[ g l a s s y - s k y - a b o v e ]

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18:44 Kurona:
  [2mt - Riva | Albero] Il vento, il freddo, l'intercedere delle ombre sul bosco ch'è di strada verso Oto, dove di norma si recava ad incontrare sua figlia sulle rive de' Lago Nero. E si ritrova ad esser così, lei stessa, una bava di vento che di passaggio, carezza i villaggi ritirandosi senza lasciar alcun segno. Limitrofo al Bosco della Morte, il lago, ha visto più volte il suo passaggio fugace e le sue soste. E in nome delle ultime citate, ora se ne sta cheta come un fenomeno atmosferico, ritmando la sua figura che si gonfia e sgonfia lentamente da un ovale a circa due metri da terra, come un bozzolo nero ebano, lungo più o meno un metro per un metro di larghezza, tondeggiante ed irregolare. Alla vista di chi viene, quello spostarsi e gonfiarsi del pelo striato di Med, posta sotto il mento di Kurona di cui si può intravedere solo le labbra ed un braccio, che penzola al di fuori di quel "nido", metaforico ovviamente. Le dita affusolate e bianche stese, così come il gomito che oscilla oziosamente al di fuori, ricoperto di bende bianche ed elastiche: E così è per gli avambracci, le dita. Graffi, fori, piccoli e spessi. Lunghi e corti. Verticali ed obliqui. Non un bello spettacolo, a dire il vero. Potrebbe apparire morta, se non fosse per il respiro presente, che le muove il petto, stretto alle ginocchia. Così come muove quelle dita, piano, intrappolata in un groviglio di rovi neri, ossidiana, che riflettono la luce in uno spettacolo armonioso, ma immobile. Niente si sposta, niente muta, da quel sangue cristallizzato a tenerla in una tana in cui, l'unico calore, è dato dal suo stesso corpo assieme a quello della sua iena striata. La dentatura sviluppata naturalmente, che sporge in un esilarante ghigno costante. Il respiro visibile che ricorda, rilegandoci ad un mondo fantastico, il muoversi delle scaglie di un drago. Innalzando ed abbassando la cresta ed il contropelo. E' lei che scivola in avanti per prima, andando a tamponare il viso di Kurona -visibile solo in parte dall'esterno, un occhio chiuso, la gota rigata di nero, il chakra attivo violaceo-. Lunghe ciglia che si spalmano sulla gota, aprendosi a ventaglio, pece pura in contrasto con il bianco della pelle e lo sfumato e pallido color ciliegio delle labbra. Una scena che abbiamo già visto tre anni fa, riportandoci alla mente quanto pesante sia il fardello del tempo e quanto in tre anni, può cambiare. Vedendola così, solo ieri era un'altra epoca, un epoca di cui Katsumi non può aver visione, ne tanto meno memoria. Dandole il tempo di suturarsi, l'ennesima volta in solitudine, le ferite profonde lasciate dall'ultimo atto- l'ultima grande decisione presa. -il tempo aggiusta-. E' una frase che spesso ci sentiamo dire, una di quelle patetiche uscite di circostanza che, dobbiamo fingere -perchè è una dannata frase che non fa sentir mai per niente bene-ci faccia sentir meglio. Forse, nel nostro preciso caso, il tempo ha rimesso assieme i cocci di un vaso pregiato, facendone uscire sicuramente una figura: Ma quale? Se pensiamo a questo -gioco- come un manga -o un anime, insomma, ha poca importanza- possiamo rilegar i piccoli mutamenti alle credenze nipponiche. Dove il bianco rappresenza il trauma, il viola la vivace giocosità, il nero l'accettazione di se e il superar il trauma, possiamo capir come sia stato possibile questo mutamento. Ora che-- il disgraziato fato ha fatto di Kurona una figura discordante e poco armoniosa. A distanza di anni, è cambiato tutto. E' cambiata lei, è cambiata la sua posizione- ed il peso che porta sul ventre -Med- è decisamente più accentuato. Cinquanta chili di bestia che, se si sposta un po più a destra, la soffocherebbe nel pelo. Eppure, che incredibile dolcezza-- la sottomissione. E' il caldo di questa giornata -o forse di quei due corpi, a far svegliare quella bestia-- attirata dall'odore del pasto oramai ultimato di Katsumi. Un tonfo la fa scendere dall'albero, snasando il terreno alla ricerca della giusta traccia- o forse alla ricerca della pericolosità di Katsumi stesso, essendo lui l'unico vero predatore, tra le due. Ecco-ecco la differenza tra predatore e mangiacarogne. La seconda è codarda, pur essendo verace ed aggressiva, isterica. Il primo pondera, forte, coraggioso. Desidera e prende. Il mangiacarogne, attende solo che sia il suo momento, vivendo sulle spalle dei predatori più grandi. E così, forse è Med per prima a mostrarsi a lui, avanzando leggera verso la sua sagoma e verso quell'odor pungente a cui è oramai abituata. Basterebbe alzar di qualche centimetro gli occhi, per veder un corpo minuto, un ammasso di bianco e stoffa nera informe- si muove, nucleo pulsante. <Nhhhh--> La classica reazione di chi cerca il fedele compagno nel letto. Il calore di cui è privata, la porta a stringersi, spostar la nuca in avanti, fino a riversarla fuori dall'oblò, penzolante. Ma non è così diretto come pare, anzi. E' un processo lento. Una ciocca arricciata, del color del latte, sfumato d'un azzurro lieve. Solo un tono di tendenza tra bianco e azzurro, si scosta, seguito da un'altra ciocca, la nuca, vaporosi e disordinati, lasciandosi in balia del vento che-- fischiando- li trascina di lato, lasciando andar da lei, un odore dolce. Vaniglia, cioccolato, forse è nocciola. Deve aver divorato il regalo da parte di Raion da poco ed ora ne porta il gusto. Unico indizio della primavera- colei che collega come uno specchio ora e tre anni fa, è l'intercedere lento del crepuscolo, ombra, rendendo quel sole torpido, ma non abbastanza. Lasciando che una delle ennesime folate porti un odore di Pioggia-- ferreo, dolce- la sensazione di abbandonarsi al letargo per ancora qualche ora. Qualche giorno. Eppure, quel tonfo vuoto al petto, ancora una volta disturbata dal ronzio incessante che ne fa muovere i muscoli facciali coperti da bende bianche, in spasmetti torvi. Ciglia che si aggrottano, la psiche si sdoppia, triplica, facendole muovere il capo e facendola risvegliare con lo stesso verso ansimante di chi emerge dall'acqua: Un altro incubo. Ma non-non quello vissuto ad occhi chiusi. L'incubo arriva ora che gli occhi, assonnati sipari, s'aprono in una fessura stanca diretta ad osservar la schiena dell'Uchiha -appannata prima- ora pian piano più nitida, più tesa, ricurva- non si pone domande, non si smuove dal suo sonno. Potremmo giurare, per una manciata di minuti, che sia a buon punto per ritirare il capo e rannicchiarsi dall'altra parte di quell'alcova sospesa e cucita addosso ad un ramo stanco e scuro, che pende verso il basso. -Come li ha passati questi anni?- è una domanda plausibile, quando una donna muta talmente tanto da esser irriconoscibile. Dieci giorni a stringer quel corpo. Cinquanta minuti per disintegrarlo. Ed il resto degli anni a viver per inerzia. Del resto, la morte è una dolce sicurezza, non è così? Eppure qualcosa è cambiato, negli ultimi mesi. Non la concezione della morte, ne tanto meno la sua attesa; bene o male, non lo diciamo, ma l'attendiamo tutti, quello che cambia è l'aggettivo d'innanzi. Terribilmente in attesa. Pacificamente in attesa. Disperatamente in attesa. Felicemente, in attesa. E' mutato semplicemente nel rimembrare che nessuno più di lei, è una potenziale mina per il mondo. E se ha promesso di ricordare-- promessa vana, tutti dimentichiamo. Ha anche promesso altrettanto di sorridere. Il come, poi, è tutto un dire. La lingua che si stacca dal palato, catturando l'enorme cresta di Med alzarsi ed abbassarsi ricercando i resti di Katsumi. <*sniff* - *sniff sniff*> E' il naso a farle da guida, con i nervi sempre tanto tesi, da concederle una marcia in più. Si muove appena, quella punta affilata e piccina, captando un odore molto simile a quel che lei indossa abitualmente. Non è facile per un Kokketsu, smettere di odorare di sangue. Non se lo usi come se fosse parte della tua rutine. <Oh--> Cinguetta la voce, inquadrando con quei fari rossi, l'atto del coetaneo- ma soprendentemente, l'espressione che si colora in volte non è quella più vicino all'orrore, bensì un espressione divertita incuriosita, rimanendo lì, a qualche metro da terra. <ku-ku-kuku-ku-- hai- hai- il mio stesso odore.> E lo trova divertente, inusuale, con quella risatina graffiante, che le scrolla e le stringe le spalle, facendola sospingere fuori dal "nido", a testa in giù. Un muso affilato, capelli mediamente lunghi, folti come la criniera di un leone albino. Il collo, il mento, fasciati da bende che man mano, intercedono sul petto e lo sterno -momentaneamente adombrati-. Il collo esposto, sottile, fa ciondolar la testa in un modo giocoso-- quasi, bambinesco? [CK ON][Kokketsu no Hijutsu on/descrittivo]

19:18 Hanae:
  [Lago nero] Finisce di masticare quel pasto, lascia semplicemente che la propria mente possa tornare ad essere influenzata dal benessere che gli dona tale azione...dal sentore di potere che ogni volta si risveglia puntualmente in lui, inducendolo a desiderare di piu', inducendolo a peccare di piu' per ottenere di piu'. Qualcuno gli parlò dell'inferno, una volta. Qualcuno disse che sarebbe stata una certezza l'inferno, per un'identità come quella dell'Uchiha. E se un tempo questo poteva esser visto come un affronto...un'insulto, o semplicemente una fonte di timore. Beh, adesso è totalmente diverso. Se nuovamente sentisse quelle parole altro non farebbe che ridere e rilassare i nervi. C'è una reale differenza tra l'uccidere un uomo e il mangiarlo? Per qualcuno potrebbe essere cosi'...eppure entrambi sono gesti che in qualche modo si accomunano allo stesso destino, senza differenze. Non deve temere l'inferno...tantomeno la morte, fintanto che sa che la propria essenza è ormai divenuta immortale. Anche se Katsumi, 0-21 Uchiha, morirà, qualcuno in un futuro piu' o meno immediato diverrà in grado di seguirne l'ombra, qualcuno potrà spingersi oltre. Evoluzione, questa è la parola chiave. Eppure troppo spesso son due parole totalmente invertite tra loro. l'odore del sangue circonda la figura dell'Uchiha e lo fa concentrare su di esso al punto da ignorare totalmente seconde presenze. Un momento nel quale quasi abbassa la guardia, lasciando che siano solo gli occhi e l'udito a schematizzare la situazione. Ma chi mai dovrebbe disturbarlo? L'uomo teme ciò che non capisce...e son davvero minime le identità al mondo che potrebbero anche solo lontanamente capire l'uchiha, capire la sua mente..i suoi desideri. Capire che non vi è nessuna traccia di malvagità nelle proprie azioni, ma solo un'intrinseco e autodistruttivo bisogno. Tutti hanno sognato...almeno una volta, non è forse cosi'? Mal del resto, fa piu' rumore un albero che cade di una foresta che cresce. Rimane in attesa che la propria mente dia il prossimo comando al corpo, lo sguardo rimane impuntato sulla propria mano sinistra, maggiormente imbrattata dal sangue, come se fosse avvolta un caldo guanto rosso. Perchè non sente piu' il battito del proprio cuore fremere come se fosse la prima volta che si gusta una preda? Perchè non riesce piu' ad avvertire lo stesso identico sollievo nella caccia? Lo infastidisce, e allo stesso tempo gli fa percepire che non gli basta piu' mangiare per soddisfare la piu' grande delle proprie ossessioni. Il mangekyou sharingan...oh..deve ottenerlo, quelle tre tomoe iniziano a non essere abbastanza quando osserva il proprio riflesso. Si è preparato per oltre tre anni..vivendone molti di piu', per poterle donare ciò che di piu' grande rimane in lui: un briciolo di umanità. Contorta, ma presente. Una fiamma che non si è mai spenta e che continua ad ardere di solo amore nei confronti della Doku. E fintanto che non si spegnerà la situazione rimarrà statica, continuerà a mangiare e sentire un brontolio inusuale allo stomaco. Aggrotta tuttavia la fronte quando lo sguardo scivola lentamente su un animale, una mangiatrice di corpi. Attirata dal sangue? Sul volto a manifestarsi un sorriso. E sarà ben visibile...quel sorriso che sembra non voler celare una nota di gentilezza. Realmente presente? Probailmente non piu'. E' solo un residuo..che aiuta se stesso a definirsi umano, un atto di egoismo, quel sorriso. Inarca appena lo sguardo, facendo poi scivolare lo sguardo sulla seconda identità presente, la quale non tarda a mostrarsi. Avvolta da semplici fasciature...e da un alone di mistero, di fascino ma non legato all'aspetto. Sembra un'illusione, ma non lo è. E' li, ma sembra quasi che sia in procinto di sparire. L'olfatto a concentrarsi appena sulla brezza totalmente differente e dolce che trascina con se, iridi cremisi a puntarla e seguirla nei suoi movimenti. Lascia che l'animale si avvicini alla carcassa, portandosi in posizione ben eretta e fissando appena l'aspetto della seconda..umana. < Hai scordato anche tu la strada, per tornare a casa? > La domanda va ovviamente oltre la semplice apparenza. Ogni parola significa qualcosa, non particolarmente celato a chi veramente riesce a reggere lo sguardo cremisi dell'Uchiha. [ Chakra on]

19:56 Kurona:
  [2mt - Riva | Albero] Gli occhi che battono un paio di volte, chiudendosi e schiudendosi per constatare di essersi effettivamente svegliata, oramai, contibuiscono a render onore a quel che appare come elemento disturbante di questo luogo tanto cupo, quanto oramai abbandonato. Oto è stata distrutta, inagibile, e quanto essa sia una kunoichi di Kusa, sembra non volersi staccare da questo luogo, come se fosse in un certo senso, parte dell'ambientazione e di quello specifico ecosistema. Le spalle minute si muovono, lente, tirandosi fuori da quel buco costruitole addosso con una precisione maniacale. Ricorda vagamente il riversarsi a terra di una vistanza viscosa, mentre stringe i pugni, lenta, tendendosi come una corda d'arpa e stiracchiandosi in modo pigro, ma rumoroso. Non è propriamente vestita di sole bende-- ma del resto da quell'ammasso informe che è la visuale permessa dalla sua posizione, è possibile veder un ginocchio, il viso, una spalla- fino a questo momento, dove pigra scivola fuori. La schiena si ricuva verso l'alto -a mezzaluna-, portando le ginocchia ad un passo dalla fronte. Piano escono- anfibi neri oramai rovinati e dalle stringhe tutte sfilacciate, chiuse con un fiocchetto poco grazioso, dietro alla metà di polpaccio che ricoprono- <Yaaaaaaaaawn--> Un rumorino, lasciandosi cadere da quella posizione, così da compier una capriola fluida all'indietro e atterrare con un semplice tonfo. E' vestita- munita ancora del senso del pudore grazie ai Kami- con un semplice haori bianco latte, lasciato aperto fino ad un paio di centimetri oltre l'inizio dello sterno e bloccato sotto d'esso, da un obi rosso acceso e infioccato sul costato sinistro. Le gambe fasciate- da metà coscia in giù, lasciate completamente libere da orpelli o coperture di sorta. Par più un modo per far vedere che ancora si sa vestire, più o meno- a parte quella volta in cui ha messo il kimono al contrario-- ma era ubriaca e confusa. Lo sguardo assonnato che si sposta su Med, trascinando Katsumi su tutt'altro scenario. Sembra chiedergli in qualche modo il permesso di mangiare quei resti, guardandola in sottecchi e pungendo con il naso il cadavere. <nhhh- fa quello che ti pare.> Con la tipica espressione affilata, dove il ciglio destro slitta un paio di volte verso l'alto. Ma lasciando perdere lei- minuta e disordinata- lo sguardo si riporta con l'unico umano che avuto il coraggio di incalzare un discorso con una donna che dorme in una sacca di sangue- che fegato-- fegato-- sta mangiando quello? Accucciato e sporco come un bambino che non si sa gestire. Come una bestiola affamata, ella lo guarda--sfacciatamente curiosa, senza trattenersi dal lasciar andar quella linea cucita tra gli angoli delle labbra piene e pallide, ripiegando il capo in direzion della spalla destra, mentre i passi la portano a rotear attorno all'Uchiha immerso nel suo fare filosofico e disturbato. Eppure non c'è quesito sul suo volto, solo, mero, divertimento. <La mia via di-> .. <casa.> Lo ripete, spezzettando la frase e gustandosi il tono di voce. Venticinque anni in immature forme, e troppo anziana psiche. Venticinque anni, ed è mutata tanto, senza mai vedersi allo specchio. Assaggia le parole, le rigira sulla lingua, spostando lo sguardo crucciato sul bacino d'acqua troppo lontano per esser alla portata della sua figura consumata. Si-- la via di casa-- dov'è? Stupidamente la risposta potrebbe esser "non cel'ho mai avuta" oppure "mel'hanno cancellata". Ma andiamo, dannazione- smettila, smettila di ripiegare sugli altri, dove l'unica maledizione nella vita di Kurona- è Kurona stessa. Le labbra si schiudono, ricercando con quegli occhi di brace, lo sguardo dell'Uchiha stesso- non troppo diverso dal suo. Identico, per ora. < Non credo rientri negli orari della mia agenda, trovare la strada di casa.> Decide di proposito, la stronza, di sminuire il discorso di Katsumi, ripiegandosi come un foglietto sulle ginocchia, tenute strette, spessa forse la metà di lui. I gomiti verso l'interno della pancia, gli occhi dritti- quasi fastidiosi e pressanti, in quelli dell'altro. <O forse la strada di casa era talmente desolata che ho preferito dargli fuoco-> Lascia le labbra schiuse, con una vena dolce, spontanea, allungerebbe la destra in direzion del viso dell'altro, raccogliendo con il pollice, di sbieco, il sangue cumulato sull'angolo delle labbra. Un gesto fluido, sponteaneo, come può esser uno schiaffo- a volte. Il palmo tiepido contro il mento, è questione d'un attimo. Una volta staccata, ci vuol un secondo per dimenticarne la sensazione -graffiante- delle bende contro la pelle. <Ahe- tutta via-> Biascica- annoiata. <Chi può definir se abbiamo perso la via di casa?> .. <Il mondo è vasto e se ci siamo allontanati, è perchè la curiosità, gli eventi e la nostra personale voglia, ci portano alla ricerca d'un altro posto dove rifiatarci. O soffocare. O morire.> .. <Magari il modo più facile.> Quello di Kurona, ad esempio. Il modo più facile, per non farsi male. <O quello più difficile.> .. <Essere catalogatori e selettivi non è mai un bene- è tutto così- così astratto, del resto, l'umano è solo un altro punto nell'ecosistema- nessuno gli ha concesso il permesso di giudicare.> Scrolla le spalle, leggera, lasciando che uno sguardo ben poco presente, osservi il bordo nero dell'acqua, talmente presa- e sfacciatamente poco interessata, da portarsi il pollice alle labbra senza chiedersi se questo possa vagamente turbare il suo interlocutore. [CK ON][Kokketsu no Hijutsu on/descrittivo]

20:29 Hanae:
  [Lago nero] Oto ormai non è diventata altro che un contorno al paesaggio che si espande dal lago nero e dal bosco della morte, un villaggio che è stato dimenticato ancor prima di esser stato costretto dal fluire degli eventi ad essere abbandonato. Nonostante ciò..ci sono dei luoghi nei quali il proprio corpo adora tornare, luoghi nei quali la propria mente riesce a rimanere in uno stato talmente catatonico da annullare totalmente la percezione del tempo attorno a se. Ogni tanto gli capita, dopotutto, di perdersi in quelli che altro non sono che frammenti delle proprie memorie. Ogni tanto ripensa alle torture che al rientro dal torneo lo hanno totalmente distrutto, e che adesso altro non sarebbero che un piccolo assaggio di ciò che realmente potrebbe mostrare. Ripensa e tenta di ricordare da che parte stava la propria mente prima di ora. Quando era deshi..quando venne a conoscenza dello sharingan. Chi predominava tra 0-21 e Katsumi nei momenti piu' intensi della propria esistenza? Non lo ricorda, eppure da quelle due facce della stessa medaglia, grazia ad Arima, è riuscito a fuoriuscirne una volta per tutte colui che è deciso a superare a qualunque costo Sasuke. Non è un clone difettoso, e neppure un semplice ragazzo. Non è cattivo, ma neppure buono. Ancora non si appella come tale, eppure nella propria mente, quando osserva il proprio riflesso...si rivolge a Z-21, il clone perfetto...il prossimo capoclan uchiha. Freme al solo pensiero di aver finalmente sfiorato la perfezione, freme all'idea che presto Sasuke sarà sotto la propria figura, per fama..per potere, e per traccia lasciata sul mondo. Cosa verrà dopo probabilmente sarà l'epilogo di Z-21, o semplicemente l'inizio di un percorso per superare in modo netto e marginale il semplice concetto dell'essere Uchiha. Vede qualcosa in quell'esile figura distorta in modo simile alla propria. Non può delineare cosa, è una presenza che sembra far parte piu' della propria mente che della realtà. I motivi? Molteplici, ma per ora oscuri. Sguardo cremisi ad avvolgere in equal modo la iena e la ragazza stessa, concentrandosi su quest'ultima soltanto quando vi è un movimento da dover seguire, o una parola da ascoltare. < Vorrei una risposta esaustiva. > Non c'è nessuna emozione in quelle parole, nessun'imposizione, nessuna richiesta. Una mera affermazione. parole esposte in piccoli ed effimeri sussurri che mirano ad essere uditi quanto basti per essere compresi dalla persona altrui, senza sprecare in alcun modo fiato. Il respiro è lento, tra una parola e l'altra inspira, trattenendo il fiato fintanto che non è necessario espellerlo e ripetere il ciclo. Fronte ad aggrottarsi leggermente quando nuove parole vengono esposte dalla lei. La mancina tenterebbe a seguito delle parole espresse di interporsi con l'intenzione di contatto altrui, nel tentativo di arrestarla afferrandole il posto, ed eventualmente, lasciandovi sopra una manata di sangue, legata al corpo che ora la iena dovrebbe star consumando. < Nessuno gli ha impedito di giudicare, del resto. > Affermerebbe, proseguendo. < Chi sei? > Pone la domanda adesso, lasciando che la propria curiosità si faccia spazio in quel dialogo piatto e normale, quel dialogo fatto di apparenze, e non di realtà. [ ck on]

21:24 Kurona:
  [2mt - Riva | Albero] Il pollice opposto a quello che voleva sfiorargli le labbra, che s'accostra alle sue bendate; non sente niente. Non sente il tocco, non sente alcuna vibrazione scaturirsi sulle labbra, sporcandole il cervello di piacere sotto formule chimiche. Non sente, niente. Forse è questo che la riassume, come apostrofo tra occhi di bragia e voce nevrotica. Inspira con le labbra, lascia che la sfumatura persistente di quella pece liquida, propria, s'appiccichi sul fondo della gola e ne bagni le labbra. E' un istante quello in cui le balena in testa di assaggiar il proprio sangue -chissà che gusto ha, il sangue demoniaco-. Non le farebbe niente, a lei. Lei ha già passato i sette giorni d'inferno nel suo stesso corpo. Sette, poi ancora mille e ottantasei. E forse il sommo Tsukuyomi la inghiotterà per questo. O forse, riconoscerà la sua vena magnanima-- che è li, li nascosta tra chili d'odio, negatività, isteria, psicosi malate. Si distrae come fa il gallo sulla cima d'una fattoria, al primo soffio di vento, ovattando la figura del compagno d'arti ad esser una minuscola sagoma sullo sfondo.. <Così-- ipnotico.> Il lago, il lago, stiamo parlando del lago no? Come mai quelle acque son così scure, dannata Otogakure. In vero, quando la mano guantata di sangue denso di Katsumi afferra la sua, avvolgendone il minuto polso, senza permetterle quel contatto, s'è fermata e bloccata- cos'è.. quest'insano calore? Penetra addirittura le bende, frenandola e sedandola, come il vecchio ricordo d'un amore. Le dita affusolate che si muovono impercettibilmente, prima protese verso il mento altrui, ed ora in procinto d'abbassarsi, appena. Il labbro inferiore si sporge, piano, ritirando la mano all'improvviso in un moto aggressivo-- quasi disgustato, dal calore delle sue mani. E dal contatto indiretto con la sua pelle. E dalla presenza stessa, improvvisamente, Katsumi non è più il benvenuto. <Are, are--> Quell'ossuto polso, dove le vene son percettibili sul pollice, con una sola passata. Dove si sospingono-- immaginiamo, dietro a quelle fasciature. Quasi a far un verso scocciato, nel suo abbassarsi alla richiesta di Katsumi -che poi, beh, vediamo se ci riesce-. <Chi sono?> Ah, forse, un nome? Il viso si curva verso di lui, una nuova volta, mentre la mano -se lui l'ha lasciata andare- si nasconderebbe sotto il ventre, schiacciato contro le cosce. <E' una domanda scomoda..> Non che non voglia comunicare la sua identità-- è scomoda per lei, personalmente, come arrivar e chiedere senza doppie misure "Che orientamento sessuale hai?". Fuori luogo. Sebbene sia una domanda di circostanze, e lo sappiamo, a chi interessa davvero il nome di un altro? Il nome, è solo qualcosa che ci distingue. Avesse stampato in fronte un codice di serie, avrebbe più o meno la stessa utilità. Abbassa le mani, ambo, andando a toccarsi e avvolgersi le punte dei piedi, ripiegando le labbra verso l'alto, in un moto ilare. <Fossi tu nato ora, io ti chiamerei Chi.> "Sangue". <Il mio nome, ora come ora, è legato a qualcosa che non sono più. Sarebbe come chiamare una mucca: Neko. Diverebbe abitudine e piacevole fonetica-- ma è così irritante portare un vestito che non si abbina alle tue scarpe--> Alza una spalla, sciogliendosi in un abbraccio metaforico, diretto solo a se stessa. Effettivamente Kurona da cui "Kuro", nero, non è più qualcosa che le si addice. Forse dovrebbe chiamarsi Shiro, ora. <Fossi nata ora- davanti a te, che nome mi daresti?> [CK ON]Kokketsu no Hijutsu/descrittiva]

21:58 Hanae:
  [Lago nero] Sguardo vitreo adesso ad avvolgere la figura altrui. Uno sguardo cosi' intenso che negli ultimi anni ha donato solo e soltanto al proprio riflesso distorto su uno specchio d'acqua, che ha donato soltanto alle proprie vittime...o per meglio dire, ai propri pasti. Eppure no..quella ragazza dinnanzi a se non la vede come un pasto, non riuscirebbe mai a mandarla semplicemente giu'. C'è una morbosa curiosità che lo attornia..forse il bisogno di qualcosa, di qualcuno...forse il semplice fatto che in lei rispecchia qualcosa che gli appartiene..o che gli apparteneva. Ma cosa? < Mh? > Lo sguardo a posarsi sul lago. Lo stesso lago nelle quali si trovano le ceneri di chissà quanti uomini. Forse è il sentore di morte che si può respirare ad ogni istante che attrae determinate identità in tale luogo..cosi' contorto e affascinante. Impedisce lei di avere il contatto desiderato. Capo leggermente inarcato verso l'alto, quasi a mostrare un'implicita superiorità. Per niente legata agli uchiha, un qualcosa di narcisistico attaccato alla propria persona. Lingua a umettare le labbra, pulendole da possibili residui di sangue, la propria mano a mantenere quella altrui e a lasciarne un'impronta quando negli istanti a seguire la lascerebbe andare. Di recente ha iniziato a uccidere qualunque cosa non potesse semplicemente capire, e per ora non sta capendo Kurona. Dovrebbe fare qualcosa? forse. Eppure quella disapprovazione..quell'essere cosi' dannatamente riservata, mantenendo quella totale calma....non fanno altro che farlo fremere appena. Braccia lungo i fianchi e dita ad agitarsi appena, per pochi istanti, ascoltando quella risposta tutt'altro che soddisfacente, che fa tuttavia seguire un'affermazione che in parte lo lascia spiazzato. Un nome. Gli ha dato...un nome? Lei, lo ha battezzato con il nome di Chi, sangue. < Lo sai? > Domanderebbe, per proseguire solo dopo qualche istante. < Non ti darei un nome. Sei qua, ma sembra che tu non ci sia. Mi sembra di vedere un riflesso in parte conosciuto e in parte no. > Non ammette che quel qualcosa di riconosciuto è affibbiato a se stesso, eppure..potrebbe essere quasi sottintesa come cosa. < E mi da fastidio...tremendamente fastidio, non comprenderti con un solo sguardo. > Dovrebbe forzarla con lo sharingan? No...sarebbe come perdere quel confronto che da solo ha creato. < Torniamo indietro, voglio chiederti una volta ancora...chi sei? O se preferisci...cosa sei. > Lo domanda nuovamente, non ha ricevuto una risposta, dopotutto. [ chakra on ]

22:24 Kurona:
  [2mt - Riva | Albero] La mano accostata, in perpetua pressione, rimane li a slittare come un pendolo da labbra, a guancia, trovando sostegno sulla coscia contratta e schiacciata, dove il gomito preme creando una conchetta invisibile. Il viso posato con il mento a premer sul centro del palmo. ciondola, la schiena incurvata, avanti, indietro, come a gongolarsi all'idea di ricevere un nome nuovo e nascere ancora. E lavarsi la pelle di quelle condanne che s'è incisa su ogni lembo di pelle raggiungibile. Lo lascia parlare, premettendo a quella voce atona- foglio, stanza bianca- avvolgerla e pungerla su più lati. Domandare ancora. Trattenere il suo posto. Esordire affermazioni. Kurona, invece, vaga lo sguardo, innafferrabile bestia messa all'angolo e sottomessa, sulla superfice arricciata e anziana dell'acqua. Il vento che ci porta la notte, un manto immenso che non ci dona alcuna luce. Solo un bagliore, delle sfumature. Il collo -la nuca- scoperta. Il profilo del viso. Il profilo di quelle ciglia lunghe, mosse, una volta, due, ogni qual volta che quelle saette rosse cercano di catturare il movimento di libellule e moscerini sul filo del lago. Nel correre delle parole l'entusiasmo le scivola via, lasciandola solamente confusa -- con quella sensazione d'esser preda e non predatore. Chi- chi ha deciso questo? La mano dal mento, scivola alla gota, manipolando la carne fasciata tra i polpastrelli e strofinandosi la faccia. Chi sei? Come il lancio d'un kunai sfonda la scatola cranica l'ennesima serie d'immagini, fotogrammi, flash, chiude gli occhi infastidita, abbassando il viso come se volesse nascondersi. <Una-> Una pessima madre. Una pessima persona. Una peccatrice. Condannata. Dannata. Sbagliata. Inamabile, terribile, detestabile. La mano che trema-- quella che prima cercava d'aggrapparsi a se stessa, scivola in scatti verso il viso, nel tentativo di nascondersi. Di ficcare la testa sotto un ipotetica frase. <Io-> Come si risponde ad una frase così, così stretta? I piedi trovano sostegno a terra, i glutei che s'abbassano fino al tendine d'achille, ricurva come un rapace appollaiato. <Sono--> .. <Sola.> Non è più è un CHI. Ne un COSA. E' un aggettivo- patetico- piccolo. Un verme strisciante, nascosta in un bosco, nascosta dalla vita, da se stessa. Da persone che vogliono guardare oltre, privarla delle sue bende che ora, con un gesto, carezza come a trovar sollievo- non può guardar in quello specchio. E tuttavia-- troverebbe qualcosa che s'aspetta di trovare. Le labbra socchiuse raggiungono la loro completa chiusura, scostando il viso in direzion di Katsumi. Non c'è astio, non c'è divertimento, ma è spaesata. Spaesata e poco convinta di voler rimanere seduta li ancora a lungo. A farsi spogliare da un uomo, come molti altri. <Non sono: Ero.> .. <Ero geiko. Ero donna, ero--> Madre. Le labbra si chiudono, piano, ricuvandosi in una smorfia riluttante, facendo scoccar la lingua sul palato. <Finchè non mi togli le bende-- non puoi leggermi con uno sguardo.> Come l'elenco dei comandamenti, i Kanji, cantano dei suoi peccati senza che lei parli. <Non mi importa, chi sei.> [CK ON][Kokketsu no Hijutsu on/descrittivo]

22:50 Hanae:
  [Lago nero] L'oscurità brama altra oscurità, come la luce brama altra luce. Una regola universale che da sempre ha delineato i principali divisori del mondo: bene e male. Una battaglia costante...nella quale ognuno viene trascinato in qualche modo. E cosa dovrebbero essere in questo momento loro due? Maligni? Hanno amato...amano, sono stati sognatori. Buoni? Neppure..in quelle anime corrotte dagli eventi non è rimasto nessuno di questi due elementi, non in una maggioranza. C'è semplicemente un gran vuoto che viene colmato nei piu' svariati modi. Nel caso di Katsumi, a colmare questo vuoto altro non è che il sangue. Sangue e potere. Ogni pezzo di carne che mangia..lo mangia per poter mantenere una tale compostezza nella propria persona. Compostezza ottenuta dopo aver vissuto - percepito - chissà quante decine di anni nelle piu' svariate torture e situazioni assieme a colui che lo ha corrotto nel modo definitivo. Credeva che la terra fosse l'inferno una volta, eppure adesso altro non sembra che un gran palcoscenico, dove ognuno interpreta il proprio ruolo. Eppure, alla fine di tutto ciò, quale sarà il ruolo dell'uchiha? Il capo viene scosso in modo leggero, lentamente. Pensieri che vengono distanziati da se mentre lo sguardo tornerebbe sulla lei. Mancina ad alzare leggermente la montatura degli occhiali, ciocche di capelli a scivolare lungo la fronte, alimentando una penombra precedentemente lieve sul viso. Lei chiude gli occhi, è infastidita...visibilmente. L'ha colpita? L'ha ferita? Quanto? Può ferirla maggiormente? Eppure la risposta che giunge poco dopo fa nascere un luccichio nelle iridi color cremisi. Impercettibile, quella scintilla. E' sola. Sola come lui. Improvvisamente alla mente tornano flash distanti. Ripensa ai momenti passati amando. Irou, poi Hanabi, poi Kimi. Non era solo..e ora? Da le spalle per un solo istante a Kurona, si guarda alle spalle. Poi lo sguardo scivolerebbe ai lati. C'è soltanto una carcassa, a fargli compagnia. Eppure--è giusto cosi'...no? E' stato lui a scegliere questa via, non l'hanno influenzato, non ha guardato attraverso gli occhi di arima. < Cosi'..fragile. > Nuovamente la fronte ad aggrottarsi, sembra quasi che si stia prendendo gioco di quella fragilità. Lei accenna a qualcosa, poi si ferma. " Finchè non mi togli le bende.. " dice lei. Un passo, due passi..lenti, pesanti, come a volerli volontariarmente far percepire. < Dovrò semplicemente strapparti le bende...Chi. > Sangue. Soltanto adesso le da quel soprannome. Semplicemente sangue. Ridà a lei il nome dato a lui. Perchè? Perchè...probabilmente è un nome che rispecchia entrambi. < Stai venendo mangiata...da qualcosa. > Un'affermazione, una domanda, un'esclamazione. Non si capisce bene. Eppure lui lo sa. Oh..sa benissimo cosa vuol dire sentirsi divorati da qualcosa che semplicemente non ci si può lasciare alle spalle. [ chakra on]

23:17 Kurona:
  [2mt - Riva | Albero] "Glassy sky, above. As long as i'm alive you will be a part of me. Glassy sky, the cold. The broken pieces of me." E una coltre di nubi fa da aspettatore silenzioso, in questa notte senza luna. Il riflesso delle stelle sullo specchio del lago nero, ampio, una macchia lucida come gli occhi di Kurona. Brillano, ma non sono lacrime-- non è emozione. Brillano guardando per la prima volta Katsumi, da quando è scesa da quell'albero, macchiata del sangue della sua vittima che ne disegna cinque dita sulle bende, come una traccia di pittura indelebile. Potesse, guardandolo, riversarsi all'interno di lui ed evadere da se stessa e le sue pene. Non è una donna che si considera il demonio, l'opposto. Pur essendolo, pur essendo frutto del grembo degli inferi, essa si sente semplicemente un peccatore. Terreno, umano, peccatore. La frustrazione di sapere che qualsiasi cosa accadrà dopo, sarà equivalente a tutto quello che non ha scontato. Morirà. Cosa la tiene ancora sulla terra, se non il pompar pece in quell'organo scuro? Certamente-- sebbene sia solo un organo, cosa si aspetta l'umano da un cuore che filtra l'oggetto della sua maledizione? Non vuole sapere chi è, è Chi. Ed ogni persona nuova, è un opportunità per rinascere, per esser qualcuno che non sei mai stato. Oh, andiamo, guardatela. Troppo distrutta per perdonarsi, troppo codarda per spezzar il filo sottile della vita-- solo ora, guardando l'altra parte del suo riflesso divenuto forte e uomo, qualcosa che pensava di non poter più avvertire inizia ad umettare le labbra. Sarà mai capace di sentir altro a parte dolore? Le ingoia, pensando a lui, a lui e non a se stessa-- poichè essa è il riflesso capovolto, l'egocentrismo è peccato. Lo ascolta, finendo per premere il proprio peso in avanti e alzarsi, fletter le ginocchia per donarsi al vento. I capelli aperti in ciocche bianco latte, paion i diretti riflessi della luna di cui oggi siam privi. E se quest'è un palmo, Kurona che prima non aveva mai scelto da che parte schierarsi -osservatore, o combattente- ora possiamo immaginarla seduta sul bordo, a terra, a lasciarsi calpestare da chi corre e chi viene. Ma per quanto sia patetica, non c'è niente di irreale nel sottomettersi alla vita. Rimani li, la lasci scorrere. <E tu-> Lo incalza, atona, posando l'indice della destra sul lato delle labbra. Dove superiore e inferiore si congiungono, creando una conchetta dolce-- così ambita dai baci strappati. Il polpastrello s'incastra come se fosse fatto per sostar li, leggero. E tu, Katsumi? <Tuffi il viso in me, perchè quel che doveva divorare te-- non ha lasciato che resti?> E' come una bestia, questa donna. Quando si sente minacciata, inizia a ringhiare. S'è allontanata, ha dato un primo avviso, s'è divincolata, ma lui-lui perverso marionettista della psiche-- l'ha spinta, sbattuta contro un angolo. Lo osserva, spudorata, quel rosso denso, si rimescola come buon vino borgogna in questo buio, senza perder di bagliore. Si muove, lenta, di lato, andandogli in contro nel modo in cui anche lui ha deciso di fare, ma roteandogli attorno, come se temesse davvero-- quella minaccia di contatto fisico indesiderato. <Tu-- Chi-> .. <Sei fragile-- o sei il lavoro ultimato di questa vita? Carbonio deforme, dalla forma indefinita, con facce- nomi- forme-- che non si possono decidere, prevedere?> La lingua biforcuta, spezzata a metà, scivola a carezzare le labbra, mentre quella mano s'abbassa, liscia il tessuto dell'haori. <L'umano giudica senza esser interpellato- solo perchè nessuno lo ferma. Solo per tanto che trova qualcuno senza le palle di farlo. Allora, mi domando io, potessimo sputarci veleno addosso tanto a lungo da lasciarci in fin di vita-- chi ne uscirebbe vincitore-- Tu, che temi che ti sia sottratto qualcosa di quel che vinci. Vuoi sentirla tutta tua, questa vittoria?> Stronza, lo punge, sul sangue che non le ha permesso di toccare. <Divori per dimanticar chi ti ha logorato? O cosa? O quando--> I passi, attutiti dall'erba fresca che si plasma attorno alla pianta, cercherebbe di direzionarlo -mettendo le proprie spalle in direzione del lago -supponendo ch'esso la segua con maniacale attenzione- così da mostrargli, infame, il suo riflesso. <Cosa-- cosa c'è-- chi?> Le labbra s'incurvano, infame, simulando finta, perversa, come se godesse del suo male, per dimenticare il proprio. <Ti rispecchi in me, perchè il tuo riflesso non è più quello che ti saresti aspettato?> Le labbra verso il basso, dolce, issando il petto in un respiro mentre l'acqua, il vento-- i petali-- trascinano con se il crine bianco-- giù per le rive del lago, dolce, lenta. Forse ora, forse ora è arrabbiata con lui proprio perchè in quegli occhi, fuoco fuso, rivede la propria inevitabile tristezza. L'umanità che avremmo da sempre voluto abbracciare, ma che ci ha preso la testa, spingendoci sotto il filo dell'acqua. A soffocare. [Ck ON]

00:03 Hanae:
  [Lago nero] Le parti frammentate di me. Katsumi...quanto è frammentato? Ora come ora..quanto è compatta la persona che ha creato? Quanto può reggere prima di cambiare, se cambierà? Difficile dirlo, considerando l'integrità che ha creato la nascita di Z-21. Difficile farlo semplicemente crollare..non ha un punto debole facile da individuare, e se prima bastava minacciare Kimi, adesso non è piu' abbastanza, e solo una mente contorta quanto la propria potrebbe capire, realmente, come ferirlo senza toccarlo. Lo sguardo rimane impuntato sulla prima domanda posta da lei, ci pensa, la ripassa per diversi istanti nella propria mente, lasciando intercorrere silenzio. < Quel che doveva divorarmi...è stato ormai inghiottito. > Prosegue, lei si divincola, e lui continua a tentare di stringerla. Stringerla al punto di ritrovarsi in qualche modo stretto assieme a lei. in una morsa che non è fisica, quanto psichica. Lui chi è? La domanda gli sorse spontanea un pò di tempo fa. Si domandò chi fosse...e Arima gli sussurrò dolcemente all'orecchio Z-21, gli sussurrò parole tanto suadenti da farsele piacere. le parole altrui a suonare quasi come un affronto. Un affronto alla propria mente. Come se lei stesse tentando di rivoltare quella situazione. Nuovamente un senso di fastidio lo attanaglia, parte dalle scapole, e scende percorrendo l'intero corpo. Lo sguardo a rivolgersi sul lago, a osservare il proprio riflesso. Gli occhi, le cicatrici, i capelli, lo sguardo, ed infine la mano imbrattata dal sangue. < ... > osserva la giovane, sullo sguardo serietà, come se fosse stato ferito. Un sorriso si palesa nei secondi a seguire, piu' malato, contorto. Il chakra si agita nel suo sistema circolatorio, spostandosi in direzione del sistema visivo e ammassandosi per creare due sfere di chakra. Sfere dirette alle pupille, impregnandole di tale essenza. Il cremisi delle iridi ad essere accentuato appena, ed una rotazione completa a seguire da ogni occhio, tre piccoli fossi a formarsi in tale frammento di secondo. Oltre gli occhiali, a formarsi quello sguardo totalmente...privo di vita. Lo sharingan, il piu' completo che in questa generazione chi non sia Uchiha possa aver visto. Uno sguardo che verrebbe puntato sulla stessa coetanea. < Non confondere la pietà che ho provato per il tuo miserabile punto di vista...con debolezza. > E' stato torturato..psicologicamente e non. E' stato preparato ad uccidere l'unica ancora di umanità in lui restante. < Lo specchio nella mia mente riflette il meglio di me stesso, non il peggio di altri. > Una frecciatina viene reindirizzata verso di lei. < Uccidere e divorare per dimenticare? Divoro...per non dimenticare di essere umano, per riempire ogni sentimento perduto. Uccido..perchè amo uccidere. Uccidere deve far sentire bene anche Dio...lo fa tutto il tempo. > Afferma, mantenendosi su una frequenza di calma innaturalmente psicotica. < In questo mondo..è divorare, o essere divorati. > Le cicatrici attorno all'occhio destro testimoniano che è vivo, che è uscito da quella buia cella di tortura. [ chakra on ] [ sharingan 3 tomoe ]

00:41 Kurona:
 Ah- che piacevole e solleticante sensazione, che s'allarga per il ventre, avvolgendo e coccolandone il petto ferito e raschiato da tre lunghi, inteminabili anni. Il desiderio di far male prima che ne facciano a te, è l'unico modo per mandar via quelle visioni. Quei nomi che son aghi sotto la pianta del piede, su cui abbiamo imparato a camminare in bilico. I talloni ad un soffio dal cadere nell'acqua , come un suicida, sente il vuoto dietro. Sente di poter chiudere gli occhi e lasciarsi andare- metter un punto, incredibilmente veloce, a tutto. Sfuma di pochi e monocromatici colori quel sorriso, ascoltando la sua prima risposta: E' già stato inghiottito- proprio come la sua strada di casa. ORami, è persa, pur nel tentativo di ritrovarla risulterebbe una stupida con le mani nel fango. Il capo s'inclina, leggero, a favore della spalla che piano piano. Vuoi il vento, vuoi le bende, scivola da quella curva sinuosa, d'un centimetro povero, scarso, aprendo quella finta scollatura che, su niente da, che se non su un petto magro e freddo. Muove un passo, un secondo. Ma queste volta non rotea attorno a lui ebbene gli va in contro, quand'esso parla e lei tace, riducendo gli occhi ad una fessura acida, pizzicata, infastidita. Non sa se sarebbe meglio abbandonar l'udito all'ulular del vento e non sentir ne veder quel che da lui ne esce. Come se questa scena si fermasse, l'acqua, il vento, i rami nella furia notturna- Le ha fatto male, ma non con le parole. Con con le mani. Non fisico, no, il suo corpo è già punito dalle sua stesse mani. Celata e nascosta agli occhi di chi la guarda come chi si vergogna di quel che è diventato. Tre passi, i metri sottratti con la lentezza della cera che cola. Vuole che lui la guardi-- passargli accanto. Guardi quel sorriso cucito tra le labbra spegnersi, il fuoco divenir cenere, ghiaccio-- nessuna reazione, nessuna vita. Non sembra propriamente, farle male. Sembra spegnere un falso interruttore. Non apre bocca, non lo tocca. Son ciocche bianche, seta arricciata, che si allungano verso di lui e gli sfiorano la camicia - il petto, il ventre. Lei, tiene il viso basso, confuso, vorrebbe trovar le parole giuste per abbandonarlo e recidere qualcosa che non può recidere. Siam nelle mani della dea bendata e lei, ci muove e maneggia a suo piacimento. Vorrebbe che sparisse, qui, davanti a lei, non fosse mai esistito. Non fosse mai scesa dall'albero per parlargli, ascoltarlo, lasciarsi braccare, bloccare, derubare. Inevitabilmente si sofferma a guardar le tre tomoe nascere, virgole che roteano in un oceano di sangue, solo l'occhio in cui Enma aveva sviluppato il Mangekyou fallito- a metà- per colpa sua. <Tre - t o m o e - di - distanza. > Lo sente, l'eco di quelle parole sibilate nella sua testa. Solo tre tomoe, dal suo occhio, a quello di Katsumi. Qualche centimetro di distanza- il passo arrestato, attende di aver davvero qualcosa di sensato, ma scuote il capo, leggera. <Non avresti pena per me, sapendo chi sono.> .. <E io riconosco di non aver pena per te. Brucerai, come brucerò io.> .. <Per ora divora quello che la vita di tona.> .. <Sempre meglio che fartelo portar via.> Le labbra si piegano, amare, rispondendo alla sua cattiveria con infame dolcezza. <Perchè credimi-- la solitudine, la mancanza- non si colmano. Ci sono. E basta.> Non l'amore, non il potere-- Allora Katsumi, sarà destinato a divorare finchè non sarà divorato. Sempre di più. Perchè è sempre "non abbastanza". La lingua preme sul palato, scocca fugace, sibilante, scostando il viso dalla parte opposta- non vuole guardare quegli occhi. <Spero di non rivederti mai- più.> Spenta- lo eviterà, finchè le sarà possibile. Del resto, Kurona è solo lo spiacevole scontro di una notte senza luna-- non è così, Katsumi? Quante volte, hai osservato e lasciato andare il tuo riflesso nello specchio? [End?]

22:00 Hanae:
  [Lago nero] La strada di casa...quando è l'ultima volta che ha pensato al concetto di casa? Oh..chissà. Forse con Kimi, quando ancora sognava una vita tranquilla, senza affrontare la verità. O forse con Irou stesso, vivendo una vita che per quei tempi gli andava bene..non conosceva il sapore dell'odio, non conosceva tantomeno il gusto del sangue. Quanto si è distorto quel sorriso? E' sparito..ed è ricomparso come ora Kurona può vederlo. Un sorriso che non lascia intravedere niente di lontanamente puro, di pulito. Come se ogni sua emozione fosse stata presa, rivoltata, e buttata in una pozza di petrolio color pece. Quello che ne è uscito è lui..Z-21. Sguardo a fissare il proprio riflesso. Per un'istante soltanto ha titubato prima di parlare, è rimasto in silenzio dinnanzi a Kurona a far sembrare che quelle parole lo avessero danneggiato piu' del dovuto. Eppure..ci sono riuscite? Probabilmente, in profondità, dove nessuno può vedere, una piccola traccia è stata lasciata. Tre tomoe di distanza. La fissa, osservando un mondo che gli sembra ben piu' piacevole su una scala che va dal rosso al nero, in lei ne vede la presenza di chakra, percepita in un rosso maggiormente intenso, scuro..a dimostrarne la profonda distorsione presente nello stesso. < E' un qualcosa al quale sono preparato, dal momento nel quale ho visto il tetro buio dei laboratori. > Laboratori uchiha o meno, non serve dare nessuna sorta di specifica. < Hanno già promesso la mia anima all'inferno, hanno già maledetto il mio destino. Io stesso, ho maledetto il mio destino. > Risponde a quelle affermazioni che non celano un'infame e dolce tono. Un tono che sussurra come una melodia all'udito dell'Uchiha, ma che contiene parole tutt'altro che dolci. I capelli di lei a sfiorarne appena il vestiario, capo mantenuto inarcato verso il cielo, sguardo impuntato verso il basso. La solitudine e la mancanza ci sono e basta. Quell'affermazione..un ricordo. Kimi, nuovamente. Ricordi deboli, visti come fotografie cosi' vecchie che toccarle potrebbe farle sgretolare. Una foto attorniata da macchie di sangue, ma che ritrae qualcosa di felice. Gli mancherà..? Non gli mancherà? Forse..lo scoprirà, se tutto ciò andrà a fondo. < ... > le parole di lei a farne dilatare appena le pupille, impercettibile il loro movimento. Il proprio chakra a smuoversi, questa volta non fluisce nel corpo, una mediocre quantità di quest'ultimo ad agitarsi per tutto il corpo ed essere portato agli occhi. Dagli occhi, verrebbe compresso e poi fatto fuoriuscire dalle tomoe stesse, come un'invisibile ragnatela che inesorabilmente raggiungerà Kurona, che inesorabilmente la chiuderà in una morsa, l'ipnosi sharingan. Un momento solo, e volente o meno...Katsumi sarà dentro quella mente. In grado di darle un ordine, in grado...di fare molto di piu'..di vederle dei ricordi. E tutto in un solo e unico istante, immagini che fluiscono a venir trasmesse come segnali alla mente dell'Uchiha. Pensieri, ricordi. < Stai ferma finchè io non sarò lontano almeno 100 metri. > L'ordine è questo e questo soltanto. Sarà immobile, e le sembrerà sia la propria volontà, fintanto che l'ordine non terminerà. < Non ho scritto ancora il punto. > Biascica appena. < E non ho intenzione di scriverlo oggi, sorridi..mamma, sorridi perchè hai già perso ciò che potrebbe renderti nuovamente triste. > Sorridi mamma. Le sembreranno parole conosciute, eh. < Alla prossima. > Secco, si allontanerebbe. Prima a deboli passi, poi in uno scatto che repentinamente lo farebbe svanire nel buio della notte, lasciando nuovamente libero il movimento di lei. [ END] [ Ipnosi sharingan - sharingan attivo chakra - 33 ]

Ci siamo tutti domandati cosa sarebbe successo se i due più rinomati Genjuster di questa land si sarebbero incontrati. Ma come tutti sappiamo, due spalle fanno un corpo forte-- o no?

L'incontro tra una caotica Kurona e un atarassico Katsumi si prospetta come il riveder una sagoma riflessa sul bacino del Lago Nero. E come veder il proprio riflesso che non risponde ai propri ordini, termina con un incognita-- tra curiosità ed astio.

"A tre tomoe di distanza, ancora una volta."