticina, così non tanto da riaprire i taglio ma da infierire semplicemente su una porzione di pelle molto più sensibile del normale. Preme come se volesse trapassalo con quella semplice stretta e lo fissa. Gli infligge dolore senza abbassare o scostare lo sguardo, gli occhi illuminati ora da una vena malvagia, quasi divertita. A spettro, più di quanto volesse ammettere Medusa, piace infliggere dolore, la fa sentire viva, potente proprio come quella prima volta che ha tolto la vita, guardare suo padre, beh per lei ancora quello sconosciuto, soffrire e patire le pene peggiori inferte dal veleno, legato lui, incapace di scappare ma destinato ad attendere che il veleno di una giovane doku gli togliesse la vita[chakra:80/80][arte del veleno liv 2]
Giocata del 19/04/2016 dalle 14:41 alle 16:32 nella chat "Oasi"
Preme su quella ferita senza mostrare alcuna pietà, sa che sta dando piacere, in un certo senso le piacerebbe essere a ruoli invertiti ora eppure continua, vuole aiutarlo in quel modo malato che solo loro due possono comprendere davvero. Annuisce appena alle parole del ragazzo <concentrati> replica fissandolo, non smetterà di farlo a patto che lui si alleni, come è giusto che sia. Il suo scopo ora è solo quello di renderlo più forte, riuscire lì dove con Katsumi ha fallito, permettere all’altro di difendersi dal suo passato di sconfiggere i nemici futuri, così da poter combattere al suo fianco e non davanti a lei, non vuole che si immoli, non vuole essere protetta. Annuisce appena a quella richiesta, velocemente andrebbe a far risalire il suo chakra verso le ghiandole salivari, seguendo così la stessa fisica del suo corpo, mentre con le dita va a comporre i sigilli del serpente e del drago. Chissà se grazie ai suoi occhi Irou potrà notare quel chakra andare a convogliarsi tutto sulla lingua, andare a ricoprirla per poi penetrare al suo interno. Il veleno che andrebbe a coprire la superficie di quel muscolo mentre dall’interno il chakra ne modificherebbe la composizione, si allunga e si ingrossa la sua lingue divenendo molto simile a quella di una salamandra, in scala. Senza esitazione quindi andrebbe a socchiudere le labbra così da permettere all’aria di entrare comunque nel suo apparato, così da non soffocarsi con la sua stessa tecnica mentre all’interno il muscolo va ad arrotolarsi. Si creano sulla superficie delle bolle, pustole velenose che lasciano colore quella tossicità sul resto delle pareti esterne, lo secernono. Lo fissa attentamente continuando a continuare l’afflusso di chakra prima di andare a spalancare la bocca e far scattare quella nuova appendice di cinque metri di lunghezza. Non vuole ucciderlo ed è per questo che tenterebbe solo di andare a leccargli la faccia per mezzo di quell’organo così ricostituito, marroncino e soprattutto colante di veleno, pieno di pustole più o meno grosse. Una lingua degna di un mostro, un demone e che poco ha a che fare con quell’aspetto da bambola maltratta che si ritrova. Il suo attacco sarebbe appunto diretto alla faccia di Irou, cercherebbe solamente di leccarlo, andando a poggiare la sua lingua prima sul mento, con la parte centrale mentre la punta e i metri che avanzano penzolano andando aderire anche al collo. Se fosse riuscita ora si limiterebbe a muoverla verso l’alto così da arrivare a percorrere una linea velenosa nel entro del suo volto, superano il naso e la fronte, solo fatto ciò la lingua andrebbe naturalmente a riarrotolarsi nella sua bocca che rimane comunque appena socchiusa, per evitare, come detto poco fa, l’asfissia. [75/80][arte del veleno liv 2] La lingua è lì, ancora nella sua bocca, il chakra è concentrato in quel punto così da poter tenere attiva questa tecnica. L’altro sembra lasciarsi sfiorare volutamente, un sorriso sul suo volto, era quasi scontato che l’avrebbe fatto, una curiosità insana quella dell’Uchiha che però va a braccetto con la sua necessità di avvelenare un tot di persone al giorno, altrimenti che pessimo soggetto sarebbe? Annuisce a quella richiesta, non può parlare, con quella nuova lingua sarebbe più facile scrivere con il sangue un poema epico piuttosto che emettere versi sensati dalla cavità orale. Ad ogni modo annuisce ma non ha intenzione di rendergli le cose facili. Lei scatterebbe in diagonale, verso destra così da andare ad allontanarsi di lato di circa un metro e avvicinarsi di due e mezzo. Il busto a questo punto ruoterebbe verso la sua sinistra così da rivolgersi interamente ad Irou, a questo punto si limiterebbe a riaprire la bocca per far andare a scattare la sua lingua, punta adesso al collo, esattamente come prima tenterebbe di leccarlo una seconda volta, illusa forse nel fatto che il dolore per il suo veleno tossico possa in qualche modo offuscare la mente di un masochista, mente che quindi dovrebbe poter conoscere molto bene. Il dolore non è mai un malus anzi, di solito è qualcosa che spinge i due a stare più attenti e reattivi, una scarica di piacere che in un ceto senso, per quanto assurdo possa sembrare gli rinvigorisce. Riassumendo quindi scatta in diagonale per poi ruotare il busto e andare a slegare la lingua che ora proverebbe a colpirlo con una traiettoria parallela al terreno verso il collo, passando quindi quella pelle rugosa e che secerne continuamente veleno dalla sinistra alla sua destra, ancora una volta non prova ad avvolgerlo ma solo a farlo soffrire, avvelenarlo senza altri scopi.[72/80][arte del veleno liv 2]
Giocata dal 19/04/2016 23:34 al 20/04/2016 01:21 nella chat "Oasi"
A quelle immagini, quel ragazzo che si porta fino allo stremo delle sue forze quasi prova invidia, mai nella sua vita ha avuto una tale motivazione, uccidere era il suo unico scopo e quasi per sfortuna non ha mai faticato in tale compito ora però vedere l’Uchiha spingersi al limite le provoca una strana sensazione. Lo osserva mentre uno dei due occhi torna normale, osserva quella lacrima con i suoi occhi rossi e così mentre il bianco le si avvicina lei semplicemente rilascia il controllo sul suo chakra. La lingua si sgonfia andando pian piano a perdere anche quelle pustole, si accorcia e lei lentamente torna a chiudere le labbra avendo riguadagnato spazio nella sua bocca. La tecnica va semplicemente a sciogliersi, il chakra velenoso torna a scorrere per il suo corpo normalmente, senza particolari concentrazioni. Le sue mani vanno ora a prendere le spalle dell’altro mentre lui si avvicina e quasi la implora di continuare. Sorride appena mentre teneramente lascia scivolare i guanti fino al volto di lui, il busto che si flette in avanti così da raggiungerlo e sostenerlo meglio, facendogli da perno quasi. Gomiti piegati per far maggior forza e non permettergli di cadere a terra <sei stato bravo> replica lei semplicemente andando quindi a chiudere gli occhi mentre il volto lento si avvicina a quello di lui, è quasi impossibile descrivere ciò che sta provando ora, divisa tra la realtà e quella illusione autoimposta. Lenta quindi andrebbe ad avvicinarsi e quando è ormai in prossimità della pelle altrui sulle sue iridi calerebbero le palpebre, lo sorregge e lo stringe a sé mentre le labbra, ancora velenose, impattano sulla fronte dell’Uchiha lasciando che da lì il veleno penetri una seconda volta, un veleno che dovrebbe farlo bruciare proprio in corrispondenza di quel tenero bacio, di quella premiazione per il lavoro svolto. Esita qualche istante per essere sicura di fargli dona di quella sofferenza, attende giusto d’essere convinta di avergli fatto bruciare la pelle proprio dove le sue labbra poggiano così che lui possa memorizzarne la forma. Si stacca poi andando semplicemente a riaprire gli occhi e abbassare ulteriormente il busto così da guardarlo dritto negli occhi <per oggi fermati qui, riprendiamo domani> una altro sorriso gentile, quasi come un’amante tenera, come una madre o forse una dolce sensei, una figura che dovrebbe emanare sicurezza e tranquillità, un ruolo mai ricoperto da lei che aggiunge un tocco personale usando il veleno come premio, più si competerà bene più spesso gli sarà permesso godere del suo tossico tocco, una cosa che solo per due masochisti può sembrare sensato, un modo tutto malato di esprimere amore o almeno affetto, perché lei è ancora lì in bilico tra illusione e realtà, incubo e speranza e non riesca a discernere i sentimenti che prova per i due gemelli, amore per uno e affetto per l’altro che stanno andando a convergere per unirsi e confonderla ancora di più[72/80][arte del veleno liv 2]